Fantasmi – parte
1
#25
“L’oscurità inghiotte la luce, e
piega l’animo impuro dell’uomo.
Brilla nell’era, così come ordina la
canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere
solitario. Una luce nell’oscurità.”
- Hai l’aria stanca questa mattina. – gli fece notare Zarba, mentre lo osservava di sottecchi nel bel mezzo della
via. – Non hai dormito bene? – chiese, ma la risposta non arrivò subito.
Con accidia Kouga provò quasi la
necessità di emettere un lauto sbadiglio, tuttavia pur di mantenere il suo
solito contegno si trattenne.
- No. – rispose finalmente, e il timbro della voce non
sapeva proprio di buono. Anch’esso tendeva verso il
basso, a cadere sfinito da una stanchezza pesante e fastidiosa. Svegliarsi la
mattina e sentirsi già fiacchi non era proprio il massimo.
- Eppure ieri non mi sembra che tu abbia fatto le ore
piccole… - disse il Madougu con una certa perplessità
– Adesso che mi ci fai pensare, è da quando Kaoru si è trasferita in camera tua che ti vedo sempre così
assonnato. Non avrà ricominciato a parlare nel sonno, spero!
– fece, ripensando a quella famosa notte passata nel Kantai
insieme ai due umani. Il pulcino spennacchiato non gli aveva fatto chiudere
occhio, constatò amaramente, rivolgendo un pensiero a quel ricordo.
Kouga sembrava avere annuito con fiacchezza
alla domanda dell’anello, e sempre con più accidia aggiunse: - Oltre a parlare,
non sta ferma un secondo.
Zarba scoppiò di proposito a
ridere. – Questa è veramente bella! E non ti biasimo affatto. Non è facile
dividere la metà di un letto con un terremoto vivente. Fortuna che io ho la mia
teca di legno del tutto insonorizzata, in aggiunta non devo dividerla con
nessuno. Scommetto che adesso vorresti fare a cambio, dico bene? – scherzò con
lauta ironia, ma proprio come c’era da aspettarselo Kouga
non rispose.
Anche perché in quell’attimo c’era ben
altro a cui pensare. Doveva occuparsi del suo lavoro, come sempre. E da quella Lettera di Missione che gli era stata
recapitata, non aveva ricavato granché.
- Cosa vuol dire “Vive accogliendo
la vita dentro se”?
- Stai ancora pensando a quella frase? – gli rispose
l’anello guida, a tratti un po’ scocciato – Anche se
non ti farà molto piacere, per l’ennesima volta sarò costretto a ripeterti che
accanirsi troppo su ciò che c’è scritto nelle Lettere di Missione a volte può condurre
fuori strada.
- In ogni caso, si tratta di un messaggio dal significato
inconsueto. Nessun Orrore può accogliere dentro se stesso una forma di vita.
- Ti riferisci al fatto che quelle creature sono capaci di
seminare solo morte?
Kouga annuì. - E’ un paradosso.
Zarba si mise pensieroso. – Sì,
concordo con te, ma quella frase chiunque potrebbe interpretarla in chissà
quanti modi. Tuttavia, come ti ha appena spiegato il Cane da
Guardia, dovresti iniziare le tue ricerche proprio partendo dal territorio che
ti è stato menzionato.
- Tu percepisci qualcosa di anomalo?
- A dire il vero no. Però sappiamo
che si trova da queste parti. Il quartiere non è molto
grande, c’è poca gente. Non ti sarà difficile individuarlo.
Kouga si fece silenzioso, e mentre
camminava con andatura lenta tra le varie stradine di quella zona presidiata
per lo più da enormi case residenziali e splendide ville, cercava di fare del
suo meglio per risolvere alla svelta quello strano
caso.
Anche perché non vedeva l’ora di tornare a
casa e recuperare finalmente il sonno perduto.
***
Kaoru fissava con lo sguardo perso
nel vuoto il posto vacante d’innanzi a sé.
Era da un po’ che Ikuo non veniva
più alle lezioni di disegno. Mancava ormai da diverse settimane, dal giorno in
cui lì su quel ponte sospeso tra cielo e terra si era scontrato pesantemente
con Kouga.
Forse gli era capitato qualcosa, o più semplicemente non gli
andava di incontrare Kaoru per solo imbarazzo. Si era
dichiarato a lei ricevendo un rifiuto, perciò era comprensibile.
Finita la lezione, raccolse le sue cose e uscì dall’aula.
Mancava poco all’ora di pranzo, e Gonza le aveva
promesso che le avrebbe cucinato una delle sue memorabili specialità quel
giorno.
Raggiunse l’esterno, ma quando svoltò l’angolo andò a
sbattere contro qualcuno.
I libri che aveva tra le mani le
volarono a terra, si inginocchiò per prenderli e quando vide che la persona
contro cui era andata a scontrarsi aveva un nome ed un cognome ben preciso, provò
una forma di scossa.
- I-Ikuo…- biascicò, mentre il
giovane con estrema gentilezza le finì di raccogliere il resto dei libri. –
Grazie – rispose, ma vide subito che l’amico cercava di mantenersi sulla
difensiva. Capì che doveva dirgli qualcosa, e dopo un primo tentennamento si
fece avanti – E’ da un po’ che non vieni al corso. E’
forse successo qualcosa? – chiese con tono quasi timoroso, l’altro si limitò
solo ad oscillare il capo, segno che no, non era successo niente, era tutto ok, nella norma. Lei sollevata tirò un
sospiro - Menomale, sai, stavo iniziando a preoccuparmi.
- E invece non credo che dovresti
farlo. Il tuo ragazzo potrebbe arrabbiarsi, e non ho nessuna intenzione
di litigare ancora con lui. – replicò seduta stante, ma lo fece con estrema
freddezza.
Ormai era più che evidente: Ikuo
non era più lo stesso. Trattava Kaoru quasi come se
fosse un’estranea, quasi non volesse più avere a che fare con lei.
Quella risposta la mise a disagio. Non sapeva se tirare in
ballo quel tanto fatidico argomento, oppure tacere. Però
in qualche modo doveva tentare perlomeno di aggiustare le cose, di rimettere
ordine nell’intera faccenda.
Spostò leggermente gli occhi verso il basso, schiuse la
bocca – Riguardo a quella sera… - premise con una cadenza incerta, ma non
appena riprese fiato lui la bloccò con una risposta secca.
- Non mi interessa. Ormai è storia
vecchia.
- Però non vorrei che per colpa di
quanto successo ci andasse di mezzo la nostra amicizia.
- Ma tu non hai fatto nulla, non
c’e l’ho con te. Sto solo dicendo che io e il tuo
ragazzo vediamo le cose in maniera differente, e se lui mi reputa un tipo poco
raccomandabile, forse dovresti seguire il suo consiglio e tenermi alla larga. –
Ikuo si stava certamente riferendo al fatto che Kouga, dopo essersi introdotto con una
certa irruenza in casa sua e scontrato con il padre, lo ritenesse un
pericolo, un soggetto da evitare ad ogni costo.
Cosa poteva aggiungere Kaoru a quel punto? Ricordava perfettamente la faccenda, e
sapeva oltretutto che Kouga non sarebbe stato molto
propenso ad accettare il ritorno del giovane Shiota.
- Capisco. – disse soltanto, e mogia chinò il capo. Tuttavia
di quella situazione non ne andava particolarmente
fiera.
L’amico gettò uno sguardo all’orologio. Sembrava avere una
certa fretta. – Adesso devo andare. Sto cercando un lavoro part-time,
e non posso trattenermi oltre.
- Hai già controllato sulla bacheca degli annunci appesa qui
fuori? – fece, indicando un grosso riquadro agganciato sul muro lì accanto. – Se non sbaglio cercano giovani camerieri disposti ad
occuparsi di un’enorme villa.
- Vuoi scherzare?! – replicò inorridito il ragazzo, ed un lungo brivido freddo gli solcò
la schiena. – Lo sanno tutti che quella casa è infestata.
- Infestata? – Kaoru non aveva capito, così specificò – Da topi?
L’altro dopo un primo momento di indecisione,
scosse con risolutezza il capo. – Fantasmi. E’ una casa infestata dai fantasmi!
Stavolta fu la giovane Mitsuki a
rabbrividire. – Fantasmi?! Ma… - riuscì solo a dire, era
troppo spaventata anche solo per infilare una parola dietro l’altra.
E pensare che spesso, quando non le
andava di ritornare a casa mediante la stradina più lunga, quella che passava
per il centro della città, decideva di percorrere il sentiero secondario, esattamente
quello in cui si trovava il presunto maniero infestato.
Chissà quante volte, anche nelle ore più tarde e buie, l’aveva vista da lontano. E chissà quante
altre volte ancora c’era persino passata spensieratamente accanto.
E mentre lei ripensava terrificata
a tutto ciò, Ikuo andò via. A dire il vero le aveva
anche detto “ciao”, ma presa dalla sua fervida
immaginazione, Kaoru non l’aveva sentito.
Poi iniziò a pensare che se avrebbe voluto mangiare le
prelibate pietanze cucinate da Gonza alla svelta, si sarebbe
dovuta servire proprio di quella famosa stradina. Ma visto quanto appena
scoperto, dubito che lo avrebbe fatto.
Pur di non incappare in un fantasma dispettoso, il suo
gorgogliante stomaco poteva anche aspettare.
***
- Non può essere… - disse ad un tratto Zarba,
poi sembrò sorridere – Questa è veramente bella!
Kouga lo guardò alla svelta con
fare stranito. – Mi avevi detto che quell’Orrore si
trovava qui. Ti sei confuso?
- Niente affatto. E’ proprio qui. – rispose con certezza il Madougu, ma
Kouga continuava a non capire e a guardarsi attorno
con aria spaesata. In quel posto non c’era nessuno, solo una casa enorme. A
giudicare dalle dimensioni, i proprietari dovevano essere molto ricchi. Per
certi versi poteva assomigliare anche alla residenza dei Saejima.
- Vuoi dire che si trova in questa
casa?
L’anello parlante socchiuse gli occhi. – Non in questa casa,
bensì la casa stessa.
Il ragazzo si sentì colto praticamente
alla sprovvista. – La casa? – ripeté, quasi scettico – Spiegati meglio.
- L’Orrore si è impossessato di questa casa. Probabilmente
il terreno sulla quale è stata costruita, doveva essere
l’antica dimora di qualche vecchia entità demoniaca. Credo che nel momento in
cui hanno iniziato ad edificare, l’essenza del mostro si sia
unita alle fondamenta di questo maniero finché non è diventato un tutt’uno con l’intera struttura. – Quando
Zarba ebbe finito, Kouga iniziò
a collegare svariati fattori.
- “Vive accogliendo la vita dentro se”… - pensò a voce alta.
Aveva scoperto il significato sibillino di quella frase che fin dall’inizio gli
era parsa troppo inconsueta.
- Una casa come questa accoglierà un sacco di persone,
quindi vite umane. – precisò Zarba.
- Questa villa avrà più di cinquant’anni.
Perché l’Orrore ha aspettato tutto questo tempo per uscire
allo scoperto?
Il Madougu non sapeva bene cosa
rispondere, ma un dubbio lo spingeva a credere ad un’unica supposizione.- Potrebbe avere a che fare con te, scommetto che sarà stato
risvegliato da quella stessa persona che non fa che crearti problemi. Tuttavia,
il vero dilemma ora riguarda come stanare la creatura.
Il giovane Saejima si mise
pensieroso. In effetti, mai prima d’ora si era ritrovato a dover combattere con
un’enorme… casa.
- Dovrò distruggerlo dall’interno?
L’anello annuì. – Ma prima ancora
dovrai trovare il punto esatto in cui colpire. Ci saranno almeno una
cinquantina di stanze presidiate da inservienti, custodi addetti alla
sicurezza, senza contare gli inquilini che ci abitano. Eludere la servitù non
sarà per niente facile, e non puoi nemmeno bussare alla loro porta e dire che l’intera casa va esorcizzata, o nel peggiore dei
casi, rasa al suolo. – Le parole di Zarba non erano
di certo confortanti.
- Così non mi aiuti per niente. – sbottò seccato il giovane
Cavaliere.
Zarba fece metaforicamente
spallucce. – Guarda che questa situazione è nuova anche per me. Ad ogni modo,
se proprio vuoi un consiglio, faresti meglio a tornare
a casa. Hai bisogno di dormire, non puoi pretendere di affrontare una simile
situazione nello stato in cui ti trovi adesso.
Per una volta tanto, Kouga si
trovò d’accordo con il proprio Madougu.
Oltretutto, da lì la casa di sicuro non si sarebbe spostata.
***
Gonza spalancò il portone del palazzo ed accolse Kaoru con un inchino cortese.
- Avete fatto tardi signorina? – le
chiese, mentre lei appoggiava la sua saccoccia marrone sulla sedia.
- Per una serie di circostanze sono stata costretta a fare
un giro più lungo. – rispose fiacca, e anche un pochino
arrabbiata. Per colpa di quella storia legata alla casa infestata ci
aveva messo più del solito a rientrare, e ora aveva terribilmente fame. Lo
stomaco brontolava a gran voce, così forte che persino Gonza riuscì a udire il
bizzarro suono.
Sorrise bonariamente. - Il pranzo è pronto. Ho già preparato
tutto ed apparecchiato.
- Finalmente si mangia! – esclamò Kaoru,
dopodichè corse subito a lavarsi le mani prima di raggiungere la spaziosa sala
da pranzo situata a pian terreno.
Entrò e si sedette al suo posto. Prima ancora di farlo
iniziò a guardarsi intorno. Mancava qualcuno lì. – Kouga
non è ancora rientrato? – domandò, nel momento in cui il buon maggiordomo le
mise lo squisito pranzetto davanti a sé.
- A dire il vero, è rientrato un’ora prima di voi, ma non ha
pranzato.
- Non ha pranzato? Si sente male per caso?
- Mi ha solo detto che aveva
bisogno di riposare. Si è addormentato sulla poltroncina che c’è nello studio.
- Forse avrà avuto una giornata difficile. – ipotizzò la
giovane artista. L’odore del buon piatto le attraversò le narici aprendole lo
stomaco. Prese la forchetta e diede il primo assaggio. Una luce particolare
attraversò con un guizzo lampante i suoi occhi. – E’ buonissimo! Lei è davvero
un ottimo cuoco!
Il maggiordomo arrossì tutto fiero di sé. – Modestamente,
cucinare mi riesce proprio bene.
- Allora dovrà passarmi la ricetta di questo piatto. Magari
uno di questi giorni proverò a farlo anch’io! In Italia
ho imparato talmente tante cose che mi piacerebbe
metterle in pratica.
Gonza deglutì con un’espressione sul viso lievemente
agitata. – Certo, senz’altro. – rispose, ma giusto per compiacerla. Quando Kaoru si metteva ai fornelli, nella più tragica delle
ipotesi andava a fuoco l’intera cucina, e quando ciò non accadeva, colui che assaggiava un dei suoi “esperimenti” culinari,
finiva dritto in ospedale.
Mandò giù l’ultimo sorso d’acqua e si tamponò la bocca con
un lembo del tovagliolo.
- Adesso mi sento più felice! – dichiarò, dopo aver consumato il pasto. Si alzò dalla sedia stiracchiandosi le
braccia, poi prese con sé due piatti sporchi. – La aiuto a sparecchiare! –
disse rivolta al maggiordomo, ma questi con estrema gentilezza scosse il capo.
- Non si preoccupi signorina, questo è
compito mio. Vada pure a riposare. Una ragazza come lei che studia e allo
stesso tempo lavora, deve prendersi una pausa! – Gonza poggiò i piatti sul carrellino per il pranzo, poi tolse con cura la tovaglia e
la ripiegò su sé stessa.
In quell’attimo Kaoru si ricordò
di Kouga. Forse stava ancora dormendo nel suo studio,
ma lei moriva dalla voglia di andare lì solo per vederlo.
- Pensa che Kouga stia dormendo
ancora? – chiese, probabilmente era in cerca di qualcuno che la incoraggiasse ad andare.
Gonza capì con estrema facilità, e così rispose: - Perché
non va a controllare? Anche se sta riposando,
scommetto che al suo risveglio gli farà piacere trovarla lì.
Kaoru sorrise con vigore. – Ci
vado subito allora!
Scappò, anche se in punta di piedi nello studio. Fece attenzione a non spalancare la porta con estrema
violenza, e girò il pomello piano piano.
Kouga stava dormendo sulla sua
poltrona, con il capo abbassato e le palpebre degli occhi ben serrate.
Si avvicinò a lui con fare silenzioso, alle
sue spalle, poggiata sulla sedia c’era una coperta di calda lana. La
raccolse, fuori faceva piuttosto freddo, e lo coprì con estrema cura.
- La coperta. – disse ad un tratto una voce. Kaoru sobbalzò, poi si rese conto che quella voce
apparteneva a Zarba. – Saresti così gentile da
togliermi questa coperta dalla faccia? – chiese educatamente, finché non rivide
la luce.
- Scusami. – mormorò lei, non avendolo
fatto di proposito, poi parlando a voce bassa aggiunse – Spero di non
averti svegliato.
- Non stavo riposando. A differenza di Kouga
io la notte riposo serenamente.
- Cosa vuol dire “ a differenza di Kouga”? Non mi sembra che lui soffra di insonnia…
- rispose perplessa l’umana.
- Diciamo che la sua è un tipo di
insonnia particolare… Dovuta non a qualcosa, bensì a qualcuno. – Le parole di Zarba avevano qualcosa di strano. Suonavano in un modo
particolare, quasi ironico ma pungente al tempo stesso.
Kaoru si puntò subito un dito in
faccia. – Io? – fece, l’espressione del suo viso mutò
in un lampo. Adesso era allibita. – Ma io non…
- A detta di Kouga, non solo
chiacchieri, ma ti agiti come una trottola fuori controllo. – le riferì il Madougu, e con estrema calma aggiunse – Ieri notte gli hai
persino tirato un pugno nello stomaco.
Kaoru sgranò gli
occhi colta da un stupore istantaneo. Divenne subito rossa in viso, poi
iniziò ad agitarsi. – Ma è assurdo! – disse alzando
inconsapevolmente la voce. Si portò entrambe le mani sulla bocca, ma ormai il
danno era già fatto.
Ancora intontito, Kouga riaprì del tutto gli occhi. - Che cosa
stai facendo qui?
- Gonza mi ha detto che ti sentivi
stanco, e sono passata a controllare. – rispose in un primo momento, ma la
voglia di continuare l’avvinse – E’ vero che ieri notte ti ho
tirato un pugno? - Lui guardò immediatamente Zarba.
Lo fulminò con un’occhiata. – E’ vero? – ripeté ancora, con un’aria inquieta.
Doveva sapere, e quando egli annuì, provò una terribile vergogna. – Perché non me lo
hai detto?
- Perché non sarebbe servito a nulla.
Non lo fai di proposito, e quando dormi non puoi controllarti.
- Invece per colpa mia non riesci a riposare bene. – disse quasi
arrabbiata – In questo modo ne risente anche il tuo
lavoro.
La parola “lavoro” fece improvvisamente ricordare a Kouga che aveva un compito piuttosto complicato da portare
a termine.
Si rimise in piedi, dopodichè raggiunse uno scaffale ricolmo
di antichi manoscritti.
Tra i tanti ne prese uno. – E’ questo? – disse rivolto a Zarba, ma l’anello dissentì.
- E’ quello là in basso, con la copertina rossa.
L’umano si fletté per prendere l’appena indicato libro e
cominciò a sfogliarlo.
Kaoru osservava con attenzione la
scena, gli si avvicinò e provò a gettare anch’ella
un’occhiata.
- Stai lavorando ad un nuovo caso?
A quella domanda rispose Zarba. – E anche piuttosto difficile.
- Qui dice che il suo nucleo
dovrebbe trovarsi nel piano più vicino alle fondamenta, ma talvolta può
stabilirsi in un luogo presidiato da sorgenti di calore, elettricità o zone
umide. – disse Kouga, poi sospirò
con accidia – In pratica potrebbe trovarsi ovunque.
Zarba si mise pensieroso. – E’
proprio un bel problema. Ti ci vorrà del tempo prima
che tu riesca a stanarlo, a meno che tu non abbia una buona dose di fortuna.
Sempre più incuriosita da tutto ciò, Kaoru
provò a chiedere: - Con che tipo di Orrore avete a che
fare questa volta?
- Con una casa. – rispose il giovane.
- Con una casa? – ripeté confusa l’artista.
Il Madougu parlante si apprestò a
spiegarle meglio la situazione. – Si tratta di una creatura che si è fusa con
un’intera abitazione che per nostra sfortuna non è affatto
disabitata. Il problema maggiore in questo caso riguarda le persone che abitano
lì dentro. Tra servitù e padroni di casa, trovare il nucleo senza creare
confusione non sarà per niente semplice. Inoltre, abbiamo scoperto che i
proprietari dell’enorme tenuta, la famiglia Miura, sono una delle famiglie più restie e facoltose del
quartiere.
- Miura? – ripeté Kaoru, pensando che si trattasse solo di un banale caso
d’omonimia, ma per togliersi un peso, volle chiarire ogni suo dubbio con una
domanda precisa – In che quartiere si trova questa
casa?
- Non molto distante dall’edificio scolastico dove prendi
lezioni di disegno.
Kaoru ebbe quasi un mancamento, il
suo viso divenne paonazzo, tant’è
che sia Kouga sia Zarba
presero a fissarla con aria stordita.
- Qualcosa non va? – le chiese il ragazzo, e lei senza
neppure pensarci due volte replicò secca:
- E’ la casa infestata!
Inizialmente lui non capì. Infestata da cosa? Così chiese: –
Da topi?
- Da fantasmi!
Kouga e Zarba
si guardarono reciprocamente in faccia. Kaoru non
sembrava avere la febbre, tuttavia pensarono che stesse delirando.
- Non esistono i fantasmi. – rispose seccato il ragazzo,
mentre ritornava sulle pagine di quel libro.
Ma lei era pienamente convinta del
contrario.
- E invece sì! In quella casa ci
sono.
- Di quale casa stai parlando?
- Quella dei Miura, ovvio.
- E tu come fai a saperlo?
- Fino a questa mattina neppure io lo sapevo,
poi ho incontrato Ikuo che… - si trattenne le
parole in gola seduta stante, ma ormai non c’era più nulla da fare, l’errore
era stato commesso, e quel nome udito perfettamente da Kouga.
La investì con un’occhiata gelida, Kaoru deglutì e
tentò di giustificarsi raccontando la verità dei fatti – L’ho incontrato questa
mattina, è da molto che non frequenta più le lezioni,
così mi sono fermata a parlare con lui. – spiegò, ma per qualche strana ragione
l’espressione accigliata di Kouga non accennava a
diminuire. In quel preciso istante la figlia di Yuuji
capì che doveva prendere in mano un argomento che di sicuro a lui non avrebbe
fatto piacere ascoltare – So che quel ragazzo non ti
piace, mi hai spiegato tutto, ma Ikuo non mi sembra
una cattiva persona, e se devo essere sincera, la sera in cui vi siete
scontrati, nessuno dei due aveva più colpe dell’altro. Avete esagerato
entrambi, senza riflettere su ciò che stavate facendo.
- Non ho tempo per parlare di questo. – rispose bruscamente
il ragazzo. Lei abbassò gli occhi con profondo dispiacere, sapeva che non
avrebbe mai potuto fargli cambiare idea, doveva essere lui di sua spontanea
volontà a farlo.
- Ad ogni modo – premise la mora, voltando pagina – se
quello che dite è vero, i fantasmi non centrano nulla,
giusto?
- E’ facile scambiare un fantasma con un Orrore,
semplicemente perché gli esseri umani non sono a conoscenza di questi ultimi. –
precisò Zarba, ed il suo ragionamento filava alla
perfezione. – Il problema che ci affligge però resta
sempre lo stesso.
- Entrare in quella casa. – ripeté quasi esausto Kouga. A furia di pensare ormai non sapeva più che fare.
Restava solo un’unica soluzione: Irrompere nell’abitazione senza chiedere il
permesso a nessuno, e distruggere la creatura. Insieme alla casa, ovvio.
Ad un tratto Kaoru si mise
pensierosa. – Servitù… - pensò a voce alta – Cercasi servitù…
- ripeté ancora, poi all’improvviso si batté un pugno sul palmo della mano – Ma
certo…! Ho trovato la soluzione! - Kouga le lanciò
un’occhiata fiacca. - Sulla bacheca appesa davanti all’istituto scolastico,
c’era un annuncio in cui la famiglia Miura cercava
dipendenti disposti ad occuparsi della loro residenza.
Il signorino storse il naso. - E
con ciò?
Incrociandosi con fierezza le braccia al petto la ragazza
fece un enorme sorriso. – Hai qui davanti a te la futura cameriera di villa Miura!
A giudicare dal viso alquanto turbato del giovane signorino,
la soluzione adottata dalla sua ragazza non gli andava particolarmente a genio.
- Non pensarci nemmeno. – Più che particolarmente, non gli andava affatto a genio.
- Ma ragiona…!
- Ah! – s’immise come al solito Zarba, non potendo fare a meno di tacere – L’ultima volta
che hai pronunciato questa frase, un Orrore stava quasi per divorarti. – fece, riferito
chiaramente agli avvenimenti di qualche sera addietro, quelli legati alla
creatura che aveva fatto tornare Kouga bambino.
Il ragazzo le gettò un’occhiata tutt’altra
che benevola. - Non mi avevi parlato di questo.
- Era solo un dettaglio.
- Un dettaglio piuttosto importante. – rettificò subito il
Cavaliere del Makai, senza darle più nessuna via di
fuga.
- Resta il fatto che a voi serve
qualcuno in grado di introdursi in quella casa e che abbia libero accesso ad
ogni stanza. E se mi faccio assumere da loro come
cameriera, avrò campo libero. – il ragionamento di Kaoru
non faceva una piega, anche Zarba sembrava in un
certo senso concordare, ma quello con più dubbi restava Kouga.
- E cosa pensi di fare una volta
che sarai entrata? – le chiese, pur continuando a non vedere di
buon occhio l’intera situazione.
- Semplice, in quanto cameriera, nessuno sospetterà
di me, e con la scusa di aggirarmi per le stanze del palazzo, mi metterò
a cercare l’Orrore. Non ci vorrà molto, al massimo mezza
giornata, e una volta trovato ti avviserò subito, così potrai
eliminarlo. – Kaoru sorrise fiera di sé stessa e del piano che aveva ideato. Quello a non essere contento, senza ombra di dubbio, era Kouga.
Rimise il libro dove lo aveva raccolto, e con estrema calma
rispose: - Non farai nulla di tutto ciò.
- Ma... perché?
- Primo- antepose – è troppo
rischioso. E secondo – si avviò a concludere – hai
promesso che non ti saresti più intromessa in questo tipo di faccende. – la
guardò dritta negli occhi come a dire “te lo sei forse
dimenticato?”.
Kaoru si ricordò della promessa
fatta, e sentendosi a disagio volse altrove lo sguardo. La curva delle sue
labbra si piegò verso il basso.
Il signorino lasciò lo studio poco dopo. Non c’era bisogno
di aggiungere dell’altro. Per lui quello era un discorso già chiuso.
Non gli avrebbe mai permesso di andare. A
meno che, con un abile stratagemma, lei non avesse fatto di testa sua,
s’intende.
Fine episodio
I
VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:
Oggi pensavo
di non riuscire ad aggiornare a causa del lavoro, ma invece
ho finito prima, il capitolo era già bello e corretto, mi è bastato solo
gettargli una rapida occhiata, l’ho riletto una sola volta e non più e più
volte come faccio di solito, e poi via con la pubblicazione!
Per
DANYDHALIA: Non scusarti di nulla, e anzi, io lo dico sempre a tutti, recensite quando potete e soprattutto leggete quando volete,
perché le storie si leggono meglio nei momenti di tranquillità assoluta o
quando ne sentite la necessità!
Per Iloveworld: Un sito? Mmh…
a parte quello ufficiale che però è tutto in lingua giapponese, prova a cercare
su google “Garo Makaisenki”, ovvero il titolo della
seconda serie, sicuramente ti uscirà qualcosa. Se vuoi
vedere gli episodi, invece, vai su youtube perché ci
dovrebbero essere tutti quelli usciti finora!
Alla prossima! Baci!
Botan
ANTICIPAZIONI:
Assunta come
cameriera dalla famiglia Miura, Kaoru
avrà libero accesso alle enormi stanze della misteriosa casa infestata.
Cercherà in tutti i modi di portare a compimento il suo lavoro e nonostante i
continui avvertimenti di Kouga, che cercherà in tutti
i modi di riportarla indietro, la situazione le sfuggirà di mano.
Prossimo
episodio: #26 Fantasmi – parte 2