WINTER’S TALE
Capitolo 1
The neverending story
*
Sembra che anche quest’anno
la preside Sinistra abbia preso accordi con l’Accademia di Alchimia e
Pozioni di Londra per tenere un corso pomeridiano di Pozioni Avanzate per gli
studenti del sesto e settimo anno.
L’Accademia di Alchimia e
Pozioni di Londra ha sfornato Pozionisti tra i più celebri di sempre; pertanto
è un onore che, per il terzo anno consecutivo, la nostra scuola abbia
indetto un concorso per permettere a un gruppo selezionato di dodici studenti
di frequentare le lezioni tenute da Alaric Jigger in persona, presidente
dell’Accademia. Se le prime indiscrezioni sono veritiere, la prima prova
teorica si terrà la prossima settimana. La seconda, quella pratica,
sarà in data ancora da stabilirsi. Al termine del corso si terrà
una prova finale, e il vincitore del primo premio riceverà un attestato
firmato dal dr. Jigger.
Come di certo ben ricorderete, il
vincitore dell’anno scorso è stato Emmett Cross, già da
quest’anno allievo nell’ambitissima Accademia di Medimagia,
nonostante i pronostici che vedevano come vincitrice Rose Weasley,
incredibilmente superata dal primo posto di Emmett e dal mio secondo posto. Ci
auguriamo che quest’anno Rose sia più fortunata.
Vi terrò aggiornati con
qualunque novità nel prossimo numero.
June Dee, Daily Hogwarts,
15 ottobre
*
- Giuro solennemente di non avere buone intenzioni. –
Albus colpì il foglio di
pergamena con la punta della bacchetta, e subito cominciarono a tracciarsi
sulla mappa i profili dei corridoi di Hogwarts con relativi abitanti.
Per lo più, il castello al
di fuori dei Dormitori sembrava deserto, a parte i Caposcuola di turno per la
ronda e una coppia di ragazzi imboscati in qualche aula vuota. Nel rettangolo
che raffigurava l’ufficio di Horace Lumacorno, professore di Pozioni, tre
targhette recavano scritti tre rispettivi nomi: Albus Potter, Rose Weasley,
Scorpius Malfoy.
- Ricordatemi come avete fatto a
trascinarmi fin qui – si lamentò Rose, nel tentativo di non
pestare i piedi di qualcuno dei due compagni sotto il Mantello
dell’Invisibilità, impresa non del tutto semplice considerate le
stature notevoli di tutti e tre.
- Piantala di fare la Santa
Vergine Immacolata – disse Scorpius. – Come se l’idea non
fosse stata tua. –
- Quando ho detto che volendo
non sarebbe stato troppo difficile entrare nell’ufficio di Lumacorno e
prendere le domande del test, stavo scherzando. –
- Sei stata tu a dire che non era
equo che la Baker avesse già le domande del test e noi no. –
- E’ stato Al a dire che
James gli aveva lasciato la Mappa e il Mantello e, tra l’altro, sei stato
tu a minacciare un Ravenclaw del primo anno pur di farmi scendere da
quella fottuta torre per seguire Al e te. –
- Volete fare un po’ di
silenzio voi due? – li riprese Albus. – Non riesco a concentrarmi .
–
- C’è poco da
concentrarsi, prendiamo questi test e andiamocene prima che ci scoprano –
gli fece fretta Rose.
- Certo non ti importava tanto di
essere scoperta nelle tue incursioni notturne quando andavi con Sheldon
nell’aula vuota di Incantesimi per scop…
-
- Malfoy! –
- Volete darci un taglio? –
li interruppe di nuovo Albus. – Scorpius, tu controlla nei cassetti della
scrivania. Rosie, guarda in mezzo a quelle cartelle
lì sul tavolo… -
Di fronte alle disposizioni di
Al, dettate in quel tono così candido e fermo da lasciar presagire che
qualsiasi possibilità di diniego non era contemplata, Rose e Scorpius
cominciarono a cercare.
Era partito tutto da quando la
preside Sinistra aveva annunciato che, come ogni anno, si sarebbe tenuto, per
gli studenti che avessero conseguito almeno i G.U.F.O., la possibilità
di partecipare a due prove selettive per decidere chi, tra gli studenti del
settimo e del sesto, avrebbe potuto prendere parte al corso di Pozioni Avanzate
tenuto dal celebre Pozionista Alaric Jigger, attuale direttore
dell’Accademia di Alchimia e Pozioni di Londra.
In seguito, Rose aveva origliato
– secondo Scorpius – o era stata impossibilitata a non ascoltare
quello che le sue compagne di Dormitorio si dicevano – secondo lei
– ma era in ogni caso venuta a sapere che la sua rivale di sempre, June
Baker del Gryffindor, era riuscita a sapere in anticipo le domande del test al
quale sarebbero stati sottoposti nei giorni successivi.
Memore di come June l’aveva
spudoratamente, illegalmente e ingiustamente superata l’anno precedente
alla prova finale del corso di Pozioni, l’idea che potesse farlo di nuovo in effetti un po’ la turbava.
E quella di intrufolarsi in piena
notte nell’ufficio di Lumacorno per scoprire le domande in un certo senso
forse un pochino l’aveva
sfiorata, ma la colpa restava comunque di Al e Scorpius.
- Trovato niente? – chiese
Albus, lo sguardo che saettava dallo scaffale che stava rovistando alla Mappa.
- Nulla. –
- Nulla neanche io. –
Al
sbuffò. Barare non era mai stata una sua priorità, ma una
volta che c’erano, tanto valeva prendere quelle domande e farla finita.
Apparteneva all’irritantissima scuola di pensiero del “o si fa bene
o non si fa per niente”, che era tutta una diretta conseguenza di una
determinazione e di una pignoleria che onestamente nessuno della sua famiglia
ancora capiva da chi potesse aver ereditato.
- Ehi, guardate qui! –
esclamò d’un tratto Scorpius, con Rose pronta a tappargli la bocca
con le mani con sguardo omicida e il preciso intento di farlo secco se avesse
osato alzare così tanto la voce un’altra volta.
- Che c’è? –
fece Al, avvicinandosi agli altri due.
Scorpius, chino su un vecchio
baule dalla serratura rotta che il professore aveva lasciato marcire dentro un
armadietto, aveva tirato fuori alcune fotografie. Tra queste, ne aveva trovata
una, recante dietro la data marzo 1996 che ritraeva Lumacorno col suo vecchio gruppo di
pupilli.
- Quella è mia madre
– disse subito Rose, strappando di mano la foto a Scorpius.
E non c’era solo Hermione
Granger. Subito accanto al prof c’era Harry, poi Hermione e accanto
ancora Ginny. Poterono individuare altri volti familiari, Albus fu rapido nel
scorgere il giovane professor Paciock, col volto quasi nascosto dalla faccia di
un ragazzo che Scorpius riconobbe subito come Zabini, un vecchio compagno di
scuola di suo padre.
- E quello dovrebbe essere il
signor Belby, lavora al Ministero, me l’ha presentato mio padre –
disse Scorpius.
- Il padre di Jenna? –
domandò Rose, ricordando la svenevole biondina che frequentava Gryffindor
al loro stesso anno.
- Esatto. –
Restarono a guardare la
fotografia ancora alcuni istanti. Al e Rose ne erano entusiasti, Scorpius
tornò a cercare le domande, facendosi subito in disparte. Non che
evitasse di parlarne, ma in genere non gli piaceva ricordare dei tempi di
Hogwarts dei loro genitori. Albus e Rose ne capivano facilmente il
perché, del resto nonostante la loro amicizia il signor Malfoy e i
genitori di Al e quelli di Rose continuavano a non salutarsi se non per affrettati
cenni del capo di pura formalità e cortesia alla stazione di King’s Cross a settembre e a giugno, ma nulla di
più.
D’altro canto, a Rose e
Albus piaceva guardare le vecchie foto dei loro genitori. Sembrava così
strano, a vederli adesso, con tutti loro impegni, le loro responsabilità,
gli articoli del Profeta che ogni tanto ancora parlavano di loro,
pensare che una volta fossero stati studenti. L’Hermione della fotografia
sembrava la copia esatta della Rose diciassettenne, fatta eccezione per gli
occhi, ben diversi da quelli azzurri di Rose – unico tratto che la
ragazza sembrava aver ereditato dal gene Weasley, insieme a un’innata
bravura negli Scacchi – e anche Al, come tutti non mancavano mai di
fargli notare, era un Harry Potter in miniatura.
Notando che Scorpius si teneva
ancora in disparte, Rose fece segno ad Al di mettere via la foto, ma
anziché riporla nel baule Albus se la infilò in tasca e insieme
alla cugina continuò a cercare.
Non ci volle ancora molto prima
che Rose, dopo una svariata serie di Accio
rivelatisi del tutto inutili, scovò le copie delle domande del test di Pozioni
nel cassetto di un mobile in legno accanto alla finestra. Abbandonando tutto
quel che avevano in mano, Albus e Scorpius si precipitarono da lei.
- Prendi una copia e andiamocene
– fece subito Scorpius, avventato come suo solito.
- Vuoi scherzare, Lumacorno se ne
accorgerebbe – obiettò prontamente Al. – Geminio – scandì poi,
puntando la bacchetta contro una delle copie del test. Quella si
duplicò, e Rose afferrò la copia tenendola stretta.
- Andiamo? – disse quindi
la ragazza, ma arrivò appena a finire di parlare che con un gridolino
acuto lasciò andare i fogli sul pavimento, osservandosi i palmi delle
mani ustionati.
- Scema, dovevi pensare che
fossero protetti in qualche modo – le disse Scorpius, prendendole le mani
per valutare la gravità della ferita.
- Ricordarmelo prima no, eh?
–
- Silenzio! –
bisbigliò Albus, facendoli tacere entrambi. Tutti e tre tacquero, giusto
in tempo per sentir risuonare un rumore di passi lungo la scala a chiocciola
che portava all’alloggio del professore.
- Cazzo – imprecò
Malfoy, mentre con un incantesimo di levitazione prendeva i fogli che Rose
aveva lasciato a terra, prima di trascinarla per un braccio verso la porta.
Allo stesso modo, Albus rimise a posto le copie originali, poi afferrò
velocemente Mappa e Mantello e uscito di corsa dalla stanza si affrettò
a coprire tutti e tre.
- Veloce! – fece, dopo
essersi chiuso la porta alle spalle con un tonfo forse troppo rumoroso, e poi,
correndo via, i tre ragazzi si allontanarono lungo il corridoio, consapevoli
che in quel modo sicuramente almeno i loro piedi si sarebbero visti al di fuori
del Mantello dell’Invisibilità.
Guidati da Scorpius, che aveva
una conoscenza dei corridoi e dei passaggi segreti del castello da far invidia
a James Sirius Potter in persona, si avviarono verso il bagno delle ragazze,
sperando di non trovarvi il fantasma di quella ragazzina lagnosa.
Una volta dentro, Al mise via il
Mantello, mentre Rose, tra un gemito e l’altro, andava a sedersi per
terra, vicino ai lavandini. Malfoy le si mise accanto, Albus invece diede il
via ad alcuni tentativi di eliminare l’incanto protettivo dalla loro
copia del test.
- Ci vorrebbe una lozione al
bubotubero - disse Malfoy, tirando
fuori le sue conoscenze da Pozionista dilettante. – Noi dovremmo averne
ancora in camera, eh, Al? –
- A meno che Charles non
l’abbia finita l’altra volta per curarsi l’acne. Era
disperato – rispose l’amico, che finalmente era riuscito a
disincantare le domande del compito. Cominciò a sfogliarle pagina per
pagina.
- Acne? – ripeté
Rose perplessa. Pensò a Charles Nott, ai suoi vestiti di ottima fattura,
ai capelli sempre in ordine e alla pelle morbida e splendida per le mille cure
che gli dedicava.
- Colpa di una ragazzina –
spiegò Scorpius. – Deve avergli scagliato contro qualche
maledizione da quattro soldi scovata su Strega Moderna. Aveva scoperto che
oltre a lei si faceva anche la sorella. –
Con un incantesimo cercò
di alleviare le ustioni sulle mani di Rose, con risultati non
troppo brillanti. Lei intanto continuava a lamentarsi, ostentando
un’espressione devastata come la migliore delle eroine tragiche.
- Sento che non potrò
più tornare a scrivere – disse, melodrammatica.
Albus, come era solito fare,
altrimenti sarebbe di certo impazzito, li ignorò entrambi.
- E’ una cazzata –
disse, riferendosi al compito. – Domande semplici, molto generiche,
è sufficiente una conoscenza di base che qualunque pivello del quinto
potrebbe avere. –
- Così parlò il
prodigioso Albus Potter, futuro Alchimista – lo prese in giro Scorpius,
scimmiottando la voce di Lumacorno ogni volta che si vantava di Al durante i
party di quel suo ridicolo circolo di secchioni.
- Da’ un po’ qua
– disse Rose al cugino, che passò i fogli a Scorpius visto che lei
non era ancora in grado di toccare nulla senza strillare dal dolore come una
ragazzina.
- Beh, la Baker potrà
anche superare questa prima selezione teorica, ma non quella pratica –
rifletté Rose; la sconfitta dell’anno precedente le bruciava
ancora.
In realtà, non è
che quel corso di Pozioni Avanzate le interessasse così tanto. Lo scopo
del corso era quello di ottenere un attestato utile per chiunque avesse voluto
iscriversi, dopo Hogwarts, a qualche Accademia di Medimagia o Pozioni, che
erano molto selettive nella scelta dei propri studenti. Rose non aveva ancora chiaro cosa avrebbe fatto dopo la scuola; intraprendere gli
studi per diventare Auror, come aveva fatto Dominique, che aveva sostenuto i
M.A.G.O. l’anno precedente, non le interessava, né tantomeno
voleva studiare Magisprudenza e diventare avvocato come sua madre.
L’unica cosa che voleva, al
momento, era superare June Baker una volta per tutte.
Dal canto suo, June Baker voleva
vincere solo per fare un torto a Rose. Un documento che testimoniasse la sua
assai dubbia bravura in Pozioni sarebbe servito a poco per la brillante
carriera di giornalista della Gazzetta
del Profeta alla quale aspirava.
- Dite che Lumacorno ci sta
ancora cercando? – domandò Rose.
- Un po’ di rumori e una
porta che sbatte non l’avranno preoccupato
più di tanto – disse Scorpius. – Da un po’ di tempo ha
preso l’abitudine di accompagnare le sue serate con un buon Idromele, non
penso che sospetti qualcosa. –
- Lo spero bene, perché io
sto per tornarmene nei sotterranei – disse Albus, tirandosi in piedi.
- Vieni con noi? – chiese
Scorpius a Rose. – Ti passo la lozione al bubotubero. –
Rose si alzò in piedi e si
sistemò le pieghe della gonna della divisa. – Posso farmene dare
un po’ in infermeria domattina. –
- E con quale scusa? Dai, Weasley, vieni. –
Insistette tanto che alla fine
Rose accettò. Si nascosero di nuovo sotto il Mantello, prezioso alleato
di cui Albus vantava ormai il monopolio visto che James aveva finito con la
scuola l’anno prima, e dopo aver controllato sulla Mappa che la via fosse
libera, si avviarono verso la Sala Comune di Slytherin.
*
Pur essendo una Ravenclaw, per
Rose Weasley quella non era certo la prima volta che entrava nella Sala Comune
degli Slytherin. Fin dal primo anno, i suoi migliori (ed unici) amici erano stati
di quella Casa, e quindi aveva finito con il conoscere la parola d’ordine
e col frequentare i sotterranei quasi quanto la Torre
di Ravenclaw. Del resto, una tale vicinanza con i membri di quella Casa aveva
finito con l’indisporre in primo luogo i Gryffindor, che in nome
dell’infinita diatriba tra Slytherin e Gryffindor avevano finito col
riservarle lo stesso atteggiamento che usavano nei confronti dei rivali
storici, e in secondo luogo le sue compagne di dormitorio, che non vedevano di
buon occhio la sua amicizia con gente assai poco raccomandabile come Malfoy,
Nott o la Dermott.
Poi c’era ovviamente
l’ala dei più conservatori degli Slytherin, che amavano la sua
presenza lì, o al loro tavolo in Sala Grande a colazione, allo stesso
modo in cui avrebbero amato quella di un Vermicolo nella loro insalata. Rose
cercava di non farci troppo caso, limitandosi a frequentare gli ambienti
Slytherin solo in orari in cui questa era del tutto desolata (tarda notte, come
quel giorno), in compagnia dei suoi due migliori amici (Scorpius e Albus) e in
casi di estrema necessità (trame e complotti).
Di certo se non fosse stato per
Albus, Rose aveva una vaga idea che i suoi, suo padre e suo fratello in primis,
le avrebbero apertamente vietato di frequentare gente simile. Solo il fatto che
un ragazzo come Al fosse stato smistato in quell’infima Casa aveva
concesso a Ron Weasley il margine del dubbio, che in fondo non proprio tutti
gli Slytherin fossero gente immonda. Quanto a sua madre, anche se non lo diceva
mai, Rose sospettava che neanche lei amasse troppo l’idea che il migliore
amico della sua bambina fosse il figlio di Draco Malfoy.
Rose non poteva farci nulla. Non trovava che i ragazzi Slytherin fossero tanto pessimi come
tutti dicevano, e aveva imparato anche a trovarsi in un certo modo a suo agio
tra di loro. Non che credesse che il Cappello, al primo anno, avesse dovuto
spedirla a Slytherin, anzi era fiera di essere una Ravenclaw e lo stesso
Cappello non aveva esitato più di un paio di secondi nello smistarla lì.
Rose cercava quindi di convivere
con i pregiudizi che gli altri solitamente nutrivano nei suoi confronti quanto più serenamente possibile. Come diceva sempre
quell’idiota narcisista di Charles Nott, io ho me stesso, e mi basto da solo.
- Va meglio? – le chiese
Malfoy, applicandole la lozione sulle mani. Erano seduti sui divanetti in
pelle, di fronte un camino dalla fiamma molto debole. Ormai erano quasi le due
del mattino, e tra poco più di sei ore avrebbero avuto lezione.
Rose annuì. Le bruciature
sulla sua pelle andavano svanendo a poco a poco, e anche il dolore era passato
quasi del tutto. La lozione dovette agire solo alcuni minuti prima di fare
totalmente effetto, e Rose poté tornare ad aprire e stringere i pugni
senza sentire un fastidio indicibile.
- Dovrei tornare al mio
dormitorio – disse Rose.
- E’ tardi –
intervenne Albus. – Puoi dormire in camera con Eliza e le altre –
suggerì.
- Se Lumacorno ha sentito
qualcosa, potrebbero mandare qualche professore a controllare che gli studenti
non siano fuori dalle camerate. Preferirei non correre il rischio, sai. –
Al allora le diede la Mappa e il
Mantello. – Come preferisci. –
Rose prese tutto, ringraziando il
cugino con un gran sorriso, uno di quelli che riservava solo a lui e pochi
altri. Si sporse verso Scorpius, salutandolo con un bacio sulla guancia, e dopo
essersi avvolta per bene nel Mantello dello zio Harry uscì.
Arrivare alla Torre di Ravenclaw
non fu difficile. Evidentemente, come aveva detto Scorpius, l’Idromele
aveva davvero dato alla testa a Lumacorno. A parte i soliti fantasmi, non
c’era nessuna particolare sorveglianza tra i corridoi del castello, e in
ogni caso, dopo sette anni di uscite illecite Rose aveva capito come
destreggiarsi nella scuola eludendo il controllo dei professori.
Si tolse il Mantello solo quando
fu al sicuro, nella sua camera. Le sue compagne di stanza sembravano dormire
tutte, così Rose piegò per bene il Mantello e lo infilò
dentro il suo baule, lontano dai perfidi artigli di Calliope, la gatta bianca
della Ravenclaw che dormiva nel letto più vicino al suo. Non si
infilò nemmeno il pigiama, aveva troppo sonno, si limitò a
togliersi le scarpe e così com’era si mise sotto le coperte.
Ricordandosi di aver lasciato la Mappa del Malandrino sul comodino, si
allungò verso di questo e puntò la bacchetta verso quello che
presto sarebbe diventato solo un apparentemente inutile foglio di pergamena.
- Fatto il misfatto.
–
***
[*] Per il ruolo di Preside di Hogwarts ho
optato per Aurora Sinistra, professoressa di Astronomia ai tempi di
Harry.
[**] Secondo HP Lexicon, ma
anche sulla base della lista dei libri di testo del primo anno di Harry nella
Pietra filosofale, Arsenius Jigger è l’autore di Infusi e
Pozioni Magiche. Alaric Jigger, personaggio inventato, è suo nipote.