hyarbo's chronicles cap. 3
script: Suinogiallo
Capitolo
III
Il
mago di Saspit
Il sole
ancora non era sorto sul lago quando Deadlight uscì dalla
locanda per andare all’appuntamento con Roscoe.
Fino alla
fine aveva sperato di vedere Olsen e gli altri attenderla fuori dalla
locanda, preparati di tutto punto per la missione. Invece
trovò
solo un cane randagio privo di un occhio che stava rovistando tra i
rifiuti e che, non appena la vide, scappò via con un latrato.
Se almeno
Obert non fosse stato alla Gilda.
Lui non
l’avrebbe mai lasciata andare da sola, non avrebbe mai
permesso che
un suo compagno affrontasse una missione da solo.
Comunque
aveva promesso all’halfling che l’avrebbe
accompagnato e
nonostante sentisse una strana sensazione dentro di se si
sistemò
meglio il mantello che aveva indossato sopra alla tunica verde che
portava di solito e si incamminò verso il luogo
dell’appuntamento mentre, dall’altra parte della
città
Obert, terminata la riflessione notturna, stava giurando di seguire i
principi della Gilda.
Non aveva
chiuso occhio per tutta la notte. Non tanto perché non
avesse
sonno, anzi, dopo il combattimento con Linna si sentiva distrutto, ma
perché ogni volta che provava solo a chinare leggermente la
testa, la ragazza mezzelfo gli dava un colpetto ad una spalla
ricordandogli che non doveva dormire ma che doveva riflettere sul
passo che stava per compiere. Sembrava quasi che si divertisse nel
non farlo dormire. E cosi, quando si trovò di fronte ad
Arethis, nello stesso salone in cui aveva combattuto contro Linna
aveva le palpebre talmente tanto pesanti che a stento riusciva a
tenerle aperte. Aveva talmente tanto sonno che quasi non
sentì
il capo della Gilda domandargli se giurava di non arrecare danno
alcuno ai membri della Gilda, se giurava di seguire i doveri della
Gilda ed infine se giurava di aiutare i membri della Gilda in
difficoltà, e, quando Linna gli disse sottovoce di giurare
lui
quasi urlò che giurava tutto.
Poi
finalmente tutto finì e Arethis, guardandolo duramente lo
informò che era entrato a far parte della Gilda dei
Guerrieri
e che d’ora in avanti avrebbe dovuto portargli maggior
rispetto.
- Si -
sussurrò chinando leggermente la testa.
- Bene - si
voltò verso Linna - accompagnalo da Juviok e aiutalo a
scegliere degli abiti migliori, un armatura ed un arma decente poi
insegnagli i primi rudimenti nell’uso della spada –
- Come vuoi
– si limitò a risponderle, poi afferrò
Obert per un
braccio e lo portò fuori dal salone tirandolo quasi con
cattiveria – hai di che pagare, spero –
- Si –
annuì cercando di mantenere il passo della ragazza. Le
ferite,
anche se non gli facevano più male come la sera prima, gli
davano ancora qualche fastidio mentre i muscoli stentavano ancora a
rispondere correttamente a causa della mancanza di riposo alla quale
erano stati costretti.
- Rallenta,
non riesco a starti dietro – le urlò stringendole
con più
forza la mano e bloccandosi per cercare di farla rallentare.
- Accidenti!
– sbottò voltandosi – Se vuoi che ti
insegni qualcosa
cerca di starmi almeno dietro! – poi aprì la porta
e vennero
inondati dalla luce del sole che stava sorgendo dal lago.
- Vorrei
passare prima dalla locanda per salutare i miei amici – le
disse
uscendo di fuori. Era ansioso di dare a Deadlight il medaglione.
- Prima
passiamo da Juviok – gli rispose seccamente – poi
potrai andare
dove vuoi! –
Il luogo
dell’appuntamento con Roscoe era vicino dove si erano
incontrati il
giorno prima. A poca distanza dalla caverna dove l’halfling
aveva
detto si trovava la cosa che doveva custodire e che, doveva andare a
controllare.
Non c’era
molto rischio una volta entrati nella caverna, ed in effetti poteva
andare anche da solo, ma come aveva spiegato a Deadlight, lui non era
uomo d’armi. Aveva si, qualche infarinata di arti magiche, ma
nulla
di più di un globo luminoso o di una freccia magica, e
l’idea
di dover allontanarsi da solo dalla sicurezza delle mura cittadine lo
atterriva.
Ed era per
questo che, gli spiegò, aveva aspettato tanto per andare a
controllare che la porta che doveva essere chiusa fosse veramente
chiusa. Non conosceva nessuno di cui potersi fidare. Ma, qualcosa gli
diceva che invece di lei poteva fidarsi. Ed era per questo che gli
aveva chiesto aiuto.
E a
Deadlight tutto questo era apparso come plausibile. Roscoe non era
assolutamente uomo d’arme. Già un halfling
difficilmente
poteva essere un pericolo per qualcuno, se poi era anche più
largo che alto, era un bersaglio più che facile.
Certo, gli
era sembrato un po’ sconsiderato nel fidarsi cosi della prima
persona incontrata, arrivando ad offrirgli addirittura una cifra cosi
alta come cinquecento monete d’oro. Ma non gli era sembrato
tanto a
posto con la testa sin dall’inizio. Senza contare che poi,
anche se
aveva un cospicuo credito in monete d’oro, l’idea
di guadagnarne
altre cinquecento con un lavoretto cosi facile l’aveva
allettata.
Comunque,
anche se si sentiva relativamente tranquilla, quando fu prossima al
luogo dell’appuntamento, rallentò il passo
cercando di fare
meno rumore possibile. Prima di incontrarsi con l’halfling
voleva
verificare che nei dintorni ci fossero solo loro.
Era giovane,
si, ma non era sciocca.
Sapeva di
essere una ragazza abbastanza carina e sapeva che c’era un
mercato
abbastanza fiorente di ragazze carine che venivano rapite,
violentate, vendute a qualche bordello e costrette a prostituirsi con
degli incantesimi di privazione della volontà.
Prima di
arrivare a Bosco Oscuro era stata inseguita da un gruppo di briganti
che avevano tentato di violentarla. Era riuscita a salvarsi solo
grazie alla sua magia e all’aiuto degli animali del Bosco
che,
riconoscendo in lei una vergine di Lithis l’avevano aiutata a
salvarsi.
Da allora
era stata molto più cauta.
In quel
caso, però, dopo aver perlustrato la zona giunse alla
conclusione che non c’era nessun altro nella zona tranne lei
e il
corpulento halfling.
Il negozio
di Juviok era nella zona portuale della città e, a prima
vista
non mostrava alcuna mercanzia degna di nota.
Vicino alla
porta c’erano sistemate in una cesta alcune vecchie spade di
ferro
dall’aspetto alquanto malandato mentre subito dentro il
negozio,
appena varcata la soglia, si veniva accolti da un forte rumore di
martellare proveniente dal basso.
Al centro
del negozio campeggiava un vecchio bancone rovinato dal tempo e dalle
armi che vi erano passate sopra e dietro di esso un nano segaligno
stava controllando il filo di uno spadino talmente piccolo e leggero
che, probabilmente doveva essere stato fatto su misura per un
halfling.
- Buongiorno
Juviok - lo salutò Linna con deferenza avvicinandosi al
bancone - facciamo affari! -
- Umph,
affari! Con la Gilda dei Guerrieri! - bofonchiò limitandosi
ad
alzare lo sguardo per un paio di secondi verso Linna e Obert - Con
voi non si fanno affari, chiedete sempre lo sconto e dite sempre che
pagherete alla fine della Luna, umph - poi tornò a lavorare
sullo spadino.
- Questa
volta pagamento alla consegna e senza chiedere lo sconto - gli disse
Obert gettando sul bancone la borsa piena di monete. Gli occhi del
nano si spostarono velocemente dallo spadino alla borsa che
nell’urto
con il bancone si era aperta ed aveva riversato il suo contenuto.
Monete d’oro, e tante.
Persino in
una città ricca come Flatline vedere tutte quelle monete non
era frequente.
Anche Linna
si sorprese nel vedere le monete. Aveva sentito che in città
era giunto un gruppo di avventurieri con un grande bottino in oro, ma
mai avrebbe pensato che Obert facesse parte di quel gruppo.
- Umph,
bene, bene - sogghignò avidamente Juviok posando lo spadino
-
cosa vuole il giovane guerriero! Umph -
- Bada bene
nano - si fece avanti Linna - fa parte della Gilda e gli devi fare i
prezzi che fai a tutti i guerrieri della Gilda, una moneta in
più
e dovrai vedertela con me - il tono di voce che aveva usato era stato
rude, quasi cattivo ed il nano a sentirlo si era tirato leggermente
indietro come se avesse avuto paura che dalle parole, Linna sarebbe
passati ai fatti.
- Umph,
sempre prepotenti voi guerrieri - si lamentò voltando lo
sguardo verso Obert - seguitemi da basso cosi potrò farvi
vedere ciò che ho, umph - e lasciato il retro del bancone li
condusse attraverso una scalinata nello scantinato del negozio dove,
alcuni nani ed alcuni umani stavano lavorando di martello su delle
grosse incudini sprigionando scintille ad ogni martellata, e poi, da
li, in una stanza un po’ più piccola le cui pareti
erano
letteralmente tappezzate di armi e di armature di ogni tipo e
grandezza.
- Umph, per
prima cosa credo sia opportuno scegliere una corazza -
iniziò
a mostrargli ciò che aveva squadrando Obert con
l’occhio di
chi è abituato a scegliere per i suoi clienti.
Obert pensò
che non era raro che i guerrieri della Gilda si facevano consigliare
da quel nano segaligno sulle armature e sulle armi e decise di
affidarsi alle sue scelte - il fisico lascia un po’ a
desiderare,
quindi meglio evitare una corazzatura pesante che limiterebbe i
movimenti e che aumenterebbe la fatica, forse qualcosa in vetro, umph
- e cosi dicendo tirò fuori da una cesta una corazza in
metallo e vetro verde che sembrava fatta apposta per Obert - leggera,
resistente sia ai colpi di taglio che di punta, può essere
rinforzata attraverso degli incantesimi, ma per questo dovrai
rivolgerti ad un incantatore, la Gilda dei Maghi può
indicartene qualcuno, umph - poi posò la corazza per terra e
tirò fuori dalla cesta un paio di stivali, come la corazza,
in
metallo e vetro verde ed un paio di spallacci sempre dello stesso
materiale - meglio non appesantirti di più, altrimenti non
riusciresti a combattere, umph -
Obert fissò
ammirato i pezzi dell’armatura che gli aveva messo davanti.
Erano
frutto di un arte e di un ingegno veramente straordinari.
Le giunzioni
tra il vetro, materiale difficilissimo da lavorare, ed il metallo
erano perfette, cosi come le dimensioni. Sembrava quasi che
quell’armatura fosse stata fatta appositamente per lui e
quando la
provò non poté far altro che confermarsi questa
sua
impressione.
Gli stava
alla perfezione. Persino gli stivali erano perfetti.
Linna che,
fino a quel momento era stata in silenzio, ferma a guardare Juviok
che aiutava il giovane guerriero a vestirsi, gli si avvicinò
ed iniziò ad osservare come gli stava la corazza commentando
alla fine che era perfetta per lui. Dentro di se si sentiva anche un
po’ invidiosa. Lei non avrebbe mai potuto permettersi una
armatura
cosi costosa. Ben poche delle persone che conosceva potevano
permettersela.
- Umph,
adesso vediamo come armarti - continuò il nano voltandosi
verso una parete che era letteralmente tappezzata di spade - una
spada, leggera, e resistente, anche qui il vetro può
aiutarci,
umph - ad Obert venne il sospetto che, anche se stava sicuramente
facendo delle scelte molto oculate, alla fine gli avrebbe fatto
spendere un capitale - prova questa, umph - e cosi dicendo gli
passò
una spada lunga con la lama in vetro verde e l’elsa in
metallo.
- Mi sembra
adatta - mormorò sentendosela ben bilanciata nella mano,
pesante quanto bastava per dargli una buona sensazione, ma anche
abbastanza leggera da non stancargli troppo il braccio in
combattimento.
- Umph, bene
- sorrise improvvisamente il nano. Era la prima volta che Obert lo
vide sorridere e pensò che era giunto il momento del conto -
però non puoi andare in giro con quella tunica, umph - e,
aperta una nuova cesta gli passò un paio di pantaloni ed una
casacca verde scuro - e con questo direi che siamo a posto, umph -
La caverna
di cui Roscoe era il custode non si trovava molto distante da dove si
erano dati appuntamento e, in meno di un paio d’ore di
camminata,
vi giunsero davanti.
- Dico, sono
sfinito - ansimò l’halfling fermandosi di botto
davanti
all’ingresso della caverna.
Deadlight
invece era del tutto rilassata e riposata. Per lei camminare non era
mai stata una fatica e l’aver dovuto mantenere un passo lento
per
non distanziare troppo il corpulento halfling le aveva poi permesso
di non stancarsi quasi per niente. Per lei era stata come una
passeggiata.
La caverna
sembrava molto profonda e dalle sue viscere giungeva un lieve rumore
di vento, come se avesse da qualche parte una seconda apertura che
permettesse al vento di scorrergli dentro. Deadlight provò
ad
annusare l’aria per sentire se c’erano animali. Un
lieve odore di
morte le giunse alle narici ma non ci badò molto. Forse un
animale che era entrato nella caverna e vi era morto. Era una cosa
naturale e normale e non ci vedeva nessun pericolo.
- Dico,
vogliamo entrare - la esortò l’halfling dopo aver
ripreso
fiato - prima controlliamo e prima torno a casa, dico - poi,
sorprendendola la superò entrando per primo nella caverna
con
un passo cosi agile che fu cosi costretta ad una piccola corsa per
raggiungerlo e riprendere la sua posizione davanti a lui. Un piccolo
globo di luce sprigionato dalle mani dell’halfling gli
illuminò
la strada.
Quando
Obert e Linna uscirono dal negozio di Juviok, il giovane guerriero
era stato rivestito di tutto punto.
La corazza,
gli spallacci e gli stivali brillavano al sole mandando riflessi
verdastri tutti intorno mentre la spada, con la lama coperta da un
fodero in metallo brunito gli tintinnava al fianco. In una sacca che
portava in mano c’era un elmetto in acciaio che Juviok aveva
insistito per fargli prendere.
A quell’ora,
con il sole già alto, molti dei cittadini di Flatline erano
già usciti di casa e stavano affaccendandosi nei loro affari
muovendosi rapidamente e senza guardarsi intorno, ma più di
uno si bloccò di colpo per osservarlo nella sua nuova
armatura.
Il vetro era
molto costoso, sia quando era ancora grezzo aumentando poi di molto
quando veniva lavorato, e vedere un guerriero giovane come lui con
indosso un armatura quasi completa fatta di quel materiale non era
cosa di tutti i giorni.
Solo a quel
punto Linna si sovvenne di una cosa.
Mentre
sceglievano l’armatura era contenta che Obert potesse
permettersene
una cosi resistente, un po’ invidiosa, certo, ma contenta.
Avere
una protezione in più data da un armatura molto resistente
era
un bene. Ma come lei era stata invidiosa di lui anche altri avrebbero
potuto provare lo stesso sentimento.
A Flatline
la sicurezza pubblica era garantita da guardie armate la cui
pericolosità era rinomata da tutti e nessuno si sarebbe
permesso di tentare di rubargliela. Ma fuori dalle mura cittadine la
legge che vigeva era quella del più forte. Una legge
spietata
alla quale nessuno poteva opporsi.
- Forse hai
sbagliato a comprarti quest’armatura - provò a
dirgli. Forse
erano ancora in tempo per tornare indietro e sceglierne una meno
vistosa - non sei ancora un guerriero cosi forte da poterti difendere
- si, doveva convincerlo a tornare indietro - se qualcuno tentasse di
rubartela -
- Correrò
il rischio - le sorrise. Si sentiva bene in quella corazza, con
quegli stivali. Sembravano decisamente fatti proprio per lui. E,
certo, era cosciente del fatto che era un’armatura molto
costosa e
che fuori da Flatline c’erano decine di briganti che per
prendergliela lo avrebbero fatto a pezzi. Ma se non fosse stato
neanche in grado di difendere le sue proprietà non aveva il
diritto di dire che era un guerriero ed allora, benvenuta sarebbe
stata la morte.
- Testa
vuota - l’apostrofò adirata. Glielo aveva detto
per il suo
bene. Che si facesse ammazzare allora, lei non avrebbe versato
neanche una lacrima.
Forse una o
due, oh, cavolo, urlò tra se, cosa gli stava accadendo.
Arrivarono
alla locanda della Spada della Vittoria in tempo per vedere Butch
uscirne da solo e con l’aria di chi non sta di certo andando
a fare
una passeggiata.
Si guardò
intorno sospettoso squadrando tutte le persone che in quel momento
stavano camminando per la strada e, solo quando vide Obert si
rilassò
un po’ alzando una mano per salutarlo.
Quando notò
anche Linna non poté trattenere un sorriso sorpreso.
Al primo
sguardo l’aveva scambiata per Deadlight tanto erano simili,
poi
però aveva notato che indossava una leggera armatura e che,
alla vita portava una spada un pochino più grande dello
spadino che possedeva Deadlight. Infine vide che anche i capelli
erano diversi. Tutte e due li avevano corti e mossi, ma mentre
Deadlight li aveva di un celestino chiaro, questa nuova ragazza li
aveva di un rosso acceso. Erano simili, si, potevano essere sorelle,
forse, ma sicuramente non erano la stessa persona.
- Buongiorno
Butch - lo salutò Obert avanzando verso di lui.
- Buongiorno
a te - ricambiò il saluto - bella armatura amico, stai
attento
ai ladri, mi raccomando - quest’ultima battuta
l’aveva fatta
sorridendo - e lei? -
- Si chiama
Linna, fa parte della Gilda dei Guerrieri - fece le presentazioni
–
Deadlight è ancora dentro! -
- Deadlight?
- esclamò improvvisamente sorpresa Linna - Hai detto
Deadlight! -
- Si - le
rispose Obert guardandola - è la mezzelfa di cui ti ho
parlato, viene anche lei da Bosco Sacro, la conosci! -
- S…si -
sussurrò sentendosi mancare il fiato – io
– poi si voltò
a guardare Obert – è mia sorella! -
- Ecco
perché - mormorò Butch - all’inizio ti
avevo quasi
scambiato per lei - poi, rivolgendosi a Obert - è uscita
questa mattina, doveva accompagnare un halfling a controllare una
caverna - non gli disse che aveva chiesto loro di accompagnarla e che
nessuno aveva accettato. Obert era troppo leale e probabilmente
avrebbe preso male il fatto che avevano deciso di mandarla da sola.
Meglio che glielo dicesse Olsen. Anche se l’avesse presa male
non
l’avrebbe di certo fatto vedere di fronte al gigantesco
guerriero.
- Da sola! -
quasi urlò Linna - Fuori dalle mura della città!
-
- Deadlight
sa come cavarsela stai tranquilla - le disse Obert -
l’abbiamo
incontrata che dava la caccia ai cacciatori nel Bosco Oscuro e ti
assicuro che non è indifesa -
- La mia
sorellina! - lo guardò sorpresa. Quando lei era scappata da
Bosco Sacro, Deadlight aveva appena compiuto sette anni e lei
l’aveva
sempre vista come una ragazzina piagnucolosa. Sapere che anche lei
era andata via da Bosco Sacro e che era addirittura diventata capace
di badare a se stessa l’aveva quasi sconvolta.
Per lei non
era stato facile vivere fuori da Bosco Sacro e se c’era una
persona
che non avrebbe mai creduto potesse farlo era proprio la sua piccola
e piagnucolosa sorellina.
- Comunque,
non ci dovrebbero essere molti rischi - continuò Butch - ci
ha
raccontato che ha incontrato questo halfling sulla sponda del lago,
l’ha avvisata che c’era una tana di pesci mattatoio
a poca
distanza da dove lei stava con i piedi in acqua e poi… -
- Pesci
mattatoio! - lo bloccò Linna - Da questa parte del lago non
ci
sono pesci mattatoio! -
- Strano,
Deadlight che non si accorge della presenza di un animale! -
mormorò
Obert - E’ una vergine sacra di Lithis, ed i suoi poteri
vengono
proprio dalla natura, ha sempre avvertito la presenza di animali -
- Ti ha
detto come si chiama quell’halfling! - domandò
quasi a
bruciapelo a Butch una preoccupata Linna. La Dea della Natura aveva
concesso a tutti loro mezzelfi il potere di controllare la natura e
gli sembrava davvero improbabile che sua sorella non avesse avvertito
la presenza di animali cosi pericolosi.
- Si, mi
sembra qualcosa tipo Roscoe - rispose. Il colore dal volto della
ragazza scomparve di colpo.
- E’ un
mago - urlò Linna - è stato cacciato da Saspit
anni fa
per dei crimini compiuti ai danni di altri maghi dell’isola
–
solo un mago dai grandi poteri poteva ingannare i sensi di un
mezzelfo ed un mago avrebbe fatto una cosa del genere solo per un
motivo.
- Forse
Deadlight è in pericolo! - si allarmò Obert -
Dov’è
la caverna dove doveva accompagnarlo! -
- Fuori
dalla città ma non so dove – gorgogliò.
- Forse
posso trovarla io - sussurrò Linna - sono anni che mi dedico
solo all’allenamento del fisico, ma sono una mezzelfa e forse
posso
chiedere aiuto a Lithis - e, portandosi le mani al petto
iniziò
a sussurrare una lenta litania nell’antico dialetto dei
mezzelfi
che lentamente assunse quasi la tonalità di un canto.
Obert aveva
sentito un paio di volte Deadlight intonare litanie simili ed ogni
volta si era quasi perso nell’ascoltare la dolcezza di quel
canto
che sembrava quasi prendere forma.
Improvvisamente
arrivò di gran carriera un cane orbo di un occhio che quasi
si
gettò addosso a Linna iniziando poi a girare vorticosamente
su
se stesso come se stesse invitandola a seguirla.
-
Seguiamolo, svelti! - gridò poi la ragazza guardando Obert.
- Lasciate
dei segnali lungo la strada, cerco gli altri e vi seguiamo - li
informò Butch vedendo Obert e Linna sparire dietro al cane.
Si erano
addentrati molto nelle viscere della terra.
La caverna,
dopo un tratto pianeggiante e diritto aveva iniziato a scendere e a
farsi tortuosa mentre l’odore di morte si faceva sempre
più
forte facendo vacillare la sicurezza di Deadlight.
Cosa le era
saltato in mente di accettare quell’incarico da sola!
Lei che da
quando era andata via da Bosco Sacro aveva fatto della prudenza la
sua parola d’ordine.
Era sempre
stata attenta a non farsi notare, ad agire di nascosto, per quale
motivo adesso si era messa ad agire cosi sconsideratamente!
La luce che
proveniva dal globo generato dall’halfling si era fatta
lievemente
più fioca e la ragazza stava pensando se era il caso
generarne
uno anche lei. Era una magia estremamente semplice, ma preferiva
evitare di consumare energia fin quando le era possibile. Il suo mana
non era cosi forte da permetterle di fare magie anche semplici senza
andare ad intaccare anche la forza fisica e non voleva rischiare di
trovarsi improvvisamente senza forze.
L’odore
della morte adesso le giungeva a forti zaffate e il senso di
irrequietezza che l’aveva assalita sin da quando era uscita
dalle
mura della città era diventato un vero e proprio senso di
disagio.
Se non fosse
stato che aveva dato la sua parola si sarebbe voltata e se ne sarebbe
andata. Ma non poteva.
Anche in
quella regione cosi selvaggia e pericolosa la parola data era
qualcosa di sacro e da rispettare. Un patto scritto lo si poteva
anche violare, si pagava una penale, una specie di multa e finiva li,
ma se si infrangeva la parola data, si perdeva il proprio onore
- Manca
ancora molto! - mormorò voltandosi verso
l’halfling.
- Dico,
manca poco - sorrise. Alla fioca luce quel volto che in piena luce
gli era sembrati solare e gaio, gli apparve smorto, malefico, ed
avvertì improvvisamente qualcosa scattargli dentro, alla
bocca
dello stomaco. Paura.
- C’è
qualcosa che - provò a dire. Un senso di gelo
l’avvolse
partendo dalle gambe e salendole fino al volto. Si sentì
pesante, debole, assonnata - io cosa - con una lentezza quasi irreale
portò la mano alla spada, ma la sola idea di tenere in mano
un
peso cosi insostenibile come quello della corta spada che portava
alla vita, gli parve irrealizzabile, ed il braccio gli ricadde inerte
lungo il fianco mentre, anche il respiro gli diventava faticoso,
insostenibile.
Un’idea
gli si formò nella mente, stava morendo. Il freddo gelido
morso della morte la stava avvolgendo. Se non fosse stato per il
semplice fatto che quasi non aveva più aria nei polmoni
avrebbe urlato. Non sentì neanche il suo corpo che si
afflosciava a terra, non avvertì una roccia che la
ferì
ad un braccio mentre cadeva, non udì l’halfling
iniziare a
ridere, non vide il globo di luce esplodere in una palla di luce
abbagliante.
- Dico -
sogghignò l’halfling guardandola giacere inerme ai
suoi
piedi - più facile di quanto pensassi, dico, facile - poi
mormorò alcune parole in una lingua ormai morta ed il corpo
della mezzelfa si sollevò come appeso a dei cavi invisibili
ed
iniziò a seguirlo mentre continuava la sua discesa nella
caverna.
Il cane
guidato dalla dea della natura sfrecciò rapido oltre le mura
cittadine e, dopo meno di un secondo di esitazione in cui parve
annusare l’aria, puntò deciso verso ovest con
Obert e Linna
dietro.
Diversi
pensieri si agitavano nella mente del ragazzo.
Perché
non aveva chiesto agli altri di accompagnarla, perché non lo
aveva aspettato, perché era andata da sola,
perché lui
adesso era li a correre invece di essere insieme a lei! E
perché
non era più veloce, dove era adesso, cosa le stava
accadendo,
e perché, dannazione, lui stava correndo invece di essere
ovunque fosse lei! Perché ogni volta che doveva essere nel
posto giusto al momento giusto, lui era da qualche altra parte.
Involontariamente
la sua mano aveva stretto il ciondolo che aveva comprato per lei.
Glielo avrebbe dato. Pregò tutti gli dei che conosceva
perché
gli permettessero di darglielo.
La voce di
Linna lo distolse dai suoi pensieri. Erano giunti di fronte
all’ingresso della caverna.
- Ho
lasciato dei segni lungo il sentiero - ansimò la ragazza - i
tuoi amici non dovrebbero avere problemi nel seguirlo - poi
sfoderò
la sua spada - andiamo! -
- Si - annuì
semplicemente sfoderando anche lui il suo nuovo spadone che, alla
luce del sole mandò un bagliore abbacinante. Poi scomparvero
nel buio freddo e malsano della caverna.
Una lenta
nenia ammorbava l’aria di una camera scavata nella roccia ed
illuminata da alcuni bracieri in cui bruciavano delle erbe aromatiche
dall’odore forte e pungente. L’halfling, le mani
alzate,
continuava a ripeterla sempre con lo stesso tono ipnotico. Deadlight
era sdraiata al centro di un cerchio di pietra, gli occhi aperti. Il
torace che si abbassava e si alzava ritmicamente rivelava che era
ancora viva.
La nenia si
interruppe di colpo e l’halfling abbassò le mani.
Un lieve
fremito nell’aria lo aveva avvisato che la sua invocazione a
Bal-Llur, dio della morte era stata accettata. Adesso doveva offrire
il sacrificio.
- Grande
Dio Bal-Llur - iniziò alzando di nuovo le mani - Dio
della morte, Dio dei morti che camminano sulla terra, Dio del dolore
e delle lacrime, ascolta la voce del tuo umile servo che ti offre la
vita e l’energia vitale di questa giovane mezzelfa vergine -
nella sua mano destra brillò un coltello di vetro - quale
pegno della mia devozione - dai bracieri iniziò a
levarsi
un fumo denso, quasi corporeo, che andò a raccogliersi sopra
il cerchio di pietra - Bal-Llur, accetta questa mia offerta e
donami il potere di poter controllare i morti che camminano sulla
terra - era ormai a pochi passi dalla ragazza che, inerme
poteva
udire ciò che diceva e poteva vedere una forma
materializzarsi
nel fumo sopra di lei, ma che non poteva neanche chiudere gli occhi e
attendere nell’oscurità il momento in cui la vita
l’avrebbe
abbandonata.
- Grande
Bal-Llur prendi questa vergine - urlò alzando il
coltello
per sferrare il colpo che avrebbe spaccato il cuore della ragazza.
Un lampo di
vetro verde balenò davanti agli occhi spalancati della
ragazza.
Un lampo
di vetro verde le balenò all’improvviso di fronte
agli
occhi.
- Zitta –
le mosse il coltello di vetro di fronte agli occhi.
Dopo che
sua sorella era andata via da Bosco Sacro suo padre aveva deciso che
sarebbe stata lei la nuova Vergine Sacra di Lithis e, sebbene a
malincuore, aveva accettato di farsi tagliare i lunghi capelli
celestini che erano sempre stati il suo vanto ed il suo orgoglio ed
aveva indossato la lunga tunica bianca della Vergine andando a vivere
con le altre Vergini Sacre degli altri clan nel Sacro Cerchio di
Pietra.
Aveva
accettato il suo destino con rassegnazione, cosi come, anni dopo
aveva accettato la decisione di suo padre di farla sposare con Zedek,
il figlio di uno degli uomini più importanti del suo clan.
Un
ragazzo di poco più grande di lei, alto, muscoloso e bello.
Da
togliere il fiato.
Lo aveva
visto varie volte quando portava i doni per le Vergini, al limitare
del Cerchio di Pietra. E quando suo padre gli comunicò la
sua
scelta, il suo cuore ebbe un piccolo sobbalzo.
-
Spogliati – gli disse sottovoce ma con un tono che non
ammetteva
nessuna replica.
Già
da tempo aveva capito che essere una Vergine Sacra di Lithis era solo
una specie di titolo onorifico. Nessuna delle altre Vergini che erano
con lei nel Cerchio di Pietra erano ancora davvero Vergini.
C’era
chi si era sposata, c’era chi aveva un amante e
c’era anche chi
ne aveva più di uno, e, anche lei,come tutte le ragazze
della
sua età sognava il suo uomo, dolce e bello e sognava la sua
prima volta.
Ma quello
era un incubo, non un bel sogno fatto di carezze e di dolci coccole.
Era notte
quando aveva sentito una voce chiamarla da fuori la sua capanna. Si
era alzata ed era uscita ed aveva trovato Zedek nascosto dietro un
cespuglio. Le aveva detto che voleva parlare con lei e, insieme si
erano allontanati dal Cerchio di Pietra e si erano poi fermati
accanto al fiume.
- Ti ho
detto di spogliarti – gli ripeté alzando
leggermente la voce
e sempre tenendo il suo coltello di vetro a pochi centimetri dal
volto spaventato di Deadlight.
- Io –
provò a rispondergli. La punta del coltello le
sfiorò
leggermente il viso graffiandolo superficialmente.
- Non
farmelo ripetere – sogghignò afferrandole il volto
con la
mano libera, facendola poi scendere sul seno ed infine tra le gambe
–
sei la mia futura moglie e devi imparare a portarmi rispetto, a non
contraddirmi mai e soprattutto a soddisfare tutte le mie voglie
–
violentemente le premette il pollice sul sesso.
- Non
voglio – provò a sottrarsi a quell’uomo
scivolando
all’indietro. Uno schiaffo la raggiunse in pieno volto
facendola
finire lunga distesa a terra.
- Fai la
buona e vedrai che piacerà anche a te –
ghignò
lascivamente iniziando a sdraiarglisi sopra.
Un lampo
di vetro verde balenò nell’oscurità
andando a
scomparire nell’addome dell’uomo che con un rantolo
sordo si
rovesciò sulla schiena.
Li
ritrovarono la mattina dopo, Deadlight raccolta in posizione fetale,
ancora vergine, lui, morto con il suo coltello piantato
nell’addome.
E suo
padre decise di nuovo per lei. Venne cacciata da Bosco Sacro,
condannata all’esilio, e quasi sicuramente ad una morte certa.
Che ricordo
doveva venirle in mente prima di morire.
Forse il suo
ricordo più doloroso, quello che aveva tentato di ricacciare
sempre indietro, di cancellare.
Perché
proprio questo ricordo.
Perché
non il ricordo di quando il suo sguardo aveva incontrato per la prima
quello di un giovane guerriero ed aveva sentito il suo cuore tremare.
Almeno sarebbe morta con il volto di Obert nello sguardo e con la sua
voce nelle orecchie.
La sua voce
- Dead, stai
bene! – lo sentì urlare improvvisamente.
- Pensa a
lei – sentì un'altra voce, una voce che conosceva
e che
aveva già sentito, ma molti anni prima – a lui ci
penso io –
- Me ne
occupo io di questo bastardo – gridò invece Obert
mettendosi
tra l’halfling e Deadlight tenendo la sua spada sguainata con
ambedue le mani, poi, con un grido lo caricò cercando di
colpirlo con un fendente che spazzò solo l’aria.
- Dico,
questo è seccante – sibilò
l’halfling vedendo il
fumo rientrare velocemente nei bracieri segno che
l’evocazione era
ormai fallita – maledetti – poi fece uno scatto
all’indietro
per evitare gli attacchi di Obert. Era una palla di lardo,
notò
il giovane guerriero, ma accidenti se era agile.
- Non puoi
capire quanto sarà seccante per te quando ti avrò
aperto in due – sbraitò Obert caricando un nuovo
fendente
che, però, anche questa volta andò a vuoto.
- Dico,
tante belle parole, ma dico, davvero penoso –
sogghignò
facendo apparire una spada di luce nelle sue mani piccole e grassocce
– dico, se qualcuno rimarrà nella polvere, questo,
dico,
sarai tu – e, con una velocità ed una forza
impensabili in
quel corpo iniziò a menare colpi su colpi contro Obert che
dovette arretrare di qualche passo mentre parava i colpi
dell’halfling.
- Obert –
urlò Linna vedendo il giovane guerriero in
difficoltà.
Si era presa davvero una bella gatta da pelare.
Addestrarlo
per farlo diventare un guerriero forte ed abile sarebbe stato davvero
difficile.
- Obert –
sussurrò improvvisamente Deadlight.
- Stai
tranquilla sorellina – le sussurrò Linna tenendole
la testa
leggermente sollevata – se la sta cavando benissimo
–
Penosa
menzogna.
Stava
subendo l’attacco dell’halfling ed ormai era quasi
con le spalle
al muro.
- Che ne
dici di aiutarmi! – sbraitò improvvisamente Obert
evitando
di un soffio una staffilata che avrebbe potuto portargli via la
testa.
- Te la stai
cavando cosi bene – sorrise Linna adagiando la testa di
Deadlight
con delicatezza, poi si alzò in piedi e, sguainata la sua
spada attaccò l’halfling che si voltò
un attimo prima
di venir colpito alle spalle.
- No –
urlò sentendo l’acciaio della spada della mezzelfa
colpirlo
ad un dito. Un attimo dopo il corpo dell’halfling scomparve
lasciando il posto ad un uomo alto e magro e con il volto
completamente devastata da una qualche malattia.
- Che siate
maledetti – urlò di nuovo scomparendo subito dopo
in una
nuvola di fumo.
- Un mago –
sussurrò Obert respirando affannosamente, poi si
voltò
verso Deadlight e in due salti gli fu accanto.
- Obert,
Deadlight! - gridò Olsen precipitandosi dentro la camera
sotterranea, subito dietro a lui entrarono Arethis, che era con lui
quando Butch lo trovò alla Gilda dei Guerrieri, Butch,
Gobert
e Soda che, alzando il suo bastone gridò a tutti di fermarsi.
- C’era un
mago qui dentro - ansimò - sento la sua forza molto malvagia
-
poi vide Obert che teneva tra le braccia la mezzelfa e, dopo essersi
accertato che ormai non ci fosse più pericolo, si
avvicinò
alla coppia - un incantesimo di indebolimento, ma sta cessando il suo
effetto -
- Obert -
sussurrò Deadlight guardando il giovane guerriero.
- Non
parlare - l’ammonì Soda ponendole una mano sulla
fronte -
stai riprendendo le forze, ma non devi ancora muoverti - poi,
rivolgendosi ad Obert - pensi di farcela a portarla fuori da qui! -
- Credo di
si - sorrise sentendosi più calmo adesso che aveva visto che
la ragazza stava bene e aver saputo che si sarebbe ripresa.
- Bene,
portala fuori da qui, io voglio perquisire questo posto - gli disse
poi, mentre Obert prendeva di peso la mezzelfa e, seguito da Linna
lasciava la camera, si voltò verso gli altri - non toccate
nulla prima che l’abbia fatto io, non credo ci siano tesori
da
trovare qui dentro ma solo oggetti che potrebbero uccidervi
all’istante se non maneggiati come si deve -
- Ops -
gorgogliò Butch lasciando cadere repentinamente un piccolo
scrigno che stava tentando di forzare.
Quella non
era la prima volta che Soda si trovava a frugare tra le cose di un
mago votato al male. Ed ogni volta provava la stessa repulsione nel
mettere le mani su libri che trasudavano sangue e disperazione, su
pietre magiche che erano state usate per imprigionare le anime di
animali o di esseri umani o su ciò che rimaneva del mago.
Notò
subito il grosso anello con una pietra grigia che era rimasto su uno
dei due diti che la spada di Linna aveva portato via al mago. Con
molta delicatezza lo sfilò dal dito e lo portò
alla
luce di uno dei bracieri per osservarlo meglio. All’interno
dell’anello vide incise alcune rune che si ripetevano anche
sulla
pietra grigia che era incastonata al di sopra del cerchio
d’oro. Le
aveva già viste su alcuni libri che aveva studiato alla
Torre
dei maghi di Thanatos e servivano per creare un illusione cosi
potente da risultare quasi reale.
Non aveva
visto la trasformazione da halfling a uomo del mago ma gli
bastò
vedere l’anello e le rune che vi erano incise per capire che
la
forma con cui il mago si era presentato non era il suo vero aspetto.
Il colpo di spada oltre a strappare via il dito nel quale era
infilato lo aveva anche scheggiato rendendolo inutile e con un gesto
noncurante lo gettò via dedicandosi a leggere le scritte sul
cerchio di pietra.
Non erano
rune, ma qualcosa di molto simile. Una scrittura più antica
da
cui, poi il runico si era evoluto e che era molto più ostica
da decifrare. E lui non si sarebbe di certo messo a cercare di
leggerla in quel posto e, tirato fuori un libretto da sotto la tunica
vi trascrisse la scritta avendo cura di non sbagliare nessuna
lettera. Una cosa però gli fu subito certa. Uno di quei
simboli era quello con cui veniva identificato Bal-Llur, il dio dei
morti che camminano sulla terra, un demone crudele e sanguinario al
quale erano devoti soprattutto i negromanti.
Se quel mago
stava tentando un sacrificio a quel demone voleva di certo il potere
di poter evocare e comandare i morti viventi.
Molti
incantesimi potevano sortire lo stesso effetto. Lui stesso era in
grado di evocare uno scheletro o un morto vivente, ma si trattava
sempre di artifici che duravano qualche minuto, se il mago era
particolarmente potente, anche un ora, e che erano limitati a una o
due creature.
No, quello
che stava cercando quel mago era il controllo su tutti i morti
viventi, illimitato e incondizionato, e se per ottenerlo doveva
asservirsi a Bal-Llur, era un prezzo che aveva deciso di pagare.
Con un
tremito nelle gambe si rimise in piedi dopo aver terminato di copiare
l’iscrizione e, con un rapido sguardo tutto intorno si
convinse che
non c’era più nulla di interessante da vedere e,
dopo aver
controllato che lo scrigno che Butch aveva tentato di aprire poco
prima non avesse qualche trappola magica intorno, gli permise di
aprirlo.
Al suo
interno trovarono ben poco, alcune monete d’oro, una
pergamena
magica con sopra un incantesimo di levitazione e un piccolo anello
che però non aveva alcun potere magico.
- Linna? -
sussurrò Deadlight vedendo il volto della sorella guardarla.
Durante il tragitto dalla camera all’esterno si era assopita
tra le
braccia di Obert e solo quando aveva sentito l’aria fresca
carezzarle la pelle si era destata accorgendosi che era stata
sdraiata sull’erba fuori dalla caverna e due volti la stavano
fissando. Uno era quello di Obert, l’altro gli apparve quasi
come
in sogno.
- Ciao
sorellina - sorrise ancora sorpresa la mezzelfa - ero convinta che
eri ancora a Bosco Sacro a curare animali e a obbedire ciecamente a
nostro padre - poi, non riuscendo più a trattenersi
l’abbraccio con le lacrime agli occhi.
- Mi avevano
detto che probabilmente eri morta, che una ragazzina non poteva
sopravvivere fuori da Bosco Sacro da sola - ricambiò
l’abbraccio non riuscendo neanche lei a trattenere le lacrime.
- Arethis,
il capo della Gilda dei Guerrieri di Flatline mi ha preso con lei -
le disse iniziando a raccontargli di cosa aveva fatto in quegli anni
- le devo molto, mi ha fatto da madre e da sorella - poi, si
voltò
verso Obert che, intanto se n’era rimasto in silenzio a
guardarle -
credo che il nostro giovane guerriero debba darti qualcosa -
- Cosa! -
mormorò Obert ricordandosi del ciondolo – Ah, si,
ma è
solo una sciocchezza - poi lo tirò fuori da sotto la corazza
e
glielo diede arrossendo leggermente
- Grazie -
sorrise guardando la piccola pietra celestina dello stesso colore dei
suoi capelli - anche io ho qualcosa per te - e, dopo essersi
sistemata meglio tirò fuori dalla sua borsa il paio di
guanti
- hanno un incantesimo di presa salda, ho pensato che se vuoi
diventare un guerriero, potrebbe esserti utile un piccolo aiuto
magico -
- Grazie -
sorrise prendendo i guanti e infilandoseli subito - sono comodissimi
-
- Bene -
disse improvvisamente Linna vedendo il resto del gruppo uscire dalla
caverna - che ne dite di tornare a Flatline! -
- D’accordo
- annuì Obert rimettendosi in piedi - pensi di farcela a
camminare! -
- Si -
mormorò la mezzelfa dai capelli celestini rimettendosi
lentamente in piedi, si sentiva ancora stanca e priva di forze ma
sarebbe riuscita a camminare.
- La tua
spada novellino - brontolò bruscamente Arethis passando la
spada di vetro a Obert. Nella fretta di andare a vedere come stava
Deadlight l’aveva buttata a terra lasciandola poi nella
grotta -
Linna, ricorda al tuo allievo che non deve mai lasciare la sua arma
per nessun motivo -
- Si -
mormorò osservando di sottecchi Obert. Quando sarebbero
stati
da soli l’avrebbe ripreso per bene per quella dimenticanza.
- Hai
ragione - abbassò la testa prendendo la spada e rimettendola
nel fodero - non accadrà più -
- Allievo! -
sussultò invece Deadlight - Mia sorella è il
guerriero
con cui ha passato la notte! - era estremamente intelligente ed
intuitiva.
- Non essere
gelosa sorellina - sorrise guardandola - e poi tu non sei una sacra
vergine di Lithis? Non dovresti pensare a queste cose -
- Quali
cose! - mormorò arrossendo di colpo.
- Andiamo
ragazzi - pose fine a tutto Olsen – torniamo a casa,
Deadlight deve
riposare –
Copyright
© 2006 suinogiallo
____________________________________________________
Quattro
Chiacchiere Con L'Autore
Eccoci
di nuovo insieme.
Subito
grazie, a chi mi ha letto e a chi mi ha lasciato un commento (che
è
sempre ben gradito).
Un
grazie particolare a Hellspawn.
Qualche
piccola notizia su questo capitolo.
Come
già detto, Hyarbor's Chronicles deve molto all'universo
fantasy già noto a tutti quelli che conoscono le avventure
di
Conan il barbaro e Dungeons & Dragons, tuttavia, ci sono anche
altre fonti di ispirazione che ho sfruttato per questa storia.
Tra
queste c'è The Elder Scroll III - Morrowind, videogioco
della
Bethesda di fronte al quale questa storia è nata.
Il
vetro, come materiale per le armature e le armi viene proprio da
questo gioco. Si tratta di un minerale verde che sembra proprio vetro
e che ha una durezza impressionante.
Forse
potevo anche cambiarlo quando ho iniziato la revisione di questa
storia, e mi sono anche soffermato a pensare con cosa, ma alla fine,
lo ammetto, ho preferito lasciare questa parte cosi come è,
con il vetro.
Con
questo, per adesso è tutto, spero vi siate divertiti a
leggere
questa storia almeno quanto io mi sono divertito a scriverla (e a
revisionarla) e vi do appuntamento alla prossima volta.
Suinogiallo
|