Luna crescente, estate calante
Titolo: Luna
crescente, estate calante
Autore: My
Pride
Fandom: Harry
Potter
Tipologia: One-shot
Personaggi: Remus
Lupin, Sirius Black
Genere: Generale,
Vagamente Introspettivo, Sentimentale, Slice of Life
Rating:
Verde / Giallo
Avvertimenti: Slash
ad interpretazione personale, Personaggi - forse - lievemente OOC,
Missing Moment, What
if?
Prompt: 8°
Argomento: Stagioni › Estate
HARRY
POTTER © J.K. Rowling. All
Rights Reserved.
Le vacanze
estive erano prossime alla loro definitiva conclusione.
Era il trentuno agosto e quell’anno
il giovane Sirius Black poteva finalmente dire di aver passato un’estate
indimenticabile, e tutto grazie alla cordiale ospitalità
ricevuta dai coniugi Lupin, i genitori di uno dei suoi migliori amici.
Al principio era stato quasi tentato di rifiutare gentilmente, forse
per non voler recar loro disturbo; a fargli cambiare idea era stato
proprio Remus, sebbene non avesse minimamente aperto bocca per cercare
di dissuaderlo in qualche modo da quella decisione. Gli era bastato
guardarlo per capire che ne sarebbe stato davvero lieto, e alla fine,
con un sorriso impacciato, aveva accettato di passare l’estate
insieme alla famiglia Lupin, che l’aveva
accolto come se fosse stato un secondo figlio. Ed era proprio a quei
mesi passati in spensieratezza che pensava, seduto fra l’erba
alta bagnata dal breve temporale che era scoppiato non più
di un’ora
prima, osservando distrattamente il cielo rosso fuoco sopra di
sé, dove il sole, parzialmente occultato dalle nuvole
soffici e
rosee, era ormai prossimo a calare oltre l’orizzonte.
L’indomani
sarebbero partiti entrambi per Hogwarts, pronti a cominciare un nuovo
anno, e lì avrebbero rivisto tutti i loro amici di
Grifondoro,
inclusi gli altri due componenti dei Malandrini.
Ne avrebbero avute di cose da
raccontarsi, ed era certo che
altrettante avventure li avrebbero attesi una volta tornati a scuola. L’unica
cosa di cui si sarebbe sicuramente lamentato sarebbe stato il dover
seguire le lezioni di pozioni del Professor Lumacorno, però
se
ne sarebbe fatto una ragione, esattamente come ogni anno. In fin dei
conti, sebbene preferisse mostrarsi ben poco diligente e rincorrere i
guai con i suoi amici - in particolar modo con James, con il quale
finiva puntualmente in punizione -, era sempre stato uno studente
modello. Beh, almeno quando voleva che fosse così, c’era
da precisare.
A quei suoi stessi pensieri, gli
scappò un sorrisino, e si
ritrovò a stendersi su quel prato verde a braccia
spalancate,
socchiudendo appena le palpebre come se volesse estraniarsi
momentaneamente dal resto del mondo. Le gite che avevano fatto alla
scoperta del posto erano nitide nella sua mente, quasi le avessero
compiute quel giorno stesso, e gli sembrava ancora di sentire il
prepotente picchiare del sole sulla nuca e sulla pelle, il velo di
sudore che aveva imperlato le loro fronti durante quelle scampagnate e
il nascondiglio delle Puffole nei meandri del bosco poco distante. Il
caldo asfissiante che li aveva avvolti come un sudario era stato solo
un inconveniente, specialmente se messo a confronto con tutto
ciò che avevano fatto in quei mesi e del tempo passato
insieme.
Già, un inconveniente piuttosto valicabile.
«Mi
stavo giusto chiedendo che fine avessi fatto».
Alzò di poco una palpebra nell’udire
la voce dell’amico,
ritrovandosi ad osservarlo dal basso con quel mezzo sorrisetto ancora
dipinto sulle labbra. Remus gli era sempre piaciuto, forse proprio
perché dei quattro era sempre stato quello più
pacato e
tranquillo, sebbene anche lui non scarseggiasse in quanto a malefatte,
se le si voleva realmente chiamare in quel modo. Innocenti scherzi da
ragazzini sarebbe stato probabilmente il termine più adatto,
chi
poteva dirlo. «Tra poco si cena, sono
venuto a chiamarti prima di andare».
Avrebbe fatto qualche commento
sull’ottima cucina di sua
madre se il resto della frase pronunciata dall’amico
non l’avesse un
po’ incuriosito. «Andare?
Andare dove?» gli venne spontaneo chiedere, e Remus si
limitò a sospirare.
«Ci
vediamo domattina, Sirius», esordì lui
semplicemente, richiamando così la
sua completa attenzione giacché aveva eluso il suo quesito.
Sirius si drizzò a sedere sull’erba
e si puntellò sui palmi di entrambe le mani, inclinando di
poco
la testa di lato prima di sollevare un sopracciglio con aria
interrogativa. «Remus?» lo
chiamò,
ponendo una muta domanda, ma nel vedere la sua espressione distante e i
suoi occhi persi in un punto imprecisato verso l’orizzonte,
al di là del bosco oltre la casa, non gli servì
conoscere
la risposta. Forse sapeva perfettamente cosa avesse voluto dire l’amico.
Riabbassò dunque lo sguardo e, annuendo - probabilmente
più rivolto a se stesso che all’amico
-, bofonchiò qualcosa fra sé e sé
prima di rivolgergli un saluto vagamente distratto, ripetendo, «Ci
vediamo domattina».
Il tempo che trascorse dall’allontanarsi
mesto di Remus al calar delle tenebre, Sirius lo passò ad
osservare il cielo, esattamente come aveva fatto durante le tarde ore
del pomeriggio. Doveva essere stato terribile convivere con quella
maledizione sin da bambino, sentire il proprio essere cambiare sotto l’influenza
della luna, sparire una volta al mese per evitare di far del male a
qualcuno e tenersi poi i fatti della notte appena trascorsa dentro di
sé, senza poter raccontare niente a nessuno. Da quando lui e
gli
altri avevano accidentalmente scoperto il suo segreto - avevano difatti
notato la sua insolita scomparsa ogni qual volta compariva la luna
piena -, avevano deciso di imparare a trasformarsi in Animagus solo per
rendere meno solitarie le sue notti.
Sirius attese per altre ore di veder
spuntare in quel manto nero colmo di nuvole grigie l’alone
lucente di quella sfera argentata, con le gambe raccolte contro il
petto e le braccia avvolte intorno ad esse, così da poter
trovare una posizione abbastanza comoda che gli avrebbe in parte
permesso di riposare. Non seppe precisamente il momento in cui aveva
poggiato il capo sulle ginocchia e chiuso gli occhi, però
quando
li riaprì, scombussolato e assonnato, li puntò
nuovamente
verso il cielo, quasi si aspettasse di vedere un qualsiasi segno.
Quell’ultima
notte d’estate
la luna che aveva trepidamente atteso non si mostrò, ma
Sirius,
udendo un ululato lontano, seppe perfettamente che c’era.
_Note conclusive (e
inconcludenti) dell'autrice
Partendo
con il presupposto che il titolo e la fanfiction fanno letteralmente
schifo e non hanno per nulla senso
*Si sotterra* oltre a partecipare al concorso One-shot per
l'estate,
questa storia è stata scritta anche per l'iniziativa The One
Hundred
Prompt Project indetta da BlackIceCrystal.
Può inoltre essere considerata un principio di Wolfstar (♥)
ambientato in anno imprecisato e in un momento indefinito del periodo
dei Malandrini, ed è soprattutto da considerare come una What if? perché
mi sono presa parecchie libertà nello stenderla, come ad
esempio
le vacanze estive di Sirius passate a casa di Remus... se poi
è
accennato sul serio da qualche parte - purtroppo non ricordo bene tutti
i pochissimi accenni della loro infanzia -, ben venga; vorrebbe quindi
dire che non ho scritto una boiata colossale *Ride istericamente*
La fine fa pena, lo so, però volevo che sembrasse trasparire
il
rammarico di Sirius per l'aver avuto ragione riguardo l'allontanarsi di
Remus.
Critiche e commenti sono ben accetti.
Spero
comunque che la storia vi sia in qualche modo piaciuta.
♥
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