Touch
Nda: Questa è un'altra flash
(abbiamo un buon rapporto io e le flash, che dire ragazze.) volutamente
e sfacciatamente ispirata, per non dire copiata, al trentasettesimo prompt di Just Us; una delle mie precedenti shot SasuSaku.
E per una volta, non tanto fluff.
Fra tutti i prompt che costitutivano quella shot, il numero trentasette
è stato proprio fra quelli che mi ha colpito di più e che
io personalmente ritengo fra quelli meglio riusciti.
Ho deciso di ampliarlo meglio in questa flash, che spero possa piacervi come ho amato io scriverla ^^
Le interpretazioni per questa storia possono essere svariate, io le ho
dato la mia e ho però deciso di manterla tale solo nella mia
mente. A voi capire il dove, il quando e il perchè.
Per chi fosse nuova/o, questa flash è la seconda per la raccolta "Hana No Spring", assieme a Before A Mission , e qui abbiamo il trailer.
Come sempre, copyright per il ban alla mia Lastscream e per l'immagine originale alla divina girlUnknown.
Detto questo, vi lascio alla lettura! ^^
<< Sas'ke, tutto bene? >>
Lei gli sfiorò il braccio in una gentile carezza, la voce
spezzata e gli occhi verdi che rilucevano di lacrime e genuina
preoccupazione.
Sakura.
Aveva pianto poco prima, senza alcun apparente motivo.
E Sasuke l'aveva semplicemente ascoltata singhiozzare, chiudendo gli
occhi e sospirando mentre nel il buio di quella stanza d'ospedale aveva
cercato di placare la tempesta di emozioni che l'aveva travolta. Assieme a lui.
E neanche se ne era accorto, ma aveva chiuso i suoi occhi già spenti e li aveva riaperti solo quando la mano di lei gli aveva toccato la guancia, in una scia di calore che gli aveva tiepidamente scaldato il petto.
<< Sas'ke.. >>
La sua voce sembrava quasi una supplica, una litania che Sasuke si
limitò ad ascoltare nuovamente, perdendosi nel suono delle sue
parole.
Fu quando lo avvolse in un caldo abbraccio, stringendolo a sè
quasi con fare materno, che Sasuke appurò quanto la carezza
delle sue piccole mani potesse essere così dolce e rilassante,
fra i suoi capelli.
Perchè le mani di Sakura erano forti, dure e indistruggibili; lo
erano state quando lo avevano preso a pugni, al suo ritorno a Konoha,
quando per notti e notti avevano continuato a sfogliare imperterrite
volumi su volumi di medicina.
Il suo tocco.
Ma le mani di Sakura erano anche dolci, lo erano sempre state. Lo erano
quando gli accarezzavano il volto, le labbra; quando lo medicava, e il
chakra leniva le sue ferite assieme ai suoi occhi.
E Sasuke avrebbe saputo distinguerne il tocco fra mille, anche in quel momento, nel buio eterno di quella stanza.
Erano dolci quando, durante quelle notti, cancellavano con i loro
polpatrelli traccie di lacrime invisibili dalle sue guancie, prima di
stringerlo di nuovo a sè e cullarlo.
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