Adunanza
#23
“L’oscurità inghiotte la luce, e
piega l’animo impuro dell’uomo.
Brilla nell’era, così come ordina la
canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere
solitario. Una luce nell’oscurità.”
Alla fine erano giunti a casa.
A Kaoru quasi
non sembrava vero. Aveva assolutamente bisogno di darsi una sistemata e
soprattutto di farsi un bel bagno.
Gonza si levò il cappello e la giacca, dopodichè posò le
buste della spesa a terra. Le avrebbe sistemate più
tardi e con calma.
Il signorino gli consegnò il soprabito che per via del morso
di quella Chimera andava necessariamente riparato. Si sfilò anche la parte
superiore della divisa nera, anch’essa lacerata nello stesso punto, il
maggiordomo ripose il tutto in un sacchetto di carta. – Li farò riparare oggi
stesso. – affermò, poi si rivolse ad entrambi – Volete
che vi prepari un bagno caldo?
- Non aspetto altro, Gonza! – esclamò entusiasta la giovane Mitsuki, mentre si avviavano tutti e tre su per le scale.
Quando furono in cima il buon Kurahashi si bloccò nel mezzo del corridoio. A
guardarlo dava l’impressione di colui che si sentiva a
disagio. Si voltò verso i due, ma prima di aprire bocca ci pensò su ben tre
volte. Doveva decidere come formulare al meglio ciò che stava per dire, e forse
trovare pure una punta di coraggio.
- Volete che vi prepari un unico bagno? – ecco, l’aveva
detto, non senza incertezze, ma Kaoru lì per lì non
avendo afferrato il senso della domanda, quasi automaticamente rispose: - Che vuol dire un unico bagno? – aggrottò la
fronte e storse un po’ la bocca, e solo dopo averci riflettuto con attenzione
riuscì a risolvere l’enigma. Il termine “unico bagno” equivaleva a “bagno unico per due”, oppure “due persone nello stesso
bagno” o meglio ancora “bagno insieme”.
“Volete fare un bagno insieme?” era questo che si celava dietro la domanda fatta da Gonza, e Kaoru
sfortunatamente avendolo capito fu presa da un moto di vergogna improvvisa. Si
portò entrambe le mani sopra la bocca affinché colta dall’agitazione non potesse più aprirla per dire chissà quale altra
sciocchezza.
Neppure Kouga osò dire la sua, ma Zarba sì!
- Gonza, temo che i due non siano ancora pronti per quello.
– appuntò, ed aveva ampiamente ragione.
Kaoru fece seduta stante un
dietrofront fulmineo.
- Ma… signorina?! Dove state andando? – biascicò il povero maggiordomo.
- Non si preoccupi… Mi preparerò il
bagno da sola! – rispose frettolosamente, e per simulare che fosse tutto ok, riuscì ad emettere un finto sorriso. Tuttavia quel disagio
fastidioso regalò al gesto una rigidità palese, la presenza di Kouga non le giovava affatto. Doveva
assolutamente allontanarsi da lui, e alla svelta.
Tornò come una saetta nella propria camera, richiuse la
porta e con la schiena appoggiata all’anta si lasciò scivolare verso terra.
Scosse il capo, si gettò ambedue le mani nei capelli. Pareva una persona in preda alla disperazione, aveva bisogno
di parlare con qualcuno.
Sentiva la necessità di raccontare ciò che le era capitato
ed essere rassicurata. Una ragazza normale lo avrebbe fatto con la propria madre o con una persona a lei molto cara, ma Kaoru non aveva più nessuno, e questo pensiero non poteva
che arrecarle disturbo.
Certo, poteva afferrare il telefono e chiamare Asami, la sua migliore amica, però dubito che dalla Shinohara avrebbe ottenuto l’attenzione sperata. Di sicuro
l’amica si sarebbe messa ad esultare per ciò che aveva “coraggiosamente” fatto.
Ma allora come avrebbe annullato
interamente le sue paure? A chi avrebbe mai chiesto se fra lei e Kouga sarebbe da ora in poi tutto cambiato?
A Kouga stesso?
Già, ma in che modo, se non riusciva neanche a restargli
accanto?
***
- Zero! – esclamò Silva all’improvviso. La Zanna d’Argento
dell’Ovest rinfoderò le armi dopo avere egregiamente eliminato un Orrore, e
riacquistò le proprie sembianze. Il Madougu proseguì:
- Guarda. – fece, indicando un punto preciso della strada.
Rei sbuffò con accidia. – A quanto pare, temo che stasera non potrò vedermi quel film
che davano alla tv. – si avvicinò con aria palesemente scocciata verso una
figura maschile vestita di nero. Aveva i capelli molto lunghi e la pelle del
viso assai pallida, quasi cadaverica. Indosso sfoggiava una sorta di lunga
tunica e teneva le mani fasciate da guanti rossi di velluto. Si trattava di un
“messaggero del Makai”, ovvero
una sorta di corriere inviato personalmente dai Cani da Guardia che aveva il
compito di recapitare comunicati molto speciali.
- Suzumura Rei – scandì il pallido essere – Sono qui per…
- Lo so- replicò l’altro,
grattandosi la nuca con un fare proprio svogliato – C’è una riunione in vista.
- Questo è il suo invito. Si ricordi di rispettare l’orario
stabilito.
- So anche questo, tranquillo. – Rei afferrò
la busta tra le mani, e il messaggero avendo compiuto il suo dovere sparì nel
nulla. L’umano sbuffò ancora – Mai una volta che mandassero
una graziosa fanciulla. Perché nel Makai il gentil
sesso viene preso poco in considerazione?
- Non ci sono molte candidate, tutto qui. – rispose Silva –
Ad ogni modo ti rincuorerà sapere che il Cane da Guardia del Sud è rappresentato da una figura femminile.
Il ragazzino sollevò la mano e guardò la guida. – Allora non
vedo l’ora di vederla!
Silva sorrise con malizia. - Dubito che sia il tuo tipo.
- E da cosa lo deduci?
-Lo scoprirai stasera! - Il Madougu
rise ancora e lo lasciò sulle spine.
***
Dopo aver fatto un bagno rilassante, Kaoru
notò che si sentiva decisamente meglio. Si era
rivestita, pettinata per bene i capelli e poi era uscita fuori, in corridoio.
Tra le mani stringeva una cesta con gli abiti della sera prima, li stava
portando nel bagno di servizio dove avrebbe potuto comodamente lavarli.
Voltò l’angolo incappando nella solita armatura medioevale
esposta nell’andito, ma stavolta non fu il pregiato oggetto a farla sussultare.
Vedendo Kouga la cesta con gli
abiti le cadde a terra e finì con rovesciare il tutto sul pavimento. Ambedue si
chinarono per raccogliere il contenuto sparpagliato, e quando il ragazzo fece
per consegnarle una maglietta, lei continuando a mantenere lo sguardo in terra
a stento riuscì a rispondere “grazie”. Afferrò la cesta e si alzò
frettolosamente. Sentiva ancora il bisogno di andarsene perché aveva paura di
scoprire che lui era veramente cambiato. Le sarebbe bastato anche un gesto, un
movimento del corpo o del viso di quel ragazzo a farla finire in un baratro
chiamato “paura”.
Fece per aggirarlo e voltarsi, ma lui di sguincio le afferrò
il polso. Sussultò e voltandosi stavolta non riuscì ad evitare quello sguardo perentorio
che la fissava con chiarezza. E poi successe ancora:
Spezzò la presa e tirò verso di sé la mano.
Il gesto violento fece comprendere a Kouga
la vera gravità della faccenda. Capì inoltre che non poteva più starsene in
silenzio.
- Cosa ti sta succedendo? – disse mentre la fissava con incertezza, ma Kaoru dopo un primo sussulto scosse subito il capo.
- Nulla! – Si vedeva chiaramente che non era una risposta
dettata dal cuore.
L’altro sempre più inquieto le rispose con un tono
sostenuto. - Allora perché stai cercando di evitarmi?
- No, non è così, ti sbagli. – ribatté con affanno, ma quelle parole non convinsero neppure lei.
Fu a quel punto che Kouga per
dimostrare il contrario provò ad avvicinarsi nuovamente a Kaoru,
e per l’ennesima volta la sua reazione fu la stessa: come un gattino impaurito
si fece indietro, confermando così che ella aveva
torto marcio.
Colpevole, non riuscì a dire nulla. Al contrario, lui zitto
non rimase.
- Quando questa mattina ti ho chiesto se ti eri pentita, tu
hai risposto di no. – disse dapprima
– Però il tuo comportamento sembra quasi dichiarare il contrario. – Kaoru lo guardò seduta stante. Non voleva che lui credesse
a queste cose, ma... poi arrivò un quesito improvviso. – La mia presenza ti da
fastidio?
Lei prese fiato, come a voler dire
qualcosa, però riuscì solo a scuotere il capo. In realtà avrebbe desiderato
esporgli le proprie paure ed ottenere in cambio una parola confortante, ma… Se
non fosse stato così? Se Kouga
non avesse capito a fondo il problema?
Tacque per tenersi tutte le ansie e le paure dentro, per non
aggravare una situazione già confusa e difficile da gestire.
Reclinò mortificata il capo, fino al momento in cui lo
stesso Kouga, dopo un silenzio durato anche troppo,
apertamente le disse: - E’ inutile che tenti di nascondermi i tuoi occhi. Mi accorgo quando c’è qualcosa che non va anche se non riesco a
vederti in viso.
Se Gonza, arrivato lì in tutta
fretta non li avesse involontariamente interrotti, forse Kaoru
gli avrebbe raccontato tutto.
Ma ormai non c’era più nulla da
fare: il maggiordomo aveva attirato la loro attenzione.
Tra le mani stringeva con vigore una lettera. Kouga riconobbe l’incartamento e poi guardò la ragazza: -
Devo andare. – disse, ma era come se per ciò fosse mortificato.
La figlia di Yuuji scosse la
testa: - Non fa nulla, lo capisco. – Aveva intuito che si trattava di una
questione importante, e infatti lo era.
I quattro Cani da Guardia si erano riuniti nel palazzo del
Nord, luogo che per via dell’imminente adunata era invaso da Cavalieri Magici
di ciascun rango e casata giunti da ogni parte del territorio.
Rei Suzumura, arrivato in perfetto
orario, intravide in mezzo alla folla Kouga, ed
affrettando il passò cercò di raggiungerlo. Un
gruppetto di Cavalieri, tre per l’esattezza, avevano
circondato minacciosamente il suo amico, impedendogli di avvicinarlo.
- Tu sei colui che detiene il
prestigioso titolo di Garo? – gli chiese uno del
trio. Dai modi si capiva che il tipo non aveva la minima intenzione di
adoperare toni gentili.
Kouga li squadrò uno per uno. Non sì sentì affatto intimorito, anzi. – Che
cosa volete?
- Fartela pagare per tutte le cacce che ci hai rovinato.
- E dire a tutti che sei un
traditore! – risposero due di loro, quasi scherzando, ma dal tono della voce si
capiva benissimo che avevano intenzioni parecchio serie. Il terzo senza tanti
preamboli lo afferrò per il bavero del cappotto. – Sei venuto qui per cercare guai, non è vero? Sappi allora che li hai
appena trovati! – caricò il braccio destro, chiuse la mano a pugno
ma l’intervento inaspettato di Jin, il
Cavaliere d’Argento, lo bloccò con una facilità impressionante.
- Non siete stati avvertiti? – disse, facendo nel frattempo
abbassare all’altro il braccio.
- Di che diavolo stai parlando?
- Il Garo che rovina le vostre
cacce è una copia dell’originale che sta davanti a
voi.
Il terzetto guardò Kouga dritto in
faccia. Adesso sembravano più disorientati che inferociti.
- Nessuno ci ha detto nulla. – dichiarò apertamente uno di
loro, facendosi così passare alla svelta la stizza. Poi guardò i suoi compagni
che meccanicamente abbassarono il capo.
Rei si avvicinò proprio nel momento
in cui i tre andarono via. Portandosi entrambe le mani sui fianchi trasse un sospiro: - Quelli erano nuovi. Altrimenti chi mai
avrebbe osato aggredire un altro Cavaliere del Makai
proprio all’interno del palazzo dei Cani da Guardia?
- Nuovi o no, è bene che il regolamento lo imparino alla
svelta. – replicò severamente Jin, e nel sentirsi
poco dopo osservato da Rei, sbottò subito: - Che hai da guardare?
- Fai anche tu parte delle Zanne
d’Argento, ho indovinato?
- Avevi forse qualche dubbio?
Il giovane Suzumura fece cenno di
no con la testa: - Per niente! Riconosco ad occhi chiusi quelli che hanno il
mio stesso sangue.
- Io invece riconosco a prima vista le belle fanciulle! – esclamò apertamente un’altra voce. Era di Danda, il bracciale magico di Jin.
Silva si sentì chiaramente chiamata in causa. – Ti stai
forse riferendo a me?
- Oltre ad essere un gran bel pezzo di Madougu
e ad avere un colorito fresco e raffinato sei anche perspicace! Dimmi, come fai
a mantenerti così lucida alla tua età?
- Prego..?! – ribatté lei, allibita.
- Avrai come minimo un centinaio di anni,
no? – Danda non era stato molto educato.
Silva lo ammonì immediatamente. – Ma come ti permetti, cafone!
- Ho solo detto che sei un Madougu antico, perchè te la prendi così tanto?
- A-antico?! – la guida mistica di
Rei non riusciva più a parlare per via della rabbia. – E tu perché non dici
niente?! – sbottò rivolgendosi a Zarba.
Voleva che almeno dicesse qualcosa in suo favore. – Hai perso di colpo la tua
linguaccia?!
L’anello si fece una sana risata. - Per una volta tanto è bello sapere che non sono io il cafone di turno.
Se soltanto Silva ne avesse avuto
la possibilità, oh sì, in quel momento li avrebbe strozzati entrambi.
- Un attimo di attenzione –
proclamò ad un tratto la voce del Cane da Guardia del Nord, padrone del
palazzo. I Cavalieri Mistici gli rivolsero la dovuta attenzione e in sala scese
il silenzio.
Al suo fianco apparvero rispettivamente il sommo guardiano
dell’Est, ovvero colui che aveva sostituito Ker, Ber e Ros, il guardiano
dell’Ovest ed infine l’unica presenza femminile del quartetto, la custode del
Sud.
- Adesso capisco perché mi hai detto
che non era il mio tipo. – bisbigliò Rei a Silva. Decisamente
la guardiana era troppo vecchia per lui. Se fosse stata umana, le avrebbe
riconosciuto all’incirca una settantina d’anni, anche se doveva
ammettere che se li portava bene.
- Sono trascorsi tre anni dalla nostra ultima adunanza. –
proferì il Cane del Nord – Sapete benissimo che quando
ciò accade, qualcosa di molto importante ci spinge a riunirvi. Ebbene, molti di
voi ne sono già a conoscenza, altri lo scopriranno
ora. Sto parlando di quell’individuo che ha preso le
sembianze di un Cavaliere del Makai che si trova
adesso in mezzo a voi. – Quando il guardiano puntò Kouga con lo sguardo, tutti i presenti lo seguirono. In un
batter d’occhio il figlio di Taiga si sentì pesantemente osservato.
- Da questa sera, se quella copia dovesse manifestarsi sul
vostro cammino, ognuno di voi sarà obbligato a dargli la caccia. – illustrò il
sacerdote dell’Ovest.
- Ma il regolamento non vieta forse
di assalire altri Cavalieri? – domandò un ragazzo, forse un novizio.
- Quell’essere
non è un vero Cavaliere Mistico. Quindi il regolamento non lo impone. – gli rispose il Cane dell’Est, per poi aggiungere – Voi avrete il
compito di catturarlo.
- Ma che sia ben chiara una cosa: non lo
dovrete eliminare. – finì l’Ovest, e proprio come c’era da aspettarselo,
in sala scese di colpo lo sgomento.
- Che cosa?! – tuonò uno dei
presenti, ma non fu l’unico.
Ne seguirono altri due.
- Cos’è, uno scherzo?
- Ci sta rovinando il lavoro, ha ucciso perfino un Cavaliere
di Bronzo e non possiamo eliminarlo? Questo è ridicolo!
- Perché?
– chiese inaspettatamente Kouga. Più
che agitato sembrava abbastanza calmo. L’intera sala prese a fissarlo
tra un brusio e l’altro. Dopotutto era lui il diretto interessato, quello a trovarsi
al centro dell’attenzione.
- Abbiamo una ragione per credere che sia un essere umano.
- Un…
- Umano?! – dissero Rei e Jin, in
preda allo sgomento.
- Come può un semplice umano evocare un’armatura mistica di
quel rango? – il giovane Suzumura si sentì assalire
da forti dubbi.
- Lo sanno tutti che i Cavalieri d’Oro sono la stirpe più
conosciuta ed importante tra le diverse casate. Non tutti i Cavalieri possono
aspirare a quel titolo. – precisò Jin.
Il Cane da Guardia del Sud per la prima volta prese la
parola. – Ci sono ancora molte cose che non sappiamo. Tuttavia, una delle
regole principali del codice indica chiaramente che un Cavaliere del Makai può uccidere un essere umano solo se posseduto da un
Orrore.
- E’ assurdo! Anche se si tratta di
un normale essere umano, sta intralciando il nostro cammino e creando problemi
ovunque. Ci ha messi perfino l’uno contro l’altro, ha ucciso e di sicuro lo
farà ancora. Come si può perdonargli tutto ciò soltanto perché il regolamento
lo impone? – Jin veramente non riusciva a comprendere
quella situazione assurda. Scosse con forte disapprovazione il capo, si sentì
avvampare dalla rabbia.
- Ricordo a tutti voi che siete Cavaliere del Makai, e di conseguenza agite secondo le regole che questo
mondo vi impone. Le regole che
adottate qui, su questo vostro pianeta, non hanno nulla a che vedere con quelle
del Makai.
- Ci penseranno le leggi della vostra terra a fare
giustizia. – dissero rispettivamente il Cane da Guardia del Sud e dell’Est.
- Ci state forse dicendo che non
siamo tenuti a farlo noi? – sbottò ancora Jin.
- Eppure, una delle principali regole del codice dei
Cavalieri Mistici dice che è nostro dovere proteggere
gli esseri umani che però fanno parte di questo mondo e non hanno nulla a che
vedere con il vostro. – disse Kouga, e le sue parole
portarono a riflettere gran parte dei presenti.
Il Cane da Guardia del Nord, nonché
suo responsabile lo guardò silenziosamente.
Infondo sapeva che il ragazzo aveva
ragione, tuttavia doveva mantenere un certo ordine in quanto guardiano.
Esattamente come i suoi colleghi.
La cosa più importante in un momento simile era evitare
rivolte o portare scompiglio tra le diverse fazioni.
Per fare ciò, bisognava ricordare ai Cavalieri che per loro
il regolamento era come una sorta di codice d’onore da rispettare ad ogni
costo.
Non si poteva rischiare che si venissero a formare gruppi
che volevano dare la caccia a quel Garo unicamente
per eliminarlo mentre altri che pur di rispettare le
regole imposte avrebbero fatto del tutto per impedirlo.
Una situazione del genere avrebbe generato solo caos.
- Cosa succederà se uno di noi
violerà il regolamento? – domandò a quel punto Rei,
cercando di indovinare la risposta.
La replica del Cane da Guardia del Nord fu inequivocabile: -
Sarà radiato per sempre dall’ordine dei Cavalieri Mistici.
Con una punizione così severa a nessuno sarebbe venuto mai
in mente di violare le regole.
Quelle furono le ultime parole del sommo guardiano. La
riunione era giunta al termine. T
utti i
presenti abbandonarono il palazzo tra mormorii e malumori vai, Jin si allontanò con una certa fretta, ovviamente lui non
aveva mai tempo da parte. E quando Kouga
e Rei si avviarono verso l’uscita, il Cane da Guardia del Nord invitò il
Cavaliere dell’Est a restare.
- Devo parlarti di una cosa. – disse, facendogli capire che
doveva trattenersi lì più del dovuto. Rei batté una
pacca sulla spalla dell’amico, e poi andò via.
Kouga lentamente si girò verso
l’arcana figura.
Si guardarono in faccia, ormai non c’era
più nessuno.
Quello, aveva l’aria di essere un colloquio a due.
***
Uscì dal bagno di servizio dopo aver lavato per bene i
propri indumenti. Si sentiva un pochino stanca,
camminando passò una mano sulla fronte e nell’andito vide Gonza chino ai piedi
dell’antica armatura. Stava lucidando i gambali di quella corazza con un panno
imbevuto da uno speciale detergente fatto apposta per ridare splendore ai
metalli.
La giovane passò proprio lì accanto, e avvicinandosi disse:
- Non le fa male la schiena? Se vuole posso farlo io.
- Oh, no signorina, non si disturbi. Questo è un lavoro che
richiede polso! – commentò il maggiordomo, mentre strofinava con energia il panno,
ridando così al metallo una luce intensa e nuova.
Kaoru sorrise come per dire “va bene”, ma quando fece per andarsene si
sentì trattenere dalla voce dell’uomo: - Signorina Kaoru
– premise, cessando di lucidare – se c’è qualcosa che volete chiedermi,
sappiate che io sarò ben lieto di ascoltarvi. - Ebbene
sì, Gonza aveva intuito vagamente qualcosa, se non addirittura tutto. Sapendo inoltre che la giovane artista non aveva genitori o
familiari con cui parlare, quello a prendere per un attimo le veci di un
confidente caro non poteva che essere lui.
La figlia di Yuuji lo guardò per
un attimo soltanto, mordendosi il labbro fu così che finalmente prese la
fatidica decisione.
Scesero entrambi nel salottino. Lì potevano parlare meglio,
e non appena si furono accomodati sul divano Kaoru
confidò a Gonza ogni suo dubbio, ogni sua paura. Disse che dopo quanto successo tra lei e Kouga
aveva come il timore che qualcosa fosse cambiato. Si sentiva strana, ed era
come se non riuscisse più a gestire come prima il rapporto che aveva con il
ragazzo. Aveva paura che Kouga con lei non sarebbe
stato più lo stesso. Questa faccenda la bloccava, non le permetteva più di essere spontanea.
- E se lui dovesse cambiare
atteggiamento verso di me? Lo ha visto anche lei stamattina…
era molto freddo. Più del solito. – disse amareggiata.
- Forse perché lo eravate voi, signorina.
- Io?
Gonza annuì con gentilezza. – Credo che il signorino avesse paura di arrecarvi fastidio. Avete detto o fatto
qualcosa di strano prima di notare questo cambiamento?
Kaoru si mise pensierosa. -
Veramente… sì. – ammise poi, e spiegò al maggiordomo la questione – Questa
mattina ha cercato di avvicinarsi a me, ma io mi sono allontanata.
- Avevate paura che lui vi sfiorasse, è
così?
- Esatto. Ma ho reagito
istintivamente, forse perché mi sentivo confusa.
- Vedete, è normale. Queste sono
situazioni completamente nuove sia per voi che per il
signorino Kouga. – cercò di spiegarle Gonza.
Kaoru storse le labbra. – Ma se la situazione non ritornerà più come prima? Io non
voglio che questo accada e che Kouga pensi che io non
voglia più averlo accanto. Tuttavia, allo stesso tempo ho paura che da adesso
in poi non saremo più gli stessi. – reclinò il capo
per nascondere un velo di malinconia che le aveva velato
gli occhi. Fu a quel punto che Gonza le posò affettuosamente una mano sulla
spalla.
- Se il vostro amore è sincero,
nulla potrà mai cambiarlo. – disse con semplicità, ed il significato di quelle
parole così cariche di speranza la colpì profondamente.
Forse quell’uomo aveva ragione.
Forse non doveva farsi attanagliare dai dubbi, doveva
dare fiducia a quel rapporto. Kaoru abbracciò Gonza
così forte che a momenti non finì per travolgerlo. Per lei fu come abbracciare Yuuji, perché in un certo senso quel caro e vecchio
maggiordomo le ricordava il padre che aveva ormai perduto.
Il Cane da Guardia del Nord guardava Kouga
accuratamente. Sembrava dovergli riferire una cosa importante. E quando aprì la bocca per parlare, il ragazzo capì che lo
era.
- Io ho conosciuto tuo padre.
Come c’era da
aspettarselo, il Cavaliere del Makai ebbe un
sussulto. - Lei… - disse a malapena, lo stupore si era impadronito di lui.
- Ha lavorato per anni in questo
settore, sotto la mia guida. Kouga – anticipò – Ho
saputo che sei stato attaccato da un gruppo di Chimere
Mistiche.
- Perché?
– disse all’improvviso il giovane. Ma quell’espressione sembrava non seguire il filo del discorso
legato alle Chimere.
- Perché…?
– replicò il guardiano, senza capire.
- Perché
me lo ha detto solo ora? Perché mi ha detto che
conosceva mio padre soltanto adesso?
L’anziano emise un sospiro. Con lo
sguardo sembrò ritornare indietro nel tempo di qualche decennio. – Un giorno
Taiga mi sfidò a Barchess, facendomi promettere che
se io avessi perso, e tu in futuro ti saresti ritrovato
sotto la mia giurisdizione, avrei dovuto tenerti lontano da guai.
- E’ per questo
che non voleva farmi indagare su quel Cavaliere d’Oro? Perché doveva rispettare quel patto?
- Al contrario… quella partita la vinsi
io, ma dopo la morte di Taiga decisi ugualmente che
quel suo desiderio andava rispettato.
- Ma se ha
deciso di rispettarlo, allora perché non ha rispettato anche le mie scelte se
sapeva che erano giuste?
- Giuste forse sì, ma azzardate. Se
ti avessi concesso più libertà, non avrei più potuto
mantenere fede a quella promessa.
- Ma io
non mi sarei mai cacciato nei guai! – asserì all’istante Kouga,
negli occhi gli brillava una luce intensa, carica di
tenacia, ma ben presto l’intensità di quello sguardo fu smorzata.
- Per l’onore di tuo padre, sono
sicuro che lo avresti fatto. – E
dopo le parole del sacerdote dai capelli bianchi, colpito profondamente il
figlio di Taiga abbassò gli occhi.
Si rese conto solo in quel momento
che quell’uomo non aveva torto.
Se quella figura all’apparenza così
severa non gli avesse impedito di agire come aveva più e più volte
richiesto, il suo essere impulso, il suo essere ostinato lo avrebbe
condotto alla rovina.
Se non era
neppure stato capace di lottare contro un mucchio di stolte Chimere, come
avrebbe fatto a fronteggiare tutto il resto?
- Cosa dovrei
fare adesso? – chiese, con un timbro flebile, demoralizzato da quei pensieri.
- Dimostra a tuo padre che si
sbagliava – disse senza esitazione il guardiano – perché
tu non ti cacceresti mai nei guai.
Rimuginava sulle parole
dell’anziano custode del Nord e in quello stesso frangente si apprestava a fare ritorno verso casa. Spalancò l’uscio del portone, Gonza
lo accolse come sempre, gli sfilò il cappotto e con cura andò a riporlo.
Erano scoccate da poco le dieci di
sera, solitamente a quell’ora Kaoru
si trovava nei paraggi, tant’è
che quando sentiva il portone principale della villa chiudersi di botto in un
certo modo, accorreva nell’atrio come una bimba in festa perché riusciva ormai
a distinguere la maniera in cui Kouga lo accostava.
Stavolta però lei non era venuta a
dargli il bentornato.
E quella
mancanza a Kouga pesò parecchio.
Si guardava attorno
silenziosamente, senza dare troppo nell’occhio, ma
Gonza non poté fare a meno di notare che sembrava essere alla ricerca tacita e
discreta di qualcuno.
- E’ nella sua stanza. – disse ad
un tratto il buon Kurahashi, cogliendolo di sorpresa.
- Non sta bene?
- In parte. – rispose l’uomo,
rendendosi conto che anche per Kouga era giunto il
fatidico momento. – Penso sia opportuno che adesso parli anche con voi,
signorino. – disse, e proprio come aveva fatto con Kaoru,
il maggiordomo iniziò il discorso.
Kouga per
tutto il tempo rimase ad ascoltarlo. E lo faceva con interesse, non lo
interruppe neanche quando si sentì posare da lui una
mano sulla guancia. – Adesso siete diventato veramente
un uomo, anche se il vostro cuore continua a mantenere la purezza di quello di
un bambino. – Gonza lo guardò con amorevolezza. Per lui che mai aveva avuto
figli, Kouga rappresentava un pezzo importante della
sua vita. Si era preso cura di lui dopo la morte di Taiga, gli voleva un bene
sconfinato e anche per lo stesso ragazzo era così. Quella persona
gentile e servizievole era molto più che un semplice maggiordomo. Era
come un padre putativo, una presenza fissa che mai gli avrebbe voltato le
spalle.
Gonza lo guardò ancora, e fu certo
di una cosa: sarebbe stato disposto anche a vendere la propria anima al diavolo
pur di vederlo sorridere.
Se ne stava seduta sul letto con il
capo spostato verso il basso, e si guardava le scarpe.
In realtà non è
che Kaoru le fissava, dato che aveva lo
sguardo perso nel vuoto. Con i pensieri rivolti chissà dove, proprio non ne
voleva sapere di ritornare sulla terra ferma. Pensava e ripensava alle parole
di Gonza, e per come si era comportata nei riguardi di Kouga,
adesso si sentiva una sciocca. Aveva interpretato male
le parole di Rei, si era fatta prendere stupidamente dal panico ed aveva
combinato un pasticcio.
Pensava e ripensava a quanto era
stata sciocca, ingenua. Proprio una ragazzina noiosa, come l’avrebbe chiamata
il suo Kouga.
Un suono improvviso la riportò di
colpo a terra. C’era qualcuno che bussava alla sua porta. Senza staccare gli
occhi da terra e con un timbro mogio rispose: - Avanti – e convinta che si
trattasse di Gonza, neppure si voltò verso l’entrata. – Ha bisogno di qualcosa?
- Da quando mi dai del lei? –
rispose ad un tratto una voce che non era certamente quella del maggiordomo.
Si voltò ma
prima ancora trasalì. Con un nodo di agitazione in
gola abbassò il viso: – Scusa, non ti ho sentito rincasare, altrimenti sarei
scesa.
- Lo so. – rispose Kouga, come a sottolineare il
fatto che fosse a conoscenza dell’abitudine che aveva Kaoru.
Si avvicinò al bordo del letto, poi chiese: - Posso? – e
lo accennò con uno sguardo. Lei annuì, così si sedette
lì accanto. Accidentalmente lo sguardo le ricadde sulla mano sinistra del
giovane, nel notare l’assenza dell’anello chiese:
- Dov’è Zarba?
- Nella sua teca. – rispose, e per
una qualche strana ragione l’artista si sentì stranamente a disagio. La
risposta le provocò un flashback fulmineo: rivide una scena in particolare
della mattinata, e poi ricordò per filo e per segno ciò che Kouga
aveva detto a Zarba quando quest’ultimo gli aveva
chiesto di non essere più lanciato a terra. Ebbene, se
fosse successo ancora qualcosa tra lui e Kaoru,
l’anello non sarebbe stato lì.
La giovane fu di una rapidità
impressionante a collegare le due cose. Così, si alzò di scatto dal letto e
raggiunse nervosamente la finestra.
- Cosa è
successo? – le domandò il Cavaliere del Makai,
fissandola in modo strano. Ma lei non seppe cosa dire.
Poteva inventare una scusa, o
rispondere semplicemente con “nulla”, ma la verità era che ella
provava il bisogno di esternare ciò che sentiva fluire dentro, perciò rimase
sospesa, contesa tra il dire e non dire. Dal lato opposto, Kouga
aveva capito che forse lei non sarebbe stata mai capace di rispondere, e per
non metterle pressione anziché riformulare la domanda pronunciò
quello per cui era giunto fin lì. – Ho parlato con Gonza, mi
ha spiegato tutto.
Kaoru
ebbe un altro sussulto e si girò improvvisamente. – Tutto? – biascicò agitata. Abbassò ancora lo sguardo poi nervosa prese a mordicchiarsi
il labbro inferiore. Per “tutto” lui intendeva veramente tutto? Si sentì
avvampare. Adesso era veramente in imbarazzo. – Ecco – disse inizialmente,
giusto per iniziare un discorso. Sperava di riuscire a mettere una parola
dietro l’altra, ma poi dopo quell’ “ecco” non le uscì nient’altro che un sospiro.
- Sei piuttosto disordinata. – fece
all’improvviso Kouga, guardandosi intorno. Viste le
circostanze, Kaoru storse il naso. Quell’affermazione le era parsa piuttosto inappropriata.
Rispose ma solo per dargli una
giustificazione.
- Vado sempre di corsa, ma quando
posso rimetto in ordine.
- Quando
puoi?
- Sì, quando posso… perché?
- Se una
ragazza non riesce neppure a tenere in ordine la propria camera, non diventerà
mai una buona donna di casa né tanto meno una brava moglie.
- Prego?! – biascicò
allibita, sembrava proprio non capire il perché di quell’affermazione.
- Ti sto solo facendo notare che
sei disordinata.
- Beh – premise, e adesso più che
allibita Kaoru era stizzita - Ci sono modi molto più gentili per fare simili annotazioni. – alzò lo
sguardo al soffitto e scosse il capo – Non ho tutti i
torti quando dico che sei un vero asociale. – sbottò, ostentando un tono seccato.
Successivamente si accorse che Kouga
la fissava in modo strano. – Cosa c’è adesso che non
va? Le tende della stanza non ti piacciono? Il letto è troppo morbido? Oppure…
- Se riesci a reagire alle mie
provocazioni come hai sempre fatto, non c’è nulla che non va.
– e grazie al suono di quella risposta, Kaoru si rese
conto che se Kouga era stato scortese con lei, lo aveva fatto per farle capire che le cose tra loro due non
erano affatto cambiate.
Più imbarazzata
che indispettita reclinò il mento. – Già – disse dapprima, e cominciò ad
avvicinarsi a lui. Si sedette lì affianco, stavolta
notò che non era più tesa. Il disagio pareva essersi dissolto. – Se riesco ancora a tenerti testa, significa che non è
cambiato nulla. – si voltò verso Kouga e finalmente
ci riuscì. Kaoru riuscì a guardarlo negli occhi come
aveva sempre fatto – Siamo sempre gli stessi io e te. E continueremo ad esserlo, giusto?
Lui assentì, tuttavia c’era ancora
una cosa che doveva appurare.
- Se
adesso provo a toccarti, non cercherai di scappare?
Kaoru
sorrise seduta stante. – Mettimi alla prova, coraggio!
Il signorino provò ad accostarle
una mano accanto alla guancia, ma ancora prima che egli potesse sfiorarla, la
giovane Mitsuki si lanciò verso di lui e lo
abbracciò. Quel gesto la fece rinascere. Anche Kouga provò una sensazione di quiete, si sentiva più calmo
ma… stanco. Riuscì ad occultare uno sbadiglio, poi posò
un’occhiata sull’orologio appeso al muro. Era esausto a causa della lunga
giornata, ma non poteva andare a dormire. C’era ancora un’ultima questione che
prima doveva sistemare.
- Allora, cosa vuoi fare? – disse
all’improvviso. Kaoru prese per un istante a
guardarlo. Aveva l’aria frastornata. Corrugò appena la fronte
ma subito dopo sempre dallo stesso Kouga
ottenne un chiarimento. – In origine questo letto era legato a quello che c’è in camera mia. – le rivelò, e a lei fu tutto veramente più
chiaro: Kouga la stava invitando a “trasferirsi”
nella sua stanza. O perlomeno le stava dando la
possibilità di scegliere. Non voleva farsi vedere agitata, confusa, ma cominciò
a sentire sempre più calore salirle verso il viso. Emise un sorrisetto,
un pochino agitata lo era. Se Asami
fosse stata lì, di sicuro le avrebbe urlato “accetta subito prima che cambi idea!”. Le parve perfino di sentire la sua
voce, tant’era frastornata! Ormai aveva più
senso dormire in camere separate? Non molto, pensò. Tuttavia
doveva esserne sicura. Per lei era una cosa importante.
Rivolse uno sguardo all’orologio.
- Mi sembra tardi
per fare un trasloco.
- Non lo è.
- Tu però sei stanco.
- Non così tanto.
- Ma daremo
di sicuro fastidio.
- Non mi risulta
che abbiamo dei vicini. – rispose a quel punto Kouga, dopotutto abitavano pur sempre in un luogo
circondato dal verde e lontano da altre abitazioni. Iniziò a
sentirsi veramente stanco o semplicemente spazientito dalle continue risposte
tentennanti di Kaoru. Si alzò all’improvviso
dal bordo del letto e con passo sostenuto raggiunse la porta.
Seguendolo con gli occhi lei non
poté fare a meno di chiedergli: - Dove vai?
- Nella mia stanza.
- E… - Kaoru deglutì – del trasloco?
- Non mi sembra il caso di
disturbare dei vicini immaginari.
- Dai, non scherzare!
- Ne riparleremo
quando ti sentirai pronta. – disse, ed aprendo l’anta andò fuori.
Adesso Kaoru
doveva prendere una decisione. Una decisione importante che
avrebbe cambiato per davvero la sua, anzi, la loro vita. Non rimuginò a lungo, ed anzi, in realtà sapeva già cosa fare.
Lasciò che fu il suo cuore a
parlare per lei e così afferrando la spalliera del letto con entrambe le mani,
affinché Kouga potesse udire il suono di quella
risposta urlò: - Ma io sono già pronta!
Lo spostamento rumoroso del letto
che Kaoru si apprestava a portare di peso e con
affanno fuori, fece tornare Kouga sui suoi passi.
- Ma che
stai facendo? – disse nel vederla così presa e decisa.
- Penso che sia arrivato il momento
di ricongiungerli questi letti, tu che dici? – replicò a stento, mentre tutta
affaticata si asciugava il sudore dalla fronte con il dorso della mano – Se
soltanto fosse un po’ più leggero… Spostare un
elefante sarebbe meno faticoso.
Kouga sorrise, appoggiò
anch’egli le mani sulla sponda in ferro battuto del
letto e fu così che quel tanto voluto trasloco ebbe inizio.
Fine episodio
I
VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:
Finalmente sono riuscita ad aggiornare senza farvi aspettare
troppo tempo!
Se tutto va bene, da adesso in poi pubblicherò un capitolo ogni
settimana perché vorrei riuscire a finire la fanfic prima che trasmettano l’ultima puntata della seconda
serie di Garo (quella vera) prevista mi sembra per
febbraio/marzo. Spero di farcela!
Intanto sto scrivendo gli ultimi capitoli di questa fanfic, e ho già le lacrime agli occhi, anche se… forse è
un po’ troppo prematuro per parlarvene, ma da qualche
mese sto “lavorando” ipoteticamente ad una possibile ma non certa Garo Third Season… Per ora ci
sono solo delle idee, dei possibili e nuovi personaggi, i nemici ed una trama
più o meno delineata, ma tutto è ancora in cantiere.
Prenderò una decisone non appena la Garo
Second Season sarà
terminata. Nel frattempo godiamoci questi nuovi capitoli!
Per MiKiUs SaN: Grazie
infinite e continua a seguire che ne vedrai delle belle soprattutto nei
capitoli successivi!
Per Iloveworld: Sì, c’è una serie nuova, se cerchi su internet troverai sicuramente tutte le informazioni che una
fan di Garo si aspetterebbe di trovare. Provare per
credere! Riguardo alla tua fanfic, a causa del lavoro
durante il tempo libero riesco solo ad aggiornare il
mio blog e questa fanfiction,
ma quando arriveranno le vacanze natalizie mi dedicherò a tutto il resto. E non
vedo l’ora!!
Per
DANYDHALIA: Ti dirò, io la seconda serie di Garo ho deciso di non vederla. Primo perché
vorrei aspettare l’uscita dei dvd, in modo da
godermela seduta sul divano, con la giusta comodità e per darle soprattutto la
giusta importanza, e secondo per evitare che in qualche modo possa influenzare
la stesura di questa mia seconda serie. Ti ringrazio per la fiducia e
per l’appoggio prezioso che mi dai, sapere che questa mia seconda serie piace
ed è seguita come quella vera mi fa molto piacere!
Per ora è
tutto.
Mando un
saluto affettuoso a tutto voi e alla prossima!
Botan
ANTICIPAZIONI:
Gli Orrori hanno fattezze e poteri diversi. Alcuni di essi riuscirebbero perfino a far regredire un essere umano
grazie a questa abilità speciale. Una creatura dotata di un simile potere
riemergerà nel territorio posto sotto la giurisdizione di Kouga
creando una situazione davvero difficile da gestire.
Prossimo episodio: #24 Involuzione