Riacceso il
cellulare ricevette due messaggi.
Il primo era
una chiamata persa dal distretto. Richiamerò dopo, si disse.
Il secondo
era da Lanie:
#
Cafè du Pris Bistrot, 54th EASTCllinwood Deatails hon ;)
Kate
sorrise, e scrisse all’amica:
*
Gr8 Gimme 20mins. Luv xxx K
Per fortuna
il Cafè che aveva scelto Lanie era raggiungibile anche a
piedi. Beckett ora aveva bisogno di camminare. Doveva metabolizzare
quello che era appena successo.
E pensare
che quando era ragazzina le dicevano in continuazione “Kate,
pensa prima di agire! Non puoi sempre fare tutto quello che ti salta
per la testa!” oppure “Hai pensato alle conseguenze
delle tue azioni?”.
Era una
testa calda, o forse solo un’adolescente come tante, che si
sente padrone del mondo e non accetta nessun consiglio.
Ora invece
non faceva altro che razionalizzare, pensare a tutto ciò che
poteva accadere dopo, al perché stava facendo quella cosa,
al motivo che la spingeva a comportarsi come faceva.
Quante cose
erano cambiate da quel periodo per lei, la ragazza solare, vivace,
allegra, a tratti anticonvenzionale, ma proprio per questo speciale. Le
mancava sentirsi speciale per qualcuno.
________
Arrivata
al bistrot, intravide Lanie dalla vetrata
Guardò
per un attimo in alto. Si passò una mano sul cuore, sopra
l’anello di sua madre. Inspirò. Poi
entrò nel locale.
Lanie la vide subito e le fece un cenno.
“Ehi
dolcezza” si alzò per abbracciare la detective.
“Ciao
Lanie!”
“Allora?
Tutto bene? Dove te ne sei andata così presto
stamattina?” le chiese la dottoressa.
“Al
cimitero, da Montgomery”
Gli occhi
spalancati dell’amica rimasero fissi su di lei e per poco non
sputò tutto ciò che aveva in bocca.
Kate
chiamò la cameriera e ordinò un succo di frutta.
“Lanie,
stai bene?”
“Cos….
Ma … tu.,…. “balbettava. Che succedeva,
l’aveva presa in contropiede. “Un succo di frutta?
Ma da quando bevi il succo di frutta alla mattina? Niente
caffè?”
“No,
sono in riab ….”
“Oh
smettila ti prego con questa cosa della riabilitazione! Il
caffè lo puoi bere, non c’è mica nulla
di male” disse Lanie.
“Non
riesco.” Si girò da una parte, e si mise a
guardare i passanti, dall’altro lato della finestra. Gente
sconosciuta, che ora sembrava molto più interessante del
discorso in cui si stava imbarcando con Lanie.
Si
voltò di nuovo verso l’amica. “Non ha
più lo stesso sapore. “ La Parrish colse una
leggera frustrazione nella voce di Beckett. Alzò le
sopracciglia come a dire “Ma non mi dire!?”
“Hai
presente quando da piccola mangiavi i marshmellow del campo estivo.
Beh, quando torni a casa provi a rifarli, ma non hanno lo stesso
sapore. Non è il marshmallow..è..”
“..è
chi lo porta.” concluse la frase Lanie.
Il telefono
squillò. Beckett rispose con la mente assente.
"Beckett"
"Sì,
pronto, sono il Capitano Gates. L'ho chiamata poco fa ma evidentemente
è caduta la linea."
Silenzio.
Kate non riusciva ad articolare suoni comprensibili. Guardò
Lanie con gli occhi sbarrati.
"Mi sente
detective?"
"Si" .
"Bene, oggi
c'è la riassegnazione dei ruoli, ci sarà una
piccola riunione al distretto e sarebbe utile che lei fosse presente."
Beckett non
poté parlare. Provò, si impegnò, ma
nulla. Annuì e balbettò "Sì, ci
sarò"
"Bene,
allora alle 11.00. Arrivederci "
Kate
guardò il telefono. Lanie percepì un tremolio
alla mano della detective.
"Kate..."
Beckett
uscì più in fretta che poté dal
locale, in preda ad una crisi di panico. Si appoggiò alla
vetrata e piano piano si lasciò scivolare giù,
sfinita..
Lanie la
ritrovò pochi minuti dopo seduta per terra, con il mento
appoggiato sulle ginocchia, le gambe raccolte al petto.
La
dottoressa si accucciò e la guardò: "Tesoro
andiamo a casa, forza, per oggi credo tu abbia fatto abbastanza"
"Non sono
pronta" Kate sentenziò e scosse la testa.
"Sì
che lo sei..."
"No! Lo
psicologo mi ha dato il permesso di riprendere servizio ma io non sono
pronta. Se sapessero che ho avuto questa crisi di panico? Cosa dici? Mi
darebbero il permesso di prendere un'arma? "
La Parrish
non rispose subito. Doveva usare poche parole, ma efficaci.
“Kate,
respira...respiri lunghi e lenti..é solo un momento, ora
passa, vedrai...” Lanie guadava la sua amica e si sentiva
impotente: non poter aiutare qualcuno a cui tieni è una
delle cose più difficili da sopportare.
“Ora
tu ti alzi, bellezza, ti riprendi, andiamo a fare un po' di shopping
pazzo e forsennato, e poi andiamo alla riunione al distretto. E non mi
dire che non ne hai voglia perchè si farà a modo
mio. Su, forza...” e aiutò Beckett a rialzarsi.
#Kate
Durante il
tragitto in macchina, Kate pensò a mille cose: era agitata
per il rientro al distretto, non sapeva come comportarsi con la Gates,
non sapeva cosa dire se “lo” avesse visto
…
Quando la
detective fece il suo ingresso al 12th Lanie era lì, dalle
porte dell'ascensore ad aspettarla.
“Ciao
baby, tutto ok?”
“Sì,
tutto ok..” rispose Kate alla sua amica.
“Yo
Beckett, sei venuta alla fine!”
“
E certo Espo, Lanie non riusciva più a
sopportarti!”
Ryan
sorrise. Tutti quanti stavano tentando di comportarsi nel modo
più normale possibile.
"No, no
Sign.Giudice, non credo sia il caso."
Una voce
nuova intrigò Beckett.
"Buongiorno
detective, la sua fama la precede!" Il capitano Gates si
avvicinò.
La giovane
donna cercò di carpire più informazioni possibili
dalla stretta di mano forte e decisa, dallo sguardo autoritario.
"Buongiorno
Signora"
"Mi chiami
Capitano. Si accomodi la riunione inizierà fra poco." E
detto questo la Gates sparì dalla visuale della detective
che si girò verso Esposito e Ryan i quali non si fecero
pregare per un commento: " É terribile Beckett! É
dispotica, non lascia spazio ad inventiva personale, è da un
mese che ci fa riempire scartoffie..!"
"Ok, non
preoccupatevi, le parlerò io.."
Il nuovo
capitano rientrò nella saletta e tutti quanti presero i
propri posti a sedere.
Kate rimase
in piedi, in fondo alla sala.
"Perfetto,
possiamo iniziare. Allora, come tutti saprete da oggi avviene l'
inserimento ufficiale della mia figura professionale al distretto in
qualità di nuovo Capitano. Inoltre la detective Beckett
è tornata e benchè non rientrerà
subito al comando della squadra, è comunque un piacere
accoglierla di nuovo tra di noi.”
Sentendo
quelle parole Kate ringraziò abbozzando un sorriso e si
interrogò mentalmente su quanto sarebbe durato il periodo di
scartoffie.
Ryan si
voltò e le disse: “ Non so quando ti libererai
della tua scrivania Becks”
“Nemmeno
io.” rispose lei preoccupata.
Era strano.
Voleva tornare a lavorare e nello stesso tempo credeva di non riuscire
a mantenere la situazione sotto controllo. Stava bene. Eppure.... Si
sentiva tranquilla. Ma....
Ma forse
sentiva di non essere più la Kate di prima.
In una
manciata di secondi un profumo inconfondibile la avvolse.
Istintivamente si voltò.
Ed eccolo.
Dopo mesi.
Ecco Rick. Castle. Dopo due mesi spesi a cercare di cancellarlo, eccolo
a pochi metri.
Kate lo
osservò attentamente: lo scrittore stava gesticolando,
agitando le mani in modo buffo mentre parlava al cellulare.
“
No, no tranquilla, ho tutto scritto...nella mia mente.. Sì.
Sì....Ascolta, arrivo! Temporeggia, so che ce la puoi fare
Gina!”
Ah, stava
parlando forse del libro? Sì..Probabile.
Non appena
Castle terminò la conversazione, Kate si girò di
nuovo e provò a riportare l'attenzione alla riunione. Stava
provando a calmarsi pensando che di lì a poco Rick le
sarebbe venuto vicino..... Ma aspettò. La riunione
finì. Quando Kate si volse, dietro a sè non
trovò nessuno, ma intravide sul suo tavolo il bicchiere del
caffè. Il suo
caffè.
#Rick
Rick
entrò al distretto sapendo bene che Beckett sarebbe venuta
alla riunione.
Aveva
chiesto alla Gates di poter essere esentato dal presenziare alla
riunione, ma in fondo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare
questa situazione, avrebbe dovuto confrontarsi con lei, con Kate.
In tutti
quei mesi l'aveva osservata da lontano. Poche volte. Per caso. Forse il
destino. Forse solo coincidenze. Fortunate coincidenze.
Non appena
le porte dell'ascensore si aprirono, Castle indivduò subito
la figura della sua detective: in piedi, appoggiata allo stipite della
porta.
Rivederla,
così bella, così semplicemente Kate,
così in disparte, gli fece più male del previsto.
Si
bloccò, come se ogni suo movimento avesse potuto rompere
quel fragile equilibrio.
Scattarle
una foto non sarebbe bastato per immortalare la sua bellezza, ma lo
fece lo stesso.
“Come
stai? Anche tu qui? Tutto bene? Fa freddo eh? “ Iniziare una
conversazione non gli era mai sembrato così difficile.
Il telefono
glì squillò.
“
No, no tranquilla, ho tutto scritto...nella mia mente..
Sì...Sì....Ascolta, arrivo! Temporeggia, so che
ce la puoi fare Gina!”
Si tolse la
giacca, era un poco agitato.
Doveva
tentare un approccio leggero, scherzoso. No forse era meglio un deciso
ed incisivo “Ciao Kate! Ti ho pensato in questi mesi, avrei
voluto chiamarti ma... Ma... “
Niente. Il
cellulare squillò di nuovo.
Rispose:
“ Castle. Sì, Gina, ho capito! Mmm, ok,
arrivo!”
E come era
arrivato, se ne andò, lasciando il
caffè sulla scrivania di Kate.
Cantuccio mio:
Mi scuso per il ritardo... Ma davvero questa parte mi ha dato qualche
problema...
Ullallà. Dopo vari stenti e infiniti travagli, questo
capitolo è venuto alla luce.
Ci stiamo avvicinando al momento fatidico. Abbiate fede. o Angol ,
dipende dai punti di vista... ok. Sclero finito
Detto ciò, un grazie come sempre a tutte quante. Tutte.
Grazie al mio monolocale che mi ha consigliato e mi ispira per scrivere
ancora. prendetevela con lei.
Un saluto,
RM :)
ps: il giorno di aggiornamento da ora sarà il
venerdì. :) quindi a venerdì prossimo.
xxx
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