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#19
Title:
Ladies Should Listen
Autrice: Melanyholland
Summary: È perfetta,
pensò, occhieggiandola con invidia e cominciando a mordicchiarsi l’unghia del
pollice destro senza accorgersene, un vecchio vizio che sembrava non sparire mai
del tutto.
Rating: giallo
Timeline: dopo la 1x05 (Dare
Devil)
Main
Characters: Blair Waldorf, Chuck Bass (cenni
Blair/Nate)
Ladies Should Listen
A Elise piaceva lo Starbuck’s
sulla Fifth Avenue, perché poteva bere il suo cappuccino circondata da libri di
ogni genere, e poi uscire in strada e guardare le vetrine dei negozi, ammirando
gli abiti migliori messi in mostra da Bergdorf e Bendel, per poi
mangiare con gli occhi i coni gelato dietro i vetri di Tiffany. Solo con
gli occhi, però. Penelope le aveva detto solo qualche settimana prima che le sue
guance erano troppo paffute, scatenando risolini da tutte le ragazze, e anche se
Blair non aveva riso e si era limitata a scoccarle un’occhiata assente, il suo
cipiglio era stato anche peggio dell’ilarità delle altre. Elise era convinta che
Blair fosse ancora dubbiosa riguardo alla sua ammissione nel loro gruppo,
perfino in quel ruolo sottomesso in cui doveva pulire le scarpe delle altre e
andare a restituire i loro libri in biblioteca e portare le loro borse fino in
classe, anche quando la sua lezione era in un’aula dall’altra parte
dell’edificio e alla stessa ora.
“Non dire sciocchezze, Elise. Se
Blair ti ha ammessa significa che ti vuole, e vedrai che presto smetteremo di
fare tutte quelle commissioni odiose. Entreremo nel giro.” la incoraggiava
Jenny ogni volta che ascoltava Elise ripeterle le sue segrete paure, e le
brillavano sempre gli occhi quando pronunciava l’ultima frase, come se
riuscisse già a vedersi sugli scalini del Met a ridere con Blair
chiamandola “B” e a discutere dell’ultimo party a cui erano andate insieme,
sotto gli sguardi invidiosi di tutte le altre ragazze. A Elise piaceva Jenny,
anche se viveva a Brooklyn. Jenny sembrava sempre determinata e sicura di sé,
qualità che Elise avrebbe tanto voluto avere. Chissà, magari sarebbe finita
davvero sullo stesso gradino di Blair, un giorno, anche se indossava quegli
strani vestiti senza targhetta e doveva prendere i mezzi pubblici per
raggiungere la Constance.
Jenny era così bella, bionda,
alta e longilinea, a volte quando le correva incontro da lontano Elise la
scambiava per la mitica Serena Van der Woodsen, che una sera le aveva sorriso
quando lei l’aveva salutata timidamente con la mano.
Ogni tanto Jenny –non Serena,
mai Serena, purtroppo- le faceva compagnia da Starbuck’s, e insieme
spettegolavano sull’ultimo articolo di Gossip Girl, o sfogliavano Seventeen
e Teen Vogue scegliendo gli abiti che avrebbero voluto indossare,
giocando ad abbinarci scarpe e borse. Elise si divertiva parecchio con Jenny,
era la sua prima vera amica, e sospettava che fosse lo stesso anche per lei. A
parte suo fratello, non la vedeva mai trascorrere il tempo con altre persone. A
Elise sembrava strano, perché Jenny era simpatica, intelligente e molto carina.
“Ho letto di te su Gossip Girl
una volta”, l’aveva informata eccitata una mattina, in parte per farla contenta,
dato che l’amica moriva palesemente dalla voglia di essere bersagliata dalla
perfida blogger, in parte per scoprire cosa era realmente successo, dato
che gli scandali più succosi erano proprio quelli più vaghi, ed Elise aveva
rimuginato sui particolari di quella particolare notizia a lungo: “C’era scritto
che al Kiss on the Lips party tu e Chuck Bass vi siete appartati. Cos’è
successo?”. Elise sfoggiava un sorriso di anticipazione sulle labbra, ma quello
di Jenny, smagliante quando entrambe avevano commentato le ridicole calze a rete
di Lady Gaga a pagina settantasette, si era spento a poco a poco.
“Niente di che. Sul serio.”
“È fico che abbia notato proprio
te fra tutte le ragazze della festa!”. Elise non si sarebbe arresa facilmente.
Come tutte, adorava spettegolare. “Che ti ha detto? Vi siete baciati?”
Jenny si era portata il
bicchiere di caffé fumante alle labbra e ne aveva preso un lungo sorso. Poi lo
aveva posato di nuovo sul tavolo e aveva sfoggiato un sorrisetto enigmatico:
“Forse.”
“Dai, prometto che non lo dirò a
nessuno!”.
Jenny aveva scosso la testa, la
luce si era riflessa in luccichii dorati sui suoi capelli lunghi.
“Non mi va di parlare di Chuck
Bass. Indovina che cosa mi ha regalato Blair quando sono andata a casa sua?”.
Blair Waldorf era uno degli
argomenti che Jenny preferiva. A volte, Elise l’aveva beccata a copiare il modo
in cui Blair stava seduta o portava la borsa contro il fianco. C’erano stati
perfino momenti in cui nello sguardo di Jenny era baluginato un lampo freddo e
altezzoso perfettamente da Blair, ma era sempre strano pensarci quando Jenny ti
fissava di rimando al di là del tavolo con quegli occhioni azzurri innocenti e
dolci.
Benché fosse sempre piacevole
passare il tempo con Jenny, quella mattina Elise era contenta che lei non ci
fosse. Mentre sorseggiava il cappuccino, si accorse di colpo che un solo tavolo
la divideva da Blair, che era seduta a leggere con aria assorta un libro di cui
Elise non riusciva a capire il titolo, coperto dalle dita sottili di lei che lo
reggevano. Probabilmente Blair non si era accorta di lei, che se ne stava in un
angolino del bar in penombra, il suo posto preferito quando non c’era l’amica a
trascinarla in mezzo alla sala, e comunque la gente era solita non notarla quasi
mai, come se fosse invisibile. Elise pensò che era un’occasione per osservarla
come faceva Jenny, copiandone gli atteggiamenti e il portamento. Non riusciva a
guardare Blair a lungo quando erano in gruppo, la metteva troppo a disagio
l’idea di essere sorpresa a scrutarla, così poi Blair e le altre avrebbero
pensato che era una “strana”, e sarebbe stata cacciata via perché faceva venire
la pelle d’oca a tutte, con quella mania che aveva di fissarle.
No, il solo pensiero la
demoralizzava. Per lo più, Elise teneva gli occhi sulle punte delle proprie
scarpe quando le permettevano di gironzolare con loro per la scuola. Ora però
Blair non sapeva che era a pochi passi da lei, ed Elise poteva guardarla quanto
le pareva senza rischi. Il pensiero la emozionò per ragioni che faticava a
capire a livello conscio, ma non se ne curò. Voleva assaporare il momento.
Il primo dettaglio che la colpì
fu che Blair indossava un paio di jeans. Aderenti e sicuramente firmati, con una
cinta D&G dalla fibbia dorata tra i passanti, ma pur sempre jeans. Era
insolito vederla così casual, Blair sembrava adorare drappeggiarsi in
abiti pieni di merletti e trine che Elise immaginava ci volesse chissà quanto
tempo per indossare a dovere. Il suo stile era “molto Maria Antonietta”, o così
aveva detto sbadatamente Jenny una volta, e Jenny sicuramente s’intendeva di
vestiti, perciò Elise aveva registrato la definizione nella memoria. Chissà che
non le sarebbe servita, un giorno. Magari l’avrebbe buttata lì con fare
noncurante a portata di orecchio di Blair, che si sarebbe voltata sorridente e
avrebbe esclamato che Elise aveva centrato in pieno il punto, e poi magari
sarebbe stata lei ad avere il permesso di chiamarla “B”, magari prima di Jenny.
Magari.
I capelli di Blair erano
acconciati in una coda elaborata che si attorcigliava su se stessa in onde
castano scuro, donandole quel tocco di eleganza e ricercatezza a cui la ragazza
non sembrava mai disposta a rinunciare, quasi volesse sottolineare in ogni
istante che non era come tutte le altre, che era qualcosa di più, perfino
quando sorbiva un caffé; l’immancabile cerchietto le incorniciava la testa di
azzurro come una corona di zaffiri; il trucco sul viso sembrava leggero, quasi
accennato, ma Elise ne sapeva abbastanza da capire che per dare
quell’impressione di naturalezza occorrevano montagne di cosmetici; una singola,
delicata ciocca di capelli sfuggita di proposito alla coda e al cerchietto le
sfiorava la guancia destra, liscia e senza imperfezioni. Elise riconobbe la
camicetta della linea autunnale Waldorf, bianca e a pois magenta,
con un sottile nastro di raso che si legava dietro la schiena in modo da far
aderire la seta ai fianchi, accentuandone la linea deliziosamente sporgente.
È perfetta, pensò,
occhieggiandola con invidia e cominciando a mordicchiarsi l’unghia del pollice
destro senza accorgersene, un vecchio vizio che sembrava non sparire mai del
tutto. C’era stata un po’ di pioggia un’ora prima che aveva increspato i capelli
di Elise, ma Blair sembrava appena uscita dal parrucchiere in una giornata
assolata. Inoltre sembrava così intelligente, immersa nel suo libro, con una
piccola ruga di concentrazione fra le sopracciglia ben delineate e il labbro
inferiore appena un po’ sporto in fuori, lucido di rossetto. Elise si chiese
cosa si provasse ad essere così palesemente attraenti e impeccabili. Di certo,
solo guardare il proprio riflesso allo specchio rendeva Blair felice. Non era un
caso se il bellissimo Nate Archibald era innamorato di lei, pensò con un pungolo
acuto di rammarico Elise, che aveva una cotta segreta per il ragazzo, come quasi
tutte le sue compagne di classe, dal primo momento che lo aveva visto. In più di
un’occasione gli occhi azzurri e il sorriso gentile di Nate erano apparsi nei
suoi sogni, ma quando li incontrava nella realtà, erano sempre rivolti verso
Blair. Certe ragazze avevano proprio tutte le fortune.
Sospirò e smise di tormentarsi
l’unghia. Doveva avere fiducia nelle parole confortanti di Jenny e aspettare di
essere ammessa definitivamente nel gruppo, poi forse anche lei avrebbe avuto un
fidanzato affascinante come Nate che la guardava e la baciava, eleggendola a
centro del suo mondo.
“Finalmente!”.
Elise sobbalzò alla voce
tagliente e seccata di Blair. Solo allora si accorse che un ragazzo si era
avvicinato al tavolo. Per un momento sperò fosse Nate, che era piacevole anche
solo da guardare, con quella frangetta biondo cenere che gli sfiorava la fronte
e i bottoni del colletto sempre slacciati a mostrare un accenno del petto. A
Elise piaceva Nate anche perché non era vanitoso come la maggior parte degli
studenti del St. Jude, che si abbigliavano meticolosamente con abiti
firmati, ostentando la loro ricchezza e il loro bell’aspetto. Nate andava
tranquillamente in giro anche con capelli arruffati, maglioni sformati e jeans,
incurante degli sguardi infuocati dell’universo femminile. Era quasi come se non
si accorgesse di essere così terribilmente carino, il che lo rendeva ancora più
terribilmente carino, ovvio.
Ma appena i suoi occhi si
posarono sul viso del nuovo arrivato, Elise dovette ricredersi: si trattava di
Chuck Bass, vanitoso e di certo ben consapevole degli sguardi impudichi che le
donne gli lanciavano. Elise se ne meravigliò, perché non credeva che lui
frequentasse posti del genere, soprattutto di mattina. Nella sua immaginazione,
Chuck Bass era inscindibile da feste, prostitute e alcol e lì c’erano solo libri
e caffé.
“Non vedevi l’ora di vedermi?
Come sei dolce.” sussurrò il ragazzo in tono provocante, rivolgendo a Blair il
suo solito sorrisetto impudente. Elise non l’aveva mai visto senza. Chuck
sembrava prendersi continuamente gioco del mondo. O tentare di sedurlo.
Blair sbuffò, posando il libro
aperto sul tavolo a faccia in giù –Madame Bovary di Flaubert, lesse Elise
finalmente- e incrociando le braccia.
“No, ho solo poco tempo da
perdere con te. Devo iniziare a organizzare il ballo in maschera, lo sai.”
“O meglio, devi iniziare a dare
ordini alle tue tirapiedi per il ballo in maschera.” la corresse Chuck, e c’era
una certa compiaciuta ammirazione nel suo tono. Questo strappò un sorrisino al
cipiglio severo di Blair.
“La piccola J non avrà tempo di
respirare. Così impara a lasciare la mia soirée in anticipo”.
Il cuore di Elise sprofondò.
Sapeva già che Jenny era stata invitata al famoso pigiama party annuale a casa
Waldorf, ma ogni volta che ci pensava diventata triste. In fondo, Jenny aveva
iniziato la gavetta solo qualche giorno prima di lei, non era giusto che avesse
avuto quell’occasione incredibile. Per di più, Elise aveva sentito che era stata
grandiosa, riuscendo perfino a vincere al gioco Obbligo o Verità, il che non era
da tutti, visto che Blair ne era la campionessa indiscussa.
E ora c’era pure il fatto che
Blair aveva menzionato Jenny, ma non lei. Come se non si ricordasse nemmeno la
sua esistenza.
“Ah, la dolce Jenny. Ho capito
subito che aveva delle potenzialità.” mormorò Chuck estasiato e viscido, ed
Elise si mise attentamente in ascolto, sporgendosi sul proprio cappuccino. Forse
avrebbe finalmente scoperto cosa era accaduto quella sera al Kiss on the Lips.
Blair scoccò al suo
interlocutore un’occhiata che avrebbe terrorizzato Elise, spingendola a
nascondersi nel rifugio più vicino. Era puro veleno.
“Quello che hai capito subito,
Bass, è che è abbastanza sciocca da farsi trascinare in un luogo buio da uno
come te.” ribatté Blair, caustica. Chuck ghignò, divertito.
“Dovresti provare a farti
trascinare in un luogo buio anche tu qualche volta, Waldorf. Sono certo che ti
piacerebbe”. Chuck si chinò verso di lei, abbastanza perché il suo respiro le
accarezzasse le labbra: “Se il caro Nathaniel non si offre volontario, posso
farlo io.”
“Ah, come vorrei che una
tempesta ti avesse buttato giù dalla nave, Bass!”.
Blair lo allontanò da sé con una
spinta e Chuck indietreggiò, posando la cartellina che aveva sottobraccio sul
tavolo per poi sedersi. Non aveva smesso di ghignare, benché le parole di Blair
fossero chiaramente offensive.
“Avresti pianto per me in un
delizioso abito nero di Dior, con una veletta a coprirti gli occhi gonfi?”
“No, avrei organizzato un party
e avrei donato i proventi a un’associazione per la cura delle malattie veneree.”
ribatté Blair pungente, ma gli angoli della bocca le si erano arricciati un
poco.
“Mi ferisci, dolcezza.” sussurrò
mellifluo Chuck, che non sembrava affatto ferito. “Tutto questo astio nei miei
confronti potrebbe essere messo a frutto, però. Sarei lieto di mostrarti come
nella mia suite. Mai sentito parlare di bondage?”.
Elise non sapeva molto di sesso,
ma il tono e la reputazione di Chuck erano al di là di ogni fraintendimento. Era
incredibile che avesse il coraggio di parlare in quel modo a Blair Waldorf, la
regina casta e pura della Constance, per di più fidanzata ufficialmente
con il suo migliore amico.
“Sei repellente, Chuck.”
“E tu sei così sexy quando fai
la cattiva.” rispose lui compiaciuto, senza perdere un colpo. I suoi occhi
cominciarono a scivolare sul corpo di Blair in modo invadente, tanto che fu
Elise a sentirsi arrossire, benché non fosse lei il bersaglio delle sue
spudorate attenzioni.
“Jeans?”
“Beh, avevo un appuntamento con
te.” spiegò Blair fredda, ed Elise capì che si riferiva alla teoria sui jeans
come abbigliamento anti-stupro. Chuck evidentemente colse l’allusione, perché
ribatté:
“Mi spiace deluderti Blair, ma
vedere le tue belle cosce strizzate nel denim è ancora più stuzzicante.”
“Vuoi dirmi perché siamo qui o
no?” sbottò Blair spazientita, accavallando le gambe sotto il tavolo e facendo
un cenno eloquente con la mano.
“Hai proposto tu Starbuck’s,
Waldorf. Io volevo incontrarti in camera tua.” ribatté lui, e nonostante
tutto Elise sorrise, perché Blair sembrava esasperata come non l’aveva mai vista
e Chuck continuava placidamente a fraintendere di proposito le sue parole.
Chissà perché poi si ostinava tanto a temporeggiare. “Avresti potuto accogliermi
in uno dei tuoi completi LaPerla. Sai quanto adoro tanga e autoreggenti
di pizzo.”
“Hai cinque minuti. Non li
sprecare.” dichiarò Blair dispotica, a quanto pareva ricorrendo alla tattica di
ignorare le provocazioni di Chuck. Elise l’ammirò per il tono con cui gli
parlava, nessuno a scuola aveva il coraggio di dare ordini a Chuck Bass. Perfino
alcuni professori lo trattavano con deferenza.
Per la prima volta in vita sua,
Elise vide Chuck esitare e abbassare gli occhi, per la precisione sulla
cartellina che aveva posato sul tavolo. Sbirciò l’espressione di Blair e si
accorse che anche lei era sorpresa, il che probabilmente aveva aumentato la sua
curiosità, perché fissava avidamente il suo interlocutore.
“Guarda.” mormorò lui soltanto,
facendo scivolare la cartellina verso di lei. Blair l’afferrò, l’aprì e cominciò
a scorrere con gli occhi i fogli e le fotografie che vi erano contenuti. Dopo un
interludio in cui il piede di Chuck cominciò a muoversi nevrotico su e giù –Chuck
Bass nervoso?, pensò Elise stupita- Blair sollevò lo sguardo e disse:
“Un locale in vendita?”
“Ho pensato di acquistarlo e
rinnovarlo con i soldi del mio fondo fiduciario”.
Chuck non aggiunse Cosa ne
pensi?, ma a Elise parve chiaro che scoprirlo era ciò che voleva da Blair.
Sembrava che il suo parere contasse per lui, anche se, per quanto ne sapeva lei,
Blair aveva studiato economia per un solo semestre e per l’unico motivo che le
servivano i crediti.
“Sarà Nate a preoccuparsi del
patrimonio di famiglia, quando saremo sposati.” aveva dichiarato a voce alta e
sicura, mentre Kati e Isabel annuivano solennemente.
“Gli ambienti interni sembrano
spaziosi.” commentò Blair ora con un’alzata di spalle. “Anche l’esterno non è
male. Hai in mente qualcosa di particolare?”
“Ho un paio di idee.” rispose
Chuck vago, e Blair gli scoccò un’occhiata penetrante, aggrottando le
sopracciglia e ribattendo in tono irritato:
“Prima mi chiedi consiglio e poi
non vuoi sbottonarti?”
“Certo che voglio, Waldorf. Puoi
sbottonarmi dove ti pare, sempre che tu sia pronta a ricambiare il favore,
ovvio.” dichiarò lui vizioso, tornando a sfoggiare il suo solito sorrisetto e
indugiando con gli occhi sulla camicetta di lei. Blair sbuffò e incrociò le
braccia sul petto quasi a volersi proteggere da quello scrutinio lascivo.
“Ti restano due minuti e mezzo,
Bass. Se vuoi qualcosa di preciso, dovrai chiedermelo direttamente.” stabilì
Blair, ed Elise capì che era un colpo ben sferrato, perché Chuck sembrava non
voler riconoscere ad alta voce che aveva bisogno di qualcosa da Blair.
“E farai tutto quello che voglio
se te lo chiedo, B.?” la stuzzicò lui canzonatorio con una luce svergognata
negli occhi. Elise si chiese chissà quali pensieri perversi stesse formulando
quella mente depravata e di nuovo le si accalorarono le guance.
Ma stavolta Blair non si
arrabbiò, anzi, sorrise con aria saputa.
“Avanti, Chuck. Non crederai
davvero di incantarmi con questi giochetti. E il tuo tempo sta quasi per
scadere.” gli ricordò serafica, facendo scivolare l’indice intorno al bordo del
bicchiere di caffé con deliberata lentezza. Chuck la guardò di rimando, restò in
silenzio per un’altra manciata di secondi, poi incassò il colpo con un sorriso
tirato e si arrese:
“Ti andrebbe di venirci, quando
sarà il momento? Dare un’occhiata in giro, leggere il prospetto.”
“Perché non assumi un consulente
di marketing? Ti darà le dritte giuste.” suggerì Blair, ed Elise vide che Chuck
era di nuovo a disagio. Chissà perché, l’idea non sembrava male.
“Bart lo verrebbe a sapere.
Voglio fare da solo e... proporglielo come investimento. Quando sarà pronto.”
spiegò, senza guardarla. Blair al contrario studiò il suo viso con attenzione,
apparentemente immersa in profondi ragionamenti. Alla fine, scrollò le spalle.
“Beh, non ci vedo niente di male
a farci un salto. Se diventa un locale di successo, devo essere stata la
prima a entrarci.” esclamò altezzosa, e Chuck alzò gli occhi su di lei,
sorridente. Sembrava sinceramente contento, un’espressione che Elise non gli
aveva mai visto.
“Non ‘se’. Lo diventerà,
Waldorf.” obiettò, in tono offeso e arrogante. Blair rise, poi aggiunse,
inflessibile:
“Ovviamente mi devi un favore,
Bass.”
“Qualunque cosa vuoi, mia
regina”, sussurrò Chuck suadente, prendendole la mano che ancora giocherellava
col bicchiere e accarezzandole le dita col pollice, adagio, con cura. “Sarà un
piacere mettere le mie più grandi capacità al tuo servizio”.
Si chinò per posarle un bacio
sul dorso della mano ed Elise trovò il gesto dolce e tremendamente sensuale allo
stesso tempo. Jenny le aveva raccomandato di stare lontana da Chuck, ma forse
era soltanto gelosa. In quel momento, Chuck le parve così sexy.
“Non vedo come la tua abilità
nell’essere irritante e disgustoso possa aiutarmi.” commentò Blair, freddamente
derisoria, sfilando la mano dalla sua. A Elise parve che le sue guance fossero
di un rosa più acceso, ma non poteva esserne certa. Magari era solo fard.
“Non disprezzare ciò che non
conosci, Blair”. Gli occhi di Chuck brillavano maliziosi. Abbassò il tono in un
sussurro carezzevole prima di aggiungere, roco: “Potrei portarti in paradiso”.
Elise si morse il labbro
inferiore e strinse le gambe. Oh sì, decisamente sexy. Ammirò Blair per
la noncuranza con cui lo trattava, lei si sarebbe già sciolta a quel punto,
disponibile a farsi portare dove voleva lui. In quel momento, poco le importava
della cattiva reputazione di Chuck, o delle raccomandazioni calorose di Jenny
–Jenny che, da parte sua, aveva accettato eccome le avances di Chuck, e
chissà cosa si era lasciata fare su quel tetto deserto, pensò Elise con invidia
e una piccola stilettata di risentimento.
“Beh, ora devo andare al campo
da Lacrosse. Nate finisce gli allenamenti fra dieci minuti e voglio fargli una
sorpresa.” annunciò, alzandosi in piedi di scatto e facendo strusciare
rumorosamente le gambe della sedia sul pavimento di legno. Alla menzione del suo
migliore amico, Chuck sospirò e si accomodò meglio contro lo schienale,
incrociando le mani sul ventre.
“Buon divertimento. Sarà sudato
e maleodorante, una vera delizia da guardare e abbracciare.” commentò con un
ghigno beffardo. Blair arricciò il naso e rettificò, probabilmente per non
dargliela vinta:
“Allora lo aspetterò all’uscita
delle docce.”
“È esattamente questo che non va
fra voi due, Waldorf.” sospirò Chuck, affettando impazienza. “Perché non
nelle docce? Quello sì che lo sorprenderebbe, credimi. In senso buono.”
“Oh, ne sono certa. Lui e
l’intera squadra di Lacrosse, direi”.
Chuck rise come se avesse appena
sentito la battuta più divertente del mondo. Sembrava davvero a suo agio con
Blair, e c’era una strana luce nei suoi occhi quando la guardava che Elise non
aveva mai notato prima.
“Dovresti davvero avere più
riconoscimenti per la tua arguzia”, rimuginò adulatorio, poi aggiunse: “Touché,
ma chère. Anche perché mi offenderei se mostrassi le tue grazie a quei
tizi e non a me. Credo di essermi guadagnato la precedenza.”
“Cosa?”.
Ora le guance di Blair erano
chiaramente accese, notò Elise con un sorriso. Se non altro, dimostrava che era
umana. Qualche volta stentava a crederci.
“Ricordi la partita a
strip-poker che abbiamo fatto al primo anno? Hai perso e ti sei comunque
rifiutata di toglierti reggiseno e mutandine. Sto ancora aspettando.”
“Io ricordo che era una partita
a poker normalissima finché tu non hai cominciato a blaterare che era
strip-poker e Serena ubriaca ci ha creduto, sfilandosi il vestito.” obiettò
Blair asciutta, ma questo alimentò soltanto l’ilarità di Chuck.
“Beh, quando da solita noiosa
guastafeste l’hai portata via prima che si togliesse il resto, hai abbandonato
il gioco, quindi tecnicamente hai perso. Quante volte devo dirtelo?”
“Accettalo, Bass: è probabile
che tu mi veda nuda tanto quanto che Georgina Sparks si redima e finisca in
mezzo a un gruppo religioso.” dichiarò Blair veemente, inarcando le
sopracciglia.
“Allora le regalerò
personalmente una Bibbia.”
“Non puoi. Se la tocchi, ti
bruci.” ribatté Blair con un sorriso dolce e una vocetta angelica, mentre
indossava il trench che aveva posato sullo schienale della sedia. Dopodichè
afferrò il libro e girò sui tacchi alti delle decoltè magenta per allontanarsi.
Chuck rise e scosse la testa.
Estrasse una fiaschetta dalla tasca interna del cappotto beige a quadri e versò
un po’ del contenuto in ciò che restava del caffé di Blair, senza smettere di
avere un’aria soddisfatta. Fu in quel momento che i suoi occhi si posarono
lentamente ma inesorabilmente su Elise, che trasalì con uno squittio, sentendosi
come una ladra colta con le mani nella cassaforte. Percepì il viso scaldarsi
fino alle orecchie.
Chuck ghignò senza smettere di
fissarla, come se il suo disagio fosse una goduria per lui, poi alzò la
fiaschetta e la agitò nell’aria, incurante degli sguardi di disapprovazione
degli altri clienti:
“Ne vuoi un po’, passerotto?”.
Elise dischiuse le labbra,
boccheggiò, poi le serrò di nuovo e deglutì. Si sentiva una completa idiota, ma
non riusciva a spiccicare parola. Se Chuck avesse detto a Blair che lei aveva
origliato la loro conversazione, allora sì che sarebbe stata cacciata via e
additata come stalker pazzoide. Oppure, se Chuck si fosse arrabbiato e avesse
deciso di vendicarsi contro di lei, non avrebbe saputo proprio come proteggersi.
Non era in grado nemmeno di farlo in quel momento, e se ne stava lì, ammutolita
e con il volto paonazzo, ad apparire colpevole.
“Come desideri.” scrollò le
spalle Chuck, mettendo via la fiaschetta e trangugiando il caffé corretto in un
unico sorso. Poi si leccò le labbra a occhi chiusi, assaporandole. Sembrava non
avesse mai assaggiato niente di più buono.
Elise era ancora pietrificata
quando Chuck si alzò e raggiunse il suo tavolo. Il cuore le salì in gola,
mozzandole il respiro.
“Ho sempre odiato gli uccellini
che vanno in giro a raccontare i discorsi degli altri.”
“Non lo dirò a nessuno.” promise
Elise, lieta di aver ritrovato un filo di voce. Chuck sorrise e le prese il
mento fra le dita. La sua mano profumava di sapone alla lavanda.
“Brava ragazza”, mormorò
condiscendente, come se si stesse rivolgendo a un animaletto. La accarezzò per
un istante, facendole correre un brivido su per le braccia, poi ritrasse la mano
e si diresse verso l’uscita.
Elise tirò un sospiro di
sollievo quando lo vide sparire. Pregò che Chuck non dicesse nulla a Blair, ed
ebbe una voglia improvvisa di confidarsi con Jenny. Lei l’avrebbe consolata e
incoraggiata, ma se Chuck avesse scoperto che aveva spifferato tutto, chissà
cosa sarebbe accaduto. La prospettiva la terrorizzava.
Decise che l’avrebbe tenuto per
sé. Avrebbe anche svolto in modo impeccabile tutti i suoi compiti per il ballo
in maschera, senza mai lamentarsi e senza sbagliare. Avrebbe spiccato per la sua
solerzia, perfino rispetto a Jenny. Così forse Blair si sarebbe ricordata il suo
nome, e l’avrebbe finalmente ammessa nel gruppo, e Chuck non le avrebbe più dato
fastidio.
Annuì, lieta di avere un
obiettivo preciso in mente.
Da un altro punto della
caffetteria, una ragazza sorrise e si portò alle labbra il bicchiere di tè ben
zuccherato. Non ci metteva mai il dolcificante, come erano solite fare le
viziate figlie di papà dell’Upper East Side da quanto Blair Waldorf aveva
dichiarato lo zucchero così anni novanta, arricciando il suo nasino snob.
Tanta superficialità la faceva sempre ridere.
A proposito di Blair Waldorf,
non le erano certo sfuggiti gli sguardi che l’arrogante Chuck Bass le aveva
rivolto per tutto il loro improvvisato appuntamento, e se il suo istinto non
sbagliava –e non sbagliava mai-, presto avrebbe avuto uno scandalo davvero
succoso tra le mani. C’erano due cose certe riguardo a Chuck Bass: che otteneva
sempre quello che voleva e che non lo teneva mai dentro i pantaloni per più di
cinque minuti.
Il sorriso si ampliò mentre le
sue dita tornarono a danzare sui tasti del laptop.
E poi le domandavano perché
adorava questi ragazzi.
Fine#19
Note dell’Autrice:
[1] “Ladies should listen” (in italiano: La Signorina Curiosa) è
una commedia americana del 1934 con Cary Grant.
[2] Lo Starbuck’s descritto nella storia esiste veramente. C’è una
libreria grandissima e l’ho adorato.
[3] Jenny Humphrey mi manca, lo ammetto. Era un bel personaggio, e
trovavo le sue storie sempre coinvolgenti. Credo che la sua ascesa a regina e
successiva lotta contro Blair, ovviamente vittoriosa in ultima battuta, sia una
delle storyline più belle di Gossip Girl. Ammetto che, prima di diventare fan di
Chuck e Blair, era proprio per questo genere di plot che guardavo il telefilm,
di cui mi sono innamorata per l’appunto durante la 1x05.
[4] Grazie a tutti per gli adorabili commenti. Ci tengo a ringraziare in
particolare bruciamente, CryWilliams, Ray08 e Tuccin
per aver segnalato Purple Suits and Red Lips per le Storie Scelte. È un
vero onore per me e ve ne sono grata.
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