Capitolo III
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Quella… Quella… AAARGH!
Pansy
sbatté i piedi a terra con forza, calpestando le
achillee lasciate da Asteria. Il suo comportamento infantile non fu
preso molto
in considerazione dai Malfoy, abituati all’originalità
della ragazza da sempre. I due coniugi si limitarono a scambiarsi uno
sguardo
preoccupato e negli occhi di suo marito Narcissa lesse l’uomo
che era stato pochi
anni prima; deglutì, sapendo che i Greengrass avrebbero
potuto restituirlo al
degrado di quel tempo.
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Pansy, per favore, smettila! - esclamò Draco. –
Non riesco
a pensare se fai tutto questo casino!
-
Scusa, Draco, - mormorò lei con aria colpevole, correndo a
sedersi sulle sue gambe. – E’ solo che quella
smorfiosetta mi dà ai nervi!
Cos’hai intenzione di fare?
-
Devo riflettere, - si limitò a rispondere il ragazzo,
scrollandosela
di dosso ed entrando in casa.
Pansy
seguì l’ombra del suo profilo, aggrottando la
fronte.
A
decine di miglia da lì, le sorelle Greengrass stavano
tornando
nella villa di famiglia, dopo essersi appena Materializzate nei pressi
di
Londra in una zona poco frequentata dai Babbani.
-
Asteria… - tentennò Daphne, inciampando nel suo
vestito. –
Sei sicura di quello che fai?
-
Assolutamente.
-
Non sapevo ti piacesse Draco…
-
Credo che sia un ragazzo interessante.
Daphne
inarcò un sopracciglio. – Hai minacciato i Malfoy
solo perché credi che Draco sia
interessante?
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Sono stata promessa in sposa a lui anni fa, sono
determinata ad arrivare fino in fondo per prendere ciò che
mi appartiene.
-
E Pansy? Quella poverina è innamorata di lui praticamente
da sempre!
-
Per cui è ora che smetta, no? -. Asteria si fermò
improvvisamente davanti al cancello della villa e guardò sua
sorella negli
occhi. – Francamente, Daphne, non capisco come tu possa
essere amica di certa
gente.
-
Pansy non è come…
-
La eliminerò, lo sai. La eliminerò come chiunque
si
metterà sulla mia strada. Quindi, sorellina, prima di
decidere a chi giurare
eterna fedeltà pensa anche a questo.
-
Pansy?
La
ragazza alzò rapidamente il volto bagnato dal bracciolo
del divano, sedendosi come conveniva a una persona del suo rango. Mai come quello di Asteria, però.
Sentì
un’altra lacrima rigarle la guancia e
l’asciugò con il
braccio, preparando il suo migliore sorriso di circostanza.
-
Sono qui, signora Malfoy.
Narcissa
entrò nel salotto e individuò Pansy facilmente.
La
luce filtrava ormai fioca attraverso le tende verde scuro, ma
riuscì comunque a
notare il volto arrossato della ragazza. Si sedette al lato opposto del
divano.
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Come stai, Pansy? - le chiese.
-
Tutto a posto, signora Malfoy, - rispose Pansy, sfoderando
di nuovo un finto sorriso.
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Sicura di stare bene?
Pansy
esitò, poi fece segno di alzarsi. – Credo che sia
ora
di andare, sono rimasta qui fin troppo.
-
Nessun disturbo, Pansy -. Narcissa afferrò la sua mano,
costringendola
a fermarsi. – Puoi rimanere a dormire da noi, manda un gufo a
tua madre.
-
Non saprei se… Non vorrei dare disturbo… E poi
far
preparare una stanza proprio ora…
Narcissa
le rivolse una smorfia divertita. – Hai una stanza
tutta per te a Villa Malfoy da quando avevi sei anni: quale disturbo
vorresti
arrecare?
-
Va bene - si arrese Pansy.
-
Puoi trovare Eltanin in camera di Draco, è lì che
teniamo
la sua gabbia. Ti aspetto per la cena.
Pansy
annuì e si avviò verso la stanza del suo amico
per la
prima volta controvoglia.
-
NON POSSO ANDARE AVANTI COSI’!
-
Buonasera anche a te, Daphne.
Daphne,
stringendo le mani attorno ai capelli rossi, si
Materializzò nell’appartamento di Diagon Alley del
suo migliore amico e prese a
camminare avanti e indietro, incapace di calmarsi; Blaise
piegò leggermente La Gazzetta del
Profeta, alzando un
sopracciglio: quando Daphne era arrabbiata, riacquistava
incredibilmente
l’equilibrio.
-
Cosa succede? – le chiese, sorpreso dal suo comportamento.
– Chi ti ha fatto arrabbiare? Non dirmi che Lavinia ha
tentato di combinare un
matrimonio anche per te!
Daphne
finalmente si fermò, riprendendo fiato, e guardò
Blaise senza smettere di gesticolare.
-
Mia sorella è un’arpia.
-
La dolce e innocente
Asteria? Chi lo avrebbe mai detto?
-
Aspetta: hai appena usato il sarcasmo.
-
Stai cominciando a riconoscerlo, a quanto pare.
-
Potevi anche essere sincero, visto che agli occhi di tutti
Asteria è…
-
… era una timida
bambina che arrossiva non appena qualcuno le rivolgeva un complimento,
-
concluse Blaise per lei. – Ma non mi ha mai convinto, lo sai.
E dopo che la
vostra famiglia è stata una delle poche a uscire indenne
dalla Seconda Guerra
Magica ha deciso di mostrarsi per quello che è:
un’arpia, appunto.
-
Blaise, - mormorò Daphne, sospettosa, -
c’è qualcosa che
devo sapere?
-
Assolutamente no, - rispose il ragazzo senza
tentennamenti. – Ad ogni modo, come si è svolto il
“favoloso pomeriggio dai
Malfoy”?
-
C’era Pansy.
-
Ah.
-
Esattamente.
-
Asteria ha cercato di farla sentire inferiore.
-
Sì.
-
E ha preteso di sposare Draco.
-
Sì.
-
E le ha dichiarato guerra.
-
Sì.
-
Manda un gufo Theo, abbiamo bisogno di uno stratega, -
esclamò Blaise, riponendo il giornale e alzandosi dalla
poltrona.
-
Io non ho nessuna intenzione di mettermi contro Asteria! –
ribattè Daphne, indignata. – E’ pur
sempre mia sorella… e mi fa paura!
-
Non parlavo di prendere le parti di una delle due: abbiamo
bisogno di qualcuno che ci faccia fuggire dall’Inghilterra
prima che Pansy
provi ad arruolarci. E che sia in grado di arginare i suoi disastrosi
piani.
Pansy
bussò tre volte alla porta di Draco.
-
Avanti -. Non appena il ragazzo scoprì la sua visitatrice,
aggrottò le sopracciglia. – E’ la prima
volta che bussi.
-
Già, - confermò Pansy, torcendosi le mani.
– Sono… sono
venuta a prendere Eltanin. Tua madre mi ha invitata a restare stanotte
e…
-
Capisco, fa’ pure.
Mentre
scriveva il messaggio per sua madre e legava il
bigliettino alla zampa del gufo, Pansy osservò di nascosto
il ragazzo sdraiato
sul letto. Stava leggendo qualcosa, forse La
Gazzetta del
Profeta; scrutando meglio, si accorse che si trattava di un
solo foglio.
Mentre
apriva la finestra per far volare via il gufo, Draco
sospirò.
-
La mia promozione, - spiegò, indicando il documento che
teneva tra le mani. – Mi hanno in pugno.
-
Potresti rinunciare al lavoro, - suggerì Pansy con scarsa
convinzione.
-
E come potrei mantenerti dopo?
La
ragazza avvampò e si decise finalmente a voltarsi verso
di lui, incredula, ma fortunatamente Draco era tornato a concentrarsi
sul suo
foglio e non la vide.
-
Ma-mantenermi? - balbettò Pansy.
-
Mantenerti, - confermò Draco. – Lo chiami in un
altro
modo? Passi le giornate qui, dormi qui, ogni volta che scendo a
mangiare ti trovo
seduta accanto ai miei…
-
Oh, - esclamò Pansy, abbassando lo sguardo. – Se
vuoi non
vengo più…
-
No, ti prego: preferisco una rompiscatole come te alle arpie
che tramano nell’ombra!
La
ragazza sorrise, sollevata, e si gettò sul letto accanto
a Draco, poggiando il mento sul palmo delle mani. – Allora
hai deciso di
lasciar perdere le minacce di quell’ochetta?
-
Ochetta? Senti chi parla!
-
Ehi!
-
Almeno te sei innocua. Lei non è un’ochetta,
è una Banshee
in piena regola!
Pansy
scoppiò a ridere e poggiò la testa sulla spalla
dell’amico. – Quindi cosa farai? –
-
Devo ancora decidere… Mi tiene in pugno, e tiene in pugno
anche te: se la mia famiglia dovesse cadere in rovina, dove dormiresti
tu?
-
Mi basta stare accanto a te e potrei accontentarmi anche
della Foresta Proibita!
-
Voglio proprio vederti, te che dormi solo con lenzuola di
seta, - la prese in giro Draco. – Andiamo, è ora
di cena.
Si
alzò e uscì dalla porta, lasciando Pansy sola a
chiedersi quando Draco sarebbe arrivato a capire che lei parlava sul
serio, che ogni sua
frase era sincera come lo era il suo amore per lui.
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