Cap41
41.
Il successore
Prompt: 010. Anni
Periodo: giugno 1945
Narratore: Albus
Silente
Rating: Giallo
Genere: Generale
Personaggi: Albus
Silente, Altro Personaggio
Sembrava tutto
finito.
O almeno, mi ero
illuso che lo fosse. Prima di accorgermi che ero nella Stanza delle
Cerimonie del Ministero della Magia, circondato da centinaia di persone
importanti, sotto i riflettori, al centro dell’attenzione
generale.
- Per tutti
questi motivi, consegniamo a Albus Percival Wulfric Brian Silente
questo premio decisamente meritato… l’Ordine di
Merlino, Prima Classe! –
Uno scrosciare
di applausi decise di abbattersi all’improvviso sulla mia
testa, mi guardai attorno disorientato, Griselda mi diede una leggera
gomitata.
- Albus, devi
alzarti in piedi! – mi bisbigliò divertita,
indicandomi di nascosto il palco su cui stava l’attuale
Ministro della Magia.
Mi affrettai ad
obbedire, dipinsi sulle mie labbra un sorriso di circostanza, presi con
delicatezza la pergamena dalle mani dell’uomo, accolsi con
finta euforia le acclamazioni del pubblico, tornai con aria vacua al
mio posto e vi restai fino alla fine della cerimonia.
- Albus, ti
senti bene? –
Mi sentivo bene,
certo. Come una persona che ha spedito in carcere la metà
della sua anima.
Come un
innamorato che ha sacrificato il suo cuore per la patria.
Come lo stupido
Albus Silente che accarezzava la pergamena con le dita umide di
Acquaviola, fregandosene del fatto che tutti i presenti avrebbero
venduto la bacchetta per avere qualcosa di simile sulla bacheca della loro
casa.
- Certo,
Griselda, certo… -
Ma anche solo
pronunciare il nome della mia amica mi provocava una forte fitta allo
stomaco.
Griselda
iniziava con la stessa lettera di Gellert.
Lo stesso
Gellert che giaceva a Nurmengard, spedito nell’oblio e
condannato al nulla dalla mia fedeltà alla gente, dalla mia
slealtà verso me stesso.
Quando quella
sera tornai ad Hogwarts, nel mio ufficio, mi lasciai cadere stancamente
sulla sedia che non vedevo da giorni. Sentii qualcosa di strano sotto
il mio sedere, mi rialzai estraendo dai bassifondi una scatola dipinta
in colori sgargianti ormai schiacciata sotto il mio non più
indifferente peso.
Un bigliettino
scritto in eleganti caratteri dalla perfezione disumana recava le
seguenti parole:
“Egregio
Signor Silente, come dedica alla Sua importantissima vittoria contro il
Mago Oscuro Grindelwald e come celebrazione del ricevimento
dell’Ordine di Merlino, la Ditta Mielandia & Co. Le
manda questa confezione di Cioccorane contenenti la figurina
rappresentante la Sua importante persona, sperando che Le sia gradita.
In attesa di
istruzioni al riguardo e di un Suo permesso per l’eventuale
divulgazione del prodotto,
Le porgo i miei
migliori saluti.
Candice Lollels,
Responsabile Capo Mielandia”
Un sorriso
incurvò leggermente le mie labbra. Ero riuscito a farmi
mettere su una figurina delle Cioccorane?
Ce
n’era da essere senza dubbio più che orgogliosi,
avrei potuto passare il giorno seguente a vantarmene con Armando.
Se avessi voluto
essere sincero con me stesso, la più grande soddisfazione di
quegli ultimi giorni – se non degli ultimi anni –
consisteva semplicemente in quel breve bigliettino speditomi da
Mielandia.
Scartai uno dei
pacchettini disposti ordinatamente nella scatola, osservai la
Cioccorana balzellare timidamente sul palmo della mia mano prima di
assaporare il celestiale aroma del cioccolato al latte.
Chiusi gli occhi
per godermi ogni singolo attimo di quel paradiso dei sensi, tornando
per un attimo ai dolci momenti in cui bastava uno di quegli strani
animaletti corredati di figurina per illuminarmi l’intera
giornata.
Pensai a quello
che succedeva regolarmente, negli anni prima dell’inizio
della nostra disgrazia, in quegli anni felici in cui ero solo un
bambino spensierato e i miei erano solo genitori felici.
Venni fulminato
dal ricordo in cui mi rifiutavo di mangiare il porridge, quello che mi
rendeva più orgoglioso di essere finalmente riuscito a fare
qualcosa di sensato nella mia vita – qualcosa che
corrispondeva ad essere il nuovo personaggio inserito nelle Cioccorane.
Il mio rifiuto
della colazione non era una scena insolita per mia madre, quando ero
piccolo, ma mi era rimasta particolarmente impressa nella mente la
frase che mi aveva detto il giorno in cui avevo trovato la mia prima
figurina di Dylis Derwent.
Il nostro
dialogo, sopra tutto il resto.
-
Lei è la Preside di Hogwarts, vero? Voglio diventare come
lei! …Credi che ce la farò, mamma, a diventare
Preside di Hogwarts? –
-
Certo che ce la farai, tesoro… tu sarai il migliore Preside
di Hogwarts mai esistito! Ti conosceranno in tutto il mondo e sarai
rispettato più del Ministro della Magia in persona!
–
Ero ancora
lì ad aspettare quel momento, a sperare che prima o poi la
piccola profezia di mia madre potesse aver modo di rivelarsi esatta.
Allo stesso
tempo sentivo dentro di me che senza Armando la scuola non sarebbe
stata più la stessa e che, in fondo, un uomo confuso e pazzo
come ero io non avrebbe fatto del bene alle giovani e influenzabili
teste che vagavano per quelle solide mura.
Temevo che prima
o poi, se avessi avuto davvero la possibilità di diventare
Preside, sarei ricaduto nella mia infinita sete di potere.
Eppure il
desiderio, anche dopo tutti quegli anni di assopimento, restava ardente
nel mio cuore.
Non avevo mai
sperato così tanto che Dippet decidesse di scrivere il mio
nome come suo successore sul testamento.
- Credo che gli
porterò una scatola di Cioccorane… - mormorai
scherzosamente tra me e me.
Ma ero
incredibilmente, inguaribilmente e dannatamente serio e intenzionato a
conquistarmi quel posto sulla pergamena accanto alle ultime
volontà del mio collega preferito.
|