« ASPETTATE!!!!
ASPETTATEMI!!!!! »
« Chi è
che grida?! » si girarono in
cerca dello strillatore folle.
« EHI RUKAWA
ASPETTA! »
« Conosco questa
voce……… »
grugnì Mitsui sbattendo una mano sconsolata sulla fronte.
« E’
senza speranza…… » sorrise Miyagi
facendo spalluce.
Intanto Hanamichi arrivò di volata dai suoi amici,
inchiodando e
producendo un fastioso stridio con le scarpe dalla suola in gomma.
« Hanamichi! Sei
qui! »
esclamò Haruko carica di emozione. « Lo sapevo che
saresti arrivato! »
« Ma certo! Cosa
credevate razza di sciocchi! Naturalmente non
tu HARUKINA! EHEHEHEH!»
esclamò con il fiatone.
« Sei sempre il
solito ritardatario…… »
sospirò Kogure con disapprovazione.
« Sì,
sei un caso irrecuperabile » aggiunse Ayako.
« Dov’è
quel bamboccio?!? Eh?!?! Dov’è?!? »
Ryota inarcò un sopracciglio e indicò alle spalle
di Hanamichi.
« Ma come fai a non
vederlo? » chiese
Ayako. « E’
l’unico alto due metri! ».
Hanamichi ingranò la quarta e si gettò tra le
file di persone che stavano facendo il controllo passaporti.
« EHI RUKAWA!!!
Ops…maledizione… »
Passava tra la gente quasi calpestandola, inciampando ogni due passi.
In un primo momento
cercò di seguire il labirinto di nastri creato per dividere
le
varie file.
« Signora mi scusi! »
« Ma che modi! »
« Ops, scusate! »
« Ehi ragazzo che
diavolo combini?!? »
Rukawa si voltò per vedere chi faceva tutto quel chiasso.
“Imbecille” pensò
voltandosi di nuovo verso la fila, facendo finta di non conoscerlo.
« EHI RUKAWA! » Hanamichi si
sbracciava vedendo che l’altro non lo considerava.
Era ormai il turno di Rukawa. Di fronte a lui una sola persona aveva
appena consegnato i documenti. Vedendo
così Hanamichi decise di spingere l’acceleratore.
Ruppe la fila in cui si
trovava, precisamente a due file di
distanza da quella di Rukawa, e tagliò tirandosi dietro
tutti i
nastri e facendo cadere diverse persone come piccoli birilli.
« Signore mi scusi!
Cosa sta facendo?! » chiese dapprima
gentilmente una guardia di uno di dei tre sportelli, sporgendosi
dubbioso dalla finestrella.
« STO CERCANDO
DI…EHI – arrancando tra gli ostacoli –
RUKAWA! »
« Signore mi scusi,
lei si deve imbarcare? » chiese poi un
poliziotto avvicinandosi.
« NO IO
DEVO… EHI RUKAWA! »
« Signore mi scusi.
Se non deve imbarcarsi devo proprio chiederle di
allontanarsi o quanto meno mettersi in fila come tutti gli
altri » disse
l’uomo
cercando di afferrare in qualche modo quel cavallo pazzo. Hanamichi
faceva finta di non sentire.
Quando poi Hanamichi vide che era il turno di Rukawa ingranò
anche la
quinta e buttò giù gli altri paletti e nastri per
raggiungere il rivale, non più
così distante. Tra la gente era
il delirio totale.
« Signore, documenti » disse intanto la
poliziotta dal casello.
Rukawa si era incantato a guardare cosa stava combinando quella testa
quadra.
« Signore mi scusi,
documenti prego » insistette lei
piuttosto infastidita dal trambusto che si stava creando e dal fatto
che quello spilungone non la considerava.
« RUKAWA! EHI
RUKAWA! » finalmente lo
raggiunse.
« Documenti prego » insisteva la
guardia sempre più stizzita.
« PER FORTUNA HO
FATTO IN TEMPO! »
ansimò Hanamichi.
Rukawa buttò un occhio alle spalle del rosso dove tre
guardie
cercavano di allontanarlo e altrettante cercavano di calmare la
situazione tra la folla.
« Sì,
che fortuna » disse sarcastico
l'altro.
Le forze dell’ordine cominciarono a strattonare Hanamichi per
allontanarlo. Nel frattempo Rukawa aveva fatto passare davanti altre
persone, il che poteva voler dire che aveva la vaga intenzione di
ascoltare Hanamichi.
« Lasciatemi
maledizione!!! » Hanamichi si
dimenava. « Rukawa! »
lo chiamò. Hanamichi aveva il fuoco negli occhi. « La prossima
volta che ci vedremo vincerò io e non sarà per un
solo
punto! Hai capito?!? »
« Sì,
come no » rispose
l’altro apatico.
Hanamichi poi riuscì a divincolare un braccio dalla presa
dei
poliziotti e glielo offrì, come se avesse voluto fare
un'ultimo braccio di ferro.
Rukawa l’osservò senza emozione. Come a dire:
“E questo che cosa sarebbe? Cosa dovrei farci?”.
« Ultima chiamata
per il volo US875 diretto a New York. Imbarco previsto tra 10 minuti ».
« Ehi brutti
imbecilli lasciatemi andare! » gridava
Hanamichi
voltato verso i poliziotti, mentre ancora manteneva il braccio
semipiegato davanti a sé, aspettando che RUkawa cogliesse il
messaggio.
« Signore si calmi!
– lottavano quelli – La prego si allontani! »
Improvvisamente Hanamichi si sentì afferrare il braccio e si
voltò
stupefatto e sorpreso verso Rukawa. Completamente senza parole,
esterreffatto.
Si guardarono per alcuni secondi.
Hanamichi strinse il pugno e sorrise beffardo, finchè la
sorpresa non lasciò il posto all'emozione. Gli occhi di
Hanamichi diventarono lucidi e Rukawa strinse fortissimo
la mano di Hanamichi, ancora più forte di quando l'aveva
afferrata prima.
« Vai forte in
America. Falli neri quei bastardi. Rendi onore al
basket giapponese » sorrise con
l’emozione nella voce.
Rukawa attese, finchè di nuovo strinse il pugno
più forte che poté, come se fino a quel momento
non fosse stato abbastanza.
Non aveva altri modi per esprimere quello che sentiva perchè
Hanamichi lo sapeva, Rukawa a parole era proprio una mezzasega.
« Contaci » rispose la volpe.
Si guardarono un’ultima volta e nonostante Rukawa non
tradisse
mai le proprie emozioni, Hanamichi riuscì comunque a carpire
un
sorriso in quegli occhi di ghiaccio. Infine si
lasciò trascinare via dalle guardie e Rukawa
consegnò i documenti per poi sparire dietro
l’angolo,
diretto al proprio imbarco.
Gli agenti spostarono Hanamichi verso l’entrata mentre alcuni
laboriosi inservienti si adoperavano per ricostruire il labirinto
danneggiato.
« Non ti faremo
niente perché sei un minorenne! Ma non riprovarci! Intesi?! » gli avevano
detto.
« Intesi intesi »
grugnì Hanamichi poi raggiunto dai compagni.
« Sei proprio un
idiota! » gridò
Akagi dandogli un cazzotto in testa.
« Ahio! Gori! »
« Ha ragione lui! »
« Ti ci metti anche
tu ora, Ayako?!?! Tu e quel tuo ventaglio! »
« Hanamichi sei la
persona più decerebrata che conosco »
sospirò Mitsui incrociando le braccia.
« Meno male che era
Rukawa quello che voleva sempre mettersi in mostra vero? » disse Miyagi.
« Ti senti bene? » chiese Haruko
preoccupata per la botta che il fratello aveva dato al suo fidanzato.
« Sì
– massaggiandosi la testa – sto bene »
« Coraggio
– disse Ayako incamminandosi verso l’uscita
– andiamo. E’ quasi il tramonto »
« Ehi, ho
un’idea! »
esclamò Kogure. Che ne dite di andare a vedere la partenza
dell’aereo? »
« Sì! »
« Che
bell’idea Kogure! »
« Ci venivo sempre
anche da piccolo! »
« Coraggio andiamo ».
Era una cosa piuttosto comune recarsi sul retro
dell’aeroporto per vedere gli aerei in pista atterrare e
decollare.
Dell’American AirLines c’erano solo due aerei.
I ragazzi restarono dietro alla recinzione, alcuni aggrappandosi con le
dita alla recinzione di rete a maglia verde.
« Qualunque sia di
quei due aerei, una cosa è certa: Rukawa se ne sta andando »
« Ma dai Kogure,
non mi dire »
sbuffò Mitsui.
Osservarono entrambi gli aerei partire lentamente in due direzioni
diverse.
« Per me
è quello più grosso a tre piani »
affermò Miyagi, mano nella mano con Ayako.
« Ti sbagli Miyagi,
è l’altro. Non vedi che va verso ovest? »
« Che cavolo dici
Mitsui?!?! Non centra niente! Possono fare due rotte diverse, stupido! »
« La volete
finire?!?! » gridò
Akagi.
Intanto entrambi gli aerei prendevano velocità.
Sempre più velocii.
Sempre di più.
« Beh, io rimango
della mia idea! »
« Fai un
po’ come ti pare! »
« Lo chiederemo a
Rukawa appena lo vedremo voi però dateci un taglio! » li
sgridò Ayako.
Partiti.
Gli aerei si sollevarono leggeri per poi partire come dei razzi verso
il nuovo mondo.
« E’
andato… »
sospirò Akagi.
« Già… »
bisbigliò Hanamichi.
Restarono a guardarli fino a che non diventarono più grandi
dell’unghia di un mignolo.
« Avanti ragazzi,
torniamo a casa ».
Erano venuti a piedi, per cui a piedi tornarono.
Il sole e l’arancione del cielo iniziavano a lasciare il
posto ad
un turchese sbiancato che sempre più velocemente si tingeva
di
blu.
« Ragazzi, stavo
pensando una cosa… » disse Miyagi.
« Che cosa? » chiesero gli
altri.
« Non è
sorprendente come siano cambiate le cose in questi anni? »
« Che intendi? » chiese Ayako.
« Voglio dire che
solo tre anni fa eravamo dei ragazzini che facevano
a botte per la strada o alla prima occasione. Giocavamo a basket ma lo
facevamo solo per noi stessi. Chi per attirare l’attenzione
di
qualcuno, chi per realizzare il proprio sogno, chi per diventare il
più forte…Non eravamo nemmeno amici. Ognuno
pensava per
sé. Ora invece usciamo assieme. Andiamo in sala giochi e a
mangiarci una pizza. C’è chi si è fatto
la ragazza.
C’è chi va all’università.
C’è
chi è partito per l’America. Sapete cosa significa
tutto
questo? » attese,
camminando con le braccia incrociate dietro alla
testa. « Che siamo
cresciuti ».
Nessuno rispose.
« Hanamichi non si
scalda più per la minima stupidaggine.
Mitsui va bene a scuola. Haruko e Ayako si sono finalmente arrese al
nostro fascino…Hanamichi e Rukawa si sopportano. Akagi e
Kogure....beh...loro
non hanno mai avuto grossi problemi. Siamo cresciuti. E ora… »
la voce si ruppe. « Ora stiamo per
dividerci. La prossima settimana
ognuno di noi partirà per la propria università e
chissà quando riusciremo a giocare di nuovo tutti assieme o
semplicemente……semplicemente quando riusciremo a
rivederci ».
Il silenzio la faceva da padrone. Il discorso di Miyagi stava facendo
loro ripercorre un mucchio di ricordi fino a che gli occhi di ognuno di
loro non si inumidirono inevitabilmente, mentre quelli di Ayako e
Haurko erano già annegati in un mare di lacrime.
Continuavamo a camminare in silenzio, ognuno ripensando ai vecchi tempi.
« C’è
una cosa che vorrei dirvi »
farfugliò
Mitsui. « Non ho mai avuto
l’occasione ma credo che questo sia
il momento migliore » attese per poi
schiarirsi lievemente la voce. « Siete stati i
migliori compagni che abbia mai avuto, dico sul
serio »
« Mitsui… »
bisbigliò Kogure.
« Mi dispiace per
gli attriti che ci sono stati in passato. Non vi ho
mai chiesto scusa. Grazie di tutto ragazzi. Per avermi preso con voi
nonostante tutto e per avermi permesso di diventare
vostro…vostro amico. Nonostante la squadra si fosse
già
sciolta due anni fa, quando Akagi e Kogure hanno finito il liceo, mai
come in questi giorni ho sentito un così forte senso di
distacco. Di…fine ».
« Sappiate che -
disse Hanamichi a denti stretti, cercando di
trattenere le lacrime – le stesse cose valgono per me. Dalla
prima, all’ultima ».
« Non
finirà niente » tuonò
Akagi che con Kogure
conduceva il gruppo. « Promettiamoci che
ogni qual volta sarà
possibile ci ritroveremo per giocare insieme ».
« Lo prometto! »
esclamò Hanamichi in fiume di lacrime.
« Anch’io » disse Miyagi
scuro in volto.
« Anch’io » aggiunse Kogure.
« E anche io! » sorrise Mitsui.
“Sono fiera di voi ragazzi”.
Pensò Ayako.
« A proposito! »
esclamò Miyagi. « Perchè
non andiamo a farci due tiri prima di tornare a casa?! »
« Assolutamente! »
« Io ci sto! »
« Ah Hanamichi,
devo dire che mi hai sorpreso »
« Uh? Che intendi
Tappo? »
« Voglio
dire…credevo che fosse Mito il tuo migliore
amico………………non
Rukawa »
Hanamichi sobbalzò come se gli fosse andato di traverso un
moscerino.
« MA CHE DIAVOLO
DICI BRUTTO NANEROTTOLO!?!?!? RUKAWA NON E' IL MIO MIGLIORE AMICO!!!! » gridò
sovrastandolo.
Miyagi si coprì la testa in attesa di ricevere il compenso
per
quella provocazione, ma inaspettatamente Hanamichi si calmò
e
riprendendo a camminare disse: « Diciamo solo
– guardando il
cielo attraversato da una linea bianca a puntini – il mio
miglior
nemico ».
FINE
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