cap 19
Buongiorno!
no, non è un'illusione, sono proprio io =)
Ecco il nuovo capitolo...beh, che dire? Capitolo super natalizio...
BUONA LETTURA!
CAPITOLO 19 – NATALE
Erano passati alcuni giorni dal loro arrivo e, come previsto,
aveva nevicato abbastanza da bloccarli lì, da soli ed isolati.
Isabella non si era ancora abituata a svegliarsi in quella baita di
montagna, era così diversa dal suo caotico appartamento
newyorkese. Lì il silenzio faceva quasi rumore. Niente di
più distante dalla Grande Mela, dove il frastuono era un
sottofondo così costante che quasi non ci si badava più.
Anche se la vita aveva ritmi diversi, la ragazza non volle rinunciare
alla sue abitudini e, come ogni mattina al sorgere del sole,
scese diretta in cucina per la colazione. Come passare il resto
della giornata era, invece, un bel grattacapo. Di solito imboccava
l’entrata della metropolitana e andava in ufficio a lavorare e
litigare con il suo capo.
Mentre lì...lì poteva permettersi di evitare con
accuratezza Edward e si rifugiava nella sua stanza, a leggere uno dei
libri trovati nel piccolo studio, ben attrezzato anche se in una casa
di montagna. L’importante era distrarsi e cercare di non pensare.
Non erano forse lì anche per quello?
Quel giorno il sole aveva fatto capolino tra le coltri di nubi che
offuscavano il cielo dal giorno del loro arrivo e lei ne
approfittò. Ignorò la presenza dell’altro abitante
della baita e trascorse la maggior parte del suo tempo
all’esterno.
Poco distante dalla casa c’era un piccolo ponticello coperto che
consentiva di attraversare il fiumiciattolo ghiacciato. Si spinse
ad esplorare il boschetto dall’altro lato del torrente,
passeggiando nel bosco innevato, fino a giungere oltre la collinetta.
Non aveva mai notato quanto la casa fosse in alto. Da quel punto
poté osservare la vallata sottostante e il paesino che avevano
attraversato prima di arrivare alla baita, era un insieme piccolissimo
di tetti dalle tegole rosse che spuntava oltre la coltre di neve.
Rimase a contemplare il paesaggio finchè il freddo intenso non
la costrinse a trovare riparo al caldo del fuoco. Tornando si
divertì a far scricchiolare gli scarponcini sulla neve
imprimendo con forza le orme nel terreno, come aveva fatto tante volte
quando era piccola.
Aprì la porta della casa e il profumo di legna bruciata e di
calore era mischiato a quello di cibo e spezie. Si addentrò nel
soggiorno, curiosa di sapere che stesse succedendo. Trovò Edward
indaffarato in cucina.
“Oh Isabella.” la salutò allegro mentre provava con
un cucchiaio il sugo rosso. “devi provarlo, fa resuscitare anche
i morti. È una ricetta italiana.” Parlava con entusiasmo
del suo sugo, come un bambino che parla del suo gioco nuovo. Isabella
scosse il capo, declinando l’offerta di assaggio. “poco
male, lo proverai stasera.”
“Stasera?” domandò lei perplessa.
“ma certo!”
“se lo dice lei...” Isabella uscì dalla cucina
ancora più perplessa. Che succedeva quella sera? Ma soprattutto
da quando E. Cullen sapeva cucinare e cercava di essere simpatico?
Oh, si. Isabella aveva notato e sotto sotto apprezzato il cambiamento
del suo capo. Da stronzo inumano dedito solo ai soldi e al guadagno a
ragazzo simpatico e sensibile. Era vero che cercava di evitarlo il
più possibile, ma quando era inevitabile, non trovava
così odioso farci due chiacchiere.
Ma aveva il bisogno di restare la maggior parte del tempo da sola,
chiusa nella sua bolla in cui il mondo esterno non poteva entrare. Si,
ancora un po’ da sola...
Trascorse il resto della giornata chiusa nella sua stanza a leggere.
***
“Isabella?” le ombre della sera era già calate
quando sentì bussare alla sua porta. Edward chiedeva gentilmente
di entrare. “ti aspetto in salotto, quando sei pronta...”
La ragazza incuriosita dalla voce tra l’imbarazzato e
l’eccitato del suo capo, scattò sul letto e, dopo una
veloce sistemata agli abiti sgualciti per essere stata sdraiata, si
dirette al piano inferiore.
La luce del camino illuminava debolmente la stanza. Edward stava
accendendo alcune candele qua e là, eppure a lei non sembrava
che fosse saltata la corrente. Con passo incerto fece gli ultimi
gradini.
Quando Edward la vide arrivare le sorrise. “buon Natale.”
Natale? era già il venticinque dicembre e lei non se ne era
accorta? Si diede della stupida. Aveva passato quei giorni a
dimenticarsi del mondo esterno e ci era riuscita, se non ricordava
nemmeno che era un giorno di festa.
“o meglio, buona Vigilia.” Edward sorrise ancora e la
invitò a sedersi al tavolino basso, accanto al fuoco, che aveva
approntato. Sopra era stato apparecchiato per due con estrema cura. Due
candele facevano brillare i calici di cristallo e le posate
d’argento. I piatti erano in fine porcellana. Quella casa, anche
se disabitata per la maggior parte dell’anno era attrezzata per
ogni evenienza con un servizio di prim’ordine.
Attorno al tavolino erano disposti dei cuscini. Avrebbero mangiato seduti su di essi, in tipico stile giapponese.
Edward versò, da vero gentiluomo, del vino bianco molto fresco alla ragazza e le passò il bicchiere.
“direi di fare un brindisi per iniziare.”
“A cosa, signor Cullen? Siamo in mezzo al nulla, ho litigato con
l’unico mio famigliare e, senza offesa, non mi sarei mai
aspettato di festeggiare il Natale con lei.”
“Isabella...hai sempre mostrato un carattere forte e ti ammiro
sinceramente perché la tua non è solo una facciata. Sei
davvero una ragazza piena di qualità e con una volontà di
ferro. A questo dovresti brindare.” Edward la fissava serio, il
calice levato verso di lei. “dovresti brindare perché
anche se è un periodo difficile, io sono qui con te.”
concluse sdrammatizzando e riuscendo a strappare a Isabella un sorriso.
“l’importante è non essere soli, giusto?”
La ragazza annuì, prese un sorso di vino e sedette. Il tepore
del fuoco le arrivava in faccia ma anche al cuore. La situazione era di
quelle più strane in assoluto, eppure sentiva che la fiammella
che guizzava nel camino stava entrando anche nella sua anima. Edward
scomparve oltre la porta della cucina per tornare poi con un vassoio di
tartine e altri stuzzichini, ideali da gustare con il vino fresco e
frizzante.
“siamo bloccati qua eppure c’è tutto
questo...” mormorò Isabella sbalordita per poi puntare il
suo sguardo in quello di Edward. “come ci è
riuscito?”
“ho i miei assi nella manica.” Ridacchiò. “ho
comprato tutto quando mi mandasti a fare la spesa.” Lei rimase
davvero impressionata per l’efficienza del suo capo e per la
perfetta organizzazione. Ne era stupita...a New York lui non sapeva
ordinarsi nemmeno la colazione da solo! “ma Isabella.”
disse serio, posando il bicchiere. “tu non lo dire a
nessuno.” Concluse con un sorriso.
Chiacchierarono mangiando un po’ delle tartine. Isabella presto
ne diventò golosissima, ma non voleva esagerare o si sarebbe
rovinata l’appetito. Se quello era l’antipasto
chissà cosa le avrebbero riservato le doti culinarie di E.
Cullen.
“sa cucinare davvero in modo magnifico.” Si
complimentò, addentando un ennesimo volauvent ripieno di una
delicata crema al salmone.
“quando mi darai per più di dieci minuti del tu,
Isabella?” lei per poco non si strozzò, aveva già
dimenticato la richiesta del suo capo di chiamarlo con il nome di
battesimo.
“hai ragione...ma vorrei che mi chiamassi Bella, allora.”
“affare fatto.” Le tese la mano che lei prontamente
afferrò, stringendola e sorridendo. si, il suo capo non era per
nulla male e di sicuro era qualcosa di molto vicino ad un amico.
Trascorsero la cena ridendo e con i calici sempre pieni e tintinnanti.
Era una cena di Vigilia molto particolare ed intima. Loro due, le
candele, il buon cibo in uno chalet di montagna. Tutto faceva pensare a
una situazione romantica, ma nessuno dei due la vedeva così.
Stavano scoprendo lati di loro stessi e dell’altro che non
conoscevano. Si scoprirono propensi a chiacchierare in
tranquillità, ad aprirsi e a raccontare episodi del loro passato
recente e della loro infanzia.
Così Isabella si ritrovò completamente rapita
nell’ascolto delle scorribande e delle continue scommesse tra
Edward e sua sorella Alice, mentre Edward scoprì una
Isabella in miniatura che si era fatta largo nel piccolo paesino dove
viveva a suon di spallate e di lotte con i ragazzi più grandi di
lei. Dotata di un gran senso di giustizia, prendeva a pungi i compagni
che rubavano le merende ai più deboli della scuola. Quante volte
si era ritrovata in presidenza perché i compagni erano in
infermeria!
Isabella ad un tratto lo pregò di aspettarla un attimo, si
alzò e corse su per le scale. Ne discese quasi subito, con un
foglietto in mano.
“devo confessarti una cosa, Edward.” gli porse il foglietto
ripiegato tantissime volte che aveva dimenticato nello zaino da quella
volta alla spa. “è...risale alla gita al poligono della
spa.”
Edward lo prese e lo disfece. Lo stomaco traforato sorrideva sulla
sagoma di carta. Al contrario delle aspettative di Bella, lui non ne
rimase troppo sorpreso.
“sapevo che avevi barato, anche se non mi riesco a spiegare il perché.”
Lei fece un sorriso triste e iniziò a spiegare. “avevo
promesso a mio padre che non avrei mai più sparato, che non
avrei più tenuto in mano una pistola, perché troppo
pericoloso o puoi fare male a te stessa o a qualcuno. Lui anche senza
una pistola mi ha fatto del male.”
Edward le prese la mano fredda tra le sue e la condusse al divano.
Sparì anche lui per poco tempo dietro la porta della cucina.
Quando tornò aveva tra le mani due tazze di cioccolata fumante.
Quello era il perfetto dolce a conclusione di una così atipica
cena di Natale. Nel mentre Isabella si era semi sdraiata tra i cuscini
del divano, la schiena appoggiata al bracciolo.
“i padri agiscono pensando che quello che fanno sia il meglio per noi.” le disse lui saggiamente.
“quando mi hai messo in mano la pistola, ho risentito la sua voce
che mi chiedeva, anzi mi implorava di non sparare. Ma poi quando sei
uscito il mio orgoglio ha chiesto vendetta.” Isabella concluse la
confessione guardando nella tazza il liquido denso e profumato che
stava formando una patina in superficie.
“quindi è il mio turno per confessare.” Prese la
parola Edward, sistemandosi comodamente i cuscini sotto la schiena.
“ho sempre avuto la passione per la cucina.” Le rise e lo
guardò male, come a dire e ora che c’entra questo?
“ammiro così tanto mio padre e quello che è che ho
deciso di lasciare che la cucina fosse una passione invece che una
professione e di seguire le sue orme. Credo che in quel momento
Carlisle sia stato orgoglioso di me.”
“e oggi è la Vigilia e nessuno dei due parla con la
propria famiglia. abbiamo guadagnato tanto a dare ascolto a
loro.” Commentò amaramente Bella.
“io invece sono felice. Ho dimostrato che posso essere uno Squalo
della finanza, posso ritenermi soddisfatto e diventare un cuoco.”
“non offenderti Edward, come cuoco sei bravo, ma sei meglio come
capo.” Lo prese in giro lei, ma non trovò la reazione che
si aspettava. “Edward, va tutto bene?”
“anche volendo non posso tornare alla Guns ‘n Cullen. Mio padre mi ha licenziato.”
“cosa? Licenziato? Ma non può!”
“oh si che può Bella, lui è il capo dei capi.”
“e il mio lavoro?” non voleva sembrare insensibile, ma fu
la prima cosa che le venne in mente. Riflettendoci bene, avrebbe voluto
davvero tornare a lavorare alla Guns ‘n Cullen senza Edward?
“per quello non c’è problema, tu sei la figlia del
suo amico Charlie e un posto te lo trova di certo.” Edward
rispose alla domanda che frullava nella testa della ragazza prima che
lei la esprimesse. “quando te ne sei andata, hanno voluto sapere
subito il tuo indirizzo, ma mi sono rifiutato di darglielo. Inoltre
volevo delle spiegazioni ma non erano disposti a darmele. Più
insistevo, più mio padre si arrabbiava e così mi ha
minacciato che o collaboravo e stavo zitto per più di dieci
minuti o potevo anche sgomberare la scrivania. E così ho
fatto.”
“mi dispiace Edward.” mormorò mesta Isabella. Non si
sarebbe mai aspettata una tale prova di lealtà d parte sua. Era
lei stessa quella in errore: sempre così sulla difensiva non
riusciva ad ammettere che persone gentili e generose come Edward
potessero esistere. Dava infatti per scontato che prima o poi le
persone le avrebbero giocato qualche brutto scherzo. “ti ho messo
nei guai.”
“a me non dispiace.” Le sorrise e posò una mano sui
suoi piedi freddi nonostante il calore del camino e dei calzettoni di
lana pesante. “troverò qualcos’altro da fare. o
posso sempre vivere di rendita...”
Rimasero qualche minuto in silenzio, guardandosi negli occhi, illuminati dal riverbero del fuoco.
“ho una cosa per te.” disse Edward. “volevo dartela
prima della vacanze, ma la situazione c’è sfuggita un
po’ di meno, così l’ho portata con me e posso
dartela. Ormai è mezzanotte.” A conferma della sua parole
il pendolo fece sentire i suoi dodici rintocchi. Isabella tese la mano
per afferrare il pacchetto rettangolare e voluminoso, curiosa di sapere
cosa contenesse ma anche imbarazzata per non aver pensato a un regalo
per Edward.
“io...io non ti ho fatto nulla.” Disse ma a lui non
importava. Gli bastava che lei fosse lì perché era un
regalo prezioso. Come era prezioso quello che sentiva nascere dentro di
lui. Con nessun altro avrebbe mai ammesso che suo padre lo credeva
inadatto al suo ruolo o avrebbe confessato tutte le sconfitte subite da
Alice.
Edward fece un gesto con la mano per dire di scartare il regalo senza
indugi. Isabella si dedicò all’apertura del pacchetto con
scrupolosità. Le dispiaceva rovinare la carta rossa e natalizia,
per cui faceva attenzione a staccare lo scotch con molta cura.
“puoi anche rompere la carta.” Le suggerì lui.
Uomini. Pensò Isabella
scuotendo la testa. Un uomo avrebbe distrutto la carta, mentre una
donna sapeva apprezzare anche come il dono veniva presentato. Dalla
carta emerse una coperta patchwork rossa e bianca. La fece scorrere tra
le mani, sentendone la morbidezza e il calore.
“perché?”
“mi stai domandando il motivo del regalo? oh, beh...quando sono
stato a casa tua, ho pensato che mancasse del colore. Ho chiamato Alice
mi ha fatto da consulente a distanza. Mi ha mandato nel negozio giusto
ed è rimasta al telefono mentre sceglievo. Ah, ovviamente ha
voluto avere una foto in diretta di ogni modello che esaminavo.”
“grazie. Davvero, è bellissima.”
“sono contento che ti piaccia.”
Parlarono ancora un po’, il fuoco che moriva piano piano nel camino ma che diffondeva ancora il suo calore nella stanza.
Edward a un certo punto si accorse di star parlando da solo, Isabella
si era addormentata. Decise di non rischiare di svegliarla, portandola
nel suo letto, ma la coprì solo con la sua nuova coperta in
patchwork e le diede un bacio in fronte.
Buonanotte Bella...dormi bene, per i problemi c’è tempo domani.
Dopo un ultimo sguardo alla ragazza, salì con passo stanco verso la sua stanza.
p.s. dell'autrice: scusarsi per il
ritardo mi sembra il minimo. Purtroppo oltre agli impegni, questo
capitolo mi ha fatto penare e non poco. Questi due sono a un punto di
svolta e volevo renderlo al meglio. spero di esserci riuscita. fatemi
sapere che ne pensate!! =)
grazie a tutti per la pazienza!!
a presto!!! ciao =)
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