As
you lose all control
To
this slip of a youth
I
see fire in his eyes
I
see ice in his smile
Come
perdi il controllo
Per
l'avvicinarsi del giovane
Vedo
il fuoco nei suoi occhi
Vedo
il ghiaccio nel suo sorriso
(New
Faces, The Rolling Stones)
Sparta, 12 Settembre
2011
Brian
George parcheggiò il motorino fuori da scuola, scese con un
salto e si strinse al petto il libro di filosofia, dal quale spuntava
la foto stropicciata d'una ragazzina bionda e spettinata.
Sorrise
lievemente, si scompigliò un poco i capelli e fece per
togliersi gli occhiali.
Da
vista,
naturalmente.
-Fossi
in te non lo farei, Gee- lo rimbeccò Theodorakis Dounas,
fulminandolo con lo sguardo.
-Poi
vai a sbattere contro le primine, quelle ti chiedono il numero e tu
sei costretto a confessare che il tuo telefonino ce l'ha in ostaggio
Talia. Talia, tua
nonna,
non so se mi spiego-
-Oh,
Theo, se continui con 'sti termini lo capiscono tutti, che siam stati
noi a rapinare...-
-La
Banca Centrale-
Theodorakis,
da sempre poco simpatizzante con i soprannomi, strinse i denti,
guardandosi intorno circospetto.
-Veramente
era un'antica libreria, ed era straordinaria. Io in banca mi
annoio...-
-Ed
è questo,
quello che davvero
non bisogna far sapere-
Poi
indicò la ragazza della foto, sorridendo sarcastico.
-Almeno
il suo nome te lo ricordi?-
-Vuoi
un pugno in un occhio, Theo? Io Natal'ja
la sposerò-
-Hai
quindici anni, Gee-
-Tu
ne hai ventuno e sei nella mia classe, potrei anche avere qualcosa da
ridire sulla tua baldanza, eh-
-Parla
quello che studia solo greco e filosofia e muore per una siberiana.
Una siberiana che ti scrive i messaggi in cirillico e che hai
registrato in rubrica sotto il nome di Stárlet-
George
sbuffò, zittendo l'amico con una gomitata.
Scosse
lentamente la testa, voltandosi, ma intercettò lo sguardo di
una studentessa particolarmente carina e si affrettò a
distogliere gli occhi, confuso.
-Quella
che ha da guardare?-
-Oh,
non me lo chiedere. Non hai nemmeno la metà del mio fascino,
tu!-
-Ma
perlomeno non ho l'età di suo
nonno-
-Lascialo
perdere, Anthea. Non sei siberiana!- gridò il biondo
ventunenne alla ragazza, che arrossì un poco, fingendo di
essere particolarmente interessata ai gradini dell'edificio.
Era
bello, Gee.
Una
sorta di teppistello arcimiope e talvolta un po' perso, il fumatore
più incallito della scuola, ladruncolo di libri e di cuori,
sempre pronto a cercare una manciata di spiccioli nelle tasche del
prossimo e un sorriso spolverato sul volto d'una ragazza che tanto,
era sottinteso, non sarebbe mai stata come la sua zingarella
siberiana.
Un
po' meno sottinteso sia per la fanciulla in questione che per la
biondina slava, ma era pur sempre un dettaglio.
Natal'ja...
Gli voleva bene, lei.
Da
morire.
Ed
era lontana, tanto, ma al suddetto delinquentello greco non importava
niente.
Nemmeno
del suo avergli scarabocchiato l'adorata Iliade
in cirillico, né dell'avergli messo sull'ipod gli adorabili
assoli
di Nikolaj, il chitarrista polacco del secolo, nonché suo
cugino.
Aveva
una fama un po' epica un po' da pericolo pubblico, Gee, sempre in
giro col suo motorino per le vie antiche di Sparta, sigarette spente
nel libro di filosofia, sempre bello un po' più del lecito,
che a volte le giustificazioni per le assenze se le faceva firmare
direttamente dal carceriere.
Lo
sapevano tutti, che tra le panchine dei Giardini e la galera ormai
non faceva più differenza, ma non si scomponeva, questo mai.
S'era
scomposto quando l'avevano pseudo - arrestato per un bacio sulla
guancia dato alla biondissima sorella di Theodorakis, Dimokratìa
Hélèna Dounas, a sua detta "la straordinaria Tìa",
non per altro.
Sospiravano
un poco, le ragazze della sua classe, quando capitava loro di
scorgere, tra le varie scartoffie di Gee, la foto del loro pseudo -
eroe e delle sue due ragazze bionde, Tìa e Al'ja, che Brian
George Gibson lo conoscevan davvero.
Era
di Liverpool, il padre di Gee, ma lui era forse il più fiero
Spartano della città, anche se la loro verde Spárti non
era più quella d'un tempo, anche se la Grecia non era più
il Paese dei grandi eroi.
Geórgos
Zemekis, scriveva lui sui quaderni, firmandosi col cognome di sua
madre e di suo nonno, ma tutti lo chiamavano Gee.
Gee,
il ragazzino un po' sognante un po' sognato, che Theodorakis Dounas
aveva fermato appena in tempo dal distruggere per
l'ennesima volta i
suoi odiati occhiali da vista, stava per ricominciare la scuola.
Note
Stárlet (greco): Stellina.
Ali
in gabbia, occhi selvaggi: Notre Dame de Paris, Riccardo Cocciante.
Dunque...
E'
inquietante, per la verità, la nascita di questa storia.
E'
la trasposizione al duemila di Sic Volvere Parcas, il mio pseudo -
romanzo storico - romantico ambientato nella prima metà
dell'Ottocento, Ali in gabbia, occhi selvaggi.
Ed è
il regalo di compleanno -28 Novembre, giusto per non fare date- per
quella testa matta di Ceci, la mia pseudo - migliore amica bacata,
che se lo merita, anche se è difficile crederci. ;)
La
potete seguire anche senza aver letto Sic, assolutamente.
La
si può definire una storia a sé, una bella avventura,
se non altro, per la sottoscritta che si deve ancora capacitare che
la Rivoluzione Decabrista e la Guerra d'Indipendenza Greca non
ci saranno, ma questo è un
dettaglio.
E'
una storia dei giorni nostri, questa, anche se i protagonisti son pur
sempre i soliti decerebrati, con le loro innumerevoli assurdità
e tenerezze, bande e promesse, ribellioni e batticuori, vizi e
sorrisi.
I
primi capitoli sono pronti, prontissimi, e i prossimi me li faran
scrivere Ceci e questi decerebrati qui, contateci!
Qualsiasi
eventuale riferimento sarà opportunamente spiegato, e vi basti
sapere che qui abbiamo un brigante greco e una fiammiferia siberiana
da “convertire al Duemila”. ;)
Spero
che vi piaccia, comunque!
Son
curiosa di sentir le vostre opinioni, io. ;)
A
presto!
Marty
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