Sabato, 13 agosto 2016
Non appena sento il campanello suonare un paio di volte come solo una
persona sapeva fare, tento di alzarmi dal divano, una cosa
semplicissima, peccato che sono più di otto mesi che mi
porto dietro una pancia enorme che mi fa persino perdere l'equilibrio.
Apro la porta d'entrata e, con un pulsante, anche il cancelletto,
aprendo al temibile trio: Elisabeth, Alice e Vittoria. Quando mi
raggiungono mi stritolano un in abbraccio, facendo attenzione al
pancione.
- Allora, come stai? - mi domanda Vittoria, accarezzandomi la pancia.
- Ormai i nove mesi sono scattati, ma questi due proprio non vogliono
saperne di uscire -
Eh sì, proprio così! Sono due. Presto
avrò due paffutissimi e pacioccosi bambini da ricoprire di
baci e di tantissime coccole. Ho 26 anni per niente. Mi sono
rincitrullita diventando vecchia, si é notato? Comunque,
ancora ricordo il primo appuntamento con la dottoressa Rossi. Quella
era pazza forte...
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Dopo una bella
stritolata di mano la dottoressa Rossi mi fa sedere su una comoda
poltroncina e mi osserva. La dottoressa è molto
più bassa di me, forse è alta un metro e
cinquanta, ha i capelli castani tenuti abbastanza corti e sparati in
tutte le direzioni, gli occhi dello stesso colore e, in quel momento,
li teneva socchiusi per osservarmi dall’alto in basso.
- Lei è
Angelica? -
Annuisco semplicemente.
- Beh, può
dirmi i sintomi che accusa? -
- Sono diverse settimane
che ho una nausea tremenda e...-
- E poi vomita -
Ma questa donna legge
nella mente? - Sì e... -
- Subito dopo ha fame -
- Inoltre mi sento -
- Stanca - finisce la
donna al posto mio, incrociando le braccia al petto - Angelica, hai
considerato la possibilità di essere incinta? -
Cosa? No, non
può essere...ok può essere - No, ad essere
sincera -
- No? -
- Ho avuto molto da fare
ultimamente e non ci ho dato molto peso - rispondo.
- Possiamo scoprirlo in
neanche dieci minuti. Oppure può farlo comodamente a casa
con suo marito -
Faccio un respiro
profondo - Facciamolo -
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- Vedrai che nasceranno presto - mi rassicura Vittoria, riscuotendomi
dai miei pensieri.
Solo ora mi rendo conto di essere ancora sulla porta d'entrata, che
chiudo dopo aver fatto accomodare le tre amiche.
Elisabeth, dopo soli due anni di università, ha dovuto
lasciar perdere e sposarsi in fretta e furia con Sergio alla scoperta
di una gravidanza. Ora i due hanno una bellissima e terribile bambina
identica in tutto e per tutto alla madre. Vittoria si era da poco
sposata con il solito e premuroso Davide, con una cerimonia semplice,
con pochi invitati. La cena non la ricordo perché ero
leggermente stordita dalla sbronza presa la sera prima alla festa di
addio al nubilato con degli spogliarellisti niente male. Alice, la
pazza Alice, invece era ancora a piede libero e single: con Federico
non aveva funzionato, ma erano rimasti in buoni rapporti, ed ora
aspettava che il vero principe azzurro la trovasse.
- Il tuo adorato maritino? - mi domanda Elisabeth, accendendo la
televisione e cambiando velocemente i canali.
- Dovrebbe tornare tra poco -
Ok, non ve l’ho detto: mi sono sposata con Matteo. Mi
sembrava ovvio, non sono una che va in giro a fare figli con tutti.
È successo durante una vacanza a Parigi, dopo la mia laurea
in economia e commercio...
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Venerdì, 18 luglio
2014 - Ore 21.36
Parigi - Hotel Chambiges
Elysées
Dopo una cena al
ristorante, abbiamo girovagato per le vie della città, che
ormai, anche dopo due settimane, conoscevo a memoria, ed ora stiamo
passeggiando lungo le Champs-Élysées, sotto un
cielo stupendo cosparso di stelle, mano nella mano. Lancio un'occhiata
a Matteo e gli sorrido - Matteo? -
- So cos'hai in mente -
Lo fermo e gli getto le
braccia al collo, avvicinandomi alle sue labbra - Allora assecondami -
sussurro in tono malizioso - Non lo senti anche tu questo desiderio
sconvolgente? -
Matteo sospira ed alza
gli occhi al cielo - No, ma...torniamo all'hotel -
- Avanti Matteo, siamo a
Parigi! Cosa vuoi fare l'ultima sera di vacanza? -
- Non quello che hai in
mente tu -
- Ti prego! Toglimi
questa voglia! - esclamo con un sorriso - Fammi mangiare un bel gelato!
-
Lui sospira nuovamente,
rassegnato - Ok, hai vinto -
- Merci -
Dopo essere tornati
all'hotel abbiamo raggiunto la nostra camera e abbiamo entrambi
mangiato un bel gelato fresco, io al cioccolato e lui alla nocciola.
Finito di mangiare ci sediamo sul divanetto piazzato di fronte ad un
mobile in legno con un televisore appoggiato sopra. Matteo non smette
mai di fissarmi e gli lancio un sorriso - Che c'è? So che
non sono un granché i Griffin in francese ma é
sempre meglio di niente -
- Non era a quello che
pensavo - dice lui, ricambiando il mio sorriso - Stavo pensando ad
un'altra cosa, ad una cosa da chiederti -
Chiedermi? Cosa potrebbe
mai chiedermi? - E cosa vorresti chiedermi? -
Matteo si alza il piedi
e mi porge la mano per aiutarmi a fare lo stesso, dopodiché,
dopo aver spento il televisore, si inginocchia davanti a me tenendomi
la mano con la sua, mentre con l'altra afferra un piccolo cofanetto blu
- Angelica Vetra, c'è una cosa che avrei dovuto chiederti
tanto tempo fa - iniziò aprendo il cofanetto per mostrarmi
un semplice anello d'argento con un piccolo diamante incastonato sopra.
Non riesco né a pensare né a fare qualcos'altro.
Me lo sta chiedendo veramente?
- Angelica Vetra, vuoi
sposarmi? -
Non ci penso due volte
ed annuisco, con le lacrime agli occhi - Sì -
Matteo mi mette l'anello
al dito e mi sorride - La futura signora Dall'Angelo - dice alzandosi
di nuovo in piedi.
Gli salto al collo e lo
bacio con passione - Ti amo -
- Anch'io ti amo, ma ho
tanta paura...-
Lo guardo, inarcando un
sopracciglio - Perché? -
- Chissà
quanti soldi spenderai per il matrimonio -
Mi metto le mani sui
fianchi - Ah, é solo per questo? -
Lui annuisce e mi
avvicino al suo orecchio - Credo che ne valga la pena per la prima
notte di nozze, no? -
Matteo, a quella frase,
mi prende in braccio e mi butta sul letto - Allora é meglio
fare delle prove -
Mi sveglio
all'improvviso sperando che quello che era successo qualche ora prima
non fosse soltanto un sogno, e mi giro, osservando Matteo che dorme
come un bambino.
Guardo l'ora e mi alzo
in piedi, indossando il minimo indispensabile per coprirmi ed esco sul
balcone, appoggiandomi al muro con le braccia incrociate, ed osservo il
cielo ancora scuro tingersi di un lieve chiarore. Osservo per un
istante la Tour Eiffel spiccare sul paesaggio, poi abbasso lo sguardo
per osservare le poche persone per strada, alcuni che facevano jogging
e altri che portavano a spasso il proprio cane. Spero che nessuno
riesca a vedermi con solo la biancheria addosso.
- Ehi? -
Mi giro e guardo Matteo
che mi guarda a sua volta con un occhio chiuso e l'altro socchiuso -
Parli con me? -
- Sì.
Perché non vieni qui prima che la mia futura mogliettina
torni e ci scopra insieme -
Non riesco a fare a meno
di ridere e mi stendo di nuovo sul letto, accanto all'uomo - Tra
qualche ora andiamo a fare l'ultima colazione e poi dobbiamo preparare
le valigie -
- Ok -
- E sottolineo dobbiamo,
perché l'ultima volta... -
Matteo riesce a zittirmi
mettendosi sopra di me e baciandomi con passione.
Che stavo dicendo? Boh.
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Morale della favola: dopo la colazione avevo preparato le valigie e
lui, per ringraziarmi, mi ha tenuta occupata per un paio d'ore e
abbiamo perso l'aereo.
Comunque, ci siamo sposati il 4 dicembre 2014. Col cavolo che mi
sposavo d’estate! Che figura facevo se mi presentavo
all’altare bianca come uno straccio in pieno luglio? Ma,
fortunatamente, il giorno delle nozze ero decisamente più
scura del vestito bianco!
Malvagio vestito bianco 0 Angelica 1. Tiè.
Tutto questo grazie alla mia cara amica Elisabeth, che mi ha fatto da
testimone, che mi ha praticamente costretta a fare delle lampade.
Abbiamo comprato una casetta in mezzo al nulla più assoluto
e dopo più di un anno di matrimonio, lo scorso febbraio,
dopo la visita dalla dottoressa Rossi, puff: il miracolo della vita, la
storia dell’ape e del fiore o della cicogna.
Non smetterò di dire queste puttanate finché i
miei bambini non saranno abbastanza grandi per capire. Non ho
intenzione di scandalizzarli. Matteo l’ha presa abbastanza
bene a quanto ricordo...
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Matteo mi apre la
portiera dell'auto e mi fa accomodare, poi fece il giro e si mise al
volante.
- Sai...ho una sorpresa
- dico all'improvviso, guardando fuori dal finestrino. La
prenderà bene?
- Per me?-
- No, per Afrodite -
sbuffo voltando lo sguardo verso di lui.
- E che regalo puoi fare
al gatto? Non sa nemmeno cos'é un regalo -
- Matteo...- sussurro -
Certo che é per te, non é proprio un regalo,
diciamo pure una notizia -
- Me la dici ora?- mi
chiede il mio dolce maritino, con un sorriso sulle labbra.
- Tesoro siamo in tre
adesso -
- Ma certo che siamo in
tre - sussurra lui, mentre trafficava con la radio della macchina.
Eh? - Lo sai?
Com’è possibile?-
- Se la matematica non
é un'opinione...io, tu e Afrodite -
- Non sto parlando del
nostro gatto -
- E allora a cosa ti
riferisci? -
- Potresti rallentare
che magari inchiodi in mezzo alla strada? -
- Ma dai Angelica...-
- Ok, così a
bruciapelo...poi non ti lamentare...-
Silenzio.
- Allora?-
- SONO INCINTA! -
Matteo inchioda
all'improvviso in mezzo alla strada proprio come avevo previsto. Mi
giro verso di lui, un po’ preoccupata - Tesoro?- sussurro
appena, vedendo il marito immobile come una statua e con il respiro
affannato - Matteo? -
- Tu cosa? -
- Aspetto un bambino.
Aspettiamo un bambino - sussurro dolcemente accarezzandogli la guancia.
- Ma
é....fantastico!! -
Sorrido - Felice?-
- Non sono mai stato
più felice di così! E quando l'hai scoperto?- mi
chiede facendo ripartire la macchina.
- Questa mattina. Sono
andata all'appuntamento con la dottoressa e...puff...incinta -
- Un bambino...ti rendi
conto? -
Sorrido e torno a
guardare fuori dal finestrino - Ti rendi conto che mi verrà
una super pancia?-
- Oh ma tu sei bella lo
stesso -
- Con una pancia che
sembrerò una balena -
- Allora, quando avrai
una super pancia, sarà il giorno in cui troverò
sexy le balene -
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In quel momento pensavo che fosse soltanto un bambino, ma poi, alla
prima ecografia con la dottoressa Rossi, ne sono saltati fuori due e il
termine “super pancia” era decisamente appropriato
per la situazione. Matteo, alla notizia, aveva rischiato di avere un
infarto mentre io mi sono limitata a piangere come una deficiente.
- Hai uno stereo in camera tua? - mi domanda Elisabeth ad un tratto,
facendomi tornare alla realtà.
- No, ma dovrei averne uno nel ripostiglio. Puoi prenderlo ed
attaccarlo dove vuoi - dico - Ma a cosa ti serve? -
- Adesso lo scoprirai -
A quella risposta intuisco le intenzioni della rossa. Non dovevo dirle
dello stereo.
Elisabeth spegne la televisione e si alza in piedi, osservandomi in
modo diabolico. So già che quello che ha appena macchinato
la sua testolina pacata è sicuramente qualcosa di altamente
stupido ed imbarazzante, quasi quanto girare per strada e rompere i
finestrini delle macchine parcheggiate cantando “Carglass
ripara, Carglass sostituisce”. Ricambio il suo sguardo con
un’occhiata di ammonimento e provo ad incrociare le braccia
e, quando finalmente capisco che non riesco nemmeno a farlo, mi metto
le mani sui fianchi - Elisabeth Hall, dimmi esattamente cosa sta
sfornando la tua mente -
La rossa mi si avvicina lentamente, senza mai abbandonare il sorriso
diabolico sulle labbra, e mi prende le mani per aiutarmi ad alzarmi in
piedi - Adesso lo scoprirai -
Aiuto. SOS. Help. Che faccio adesso? Come posso sfuggirle stavolta?
Potrei mettermi ad urlare dicendo che mi si sono rotte le acque...non
male come idea!
- Se stai pensando di metterti ad urlare sbraitando in tutte le lingue
che ti si sono rotte le acque, abbandona subito ogni speranza
perché non ci casco -
Come non detto. Devo ammettere che alcune volte Elisabeth mi fa
veramente paura - Ti prego - inizio, facendo gli occhi dolci e
portandomi entrambe le mani alla grossa pancia - Abbi pietà
per una donna incinta -
- Stai tranquilla. Fidati di me -
Perché non ne sono tanto sicura? Perché penso che
voglia truccarmi come una prostituta e farmi cantare solo per fare il
video e metterlo su Youtube? Tanto non serve a niente pensare.
Già, perché in questo preciso istante Elisabeth
mi trascina su per le scale contro la mia volontà, mentre
Alice e Vittoria ci seguono senza fiatare.
- Eli, la povera futura mamma non dovrebbe fare sforzi - interviene
Vittoria e vorrei darle un bacio per aver tentato di fermare la furia
rossa - Insomma, è pur sempre incinta. Non ha quella pancia
per tutti i krapfen che ha mangiato ultimamente -
Ah, i krapfen...comunemente noti come “bomboloni”.
Almeno credo. Da piccola li chiamavo sempre così, poi ho
scoperto che si chiamano krapfen. Com’è strana la
vita!
- Grazie, Vittoria - dico come se fossi un robot. Sono
d’accordo con lei, ma non riesco a fare a meno di
ringraziarla con questo tono freddo.
- Ehi sto cercando di salvarti la pelle! -
- Mi hai fatto venire voglia di krapfen -
Elisabeth, intanto, continua a trascinarmi e, dopo aver recuperato lo
stereo dal “ripostiglio degli orrori” raggiunge la
stanza che divido con il mio adorato marito (sperando che torni presto
a casa per salvarmi da questo diavolo) e mi fa sedere sul letto,
mettendosi alla ricerca di una presa della corrente per attaccare lo
stereo.
Elisabeth, dopo aver esultato ed acceso lo stereo, estrae un cd,
visibilmente taroccato, e lo mette nello stereo - Li legge gli mp3? -
Ma che cazzo di domande fai? Siamo nel 2016, vuoi che vendano uno
stereo che non legge neanche gli mp3? - Non lo so -
- Sì, li legge -
- Ehi Angi! Non pensavo che avessi un colluttorio che si chiama
“L’Angelica”! - esclama Alice, mentre mi
si avvicina con due strani oggetti non identificati: un rossetto e
qualcos’altro di cui non so nemmeno il nome, forse fard o
ombretto. Boh. Riesco soltanto ad essere terrorizzata.
- Beh...è alla menta, chi se ne frega se io, Angelica, uso
un colluttorio che si chiama “L’Angelica”
-
- Devi ammettere che è strano forte! - urla ancora Alice,
afferrandomi la faccia e mettendomi il rossetto alla caz...ehm...alla
bell'e meglio.
La allontano immediatamente - Alice, sei una persona ricca di
prospettive. Ma se ti allontani da me, posso ammirarti in una
prospettiva migliore -
- Dai, lasciati truccare! -
- No! - esclamo mentre lei si riavvicina e cerco in tutti i modi di
oppormi, ma combattere contro Alice voleva dire perdere sin
dall’inizio.
Quando la mora finisce di truccarmi passa ad Elisabeth, facendole dei
segni rossi sulle guance come se fosse una giocatrice di football. La
rossa, per vendetta, trucca Alice come una Geisha che si è
appena svegliata.
- Ragazze, non penso sia una buona idea - insiste Vittoria, facendosi
piccola piccola sotto le occhiate delle due donne, che, dopo aver riso
per niente come due deficienti, si tolgono le scarpe e iniziano a
saltare sul letto, mentre dallo stereo esce la vecchia canzone di un
vecchio film: Burlesque. In poche parole, il burlesque è
l’arte di sedurre con un pizzico d’ironia. A parer
mio basta solo vestirsi da infermiera o da poliziotta e mostrare un
po’ le tette...mah.
It’s a cold and crazy
world that’s ragin’ outside
Well baby me and all my
girls are bringin’ on the fire
Show a little leg, gotta
shimmy your chest
It’s a life,
it’s a style, it’s a need, it’s Burlesque
EXPRESS, love, sex
Ladies no regrets
EXPRESS, love, sex
Ladies no regrets
Been holding down for
quite some time and finally the moment’s right
I love to make the
people stare
They know I got that
certain savoir-faire
Fasten up
Can you imagine what
would happen if I let you close enough to touch?
Step into the fantasy
You’ll never
want to leave, baby let’s give it to you…Why?
It’s a
passion, and emotion, it’s a fashion, Burlesque
It’ll move,
goin’ through you, so do what I do, Burlesque
All ladies come put your
grown up, boys throw it up if you want it
Can you feel me, can you
feel it? It’s Burlesque.
- Ma cosa diavolo ci fate sul mio letto?!?- urla qualcuno
all’improvviso, attirando l’attenzione di tutti.
Lancio un lungo sospiro alla vista di Matteo, sulla porta, con le mani
sui fianchi, che guardava Elisabeth ed Alice saltare sul letto,
truccate come delle transessuali, che cantavano la canzone successiva
del cd. Matteo indossa una camicia bianca con sopra una cravatta e un
paio di jeans lunghi e scuri benché sia agosto, ma deve
andare così al lavoro e io non mi lamento. È
così sexy con la camicia! Se non fossi incinta lo prenderei
e saprei cosa fare nel ripostiglio degli orrori.
- My umbrella! Ella ella ella eh eh vuoi una mortadella ella ella ella
eh eh no grazie preferisco la mozzarella ella ella ella eh eh con un
pò di salamella ella ella ella eh eh Matteo come sta tua
sorella ella ella ella eh eh ti regaliamo una padella ella ella ella eh
eh una proprio bella ella ella ella eh eh - urlano le due donne
all'unisono come se niente fosse.
Vittoria, ai piedi del letto, ancora in se e senza nemmeno un filo di
trucco da prostituta, mi si avvicina e mi fa alzare dal letto,
allontanandomi da quelle due psicopatiche - Io ho provato a fermarle
ma...- dice lei all'uomo.
- Non ti preoccupare - risponde Matteo, dandomi un bacio per salutarmi
quando sono al suo fianco - Come stai? -
- Voglio un gelato -
- Amore, tra un po’ esplodi a forza di mangiare gelati -
- Non me ne frega una mazza! -
Mio marito sospira e allenta il nodo alla cravatta - In cucina
c’è un’altra vaschetta di gelato -
Lo bacio e gli sorrido - Vai. Ci penso io a queste due -
- Sei sicura? -
Annuisco - Una volta ero una cacciatrice di demoni, ricordi? -
- Ma adesso non riesci nemmeno a raccogliere le cose che ti cadono per
terra -
-_-’’ Questa battuta dovevo immaginarmela - Vai a
prepararmi il gelato sennò mi arrabbio - dico, dando una
pacca sulla spalla a Vittoria - E tu vai a dargli una mano. Qui me ne
occupo io -
I due dopo aver alzato le spalle, si girano e mi lasciano sola con le
due psicopatiche - Voi due! - urlo con tutto il fiato che ho in gola,
superando il volume dello stereo ed attirando l'attenzione di Alice ed
Elisabeth, che smettono di saltare e mi guardano senza dire niente.
- Scendete immediatamente dal mio letto senza fare storie, andate a
togliervi quella cosa dalla faccia e datevi una calmata! Sono stata
chiara? -
Le due donne ghignano in modo diabolico e scoppiano poi a ridere. Solo
ora ricordo di avere un quintale di rossetto e altra roba sulla faccia,
e di certo sembro tutt’altro che seria. Vado in bagno,
proprio di fronte alla mia camera, e provo a togliermi quella roba
dalla faccia, nella speranza che sparisca completamente. Solo quando
non vedo nessun altro segno ritorno in camera, seria come non mai, e
punto l'indice contro le due donne - Scendete immediatamente, andate a
lavarvi la faccia e andate di sotto -
Le due, dopo un sospiro, scendono dal letto - Ok, mamma -
Mi metto le mani sui fianchi e le lascio passare e, dopo aver aspettato
che si pulissero il viso, le seguo al piano di sotto, in salotto, dove
Vittoria aveva già sistemato due coppette di gelato sul
tavolino di vetro.
Quando arrivo alla fine delle scale una delle due pesti nella mia
pancia mi da un calcio fotonico sulle costole, e non posso fare altro
che appoggiarmi al muro e portarmi le mani alla pancia - Ehi, datti una
calmata - dico, mentre Elisabeth é già al mio
fianco, accompagnandomi fino alla poltrona dove mi fa sedere.
- Che succede? - domanda Matteo, sbucando dalla cucina con le ultime
coppette di gelato.
Gli lancio un'occhiata, senza mai smettere di accarezzarmi la pancia -
Si muovono, niente di che -
L'uomo, dopo aver appoggiato le coppette sul tavolino, si inginocchia
davanti a me e mi accarezza dolcemente la pancia - Lasciate stare la
mamma -
Un altro calcio e lancio uno sguardo di fuoco a Matteo - Non funziona,
me ne ha tirato uno ancora più forte -
- Vedrai che tra un attimo smettono - risponde lui, alzandosi in piedi
- Devo finire una cosa per il lavoro, sono in camera se hai bisogno -
No, non andare! Queste due pazze faranno qualcos’altro di
stupido! Ne sono sicura!
L'uomo mi si avvicina e mi bacia, lasciandomi in salotto con le amiche.
Ho una brutta sensazione...ma proprio brutta.
É passata più di un'ora e, fortunatamente,
Elisabeth ed Alice non hanno fatto niente di stupido. Abbiamo
semplicemente mangiato il gelato, discusso sui vecchi tempi e parlato
sulle solite cose a luci rosse che le amiche si raccontano sempre.
Ma ho sempre quella strana sensazione, anzi...non é
più una sensazione, più che altro mi sento un po'
strana.
Oh merda. Ok, Angelica, niente panico: o te la sei fatta addosso oppure
si sono...no, no e no! Perché proprio adesso che volevo
alzarmi per mangiare un altro po' di gelato?
- Beh, io ho sentito che Laura é incita - racconta Elisabeth
alle altre due, sorprese per la notizia appena ricevuta.
- Ragazze? - le chiamo nel tentativo di interrompere la loro
discussione - Ragazze? -
- Aspetta un secondo, Angi. E il padre del bambino é
Francesco -
- Credo che sia una cosa più importante - insisto.
Elisabeth si gira verso di me, sbuffando - Che c'é? -
- Mi si sono rotte le acque -
Un attimo di silenzio segue le mie parole. Ma hanno capito quello che
ho detto o vogliono farmi partorire in casa? Forse dovrei fare un
disegnino.
- Tu cosa? -
- Acque...pluff - dico, imitando con un gesto la caduta dell'acqua -
Vogliono venire fuori. Adesso -
- Proprio adesso?! -
A chi lo dici! Ho una fame tremenda e se mi portate all'ospedale mi
daranno quella schifosa minestra annacquata. Io voglio la cioccolata! -
Eh, sì. Proprio adesso...la natura li chiama -
Spero che quelle tre abbiano intenzione di smettere di guardarmi come
se avessi tre teste e di fare qualcosa, qualunque cosa,
perché io non avevo in programma di partorire sul tappeto,
senza contare il fatto che sarebbe poco igienico.
Elisabeth si mette le mani nei capelli, Alice sembra pietrificata, ma
grazie al cielo e a tutti quelli che ci sono là su, Vittoria
mi fa sedere meglio sulla poltrona e mi prende la mano. Per fortuna che
Vittoria c'è!
- Angi, tesoro, stai calma e respira lentamente - dice la bionda
facendo a sua volta dei profondi per farmi vedere come si fa - Respira
a cagnolino -
A cagnolino? E come cazzo si respira a cagnolino? Beh, é lo
stesso, inizio a respirare piano. Sinceramente me la sto un
po’ facendo sotto al pensiero che tra un po’
arriveranno quelle maledette contrazioni e poi dovrò
soffrire come un cane. Forse in quel momento riuscirò
istintivamente a respirare a cagnolino come mi dice Vittoria,
ma...porca miseria! Ho tanta paura!
Mia madre non doveva farmi vedere quella maledetta cassetta del giorno
in cui sono nata!!!
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Io e Matteo siamo seduti
sul divano nel salotto della mia vecchia casa e, dopo aver alzato le
spalle, osserviamo mia madre trafficare con il vecchio ed antenato
lettore VHS. Cosa diavolo vuole farci vedere? Il mio sesto senso mi
dice che é qualcosa legato alla mia "situazione".
Mia madre prende il
telecomando e si mette proprio davanti a me e a mio marito, lanciando
un sospiro - Beh, é ora che sappiate la verità -
inizia lei, studiando il telecomando in cerca del tasto play anche se
ha già il dito sopra - State diventando genitori ed
é ora spiegarvi il miracolo della vita e come succede.
Allora, tutto inizia quando un uomo e una donna si amano tanto, e dopo
essersi sposati fanno una cosa chiamata ses... -
Ok, é
partita. Mia madre é decisamente partita.
- Mamma, ho capito cosa
stai per dire - sussurro - Quindi, ti prego: taglia -
- Non c'è
bisogno di parlare, é più efficace farvi vedere -
risponde, accendendo la videocassetta e spostandosi. Sulla televisione
appare l'immagine di mia madre, su un lettino d'ospedale, che urla come
una disperata stringendosi l'enorme pancione che si ritrovava in quel
momento. Matteo sgrana gli occhi e poi si copre il viso con le mani -
Non posso guardare! -
Aspetta, aspetta...la
gravidanza mi rende un po' rincoglionita e non capisco cosa sta
succedendo. Ma cosa cavolo...oh mio Dio. Ma quella...
- MAMMA! Spegni
immediatamente quella cassetta! Non voglio guardare mentre partorisci!
- urlo, stringendo gli occhi dopo aver visto in tv la testa di un
esserino coperto di sangue. Nel video, mia madre urla ancora
più forte.
- Angelica, devi
guardare. Perché dovrai fare la stessa cosa tra un po' -
- No! Non lo voglio
fare! Non voglio soffrire come un cane! -
- Questo é
niente, Angelica. Le spalle sono le peggiori... -
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Oddio che dolore atroce!!!! Perché Vittoria è
lì impalata che si guarda l’orologio? Sono qui che
mi contorco e lei guarda l’ora?!
- Ok, non è un falso allarme. Ti si sono veramente rotte le
acque -
- Ma dai? E io che pensavo di essermi fatta la...AAAAAAAAAAHHHHHHHHH!! -
- MATTEO!!! - urla Elisabeth ai piedi delle scale - Vieni ti prego!
Angelica sta per avere i bambini! -
- COSA?! -
- MUOVITI!!!! -
- Non mi ricordo dove ho messo la borsa! -
NON SI RICORDA DOVE HA MESSO LA BORSA? NON SI RICORDA DOVE HA MESSO LA
BORSA!?! Giuro che se ne esco viva lo strangolo! -
NELL’ARMADIO!! - urlo, sperando di farmi sentire e devo
ammettere che urlo ancora più forte di quando sono
arrabbiata nera. Altra contrazione in arrivo...Dio che dolore! -
AAAAAAHHHHHHHHHH!!! -
- Ok l’ho trovata - urla Matteo scendendo di corsa per le
scale, raggiungendola - Mi hanno detto che ti si sono rotte le acque -
- MATTEO!! -
- Tranquilla, amore. Stavo scherzando! -
Vorrei vedere te scherzare con due marmocchi che ti vengono fuori
da...ok lascio perdere.
Vittoria e Matteo mi fanno alzare, dietro di loro ci sono Alice, con la
sua borsa che, grazie al cielo, avevano preparato la settimana prima,
ed Elisabeth, occupata a chiamare chissà chi con il
cellulare.
Ecco un’altra maledetta contrazione.
- AHHHHHHHHHHHHH! -
- Dai resisti, presto sarà tutto finito -
Usciamo da casa e, dopo aver percorso lentamente il giardino, Matteo mi
fa sedere in macchina, sul sedile del passeggero, mentre lui si mise
subito al volante, agitato come non mai.
Urlo in preda ad un'altra orribile contrazione ancora più
forte della precedente, mentre mio marito non riesce nemmeno ad
inserire la chiave per mettere in moto la macchina.
- Fai con calma, tanto l'ospedale é a venti minuti da qui -
dico, respirando profondamente.
- Scusami - si giustifica lui, facendo finalmente partire la macchina e
lanciarla a tutta velocità.
Butto indietro la testa dopo un'altra contrazione e mi porto entrambe
le mani alla pancia, trattenendo a stento un urlo.
- Tieni duro, amore - mi rassicura Matteo, mentre passa un incrocio
deserto con il semaforo rosso. Ho paura di non arrivare all'ospedale e
chiudo gli occhi - Rallenta - dico, ma é come parlare con il
muro: Matteo accelera ancora di più.
- Non preoccuparti, tesoro - dice lui - Di questo passo arriviamo in
men che non si dica. Tu respira e basta -
Più facile a dirsi che a farsi. Ogni contrazione mi toglie
il fiato ed ora sono sempre più frequenti, non riesco
nemmeno a prendere fiato. Se starnutisco escono più in
fretta?
Dopo pochi minuti, quando vedo l'ospedale chiudo gli occhi: non ho
intenzione di farmi prendere dal panico.
Matteo parcheggia alla cavolo e mi porta all'interno della struttura,
dove e, dopo avermi portata in una stanza e dopo avermi fatto indossare
una vestaglia bianca, mi fanno stendere su una barella in mezzo al
corridoio, dove altre donne erano sul punto di strapparsi i capelli per
il dolore.
Dopo un'altra contrazione, lancio un piccolo grido e stringo la mano a
Matteo - Ti prego - riesco a dire - Non lasciarmi da sola -
- Non preoccuparti, Angelica. Pensa solo a stare calma e a respirare
profondamente -
Continuo a respirare lentamente, concentrando lo sguardo su Elisabeth,
Alice e Vittoria, appena apparse da dietro l'angolo. La rossa, giunta
al mio fianco, mi prende la mano e mi sorride - Come stai? -
- Potrebbe andare meglio -
- Dopo passerà tutto, vedrai -
Annuisco - Chi stavi chiamando prima? -
- I tuoi e la madre di Matteo. Stanno venendo qui. Come Sergio, Davide
e Federico -
- Finalmente é il gran giorno, signora Dall'Angelo! Come
sta? - domanda qualcuno e comincio a guardarmi intorno per cercare la
madre di Matteo, ma poi mi rendo conto che la dottoressa Rossi sta
parlando a me. Oddio, mi ha chiamata signora Dall'Angelo! - Io...sto
bene, credo -
- Non lo sarà più tra poco -
Perché non mi sento meglio di prima? - Dottoressa, per
quanto...- inizio a dire, e la piccola donna dai capelli sparati alza
l'orlo dell'orribile vestaglia che mi hanno fatto indossare per
guardare sotto. Mi chiedo se é normale restare lì
impalati diversi secondi a guardarmi in mezzo alle gambe.
- Beh, Angelica, la tortura é appena iniziata. Saranno
sì e no un paio di centimetri - risponde la dottoressa
piegando un' po' la testa - O forse meno -
Non so...vuoi un righello per vedere se ci hai azzeccato? - E fino a
quanto...insomma...- balbetto mentre Alice ed Elisabeth fanno dei gesti
ambigui alle spalle della nana e io non so se riesco a trattenermi dal
scoppiare a ridere.
- Deve raggiungere una dilatazione di dieci centimetri -
Aspetta...aspetta. Ho capito male, vero? - Dieci? -
- Me lo chiedono tutte - risponde lei alzando le spalle e sistemando la
mia vestaglia.
- Altri otto! -
- Se la matematica non é un'opinione -
Ignoro la pessima battuta della dottoressa Rossi e lancio un grido.
Perché mi state facendo soffrire? Vi ho tenuti in pancia per
nove mesi, mi avete dato calci dalla mattina alla sera e a qualsiasi
ora della notte, mi avete appiattito la vescica e per questo andavo in
bagno ogni dieci minuti. Che vi ho fatto di male per meritarmi tutto
questo?
Lancio un altro urlo con un'imprecazione. Ah beh, adesso la pacchia
é finita cari miei! Sono indecisa su cosa farò ai
vostri piccoli piedini quando uscite da lì! Ahahah!
- Angelica! Finalmente ti ho trovata - esclama qualcuno, riscuotendomi
dai miei piani di vendetta. Volto lo sguardo e sorrido nel vedere la
mia pazza suocera che si avvicina al lettino, seguita da Sonia, ormai
quindicenne, bella quasi quanto la madre. Sorrido ad entrambe, anche se
vorrei supplicarle di fare a cambio - Ehm...salve -
- Mi ha chiamata Elisabeth - mi spiega lei - Allora é
arrivato il momento -
Annuisco e stringo la mano a Matteo, lanciandogli un'occhiata -
Sì, finalmente mamma e papà -
- Divento zia! - esclama Sonia, avvicinandosi al lettino e mi prende
entrambe le guance come se fosse una nonna che tortura le povere
guanciotte della nipotina, anche se io ho undici anni in più
di lei.
- Ho chiamato i tuoi genitori, sapevano già tutto grazie
alla tua amica. Li avevo proprio dietro ma...sono passata con il rosso
un paio di volte -
Non l’avrei mai detto: tale madre, tale figlio - Quindi
stanno per arrivare - dico, lanciando subito un grido per
un’altra maledettissima contrazione.
- Sì, lo so, tesoro. So che può essere scioccante
avere qui mamma e papà ma non preoccuparti. Vedrai che
sarà come passare l’aspirapolvere nel Sahara -
COSA?!?!
- Ora bisogna solo aspettare - concluse la donna, prendendo Sonia per
sedersi sulle sedie poste su un lato del corridoio.
Matteo mi toglie i capelli dal viso sudato e gli lancio
un’occhiata di supplica. Lui capisce al volo che non ce la
faccio più, ma mi sorride - Vedrai che finirà
presto -
Oh, certo. Altri otto centimetri, che vuoi che siano...aiutatemi, vi
prego!!
- Tieni duro, Amore - mi dice Matteo, accarezzandomi la fronte sudata e
io non riesco a fare a meno di annuire. Lo faccio avvicinare e lo bacio.
- Vi sembrano le scene da fare in un ospedale? -
Ci stacciamo e ci voltiamo verso l'inizio del corridoio. E indovinate
un po' chi é appena arrivata? Non é Wonder woman,
non é Elektra e non é Tempesta: é mia
madre, che si avvicina a passo svelto, seguita da mio padre, e quando
mi raggiunge mi prende la mano libera e mi guarda intensamente - A
quanto sei? -
- Un paio di centimetri - rispondo con una smorfia, mentre mia madre,
dopo un sorriso, mi lascia la mano - E questo é niente -
dice, andando a sedersi accanto alla signora Dall'Angelo e cominciando
a chiacchierare del più e del meno.
Lancio un'occhiata di supplica a Matteo e spero che tutto finisca al
più presto.
Non so con esattezza quanto tempo é passato, forse un'ora o
forse di più. Ma una cosa era certa: Alice ed Elisabeth
avevano rotto le scatole con i loro discorsi su quale colore va di moda.
- Angelica, dobbiamo andare a fare shopping. Quest'anno é
tornato il rosso - mi dice Elisabeth.
Lancio un sospiro - Lo sai che non mi metterò mai un vestito
rosso -
- Potrebbe comprarsi il solito vestito nero con delle scarpe di
Louboutin accompagnate - si intromette Vittoria, ormai lobotomizzata
dalle due amiche.
- Non ho più intenzione di indossare un vestito. Ho chiuso -
- Perché? Credo che a Matteo faccia molto piacere quando
indossi un vestito -
Trattengo un urlo per una contrazione e mi giro per guardare mio marito
- É vero? -
- Beh, devo ammettere che con un vestito sei ancora più
bella - risponde lui - L'ultima volta che hai messo un vestito
é stata più di otto mesi fa -
- E guarda un po' dove mi trovo adesso - dico con un sorriso,
ricordandomi quella sera.
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Finalmente la cena al
ristorante con Elisabeth, Sergio e la loro figlia Alessia era finita.
Quando apro la porta di casa mi lancio sul divano, mi tolgo questi
dannati tacchi e, finalmente, posso rilassarmi. Mi sdraio sul divano e
prendo il telecomando, cominciando a girare in fretta i canali. Quando
capisco che non fanno niente di decente, spengo la tv e mi guardo
intorno, in cerca di mio marito - Amore? Dove sei finito? -
Matteo si precipita
giù dalle scale con addosso una t-shirt e i boxer. Gli
faccio posto e si piede vicino a me, cingendomi la vita con le braccia.
- Oggi Alessia era
decisamente stanca - dico, ricordandomi della figlia di Elisabeth che
aveva continuato a sbadigliare per tutta la durata della cena - Alla
fine le si chiudevano persino gli occhietti -
- Anche quando l'ho
portata fuori ha voluto sedersi sull'altalena e restare lì
seduta -
Annuisco - Ho visto,
stavo sbirciando dalla finestra -
- Ah, allora mia moglie
mi spia -
- Lo ammetto: ti stavo
spiando. Non volevo che scappassi con una bella norvegese lasciandomi
lì sola soletta -
Lui mi bacia il collo e
ride - Non potrei mai farlo -
Sorrido anch'io -
É solo che...eri così contento -
- Sai che mi piace stare
con i bambini -
Mi giro e lo guardo
negli occhi - Vorresti avere un bambino? -
Matteo rimane a bocca
aperta - Cosa? -
Mi alzo dal divano e lo
aiuto a fare lo stesso, poi guido le sue mani alla cerniera del
vestito, posta sulla schiena. Una volta aperta la zip, il vestito nero
cade subito a terra, poiché privo di spalline o di qualsiasi
altro sostegno. Matteo sorride in modo strano.
Gli getto le braccia al
collo e lo bacio - Facciamo un bambino -
- Angelica, ne sei
sicura? -
Annuisco anche se ho
paura di trasmettere a mio figlio il dono di vedere i fantasmi - Datti
una mossa, perché i bambini non li porta la cicogna -
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Una contrazione interrompe i miei pensieri su quella notte trascorsa
con Matteo e mi fa urlare di dolore.
- Allora, come andiamo qui? -
Volto lo sguardo verso la dottoressa Rossi, che mi raggiunge in quattro
e quattr'otto, battendomi una mano sul ginocchio - Come ti senti,
Angelica? -
Mi sento come se un demone mi avesse piantato un braccio nella pancia -
Starò meglio quando sarà finita - riesco a dire,
prima di stringere con forza la mano di Matteo e urlare per l'ennesima
contrazione.
- Mi scusi, dottoressa. Ma quanto manca? - domanda Alice.
La dottoressa Rossi si gira e la osserva intensamente dall'alto in
basso - Lei é della famiglia? -
Ma quanto é scema da 1 a 10?
- Io sono la seconda moglie del signor Dall'Angelo. Sono parte
integrante della famiglia! -
Ahahahah!!!! Alice sei una cosa incredibile!
Cerco di far sparire immediatamente il sorrisino sul mio viso quando la
dottoressa si gira di nuovo per guardarmi - E vivete sotto lo stesso
tetto? -
Annuisco, cercando di rimanere seria - Oh, sì. Fa parte
della famiglia, non saprei cosa fare senza di lei -
La dottoressa alzò le spalle e mi alza la veste per guardare
sotto - Non manca tanto, tra un poco ti porteremo in sala parto -
Le contrazioni si fanno sempre più dolorose e frequenti e
devo rinunciare a parlare con la dottoressa.
- Quanto poco con esattezza? - domanda Matteo al mio posto, visto che
sono in preda al dolore.
- In questo preciso momento -
Stringo forte la mano a mio marito, ma non per la paura dell'imminente
parto, ma per cercare di trattenermi dal bestemmiare in sanscrito
contro la dottoressa scema - Adesso? - domando, sperando di aver capito
male.
- Esatto - risponde lei dandomi un’altra pacca sul ginocchio
- Pronti a diventare genitori? - domanda la donna facendo un gesto a
delle infermiere, che si avvicinarono di corsa, spingendo il lettino
verso la sala parto.
Non ti fanno fare un corso prima, brutta cretina che non sei altro!!
Una contrazione mi fa urlare talmente forte che un Nazgul sarebbe
impallidito e guardo Matteo che cammina accanto al lettino, tenendomi
sempre per mano, dicendomi di tenere duro e che tra poco sarebbe tutto
finito.
- Angelica, adesso devi restare calma e respirare - mi suggerisce la
dottoressa.
Stai zitta brutta scema!! Che hai aspettato l’ultimo momento
per portarmi in sala parto!!
Provo a reprimere la voglia di spaccarle qualcosa in testa e cerco di
darle ascolto: chiudo gli occhi e cerco di calmarmi. Già il
fatto di essere in un ospedale, pronta per partorire due bambini uno
dietro l’altro, non mi rende facile la cosa. Sento Matteo che
mi lascia la mano e, subito dopo, sento che mi alzano per sistemarmi su
un altro lettino. Apro gli occhi e mi trovo a gambe all'aria, ma non me
ne importa un fico secco: le contrazioni si fanno sempre più
dolorose e non vedo l'ora che sia tutto finito. La pacchia è
finita bambini: o venite fuori da soli o vi tiro fuori io.
Mi giro, in cerca di Matteo, e lo vedo accanto al lettino con addosso
uno stupido camice di carta e una ridicola cuffietta bianca in testa:
se non fossi in queste condizioni gli farei una foto per ridere di lui
in eterno. Gli afferro di nuovo la mano e lancio un forte grido,
sperando di non fratturare la mano al mio povero maritino che si morde
la lingua per trattenere una serie di parolacce.
La dottoressa Rossi sbuca da sotto la vestaglia e mi sorride - Il primo
farà male, ma il secondo farà in fretta -
Ti sembrano discorsi da fare?!?!?! - AHHHHHH!! -
- Adesso devi spingere con tutte le tue forze, chiaro? - mi dice la
dottoressa e, purtroppo, non posso fare altro che ascoltarla. Stringo i
denti e comincio ad urlare e a spingere con tutte le mie forze, e poi
ancora e ancora.
- Bravissima Angelica, vedo la testa, spingi ancora - mi dice ancora la
donna, dandomi delle piccole pacche sul ginocchio.
Smettila di fare così!! Non sono una vacca che partorisce!!
- AHHHHHHH!!!! -
- La testa é fuori, avanti Angelica -
- Amore, come stai? - mi domanda Matteo, togliendomi e io non riesco
più a resistere ed esplodo.
- Come cazzo vuoi che mi senta?!?! Ho un marmocchio che sta uscendo da
lì!! Fa un male della madonna!! E porca puttana, smettetela
di chiedermi come sto!! - urlo contro di lui, stringendogli forte la
mano - Vorrei vedere te al mio posto porca ev...AHHHHHHHHH!! -
- Bravissima Angelica, un’ultima spinta e il primo
è fuori - mi dice la dottoressa dai capelli sparati.
STA ZITTA BRUTTA SCEMA!!!
Urlo di nuovo e spingo con tutte le mie forze. Lancio un lungo sospiro
quando sento dei piccoli vagiti del mio bambino ma, purtroppo, non
è ancora finita: ce n’è un altro che
deve venire fuori da lì.
- Forza Angelica, ancora un piccolo sforzo e questi dolori saranno solo
un brutto ricordo! -
STA ZITTA E FAI IL TUO LAVORO!! Io sto soffrendo già
abbastanza senza una scema che continua a dar aria alla bocca.
Lancio un’occhiata a Matteo che si avvicina immediatamente,
sussurrandomi qualcosa nell’orecchio. Sorrido: ha promesso di
prepararmi una banana split con il gelato, il Nesquik, la panna
montata, le ciliegine e qualsiasi altra cosa io desideri. Questo mi
basta per sopportare il bis di dolore e urla.
Faccio un profondo respiro e comincio a spingere. Non vedo
l’ora di gustarmi quella banana split e di ringraziare il mio
maritino come non faccio da otto mesi.
Altre urla, altre parolacce e altre spinte, ma poi, finalmente anche il
secondo esce e scoppia in un pianto. Ah, musica per le mie orecchie, ma
sono sicura che tra un po’ cambierò sicuramente
idea quando mi sveglieranno nel pieno della notte per mangiare.
- È...tutto...finito? - domando. Non riesco nemmeno a
parlare e sono sudata da fare schifo.
- Sei stata bravissima, tesoro - mi risponde mio marito.
Finalmente crollo sul lettino, con il fiatone ma riesco a sorridere
vedendo Matteo che si avvicina alla dottoressa Rossi che gli porge due
fagotti - Un bellissimo bambino e una stupenda bambina -
Mi tiro su con fatica, contenta di abbandonare quella scomoda posizione
anche perché non mi sento più il sedere e Matteo
si gira subito verso di me, con gli occhi lucidi e un enorme sorriso
stampato sul volto, e mi porge mia figlia, avvolta in un asciugamano
rosa e nel guardarla mi sento bene.
- Ehi piccolina - sussurro, sfiorandole la testa.
La neonata sbadiglia e muove un po’ le manine, stringendomi
il mignolo con entrambe, poi sbadiglia ancora. Sono sicura che ha preso
tutto da me.
Primi di dire qualcosa, Matteo mi porge anche l’altro
fagotto, e osservo il mio bambino, avvolto anche lui in un asciugamano
di colore azzurro che piange come un disperato. Gli do un lieve bacio
sulla testa e poi guardo entrambi. Sono bellissimi.
- Dovremmo dare loro un nome. Non possiamo chiamarli numero 1 e numero
2 -
Sorrido e do un bacio sulla testa di mia figlia - Ciao Elena -
sussurro, facendo poi la stessa cosa con mio figlio - E ciao anche a
te, Daniele -
Perché in questo dannato ospedale non riesco mai a capire se
il tempo passa?
Non so con esattezza da quanto tempo hanno portato via Elena e Daniele,
ma se non me li riportano al più presto faccio una strage.
Adesso sono tranquilla e riposata e quelle maledette contrazioni
possono andare a fare...un giro.
Grazie al cielo c’è qualcuno lassù che
mi vuole bene: proprio in quel momento entrano due infermiere e mi
riportano i miei due stupendi bambini.
Sorrido quando vedo Daniele aprire gli occhietti, riconoscendo
immediatamente il familiare colore dell’iride: blu, come gli
occhi del papà. Elena invece, dormiva ancora.
Alzo lo sguardo verso Matteo pronta a parlare, ma qualcuno, dopo aver
bussato alla porta, entra senza fare tanti complimenti e mi trovo
davanti tutta la comitiva con mia madre e la signora
Dall’Angelo in testa.
- Ehm...salve -
La mandria di bufali si avvicina pericolosamente al letto e mi baciano,
mi abbracciano, mi danno dei pizzicotti, della pacche sulle spalle, mi
accarezzano la testa, facendo attenzione a non toccare i bambini.
Quando smettono di torturarmi, il gruppo inizia a guardare i due
neonati.
- Ma come siete carini! - esclama mia madre prendendomi Elena, che si
sveglia immediatamente, minacciando di scoppiare a piangere - Ciao
piccolina. Ma quanto bella sei? Vero che sei bella come la nonna? -
Intanto sarà bella come la mamma, altro che nonna. Quanto
sono diventata modesta!
Nemmeno il tempo di dire qualcos’altro e mi portano via anche
Daniele. Ho tanta voglia di ringhiare come un cane contro tutti i
presenti e magari mordere qualche mano. Ho una certa fame in effetti.
- Ciao bellissimo! Cucci, cucci. Sai che sei proprio carino? Prrr... -
domanda Elisabeth a mio figlio.
- Che carino -
- È adorabile -
- Pigra come la mamma -
- Ciao piccolina. Sai dire mamma? - domanda Alice, toccando appena il
nasino ad Elena, che muove piano le piccole manine.
- FERMI TUTTI! - esclamo ad un tratto - Mi state rincretinendo i figli.
Quindi ridatemeli -
Mia madre mi porge Daniele, mentre Elisabeth mi porge Elena - Hai
proprio una carina, ma scommetto che da grande sarà testarda
come te -
Annuisco e poi prendo un enorme spavento quando Daniele scoppia in
lacrime - Che c’è? - gli domando, osservandolo con
gli occhietti chiusi.
- Credo che abbia fame - suggerisce la signora Dall’Angelo,
lanciando un sospiro, rivolgendosi poi al gruppo - Tutti fuori -
Ha fame, eh? Bene. Ma la domanda è: come diavolo faccio?
Mia madre, sulla porta, mi lancia un’occhiataccia - Beh? Che
aspetti Angelica?-
- Io...non so come fare -
- Oh, si invece - dice lei, uscendo dalla stanza, lasciandomi sola con
Matteo e i miei figli.
Ehm, ok. Cosa vuoi che sia l’allattamento in confronto al
parto?
Slaccio i bottoni della vestaglia, ma prima di fare qualsiasi altra
cosa lancio un’occhiataccia a Matteo, che mi guardava a sua
volta. Lo ignoro e prendo Daniele, che smise subito di piangere, e lo
avvicino al seno. Adesso si arrangia lui, no?
Grazie al cielo a mio figlio questa cosa è venuta naturale,
mentre io mi sento un po’ strana con una cosa attaccata a...
- Che strano - sussurra Matteo, interrompendo i miei pensieri
sull’allattamento.
- Che c'é di strano?-
- Mi sembra impossibile che abbiamo due bambini così belli -
sussurra lui, prendendo Elena in braccio, in modo che Daniele fosse
più comodo.
Sorrido - Eppure sono qui - dico, lanciandogli un’occhiata -
Tra quanto possiamo tornare a casa? -
- Angelica, aspetta almeno qualche ora - risponde mio marito, cullando
la piccola - So che ti annoi a morte e...-
- E voglio la banana split che mi avevi promesso -
- Oh...mi hai sentito? -
- Certo che ti ho sentito, per chi mi hai presa? L’hai
promesso e adesso la voglio! -
Matteo mi si avvicina appena e mi bacia sulle labbra - Tutto quello che
vuoi, mamma -
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Martedì,
21 novembre 2023
La donna seduta sulla poltrona interruppe il racconto
all’improvviso, abbassando lo sguardo.
- Mamma? Dai continua -
La donna dai capelli corvini osservò i due bambini seduti
sul divano, entrambi con i capelli castani e la pelle morbida e rosea,
ma la piccola Elena aveva i suoi stessi occhi verdi, mentre Daniele
aveva gli occhi come il padre. I suoi figli la guardarono, in attesa
che continuasse il racconto improvvisamente interrotto - Ragazzi, penso
di dover finire la storia un’altra volta - ammise, facendo
poi un piccolo cenno a suo figlio - Daniele, vai a chiamare
papà, per favore -
Il bambino si alzò dal divano e salì di corsa le
scale, mentre Elena la guardava con la testa piegata -
Perché ti sei fermata? -
Lanciò un sospiro, portandosi le mani alla grossa pancia -
Credo che stia per arrivare la sorellina -
Matteo e suo figlio scesero di corsa le scale - Amore, cosa
c’è? -
- Mi si sono rotte le acque -
- CHE COSA?! -
Lancio un lungo sospiro e mi ritrovo a sorridere. Chi
l’avrebbe detto che sarebbe finita così?
Fine
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