Prima di cominciare anche questo capitolo,
permettetemi di dire una cosa:
SIAMO I CAMPIONI DEL MONDO!!!!!!!! ^__^ FORZA
ITALIA!!!!!!!!!
Ok, ora ke mi sono sfogata… buona lettura!
Capitolo 10: Si torna indietro..
Anya non seppe mai quanto tempo di preciso rimase in quel
vialetto a piangere. Solo quando sentì dentro di se che non ce l’avrebbe fatta
a rimanere un secondo di più in quella città, decise di tornare all’albergo.
Lungo la strada chiamò l’aeroporto, cambiando il suo orario di partenza
previsto. Voleva tornare a casa, non voleva più vedere niente che le potesse
ricordare Jesse o parlare con qualcuno che avesse avuto a che fare con lui.
Jesse rientrò nel teatro e, molto controvoglia, riprese le
sue prove. Si bloccò un paio di volte quando le canzoni che interpretava gli
facevano venire in mente Anya, finché non ci rinunciò totalmente. Hank era
super arrabbiato. Non capiva perché il ragazzo si comportava in quel modo e non
capiva nemmeno dove fosse andata a finire Anya. Per la cento milionesima volta
chiese a Jesse che fine le avesse fatto fare, e per la cento milionesima volta
lui rispose:
-
Hank non lo so! Come te lo devo dire! Non so dove sia, ma puoi
metterti l’animo in pace… non credo che la rivedremo più….-
Chiunque conosceva Jesse poteva notare quell’ala di
tristezza che veleggiò nella sua voce durante le sue parole, ma ad Hank non
importava come lui si sentisse in quel momento. L’unica cosa che gli
interessava era il fatto che il suo “affare” più grande era sparito e doveva
assolutamente capire perché: forse c’era ancora modo di rimediare.
-
Perché? Che cosa le hai detto? Accidenti ai giovani… possibile
che devi sempre rovinare tutto!?-
-
Senti un po’ tu! Io non le ho detto proprio niente! Comunque
ti ho già detto che non ti devi preoccupare: il concerto stasera si farà, con o
senza di lei! Tanto è questo che ti importa no?-
Con appena un velo di amarezza, Jesse si allontanò dal suo
manager per andare a rintanarsi nel suo camerino.
Appena riuscì a tornare nella sua stanza, Anya prese il suo
cellulare e chiamò Noemi. Ricominciando a piangere e sfogandosi con la sua
migliore amica, si mise a preparare la valigia. Buttò tutto quello che le
capitava sotto mano nello scomparto principale, senza curarsi dell’ordine: era
l’ultimo dei suoi pensieri. Al telefono, Noemi non disse una parola fino alla
fine del racconto di Anya; poi cominciò a rincuorare un po’ la ragazza:
-
Oh tesoro mi dispiace tantissimo! Dio se solo potessi essere
lì con te! Prima ti abbraccerei forte, poi andrei da quel californiano da
strapazzo e lo gonfierei di botte!-
-
Grazie… Mi sento uno straccio…- Anya non riusciva quasi a
parlare.
-
Lo so.. Senti, vuoi che chiami io a casa tua per avvertire del
tuo ritorno? No credo tu ti senta in grado di poter rispiegare tutto daccapo!-
disse Noemi
-
Si guarda mi faresti un favore enorme!-
Detto questo Anya disse a Noemi l’orario preciso della sua
partenza, in modo tale da permettere loro di potersi regolare per andarla a
prendere. Completamente sconfortata prese il suo bagaglio, scese di sotto e
avvertì la reception che lei stava andando via e che per il pagamento dovevano
rivolgersi ad Hank. Sistemate le ultime cose uscì fuori e aspettò con pazienza
l’arrivo di un taxi.
La folla davanti il teatro stava cominciando ad aumentare,
le ragazze greche presenti erano super eccitate, Jesse ne poteva quasi sentire
le urla fino al suo camerino. Non si sentiva veramente in grado di poter fare
un concerto decente quella sera. Pochi minuti prima aveva chiamato l’aeroporto,
sospettando che Anya volesse ritornare il più presto a casa sua, e i suoi
sospetti furono confermati: l’aereo sarebbe partito da lì a un’ora. Doveva fare
qualcosa… non sapeva se poteva fermare Anya in qualche modo, ma doveva pur
provarci! E se non ci fosse riuscito, almeno si sarebbe sfogato e avrebbe
potuto cantare decentemente! Presa la sua decisione, cominciò a fare dei
piccoli esercizi respiratori, per prepararsi al concerto.
La strada tra l’albergo e l’aeroporto era piuttosto lunga,
dato che il primo si trovava verso il centro della città mentre il secondo era
più in periferia. Seduta sul sedile posteriore del taxi, Anya teneva gli occhi
puntati fuori, ma non stava veramente guardando ciò che le passava davanti.
Nella sua mente scorrevano le immagini dei bei momenti passati con Jesse. Se
non fosse stato per il fatto che lei stessa aveva sentito le parole di Hank,
non si sarebbe mai potuta capacitare di quello che era successo. Ancora non
riusciva a credere che il ragazzo le avesse mentito il quel modo, soprattutto
perché sembrava così sincero! E poi la sua espressione quando lei gli aveva
detto la verità… Scollò bruscamente la testa tentando di cacciare quei pensieri
dalla mente. “Anya la devi piantare!”si disse” Ti ha mentito, punto e basta!
Non ha scuse!”.
Il tempo rispecchiava esattamente l’umore di Anya: era cupo
e grigio. Ticchettando prima piano, poi sempre più forte, una pioggerella
estiva scese dal cielo, impedendo alla ragazza di continuare a fissare
l’esterno della vettura. In un inglese assai discutibile, il tassista disse ad
Anya:
-
Mi scusi signorina, le dispiace se accendo la radio? Questo
tempo mi fa una tristezza!-
-
Faccia pure non c’è problema…- il tono di Anya era rassegnato.
Il tassista girò un paio di stazioni, fermandosi infine
sulla frequenza della principale radio Ateniese. La speaker stava blaterando
chissà cosa in greco, ma ad un tratto ad Anya sembrò di distinguere chiaramente
le parole “Jesse McCartney”. Per prima cosa pensò si trattasse di un semplice
scherzo della sua mente, viste anche le condizioni in cui si trovava. Poi però
alla voce della speaker si sostituì il rumore tipico di persone in attesa
dell’inizio di qualcosa, e un piccolo stacchetto musicale(lo stesso che Anya
aveva sentito al concerto di Jesse a Roma) introdusse il cantante. “Ma allora è
una persecuzione!” pensò scoraggiata Anya. Evidentemente il concerto di Jesse
era un tale evento, che avevano deciso di trasmetterlo anche per radio. Anya
non credeva di poterlo sentire…. Sperò con tutte le sue forze che il tassista
cambiasse stazione, rendendosi conto che non glielo poteva chiedere lei,
tuttavia lui la precedette e, quasi come se le avesse letto nella mente, disse:
-
Le dispiace se lascio qui? Sa, a mia figlia piace molto questo
cantante e siccome non è potuta andare al concerto, glielo voglio registrare!-
Arrendendosi ormai ai fatti e non potendo impedire a un
padre di fare un regalo alla figlia, Anya rispose che non si doveva
preoccupare. Si mise con la testa appoggiata al finestrino, fissando le gocce
di pioggia che cadevano, e cercò di non ascoltare.
Jesse fece il suo ingresso sul palco e un urlo stridulo si
alzò dagli spalti. Lui però non ci fece caso, anzi, si avvicinò alla piccola
band che lo accompagnava e consegnò loro un piccolo foglietto. Sopra c’era
scritto il nuovo ordine delle canzoni che avrebbe eseguito quella sera. Con lo
sguardo perso chissà dove si diresse verso il microfono, lo prese in mano e con
un gesto zittì la folla. Attese un attimo che ci fosse abbastanza silenzio, poi
si fece coraggio e disse:
-
Salve a tutti! Ragazzi prima di cominciare vorrei dire due
parole. Vi prego di non interrompermi con urla e cose varie, perché per me è
molto importante. Vedete, io nelle mie canzoni parlo spesso dell’amore. Un
amore nascosto, dolce, ritrovato o perso. Ma in tutta la mia vita, neanche una
volta, mi è mai capitato di poter provare quelle cose che vado cantando. In
questi giorni però, qualcosa è cambiato. Una ragazza speciale è entrata nella
mia vita, sconvolgendola completamente e rendendomi il ragazzo più felice del
mondo. Con lei riuscivo a provare cosa vuol dire veramente essere innamorati….
Ed è per questo che stasera vorrei dedicarle questo concerto. Se mi sta
ascoltando, vorrei che sapesse che ogni singola parola di ogni singola canzone
che canterò sarà rivolta a lei, per farle capire quanto tengo a noi due….-
Jesse fece un segno alla band e quelli cominciarono a
suonare la prima canzone.
All’interno del taxi, Anya inizialmente non fece caso al
fatto che Jesse prima di cominciare a cantare stava dicendo due parole. Anche a
Roma lo aveva fatto… Cercò di distrarsi, di non sentire quello che stava
dicendo, ma le parole le entrarono a forza nella mente. E più Jesse parlava,
più Anya si rese conto che stava parlando di lei. Il ragazzo non le stava solo
dedicando il concerto, stava dichiarandole il suo amore davanti a tutte quelle
persone e, incosciamente, le stava chiedendo di tornare. Anya era distrutta.
Quelle parole l’avevano toccata nel profondo del cuore, ma non sapeva cosa
doveva fare. Sarebbe dovuta tornare indietro? Dire a Jesse quanto anche lei lo
amava? ….Ma Hank? Le sue parole l’avevano veramente sconvolta! Eppure… Anya si
chiese se Jesse avrebbe potuto farle una dichiarazione del genere solo
fingendo. Aveva bisogno di una spiegazione, non poteva andarsene così e
rischiare di perdere l’amore della sua vita. Era ancora indecisa su cosa fare,
quando attaccò la prima canzone. Le note le risuonarono nella mente,
accompagnate dalle immagini del loro “quasi” primo bacio: Jesse stava cantando
Why don’t you kiss her.
Anya credeva di aver pianto tutte le lacrime che aveva, ma
al suono di quella musica eccole di nuovo nascere nei suoi occhi e scendere giù
per il suo bel viso. La ragazza chiuse gli occhi e, nonostante le lacrime, si
aprì in un leggero sorriso. Non aveva più dubbi: sarebbe tornata. Al diavolo
Hank, l’unica cosa in cui credeva era l’amore che sentiva dentro di lei; quello
che sapeva stava provando anche Jesse.
Alzandosi di scatto dal sedile, si sporse verso il tassista
e lo pregò di tornare indietro. Quello era piuttosto confuso, ma Anya riuscì a
convincerlo a cambiare direzione e a dirigersi verso il teatro. |