Grazie ad Elisa, che ha
avuto più palle di me
per parlare subito. Ma credo che sia giunta l’ora che lo
faccia anch’io,
apertamente.
L’occhio
non vuole la sua parte
Bugiarda.
Me lo ha detto la mia coscienza
da gennaio, quando mi son iscritta ad efp.
La
parte onesta di me mi ha tormentata per
mesi.
Male
per dover mentire, male per accaparrare scuse su scuse.
Quando
ho iniziato a sentire su msn le
prime ragazze di efp, stavo male.
Male
perché accaparravo scuse su scuse...
male perché mi venivano mandate foto, immagini, banner.
Ed io
non potevo sempre mentire, non
riuscivo. Inventavo di pc che non leggevano le immagini, di foto che
non potevo
vedere.
La
verità è che non le ho mai potute vedere
per un semplice fatto: non ci vedo, sono cieca.
Cieca,
non vedente, mettetela come volete.
Non
vedo dalla nascita. È sempre stato normale,
per me, anche se è dura.
Chissà
perché non ho mai avuto il coraggio
di parlarne apertamente. Alcune ragazze di efp l’hanno saputo
più o meno per
caso.
Cosa...
Cosa dovrei dire...?
Che
è difficile. È difficile nascondere una
cecità che esiste davvero, sotto a mille piccole bugie.
Che
è difficile far vestire i personaggi per
semplici motivi di accostamenti
di colore.
È
difficile esserci, su efp in quanto
cieca. No, è una cagata quella che sto dicendo.
Io....
Io non volevo venir compatita, ecco
tutto.
Non
ho mai parlato della mia “malattia”
(anche se il termine è sbagliato, chiamarlo handicap mi fa
orrore) perché non
volevo che fossi letta e seguita per pietà.
Quante
volte capita, nella vita vera, di
venir compatiti?
Tante,
troppe. Amiche che ti aiutano, ti
danno una mano controvoglia perché “poverina, lei
non vede”. Non sono vere amiche,
non lo saranno mai. Ma... ma ho troppa paura di rovinare almeno quella
parvenza
di rapporto che c’è fra noi.
È
brutto vedere le persone che ti parlano
come se non potessi capire, non potessi esserci mentalmente solo
perché hai un
problema fisico.
È
brutto, ad undici anni, sentirsi dire:
“ma come fai ad uscire con noi? non riusciresti
a...” e blabla.
Poi
impari a vedere il mondo con ironia ed
a prendere in giro quelli che ti trattano male.
Ma ci
stai male lo stesso, in fondo. Il tuo
stomaco brucia insistentemente quando succede qualcosa.
E
poi... è stata la seconda media, il mio
incubo.
Avevo
un gruppo di amici, che in parte ho
ancora.
Io...
Io non sono mai stata forte, di
indole. Timida, un po’ riservata, inadatta a mandare a
vaffanculo la gente.
E
così... E così mi sono ritrovata, a 3
giorni dal mio dodicesimo compleanno, ad affrontare una delle peggiori
batoste
della mia vita.
Il 25
novembre 2009 non lo scorderò mai.
Non
so cosa sia successo prima, non lo sono
ancora riuscita ad intuire. Ero appena stata malata, non so quanto i miei compagni ne
avessero discusso.
Ma
vennero fuori delle cose da incubo, quel
giorno.
Non
sono mai stata presa
in giro apertamente e nemmeno quella
volta fui insultata davvero. Non avrei potuto replicare, neanche
volendo.
Ma
sentirsi dire che “Professore, ma magari
i professori preferiscono Ceci perché
è
cieca...” fa male, troppo male.
Amiche
che mi dicevano cose che avrei
preferito non sapere, cavolate assurde.
Ho
pianto, quei giorni, come non ho mai
pianto in tutta la mia vita.
ho
trascorso un bel compleanno solo grazie
agli sforzi combinati di tutta la mia famiglia che ha cercato di farmi
sorridere.
Da
quel giorno non sono più stata la
stessa. Le persone che ho intorno non sono cambiate, purtroppo.
Non
ci ho mai litigato, per codardia o
chissà per cos’altro.
Ma
sono riuscita a conviverci, mettendo su
una parvenza di corazza ironica.
Ho
imparato a far a meno degli altri,
almeno nella vita pratica.
Mi
muovo da sola, a scuola, anche se molti
pensano che non ne sia in grado.
Leggo,
leggo tanto. leggo il braille, la
scrittura coi puntini ed il mio pc parla (almeno spiego tutto perbene).
Ma fa
ancora male, ancora, ancora.
Perché
una vera amica non l’ho ancora
trovata, nel contesto in cui abito.
Non
sono mai stata fortunata, in questo.
A 13
anni c’è poca gente che sa andare al
di là di un
handicap fisico, che sa
giudicarti per quello che sei senza fermarsi ai tuoi occhi.
Io...
io sto cambiando dalla prima alla
seconda persona senza capirne il motivo, ma sono sempre io.
Così...
Così, ho aperto un blog.
Un
blog per sentirmi meno sola, perché speravo
di trovare ragazze col mio stesso problema.
Non
ne ho trovate. In compenso, ho trovato
alcune delle persone più belle che conosca.
Poi
il blog s’è chiuso. non accedevo più a
blogger e tutt’ora non riesco a leggere i blog delle mie
amiche.
Prima,
mi ero iscritta ad efp.
Per
raccontare una storia, quella storia.
Niente
più. Quella storia che riscrivo
piano piano di nuovo, che più mi c’immergo
più l’adoro.
Quella
storia in cui Elizabeth Potter è la
mia copia, tranne per un piccolo, minuscolo particolare: lei ci vede.
Ho
pensato di accecarla mille volte, la mia
Beth. ma non ci sono mai riuscita.
E
poi.... E poi mento, mento, mento.
Mento
alle ragazze di efp, perché non
riesco mai a parlare del mio non vederci.
Non
ci riesco, punto.
Non
so come introdurre l’argomento...
Quando
mi sono stati fatti i banner per il
mio contest, io non li ho visti. Non li ho visti e non sapevo cosa dire
su quei
banner se non un: “Bellissimi”.
Scusami,
Ale. Perché
sei quella alla quale ho nascosto più
cose, perché temevo te la prendessi.
Prendimi
a calci in faccia, se ti va.... Ma
non ci riuscivo.
Non
vedo dalla nascita. Ho passato medici
su medici, insieme a mio fratello che ha il mio stesso problema.
L’abbiamo
scoperto, il gene difettoso.
Ma... Ma non ce ne facciamo niente, di questo.
In
America ci sono delle cure, delle
operazioni chirurgiche che forse permetterebbero di vedere qualcosa,
non lo so.
Ma
chissà... chissà se funzionano, chissà
se non funzionano.
C’è
gente che ha problemi peggiori del mio.
Ce n’è tanta, al mondo.
C’è
gente che l’avrebbe confessato subito,
di non vederci.
Ma io
sono fatta così. Tengo tutto dentro.
Grazie
ad Elisa, sto sputando fuori tutto.
Ad
Elisa, che ha le palle e del suo
problema è riuscita a parlare.
Ed
io... Io ho gli occhi bagnati, che oggi
è stata una delle giornate più orrende della mia
vita.
Mia
zia... è in coma e non so quando e se
si risveglierà.
La
storia di Not che mi muove qualcosa
dentro e il bisogno che ho da tempo di raccontare, di scrivere. Piango
perché
oggi è una delle giornate più difficili che sto
intraprendendo e perché non ce
la faccio più.
Perché
vorrei mandare tutto a puttane,
tutto questo file, tutto...
Piango.
Piango perché mi sento svuotata,
priva di difese.
ma,
nonostante tutto, ho trovato il mio
equilibrio.
Anche
se non ho purtroppo una classe
fantastica, ho altri punti di forza.
La
mia famiglia, in primis. Dei genitori
che mi han sempre incoraggiata, sostenuta, stimolata.
Dei
docenti che hanno saputo andare al di
là del mio “piccolo problema visivo”
(come direbbe James Potter)
e poi.... poi ci siete voi.
Le
migliori amiche di penna che possa
desiderare, ottime scrittrici e splendide persone.
L’anno
prossimo andrò al liceo. E... E
spero, spero, spero d’incontrare altre persone.
Nuove
amicizie, nuove persone che riescano
a vedere la Cecilia vera, non la “povera cieca”.
Scusatemi,
ancora.
Scusatemi
se non ce l’ho fatta, a parlare
prima.
Scusatemi
se non sono stata onesta fin da
subito, scusatemi.
Ma...
ma ora sono qui.
No,
eccheccazzo. Io non sono cieca. Non
sono solo cieca, no.
Sono
una persona, una persona che può
farcela anche senza i propri occhi.
E....
E qui su efp il non vederci non mi
deve perseguitare.
Io
continuerò a fare tutto, perché posso farcela
comunque.
**
Note:
ecco...
ho
detto tutto.
Solo...
Il mio blog, era “l’occhio non vuole
la sua parte”, proprio come il titolo di questa shot.
Se
volete...
Dateci
un’occhiata.
mi
dispiace.. forse vi è parso che mi sia autocommiserata fin
troppo, è una cosa che odio, ma non son riuscita a srivere
altrimenti.
Ceci
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