MSP - andandi via di casa
*Titolo: Min smukke pige - Andando via di casa quando ormai fa già buio
*Autore: Rota
*Fandom: Originali/Generale
*Personaggi: Hans Handersen, Elyon Handersen + Johannes van Hallen
*Generi: Introspettivo, Commedia, Fluff
*Avvertimenti: One shot
*Rating: Verde
*Note: "Mia bella bimba" è il titolo in danese di questa
fanfic; "pige" sarà invece il sostantivo che determinerà
le One Shot dedicate a questa coppia, padre e figlia. Hans e Elyon.
Per fare il punto della situazione. Hans è un ragazzo padre, ha
"avuto" Elyon a 17 anni - lo metto tra virgolette perché
capirete più avanti che non è esattamente l'avere avuto
in senso canonico - a 18 ha preso la bimba e il suo diploma delle
superiori e si è trasferito in Germania per cercare lavoro, in
specialmente a Berlino. Questo è l'impasto generale, il resto
dovreste leggerlo voi (L)
Buona lettura ^^
Ci tengo tantissimo a dedicare questa mia opera a "Elyon",
alla bimba del mio Hans, alla persona per cui è nata questa
fanfic e quanto poi ne seguirà. La serie su di loro è
solo per te, tesoro mio (L)
Min smukke pige - Andando via di casa quando ormai fa già buio
Hans faceva certe cose non per abitudine gretta e appiattimento di una
propria originalità interiore ma conservando, di giorno in
giorno, la genuina convinzione che il Mondo fosse un posto
assolutamente meraviglioso in cui vivere assieme alla propria amata
figlioletta e che tutto non poteva che essere sempre migliore per lui e
per la sua Elyon. Per questo ogni sera, cucinando l'unico e vero pasto
della giornata che lui e la bimba potevano condividere, apriva il
frigorifero alla ricerca di qualche prelibatezza per preparare una cena
abbondante e soddisfacente. Non erano rare le volte in cui rimediava su
una pasta con tonno e fagioli, ma quando si ricordava di fare la spesa
al rientro dal suo lavoro pomeridiano - oppure quando Bella passava da
quelle parti e dimenticava casualmente una confezione di bistecche nel
freezer o qualche salsiccia dall'aria particolarmente malsana -
riusciva a fare addirittura un primo e un secondo completi, con tanto
di dolce alla fine.
In linea di massima, si poteva anche dire che la piccola Elyon godesse
di buona salute, con una particolare abbondanza per i carboidrati e le
fibre. Il medico non si era mai lamentato di qualche carenza in
particolare, segno che Hans, nonostante i due lavori e mezzo che lo
tenevano impegnato e molto spesso lontano da casa, riusciva a
provvedere in ogni cosa per una dieta equilibrata o che almeno non
desse segni di arrendevolezza esterni: Elyon era la più brava
della sua classe quando si trattava della lezione di ginnastica, alla
sua scuola.
Anche quella sera Hans aprì l'anta del frigorifero con un gesto
brusco e carico di aspettativa, come se si aspettasse di trovare un
pollo arrosto dall'aspetto invitante. Quando Elyon sbirciò oltre
il fianco di suo padre, dopo che questi non disse nulla per dieci
interminabili secondi, poté notare una confezione di crauti
aperta e consumata per metà, un po' di brodo per fare una zuppa,
qualche formaggio salato e un barattolo ancora intatto di maionese. Le
patate, ovviamente,
non mancavano, ma quelle di sicuro non si trovavano nel frigorifero.
Non era uno spettacolo tanto desolante, ma certo in confronto
all'aspettativa di qualcosa di sostanzioso perdeva un poco la sua
efficacia rappresentativa.
Hans, dopo essersi ripreso dallo smacco, sorrise alla bimba col
migliore dei sorrisi nel suo repertorio, e tirando fuori i pochi
ingredienti annunciò il menù della serata.
-Stasera mangiamo minestra con tante patate! Ti va, piccola Elyon?-
E anche se non le fosse andato, quello c'era e non si poteva chiedere
la luna - questa era una delle prime cose che Elyon aveva imparato, in
casa Handersen. Per cui sorrise con la stessa forza con cui le
sorrideva suo padre e dopo aver alzato il pungo in cielo in segno di
vittoria corse a prendere le patate e lo strumento adatto per pelarne
la buccia. Avrebbero allungato il brodo con le verdure e pezzi di
formaggio assieme a qualche tocco di patata; quello che rimaneva dei
tuberi l'avrebbero mangiato con la maionese dacché di olio non
ce n'era più da un pezzo - Hans non era mai stato abituato ad
usarlo e non riusciva a mettersi nell'ordine mentale di comprarlo,
così la sua abitudine era passata anche alla figlia.
Mentre il brodo si scaldava, Hans raccontò quello che gli era
successo a lavoro quella mattina, mentre Elyon era a scuola e non
poteva assisterlo. Raccontò di quanti mattoni aveva posizionato
al loro posto, di quanti travi di ferro aveva inserito nel cemento per
"armarlo", di quanto si era sporcato le mani e imbrattato il viso
quando per sbaglio si era pulito dalla polvere in un gesto di
distrazione e si era trovato tutta la pelle del volto bianca come il
marmo. A sua detta, quello era stato un momento di ilarità
generale, all'interno del piccolo cantiere dove lavorava come muratore.
Raccontò anche di aver mangiato, come ogni martedì della
settimana, un buon hot dog del carrettino di Herr Hunderser - il
simpatico omino che ogni giorno si posizionava nella piazza di fronte a
loro e aspettava che i lavoratori uscissero per il pranzo e si
servissero appositamente da lui. Ormai Hans lo chiamava per nome e
riceveva in cambio lo stesso tipo di attenzione, più una dose
abbondante di salsa tartara nel suo panino iper farcito. Nel pomeriggio
aveva raggiunto la Choco House, il suo secondo lavoro part time, e
quando Elyon era uscita da scuola si era ricongiunto a lei. Il resto lo
sapeva anche la bimba.
Era quasi frenetico, il modo di vivere di Hans. Single e mai sposato,
con una figlia e con un bilocale a due passi dal centro di Berlino,
doveva da solo provvedere a tutte le spese che gravavano sulla casa e
sui suoi abitanti - nonché ai vari peluches di Elyon e al
piccolo cactus che c'era nell'angolo della loro terrazza,
simpaticamente battezzato dalla bimba "Piccolo fedifrago acuminato".
Per questo motivo lavorava quanto gli era possibile e in ogni ambito a
cui poteva accedere. Aveva trovato un impiego a progetto presso una
ditta di costruzioni, e quelle otto al giorno da precario sottopagato
ormai le faceva da quasi quattro anni. La sera veniva occupata da
qualche ora come guardia notturna presso l'Ospedale della zona, niente
di troppo impegnativo per chi riusciva a dormire poche ore a notte, ma
contava di lasciarlo a breve per colpa di un'emicrania sempre
più pressante. Il pomeriggio, invece, andava alla Choco House di
Bella, dove aiutava con il servizio ai tavoli in cambio anche di
qualche favore.
Ma ciò che lo legava a Bella e alla sua pasticceria era un'altra storia, tutta a sé stente.
Era iniziato tutto per colpa della sua passione per i biscotti al burro
- essendo un danese doc non poteva certo mancare a quella tradizione.
Quelli erano l'unica cosa che davvero non mancavano mai in casa
Handersen. Per Hans era sempre stato un sogno poter lavorare in un
luogo dove poteva disporne in grandi quantità, se non
illimitatamente, e appena Bella aveva esposto in comune il suo annuncio
per cercare camerieri lui, pur non avendo uno straccio di competenza e
non avendo mai lavorato nel settore, fu il primissimo a presentarsi sul
luogo di lavoro. Era talmente entusiasta lui ed era talmente entusiasta
lei che non ci volle molto per stipulare e firmare un contratto
apposito.
Il caso volle che il piccolo e grazioso locale fosse a pochi chilometri
di distanza dalla scuola della piccola Elyon che, terminate le lezioni,
aveva così la possibilità di recarvisi e di
ricongiungersi al signor papà tuttofare. Manco a dirlo, i due
Handersen erano riusciti a calcolare ogni cambio e ogni orario in modo
tale da avere una vita quanto più regolata possibile.
Solo successivamente, quando i rapporti con gli altri lavoratori della
Choco House si approfondirono - perché Bella van Hallen non era
una persona a modo e capace di farsi gli affari propri, decisamente no
- riuscirono a integrare anche nuovi componenti e orari più
flessibili. Allora, ebbero la netta percezione che la loro famiglia si
fosse allargata e di parecchio.
Mangiarono in silenzio, come era loro abitudine: Hans aveva insegnato
ad Elyon che non si doveva mai parlare a bocca piena e siccome i pranzi
duravano poco proprio per la fame vorace dei due, il lavoro delle
mandibole era una cosa costante che poche volte trovava qualche pausa.
In questo modo, però, conservavano più tempo per parlare
dopo e stare assieme a lungo, anche se la sera finiva appena Elyon
terminava gli ultimi compiti, si lavava e successivamente si infilava
tra le coperte del suo letto, ad ascoltare una delle favole assurde e
sconclussionate del suo papino.
Perché non era che Elyon si fosse stufata delle favole che
riguardavano principesse e principi, cavalieri e draghi, oggetti magici
e cose affini, anzi erano le sue preferite. Però, come le diceva
il padre, lei viveva in un mondo totalmente diverso da quello e voleva
trovare la magia in ciò che la circondava, senza estraniarsene
per andare in luoghi sconosciuti e lontanissimi. Per questo Hans,
cercando sempre di alimentare la sua fantasia - e ben conscio che di
letture come quelle che lui tanto rifuggiva la bimba ne facesse da sola
in grandissima quantità - si attivava per proporle storie sempre
nuove e interessanti a modo suo.
Quindi l'uomo partiva a raccontare di signor Completo da Sera che
invitava signorina Pigiama Lungo per un ballo sulla terrazza di casa al
chiaro di Luna che durava, all'incirca, tutta la notte. E se Elyon
faceva notare che sulla terrazza c'era quell'orso di Johannes a fumare
- mentre in teoria era stato chiamato a farle da badante - Hans le
diceva che l'uomo non era per niente bravo a ballare con i vestiti e si
limitava a guardare signor Completo e signorina Pigiama senza dire una
parola, come suo solito. E se la bimba, attivissima anche a quell'ora,
gli chiedeva cosa fosse successo a signor Divisa da Muratore e il
signor Canotta e Mutande che fino al giorno precedente andavano d'amore
e d'accordo ma sembrava che una incomprensione sul contratto coniugale
li avesse divisi - perché la storia dei due sposini l'aveva
appassionata fin da subito anche se il padre non capiva il
perché - Hans le rispondeva che avevano passato un bel giorno
assieme, ad imboccarsi di calze e spallini appena cotti nel forno e
tutto era tornato alla normalità e alla felicità.
C'era da dire che il signor Handersen aveva una buona dose di fantasia
da riuscire a vincere persino la resistenza di sua figlia, il
ché era tutto dire.
Alla fine, dopo aver narrato anche le ultime novità sul mondo
delle scarpe, Hans diede un ultimo saluto alla piccola e si
avviò verso l'esterno, quando Elyon stessa lo prese per il
braccio e lo fermò.
-Devi dare un bacino anche a Bingo! Quello mi mangia se non lo fai!-
Hans la guardò con apprensione, poi mogio si volse verso un orso
formato gigante che lui stesso le aveva regalato perché non si
sentisse sola la notte. Era tutta scena, ovviamente, atta a ricevere un
altro bacino dalla sua bimba perché davvero
sembrava che gli costasse un occhio della testa avvicinarsi a quel coso
e ammonirlo di fare il bravo custode e di non aggredire né Elyon
né quella povera anima pia di Johannes. L'orso rimase zitto in
assenso e lo lasciò andare via senza porre alcuna rimostranza -
c'era però il dubbio che covasse un odio infinito per i suoi
padroni, lo si poteva notare dagli occhi neri che gli venivano fuori
dalla stoffa morbida, gli stessi che gli davano una certa aria da
squilibrato pazzo. Elyon non era mai riuscita ad abbracciare a lungo
quel coso, ne aveva troppo timore.
L'uomo si chiuse finalmente la porta della stanza alle spalle,
regalando la figlia ad una notte di tranquillità e riposo. Poi
si avviò nella propria camera
- il soggiorno del piccolo appartamento dove aveva piazzato il
divano-letto su cui dormiva durante la notte - e cominciò a
cambiarsi, non senza dare un'occhiata veloce all'orologio appeso al
muro: l'olandese sarebbe arrivato entro poco.
Infatti di lì a qualche minuto Johannes si palesò davanti
alla sua porta, pigiando il campanello e non staccando il dito fino a
che non gli era stato aperto. Entrò senza salutare Signor
Portaombrelli, rito che tutti gli Handersen rispettavano ogni qualvolta
uscivano o entravano dalla propria abitazione; ma Johannes era un
estraneo, e specie sapeva guardarti in modo tale da zittirti anche se
eri Hans Handersen, quindi andava benissimo così. Guardò
invece dritto davanti a sé, dove era chiusa la porta della
camera di Elyon, e con un cenno chiese la solita domanda muta al
padrone di casa: "Quando torni, piccolo e insignificante rompiballe?". Hans gli sorrise assolutamente gioioso, rispondendo come al solito.
-Verso l'una dovrei essere a casa. Se ti annoi c'è la tv ma
tieni il volume basso, perché Elyon sente ogni rumore!-
Come se l'altro non lo sapesse da solo. Una volta si era spaventato a
morte ritrovandosela di fianco, come una sonnambula, e il tutto
perché la bimba lo aveva sentito mentre spostava la sedia in
terrazza, con la solita grazia da orso che si ritrovava. Lui aveva
fatto un balzo, lei pure, e si erano ritrovati a squadrasi a vicenda in
malo modo per parecchi minuti, almeno finché lei non era stata
vinta dal freddo della notte ed era tornata a dormire.
Johannes non aveva niente tipico di un babysitter. Non la pazienza, non
la grazia, non l'amore per i bambini. Eppure era fratello maggiore di
Bella e questo significava che faceva parte della grande famiglia che
era la Choco House e questo significava che doveva mettersi in gioco a
sua volta per dare una mano ai suoi componenti che si ritrovavano in
difficoltà, Hans primo fra tutti. A lui non costava stare
sveglio fino a tardi, iniziava a lavorare solo verso le undici, la
mattina, e benché la sua attuale fidanzata non gradisse troppo
la sua assenza in quelle ore ottimali per fare l'amore - la signorina
Melek era una donna molto romantica, da quel punto di vista - entrambi
avevano capito la necessità che aveva spinto Hans a chiedere
aiuto. Data la situazione, non avevano mai trovato la forza e la
viltà di recriminare qualcosa.
Così, mentre l'uomo prendeva una sedia dalla cucina e si
dirigeva in terrazza, dove il piccolo cactus aspettava con impazienza
il suo arrivo, Hans finì di vestirsi e di prendere le proprie
cose per andare finalmente a lavoro.
Lo salutò da lontano, come salutò il signor
Portaombrelli, e uscì dalla propria abitazione, consegnandosi
alla notte di Berlino.
Faceva già freddo, pur essendo iniziato Ottobre da poco, tanto
che Handersen si chiuse con energia nel proprio cappotto e
abbracciò il proprio petto di slancio, agguantando la bicicletta
allacciata alla ringhiera davanti alla palazzina dove abitava e
lanciandosi in strada. Non potendo permettersi troppi biglietti
dell'autobus, andava quasi sempre a lavoro in quel modo, aiutato in
questo dall'ottima organizzazione e dalle efficientissime piste
ciclabili lungo tutta la capitale tedesca. Sarebbe arrivato alla meta
nel giro di un quarto d'ora a malapena.
Alzò lo sguardo in alto, mirando le stelle e quel poco di luna
visibile - una striscia chiara solamente. Spirò l'aria che si
condensò in una nuvoletta di vapore per poi sparirgli, dietro e
lontana.
Sorrise sereno e pieno d'entusiasmo, come sempre, ripensando a tutte le
cose belle che aveva vissuto e immaginandone altrettante per un domani
stupendo.
La vita era davvero meravigliosa.
|