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Autore: Nami88    08/11/2011    0 recensioni
Una storia di amicizia, come tanto l'avrei voluta io e come tanto l'ho sognata.
Buona lettura a tutti!
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« ASPETTATE!!!! ASPETTATEMI!!!!! »
« Chi è che grida?! » si girarono in cerca dello strillatore folle.
« EHI RUKAWA ASPETTA! »
« Conosco questa voce……… » grugnì Mitsui sbattendo una mano sconsolata sulla fronte.
« E’ senza speranza…… » sorrise Miyagi facendo spalluce.
Intanto Hanamichi arrivò di volata dai suoi amici, inchiodando e producendo un fastioso stridio con le scarpe dalla suola in gomma.
« Hanamichi! Sei qui! » esclamò Haruko carica di emozione. « Lo sapevo che saresti arrivato! »
« Ma certo! Cosa credevate razza di sciocchi! Naturalmente non tu HARUKINA! EHEHEHEH!» esclamò con il fiatone.
« Sei sempre il solito ritardatario…… » sospirò Kogure con disapprovazione.
« Sì, sei un caso irrecuperabile » aggiunse Ayako.
« Dov’è quel bamboccio?!? Eh?!?! Dov’è?!? »
Ryota inarcò un sopracciglio e indicò alle spalle di Hanamichi.
« Ma come fai a non vederlo? » chiese Ayako. « E’ l’unico alto due metri! ».
Hanamichi ingranò la quarta e si gettò tra le file di persone che stavano facendo il controllo passaporti.
« EHI RUKAWA!!! Ops…maledizione… »
Passava tra la gente quasi calpestandola, inciampando ogni due passi. In un primo momento cercò di seguire il labirinto di nastri creato per dividere le varie file.
« Signora mi scusi! »
« Ma che modi! »
« Ops, scusate! »
« Ehi ragazzo che diavolo combini?!? »
Rukawa si voltò per vedere chi faceva tutto quel chiasso. “Imbecille” pensò voltandosi di nuovo verso la fila, facendo finta di non conoscerlo.
« EHI RUKAWA! » Hanamichi si sbracciava vedendo che l’altro non lo considerava.
Era ormai il turno di Rukawa. Di fronte a lui una sola persona aveva appena consegnato i documenti. Vedendo così Hanamichi decise di spingere l’acceleratore. Ruppe la fila in cui si trovava, precisamente a due file di distanza da quella di Rukawa, e tagliò tirandosi dietro tutti i nastri e facendo cadere diverse persone come piccoli birilli.
« Signore mi scusi! Cosa sta facendo?! » chiese dapprima gentilmente una guardia di uno di dei tre sportelli, sporgendosi dubbioso dalla finestrella.
« STO CERCANDO DI…EHI – arrancando tra gli ostacoli – RUKAWA! »
« Signore mi scusi, lei si deve imbarcare? » chiese poi un poliziotto avvicinandosi.
« NO IO DEVO… EHI RUKAWA! »
« Signore mi scusi. Se non deve imbarcarsi devo proprio chiederle di allontanarsi o quanto meno mettersi in fila come tutti gli altri » disse l’uomo cercando di afferrare in qualche modo quel cavallo pazzo. Hanamichi faceva finta di non sentire.
Quando poi Hanamichi vide che era il turno di Rukawa ingranò anche la quinta e buttò giù gli altri paletti e nastri per raggiungere il rivale, non più così distante. Tra la gente era il delirio totale.
« Signore, documenti » disse intanto la poliziotta dal casello.
Rukawa si era incantato a guardare cosa stava combinando quella testa quadra.
« Signore mi scusi, documenti prego » insistette lei piuttosto infastidita dal trambusto che si stava creando e dal fatto che quello spilungone non la considerava.
« RUKAWA! EHI RUKAWA! » finalmente lo raggiunse.
« Documenti prego » insisteva la guardia sempre più stizzita.
« PER FORTUNA HO FATTO IN TEMPO! » ansimò Hanamichi.
Rukawa buttò un occhio alle spalle del rosso dove tre guardie cercavano di allontanarlo e altrettante cercavano di calmare la situazione tra la folla.
« Sì, che fortuna » disse sarcastico l'altro.
Le forze dell’ordine cominciarono a strattonare Hanamichi per allontanarlo. Nel frattempo Rukawa aveva fatto passare davanti altre persone, il che poteva voler dire che aveva la vaga intenzione di ascoltare Hanamichi.
« Lasciatemi maledizione!!! » Hanamichi si dimenava. « Rukawa! » lo chiamò. Hanamichi aveva il fuoco negli occhi. « La prossima volta che ci vedremo vincerò io e non sarà per un solo punto! Hai capito?!? »
« Sì, come no » rispose l’altro apatico.
Hanamichi poi riuscì a divincolare un braccio dalla presa dei poliziotti e glielo offrì, come se avesse voluto fare un'ultimo braccio di ferro.
Rukawa l’osservò senza emozione. Come a dire: “E questo che cosa sarebbe? Cosa dovrei farci?”.

« Ultima chiamata per il volo US875 diretto a New York. Imbarco previsto tra 10 minuti ».

« Ehi brutti imbecilli lasciatemi andare! » gridava Hanamichi voltato verso i poliziotti, mentre ancora manteneva il braccio semipiegato davanti a sé, aspettando che RUkawa cogliesse il messaggio.
« Signore si calmi! – lottavano quelli – La prego si allontani! »
Improvvisamente Hanamichi si sentì afferrare il braccio e si voltò stupefatto e sorpreso verso Rukawa. Completamente senza parole, esterreffatto.
Si guardarono per alcuni secondi.
Hanamichi strinse il pugno e sorrise beffardo, finchè la sorpresa non lasciò il posto all'emozione. Gli occhi di Hanamichi diventarono lucidi e Rukawa strinse fortissimo la mano di Hanamichi, ancora più forte di quando l'aveva afferrata prima.
« Vai forte in America. Falli neri quei bastardi. Rendi onore al basket giapponese » sorrise con l’emozione nella voce.
Rukawa attese, finchè di nuovo strinse il pugno più forte che poté, come se fino a quel momento non fosse stato abbastanza. Non aveva altri modi per esprimere quello che sentiva perchè Hanamichi lo sapeva, Rukawa a parole era proprio una mezzasega.
« Contaci » rispose la volpe.
Si guardarono un’ultima volta e nonostante Rukawa non tradisse mai le proprie emozioni, Hanamichi riuscì comunque a carpire un sorriso in quegli occhi di ghiaccio. Infine si lasciò trascinare via dalle guardie e Rukawa consegnò i documenti per poi sparire dietro l’angolo, diretto al proprio imbarco.
Gli agenti spostarono Hanamichi verso l’entrata mentre alcuni laboriosi inservienti si adoperavano per ricostruire il labirinto danneggiato.
« Non ti faremo niente perché sei un minorenne! Ma non riprovarci! Intesi?! » gli avevano detto.
« Intesi intesi » grugnì Hanamichi poi raggiunto dai compagni.
    « Sei proprio un idiota! » gridò Akagi dandogli un cazzotto in testa.
« Ahio! Gori! »
« Ha ragione lui! »
« Ti ci metti anche tu ora, Ayako?!?! Tu e quel tuo ventaglio! »
« Hanamichi sei la persona più decerebrata che conosco » sospirò Mitsui incrociando le braccia.
« Meno male che era Rukawa quello che voleva sempre mettersi in mostra vero? » disse Miyagi.
« Ti senti bene? » chiese Haruko preoccupata per la botta che il fratello aveva dato al suo fidanzato.
« Sì – massaggiandosi la testa – sto bene »
« Coraggio – disse Ayako incamminandosi verso l’uscita – andiamo. E’ quasi il tramonto »
« Ehi, ho un’idea! » esclamò Kogure. Che ne dite di andare a vedere la partenza dell’aereo? »
« Sì! »
« Che bell’idea Kogure! »
« Ci venivo sempre anche da piccolo! »
« Coraggio andiamo ».
Era una cosa piuttosto comune recarsi sul retro dell’aeroporto per vedere gli aerei in pista atterrare e decollare.
Dell’American AirLines c’erano solo due aerei.
I ragazzi restarono dietro alla recinzione, alcuni aggrappandosi con le dita alla recinzione di rete a maglia verde.
« Qualunque sia di quei due aerei, una cosa è certa: Rukawa se ne sta andando »
« Ma dai Kogure, non mi dire » sbuffò Mitsui.
Osservarono entrambi gli aerei partire lentamente in due direzioni diverse.
« Per me è quello più grosso a tre piani » affermò Miyagi, mano nella mano con Ayako.
« Ti sbagli Miyagi, è l’altro. Non vedi che va verso ovest? »
« Che cavolo dici Mitsui?!?! Non centra niente! Possono fare due rotte diverse, stupido! »
« La volete finire?!?! » gridò Akagi.
Intanto entrambi gli aerei prendevano velocità.
Sempre più velocii.
Sempre di più.
« Beh, io rimango della mia idea! »
« Fai un po’ come ti pare! »
« Lo chiederemo a Rukawa appena lo vedremo voi però dateci un taglio! » li sgridò Ayako.
Partiti.
Gli aerei si sollevarono leggeri per poi partire come dei razzi verso il nuovo mondo.
« E’ andato… » sospirò Akagi.
« Già… » bisbigliò Hanamichi.
Restarono a guardarli fino a che non diventarono più grandi dell’unghia di un mignolo.
« Avanti ragazzi, torniamo a casa ».
Erano venuti a piedi, per cui a piedi tornarono.
Il sole e l’arancione del cielo iniziavano a lasciare il posto ad un turchese sbiancato che sempre più velocemente si tingeva di blu.
« Ragazzi, stavo pensando una cosa… » disse Miyagi.
« Che cosa? » chiesero gli altri.
« Non è sorprendente come siano cambiate le cose in questi anni? »
« Che intendi? » chiese Ayako.
« Voglio dire che solo tre anni fa eravamo dei ragazzini che facevano a botte per la strada o alla prima occasione. Giocavamo a basket ma lo facevamo solo per noi stessi. Chi per attirare l’attenzione di qualcuno, chi per realizzare il proprio sogno, chi per diventare il più forte…Non eravamo nemmeno amici. Ognuno pensava per sé. Ora invece usciamo assieme. Andiamo in sala giochi e a mangiarci una pizza. C’è chi si è fatto la ragazza. C’è chi va all’università. C’è chi è partito per l’America. Sapete cosa significa tutto questo? » attese, camminando con le braccia incrociate dietro alla testa. « Che siamo cresciuti ».
Nessuno rispose.
« Hanamichi non si scalda più per la minima stupidaggine. Mitsui va bene a scuola. Haruko e Ayako si sono finalmente arrese al nostro fascino…Hanamichi e Rukawa si sopportano. Akagi e Kogure....beh...loro non hanno mai avuto grossi problemi. Siamo cresciuti. E ora… » la voce si ruppe. « Ora stiamo per dividerci. La prossima settimana ognuno di noi partirà per la propria università e chissà quando riusciremo a giocare di nuovo tutti assieme o semplicemente……semplicemente quando riusciremo a rivederci ».
Il silenzio la faceva da padrone. Il discorso di Miyagi stava facendo loro ripercorre un mucchio di ricordi fino a che gli occhi di ognuno di loro non si inumidirono inevitabilmente, mentre quelli di Ayako e Haurko erano già annegati in un mare di lacrime.
Continuavamo a camminare in silenzio, ognuno ripensando ai vecchi tempi.
« C’è una cosa che vorrei dirvi » farfugliò Mitsui. « Non ho mai avuto l’occasione ma credo che questo sia il momento migliore » attese per poi schiarirsi lievemente la voce. « Siete stati i migliori compagni che abbia mai avuto, dico sul serio »
« Mitsui… » bisbigliò Kogure.
« Mi dispiace per gli attriti che ci sono stati in passato. Non vi ho mai chiesto scusa. Grazie di tutto ragazzi. Per avermi preso con voi nonostante tutto e per avermi permesso di diventare vostro…vostro amico. Nonostante la squadra si fosse già sciolta due anni fa, quando Akagi e Kogure hanno finito il liceo, mai come in questi giorni ho sentito un così forte senso di distacco. Di…fine ».
« Sappiate che - disse Hanamichi a denti stretti, cercando di trattenere le lacrime – le stesse cose valgono per me. Dalla prima, all’ultima ».
« Non finirà niente » tuonò Akagi che con Kogure conduceva il gruppo. « Promettiamoci che ogni qual volta sarà possibile ci ritroveremo per giocare insieme ».
« Lo prometto! » esclamò Hanamichi in fiume di lacrime.
« Anch’io » disse Miyagi scuro in volto.
« Anch’io » aggiunse Kogure.
« E anche io! » sorrise Mitsui.
“Sono fiera di voi ragazzi”. Pensò Ayako.
« A proposito! » esclamò Miyagi. « Perchè non andiamo a farci due tiri prima di tornare a casa?! »
« Assolutamente! »
« Io ci sto! »
« Ah Hanamichi, devo dire che mi hai sorpreso »
« Uh? Che intendi Tappo? »
« Voglio dire…credevo che fosse Mito il tuo migliore amico………………non Rukawa »
Hanamichi sobbalzò come se gli fosse andato di traverso un moscerino.
« MA CHE DIAVOLO DICI BRUTTO NANEROTTOLO!?!?!? RUKAWA NON E' IL MIO MIGLIORE AMICO!!!! » gridò sovrastandolo.
Miyagi si coprì la testa in attesa di ricevere il compenso per quella provocazione, ma inaspettatamente Hanamichi si calmò e riprendendo a camminare disse: « Diciamo solo – guardando il cielo attraversato da una linea bianca a puntini – il mio miglior nemico ».


FINE
   
 
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