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Autore: A_Dark_Fenner    21/11/2011    2 recensioni
Ianto ha preso un suo errore un po' troppo sul serio, e Jack non riesce a farlo ragionare.
Per sua fortuna, Owen ha un'idea.
Certo, il concetto di "fortuna" é tutto da discutere...
[Janto, principalmente. Potrà contenere tracce di Towen e Gwys, più avanti.]
Genere: Azione, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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taawf3 Chapter #4: Interlude

Jack poggiò con uno sbuffo sfinito l'ultimo documento della giornata sulla pila pericolosamente in bilico sull'orlo della sua scrivania, il più lontano possibile da sé, quasi i fogli potessero prendere vita all'improvviso ed attaccarlo. Non si sentiva infatti di scartare l'ipotesi di una possibile sensienza dei suddetti, in quanto sembravano riprodursi ad un ritmo serrato, cercando di sopraffarlo.
Fece scrocchiare il collo, ancora un pò indolenzito dalla morte di quel primo pomeriggio. Morto tre volte in un giorno: chissà, magari se qualche dio avesse indetto una raccolta punti al riguardo, avrebbe potuto vincere uno scolapasta o qualcosa del genere.
Ridacchiò tra sè, considerando come lo humour tipico di Ianto stesse iniziando a contagiarlo. La cosa non gli dispiaceva affatto. Parlando di Ianto, dove era andato a finire? Sicuramente non se n'era andato, avrebbe senito l'allarme suonare, quindi doveva essere nei paraggi. Pigiò alcuni tasti del suo cinturino, e sullo schermo del computer apparvero le schermate delle varie telecamere di sicurezza. Gli ci vollero poco meno di dieci secondi per individuare la figura seduta sul divanetto di fronte alla scrivania di Tosh. Con un sorrisetto soddisfatto, uscì dal suo ufficio, immergendosi nella penombra delle luci abbassate, verso il centro dell'Hub.
Quando giunse di fronte alla figura di Ianto, non poté trattenere un sorriso divertito. Gli schermi dei pc illuminavano di un pallido azzurrino il viso ed il collo del gallese, e formavano un bizzarro gioco di luci ed ombre anche sulla camicia rossa che quel giorno aveva indossato. Il suo petto si alzava e si abbassava in maniera regolare, un documento di scarsa importanza stretto tra le mani: si era addormentato.
Jack si abbassò sulla figura dormiente, sfilandogli il foglio dalle mani. Poggiò il pezzo di carta sulla vicina scrivania di Tosh, resistendo l'impulso di accartocciarlo e gettarlo via senza rimpianti, consapevole che Ianto non avrebbe approvato l'idea, quando si sarebbe svegliato.
Addocchiò il proprio cappotto, già lavato ed asciugato, nessuna traccia di sangue su di esso, poggiato sul bordo del divano. Si concesse un attimo di stupore, prima di rivolgere a Ianto un sorriso che non poteva vedere.
Facendo attenzione a non svegliarlo, spostò il corpo di Ianto in modo che fosse steso, anziché seduto. La sua schiena l'avrebbe ringraziato senz'altro.
Jack afferrò il proprio cappotto, con l'intenzione di portarlo con sè nel suo ufficio per appenderlo, ma optò per una soluzione migliore.


Il locale era un tranquillo pub gallese tradizionale, nulla a che vedere con le discoteche moderne e vagamente asettiche nelle quali Owen era abituato a chiudersi il sabato sera, alla ricerca di compagnia per la notte. Ma era un giovedì, ed il medico non era solo, seduto al tavolo di legno chiaro. Bizzarramente per i suoi standard, non se la sentiva di lamentarsi.
Alzò gli occhi su Tosh, che stava scorrendo la lista dei toast. Avevano deciso di cenare al locale, per variare un po' la loro dieta a base di takeaway, che avrebbe fatto inorridire qualunque dietologo.
"Non pensi sia ironico? Cerchiamo di mangiare qualcosa che non sia stato chiuso in una borsa di plastica o in un contenitore di polistirolo, e finiamo per mangiare qualche schifezza riscaldata in un bar."
Tosh ridacchiò, senza staccare gli occhi dal menù.
"Potremmo dire che il takeaway sia l'unico punto fisso della nostra esistenza, non credi?"
Owen considerò la domanda, bevendo un sorso della birra che avevano ordinato in precedenza.
"Nah, ci sono anche Myfanwy, Janet, i doppi sensi di Jack ed i completi assurdamente eleganti di Ianto." obbiettò Owen, "Ah, e la sindrome premestruale di Gwen!" concluse annuendo tra sé.
Tosh gli lanciò un'occhiataccia poco riuscita, visto come stava lottando per non iniziare a ridere.
"Non é facile essere una donna." gli ricordò.
"E non é facile essere un timpano quando Miss Cooper ha un livello di ormoni fuori dal normale."
Tosh non riuscì a trattenersi oltre, e si lasciò andare ad una risata.
"É rumorosa, te lo concedo."
Owen alzò un sopracciglio.
"Rumorosa? Tosh, darling, 'rumorosa' sta a 'Gwen' come 'petardo' sta a 'bomba atomica'."
"Affascinante proporzione, ma ricordati che quello della matematica é il mio campo."
Owen sogghignò compiaciuto.
"Hey, non voglio rubarti il lavoro: tentavo di impressionarti!"
'Ah, per quello non ce n'é bisogno...' pensò Tosh, nascondendosi dietro un sorso di birra.
In quel momento, un cameriere si avvicinò al loro tavolo per prendere le ordinazioni dei due. Tosh indicò sul menù un toast semplice, mentre Owen ordinò solo una piccola porzione di patatine fritte. Entrambi ordinarono un'altra birra.
"Owen, sicuro di non voler prendere nient'altro? Bere a stomaco quasi vuoto non fa particolarmente bene..."
Owen le puntò contro un indice accusatorio.
"Oi, quì il medico sono io! Chi é che sta invadendo il campo dell'altro, ora?"
Tosh si lasciò scappare uno sbuffo divertito, pensando che, alla fine, il takeaway non era l'unico puto fisso della sua vita, e di certo non il suo preferito.


Gli occhi di Gwen riflettevano la debole luce delle candele poggiare al centro del tavolo in sala da pranzo. Il resto della casa era immerso nel buio, fatta eccezione per la luce del bagno, fatto che le diede un'idea dell'attuale ubicazione del suo fidanzato. Poggiò silenziosamente la borsa sul divano ed appese la sua giacca di pelle. Scivolò fuori dai suoi stivali alti, che affiancò alle scarpe da ginnastica di parecchie misure più grandi delle sue, accanto alla porta. Si avvicinò al tavolo, e sfiorò la fiamma delle candele con un dito, sorridendo tra sé. Sentì una leggera pressione sulle spalle, ed il suo sorriso si allargò considerevolmente. Delle labbra posarono un bacio leggero sulla sua guancia, per poi sfiorarle l'orecchio.
"Bentornata."
Gwen si voltò per guardare Rhys in viso, e lo trovò a sorriderle di rimando. Lei gli circondò la vita con le braccia, e si sistemò comodamente contro il suo petto, aspirando profondamente, soddisfatta.
"Grazie."
Rhys prese a disegnare ghirigori dalle linee ondulate sulla schiena di Gwen in risposta, ottenendo qualcosa di sospettosamente simile alle fusa di un gatto di rimando.
Un sonoro ding riverberò nella stanza, segnalando lo spegnimento del forno.
"La Sheperd's Pie é pronta!" annunciò allegramente Rhys.
"M-Mh..." annuì Gwen, senza accennare ad alcun cambiamento di posizione.
Rhys scosse la testa roteando gli occhi, ma le sue labbra erano curvate in un sorriso; si abbassò lievemente per baciarle i capelli.
"In vena di coccole, sta sera?"
Gwen alzò gli occhi su di lui, il verde delle sue iridi che brillava di una scintilla classificabile come maliziosa.
"Beh, questa é una cena romantica, no?"
"Sì, e vorrei ricordarti la presenza della parola cena nella frase."
Gwen si separò allora da lui, permettendogli di estrarre la pietanza dal forno, non senza fargli una sentita linguaccia.
"Tu hai solo voglia di mangiare, altroché." lo punzecchiò, "Prima o poi metterai su peso, sai?"
Rhys si voltò, la Sheperd's Pie tra le mani, e lanciò un'occhiataccia a Gwen.
"Certo, io non sono un americano che si atteggia a grande eroe con il suo cappotto retrò ed i suoi muscoli scolpiti..." borbottò, poggiando la cena sul tavolo.
Gwen ridacchiò divertita.
"Per fortuna, altrimenti al momento staresti probabilmente pomiciando con un certo archivista di mia conoscenza..."
Rhys si rianimò un poco a quell'affermazione, come se avesse sentito le classiche parole magiche.
"Quindi..." iniziò tentativamente, "Posso stare tranquillo...?"
Non era certo se quella fosse una domanda o un'affermazione: lasciò la scelta alla sua fidanzata.
Gwen gli sorrise saputa, addentando una fetta di torta.


"To...Tosh?"
"Sì?"
"Penso che vomiterò."
Tosh sospirò, mentre sosteneva con la parte sinistra del suo corpo il peso quasi morto di Owen, che rischiava di scontrarsi con circa ogni palo della luce che incrociasse, malcapitato, il suo cammino sbilenco.
"Non esattamente quello che mi piace sentirmi dire dopo una bella serata." commentò a mezza voce.
La giapponese si trascinò dietro il medico fino all'entrata del blocco di appartamenti dove lui risiedeva. Dopo qualche tentativo fallito, Owen riuscì nell'epica impresa di infilare la chiave nella serratura. Tosh ringraziò tutte le divinità terrene ed aliene che l'ascensore fosse funzionante: salire le scale sarebbe stato davvero troppo. Presto si ritrovarono di fronte alla porta dell'appartamento di Owen, che vi si appoggiò sopra come fosse una qualche ancora di salvezza.
"Bene, penso che da quì tu te la possa cavare da solo." affermò Tosh dopo che la porta fu stata aperta, "A domani."
La donna fece per voltarsi verso le scale, ma la voce di Owen la bloccò su posto.
"Hey, Tosh!"
Lei lo invitò con uno scguardo interrogativo a continuare, anche se lui ci mise un pò a formulare le parole, nello stato inebriato in cui si trovava.
"Tu... Tu sei... Speciale, sai?"
Le parole, strascicate e balbettate nello stupore alcolico, non persero abbastanza significato da impedire alla bocca di Tosh di aprirsi leggermente, ed alle sue guance di arrossire abbondantemente.
Quando però la sua parte razionale entrò in funzione, facendola tornare alla realtà, la donna si ricompose. Sorrise amaramente.
"Lo dici perché sei ubriaco."
Owen scrollò le spalle.
"Ma lo direi anche da sobrio."
"Lo dici perché sei ubriaco."
"Ma lo direi anche da-"
La testarda ripicca del medico fu interrotta da un dito di Tosh sulle sue labbra.
"Basta, così non ne usciamo."
Owen sbatté la palpebre in modo ridicolmente teatrale, e quella fu l'ultima cosa della quale Tosh fu completamente consapevole. In una frazione di secondo, il medico afferrò il polso della giapponese, attirandola con forza a sé. Qualche attimo dopo, Tosh era di fronte ad una porta appena maldestramente chiusa, la bocca spalancata per la seconda volta in pochi minuti. Si sfiorò le labbra, che ora avevano un vago sapore di alcool e patatine fritte, gli angoli della bocca che tremolavano, andando a formare un sorriso vagamente ebete.
Da dietro la porta dell'appartamento, poteva sentire distintamente il rumore di qualcuno che vomitava, ma in quel momento non le sarebbe potuto interessare in minor misura.
Si lasciò scappare una risata iniziando a scendere le scale, leggera.
E non solo per la mancanza del peso aggiunto di uno stupido, adorabile, idiota di un medico.


Gwen non negava di essere attratta da Jack. A dira tutta, strano sarebbe stato il contrario. Il Capitano era un eroe, protettore della Terra, amico del leggendario Dottore ed ex-agente del tempo, come la visita del Capitano John Hart aveva loro da poco rivelato. E, certo, era assurdamente affascinante.
Come non infatuarsi di lui?
Pero', lei sapeva che non era lui il suo destino. Non che Gwen fosse il tipo di persona che crede agli oroscopi, oppure che é convinta che il corso di una vita sia inciso nella roccia da una qualche sovrannaturale entità extraterrena. Era consapevole della fugacità degli eventi, e della loro malleabilità. Il futuro del mondo poteva essere riscritto ad ogni schiocco di dita, ad ogni scelta sbagliata, ad ogni promessa tradita; migliaia di universi popolavano i reconditi recessi della realtà conosciuta o meno, di questo era certa, visto quello che il Rift si divertiva a gettare per le strade di Cardiff giornalmente.
Eppure era certa che, in ognuna di queste infinite possibilità ai limiti di spazio e tempo, lei avrebbe sempre scelto Rhys, e non Jack.
Avrebbe sempre scelto lui.
Perché?
Perché lui aveva scelto lei. Nonostante il tradimento che non poteva ricordare, nonostante le sue costanti assenze, nonostante le serate passate da solo di fronte ad uno stupido programma tv da quattro soldi dopo un appuntamento annullato, dopo tutte le volte che lui era stato messo da parte per Torchwood, lui aveva scelto lei.
Testardo, cieco, meraviglioso Rhys.
E Gwen, da parte sua, non poteva chiedere nient'altro, se non lui.
Quindi, la risposta alla domanda di Rhys uscì spontanea e leggera, danzando come viva sulle sue labbra.
"Assolutamente."
Il sorriso di Rhys avrebbe potuto illuminare Cardiff per giorni.


Ianto si rigirò nel sonno, affondando inconsciamente nella stoffa vagamente ruvida, ma così meravigliosamente familiare, sopra di sé.
Jack sorrise e si allontanò, abbassando anche le ultime luci in funzione, e facendo calare il sipario sulla notte di Torchwood.
Sperando in domani, un giorno migliore.




ndA:
Un mese. Sono lenta. Perché sono così lenta?!
Giuro che questo capitolo era pronto da giorni, ma non mi decidevo a riscriverlo al pc. Non so perché, lo giuro. Avete il diritto di insultarmi. Non troppo pero'. éwè
Questo é un capitolo un po' particolare, un "intervallo" nella storia (da cui il titolo), con una struttura narrativa spezzata che volevo sperimentare da un po'. Sentitevi cavie da laboratorio. :heart:
Non mi sembra ci sia nulla di oscuro da spiegare. Se invece così non é, fatemelo sapere. LA SHEPERD'S PIE E' BUONA :D *random*
Non ho riletto molto bene, é possibile che ci siano errori di battitura: appena avrò riacceso il cervello provvederò a correggere.

Ed ora... *rullo di tamburi incredibilmente chliché* ringraziamenti e risposte alle recensioni:

Si ringrazia con tutto il cuore lolle_dancer per avermi ricordato la parola "proporzione", che si era persa nei recessi della mia mente non particolarmente matematica.

Si ringraziano e si abbracciano commossamente (é una parola? Boh, vabbé, a me piace) le 15PERSONEOMIODDIOH che hanno aggiunto la storia alle seguite.

@Rei Hino: Grazie mille dei complimenti e della lunghissima recensione! *commossa* Faccio del mio meglio per mantenere i dialoghi più credibili possibile, e sono felice che l'idea di Tosh che parla giapponese ti sia piaciuta!^^
Ah, e i bloopers di Torchwood: meraviglia per gli occhi! :heart:

@Noel: Non so, sono in sintonia con Owen, per qualche strano motivo. Dici che mi debba preoccupare? 
Comunque, tenterò di fare capitoli più lunghi, perché capisco che in effetti così sto spezzettando un pochino troppo la storia e non rimane molto da leggere.
Grazie, e presto scoprirai se quello che avevi immaginato era vero oppure no. ;)

Ah, per la cronaca: ho già in lavorazione una specie di sequel-non sequel a questa storia, fix-it del finale della seconda stagione, e di conseguenza della terza. Lungo. Molto.
Preparatevi.

Kisses and 'till next time,

A_Dark_Fenner
   
 
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