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Autore: _rainbow_    08/07/2011    36 recensioni
Edward Cullen è il tutore legale di Isabella Swan da quando lei aveva l'età di undici anni.
Il loro rapporto è sempre stato molto rigido e formale.
Ma adesso che gli studi di Isabella sono terminati, e lei sta per compiere la maggiore età, Edward si presenta con un programma del tutto inaspettato: una lunga vacanza in giro per il mondo, in barca a vela, solo loro due.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Buongiorno ragazze!
La meledizione del "venerdì" si è abbattuta ancora su di me, ed eccomi con un giorno di ritardo. A questo punto, se non riuscirò ad arrivare puntuale nemmeno giovedì prossimo, vorrà proprio dire che dovrò passare al venerdì per gli aggiornamenti...
Ma passando al capitolo di oggi, devo farvi un'importante premessa: non sono laureata. Quindi ho zero esperienza diretta di lezioni universitarie, esami, tesine, etc., etc. Quindi sono andata un pò "a spanne" nelle descrizioni, magari non proprio tutto sarà realistico al cento per cento (metteteci pure che per giunta è all'estero...). Per quanto riguarda la tesina che troverete citata, è il frutto di un assemblaggio di nozioni trovate sul web, quindi anche lì potrei aver commesso delle castronerie (se c'è qualche laureata in economia mi può tranquillamente bacchettare! XD!).
Che altro dire... che siete fantastiche, mi seguite sempre con tanto affetto ed entusiasmo.
E non avendolo mai fatto prima, permettetimi di ringraziare pubblicamente
le 306 lettrici che mi preferiscono
le   67 lettrici che mi ricordano
le 458 lettrici che mi seguono.

Ad ogni capitolo questi numeri aumentano, e ogni volta ancora mi stupisco. Grazie, quindi, anche per questa bellissima sensazione che mi fate vivere.

Adesso vi lascio alla lettura, ci sentiamo a fine capitolo.
Un bacio.
Roberta





Lo specchio le stava rimandando l'immagine di una ragazza dall'aria tranquilla e sicura, come invece lei non si sentiva affato. A pensarci bene, però, più che insicura si sentiva nervosa.



Per la terza volta, infatti, aveva cambiato idea sull'abbigliamento da indossare. Così si era recata nuovamente nella grande cabina armadio, dove i suoi vestiti ancora occupavano solo un quarto dello spazio a disposizione.
Le era venuto da ridere, ripensando allo sguardo esterefatto di Kelly: non si era capacitata del fatto che non possedesse neanche la metà della sua passione per abiti e scarpe..
Quando lo aveva raccontato ad Edward, lui si era limitato ad un commento chiaro e inconfutabile: lei e Kelly erano decisamente due ragazze dallo stile differente. Probabilmente notando la sua aria pensierosa, l'aveva stretta tra le braccia, sul viso quell'espressione sensuale che le faceva accelerare il battiato cardiaco.
"Isabella, i vestiti che indossi non hanno nessuna importanza per me. E sai perchè? Perchè il mio unico pensiero è quello di toglierteli..."
Alle parole aveva fatto seguire i fatti: non era passato nemmeno un secondo da che aveva preso a sfilarle i jeans e la maglietta che portava in quel momento.
Ma adesso doveva sforzarsi di tornare al presente e alla scelta su come vestirsi per la sua prima giornata in università.
Così si era sfilata la gonna e la camicetta leggera che erano state il suo terzo cambio, rimanendo in slip e reggiseno. Si era concentrata, domandandosi per l'ennesima volta come mediare tra il suo bisogno di sentirsi a proprio agio senza però apparire troppo sportiva o addirittura trascurata.
Forse poteva indossare i pantaloni e la maglia che aveva acquistato dietro consiglio di Alice. Quando l'aveva accompagnata per scegliere l'abito da sera, aveva addocchiato anche quel completo, dicendole che su di lei sarebbe stato perfetto. In effetti quando lo aveva provato, si era resa conto di quanto le donasse davvero.
Aveva preso a giocherellare con i capelli raccolti a coda, imponendosi di decidere entro cinque minuti, altrimenti avrebbe rischiato di passarci la giornata lì dentro.
Persa in quella sua indecisione, non aveva sentito sopraggiungere Edward. Nè aveva percepito il suo sguardo scivolare dal collo delicato giù per la schiena, fino ad arrivare alla vita sottile e ai fianchi morbidi. Si era soffermato proprio su questi ultimi, ripensando a come le sue mani amavano afferrarli con forza per imporle il giusto ritmo mentre affondava dentro dentro di lei.
Il solo ricordarlo gli era costato un'immediata contrazione all'inguine, dove la sua erezione si era ribellata al tessuto stretto dei boxer. Era andato avanti nel suo esame, facendosi ancora più male. La linea dei fianchi aveva lasciato spazio alle natiche, appena coperte da un paio di slip. Il completo intimo che indossava Bella, era stato uno dei pochi acquisti che aveva fatto lì a New York. Era bianco, piuttosto semplice e proprio per questo ancora più sensuale su di lei.
A questo punto toccarla, stringerla a lui, era diventato un bisogno impellente.
Si era avvicinato silenziosamente, facendole scivolare le braccia intorno alla vita e attirandola contro il suo torace.
La sorpresa l'aveva fatta sobbalzare, ma subito dopo si era lasciata andare, abbandonandosi alla sua stretta in quel modo che lo faceva impazzire.
Gli dava proprio l'impressione che Isabella trovasse il suo abbraccio il posto più naturale dove rifugiarsi.
- Lo so che detto da me suona strano, ma non so cosa mettermi. Non è che mi aiuteresti a decidere?
Si erano alzati dal letto appena un'ora prima, e solo all'idea che avrebbero potuto prolungare la loro vicinanza sotto la doccia. Era un'abitudine diventata subito piacevole quella di insaponarsi a vicenda, o meglio... un'altra scusa per non smettere di accarezzarsi.
A volte le lavava anche i capelli, gli piaceva massaggiarle la testa, sentendola mugolare soddisfatta sotto il tocco delle sue dita.
Anche quella mattina lo aveva fatto, usando quello shampoo che poi donava alla sua chioma un profumo delicato di fresia.
Lo aveva inspirato profondamente, appoggiando il mento sulla sua testa.
Gli piaceva da impazzire il modo in cui il corpo di Isabella, esile e morbido, si adattava al suo più grande e solido.
- Edward? Potresti concentrarti di più sul mio problema?
L'aveva deliberatamente ignorata, preferendo stringerla ancora di più a lui e facendo scivolare una mano sul suo seno, ricoprendolo.
Anche quello sembrava essere fatto su misura per lui: le sue mani, infatti, lo contenevano perfettamente.
- Devo dedurre che va bene quello che indosso, senza l'aggiunta di nient'altro? Magari anche in università apprezzerebbero...
Avrebbe tanto voluto impegnarsi nel suo gioco preferito, ossia tramutare il desiderio di parlare, nel solo desiderio di gemere per il piacere provato.
O al massimo concedere ad Isabella di invocare solo il suo nome, come spesso faceva quando raggiungeva l'orgasmo.
Ma solo l'idea che qualcun altro avrebbe potuto vederla con indosso quel completo intimo, lo aveva spinto ad uscire dal suo silenzio.
- Azzardati a farti vedere così da qualcun altro, e giuro che non rispondo delle mie azioni...
Per tutta risposta era scoppiata in una bassa risata che aveva avuto il potere di eccitarlo ancora di più.
Possibile che il solo sentirla ridere lo mandasse fuori di testa in quella maniera?
- Scusa, Edward, ma quando indossavo il costume non ero esattamente esposta alla stessa maniera? La differenza sta solo nel fatto che questo è un completo intimo...
Le aveva posato le labbra sull'orecchio, avvertendo il brivido che le aveva provocato e sorridendone soddisfatto.
Anche lui esercitava un grande potere su di lei.
- Ero già geloso quando gironzolavi in costume, solo che allora non potevo accampare nessun diritto ufficiale per evitarlo...
- Diritto?
- Certo. Non hai ancora capito che sono un uomo molto, molto possessivo? Ciò che è mio, è solo ed esclusivamente mio...
- Io non sono un oggetto da possedere...
Lo aveva bacchettato semiseria, colpendogli la mano con cui ricopriva ancora il suo seno.
- Sul fatto che tu non sia un oggetto non ci sono dubbi.
Le aveva stretto di più il seno, pizzicando leggermente il capezzolo già turgido, per sottolineare come non la ritenesse affatto un oggetto inanimato.
- E nemmeno sul fatto che tu sia soltanto mia...
Aveva cercato di liberarsi dalla sua stretta, ma glielo aveva impedito facilmente.
Non si sarebbe mai stancato di giocare così con lei.
- Sul fatto di possederti... bè, quello dipende da quanto tempo mi concederai...
Con la mano che le aveva ricoperto il seno era sceso lungo il ventre, gustando la sensazione della sua pelle calda e arrivando ad intrufolarsi sotto l'elastico degli slip.
- Non un minuto di più. Non posso fare tardi il mio primo giorno di università... e poi... un pò di astinenza ti aiuterà ad essere meno possessivo!
Con una mano, infatti, aveva bloccato la sua, impedendogli di raggiungere il calore della sua intimità.
- Astinenza?
La sola parola gli aveva procurato una fitta dolorosa all'inguine. Bella si era allontanata e voltata verso di lui con un'espressione che voleva essere seria, ma che non riusciva a nascondere del tutto un'ombra giocosa.
- Sì, astinenza. Ho l'impressione, Mr. Cullen, che lei mi voglia sempre e solo dentro il suo letto, privandomi della mia libertà personale.
- Non direi, Mrs. Swan. Le sto anche consentendo di frequentare una prestigiosa università, piena di studenti maschi pronti ad invaghirsi di lei...
Si era interrotto, fingendosi preoccupato al solo pensiero.
- E anche tutti più giovani di lei, Mr. Cullen.
- Gioca a mia favore, questo. Hanno una ragione in più per tenersi alla larga da ciò che è mio. Potrebbero scoprire come può essere pericoloso sfidare l'ira di un uomo maturo e potente come me.
Le piaceva essere l'origine di quello sguardo possessivo e innamorato. Come le piaceva quando Edward giocava a fare il duro così, perchè in realtà sapeva benissimo che non pensava a lei come a "qualcosa di sua proprietà".



- Potrebbe risolvere il problema appendendomi un cartello al collo: "proprietà esclusiva di Edward Cullen".
L'aveva guardata maliziosamente.
- Ci sarebbe una soluzione meno ingombrante: un bel marchio. Come si faceva con gli schiavi.
- Mr. Cullen, avrei da controbattere con argomentazioni molto convincenti sul fatto che lei è davvero un maschilista retrogado e cavernicolo, ma mi trovo costretta invece a chiederle di andarsene, visto che il suo contributo qui non è stato di alcuna utilità. Mi sta facendo perdere solo altro tempo...
Aveva accompagnato le parole con i gesti: lo aveva letteralmente spinto oltre la soglia della cabina armadio.
- Non penserai davvero di liquidarmi, così, vero?
Lo sguardo scandalizzato di Edward l'aveva fatta ridere: sapeva cosa gli stava passando per la testa.
- Non abbiamo chiarito bene l'argomento "astinenza"... era uno scherzo, vero?
Per tutta risposta Bella aveva sfoderato uno sguardo che gli aveva fatto balenare l'idea di fregarsene se le avrebbe fatto fare tardi al suo primo giorno di università.
- Non lo so... dipende. Scherzavi quando dicevi che vanti dei "diritti ufficiali" su di me?
Dio, quando lo provocava come stava facendo anche in quel momento, gli pareva di poter diventare davvero un cavernicolo e trascinarla con lui in una grotta per non lasciarla uscire mai più.
Praticamente quasi nuda, le mani sui fianchi, lo sguardo intenso, Bella non poteva essere più sensuale e desiderabile.
- No. Per niente. Tu sei mia, punto.
Sapeva di averle dato la risposta che si aspettava, lo aveva capito da come il suo sguardo nocciola si era fatto ancora più acceso.
Ma sapeva altrettanto bene che Isabella stava imparando la sottile arte di farlo impazzire.
- Allora nemmeno io scherzavo, quindi sparisci!
Lo aveva fatto davvero! Gli aveva chiuso la porta scorrevole in faccia!
Sentendola ridacchiare soddisfatta della sua azione, era stato nuovamente tentato di fregarsene dei rispettivi impegni e trascinarla di nuovo a letto.
L'idea era quella di finire quel gioco possedendola sino a non avere più la forza per farlo, dimostrandole ancora una volta quanto fosse sua.
Poi la parte razionale aveva prevalso su quella istintiva, quella che per dirla tutta lo faceva sentire davvero un uomo delle caverne: bestiale e primitivo nel suo bisogno di possedere Isabella.
Così, una piccola parte di lui già proiettata verso l'incontro che lo attendeva, si era limitato ad accostarsi alla porta per lanciare un ultimo, inequivocabile messaggio alla sua donna.
- Isabella?
Era giunto un sì piuttosto soffocato, ma con un chiaro accento interrogativo.
- Andrà tutto bene, oggi. Sarai fantastica, lo so. Perciò non essere nervosa... e ricordati che ti amo.
La porta si era riaperta di scatto e Bella era apparsa con indosso gli slip e una morbida maglia color avorio. Era riuscito a vedere che le stava d'incanto, prima che gli buttasse le braccia al collo e lo tirasse verso di lei per baciarlo.




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- Devo sembrarti molto infantile in questo momento, vero?
L'occhiata di Rose non era stata falsa, e questo l'aveva spinta ad essere ancora più sincera.
- E' che vorrei aver già superato questo momento. Mi ricorda terribilmente il mio primo giorno al St. Marie. E' stato orribile, io non conoscevo nessuno, invece gli altri sembravano sapere tutto di me.
Forse perchè essere arrivata insieme ad Edward Cullen aveva suscitato un certo interesse negli altri genitori. La notizia che era diventata la sua pupilla aveva destato molto clamore, anche tanti pettegolezzi.
- Se posso fare qualcosa, Bella...
- In effetti no. Devo solo decidermi a scendere da questa macchina e rompere il ghiaccio. In realtà non sono più una bambina spaesata.
Era vero. Ora non era più sola, aveva Edward accanto a sè.
- Decisamente no. Anche se hai dei buoni motivi per sentirti così. Purtroppo non hai quell'anonimato che garantisce ad altri di affrontare una situazione senza sentirsi ancora di più al centro dell'attenzione.
Già, purtroppo lei era Isabella Swan, ricca ereditiera e adesso fidanzata ufficiale di Edward Cullen.
Il ricco magnate che aveva concluso affari sporchi con i suoi soldi.
Anche il New York Times di quel giorno aveva dedicato una doppia pagina all'argomento. Lo avevano letto insieme, lei ed Edward, mentre facevano colazione.
Ne avevano parlato a lungo la notte prima, e aveva risposto con chiarezza e semplicità a tutte le domande che gli aveva posto, proprio come le aveva detto che avrebbe fatto.
Era stato sincero persino sul "modo" in cui stava cercando di scoprire chi avesse diffuso quel dossier su di lui. Se l'aveva un pò turbata la cosa, era vero anche che stava iniziando ad accettare che ci fosse un lato così "spietato" del suo carattere.
Non si arrivava ad amministrare un impero finanziario senza dover prendere decisioni critiche.
- Bella, se vuoi posso accompagnarti dentro. Fortunamente non sono Emmett o Jasper... non glielo dire, mi raccomando, però loro hanno proprio un pò quell'aria da "ehi, girate al largo da lei, altrimenti sono rogne" che di solito attira ancora di più l'attenzione su di una persona...
Si era ritrovata a ridere insieme a Rose, perchè era vero, i due uomini apparivano molto più "bodyguard" rispetto a lei.
- Io posso anche passare per un'amica.
Le era venuta in mente in Kelly. Le aveva telefonato solo una mezz'ora prima, proprio perchè immaginava come si sentisse e allora la voleva un pò rincuorare.
Di certo il suo carattere esuberante l'avrebbe portata ad affrontare diversamente il suo primo giorno di università a Los Angeles. Pobabilmente nel giro di mezza giornata, Kelly avrebbe fatto la conoscenza di mezzo corpo studentesco.
A lei sarebbe occorso più tempo, ma era certa che sarebbe riuscita ad inserirsi tranquillamente.
Non era più una bambina, era molto più sicura delle sue capacità e di se stessa.
- Sono abbastanza tentata, ma è meglio di no. Prima mi butto, prima passa la paura.
- Okay, come vuoi. Allora, non mi resta che dirti ancora un paio di cose. La prima: riteniamo che l'università non sia il posto ideale per arrivare a te, troppa gente per agire indisturbati. Però, qualsiasi cosa ti faccia sentire a disagio, che sia una persona o una situazione,  chiami uno di noi immediatamente. Non correre rischi inutili, Bella. E' meglio un falso allarme, piuttosto che rischiare.
Rose adesso era seria, perchè non avrà avuto l'atteggiamento del "bodyguard", ma era altrettanto attenta e scrupolosa come Emmett e Jasper. Il rapimento era un argomento serio e reale nel suo caso, come lo era in fondo per tutte quelle persone ricche e famose.
- La seconda: la stampa. Edward ha contattato personalmente il rettore Peterson, spiegandogli la situazione. Si è detto disponibile a collaborare qualora la situazione dovesse degenerare. Tipo che si appostino giornalisti  e fotografi qua fuori, notte e giorno, ogni volta che avrai lezione. Non ci tiene nemmeno lui a dare vita ad un circo mediatico davanti alla sua prestigiosa università.
Bella sperava proprio non accadesse, e per il momento era stupita di essere riuscita ad arrivare sino a lì senza che qualcuno avesse tentato di rubare immagini della sua vita.
Anche se, alla lunga, avrebbe dovuto imparare a gestire la sua immagine pubblica: la moglie di Edward Cullen non sarebbe mai passata inosservata.
- Terza cosa: cerca anche di divertirti.
Adesso Rose era tornata a sorridere.
- Questo te lo dico da ex studentessa. Mi sono divertita da morire con le mie compagne, ho dei ricordi bellissimi di quel periodo. So che sei molto legata a Kelly, ma non lasciare che ti impedisca di conoscere altre ragazze.
Ci aveva pensato anche lei. Nessuna avrebbe potuto prendere il posto di Kelly, sentiva che con lei c'era un legame troppo speciale, però questo non le avrebbe impedito di fare nuove amicizie.
Glielo aveva accennato anche Edward, scherzando poi sul fatto che doveva aprirsi un pochino di più con le compagne e un pochino di meno coi compagni!
- Scusami, Bella. Sembro una vecchia zia alle prese con le raccomandozioni.
- Ma no, anzi. Ti ringrazio per essere sempre così gentile. Potresti limitarti al tuo lavoro, senza preoccuparti di come mi sento...
Era vero, Rose si stava rivelando una donna molto sensibile sotto quell'aria da dura che sfoggiava. Lo testimoniava anche il modo con cui si prendeva cura di quelle ragazze-madri che ospitavano nella casa famiglia presso cui prestava volontariato.
- Se potevo aver avuto qualche dubbio prima di conoscerti, sarebbe scomparso nel momento in cui ti ho conosciuto: Edward aveva ragione, sei una ragazza a cui è facile affezionarsi...
Ecco, di questo passo Rosalie l'avrebbe fatta emozionare ancora di più. Non era il momento giusto per certe confidenze, così aveva deciso che era arrivato davvero il momento di iniziare quella giornata.
- Questo mi fa sentire molto meglio, davvero, e pronta ad affrontare il mio primo giorno da matricola.
- Allora non mi rimane che augurarti in bocca al lupo!
- Crepi.
C'era stato un sorriso sincero tra loro, poi Bella aveva aperto la portiera della berlina, attirando i primi sguardi: qualcuno che scendeva da una macchina così elegante e dai vetri oscurati, non poteva che attirare l'attenzione dei presenti.
- Tornerò a prenderti per le tre, come concordato.
- Benissimo. A dopo, allora. Ciao.
- Ciao.
Era scesa, richiudendo lo sportello dietro di sè. Era rimasta un attimo immobile, prima di dirigersi verso l'ingresso.
Iniziava un nuovo periodo della sua vita.
L'università, con impegni ed obiettivi da perseguire e raggiungere. Dal punto di vista dello studio si sentiva pronta ad affrontare la sfida, da un punto di vista "sociale" aveva ancora qualche riserva.
Però ce l'avrebbe messa tutta per vincere quella timidezza e incertezza che ancora l'accompagnavano in parte.




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Non appena l'avvocato Miller aveva lasciato l'ufficio di Edward, da una porta laterale era entrato Emmett.



L'interfono lasciato volutamente aperto, gli aveva permesso di ascoltare nella stanza accanto la conversazione che si era svolta tra i due uomini, senza dover svelare la sua presenza.
- Allora? Che ne pensi?
Il tono diretto con cui Edward gli aveva posto la domanda era stato un chiaro segnale di quanto si fidasse del suo giudizio.
- Penso che sia una vendetta in piena regola. E studiata anche con estrema attenzione. Non ti sarà facile dimostrare chi c'è dietro a tutta questa situazione e perchè lo ha fatto.
- Vedo che siamo giunti alla stessa conclusione. Ha giocato bene le sue carte, ha trovato l'anello debole e l'ha saputo sfruttare facendolo diventare un ottimo paravento per le sue azioni. Se adesso facessi il suo nome, probabilmente ne uscirebbe comunque pulito. Niente porta direttamente a lui.
Emmett si era limitato ad annuire, guardandolo con una confidenza che pochi potevano vantare di avere con Mr. Cullen.
Giocherellando con una penna, Edward si era fatto pensieroso.
- Bisogna raccogliere prove inconfutabili del suo coinvolgimento, e farlo in fretta. E' vero che Miller si sta già occupando di smontare pezzo per pezzo le accuse che mi sono state rivolte, ma al momento mancano gli elementi sufficienti per dimostrare che non ero a conoscenza della situazione.
A questo punto Emmett si era ritrovato a guardare negli occhi un Edward che gli aveva ricordato lui quando si era ritrovato a prendere decisioni drastiche durante le sue missioni.
Non era stato mai facile, ma lo aveva dovuto fare lo stesso. Si trattava di colpire o essere colpito, non c'erano altre possibilità.
- Sarò sincero, Emmett. Voglio risolvere questa situazione il prima possibile, perchè non voglio che Isabella ne sia coinvolta. Ho la certezza che presto si diffonderà la voce che si è prestata a farmi da copertura, così da gettare fango addosso anche a lei.
Aveva smesso di giocherellare con la penna per guardarlo dritto negli occhi.
- Perciò, hai carta bianca. Agisci come meglio credi e procurati quelle prove.
Il fatto che gli stesse chiedendo di occuparsene personalmente, aveva fornito ad Emmett la certezza di quanto fosse urgente per Edward la situazione.
Anche se non aveva avuto dubbi sul fatto che sarebbe stato così: c'era di mezzo Isabella, l'unica persona per cui probabilmente sarebbe arrivato a compiere azioni di ogni tipo.
Del resto, lo poteva capire: lui, per Rose, sarebbe arrivato anche ad uccidere.




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Dopo il primo momento di smarrimento, coinciso con il suo ingresso nel campus pieno di ragazzi in attesa di iniziare il nuovo anno universitario, si era ripetuta la frase che era diventato quasi un mantra per lei: un passo alla volta.
Era stato Edward a dirgliela, quando il rapporto tra loro aveva assunto risvolti molto più profondi. E aveva funzionato, un passo alla volta avevano - e stavano ancora - affrontando la loro relazione.
Il prossimo passo sarebbe stato sposarsi.
Ma aveva smesso subito di pensarci, quella mattina non aveva bisogno di altre emozioni forti... e pensare che tra poco più di cinque mesi avrebbe sposato Edward era qualcosa che le procurava sempre un'emozione violenta!
Così, aveva affrontato il primo passo della sua nuova vita studentesca cercando di orientarsi su dove si trovasse l'aula magna in cui si sarebbe svolta la sua prima lezione di Scienze del linguaggio.
Mentre si districava all'interno dell'edificio, aveva avuto modo di captare al suo passaggio occhiate indifferenti, altre chiaramente coscienti di chi fosse, altre ostili, altre neutre, altre più amichevoli.
Aveva mantenuto un atteggiamento riservato con tutti, sperando che l'attenzione su di lei si limitasse ai primi giorni, per poi diventare una routine la sua presenza lì.
Bella si era resa conto che stava sperimentando per la prima volta cosa volesse dire essere "famosa", e ne sentiva decisamente il peso. Qualsiasi cosa avesse detto o fatto, sarebbe potuta diventare di dominio pubblico nel giro di poco tempo.
Apprezzava ancora di più il sostegno che le aveva fornito quella mattina Edward, quando le aveva detto di preoccuparsi solamente di essere se stessa, che il resto sarebbe venuto da sè.
Quando aveva finalmente trovato l'aula, dentro c'erano già stati un centinaio di studenti e ancora molti posti liberi. Indecisa per un attimo su dove sedersi, aveva poi optato per un posto che si trovava più o meno a metà aula, tra altre ragazze.
Non appena seduta, aveva sentito molti sguardi su di sè. Era stato inevitabile domandarsi cosa stessero pensando di lei, come giudicassero le sue scelte di vita, il suo rapporto con Edward.
Ecco un'altra prima volta: aveva avuto un assaggio reale della pressione che Edward doveva sempre aver sostenuto, e che lei sinora non aveva avvertito.
Era stata una considerazione che aveva aperto un grande squarcio sul passato, su come forse avesse cercato davvero con le sue scelte di proteggerla in un momento già delicatissimo per lei: superare gli anni dell'adolescenza senza il sostegno dei suoi genitori.
Charlie e Reneè l'avrebbero sicuramente aiutata ad imparare ad affrontare i lati negativi di essere una ricca ereditiera, Edward non si era sentito in grado di poterlo fare subito, anche lui troppo impreparato a quel nuovo ruolo di "tutore".
Si era estraniata grazie a quei pensieri profondi, tanto che non aveva subito realizzato che accanto a lei si era seduta una persona. Solo quando una voce piuttosto nasale l'aveva salutata, si era accorta della ragazza che la fissava in attesa.
Patricia Collins era stata la prima conoscenza ufficiale.
Era stata subito diretta nel dirle che aveva deciso di sedersi vicino a lei perchè, in fondo, era un viso più conosciuto rispetto agli altri. Originaria del Colorado, era anche lei approdata a New York solo da una settimana, ritrovandosi completamente sola.
Bella aveva inevitabilmente provato un'immediata empatia con Patricia, non fosse altro che sapeva cosa voleva dire ritrovarsi "sola" e spaesata.
Così avevano rotto il ghiaccio, iniziando a scambiarsi le prime informazioni basilari.
Patricia non era proprio timida o imbarazzata, era più che altro discreta. Questo aveva aiutato Bella a proseguire nella conversazione, continuando a trarre una prima impressione positiva su di lei.
Poi alla sua destra si era seduta un'altra ragazza, Ashley Cox, e si era subito presentata in maniera diversa. Praticamente era planata sul banco, rovesciando tutto il contenuto della sua borsa.
Tra l'ilarità generale di chi aveva osservato la scena, si era presentata sia a Bella che a Patricia, scusandosi per l'accaduto. Il viso coperto da un enorme paio di occhiali scuri, Bella non aveva subito realizzato chi fosse.
Solo quando aveva scorto un tatuaggio a forma di stella sul collo della ragazza, qualcosa aveva preso a ronzarle in testa. Nel frattempo, Ashley si era già lamentata per un sacco di cose: non potevano iniziare quella lezione più tardi? C'era proprio bisogno di tirare le persone giù dal letto alle nove della mattina? Perchè non c'erano sedie più comode? Non si poteva alzare l'aria condizionata? Era proprio necessaria tutta quella luce artificiale? Le bruciavano lo stesso gli occhi, nonostante le lenti scure. Come mai quel corso era così affollato? Le avevano garantito che c'era una certa selezione lì alla NYU.
A quel punto si era rivolta direttamente a Bella, chiedendole se a lei non avessa dato fastidio scoprire che quell'aula era così affollata.
In quel momento, con quella domanda, aveva realizzato chi si fosse appena seduta accanto a lei: Ashley Cox, figlia del famoso campione di baseball Paul Cox e della sua prima moglie. Sapeva chi fosse il padre perchè riempiva le pagine della cronoca rosa grazie alle sue numerose avventure. Kelly e Jessica non avevano mai mancato di commentare che era un figo pazzesco, nonostante i suoi quarantanni suonati.
Le era stato inevitabile pensare che anche Edward a quarantanni avrebbe mantenuto ancora il suo fascino.
Anzi, probabilmente il tempo gli avrebbe regalato quella maturità che poteva rendere la bellezza di un uomo ancora più interessante.
Poi Ashley aveva preteso la sua attenzione, ribadendole il concetto se anche lei non fosse seccata dal fatto che c'era tutta quella gente.
Era stata cortese nel rispondere, anche se meno spontanea: sì, in effetti c'erano molti studenti. Però sinora nessuno le aveva rivolto più di tanto l'attenzione, quindi non poteva lamentarsi.
Anche se aveva dovuto ammettere che la presenza di Ashley accanto a lei aveva attirato molta più attenzione rispetto al suo ingresso solitario.
Probabilmente due ragazze "famose" vicine davano vita a molti più pettegolezzi: si conoscevano già? Chi era più bella? Erano fidanzate? Se sì, chi ce l'aveva più ricco e bello?
Quel genere di interesse un pò "morboso" di cui spesso le aveva parlato Kelly, e di cui era stata oggetto quando qualcuno aveva avuto l'occasione di avvicinarla e conoscerla.
Poi non c'era stato più modo di rapportarsi nè con Patricia, nè con Ashley, perchè era arrivato il Prof. Baker e aveva dato il via alla presentazione del  corso di laurea che avevano scelto tutti loro presenti.
Per lei era stato automatico concentrarsi sulle parole del professore, escludendo tutto il resto. Le tre ore successive erano così volate, proiettandola allo step successivo: il pranzo.
Solo alle due, infatti, si sarebbe potuta presentare dal Prof. Foster per confermargli l'iscrizione alle sue lezioni. Sino all'ultima era stata indecisa se frequentare, o meno, quel corso alternativo di Filosofia generale.
A farla decidere era stata la scoperta che le avrebbe fruttato un ulteriore bonus cumulabile con il risultato finale.
Si era ritrovata fuori dall'aula magna in compagnia delle sue due nuove conoscenze: Patricia ed Ashley. Non potevano essere più diverse tra di loro, ed era ovvio che in quel momento a fare da "collante" era lei.
Era ritornata col pensiero al gruppetto affiatato che avevano formato lei, Kelly, Angela e Jessica. Sicuramente non sarebbe riuscita a ricreare un gruppo così, dal momento che non avrebbe condiviso tanto tempo come aveva fatto con le vecchie compagne. Però si augurava di poter trovare delle presenze "stabili" con cui condividere quel percorso.
Se era più propensa verso Patricia, era molto più scettica su Ashley. Sembrava averla cercata solo per il fatto che avevano in comune il tratto di essere "note", quindi già sulla stessa lunghezza d'onda.
Prima, però, di decidere se pranzare da sola, o chiedere la compagnia delle due ragazze, era comparsa una terza opzione: Andrea Aristarchi. Se lo era visto sbucare di fianco, salutandola calorosamente.
Si era guadagnato un'occhiata indifferente da parte di Ashley e una più interessata da parte di Patricia.
Aveva avuto appena il tempo di presentargliele, prima che Andrea praticamente la sequestrasse per pranzare loro due soli. La scusa che aveva addotto con le due ragazze per non estendere l'invito,  preoccupandosi così di essere sempre affabile come era nel suo stile, era stata quella che come ex- compagni di scuola avrebbero avuto un sacco di cose da raccontarsi e loro si sarebbero sicuramente annoiate.
Bella di fatto non aveva avuto molta scelta: Andrea aveva mostrato lo stesso entusiasmo del loro primo incontro nel rivederla, tanto che iniziando immediatamente a parlarle, non aveva di fatto atteso nemmeno una sua vera risposta per quell'invito.
Se le prime domande erano state un pò vaghe, tipo chiederle le sue prime impressioni sulla NYU, se era come se l'era immaginata e così via, una volta che avevano preso posto in un angolo del capiente self-service posto all'ultimo piano dello stabile, le domande si erano fatte molto più personali e mirate.
Infatti l'aveva guardata dritta negli occhi, senza più mascherare un certo stupore.
- Devo essere sincero, Bella. Non mi sarei mai aspettato un risvolto simile nel tuo rapporto con Edward. Dopo che me ne sono andato dal St. Marie, non ho più avuto modo di sapere come procedessero le cose tra voi, è vero. Ma dopo quello che è successo quel pomeriggio...
Bella si era resa conto che adesso quel ricordo faceva molto meno male. Parlarne con Edward l'aveva liberata di quella confusione che aveva sempre provato nei confronti di quell'episodio.
- Posso capire il tuo stupore.
Le era venuto da sorridere un pò amaramente.
- In realtà, credo che lo stupore sia di tutti, anche di chi non ha avuto modo di conoscere dettagli più intimi del mio rapporto con Edward come è stato per te.
- Credo che le ultime notizie abbiano contribuito a rendere ancora più... stuzzicante la vostra storia.
Ovviamente era subito saltata fuori la questione che dominava le prime pagine di tutti i giornali. Lo scandalo che minacciava di travolgere il magnate Edward Cullen.
Bella ancora si stupiva di non aver trovato la stampa ad attenderla quella mattina, sia fuori casa che lì all'università. Forse erano più concentrati su Edward in questo momento, visto che da lei avevano ricavato solo dei "no comment".
Sapeva che oggi Edward avrebbe discusso la possibilità di rilasciare un'intervista a Shepard, il giornalista che aveva pubblicato per primo la notizia.
- Già. I giornali si sono buttati a pesce su tutta la faccenda...
- Ma tu, come stai veramente?
Andrea si era mostrato preoccupato. Poteva essere sincero? Si era resa conto che non le interessava più di tanto.
- Bene, perchè non ho dubbi sull'innocenza di Edward. Come vedi, sono qui, alla luce del sole e non rintanata da qualche parte per paura di affrontare il giudizio degli altri.
Aveva risposto con la sicurezza che provava. Avrebbe voluto rispondere così anche a tutti quelli che le avevano rivolto quella domanda, ma aveva rispettato la richiesta di Edward che la voleva silenziosa rispetto a quella storia. Temeva che se avesse iniziato a parlare con la stampa, non l'avrebbero più lasciata in pace.
- Decisamente ho un ricordo di te più... fragile. Mi fa piacere vedere che sembri molto più sicura di te.
- Ma lo sono, Andrea. Sono cambiate tante cose rispetto a sei anni fa, e tutte in meglio.
- Sì, qualcosa lo avevo già notato.
Le aveva rivolto un'occhiata che l'aveva messa leggermente in difficoltà: che si fosse riferito al fatto che era "maturata" anche fisicamente era stato inequivocabile.
- Scusami, non volevo metterti in difficoltà. Era solo una constatazione...
Ad interromperlo era stato l'avvicinarsi di un uomo che aveva immediatamente salutato con un tono rispettoso.
- Mr. Aristarchi, adesso capisco la sua fretta nel lasciare la mia lezione.
Con un sorriso cordiale, l'uomo le aveva rivolto un cenno di saluto, in attesa di una vera e proprio presentazione che Andrea aveva fatto subito dopo.
- Bella, lui è il Prof. Ward. Insegna Economia avanzata. Discuterò con lui la mia tesina conclusiva per il Master che sto seguendo.
- Molto piacere, Isabella Swan.
L'uomo le aveva stretto la mano.
- Piacere di conoscerla.
Se anche aveva avuto un'opinione su di lei, o molto più probabilmente su Edward, vista la materia che insegnava, non lo aveva dato a vedere. Anzi era tornato a rivolgere la sua attenzione ad Andrea, aprendo la valigetta che aveva con sè.
- Mr. Aristarchi, credo abbia dimenticato di prendere questa.
Non appena aveva tirato fuori una cartelletta piena di fogli, Andrea si era agitato sulla sedia.
- Credo ne abbia bisogno se vuole ricevere l'approvazione della Sig. na Swan, per poi presentermela in tempo tra una settimana.
Adesso si era alzato in piedi, un pò imbarazzato, un pò grato all'uomo di fronte a lui.
- La ringrazio moltissimo, ma non doveva disturbarsi. Avrebbe potuto lasciarla al suo assistente, lo avrei visto domani...
Bella, di tutto quello che stava succedendo aveva capito una cosa sola: quei fogli in qualche modo la riguardavano e avevano bisogno della sua approvazione.
- E' stato fortunato: mi hanno dato indicazioni che anche lei si sarebbe recato qui per il pranzo.
Aveva alzato le spalle in un gesto di ovvietà.
- Dovendo venirci anch'io, ho pensato di farle recuperare tempo.
- Bè, non posso che ringraziarla ancora.
- Non c'è di che. Adesso, però, devo andare. Se non mi sbrigo finirà che perdo l'aereo. Ci vediamo tra una settimana, Mr. Aristarchi. Spero davvero di vedere il suo lavoro ultimato.
Poi era tornato a guardare lei.
- Mrs. Swan, spero vorrà aiutare il suo amico. Ha fatto un ottimo lavoro con quella tesina. Sono sicuro che riceverebbe l'approvazione anche di Mr. Cullen.
Quel chiaro riferimento ad Edward l'aveva fatta irrigidire, ma non c'era stato altro. Il Prof. Ward li aveva salutati, lasciandoli di nuovo soli.
- Bella, prima che tu possa pensare male, sappi che te ne avrei parlato subito dopo pranzo con calma.
- Bè, credo che non aspetterò la fine del pranzo. Di cosa si tratta?
Non sapeva bene come sentirsi dal momento che non aveva idea come una tesina potesse riguardarla. Ma stava per colmare quell'ignoranza, dal momento che Andrea le aveva teso la cartellina.
- Puoi verificare tu stessa. Credo sia abbastanza chiaro.
Aveva preso e aperto la cartellina, estraendo il primo foglio.


Executive Master in Direzione e Strategie d'impresa - NYU
Tesi conclusiva di Andrea Aristarchi
Relatore: Prof. Robert Ward
Data creazione: 02-08-10
Ultimo aggiornamento: 14-09-10


L'impresa familiare: processi di successione e corporate governance.

Il presente scritto si propone di offrire un contributo di riflessione con riguardo al significato ed all’importanza della pianificazione del processo di successione, e delle strutture di governo e di controllo più idonee a garantire la continuità ed il successo dell’impresa familiare.Nel primo capitolo, si effettua una revisione della letteratura economico-aziendale in tema di impresa familiare. Dopo aver definito il fenomeno dell’impresa familiare, attraverso i modelli proposti dalla teoria economica ed evidenziato la sua rilevanza nei tessuti economici dei Paesi occidentali, vengono esaminati i principali punti di forza e di debolezza specifici delle aziende di famiglia. A tal fine, nella parte finale del capitolo si introducono i due argomenti oggetto di analisi nel prosieguo di questo studio:
• processo di successione;
• sistemi di corporate governance.
Nel secondo capitolo si illustrano ed analizzano studi e ricerche empiriche, riportati nella letteratura economico manageriale internazionale, che hanno avuto ad oggetto l’impresa familiare, in differenti paesi e realtà socio-economiche. Per la raccolta dei diversi studi empirici ed analisi teoriche, si è ricorso a tre tra le principali riviste economiche mondiali, in tema di piccola impresa ed imprenditorialità:
• Journal of Small Business Management;
• Journal of Business Venturing;
• Entrepreneurship Theory and Practice.
Il terzo capitolo, infine, è dedicato all’analisi diretta dell’impresa familiare, attraverso un’indagine qualitativa dell'impresa Swan. La scelta di tale impresa è riconducibile, in primo luogo, al ruolo ed all’importanza che essa ricopre non solo nell’economia nazionale, ma anche nell’economia mondiale. In secondo luogo, per la variante offerta dalle modalità di successione attraverso la nomina di un tutore legale....



Bella non aveva avuto bisogno di andare avanti nella lettura per capire che in quei fogli c'era praticamente tutta la sua vita, certo analizzata con un punto di vista molto "tecnico/teorico", ma pur sempre qualcosa che parlava di lei.
- Sono sinceramente sorpresa, Andrea. La prima cosa che mi viene da chiederti è come mai tu abbia deciso proprio di scegliere il mio "caso".
Era veramente sorpresa in quel momento.
- Quando mi è stata assegnata questa tesina, ho subito pensato a te. Il tuo "caso" mi offriva l'opportunità di trattare l'argomento introducendo una variante che avrebbe arricchito ulteriormente l'argomento.
C'era dell'altro, lo aveva capito da come si era schiarito la voce, perdendo parte di quella sicurezza che aveva sfoggiato sinora.
- Inoltre, dopo aver scoperto che tu eri tornata qui a New York.... ecco, ho intravisto la possibilità concreta di completare il mio lavoro con del materiale che potrebbe fruttarmi un particolare riconoscimento in sede di discussione.
- Cioè?
- Oltre a corredare il lavoro con le informazioni raccolte da fonti pubbliche, tu potresti rappresentare una fonte diretta da cui attingere informazioni ancora più specifiche.
- Non credo di poterti fornire questo tipo di informazioni... il mio patrimonio è sempre stato amministrato da Edward.
Se era stato incerto prima, adesso lo era sembrato ancora di più.
- Ecco, infatti... era mia intenzione chiederti proprio questo: farmi ottenere la sua collaborazione.
Edward non sarebbe stato nemmeno contento di scoprire l'argomento della sua tesina... se poi vi doveva anche contribuire...
- Bella, credimi, è una cosa molto importante per me. Altrimenti non te l'avrei mai chiesto.
- Andrea, non so...
- Mi faresti davvero un regalo eccezionale... forse, potresti farlo pensando che saresti tu, questa volta, a salvarmi...
Il riferimento a quello che aveva fatto per lei quel giorno era stato ovviamente un "colpo basso", ma rimaneva il fatto che senza di lui probabilmente le cose sarebbero andate diversamente.
E forse, ora, non sarebbe stata in procinto di sposarsi con Edward.
Non era del tutto sicura di quello che stava per fare, però una parte di lei sentiva di doverlo ad Andrea.
- Non posso risponderti adesso, Andrea. Però ti prometto che ci penso e ti farò avere una risposta entro domani.








Si accettano scomesse su come la prenderà Edward!
Specie in questo momento che è così... suscettibile sull'argomento! XD!
Questo mi dà modo di ricongiungermi ad un passaggio del capitolo: la discussione tra Emmett ed Edward. La "carta bianca" di cui parla Edward non comprende sicuramente l'uccidere qualcuno. Quello che dice Emmett subito dopo, ossia che per Rose ucciderebbe, va presa per quella che è: una metafora per trasmettere l'idea di come sia forte l'amore che i due provano per le rispettive compagne.
Chi sarà la persona che si vuole vendicare di Edward?
Avete indicato come possibili candidati Gwen Vernon (la figlia dell'ammiraglio), l'ammiraglio stesso, Andrea... non vi viene in mente nessun altro? Provate ancora a pensarci un attimino... il prossimo capitolo, comunque, vi fornirà la risposta!
Un'altra piccola nota la riservo sulla "notorietà" di Bella: non essendo una cantante o un'attrice, ho pensato che potesse starci che non si gettassero su di lei tutti gli studendi della NYU, ma che la osservassero a distanza, comunque consci di non trovarsi di fronte ad una ragazza qualsiasi.
Vorrei dirvi ancora tanto, ma il tempo stringe e voglio postare il capitolo.
Diciamo, quindi, che sarete voi a pormi le domande che vorrete, o che questo capitolo vi avrà suscitato.
Vi auguro un buon week-end, ci sentiamo giovedì prossimo.
Un bacione grande.
Robi





PS: ho sempre i miei occhiali rossi, solo che faccio molta fatica ad indossarli per mancanza di tempo!
Però non disperate, non ho gettato la spugna! XD!
  
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