N.B.)
Questo capitolo, insieme al precedente, sostituisce il terzo capitolo
della prima versione della fanfic. In altre parole, il finale della
storia è stato riscritto!
Quindi, se avevate già letto i primi tre capitoli della
fanfic, ora dovreste non soltanto leggere questo (il quarto), ma anche
il precedente, poiché non è più lo
stesso di due anni fa. ^ ^'
Due mattine dopo, Tenten fu dimessa dall'ospedale, con la
calda raccomandazione di rimanere a riposo almeno altrettanti giorni.
Il bruciore della sconfitta agli esami ed il nervosismo per
la
discussione con Neji, tuttavia, strepitavano. Volevano essere
proiettati fuori dal suo corpo e dalla sua mente, troppo piccoli per
contenerli ancora a lungo.
Così Tenten reinterpretò le parole
del
medico come un
invito ad evitare solamente gli sforzi eccessivi e trottò
soddisfatta verso il campo di allenamento.
Naturalmente, Neji era già nel vivo dei suoi
esercizi.
Non era più tornato a farle visita. Era la prima
volta che si vedevano dopo quel pomeriggio.
Con noncuranza, Tenten lanciò nell'aria un
"buongiorno" formale
e distaccato, quello che si conveniva a due colleghi. La mancata
risposta di lui, troppo concentrato nel combattimento figurato,
ricondusse per un attimo la situazione alla normalità.
Tenten
dovette resistere alla tentazione di fermarsi e si impose di ritagliare
per sé
un'area il più possibile lontana da lui.
Desiderava sinceramente parlargli. Era ambiziosa di arrecare
sollievo al suo
spirito, torturato dalle stesse convinzioni che invece lui credeva lo
temprassero.
Ma nulla al momento le suggeriva che Neji non sarebbe stato
sordo alle
sue parole. Nulla, fino a quando lui non avesse mosso il primo passo
per intrecciare nuovamente i fili del loro legame, là dove
si
erano spezzati.
La ripresa degli allenamenti non fu particolarmente felice
per Tenten.
I muscoli delle braccia non sopportavano lo stress dei lanci
più
rapidi e minacciavano di tremarle in modo incontrollabile per minuti
interi. Il polso destro, soprattutto, le doleva ancora troppo per
assicurarle una presa salda sulle armi. Il segno impresso dalle dita di
Neji, ora violaceo, dominava incontrastato sulla pelle chiara.
Un soffice fruscio tra gli arbusti la distolse dall'amara
contemplazione dei propri limiti. Un incedere leggero, lento e a
tratti esistante.
- Lee! -
Avrebbe dovuto essere una domanda, ma la brama di vederlo
tornare al
campo, specialmente in un giorno tanto silenzioso, era così
ardente da tramutarla in un'esclamazione gioiosa.
La figura di Neji che emergeva dai rami rigogliosi fu
un'autentica secchiata di acqua gelida.
Neji rimase immobile, una gamba ancora nascosta tra le
foglie ed una
ruga di disorientamento misto a disapprovazione ad increspargli la
fronte.
Tenten trattenne il fiato ed attese, incapace di crearsi la
minima aspettativa da quell'espressione.
Poi gli occhi di Neji scivolarono verso i manichini di
paglia.
- Ah. - disse mollemente, - Li stai usando tu. -
- Già. - fece Tenten arricciando le
labbra, mentre una vocina
ormai nota dentro di lei la rimproverava di cedere troppo facilmente al
succulento
piatto dell'illusione.
Un secondo dopo Neji era di nuovo scomparso oltre la
vegetazione.
Tenten era sufficientemente realista da ammettere a se
stessa che lui
non si sarebbe di sicuro prostrato ai suoi piedi entro le prime
ventiquattro ore. Ciò nonostante, quando al tramonto si
congedò, Tenten aveva svestito i panni
dell'impersonalità, tradendo rancore e frustrazione.
Una volta fuori dal perimetro del campo, la sua rabbia
era stata
soppiantata dallo sconforto. Neji non avrebbe mosso neppure un dito per
riconquistare il loro vecchio rapporto. Forse non aveva nemmeno
realizzato di averlo perduto. Oppure aveva sempre ugualmente
soppesato la sua esistenza e la sua assenza.
Il corpo di Tenten era tanto teso che al primo rumore
improvviso
trasalì come avrebbe fatto in un'imboscata.
Arrossì
imbarazzata quando scoprì che si trattava di un inoffensivo
stormo di uccelli,
che si disperdeva veloce nel cielo rossastro sopra Konoha.
La mattina successiva, Tenten si era di nuovo armata di
grande pazienza e
di un pizzico di ottimismo. Non era nella sua indole arrendersi alla
prima sconfitta.
Salutò Neji con professionalità, si compiacque
del suo silenzio e riprese gli esercizi del giorno precedente.
Nel
pomeriggio, si chiuse nel capanno degli attrezzi. Poiché sul
piano delle relazioni umane non si erano ancora riscontrati
miglioramenti,
aveva deciso di andare alla ricerca di qualche arma mai utilizzata, che
potesse
elettrizzare almeno la sua natura di kunoichi.
Nel locale regnava
il disordine assoluto. Ogni volta che Gai sensei e Lee avevano
un'illuminazione per un nuovo, estenuante allenamento, buttavano
all'aria mensole e armadi. Travolti dalla foga del momento, si
fiondavano all'esterno con l'oggetto tanto ambito senza mettere mai a
posto. Al termine della sfida, ovviamente, erano troppo logorati per
cimentarsi nell'opera.
Fu inevitabile, quindi, che Tenten si
imbattesse in qualcosa di loro appartenenza. Per riportare alla luce
alcune armi, dovette spostare un ingombrante foglio di cartoncino,
che aveva riconosciuto ancor prima di girarlo.
Colonna dopo colonna, elencava le sfide tra Lee e Gai
sensei, indicando per ciascuna il vincitore. Tenten era certa
che
intorno a lei doveva esserci anche
un'altra versione, riguardante le sfide tra Gai sensei e
Kakashi
sensei.
Esaminò
la tabella minuziosamente, scoppiando a ridere davanti ad alcune delle
prove o
leggendo i propositi per la volta seguente che Lee
aveva scritto.
La volta seguente...
Quando
Neji aprì la porta del capanno, Tenten si rese conto di
quanto tempo
avesse trascorso lì dentro. Era l'imbrunire e la lampadina
che pendeva
sgraziata dalle travi del tetto illuminava troppo poco per poter
riprendere la ricerca.
- Che c'è? - chiese con voce instabile,
mentre asciugava le lacrime, - Ti servono i manichini? Prendili pure,
sono nello stesso posto di ieri. -
- No. - rispose lui, dopo alcuni istanti.
Tenten abbozzò una risata amara.
-
Certo. Tu vuoi me. Sei venuto qui per costringermi con la forza? Ho un
altro polso su cui puoi ritentare. - disse, sollevando il braccio. Lo
sguardo invece era magneticamente attratto dal
ricordo che giaceva sulle sue gambe. Un ricordo.
Prima
che Neji potesse replicare, venne trafitto dai suoi occhi,
così scuri e profondi che vi sarebbe potuto
annegare.
- In fondo, che differenza c'è tra me ed un
manichino? Siamo entrambi oggetti, non è così? -
Neji
mantenne superbamente la propria impassibilità. Ma per la
prima
volta in vita sua non pensò ad essa come ad una corazza di
superiorità.
Bensì, come ad una maschera per rifuggire una domanda
scomoda.
- Sai, io
una differenza l'ho trovata. - proseguì Tenten, pregustando
la
propria rivelazione, - Un manichino può essere sostituito
con un
altro. Io no e, purtroppo per te, tra i due sono io ad esserti
indispensabile per perfezionare la Rotazione Suprema. -
Lo fissò di sbieco, provocatoria:
- Eppure, io sono una perdente, non
è vero? Spiegami, Neji, come
è possibile
che un eletto come te abbia ineccepibilmente bisogno di una
perdente? -
Entro le quattro pareti calò un silenzio inedito. Si
udiva senza difficoltà persino il chiacchiericcio di alcuni
ragazzi,
lontano nella strada.
- Io ho deciso di non credere in un disegno immutabile, Neji.
Credo nelle scelte che il destino ci propone lungo il cammino. La
mia scelta, tanti anni fa, è stata diventare una kunoichi
che Konoha possa ricordare con
orgoglio. Fino ad ora, nulla si è frapposto tra me ed il mio
sogno al
punto di dissuadermi. -
Neji ebbe la sensazione di barcollare. Un
presentimento gli sussurrava, maligno e sadico, che quelle parole non
sarebbero svanite nei meandri della sua memoria, come era invece
accaduto con le altre persone.
Tenten si alzò, finalmente più leggera. Prese due
kunai
dal borsello ed appese il foglio alla parete di fronte alla porta.
- A domani. - salutò con indifferenza, pregando
implicitamente Neji di liberare la soglia.
Lui la fissò, stupito di trovarsela davanti.
Non le avrebbe permesso di andarsene, non ora che aveva quasi raggiunto
il proprio scopo.
- Ti accompagno a casa. - borbottò spazientito.
Tenten
non trattenne un sorriso interdetto ed al contempo intimorito. Neji non
si era mai offerto di accompagnarla a casa.
- Suonava piuttosto come una minaccia. - confessò,
- Ehm,
è forse una strategia per prendere tempo prima di vendi...? -
Tenten
non ebbe tempo di finire la frase che Neji aveva spento la luce e,
uscito, si
apprestava a chiudere la porta.
- A-aspetta! -
Quindici minuti di silenzio. Questa fu la passeggiata di Tenten e Neji
verso l'appartamento di lei.
Le strade deserte ammaliavano l'olfatto con un caleidoscopio di aromi.
Metro dopo metro, abitazione dopo abitazione, cucina dopo
cucina, si susseguivano scie profumate di carne, pesce, zuppe e
spezie.
Tuttavia, ciò che Tenten più adorava di quel
momento al
crepuscolo non era la sinfonia di invitanti fraganze. Piuttosto,
l'atmosfera domestica che le univa tutte, il direttore d'orchestra.
Sedere solitari ad una tavola imbandita non sarebbe mai
stato gustoso come condividere quello stesso cibo con i propri
cari. Tenten poteva ben immaginarlo.
Quelle medesime riflessioni la indussero a dubitare di imbattersi in
qualcuno lungo la strada. Specialmente,
si augurava che non accadesse in prossimità del suo
quartiere.
Così, quando lei e Neji incrociarono una donna lungo la
scala
esterna del condominio, Tenten sospettò che il destino la
stesse punendo per averlo oltraggiato.
Nobara-san, una donna sulla cinquantina, quasi incespicò sui
gradini mentre i suoi occhi rimbalzavano da Tenten a Neji. Tenten
trascorreva la maggior parte delle giornate al campo di allenamenti,
tornando a casa esclusivamente per dormire. Vivendo da sola, aveva
presto attratto l'interesse materno delle vicine più
anziane,
preoccupate di quanti pochi vizi si concedesse, pur essendo ancora una
ragazzina.
Pertanto Tenten colse con fin troppa facilità la punta di
malizia implicita nella meraviglia di Nobara-san. Salutò con
una
riverenza impacciata e proseguì spedita,
sotto lo sguardo contrariato di Neji, che non era neppure
stato
presentato.
Solamente quando Nobara-san rispose con un "Buonasera a voi,
ragazzi" tutt'altro che circostanziale, anche lui fu inaspettatamente
preso
dal medesimo impulso di Tenten.
- Beh... Siamo arrivati. - balbettò lei pochi
metri dopo, sulla soglia dell'appartamento, - Grazie. A domani. -
Tenten rigirava le chiavi tra le dita, come un premio conteso tra due
fazioni
in lotta. L'inguaribile adolescente, sognatrice e svenevole, si era
ridestata dal sonno impostole. Neji era pentito. Il modo in cui stava
cercando di provarglielo era sinceramente tenerissimo.
Sul fronte opposto, torreggiava la kunoichi incorruttibile, la donna
disillusa. Neji era astuto, fiero ed egoista. Sapeva che Tenten avrebbe
ceduto al primo, insolito gesto di cortesia. Uscire dai ranghi
dell'uomo glaciale era un costo che poteva
sostenere, considerato il beneficio che ne avrebbe tratto.
Il
polso di Tenten fremette con
violenza, rimproverandole di non sottovalutare il compagno. Neji
aveva giocato la carta della forza fisica ed aveva scoperto che non era
quella vincente, non con lei. Ma l'obiettivo che perseguiva, il
riscatto dalla
condizione avvilente di membro del ramo cadetto del clan, non era di
così semplice rinuncia.
Stordita dallo scontro in atto dentro di sé, Tenten
inserì la chiave nella serratura con fare abitudinario,
senza
ragionare. Ricordò che era stata manomessa solamente quando
la
chiave bloccò bruscamente la propria rotazione.
Qualcuno doveva essersi introdotto in casa sua, durante i giorni in cui
era stata in ospedale. Le trappole oltre la soglia lo avevano dissuaso dal
muovere ulteriori passi all'interno, tuttavia la serratura era stata
compromessa.
Sempre troppo di fretta per azzardare una riparazione, Tenten finora
l'aveva fatta scattare più per caso che per ingegno.
Lo sguardo allibito di Neji, inoltre, non aiutava certamente.
- Sicura che sia casa tua? - non poté evitare di
chiederle.
- Mi hai preso per una scassinatrice? - abbaiò
lei,
offesa. - Fa così tutte le volte, sono abituata. Puoi
anda...
-
Tenten trasalì spaventata: la mano di Neji si era accostata
alle sue.
Alzò lo sguardo verso di lui e scoprì che aveva
attivato
il Byakugan. Soltanto a quella ironica distanza Tenten
svelò malcelati segni di spossatezza appesantire i
suoi lineamenti.
Ritrasse le dita silenziosamente e si stupì
che quelle di Neji si fossero fermate a pochi millimetri dalla sua
pelle.
Forse era uno scherzo giocatole dal neon guasto e intermittente sopra le
loro teste, eppure ebbe l'impressione che tremassero.
Neji si spostò di fronte alla serratura ed
armeggiò
con pazienza. Presto per aiutarsi schiuse l'altra mano sulla porta, un
intreccio di graffi rosso vivo sulle nocche.
Un secondo dopo, Tenten scorgeva finalmente il proprio
salotto. Il fatto che fosse stato Neji a permetterglielo,
però, la sorprendeva
ben maggiormente.
- Io... Gra... -
- Non inserire completamente la chiave. - la interruppe Neji,
porgendogliela, - E tieni la maniglia leggermente sollevata, mentre
giri. -
- O-ok. - mormorò lei, in imbarazzo, - Ti
ringra... -
- Non volevo. -
Tenten fece tanto d'occhi e sbatté le palpebre.
- Scusa? -
- Non volevo. - ripeté Neji. Lo sguardo
incostante, la voce malferma. La presa ancora salda sulla chiave.
- Allora perché l'hai fatto? - esclamò
lei, interdetta.
Le iridi nivee osarono sfiorare, per un istante, il polso livido di
Tenten.
- Quello.
- specificò, - Non volevo. Davvero. -
Quando gli occhioni sbarrati di Tenten gli
provarono che aveva compreso, Neji lasciò scivolare la
chiave
nel suo palmo e se ne andò, i pugni serrati
dentro le tasche.
Tenten non mosse un sol muscolo. Una finestra d'un tratto si era
aperta, da qualche parte nella sua mente, ed uno
spiffero tiepido stava gettando all'aria i ricordi degli ultimi due
giorni.
Neji che si offriva di accompagnarla a casa. Neji che entrava nel
capanno degli attrezzi. Neji che era venuto a cercarla, il giorno
precedente.
Tutto per rincorrere due parole. Una lotta di quasi quarantotto ore
contro se stesso e la propria
immobilità. La stessa frustrazione che aveva
schiantato il suo pugno contro la corteccia di un albero, dimora
di uno stormo di uccelli.
Tenten lo chiamò, così debolmente da solleticare
appena
persino le proprie orecchie. Pronunciò di nuovo il suo nome,
più forte, incoraggiando i propri piedi a posizionarsi uno
davanti l'altro.
Lo raggiunse in fondo alla prima rampa di scale e lì si
fermarono entrambi.
- Stai andando ad allenarti? - chiese apprensiva alla sua
schiena, invano. - E' controproducente, anche rigenerarsi è
importante. So che vuoi approfittare di tutto il tempo a disposizione,
prima della finale. Ma da domani potrai sfruttarlo meglio: mi sono
rimessa in forze quasi del tutto. -
Neji masticò amarezza e riprese a camminare, sibilando a
Tenten che poteva tornare indietro, se l'aveva seguito per dirgli
quello.
- Cosa? - balbettò Tenten, affannata, -
Perché reagisci così? -
- Perché non ho fatto ciò che
ho fatto per ottenere qualcosa in cambio! -
Il cuore di Tenten piroettò dall'emozione su quelle note
insperate.
- Lo so. - confessò in un sospiro rotto, - Lo so.
Per questo
sono qui e non oltre quella soglia. -
Neji si arrestò di nuovo, una decina di gradini sotto di
lei. Si
sentì come catturato da un campo magnetico. Avvertiva una
tensione al centro del petto, la medesima che percorre un filo
disteso, da un estremo all'altro. La
sensazione di un legame.
- Adesso so anche che sei migliore di quello che ti ostini a
mostrare. - proseguì Tenten, - Chiedere
scusa è la missione più ardua che una persona
possa
intraprendere. Io credo che... Non conosco con esattezza il passato del
tuo clan, ma credo che non saresti stato capace di uccidere tua cugina
senza essere perseguitato dal rimorso. -
Tenten era anche persuasa che Neji stesse morendo dal desiderio di
domandarle di
Lee, ma il suo orgoglio glielo impediva. Cercava di addomesticare Neji
come sempre era riuscito a fare, innescando un conflitto che lo
lacerava dall'interno.
Tuttavia, all'irrigidirsi improvviso di Neji, la voce di Tenten si era
affievolita, sopraffatta dalla paura che un'altra parola lo avrebbe
allontanato. Un passo troppo lungo ed affrettato verso di lui
avrebbe potuto significare perderlo definitivamente.
- Non sai di cosa stai parlando. - commentò lui,
baritonale.
- Hai ragione. - rispose subito Tenten, il fiato sospeso, -
Posso... Posso soltanto supporre che manifesti freddezza e
disprezzo perché è ciò che
finora hai
ricevuto dagli altri. Però sono sicura che la tua natura non
è cattiva, Neji. Hai solo bisogno... Hai solo bisogno di
qualcuno che ti dia fiducia. -
Il calore che Tenten gli stava trasmettendo era tanto discreto che Neji
non ritenne di dover innalzare alcuno scudo. Ciò che lei gli
stava offrendo non era compassione: non erano frasi gettate al vento,
per saziare la fame di azioni caritatevoli della propria
coscienza. Era una scommessa e Tenten avrebbe potuto perdere, eppure
era disposta a correre il rischio.
Al filo
invisibile se ne intrecciò un secondo. In due erano
più forti, ma anche più facili da recidere.
Solo un'altra persona, prima di Tenten, aveva creduto fermamente in
Neji. Ma lui avrebbe preferito condurre un'esistenza in solitudine, per
scelta
propria o degli altri, piuttosto che concedere nuovamente al destino
di calare la propria spada. Era altamente
probabile che accadesse. Se il fato non
aveva scrupoli a separare un padre dal
figlio, allora mai avrebbe risparmiato loro due.
Neji era stato marchiato come eletto e Tenten come perdente. Non era
permesso loro di essere più che colleghi di lavoro. Se avessero ardito
contravvenire alle regole, il destino si sarebbe divertito a tessere il
loro rapporto, pregustando il momento più doloroso per
spezzarlo.
Il richiamo di Tenten risuonò inaspettatamente vicino e Neji
non potè evitare di
voltarsi. Tenten lo fissava da due scalini più in
alto, il
viso illuminato dal sorriso infantile ed energico che non sfoggiava
da
troppi giorni.
Prima di respingere la sincera amicizia che gli stava proponendo, Neji
dovette comunque riconoscere di aver equivocato. Tenten non era affatto
ingenua. Era sensibile ed empatica, ma non
debole e fragile. Esternava il proprio affetto, senza tuttavia
sconfinare
nella
sdolcinatezza o nella civetteria. Aveva una consolidata autostima,
però mai si vestiva di vanità e
superbia. Aveva sempre adulato Neji, ma non aveva esitato a
criticare i suoi
metodi, durante l'incontro in ospedale. Lo aveva evitato per giorni,
eppure adesso aveva dato
tutta se stessa per supportarlo.
Tenten era straordinariamente eterogenea e
meravigliosamente onesta. Era una creatura rara.
- Neji, posso invitarti a cena da me? -
Per la prima volta, sebbene per pochi minuti, Neji percepì il
destino come un peso, come una stanza che cominciava ad essere
angusta ed
asfissiante. Ciò che la ragione gli
suggeriva sembrava non coincidere con ciò che lui
desiderava. I suoi piedi
non accennavano a ruotare su
se stessi e portarlo distante da lì, tendendo quei fili
invisibili
fino a strapparli.
In equilibrio tra due forze uguali ed opposte, Neji non fu capace di
alcuna reazione. Rimase dov'era, ritto sulle scale, la fronte corrugata
e la bocca
schiusa, benché vuota.
Ma forse anche la passività si
poteva considerare una decisione e Neji decise di osservare la mano di
Tenten
stringergli il braccio e trascinarlo verso l'appartamento. Una breccia
si
aprì nel muro della prigione: troppo stretta per permettere
a
Neji di
uscire, ma sufficientemente larga per far entrare aria fresca e pulita.
- Che ne dici delle polpette di riso? Altrimenti, dovrei
avere ancora dei ravioli in frigo... O forse del pesce? -
Abbandonarsi alle carezze della brezza, chiudere gli occhi ed
affidarvisi completamente, rilassando le membra, liberando la mente,
anche solo per un breve, effimero lasso di tempo. Da quanto tempo Neji
non provava quella sensazione primordiale di benessere?
- I ravioli. - mormorò alla nuca di Tenten, - I
ravioli andranno bene. -
Lei ruotò il capo e si sciolse in un altro dei suoi sorrisi.
Qualunque cosa il destino avesse in serbo per Tenten, Neji si
augurò che fosse quanto di più buono esistesse al
mondo.
______________________________________________________________________________________________________
Originariamente,
la fanfic contava tre
capitoli: il primo ed il secondo
sono rimasti immutati, mentre il terzo (dopo due anni o più)
è stato eliminato.
Lo
conservo ancora, ma dubito che vedrà di nuovo EFP. In quella
prima versione del finale, infatti, era Tenten a muovere il primo passo
verso Neji, superando il dolore per i torti subìti e
pensando
solamente al suo bene. La morale, in breve, era che lei lo avrebbe
sempre sostenuto, anche se lui avesse finito con lo sputarle veleno
addosso, perché Tenten nonostante tutto non era capace di
odiarlo. In
effetti, alcuni anni fa era questa l'opinione che avevo di Tenten:
una specie di santa
che passa oltre le cattiverie del ragazzo che ama. Poi però
è arrivata una critica particolarmente costruttiva (grazie, Crybaby!),
nonché nuovi capitoli del manga, e... Beh, secondo me Tenten
sa sfoggiare un bel
caratterino! Credo sappia essere una rompiscatole, in senso positivo. Non
lascia correre ciò che accade, ma vuole chiarire;
è
testarda e può mostrarsi anche molto impulsiva (direi
persino
violenta!). Che donna...
Insomma,
dopo questo excursus sulla genesi della conclusione (quanti
paroloni, mi sto perdendo!), posso solamente sperare che questi ultimi
due capitoli vi siano piaciuti. E' stato molto difficile scriverli.
Neji non avrebbe mai potuto inginocchiarsi sui ceci davanti a Tenten,
però era indispensabile che facesse il primo passo.
Inizialmente, avevo pensato di farlo agire solo perché aveva
bisogno
dell'aiuto di Tenten negli allenamenti, non perché
effettivamente si sentisse meschino per ciò che le aveva
fatto.
Dopo mi sono resa conto che questo non avrebbe cambiato nulla: Tenten
non avrebbe mai potuto accettare, se non concedendogli un perdono che
lui non meritava. Ma allora, riscrivere da capo il capitolo non sarebbe
servito a niente...
Doverosa
precisazione: Neji non
ammette di essere innamorato
di Tenten, nelle ultime righe. Accidenti, anche questo è
stato
difficile da spiegare! In poche parole, non vuole perderla. Non potevo
scriverlo così direttamente nella fanfic, perché
Neji non
direbbe mai a se stesso una frase tanto forte (non in questo punto del
fumetto, almeno). Poi, beh, certamente si pongono le basi per un
sentimento più grande. Magari, inconsciamente, Neji
inizia ad
amarla, chissà...!
A
chi aveva recensito il vecchio terzo capitolo (tenny_93
e Dryas):
ho conservato le vostre recensioni! ^ ^ Se volete ripostarle oppure
semplicemente conservarle, posso spedirvele!
Ringrazio Dryas, Kisa_chan, Lady_Mou, Revan e sushiprecotto_chan per aver inserito la fanfic tra le preferite. Ringrazio BON, Herborist, Thomas Mordechai e zombiecch per averla inserita tra le storie da ricordare. Infine, ringrazio eilinn, Willow e Filira Hyuga per averla inserita tra le seguite. Grazie infinite a tutti ^ ^
Ultimo, ma non meno importante, grazie a tutti:
ai preziosissimi lettori ed ai gentilissimi lettori-recensori!
Uff,
l'angolo dell'autore è più lungo dell'intera
storia, possibile?! (Se si tratta di me, sì!)
francyXD
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