Fandom: Harry Potter/X-Men – First Class.
Pairing/Personaggi: Gellert
Grindelwald, Erik Lehnsherr (young!Magneto), accenni Albus/Gellert e Charles/Erik (Professor X/Magneto).
Rating: G
Genere: Introspettivo
(?).
Warning: Crossover, Flash-Fic,
accenni Slash.
Words:
512 (fiumidiparole).
Summary:
Polonia 1944 – Il Dottor Schmidt non è l’unico interessato ai poteri del
giovane Lehnsherr.
Note: Scritta per
questo
prompt lanciato da waferkya
su kinkmemeita.
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ù_ù
Behind Blue Eyes
Erik scrutò con diffidenza l’uomo biondo seduto di fronte a
lui. Indossava una bizzarra veste bianca, che lo faceva apparire perfino più
alto e magro di quanto fosse in realtà, doveva viaggiare oltre il i cinquant’anni, ma la sua bocca era ancora morbida e
sorridente, e le sottili rughe agli angoli degli occhi chiari – troppo chiari, un colore difficile da
definire, ma non freddo – non facevano che aggiungere fascino a quegli occhi
furbi e calcolatori.
«Muovi, sohn»¹ lo incitò questi e, quando lui allungò la mano per
afferrare un pedone di metallo scuro, fece schioccare la
lingua contrariato. «Non così, Erik» lo riprese con voce ferma e
pericolosamente gentile.
Quindi il ragazzino si sforzò per concentrarsi sul pedone e
spostarlo con le sue capacità recentemente scoperte, a
cui Her Doctor Schmidt
e quello strano signore – che sembrava essere addirittura un superiore del
primo – sembravano tanto interessati. Il pedone traballò e, dopo qualche
incertezza, schizzò avanti di una casella.
L’uomo davanti a lui socchiuse gli occhi ed un altro pedone,
d’argento bianco, scivolò elegantemente avanti. Erik trattenne il fiato ed alzò
di scatto lo sguardo per incontrare il suo.
«Lei è come me, Her Grindelwald» asserì, scandendo
con attenzione quell’appellativo. Così avevano detto si chiamasse quel
personaggio misterioso, il cui nome era sconosciuto ai più, ma abbastanza
altisonante da far tremare perfino Schmidt.
«No, non come te. Tu sei qualcosa
di nuovo, Erik» spiegò. «La
mia magia mi scorre nel sangue da generazioni. Il tuo trucco… sì, penso lo si possa definire
così… è qualcosa di diverso, un’evoluzione del genoma Babbano».
«Babbano?»
chiese il ragazzino perplesso.
Grindelwald sorrise. «Non ti angustiare con queste faccende, mio giovane amico.
Piuttosto allenati, continua a provare. Sei un ragazzo sveglio ed ambizioso.
Potresti fare molta strada» osservò.
«Il mio popolo non ha futuro, Her» asserì e l’uomo si chinò in
avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia e congiungendo le punte delle dita.
«Tu non hai un popolo, Erik. Sei una categoria a parte» scandì con attenzione,
come se lui stesso fosse
intento a riflettere su tali questioni. «Non hai peli sulla lingua, sei diretto. Mi piacciono le persone così» aggiunse poi, rimettendosi dritto.
«Pensavo che tutte le persone potenti apprezzassero i
ruffiani» osservò l’interpellato, concentrandosi per muovere un altro pezzo
degli scacchi, stavolta con più controllo.
«I ruffiani? No, fosse per me li
sterminerei tutti» e non sembrava parlare in termini
figurativi. «Sfortunatamente possono rivelarsi assai
utili. Ma a me piacciono le persone come te, Erik. Quelle intelligenti, che
capiscono al primo sguardo chi hanno di fronte, ma non si rannicchiano in un
angolo a tremare e non si nascondono dietro a moine e salamelecchi inutili» chiarì.
«E fino ad ora quante ne ha incontrare,
Her Grindelwald?»
«Poche, molto poche. In effetti, tu
sei la seconda» rispose questi, facendo la sua mossa,
lo sguardo fisso sulla scacchiera.
«E la prima, Her?»
Grindelwald alzò gli occhi chiari
per puntarli nei suoi ed Erik rabbrividì, forse sentendo di aver osato troppo,
stavolta.
«La prima mi è entrata prima nella testa e poi…»
s’interruppe. «Sono gli occhi azzurri che t’ingannano,
sohn,
ricordarlo. Mai fidarsi di due occhi azzurri e sinceri»
asserì.
FINE.
¹. Sohn: figliolo in tedesco.