Dedicata
a Lady
Aika.
Ancora
una volta, tanti auguri sorellona.
Un
esercito di topolini a macchie.
Niklaus esamina con aria affascinata il topolino che
tiene fra le mani: appartiene a sua sorella Rebekah, ma Klaus non è riuscito a
resistere alla tentazione di prelevarlo di nascosto dalla sua camera: vuole
giocarci un pochino, giusto il tempo di farci amicizia.
Il bimbo stringe le manine a pugno studiando ogni
singolo movimento della creatura: gli piace il modo in cui il topo si divincola,
sforzandosi di sfuggire alla sua presa. Ogni tanto i dentini dell’animale
affondano nel suo indice ma Klaus pare quasi non accorgersene, troppo occupato
a osservare i movimenti frenetici della bestiolina.
Stringe con più forza il corpicino bianco fra le sue
dita. È difficile intuire se lo faccia per evitare che il topo gli sfugga di
mano, o se il suo intento sia esattamente l’opposto; forse, vuole semplicemente
sfidare il topolino, spingerlo a scappare via: a Klaus piacciono le sfide.
Quando finalmente il bimbo si convince ad allentare
la presa adagia l’animaletto sulle sue ginocchia per esaminarlo con attenzione.
Analizza gli occhi rossi della creatura, per poi soffermarsi sulla grande
chiazza nera che sfregia il suo manto candido: quella macchia è il motivo per
cui Klaus ha deciso di prendere in prestito proprio quel topo, nonostante
famiglia ce ne siano almeno sei, uno per ogni fratello.
Anche Klaus aveva un topolino tutto suo, una volta.
Non ha mai parlato con nessuno del modo in cui la bestia sia accidentalmente
annegata, mentre il bimbo si sforzava di insegnarle a nuotare.
Nel recuperare il corpicino esile della creatura dal
pozzo, Klaus aveva pianto, domandandosi se quell’incidente facesse di lui un
bambino cattivo.
Non ci sono ostacoli, per Niklaus: un confine non è
nient’altro che una linea tracciata per noia, uno scarabocchio che va ignorato,
se dall’altra parte della riga lo attende il coronamento di un obiettivo.
No, Klaus non è un bambino cattivo: ogni tanto, per
dimostrare qualcosa a qualcuno - ai suoi fratelli, a suo padre - ha bisogno di
colpire forte, forse troppo; ma non lo fa con cattiveria. Niklaus è un bambino
ambizioso e l’ambizione a volte lo rende cieco.
Sorridendo appena, il bimbetto solleva il topolino
per la coda, portandoselo all’altezza degli occhi. Il suo, di topo, aveva il
pelo completamente bianco, come gli altri suoi fratellini.
Il topo di Rebekah, invece, è diverso. La macchia
che ha sul dorso è sgradevole alla vista ma Klaus sorride nell’esaminarla,
affascinato dalla diversità della bestiola.
C’è un segreto celato nel silenzio che lo circonda:
Klaus sa che quelli come lui, come quel topolino, sono gli animaletti più
forti. Quelli più in gamba. Quelli speciali.
È per questo, solo per questo, che la presa della
sua mano aumenta attorno al corpo dell’animaletto: la
stringe troppo forte quella bestiolina. Di tanto in tanto ha quasi voglia di
lasciar perdere spaventato dai suoi movimenti convulsi , ma la fiducia che
ripone in quel topolino è troppa, per convincersi a desistere.
Klaus sa che quel topolino – quello brutto, quello
strano – sarà migliore,migliore degli altri.
E mentre sorride rimirando soddisfatto quei
pensieri, non si accorge che il corpicino del topo si affloscia tra le sue dita
sottili.
***
“Nik!”
Niklaus ignora il richiamo; le gambette oscillano
ritmicamente avanti e indietro, mentre i talloni del bimbo picchiettano contro
il bordo del pozzo.
“Nik, so che l’hai preso tu!”
Rebekah appoggia le manine alla pietra per riprendere
fiato, sfinita dalla corsa.
Le trecce bionde incorniciano un visetto dai
lineamenti aggraziati, ma non c’è delicatezza nel modo in cui la bimba si
arrampica sul pozzo per strattonare la veste del fratello.
“Dove hai messo il mio topolino?”
Niklaus rimane in silenzio scrutando con aria pensierosa
il broncio della sorella. Non lo stupisce il fatto che la bambina sia subito
corsa da lui: Rebekah sa sempre dove andare a cercare le cose che ha perso.
“Nik!”
Klaus dà le spalle alla sorella allontanandosi dal
pozzo.
“È andato via,‘Bekah.”
Spiega alla bambina accovacciandosi a terra per analizzare
una pozza d’acqua.
“È andato a cercare i suoi fratelli.”
“Il mio topolino ce li ha già i fratelli!”
Ribatte la bimba stringendo i pugni e avvicinandosi
a Klaus di corsa.
“Ridammelo, Nik!”
“È andato a cercare i topolini con le macchie. Ce
ne sono altri, sai? Con macchie bianche, rosse e nere. Vogliono formare un
esercito.”
È una bella bambina, sua sorella Rebekah. Ma è
testarda e sfrontata, quasi come un maschio. Dovrebbe sorridere di più e
parlare di meno; giocare con le bambole e non con i topini.
Perché è questo che fanno le femmine: ma Rebekah non
lo fa e a Klaus viene da pensare che anche lei sia un po’ diversa, dopotutto.
Proprio come lui.
“Un esercito?”
Rebekah allenta leggermente la presa sulla veste di
Klaus: il broncio della bimba viene mitigato da una leggero alone di curiosità.
“Un esercito.”
Klaus annuisce con aria convinta tornando a osservare
il pozzo.
“Solo i topi con le macchie e nessun altro.”
Rebekah china il capo con aria pensierosa. Improvvisamente
solleva la mano e colpisce con forza la guancia del fratello.
“Bugiardo!”
Niklaus arretra, sconcertato. È un colpo lieve,
quello di sua sorella. Non più doloroso dei morsi di topo che gli graffiano le
dita. Eppure Klaus lo sente a fondo, quel dolore, mitigato alla vergogna.
“Hai ucciso il mio topolino! L’hai ucciso, hai
ucciso il mio topo e hai ucciso anche il tuo. Tu sei cattivo Nik, sei cattivo!”
E mentre Rebekah si allontana furente, Klaus si
massaggia la guancia, ammirando in silenzio la capacità d’intuito della
sorella.
È l’unica della famiglia che riesce, talvolta, a
cogliere le sue bugie ed è una cosa che lo spaventa, ma che lo affascina al
tempo stesso.
Forse, ci riesce proprio perché c’è qualcosa di
diverso in lei.
E Klaus non può fare a meno di sorridere al pensiero
che magari, un giorno, anche ‘Bekah entrerà a far parte del suo esercito di
topolini a macchie.
Nota dell’autrice.
Dopo “the wolf in
the well” , credevo che non
avrei più messo penna sul personaggio di Klaus bambino : mi piaceva l’immagine
che avevo creato; onestamente avevo paura di rovinarla, scrivendo dell’altro.
Questo secondo
tentativo, in effetti, non mi convince per niente, ma ero curiosa di
pasticciare un po’ sul personaggio di Rebekah e in effetti, scrivere su Klaus
bambino è estremamente piacevole, per cui non ho saputo trattenermi.
Passando
alla shot in sé; vi chiedo scusa per queste povere bestioline che Niklaus
maltratta costantemente (nell’altra era la lucertola, adesso i topolini). Ma
questi animaletti piccoli si prestano parecchio all’immagine che ho di lui da
bambino: un ragazzino ambizioso sempre impegnato a cercare di dimostrare
qualcosa – ai suoi fratelli, a suo padre, a sé stesso -.
C’è una
cosa che ho notato nel Klaus adulto e che mi ha colpito: è talmente focalizzato
sulla realizzazione dei suoi obiettivi, che molto spesso non presta abbastanza
attenzione a ciò che gli sta attorno: e così i suoi piani falliscono.
Klaus si
focalizza talmente tanto sul suo obiettivo finale, che molto spesso perde di
vista ciò che sta realmente succedendo e così i suoi esperimenti falliscono – e
i topolini fanno una brutta fine XD - .
È un po’
quello che è capitato al Klaus adulto con il suo esercito di ibridi; ed è la
stessa cosa che ho provato a rappresentare con Klaus e i suoi topolini, con la
differenza che il piccolo Klaus, è ancora in grado di provare del rimorso (il
pianto dopo la morte del topo, la reazione allo schiaffo di Rebekah).
Per
quanto riguarda l’esercito di topini; beh questa è davvero pessima, me ne rendo
conto. È un palese rimando anche questa volta all’esercito di ibridi che Klaus
ha intenzione di formare.
E
Rebekah; Rebekah la immagino come una personcina bella tosta sin dalla più
tenera età; capricciosa e dotata di un grande intuito che come ben sappiamo
svilupperà per bene in futuro. Capita spesso che chi si senta “diverso”, si
sforzi di incontrare quella stessa “diversità”in altre persone. È questo che a
Klaus succede con il topolino dalla chiazza grigia e con sua sorella. Rebekah
non è come lui, eppure Klaus si convince di trovare in lei alcuni tratti
distintivi che potrebbero fare di lei, un “topolino con la macchia sulla
schiena”.
Proprio
come lui.
Niente,
mi vergogno per aver scritto delle note d’autrice così lunghe per una
sciocchezza simile.
Posso
solo dire che se avete letto tutto quanto, Klaus vi recluterà sicuramente per
il suo esercito di topolini.
Un
abbraccio
Laura