Schema:
Nick:
Bethpotter, sia sul forum sia su efp
Titolo:
prima della tempesta
Rating:
verde
Genere:
triste, malinconico
Personaggi:
Frank Paciock, Alice Paciock,
Neville Paciock, Augusta Paciock (allusione ad altri personaggi minori)
Avvertimenti:
one shot
Pairing:
Frank/Alice
La
quiete prima della
tempesta
By
Bethpotter
La
guerra è finita. Io mi sto aggirando per
i corridoi di Hogwarts, nel tentativo di aiutare maldestramente gli
ultimi
rimasti.
Ieri,
il 3 maggio, ci sono stati i
funerali. Il piccolo Teddy, in braccio ad Harry, dormiva tranquillo.
Sembra
l’unico ignaro di quello che sia
successo. Non sa ancora cos’è
capitato
ai suoi genitori.
Ormai
se ne sono andati quasi tutti. Harry,
Ron ed Hermione stanno cercando di dare una mano come possono insieme a
vari
membri dell’ES e dell’Ordine.
“Eccoti.”
La voce di mia nonna mi fa
voltare. È lì in piedi, che mi fissa con quei
suoi occhi dannatamente vivi.
Occhi azzurri, troppo azzurri per essere definiti celesti.
“Devo
mostrarti una cosa che riguarda tua
madre e te. Perché tu abbia la forza di affrontare quello
che c’è ancora nella
tua vita.” All’inizio, penso che si riferisca ad un
ricordo come ad un
qualcosa, un oggetto che ricordasse mia mamma. Poi capisco che doveva
riferirsi
ad un pezzo della sua memoria.
“I
Guaritori hanno tolto a Frank ed a Alice
alcuni loro ricordi. Avevano paura che, se avessero avuto degli sprazzi
di
lucidità, avrebbero attentato alla loro vita.”
Spiega con franchezza quasi
brutale la nonna.
I
miei genitori mi sono sempre mancati. È
terribile l’averli ed il non poterli vedere. A volte mi trovo
ad invidiare
Harry perché almeno, lui i suoi genitori non li vede distesi
su un letto mentre
vaneggiano di draghi e fatine che compaiono loro davanti agli occhi.
“Andiamo,
ragazzo.” La nonna mi incita a
muovermi. Ci dirigiamo, inconsapevolmente, nell’Ufficio di
Silente. Dovrei
chiamarlo l’ufficio della Mcgranitt, perché ormai
la preside è lei. Però per me
resta e resterà sempre l’ufficio di Silente.
La
nonna si avvicina ad un armadietto. Ne
estrae un bacile in pietra, con delle rune incise sopra.
Dev’essere il
famigerato Pensatoio di cui Harry mi ha raccontato, una volta. Guardo
mentre
Augusta si sfila una boccetta di cristallo dalla tunica e vi versa
quelli che
presumo siano ricordi.
Sono
fili d’argento. Il pensiero che quelle
memorie appartengono a mia madre un po’ mi incuriosisce, un
po’ mi fa tanta
tanta paura.
Mi
accosto al bacile.
“Verrai
con me?” Guardo la nonna,
supplichevole. Alla fine lei annuisce.
“Accostati.”
Dice. Ormai potrei toccare la
pietra del bacile. La nonna mi fa segno di chinare il capo. Ormai io ed
i
ricordi siamo vicinissimi.
Penetro
la superficie trasparente e vi
piombo attraverso. È strano, stranissimo.
Sono
in un cortile delimitato da un bellissimo
roseto. Dev’essere una mattina d’autunno appena
accennato, quell’inizio di
autunno che si distingue a malapena dall’estate. Quando le
foglie non
rosseggiano ancora, e si può restare sdraiati sul prato
senza temere il freddo
o l’umidità.
Dietro
di me c’è una graziosa casetta color
pesca. L’ho già vista in alcune fotografie.
È il piccolo cottage in campagna
dei miei genitori, quello che Bellatrix Lestrange ed i suoi hanno
bruciato
prima che i membri del Ministero li fermassero.
Ho
passato in quella villetta il primo anno
della mia vita. E di quell’anno io non ricordo nulla. Ho solo
un esiguo
mucchietto di fotografie che testimoniano il fatto che io in quella
casa, con i
miei genitori abbia realmente vissuto.
Sento
la voce di una donna che canta a
labbra chiuse. Penso sia una ninnananna infantile.
Mi
dirigo verso la fonte di quel canto
delicato e tenero. Ed eccola lì, mia madre.
Il
vederla mi provoca un senso
d’eccitazione. L’ho già osservata nei
ritratti di famiglia, certo. Ma qui
sembra davvero reale.
Avrà
sì e no venticinque anni, credo. I
capelli sono boccolosi e biondissimi, sciolti sulle spalle.
In
braccio tiene un fagottino celeste. Quel
fagottino sono io.
Lei
mi sembra bellissima. Ha le guance rosse e paffute ed i
lineamenti
morbidi di chi ha appena finito la gravidanza.
Sorride,
di quel sorriso pieno d’amore e
tranquillità che vedo nella mamma di Ron e in qualsiasi
altra mamma.
“Dormi
Neville, dormi. Fra poco papà sarà
in casa. Dovrebbe finire il turno dell’Ordine a
breve.” Parla con dolcezza, con
la voce cantilenante tipica delle mamme quando si rivolgono ai bambini
piccoli.
Io,
il me bambino intendo, gorgheggio
e sgrano gli occhioni. Solo adesso
mi rendo conto di come il celeste dei miei occhi sia uguale a quello di
mia
mamma.
“Ghe
ghe, gne gne.” Alzo i pugnetti paffuti
verso il viso di mia madre.
La
nonna, a fianco a me, mette
una mano sulla mia. Capisce sempre
quando qualcosa mi emoziona e questo ricordo mi sta toccando davvero
tanto.
“Bravo
Neville, bravo. Fa’ i tuoi versetti
che fra qualche mese dirai mamma.” Dice Alice. La sua voce
vibra di tenerezza e
lascia che io le prenda i capelli giocherellandovi.
Penso
tristemente che lei, per fortuna,
credo sia riuscita a sentire che la chiamavo
“mamma”. Dopotutto avevo più di un
anno quando Bellatrix ha deciso di distruggere per sempre la mia
famiglia.
Un
debole “pop” mi distoglie dai pensieri
mesti. Mio padre è appena apparso accanto ad Alice.
Ha i
capelli scuri e folti, pettinati
all’indietro. Gli occhi sono azzurrissimi come quelli della
nonna.
“Ciao,
campione.” Mi
prende dalle braccia di Alice e mi alza al
cielo, come il suo piccolo trofeo.
Il me
neonato inizia a emettere gridolini
di gioia e si lascia coccolare.
Poi
mio padre si china su sua moglie. Le
posa un bacio leggero fra i boccoli, e le sussurra:
“Nessun
nuovo attacco per oggi, sta’
tranquilla che la guerra finirà presto.”
Il
viso di lei si rilassa e le si spalanca
un sorriso delizioso.
Abbraccia
mio padre, poi mi riprende in
braccio.
“Questo
bambino non dovrà vedere mai la
guerra, vero Frank?” Chiede lei accarezzandomi i capelli.
Mio
padre la prende per la vita.
“No,
Alice. Noi non lo permetteremo. Finché
potremo, noi combatteremo per lui e per tutti gli altri bambini. Pensa
al
piccolo di Lily e James, nato appena un giorno dopo il nostro. Pensa
alla
sorella di Gideon e Fabian, che ha tanti bimbi per casa. Noi
combatteremo per
quei bambini e per il nostro campione. Ed ora vado a prendere qualcosa
da
mangiare per noi. Colazione all’aperto oggi.” Le
lacrime mi scendono silenziose
lungo le guance.
La
nonna me le asciuga con un fazzoletto
che ha tirato fuori chissà da dove.
È il
suo modo rude di starmi vicino, sempre.
“l-loro
hanno combattuto finché hanno
p-potuto.” Balbetto incerto fra i singhiozzi.
“Sì,
Neville. Ti garantisco che i tuoi
genitori sarebbero orgogliosi di te.” Mi assicura lei, con
dolcezza.
“Dici
davvero? Io non ho ucciso Voldemort,
io non ho distrutto gli Horcrux.” Cerco di dire.
“Tu
hai combattuto per Hogwarts e per i
tuoi genitori. E, se non ricordo male, un Horcrux lo hai distrutto
anche tu.”
Commenta lei.
Intanto
il ricordo continua. Siamo rimasti
io e mia madre, fuori in cortile.
Lei
mi culla contro al seno con fare
materno. Ha ripreso la nenia, ed io mi sto placidamente addormentando.
Guardo
quella scena e penso che il bambino fra le braccia di quella donna sono
io. O
meglio, sono stato io.
Non
ho alcun ricordo dei miei genitori
quando ancora erano normali. La parola normali fa troppo male al cuore
per
poterla pronunciare ad alta voce.
Però
so che ora ho reso felice la mamma. So
che, se solo potesse comprendermi, mi guarderebbe con occhi fieri e mi
direbbe
che sono stato grande. Non sono mai stato una persona che riconosce i
propri
meriti, ma ora sono fiero di me.
********
Note:
Questa
storia si è classificata quinta al “festa
della mamma contest”, indetto da santa Eruanne che mi ha
permesso di sfornare questa
cosa.
Ne
vado particolarmente fiera, strano ma vero.
Sarà
che ha dormito nel mio pc troppo a lungo,
ma ho deciso di pubblicarla.
Riporto
il giudizio della giudicia, anche se
gli errori di grammatica sono stati corretti.
Quinta classificata: La
quiete prima della tempesta di Bethpotter
Grammatica e sintassi 18.25/20
Stile 14.75/15
Originalità della trama 15/15
IC e caratterizzazione 15/15
Attinenza col tema 10/10
Parere personale 5/5
Totale 78/80
Testo
nascosto - clicca qui
Questa mania di
volermi fare commuovere a ogni costo è l'unica cosa che non
mi è piaciuta del
contest u.u
Anche questa storia ha avuto una forte carica emotiva su di me (ma
penso che
colpirebbe anche la persona più insensibile del mondo): un
momento come quello
che hai raccontato tu tra Neville e Alice è veramente una
cosa da togliere il
fiato. Sei stata veramente brava a descrivere tutto nei minimi
particolari
senza risultare pesante o ripetitiva; hai reso tutto come se si fosse
trattato
di vivere su una nuvola, cioè leggero e senza tempo. Molto
brava, davvero.
Però, e qui arriviamo alle dolenti note, ho trovato un paio
di errorini che ti
hanno penalizzata: primo tra tutti il tempo verbale sbagliato dopo
poche righe,
perché hai narrato tutta la storia al presente e hai
infilato un passato remoto
dove non c'entrava e non ci stava minimamente. Altro errore che non ho
potuto
fare a meno di contare è stato il cognome sbagliato della
McGranitt, sia perché
mancava una maiuscola sia per una "t" in meno. Forse mi considererai
pignola, però quando si tratta di nomi nel Potterverse
divento veramente
incontentabile se non sono scritti nel modo corretto.
Altro errore, poi, e qui penso proprio sia una distrazione,
è il
"Peròper" che hai scritto tutto attaccato, capisco
perfettamente la
scrittura veloce, perché spesso anch'io non lascio gli spazi
o inverto le
lettere, infatti ti è costato solo 0.25 punti.
Lo stile ha 0.25 di meno dal "top" perché ho trovato una
virgola di
troppo in un punto che rende difficile la comprensione di una frase. A
parte
questo, il tuo stile è sempre molto fluido e ricco e io lo
apprezzo sempre
tanto.
La caratterizzazione mi è piaciuta particolarmente,
soprattutto trovo che tu
abbia toccato un punto del carattere di Neville che difficilmente
è trattato e
che, la maggior parte dei fanwriter, tratteggia con
superficialità, togliendo
dignità al personaggio e alla situazione. Ho già
detto che la storia mi è
piaciuta veramente molto (unica nota: avresti potuto spiegare un po' di
più
come Augusta potesse sapere dove si trovasse il Pensatoio, anche se,
forse,
questo sarebbe stato più indicato per un narratore
onnisciente, più che per un
narratore in prima persona), l'ho trovata estremamente originale e
attinente al
tema del contest.
Ti faccio i miei complimenti e, mi raccomando, non guardare la
posizione in
classifica, la tua storia meritava di stare più su, peccato
per quegli errorini.
Baci
Beth
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