10° CAPITOLO
Goldrake stava nascosto dietro una collina, in attesa del decollo.
Sulla collina invece c’erano Tessa e Kaname, che parlavano tra loro, e in
disparte c’era Sousuke che contemplava il cielo.
“Uff, non la finivano più di farmi domande. Io non sapevo cosa rispondere, e
ho dato tutta la colpa a te, Tessa, come mi avevi detto” diceva Chidori.
Era trascorsa una settimana dallo scontro contro Ryger, una settimana piena
per Chidori, interrogata in continuazione dagli uomini della Mithril per
scoprire che fine avesse fatto il MazinKaiser.
“Era l’unico modo per farti uscire pulita, Kaname, nonché la verità. Hai
fatto atterrare il MazinKaiser dove ti avevo detto e ho provveduto a farlo
sparire. E non dovrai mai sapere dov’è, per la tua sicurezza. Anche io sparirò
dalla circolazione.
Tanto, considerando quello che ho fatto durante la battaglia, non avranno
problemi a crederti. E per fortuna Mardukas ha continuato a seguire i miei
ordini, distruggendo la base nemica” rispose Tessa.
“Ma era proprio necessario far sparire il MazinKaiser?”
“Questa era la sua volontà”.
“La… sua volontà?”
“Si. Non chiedermi troppe spiegazioni, ma il MazinKaiser può apparire solo
quando l’umanità è in pericolo. Perciò devi essere contenta che è scomparso,
vuol dire che nessuna grande minaccia incombe più sugli uomini”.
Kaname non sembrava molto convinta: “Tu mi dici di non chiedere spiegazioni,
ma io ho tante, troppe domande. Mettiamo pure da parte il MazinKaiser, ma tu chi
sei veramente? Come facevi a fare quelle cose durante la battaglia? Non sei
semplicemente un genio precoce, vero? Mi viene anzi il dubbio che tu hai
orchestrato tutto, non è cosi? Sousuke ha detto di essere venuto sulla Terra
seguendo un misterioso impulso, io sono salita sul MazinKaiser seguendo un
impulso simile. Eri tu! E scommetto che anche per l’organizzazione e
l’approvazione di quel tuo piano azzardato, tu hai spinto gli ufficiali a darti
l’ok!”.
“Ebbene si” rispose Tessa con un certo dispiacere “Io sono una telepate oltre
che una telecineta. Anche se non ho fatto tutto da sola, ho avuto l’aiuto di una
cara amica”.
“Quale amica?”
“Se te lo dicessi, non mi crederesti”.
“Sei davvero brava a nascondere le cose. Tu e questa tua amica ci avete
strumentalizzato!” replicò aspra Kaname.
“Mi dispiace, davvero. Credimi, non mi piace affatto manipolare i pensieri
delle persone, e ho cercato di farlo il meno possibile. Ma era necessario. Con
la mia amica abbiamo organizzato una sorta di trappola, per distruggere
definitivamente Ryger, altrimenti sarebbe stato per sempre una spada di Damocle
sull’umanità”.
Kaname le diede le spalle.
E fece un’ultima domanda: “Hai manipolato i pensieri miei e di Sousuke?”
“No! Mai! La scelta è sempre stata vostra, Sousuke avrebbe potuto
tranquillamente ritornarsene subito sul suo pianeta, e tu avresti potuto senza
problemi abbandonare il MazinKaiser. Le vostre azioni sono sempre state vostre”.
Kaname mormorò qualcosa continuando a dare le spalle a Tessa.
Che allora indietreggiò, e fece un leggero inchino per poi allontanarsi.
Kaname la guardò allontanarsi, con irritazione e anche una punta di
dispiacere.
Poi andò da Sousuke. Kaname
“Sei stata un po’ dura” fece lui.
“Lo so. Ma questa faccenda la risolveremo poi. Allora, davvero partirai?”
“Si, sono venuto sulla Terra seguendo quell’impulso, e non posso sparire
senza lasciare traccia. Ti prometto comunque che starò via poco.
Devi mostrarmi tante cose di questo mondo”.
“Anche tu devi dirmi tante cose del tuo mondo”.
Sousuke le prese una mano tra le sue.
“Mi dispiace di non averti detto la verità”.
“Non hai bisogno di scusarti per questo, non puoi certo andartene in giro a
dire a tutti ‘Ehi, sono un alieno’. E poi neppure io ti ho parlato del MazinKaiser”.
Calò un breve silenzio.
Poi Sousuke le baciò la mano: “Meglio che vada, o penso che non partirò più”.
“Mi raccomando, non si fa aspettare una signorina” le rispose la ragazza
ammiccando con lo sguardo.
“Contaci, Kaname”.
“E’ la prima volta che mi chiami per nome”.
“Scusa, non dovevo?”
“No, va benissimo, Sousuke”.
Il ragazzo sorrise: “Capisco perfettamente perché il mio bisnonno amava cosi
tanto questo pianeta”.
E si avviò verso Goldrake.
Tessa li guardava da lontano, con un mesto sorriso.
“Non devi essere triste”.
“Lo so, ma sentirsi criticare in quel modo da un amica non è piacevole.
Soprattutto quando sai che in fondo ha ragione”.
“A nessuno piace sapere di essere stato usato, ma le passerà. Sa bene che le
tue intenzioni erano buone. E ha visto che non ti sei limitata a fare la
burattinaia, ma hai rischiato la tua stessa vita nella battaglia. Kaname inoltre
racchiude davvero le caratteristiche migliori dei suoi due antenati, gli amici
più cari che abbia mai avuto insieme a te”.
Tessa, anche se non li aveva mai conosciuti direttamente, ricordava quei due antenati, in particolare il coraggio e il decisionismo di lei, e la gentilezza di lui.
“Be, credo che posso fidarmi ancora di qualcuno che come te ha trasceso i
confini del tempo e dello spazio, vero?”
“Io penso di si”.
“E allora è finita. Ma per quanto lo sarà?”
“L’esistenza dell’umanità non sarà mai priva di pericoli e tensioni, ma la
speranza esiste ancora ed esisterà sempre. E quei due lo dimostrano”.
“Capisco. Allora, mi chiedo cosa posso fare la sera, ora che non ho niente da
fare”.
“Troverai un modo, come sempre. Arrivederci, Nadia”.
Tessa sorridendo si allontanò dalla figura evanescente che aveva a fianco:
una ragazza di quattordici, quindici anni, con i capelli azzurrini e gli occhi
rossi, che indossava una divisa scolastica.
La figura scomparve, e nello stesso istante, Goldrake si alzò da dietro la
collina e decollò verso lo spazio aperto sotto lo sguardo dolce e sereno di
Kaname.
FINE
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