taawf3
Chapter
#4: Interlude
Jack poggiò con uno sbuffo sfinito l'ultimo documento della
giornata sulla pila pericolosamente in bilico sull'orlo della sua
scrivania, il più lontano possibile da sé, quasi
i fogli
potessero prendere vita all'improvviso ed attaccarlo. Non si sentiva
infatti di
scartare l'ipotesi di una possibile sensienza dei suddetti, in quanto
sembravano riprodursi ad un ritmo serrato, cercando di sopraffarlo.
Fece scrocchiare il collo, ancora un pò indolenzito dalla
morte
di quel primo pomeriggio. Morto tre volte in un giorno:
chissà,
magari se qualche dio avesse indetto una raccolta punti al riguardo,
avrebbe potuto vincere uno scolapasta o qualcosa del genere.
Ridacchiò tra sè, considerando come lo humour
tipico di
Ianto stesse iniziando a contagiarlo. La cosa non gli dispiaceva
affatto. Parlando di Ianto, dove era andato a finire? Sicuramente non
se n'era andato, avrebbe senito l'allarme suonare, quindi doveva essere
nei paraggi. Pigiò alcuni tasti del suo cinturino, e sullo
schermo del computer apparvero le schermate delle varie telecamere di
sicurezza. Gli ci vollero
poco meno di dieci secondi per individuare la figura seduta sul
divanetto di fronte alla scrivania di Tosh. Con un sorrisetto
soddisfatto, uscì dal suo ufficio, immergendosi nella
penombra
delle luci abbassate, verso il centro dell'Hub.
Quando giunse di fronte alla figura di Ianto, non poté
trattenere un sorriso divertito. Gli schermi dei pc illuminavano di un
pallido azzurrino il viso ed il collo del gallese, e formavano un
bizzarro gioco di luci ed ombre anche sulla camicia rossa che quel
giorno aveva indossato. Il suo petto si alzava e si abbassava in
maniera regolare, un documento di scarsa importanza stretto tra le
mani: si era addormentato.
Jack si abbassò sulla figura dormiente, sfilandogli il
foglio dalle mani. Poggiò il pezzo di carta sulla vicina
scrivania di Tosh, resistendo l'impulso di accartocciarlo e gettarlo
via senza rimpianti, consapevole che Ianto non avrebbe approvato
l'idea, quando si sarebbe svegliato.
Addocchiò il proprio cappotto, già lavato ed
asciugato, nessuna traccia di sangue su di esso, poggiato sul bordo del
divano. Si concesse un attimo di stupore, prima di rivolgere a Ianto un
sorriso che non poteva vedere.
Facendo attenzione a non svegliarlo, spostò il corpo di
Ianto in modo che fosse steso, anziché seduto. La sua
schiena l'avrebbe ringraziato senz'altro.
Jack afferrò il proprio cappotto, con l'intenzione di
portarlo con sè nel suo ufficio per appenderlo, ma
optò per una soluzione migliore.
Il locale era un tranquillo pub gallese tradizionale, nulla a che
vedere con le discoteche moderne e vagamente asettiche nelle quali Owen
era abituato a chiudersi il sabato sera, alla ricerca di compagnia per
la notte. Ma era un giovedì, ed il medico non era solo,
seduto al tavolo di legno chiaro. Bizzarramente per i suoi standard,
non se la sentiva di lamentarsi.
Alzò gli occhi su Tosh, che stava scorrendo la lista dei
toast. Avevano deciso di cenare al locale, per variare un po' la loro
dieta a base di takeaway, che avrebbe fatto inorridire qualunque
dietologo.
"Non pensi sia ironico? Cerchiamo di mangiare qualcosa che non sia
stato chiuso in una borsa di plastica o in un contenitore di
polistirolo, e finiamo per mangiare qualche schifezza riscaldata in un
bar."
Tosh ridacchiò, senza staccare gli occhi dal menù.
"Potremmo dire che il takeaway sia l'unico punto fisso della nostra
esistenza, non credi?"
Owen considerò la domanda, bevendo un sorso della birra che
avevano ordinato in precedenza.
"Nah, ci sono anche Myfanwy, Janet, i doppi sensi di Jack ed i completi
assurdamente eleganti di Ianto." obbiettò Owen, "Ah, e la
sindrome premestruale di Gwen!" concluse annuendo tra sé.
Tosh gli lanciò un'occhiataccia poco riuscita, visto come
stava lottando per non iniziare a ridere.
"Non é facile essere una donna." gli ricordò.
"E non é facile essere un timpano quando Miss Cooper ha
un livello di ormoni fuori dal normale."
Tosh non riuscì a trattenersi oltre, e si lasciò
andare ad una risata.
"É rumorosa, te lo concedo."
Owen alzò un sopracciglio.
"Rumorosa? Tosh, darling,
'rumorosa' sta a 'Gwen' come 'petardo' sta a 'bomba atomica'."
"Affascinante proporzione, ma ricordati che quello della matematica
é il mio
campo."
Owen sogghignò compiaciuto.
"Hey, non voglio rubarti il lavoro: tentavo di impressionarti!"
'Ah, per quello non ce
n'é bisogno...' pensò Tosh,
nascondendosi dietro un sorso di birra.
In quel momento, un cameriere si avvicinò al loro tavolo per
prendere le ordinazioni dei due. Tosh indicò sul
menù un toast semplice, mentre Owen ordinò solo
una piccola porzione di patatine fritte. Entrambi ordinarono un'altra
birra.
"Owen, sicuro di non voler prendere nient'altro? Bere a stomaco quasi
vuoto non fa particolarmente bene..."
Owen le puntò contro un indice accusatorio.
"Oi, quì il medico sono io! Chi é che sta
invadendo il campo dell'altro, ora?"
Tosh si lasciò scappare uno sbuffo divertito, pensando che,
alla fine, il takeaway non era l'unico puto fisso della sua vita, e di
certo non il suo preferito.
Gli occhi di Gwen riflettevano la debole luce delle candele poggiare al
centro del tavolo in sala da pranzo. Il resto della casa era immerso
nel buio, fatta eccezione per la luce del bagno, fatto che le diede
un'idea dell'attuale ubicazione del suo fidanzato. Poggiò
silenziosamente la borsa sul divano ed appese la sua giacca di pelle.
Scivolò fuori dai suoi stivali alti, che affiancò
alle scarpe da ginnastica di parecchie misure più grandi
delle sue, accanto alla porta. Si avvicinò al tavolo, e
sfiorò la fiamma delle candele con un dito, sorridendo tra
sé. Sentì una leggera pressione sulle spalle, ed
il suo sorriso si allargò considerevolmente. Delle labbra
posarono un bacio leggero sulla sua guancia, per poi sfiorarle
l'orecchio.
"Bentornata."
Gwen si voltò per guardare Rhys in viso, e lo
trovò a sorriderle di rimando. Lei gli circondò
la vita con le braccia, e si sistemò comodamente contro il
suo petto, aspirando profondamente, soddisfatta.
"Grazie."
Rhys prese a disegnare ghirigori dalle linee ondulate sulla schiena di
Gwen in risposta, ottenendo qualcosa di sospettosamente simile alle
fusa di un gatto di rimando.
Un sonoro ding
riverberò nella stanza, segnalando lo spegnimento del forno.
"La Sheperd's Pie é pronta!" annunciò
allegramente Rhys.
"M-Mh..." annuì Gwen, senza accennare ad alcun cambiamento
di posizione.
Rhys scosse la testa roteando gli occhi, ma le sue labbra erano curvate
in un sorriso; si abbassò lievemente per baciarle i capelli.
"In vena di coccole, sta sera?"
Gwen alzò gli occhi su di lui, il verde delle sue iridi che
brillava di una scintilla classificabile come maliziosa.
"Beh, questa é una cena romantica, no?"
"Sì, e vorrei ricordarti la presenza della parola cena nella frase."
Gwen si separò allora da lui, permettendogli di estrarre la
pietanza dal forno, non senza fargli una sentita linguaccia.
"Tu hai solo voglia di mangiare, altroché." lo
punzecchiò, "Prima o poi metterai su peso, sai?"
Rhys si voltò, la Sheperd's Pie tra le mani, e
lanciò un'occhiataccia a Gwen.
"Certo, io non sono un americano che si atteggia a grande eroe con il
suo cappotto retrò ed i suoi muscoli scolpiti..."
borbottò, poggiando la cena sul tavolo.
Gwen ridacchiò divertita.
"Per fortuna, altrimenti al momento staresti probabilmente pomiciando
con un certo archivista di mia conoscenza..."
Rhys si rianimò un poco a quell'affermazione, come se avesse
sentito le classiche parole magiche.
"Quindi..." iniziò tentativamente, "Posso stare
tranquillo...?"
Non era certo se quella fosse una domanda o un'affermazione:
lasciò la scelta alla sua fidanzata.
Gwen gli sorrise saputa, addentando una fetta di torta.
"To...Tosh?"
"Sì?"
"Penso che vomiterò."
Tosh sospirò, mentre sosteneva con la parte sinistra del suo
corpo il peso quasi morto di Owen, che rischiava di scontrarsi con
circa ogni palo della luce che incrociasse, malcapitato, il suo cammino
sbilenco.
"Non esattamente quello che mi piace sentirmi dire dopo una bella
serata." commentò a mezza voce.
La giapponese si trascinò dietro il medico fino all'entrata
del blocco di appartamenti dove lui risiedeva. Dopo qualche tentativo
fallito, Owen riuscì nell'epica impresa di infilare la
chiave nella serratura. Tosh ringraziò tutte le
divinità terrene ed aliene che l'ascensore fosse
funzionante: salire le scale sarebbe stato davvero troppo. Presto si
ritrovarono di fronte alla porta dell'appartamento di Owen, che vi si
appoggiò sopra come fosse una qualche ancora di salvezza.
"Bene, penso che da quì tu te la possa cavare da solo."
affermò Tosh dopo che la porta fu stata aperta, "A domani."
La donna fece per voltarsi verso le scale, ma la voce di Owen la
bloccò su posto.
"Hey, Tosh!"
Lei lo invitò con uno scguardo interrogativo a continuare,
anche se lui ci mise un pò a formulare le parole, nello
stato inebriato in cui si trovava.
"Tu... Tu sei... Speciale,
sai?"
Le parole, strascicate e balbettate nello stupore alcolico, non persero
abbastanza significato da impedire alla bocca di Tosh di aprirsi
leggermente, ed alle sue guance di arrossire abbondantemente.
Quando però la sua parte razionale entrò in funzione,
facendola tornare alla realtà, la donna si ricompose.
Sorrise amaramente.
"Lo dici perché sei ubriaco."
Owen scrollò le spalle.
"Ma lo direi anche da sobrio."
"Lo dici perché sei ubriaco."
"Ma lo direi anche da-"
La testarda ripicca del medico fu interrotta da un dito di Tosh sulle
sue labbra.
"Basta, così non ne usciamo."
Owen sbatté la palpebre in modo ridicolmente teatrale, e
quella fu l'ultima cosa della quale Tosh fu completamente consapevole.
In una frazione di secondo, il medico afferrò il polso della
giapponese, attirandola con forza a sé. Qualche attimo dopo,
Tosh era di fronte ad una porta appena maldestramente chiusa, la bocca
spalancata per la seconda volta in pochi minuti. Si sfiorò
le labbra, che ora avevano un vago sapore di alcool e patatine fritte,
gli angoli della bocca che tremolavano, andando a formare un sorriso
vagamente ebete.
Da dietro la porta dell'appartamento, poteva sentire distintamente il
rumore di qualcuno che vomitava, ma in quel momento non le sarebbe
potuto interessare in minor misura.
Si lasciò scappare una risata iniziando a scendere le scale,
leggera.
E non solo per la mancanza del peso aggiunto di uno stupido, adorabile,
idiota di un medico.
Gwen non negava di essere attratta da Jack. A dira tutta, strano
sarebbe stato il contrario. Il Capitano era un eroe, protettore della
Terra, amico del leggendario Dottore
ed ex-agente del tempo, come la visita del Capitano John Hart aveva
loro da poco rivelato. E, certo, era assurdamente affascinante.
Come non infatuarsi di lui?
Pero', lei sapeva che non era lui il suo destino. Non che Gwen fosse il
tipo di persona che crede agli oroscopi, oppure che é
convinta che il corso di una vita sia inciso nella roccia da una
qualche sovrannaturale entità extraterrena. Era consapevole
della fugacità degli eventi, e della loro
malleabilità. Il futuro del mondo poteva essere riscritto ad
ogni schiocco di dita, ad ogni scelta sbagliata, ad ogni promessa
tradita; migliaia di universi popolavano i reconditi recessi della
realtà conosciuta o meno, di questo era certa, visto quello
che il Rift si divertiva a gettare per le strade di Cardiff
giornalmente.
Eppure era certa che, in ognuna di queste infinite
possibilità ai limiti di spazio e tempo, lei avrebbe sempre
scelto Rhys, e non Jack.
Avrebbe sempre scelto lui.
Perché?
Perché lui aveva scelto lei. Nonostante il tradimento che
non poteva ricordare, nonostante le sue costanti assenze, nonostante le
serate passate da solo di fronte ad uno stupido programma tv da quattro
soldi dopo un appuntamento annullato, dopo tutte le volte che lui era
stato messo da parte per Torchwood,
lui aveva scelto lei.
Testardo, cieco, meraviglioso Rhys.
E Gwen, da parte sua, non poteva chiedere nient'altro, se non lui.
Quindi, la risposta alla domanda di Rhys uscì spontanea e
leggera, danzando come viva sulle sue labbra.
"Assolutamente."
Il sorriso di Rhys avrebbe potuto illuminare Cardiff per giorni.
Ianto si rigirò nel sonno, affondando inconsciamente nella
stoffa vagamente ruvida, ma così meravigliosamente
familiare, sopra di sé.
Jack sorrise e si allontanò, abbassando anche le ultime luci
in funzione, e facendo calare il sipario sulla notte di Torchwood.
Sperando in domani, un giorno migliore.
ndA:
Un mese. Sono lenta. Perché sono
così lenta?!
Giuro che questo capitolo era pronto da giorni, ma non mi
decidevo a riscriverlo al pc. Non so perché, lo giuro. Avete
il diritto di insultarmi. Non troppo pero'. éwè
Questo é un capitolo un po' particolare, un "intervallo"
nella storia (da cui il titolo), con una struttura narrativa spezzata
che volevo sperimentare da un po'. Sentitevi cavie da laboratorio.
:heart:
Non mi sembra ci sia nulla di oscuro da spiegare. Se invece
così non é, fatemelo sapere. LA SHEPERD'S PIE E' BUONA :D *random*
Non ho riletto molto bene, é possibile che ci siano errori
di battitura: appena avrò riacceso il cervello
provvederò a correggere.
Ed ora... *rullo di
tamburi incredibilmente chliché* ringraziamenti e risposte
alle recensioni:
Si ringrazia con tutto il cuore lolle_dancer per
avermi ricordato la parola "proporzione", che si era persa nei recessi
della mia mente non particolarmente matematica.
Si ringraziano e si abbracciano commossamente (é una parola?
Boh, vabbé, a me piace) le 15PERSONEOMIODDIOH che
hanno aggiunto la storia alle seguite.
@Rei Hino: Grazie
mille dei complimenti e della lunghissima recensione! *commossa* Faccio
del mio meglio per mantenere i dialoghi più credibili
possibile, e sono felice che l'idea di Tosh che parla giapponese ti sia
piaciuta!^^
Ah, e i bloopers di Torchwood: meraviglia per gli occhi! :heart:
@Noel: Non
so, sono in sintonia con Owen, per qualche strano motivo. Dici che mi
debba preoccupare?
Comunque, tenterò di fare capitoli più lunghi,
perché capisco che in effetti così sto
spezzettando un pochino troppo la storia e non rimane molto da leggere.
Grazie, e presto scoprirai se quello che avevi immaginato era vero
oppure no. ;)
Ah, per la cronaca: ho
già in lavorazione una specie di sequel-non sequel a questa
storia, fix-it del finale della seconda stagione, e di conseguenza
della terza. Lungo. Molto.
Preparatevi.
Kisses
and 'till next time,
A_Dark_Fenner
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