Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: suinogiallo    19/07/2006    1 recensioni
Il gruppo si arrestò di fronte all’enorme statua di pietra che raffigurava Azmiotecul, uno dei Grandi Antichi che i popoli primigeni di quelle lande adoravano. Ai piedi della statua un altare in marmo bianco raffigurava una giovane donna nuda distesa di schiena su di un ceppo con le mani e le caviglie legate a dei paletti infissi nel terreno.
In quella posizione, alquanto scomoda, il torace e l’addome della ragazza formavano un piano quasi perfetto sul quale gli officianti del culto potevano celebrare i loro riti ed i sacrifici al dio. Sacrifici che, a dar retta agli antichi scritti erano invariabilmente umani.
(versione riveduta)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
hyarbo's chronicles cap. 3

script: Suinogiallo



Capitolo III
Il mago di Saspit
Il sole ancora non era sorto sul lago quando Deadlight uscì dalla locanda per andare all’appuntamento con Roscoe.
Fino alla fine aveva sperato di vedere Olsen e gli altri attenderla fuori dalla locanda, preparati di tutto punto per la missione. Invece trovò solo un cane randagio privo di un occhio che stava rovistando tra i rifiuti e che, non appena la vide, scappò via con un latrato.
Se almeno Obert non fosse stato alla Gilda.
Lui non l’avrebbe mai lasciata andare da sola, non avrebbe mai permesso che un suo compagno affrontasse una missione da solo.
Comunque aveva promesso all’halfling che l’avrebbe accompagnato e nonostante sentisse una strana sensazione dentro di se si sistemò meglio il mantello che aveva indossato sopra alla tunica verde che portava di solito e si incamminò verso il luogo dell’appuntamento mentre, dall’altra parte della città Obert, terminata la riflessione notturna, stava giurando di seguire i principi della Gilda.
Non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Non tanto perché non avesse sonno, anzi, dopo il combattimento con Linna si sentiva distrutto, ma perché ogni volta che provava solo a chinare leggermente la testa, la ragazza mezzelfo gli dava un colpetto ad una spalla ricordandogli che non doveva dormire ma che doveva riflettere sul passo che stava per compiere. Sembrava quasi che si divertisse nel non farlo dormire. E cosi, quando si trovò di fronte ad Arethis, nello stesso salone in cui aveva combattuto contro Linna aveva le palpebre talmente tanto pesanti che a stento riusciva a tenerle aperte. Aveva talmente tanto sonno che quasi non sentì il capo della Gilda domandargli se giurava di non arrecare danno alcuno ai membri della Gilda, se giurava di seguire i doveri della Gilda ed infine se giurava di aiutare i membri della Gilda in difficoltà, e, quando Linna gli disse sottovoce di giurare lui quasi urlò che giurava tutto.
Poi finalmente tutto finì e Arethis, guardandolo duramente lo informò che era entrato a far parte della Gilda dei Guerrieri e che d’ora in avanti avrebbe dovuto portargli maggior rispetto.
- Si - sussurrò chinando leggermente la testa.
- Bene - si voltò verso Linna - accompagnalo da Juviok e aiutalo a scegliere degli abiti migliori, un armatura ed un arma decente poi insegnagli i primi rudimenti nell’uso della spada –
- Come vuoi – si limitò a risponderle, poi afferrò Obert per un braccio e lo portò fuori dal salone tirandolo quasi con cattiveria – hai di che pagare, spero –
- Si – annuì cercando di mantenere il passo della ragazza. Le ferite, anche se non gli facevano più male come la sera prima, gli davano ancora qualche fastidio mentre i muscoli stentavano ancora a rispondere correttamente a causa della mancanza di riposo alla quale erano stati costretti.
- Rallenta, non riesco a starti dietro – le urlò stringendole con più forza la mano e bloccandosi per cercare di farla rallentare.
- Accidenti! – sbottò voltandosi – Se vuoi che ti insegni qualcosa cerca di starmi almeno dietro! – poi aprì la porta e vennero inondati dalla luce del sole che stava sorgendo dal lago.
- Vorrei passare prima dalla locanda per salutare i miei amici – le disse uscendo di fuori. Era ansioso di dare a Deadlight il medaglione.
- Prima passiamo da Juviok – gli rispose seccamente – poi potrai andare dove vuoi! –

Il luogo dell’appuntamento con Roscoe era vicino dove si erano incontrati il giorno prima. A poca distanza dalla caverna dove l’halfling aveva detto si trovava la cosa che doveva custodire e che, doveva andare a controllare.
Non c’era molto rischio una volta entrati nella caverna, ed in effetti poteva andare anche da solo, ma come aveva spiegato a Deadlight, lui non era uomo d’armi. Aveva si, qualche infarinata di arti magiche, ma nulla di più di un globo luminoso o di una freccia magica, e l’idea di dover allontanarsi da solo dalla sicurezza delle mura cittadine lo atterriva.
Ed era per questo che, gli spiegò, aveva aspettato tanto per andare a controllare che la porta che doveva essere chiusa fosse veramente chiusa. Non conosceva nessuno di cui potersi fidare. Ma, qualcosa gli diceva che invece di lei poteva fidarsi. Ed era per questo che gli aveva chiesto aiuto.
E a Deadlight tutto questo era apparso come plausibile. Roscoe non era assolutamente uomo d’arme. Già un halfling difficilmente poteva essere un pericolo per qualcuno, se poi era anche più largo che alto, era un bersaglio più che facile.
Certo, gli era sembrato un po’ sconsiderato nel fidarsi cosi della prima persona incontrata, arrivando ad offrirgli addirittura una cifra cosi alta come cinquecento monete d’oro. Ma non gli era sembrato tanto a posto con la testa sin dall’inizio. Senza contare che poi, anche se aveva un cospicuo credito in monete d’oro, l’idea di guadagnarne altre cinquecento con un lavoretto cosi facile l’aveva allettata.
Comunque, anche se si sentiva relativamente tranquilla, quando fu prossima al luogo dell’appuntamento, rallentò il passo cercando di fare meno rumore possibile. Prima di incontrarsi con l’halfling voleva verificare che nei dintorni ci fossero solo loro.
Era giovane, si, ma non era sciocca.
Sapeva di essere una ragazza abbastanza carina e sapeva che c’era un mercato abbastanza fiorente di ragazze carine che venivano rapite, violentate, vendute a qualche bordello e costrette a prostituirsi con degli incantesimi di privazione della volontà.
Prima di arrivare a Bosco Oscuro era stata inseguita da un gruppo di briganti che avevano tentato di violentarla. Era riuscita a salvarsi solo grazie alla sua magia e all’aiuto degli animali del Bosco che, riconoscendo in lei una vergine di Lithis l’avevano aiutata a salvarsi.
Da allora era stata molto più cauta.
In quel caso, però, dopo aver perlustrato la zona giunse alla conclusione che non c’era nessun altro nella zona tranne lei e il corpulento halfling.

Il negozio di Juviok era nella zona portuale della città e, a prima vista non mostrava alcuna mercanzia degna di nota.
Vicino alla porta c’erano sistemate in una cesta alcune vecchie spade di ferro dall’aspetto alquanto malandato mentre subito dentro il negozio, appena varcata la soglia, si veniva accolti da un forte rumore di martellare proveniente dal basso.
Al centro del negozio campeggiava un vecchio bancone rovinato dal tempo e dalle armi che vi erano passate sopra e dietro di esso un nano segaligno stava controllando il filo di uno spadino talmente piccolo e leggero che, probabilmente doveva essere stato fatto su misura per un halfling.
- Buongiorno Juviok - lo salutò Linna con deferenza avvicinandosi al bancone - facciamo affari! -
- Umph, affari! Con la Gilda dei Guerrieri! - bofonchiò limitandosi ad alzare lo sguardo per un paio di secondi verso Linna e Obert - Con voi non si fanno affari, chiedete sempre lo sconto e dite sempre che pagherete alla fine della Luna, umph - poi tornò a lavorare sullo spadino.
- Questa volta pagamento alla consegna e senza chiedere lo sconto - gli disse Obert gettando sul bancone la borsa piena di monete. Gli occhi del nano si spostarono velocemente dallo spadino alla borsa che nell’urto con il bancone si era aperta ed aveva riversato il suo contenuto. Monete d’oro, e tante.
Persino in una città ricca come Flatline vedere tutte quelle monete non era frequente.
Anche Linna si sorprese nel vedere le monete. Aveva sentito che in città era giunto un gruppo di avventurieri con un grande bottino in oro, ma mai avrebbe pensato che Obert facesse parte di quel gruppo.
- Umph, bene, bene - sogghignò avidamente Juviok posando lo spadino - cosa vuole il giovane guerriero! Umph -
- Bada bene nano - si fece avanti Linna - fa parte della Gilda e gli devi fare i prezzi che fai a tutti i guerrieri della Gilda, una moneta in più e dovrai vedertela con me - il tono di voce che aveva usato era stato rude, quasi cattivo ed il nano a sentirlo si era tirato leggermente indietro come se avesse avuto paura che dalle parole, Linna sarebbe passati ai fatti.
- Umph, sempre prepotenti voi guerrieri - si lamentò voltando lo sguardo verso Obert - seguitemi da basso cosi potrò farvi vedere ciò che ho, umph - e lasciato il retro del bancone li condusse attraverso una scalinata nello scantinato del negozio dove, alcuni nani ed alcuni umani stavano lavorando di martello su delle grosse incudini sprigionando scintille ad ogni martellata, e poi, da li, in una stanza un po’ più piccola le cui pareti erano letteralmente tappezzate di armi e di armature di ogni tipo e grandezza.

- Umph, per prima cosa credo sia opportuno scegliere una corazza - iniziò a mostrargli ciò che aveva squadrando Obert con l’occhio di chi è abituato a scegliere per i suoi clienti.
Obert pensò che non era raro che i guerrieri della Gilda si facevano consigliare da quel nano segaligno sulle armature e sulle armi e decise di affidarsi alle sue scelte - il fisico lascia un po’ a desiderare, quindi meglio evitare una corazzatura pesante che limiterebbe i movimenti e che aumenterebbe la fatica, forse qualcosa in vetro, umph - e cosi dicendo tirò fuori da una cesta una corazza in metallo e vetro verde che sembrava fatta apposta per Obert - leggera, resistente sia ai colpi di taglio che di punta, può essere rinforzata attraverso degli incantesimi, ma per questo dovrai rivolgerti ad un incantatore, la Gilda dei Maghi può indicartene qualcuno, umph - poi posò la corazza per terra e tirò fuori dalla cesta un paio di stivali, come la corazza, in metallo e vetro verde ed un paio di spallacci sempre dello stesso materiale - meglio non appesantirti di più, altrimenti non riusciresti a combattere, umph -
Obert fissò ammirato i pezzi dell’armatura che gli aveva messo davanti. Erano frutto di un arte e di un ingegno veramente straordinari.
Le giunzioni tra il vetro, materiale difficilissimo da lavorare, ed il metallo erano perfette, cosi come le dimensioni. Sembrava quasi che quell’armatura fosse stata fatta appositamente per lui e quando la provò non poté far altro che confermarsi questa sua impressione.
Gli stava alla perfezione. Persino gli stivali erano perfetti.
Linna che, fino a quel momento era stata in silenzio, ferma a guardare Juviok che aiutava il giovane guerriero a vestirsi, gli si avvicinò ed iniziò ad osservare come gli stava la corazza commentando alla fine che era perfetta per lui. Dentro di se si sentiva anche un po’ invidiosa. Lei non avrebbe mai potuto permettersi una armatura cosi costosa. Ben poche delle persone che conosceva potevano permettersela.
- Umph, adesso vediamo come armarti - continuò il nano voltandosi verso una parete che era letteralmente tappezzata di spade - una spada, leggera, e resistente, anche qui il vetro può aiutarci, umph - ad Obert venne il sospetto che, anche se stava sicuramente facendo delle scelte molto oculate, alla fine gli avrebbe fatto spendere un capitale - prova questa, umph - e cosi dicendo gli passò una spada lunga con la lama in vetro verde e l’elsa in metallo.
- Mi sembra adatta - mormorò sentendosela ben bilanciata nella mano, pesante quanto bastava per dargli una buona sensazione, ma anche abbastanza leggera da non stancargli troppo il braccio in combattimento.
- Umph, bene - sorrise improvvisamente il nano. Era la prima volta che Obert lo vide sorridere e pensò che era giunto il momento del conto - però non puoi andare in giro con quella tunica, umph - e, aperta una nuova cesta gli passò un paio di pantaloni ed una casacca verde scuro - e con questo direi che siamo a posto, umph -

La caverna di cui Roscoe era il custode non si trovava molto distante da dove si erano dati appuntamento e, in meno di un paio d’ore di camminata, vi giunsero davanti.
- Dico, sono sfinito - ansimò l’halfling fermandosi di botto davanti all’ingresso della caverna.
Deadlight invece era del tutto rilassata e riposata. Per lei camminare non era mai stata una fatica e l’aver dovuto mantenere un passo lento per non distanziare troppo il corpulento halfling le aveva poi permesso di non stancarsi quasi per niente. Per lei era stata come una passeggiata.
La caverna sembrava molto profonda e dalle sue viscere giungeva un lieve rumore di vento, come se avesse da qualche parte una seconda apertura che permettesse al vento di scorrergli dentro. Deadlight provò ad annusare l’aria per sentire se c’erano animali. Un lieve odore di morte le giunse alle narici ma non ci badò molto. Forse un animale che era entrato nella caverna e vi era morto. Era una cosa naturale e normale e non ci vedeva nessun pericolo.
- Dico, vogliamo entrare - la esortò l’halfling dopo aver ripreso fiato - prima controlliamo e prima torno a casa, dico - poi, sorprendendola la superò entrando per primo nella caverna con un passo cosi agile che fu cosi costretta ad una piccola corsa per raggiungerlo e riprendere la sua posizione davanti a lui. Un piccolo globo di luce sprigionato dalle mani dell’halfling gli illuminò la strada.

Quando Obert e Linna uscirono dal negozio di Juviok, il giovane guerriero era stato rivestito di tutto punto.
La corazza, gli spallacci e gli stivali brillavano al sole mandando riflessi verdastri tutti intorno mentre la spada, con la lama coperta da un fodero in metallo brunito gli tintinnava al fianco. In una sacca che portava in mano c’era un elmetto in acciaio che Juviok aveva insistito per fargli prendere.
A quell’ora, con il sole già alto, molti dei cittadini di Flatline erano già usciti di casa e stavano affaccendandosi nei loro affari muovendosi rapidamente e senza guardarsi intorno, ma più di uno si bloccò di colpo per osservarlo nella sua nuova armatura.
Il vetro era molto costoso, sia quando era ancora grezzo aumentando poi di molto quando veniva lavorato, e vedere un guerriero giovane come lui con indosso un armatura quasi completa fatta di quel materiale non era cosa di tutti i giorni.
Solo a quel punto Linna si sovvenne di una cosa.
Mentre sceglievano l’armatura era contenta che Obert potesse permettersene una cosi resistente, un po’ invidiosa, certo, ma contenta. Avere una protezione in più data da un armatura molto resistente era un bene. Ma come lei era stata invidiosa di lui anche altri avrebbero potuto provare lo stesso sentimento.
A Flatline la sicurezza pubblica era garantita da guardie armate la cui pericolosità era rinomata da tutti e nessuno si sarebbe permesso di tentare di rubargliela. Ma fuori dalle mura cittadine la legge che vigeva era quella del più forte. Una legge spietata alla quale nessuno poteva opporsi.
- Forse hai sbagliato a comprarti quest’armatura - provò a dirgli. Forse erano ancora in tempo per tornare indietro e sceglierne una meno vistosa - non sei ancora un guerriero cosi forte da poterti difendere - si, doveva convincerlo a tornare indietro - se qualcuno tentasse di rubartela -
- Correrò il rischio - le sorrise. Si sentiva bene in quella corazza, con quegli stivali. Sembravano decisamente fatti proprio per lui. E, certo, era cosciente del fatto che era un’armatura molto costosa e che fuori da Flatline c’erano decine di briganti che per prendergliela lo avrebbero fatto a pezzi. Ma se non fosse stato neanche in grado di difendere le sue proprietà non aveva il diritto di dire che era un guerriero ed allora, benvenuta sarebbe stata la morte.
- Testa vuota - l’apostrofò adirata. Glielo aveva detto per il suo bene. Che si facesse ammazzare allora, lei non avrebbe versato neanche una lacrima.
Forse una o due, oh, cavolo, urlò tra se, cosa gli stava accadendo.

Arrivarono alla locanda della Spada della Vittoria in tempo per vedere Butch uscirne da solo e con l’aria di chi non sta di certo andando a fare una passeggiata.
Si guardò intorno sospettoso squadrando tutte le persone che in quel momento stavano camminando per la strada e, solo quando vide Obert si rilassò un po’ alzando una mano per salutarlo.
Quando notò anche Linna non poté trattenere un sorriso sorpreso.
Al primo sguardo l’aveva scambiata per Deadlight tanto erano simili, poi però aveva notato che indossava una leggera armatura e che, alla vita portava una spada un pochino più grande dello spadino che possedeva Deadlight. Infine vide che anche i capelli erano diversi. Tutte e due li avevano corti e mossi, ma mentre Deadlight li aveva di un celestino chiaro, questa nuova ragazza li aveva di un rosso acceso. Erano simili, si, potevano essere sorelle, forse, ma sicuramente non erano la stessa persona.
- Buongiorno Butch - lo salutò Obert avanzando verso di lui.
- Buongiorno a te - ricambiò il saluto - bella armatura amico, stai attento ai ladri, mi raccomando - quest’ultima battuta l’aveva fatta sorridendo - e lei? -
- Si chiama Linna, fa parte della Gilda dei Guerrieri - fece le presentazioni – Deadlight è ancora dentro! -
- Deadlight? - esclamò improvvisamente sorpresa Linna - Hai detto Deadlight! -
- Si - le rispose Obert guardandola - è la mezzelfa di cui ti ho parlato, viene anche lei da Bosco Sacro, la conosci! -
- S…si - sussurrò sentendosi mancare il fiato – io – poi si voltò a guardare Obert – è mia sorella! -
- Ecco perché - mormorò Butch - all’inizio ti avevo quasi scambiato per lei - poi, rivolgendosi a Obert - è uscita questa mattina, doveva accompagnare un halfling a controllare una caverna - non gli disse che aveva chiesto loro di accompagnarla e che nessuno aveva accettato. Obert era troppo leale e probabilmente avrebbe preso male il fatto che avevano deciso di mandarla da sola. Meglio che glielo dicesse Olsen. Anche se l’avesse presa male non l’avrebbe di certo fatto vedere di fronte al gigantesco guerriero.
- Da sola! - quasi urlò Linna - Fuori dalle mura della città! -
- Deadlight sa come cavarsela stai tranquilla - le disse Obert - l’abbiamo incontrata che dava la caccia ai cacciatori nel Bosco Oscuro e ti assicuro che non è indifesa -
- La mia sorellina! - lo guardò sorpresa. Quando lei era scappata da Bosco Sacro, Deadlight aveva appena compiuto sette anni e lei l’aveva sempre vista come una ragazzina piagnucolosa. Sapere che anche lei era andata via da Bosco Sacro e che era addirittura diventata capace di badare a se stessa l’aveva quasi sconvolta.
Per lei non era stato facile vivere fuori da Bosco Sacro e se c’era una persona che non avrebbe mai creduto potesse farlo era proprio la sua piccola e piagnucolosa sorellina.
- Comunque, non ci dovrebbero essere molti rischi - continuò Butch - ci ha raccontato che ha incontrato questo halfling sulla sponda del lago, l’ha avvisata che c’era una tana di pesci mattatoio a poca distanza da dove lei stava con i piedi in acqua e poi… -
- Pesci mattatoio! - lo bloccò Linna - Da questa parte del lago non ci sono pesci mattatoio! -
- Strano, Deadlight che non si accorge della presenza di un animale! - mormorò Obert - E’ una vergine sacra di Lithis, ed i suoi poteri vengono proprio dalla natura, ha sempre avvertito la presenza di animali -
- Ti ha detto come si chiama quell’halfling! - domandò quasi a bruciapelo a Butch una preoccupata Linna. La Dea della Natura aveva concesso a tutti loro mezzelfi il potere di controllare la natura e gli sembrava davvero improbabile che sua sorella non avesse avvertito la presenza di animali cosi pericolosi.
- Si, mi sembra qualcosa tipo Roscoe - rispose. Il colore dal volto della ragazza scomparve di colpo.
- E’ un mago - urlò Linna - è stato cacciato da Saspit anni fa per dei crimini compiuti ai danni di altri maghi dell’isola – solo un mago dai grandi poteri poteva ingannare i sensi di un mezzelfo ed un mago avrebbe fatto una cosa del genere solo per un motivo.
- Forse Deadlight è in pericolo! - si allarmò Obert - Dov’è la caverna dove doveva accompagnarlo! -
- Fuori dalla città ma non so dove – gorgogliò.
- Forse posso trovarla io - sussurrò Linna - sono anni che mi dedico solo all’allenamento del fisico, ma sono una mezzelfa e forse posso chiedere aiuto a Lithis - e, portandosi le mani al petto iniziò a sussurrare una lenta litania nell’antico dialetto dei mezzelfi che lentamente assunse quasi la tonalità di un canto.
Obert aveva sentito un paio di volte Deadlight intonare litanie simili ed ogni volta si era quasi perso nell’ascoltare la dolcezza di quel canto che sembrava quasi prendere forma.
Improvvisamente arrivò di gran carriera un cane orbo di un occhio che quasi si gettò addosso a Linna iniziando poi a girare vorticosamente su se stesso come se stesse invitandola a seguirla.
- Seguiamolo, svelti! - gridò poi la ragazza guardando Obert.
- Lasciate dei segnali lungo la strada, cerco gli altri e vi seguiamo - li informò Butch vedendo Obert e Linna sparire dietro al cane.

Si erano addentrati molto nelle viscere della terra.
La caverna, dopo un tratto pianeggiante e diritto aveva iniziato a scendere e a farsi tortuosa mentre l’odore di morte si faceva sempre più forte facendo vacillare la sicurezza di Deadlight.
Cosa le era saltato in mente di accettare quell’incarico da sola!
Lei che da quando era andata via da Bosco Sacro aveva fatto della prudenza la sua parola d’ordine.
Era sempre stata attenta a non farsi notare, ad agire di nascosto, per quale motivo adesso si era messa ad agire cosi sconsideratamente!
La luce che proveniva dal globo generato dall’halfling si era fatta lievemente più fioca e la ragazza stava pensando se era il caso generarne uno anche lei. Era una magia estremamente semplice, ma preferiva evitare di consumare energia fin quando le era possibile. Il suo mana non era cosi forte da permetterle di fare magie anche semplici senza andare ad intaccare anche la forza fisica e non voleva rischiare di trovarsi improvvisamente senza forze.
L’odore della morte adesso le giungeva a forti zaffate e il senso di irrequietezza che l’aveva assalita sin da quando era uscita dalle mura della città era diventato un vero e proprio senso di disagio.
Se non fosse stato che aveva dato la sua parola si sarebbe voltata e se ne sarebbe andata. Ma non poteva.
Anche in quella regione cosi selvaggia e pericolosa la parola data era qualcosa di sacro e da rispettare. Un patto scritto lo si poteva anche violare, si pagava una penale, una specie di multa e finiva li, ma se si infrangeva la parola data, si perdeva il proprio onore
- Manca ancora molto! - mormorò voltandosi verso l’halfling.
- Dico, manca poco - sorrise. Alla fioca luce quel volto che in piena luce gli era sembrati solare e gaio, gli apparve smorto, malefico, ed avvertì improvvisamente qualcosa scattargli dentro, alla bocca dello stomaco. Paura.
- C’è qualcosa che - provò a dire. Un senso di gelo l’avvolse partendo dalle gambe e salendole fino al volto. Si sentì pesante, debole, assonnata - io cosa - con una lentezza quasi irreale portò la mano alla spada, ma la sola idea di tenere in mano un peso cosi insostenibile come quello della corta spada che portava alla vita, gli parve irrealizzabile, ed il braccio gli ricadde inerte lungo il fianco mentre, anche il respiro gli diventava faticoso, insostenibile.
Un’idea gli si formò nella mente, stava morendo. Il freddo gelido morso della morte la stava avvolgendo. Se non fosse stato per il semplice fatto che quasi non aveva più aria nei polmoni avrebbe urlato. Non sentì neanche il suo corpo che si afflosciava a terra, non avvertì una roccia che la ferì ad un braccio mentre cadeva, non udì l’halfling iniziare a ridere, non vide il globo di luce esplodere in una palla di luce abbagliante.
- Dico - sogghignò l’halfling guardandola giacere inerme ai suoi piedi - più facile di quanto pensassi, dico, facile - poi mormorò alcune parole in una lingua ormai morta ed il corpo della mezzelfa si sollevò come appeso a dei cavi invisibili ed iniziò a seguirlo mentre continuava la sua discesa nella caverna.

Il cane guidato dalla dea della natura sfrecciò rapido oltre le mura cittadine e, dopo meno di un secondo di esitazione in cui parve annusare l’aria, puntò deciso verso ovest con Obert e Linna dietro.
Diversi pensieri si agitavano nella mente del ragazzo.
Perché non aveva chiesto agli altri di accompagnarla, perché non lo aveva aspettato, perché era andata da sola, perché lui adesso era li a correre invece di essere insieme a lei! E perché non era più veloce, dove era adesso, cosa le stava accadendo, e perché, dannazione, lui stava correndo invece di essere ovunque fosse lei! Perché ogni volta che doveva essere nel posto giusto al momento giusto, lui era da qualche altra parte.
Involontariamente la sua mano aveva stretto il ciondolo che aveva comprato per lei. Glielo avrebbe dato. Pregò tutti gli dei che conosceva perché gli permettessero di darglielo.
La voce di Linna lo distolse dai suoi pensieri. Erano giunti di fronte all’ingresso della caverna.
- Ho lasciato dei segni lungo il sentiero - ansimò la ragazza - i tuoi amici non dovrebbero avere problemi nel seguirlo - poi sfoderò la sua spada - andiamo! -
- Si - annuì semplicemente sfoderando anche lui il suo nuovo spadone che, alla luce del sole mandò un bagliore abbacinante. Poi scomparvero nel buio freddo e malsano della caverna.

Una lenta nenia ammorbava l’aria di una camera scavata nella roccia ed illuminata da alcuni bracieri in cui bruciavano delle erbe aromatiche dall’odore forte e pungente. L’halfling, le mani alzate, continuava a ripeterla sempre con lo stesso tono ipnotico. Deadlight era sdraiata al centro di un cerchio di pietra, gli occhi aperti. Il torace che si abbassava e si alzava ritmicamente rivelava che era ancora viva.
La nenia si interruppe di colpo e l’halfling abbassò le mani. Un lieve fremito nell’aria lo aveva avvisato che la sua invocazione a Bal-Llur, dio della morte era stata accettata. Adesso doveva offrire il sacrificio.
- Grande Dio Bal-Llur - iniziò alzando di nuovo le mani - Dio della morte, Dio dei morti che camminano sulla terra, Dio del dolore e delle lacrime, ascolta la voce del tuo umile servo che ti offre la vita e l’energia vitale di questa giovane mezzelfa vergine - nella sua mano destra brillò un coltello di vetro - quale pegno della mia devozione - dai bracieri iniziò a levarsi un fumo denso, quasi corporeo, che andò a raccogliersi sopra il cerchio di pietra - Bal-Llur, accetta questa mia offerta e donami il potere di poter controllare i morti che camminano sulla terra - era ormai a pochi passi dalla ragazza che, inerme poteva udire ciò che diceva e poteva vedere una forma materializzarsi nel fumo sopra di lei, ma che non poteva neanche chiudere gli occhi e attendere nell’oscurità il momento in cui la vita l’avrebbe abbandonata.
- Grande Bal-Llur prendi questa vergine - urlò alzando il coltello per sferrare il colpo che avrebbe spaccato il cuore della ragazza.
Un lampo di vetro verde balenò davanti agli occhi spalancati della ragazza.

Un lampo di vetro verde le balenò all’improvviso di fronte agli occhi.
- Zitta – le mosse il coltello di vetro di fronte agli occhi.
Dopo che sua sorella era andata via da Bosco Sacro suo padre aveva deciso che sarebbe stata lei la nuova Vergine Sacra di Lithis e, sebbene a malincuore, aveva accettato di farsi tagliare i lunghi capelli celestini che erano sempre stati il suo vanto ed il suo orgoglio ed aveva indossato la lunga tunica bianca della Vergine andando a vivere con le altre Vergini Sacre degli altri clan nel Sacro Cerchio di Pietra.
Aveva accettato il suo destino con rassegnazione, cosi come, anni dopo aveva accettato la decisione di suo padre di farla sposare con Zedek, il figlio di uno degli uomini più importanti del suo clan. Un ragazzo di poco più grande di lei, alto, muscoloso e bello. Da togliere il fiato.
Lo aveva visto varie volte quando portava i doni per le Vergini, al limitare del Cerchio di Pietra. E quando suo padre gli comunicò la sua scelta, il suo cuore ebbe un piccolo sobbalzo.
- Spogliati – gli disse sottovoce ma con un tono che non ammetteva nessuna replica.
Già da tempo aveva capito che essere una Vergine Sacra di Lithis era solo una specie di titolo onorifico. Nessuna delle altre Vergini che erano con lei nel Cerchio di Pietra erano ancora davvero Vergini. C’era chi si era sposata, c’era chi aveva un amante e c’era anche chi ne aveva più di uno, e, anche lei,come tutte le ragazze della sua età sognava il suo uomo, dolce e bello e sognava la sua prima volta.
Ma quello era un incubo, non un bel sogno fatto di carezze e di dolci coccole.
Era notte quando aveva sentito una voce chiamarla da fuori la sua capanna. Si era alzata ed era uscita ed aveva trovato Zedek nascosto dietro un cespuglio. Le aveva detto che voleva parlare con lei e, insieme si erano allontanati dal Cerchio di Pietra e si erano poi fermati accanto al fiume.
- Ti ho detto di spogliarti – gli ripeté alzando leggermente la voce e sempre tenendo il suo coltello di vetro a pochi centimetri dal volto spaventato di Deadlight.
- Io – provò a rispondergli. La punta del coltello le sfiorò leggermente il viso graffiandolo superficialmente.
- Non farmelo ripetere – sogghignò afferrandole il volto con la mano libera, facendola poi scendere sul seno ed infine tra le gambe – sei la mia futura moglie e devi imparare a portarmi rispetto, a non contraddirmi mai e soprattutto a soddisfare tutte le mie voglie – violentemente le premette il pollice sul sesso.
- Non voglio – provò a sottrarsi a quell’uomo scivolando all’indietro. Uno schiaffo la raggiunse in pieno volto facendola finire lunga distesa a terra.
- Fai la buona e vedrai che piacerà anche a te – ghignò lascivamente iniziando a sdraiarglisi sopra.
Un lampo di vetro verde balenò nell’oscurità andando a scomparire nell’addome dell’uomo che con un rantolo sordo si rovesciò sulla schiena.
Li ritrovarono la mattina dopo, Deadlight raccolta in posizione fetale, ancora vergine, lui, morto con il suo coltello piantato nell’addome.
E suo padre decise di nuovo per lei. Venne cacciata da Bosco Sacro, condannata all’esilio, e quasi sicuramente ad una morte certa.

Che ricordo doveva venirle in mente prima di morire.
Forse il suo ricordo più doloroso, quello che aveva tentato di ricacciare sempre indietro, di cancellare.
Perché proprio questo ricordo.
Perché non il ricordo di quando il suo sguardo aveva incontrato per la prima quello di un giovane guerriero ed aveva sentito il suo cuore tremare. Almeno sarebbe morta con il volto di Obert nello sguardo e con la sua voce nelle orecchie.
La sua voce
- Dead, stai bene! – lo sentì urlare improvvisamente.
- Pensa a lei – sentì un'altra voce, una voce che conosceva e che aveva già sentito, ma molti anni prima – a lui ci penso io –
- Me ne occupo io di questo bastardo – gridò invece Obert mettendosi tra l’halfling e Deadlight tenendo la sua spada sguainata con ambedue le mani, poi, con un grido lo caricò cercando di colpirlo con un fendente che spazzò solo l’aria.
- Dico, questo è seccante – sibilò l’halfling vedendo il fumo rientrare velocemente nei bracieri segno che l’evocazione era ormai fallita – maledetti – poi fece uno scatto all’indietro per evitare gli attacchi di Obert. Era una palla di lardo, notò il giovane guerriero, ma accidenti se era agile.
- Non puoi capire quanto sarà seccante per te quando ti avrò aperto in due – sbraitò Obert caricando un nuovo fendente che, però, anche questa volta andò a vuoto.
- Dico, tante belle parole, ma dico, davvero penoso – sogghignò facendo apparire una spada di luce nelle sue mani piccole e grassocce – dico, se qualcuno rimarrà nella polvere, questo, dico, sarai tu – e, con una velocità ed una forza impensabili in quel corpo iniziò a menare colpi su colpi contro Obert che dovette arretrare di qualche passo mentre parava i colpi dell’halfling.
- Obert – urlò Linna vedendo il giovane guerriero in difficoltà. Si era presa davvero una bella gatta da pelare.
Addestrarlo per farlo diventare un guerriero forte ed abile sarebbe stato davvero difficile.
- Obert – sussurrò improvvisamente Deadlight.
- Stai tranquilla sorellina – le sussurrò Linna tenendole la testa leggermente sollevata – se la sta cavando benissimo –
Penosa menzogna.
Stava subendo l’attacco dell’halfling ed ormai era quasi con le spalle al muro.
- Che ne dici di aiutarmi! – sbraitò improvvisamente Obert evitando di un soffio una staffilata che avrebbe potuto portargli via la testa.
- Te la stai cavando cosi bene – sorrise Linna adagiando la testa di Deadlight con delicatezza, poi si alzò in piedi e, sguainata la sua spada attaccò l’halfling che si voltò un attimo prima di venir colpito alle spalle.
- No – urlò sentendo l’acciaio della spada della mezzelfa colpirlo ad un dito. Un attimo dopo il corpo dell’halfling scomparve lasciando il posto ad un uomo alto e magro e con il volto completamente devastata da una qualche malattia.
- Che siate maledetti – urlò di nuovo scomparendo subito dopo in una nuvola di fumo.
- Un mago – sussurrò Obert respirando affannosamente, poi si voltò verso Deadlight e in due salti gli fu accanto.
- Obert, Deadlight! - gridò Olsen precipitandosi dentro la camera sotterranea, subito dietro a lui entrarono Arethis, che era con lui quando Butch lo trovò alla Gilda dei Guerrieri, Butch, Gobert e Soda che, alzando il suo bastone gridò a tutti di fermarsi.
- C’era un mago qui dentro - ansimò - sento la sua forza molto malvagia - poi vide Obert che teneva tra le braccia la mezzelfa e, dopo essersi accertato che ormai non ci fosse più pericolo, si avvicinò alla coppia - un incantesimo di indebolimento, ma sta cessando il suo effetto -
- Obert - sussurrò Deadlight guardando il giovane guerriero.
- Non parlare - l’ammonì Soda ponendole una mano sulla fronte - stai riprendendo le forze, ma non devi ancora muoverti - poi, rivolgendosi ad Obert - pensi di farcela a portarla fuori da qui! -
- Credo di si - sorrise sentendosi più calmo adesso che aveva visto che la ragazza stava bene e aver saputo che si sarebbe ripresa.
- Bene, portala fuori da qui, io voglio perquisire questo posto - gli disse poi, mentre Obert prendeva di peso la mezzelfa e, seguito da Linna lasciava la camera, si voltò verso gli altri - non toccate nulla prima che l’abbia fatto io, non credo ci siano tesori da trovare qui dentro ma solo oggetti che potrebbero uccidervi all’istante se non maneggiati come si deve -
- Ops - gorgogliò Butch lasciando cadere repentinamente un piccolo scrigno che stava tentando di forzare.

Quella non era la prima volta che Soda si trovava a frugare tra le cose di un mago votato al male. Ed ogni volta provava la stessa repulsione nel mettere le mani su libri che trasudavano sangue e disperazione, su pietre magiche che erano state usate per imprigionare le anime di animali o di esseri umani o su ciò che rimaneva del mago.
Notò subito il grosso anello con una pietra grigia che era rimasto su uno dei due diti che la spada di Linna aveva portato via al mago. Con molta delicatezza lo sfilò dal dito e lo portò alla luce di uno dei bracieri per osservarlo meglio. All’interno dell’anello vide incise alcune rune che si ripetevano anche sulla pietra grigia che era incastonata al di sopra del cerchio d’oro. Le aveva già viste su alcuni libri che aveva studiato alla Torre dei maghi di Thanatos e servivano per creare un illusione cosi potente da risultare quasi reale.
Non aveva visto la trasformazione da halfling a uomo del mago ma gli bastò vedere l’anello e le rune che vi erano incise per capire che la forma con cui il mago si era presentato non era il suo vero aspetto. Il colpo di spada oltre a strappare via il dito nel quale era infilato lo aveva anche scheggiato rendendolo inutile e con un gesto noncurante lo gettò via dedicandosi a leggere le scritte sul cerchio di pietra.
Non erano rune, ma qualcosa di molto simile. Una scrittura più antica da cui, poi il runico si era evoluto e che era molto più ostica da decifrare. E lui non si sarebbe di certo messo a cercare di leggerla in quel posto e, tirato fuori un libretto da sotto la tunica vi trascrisse la scritta avendo cura di non sbagliare nessuna lettera. Una cosa però gli fu subito certa. Uno di quei simboli era quello con cui veniva identificato Bal-Llur, il dio dei morti che camminano sulla terra, un demone crudele e sanguinario al quale erano devoti soprattutto i negromanti.
Se quel mago stava tentando un sacrificio a quel demone voleva di certo il potere di poter evocare e comandare i morti viventi.
Molti incantesimi potevano sortire lo stesso effetto. Lui stesso era in grado di evocare uno scheletro o un morto vivente, ma si trattava sempre di artifici che duravano qualche minuto, se il mago era particolarmente potente, anche un ora, e che erano limitati a una o due creature.
No, quello che stava cercando quel mago era il controllo su tutti i morti viventi, illimitato e incondizionato, e se per ottenerlo doveva asservirsi a Bal-Llur, era un prezzo che aveva deciso di pagare.
Con un tremito nelle gambe si rimise in piedi dopo aver terminato di copiare l’iscrizione e, con un rapido sguardo tutto intorno si convinse che non c’era più nulla di interessante da vedere e, dopo aver controllato che lo scrigno che Butch aveva tentato di aprire poco prima non avesse qualche trappola magica intorno, gli permise di aprirlo.
Al suo interno trovarono ben poco, alcune monete d’oro, una pergamena magica con sopra un incantesimo di levitazione e un piccolo anello che però non aveva alcun potere magico.

- Linna? - sussurrò Deadlight vedendo il volto della sorella guardarla. Durante il tragitto dalla camera all’esterno si era assopita tra le braccia di Obert e solo quando aveva sentito l’aria fresca carezzarle la pelle si era destata accorgendosi che era stata sdraiata sull’erba fuori dalla caverna e due volti la stavano fissando. Uno era quello di Obert, l’altro gli apparve quasi come in sogno.
- Ciao sorellina - sorrise ancora sorpresa la mezzelfa - ero convinta che eri ancora a Bosco Sacro a curare animali e a obbedire ciecamente a nostro padre - poi, non riuscendo più a trattenersi l’abbraccio con le lacrime agli occhi.
- Mi avevano detto che probabilmente eri morta, che una ragazzina non poteva sopravvivere fuori da Bosco Sacro da sola - ricambiò l’abbraccio non riuscendo neanche lei a trattenere le lacrime.
- Arethis, il capo della Gilda dei Guerrieri di Flatline mi ha preso con lei - le disse iniziando a raccontargli di cosa aveva fatto in quegli anni - le devo molto, mi ha fatto da madre e da sorella - poi, si voltò verso Obert che, intanto se n’era rimasto in silenzio a guardarle - credo che il nostro giovane guerriero debba darti qualcosa -
- Cosa! - mormorò Obert ricordandosi del ciondolo – Ah, si, ma è solo una sciocchezza - poi lo tirò fuori da sotto la corazza e glielo diede arrossendo leggermente
- Grazie - sorrise guardando la piccola pietra celestina dello stesso colore dei suoi capelli - anche io ho qualcosa per te - e, dopo essersi sistemata meglio tirò fuori dalla sua borsa il paio di guanti - hanno un incantesimo di presa salda, ho pensato che se vuoi diventare un guerriero, potrebbe esserti utile un piccolo aiuto magico -
- Grazie - sorrise prendendo i guanti e infilandoseli subito - sono comodissimi -
- Bene - disse improvvisamente Linna vedendo il resto del gruppo uscire dalla caverna - che ne dite di tornare a Flatline! -
- D’accordo - annuì Obert rimettendosi in piedi - pensi di farcela a camminare! -
- Si - mormorò la mezzelfa dai capelli celestini rimettendosi lentamente in piedi, si sentiva ancora stanca e priva di forze ma sarebbe riuscita a camminare.
- La tua spada novellino - brontolò bruscamente Arethis passando la spada di vetro a Obert. Nella fretta di andare a vedere come stava Deadlight l’aveva buttata a terra lasciandola poi nella grotta - Linna, ricorda al tuo allievo che non deve mai lasciare la sua arma per nessun motivo -
- Si - mormorò osservando di sottecchi Obert. Quando sarebbero stati da soli l’avrebbe ripreso per bene per quella dimenticanza.
- Hai ragione - abbassò la testa prendendo la spada e rimettendola nel fodero - non accadrà più -
- Allievo! - sussultò invece Deadlight - Mia sorella è il guerriero con cui ha passato la notte! - era estremamente intelligente ed intuitiva.
- Non essere gelosa sorellina - sorrise guardandola - e poi tu non sei una sacra vergine di Lithis? Non dovresti pensare a queste cose -
- Quali cose! - mormorò arrossendo di colpo.
- Andiamo ragazzi - pose fine a tutto Olsen – torniamo a casa, Deadlight deve riposare –

Copyright © 2006 suinogiallo

____________________________________________________
Quattro Chiacchiere Con L'Autore

Eccoci di nuovo insieme.
Subito grazie, a chi mi ha letto e a chi mi ha lasciato un commento (che è sempre ben gradito).
Un grazie particolare a Hellspawn.
Qualche piccola notizia su questo capitolo.
Come già detto, Hyarbor's Chronicles deve molto all'universo fantasy già noto a tutti quelli che conoscono le avventure di Conan il barbaro e Dungeons & Dragons, tuttavia, ci sono anche altre fonti di ispirazione che ho sfruttato per questa storia.
Tra queste c'è The Elder Scroll III - Morrowind, videogioco della Bethesda di fronte al quale questa storia è nata.
Il vetro, come materiale per le armature e le armi viene proprio da questo gioco. Si tratta di un minerale verde che sembra proprio vetro e che ha una durezza impressionante.
Forse potevo anche cambiarlo quando ho iniziato la revisione di questa storia, e mi sono anche soffermato a pensare con cosa, ma alla fine, lo ammetto, ho preferito lasciare questa parte cosi come è, con il vetro.
Con questo, per adesso è tutto, spero vi siate divertiti a leggere questa storia almeno quanto io mi sono divertito a scriverla (e a revisionarla) e vi do appuntamento alla prossima volta.

Suinogiallo
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: suinogiallo