Scrivevo silenzi,
notti, notavo l'inesprimibile, fissavo vertigini.
(Arthur Rimbaud)
Esme
sospira. Una lacrima le lambisce le guance e una risata divertita si
alza dalla tavolata.
Edward sorride, allontanando le mani dalla carrozzella e posandole
sulle mie. Le accarezza, sollevandole e portandosele all'altezza degli
occhi.
Le guarda attentamente, soffermandosi sulla fede che mi scintilla
sull'anulare sinistro, e il suo viso si accende di un'emozione
impossibile da tradurre a parole.
E poi lo bacia; bacia quell'anello per cui ha lottato con tutto se
stesso, lo bacia con fervore, incapace di trattenersi, ignorando i
fischi maliziosi con cui i suoi amici vorrebbero schernirlo. Lo bacia
con devozione, perché quell' anello simboleggia una promessa
eterna e indissolubile, perché sa che ormai sono sua, mi ha
legata a sé impedendomi di abbandonarlo, e io so che lui mi
appartiene, che il suo cuore, la sua anima, i suoi pensieri, tutto, di lui,
porta il segno della mia presenza al suo fianco. Nessuno
riuscirà ad allontanarci.
Non avrei mai pensato di arrivare a questo, mai avrei immaginato che
Edward potesse regalarmi un amore così assoluto, che un
giorno mi si sarebbe mozzato il fiato in gola al pensiero delle sue
labbra che sfiorano le mie, come se i nostri corpi fossero nati per
combaciare, come se le nostre anime fossero gusci vuoti riempiti
soltanto dell'amore che nutriamo l'una per l'altro.
"Mia madre sta per crollare" bisbiglia divertito facendo
sorridere anche me. Guardo Esme, l'emozione che le illumina il viso, il
singolare baluginio dei suoi occhi, le mani che torturano il fazzoletto
di seta bagnato delle sue lacrime.
E' felice, Esme, perché ha finalmente visto il
più grande sogno di suo figlio realizzarsi. E' felice
perchè si fida di me, perché sa che lo amo e che
mi prenderò cura di lui, che gli darò dei figli,
che vivremo un'esistenza serena, che non tradirò la fiducia
della mia nuova famiglia.
Anche mia madre sfoggia un'espressione soddisfatta, a tratti tirata, a
tratti sinceramente sollevata dalla piega che ha preso la situazione.
Quando ho lasciato Emmett all'altare credevo che Renèe non
mi avrebbe mai più rivolto la parola, e inizialmente
così è stato.
Come hai potuto,
ha gridato inferocita, abbandonare
un uomo della sua levatura senza fornirgli alcuna spiegazione,
frantumando il suo povero cuore innamorato?
Mia madre ha un'indole piuttosto tragica, e ha ingigantito il tutto
minacciando di cacciarmi di casa se non fossi tornata sui miei passi.
Tuttavia, non me la sento di biasimarla: lasciando Emmett a
quel modo ho commesso un'azione imperdonabile e tutt'oggi il pensiero
del suo viso stravolto dall'angoscia mi tormenta nel sonno.
Ma Edward ha, ancora una volta, mostrato tutta la sua prontezza di
spirito convocando Renèe nel suo maniero e spiegandole la
situazione: mi avrebbe sposata ad ogni costo, con o senza il
beneplacito dei miei genitori. Anche se mio padre gli avesse rifiutato
la mia mano avrebbe tentato di farmi sua, perché ormai mi
aveva trovata e non avrebbe più fatto a meno di me. Quando
Renèe ha cercato di obbiettare Edward l'ha interrotta
minacciandola persino di rapirmi se non avesse acconsentito al nostro
matrimonio.
Sorrido istintivamente, seppellendo il viso nel suo petto e lasciandomi
cullare dal suo profumo.
"Sei stanca?" dice, aggrottando la fronte e arcuando le sopracciglia.
Rido leggermente.
"Sei buffo quando improvvisi il ruolo di marito premuroso"
"Io sono premuroso, piccola strega" mi ammonisce, fingendosi offeso.
Non riesco a trattenere un sorriso, e lui strattona la manica
dell'abito bianco attirandomi a sé.
"Questa notte, quando saremo soli..."
"Mi metti in imbarazzo, Edward!" rimbecco, le guance incendiate da un'
improvvisa fiammata di calore "Sai che io..."
Mi bacia gentilmente le mani, ridendo quasi istericamente. E' agitato,
ma cerca di non darlo a vedere.
"Sono mesi che penso al giorno in cui ti avrò finalmente
fatta mia" dice con espressione solenne e sinceramente emozionata "E
quel giorno è finalmente arrivato. E' un sogno che si
avvera, Bella. Il solo pensiero che stavi..." il suo viso s'incupisce.
So che i ricordi si sono ancora una volta impadroniti della sua mente,
e un brivido d'ansia mi scuote tutta. Sembrano passati anni, ma la
realtà è ben diversa: neanche quattro mesi prima
stavo per sposare un uomo che non amavo. Ero davvero convinta che io e
Edward non fossimo fatti l'una per l'altro, e diventare la signora
Mc.Carty mi pareva la scelta migliore. Mi sono sempre vantata di essere
una donna estremamente tenace, fiera e combattiva, ma quando ho
conosciuto il vero amore le mie difese sono crollate rivelando la mia
profonda debolezza d'animo. Una debolezza che soltanto Edward
è riuscito a intuire, prendendo in mano le redini dei nostri
destini e costringendomi ad accettare la verità: Edward mi
ama, e io amo lui. Niente e nessuno riuscirà a separarci;
non la lontananza, non le incomprensioni, né le gelosie o le
differenze sociali.
Il ricevimento si è protratto per oltre un ora. Quando io e
Edward abbiamo deciso di ritirarci, Charlie si è alzato e,
per la prima volta nei miei diciotto anni, mi ha stretta a
sé avvolgendomi in un abbraccio di addio.
Anche Renèe mi ha salutata, e le lacrime che le hanno rigato
gli occhi mi hanno fatto intuire che non dev'essere stato facile
vedermi andar via, permettere che io e mio marito iniziassimo la nostra
vita insieme lasciandoci alle spalle quella precedente. Ha goffamente
tentato di consolarmi, borbottando che la prima notte di nozze non
sarebbe stata così terribile e che Edward si sarebbe preso
cura di me. Tuttavia, dalla luce preoccupata che le ha infiammato il
viso ho intuito la menzogna che si nasconde dietro le sue parole. Sono
stata educata secondo i dettami della cristianità, della
castità e del pudore , e so che l'amore fisico non
diventerà mai qualcosa di piacevole, che sarà
sempre una sofferenza sottomettermi a mio marito permettendogli di
impossessarsi del mio corpo.
Ma quando, alcune ore dopo, raggiungiamo il letto della nostra stanza,
e le mani di Edward trovano le mie, mentre la luna illumina il morbido
profilo del suo volto, gli occhi verdi screziati da sottili pagliuzze
dorate incastonate in un ovale perfetto, il suo sorriso è
così caldo, e sincero, e pieno d'amore e passione e
sacrificio, e io sento che nessuno dei suoi baci potrebbe mai
causare il mio ritrarmi, nessuna delle sue carezze mi farebbe soffrire,
e il mio corpo non verrà violato, ma amato, venerato,
idolatrato, accudito e protetto, e la paura muta, si trasforma, la
sento scemare dalla mia mente e alleggerirmi l'anima.
Un calore nuovo, diverso, bruciante e impetuoso s'impossessa di me.
Edward mi tende l'altra mano, percorrendo con lo sguardo lo scollo
della mia camicia da notte. Il riflesso della luna penetra il tessuto
lasciando intravedere i miei seni nudi. Stranamente, non arrossisco: il
bisogno di stringerlo a me è più forte di tutto,
persino della timidezza. Edward mi attira a sé, stendendomi
sul materasso e guardandomi intensamente: l'emozione che gli illumina
gli occhi mi fa fremere, e lui sorride. Si china su di me, posando le
dita sui lacci del corpetto, e proprio quando le sue labbra
stanno per incontrare le mie le parole che Renèe mi ha
sussurrato poco prima che ci salutassimo mi riempono la mente.
Il coraggio, Isabella,
appartiene agli amori nuovi. Gli amori vecchi sono sempre un
po' vili.
Nda: eccoci qui. Sono quasi due mesi che non entro in
questo fandom, sia come autrice che come lettrice. I motivi sono tanti
e non mi dilungherò spiegandovi il perchè ho
momentaneamente abbandonato questa sezione. Mi vergogno come una ladra
a ripresentarmi sapendo che ho delle storie in sospeso, ma vi assicuro
che, nel bene o nel male, tutte le mie fanfiction verranno portate a
termine. Su questo non ci sono dubbi. Ho solo bisogno di... tempo.
Tempo per riprendere dimistichezza con Edward e Bella, tempo per
adattarmi a ragionamenti e comportamenti cui sono completamente
estranea, perchè sono passati due anni dalla prima volta che
misi piede in questo fandom e tante cose sono cambiate. Anche su questo
punto non mi dilungherò, ma mi auguro che il mio ritorno vi
sia gradito e che i miei vecchi lettori siano ancora disposti a
leggermi. :) Scriverò altri missing moment di Vieni via con
me, per cui se avete qualche suggerimento (vi ricordo che, a tal
proposito, ho anche indetto un sondaggio nel mio blog) fatevi
pure avanti. A presto, Elisa.
Ps: ringrazio Matisse, _Betrayed, Lily Masen e Meredhit89 per aver
letto in anteprima questa storia e per avermi incoraggiata a
pubblicare. Siete fantastiche, ragazze!
Note:
1) Essendo la storia ambientata in una terra rude e selvaggia
(l'Inghilterra del nord, con le sue brughiere e le vaste campagne, il
clima rigido, l'economia e il folklore contadino) ho pensato che il
ricevimento di matrimonio fra un nobile e una proletaria non dovesse
necessariamente essere organizzato in pompa magna, anche
perchè lo sfarzo, in simili casi, era considerato di cattivo
gusto: un nobile non poteva vantarsi di sposare una contadina.
2) L'ultima frase è tratta da un libro di M.Mazzantini,
Venuto al mondo.
3)Il titolo della shot è preso in prestito dal libro "La
sposa gentile", di Lia Levi. Ammetto che quest'aggettivo potrebbe
essere frainteso: nel parlato comune, "gentili" sono coloro che non
appartengono alla religione ebraica. Questo termine ha però
origini molto più profonde che ho pensato di adattare alla
mia fanfiction. "Gentile" in realtà significa "appartenente
ad altra gente", e Bella ha in effetti origini completamente diverse da
quelle di Edward. Se ho fatto una gaffe, mi scuso.