Cap4
Everything fades to gray
4. Luci e scottature
- Albus
è stato colpito da una Maledizione detta
“Illustre” – iniziò a
spiegarmi Severus, evidentemente contrariato – Il nome deriva
dalla potenza che questa assume quando il soggetto colpito viene
esposto a qualsiasi tipo di luce, naturale e non. L’unico
tipo di illuminazione che non porta problemi consiste in quello di una
sfera che tiene racchiusa in sé la scaglia iridescente di un
Drago Vinaceo della Provenza… ma questo non credo che abbia
molto a che fare con quello che tu desideri sapere. Dicevo, la
Maledizione può essere curata ma il metodo di riabilitazione
è piuttosto rischioso e alquanto impreciso.
Inoltre… –
- Arriva al
punto – lo interruppi ansiosa, conscia del fatto che si
stesse dilungando solo per annoiarmi e costringermi a pregarlo di
smetterla di tediarmi con spiegazioni inutili.
- Ci sto
arrivando – replicò lui con tono acido –
se non hai pazienza, allora significa che non ti sta poi
così a cuore sapere i miei motivi –
Touché.
Tacqui pacificamente, continuando a fissarlo con insistenza.
- Inoltre, chi
si offrisse per iniziare la riabilitazione si troverebbe sulle spalle
un peso non indifferente – continuò Severus, come
se non lo avessi mai interrotto – Dato che un solo errore,
anche minimo, porterebbe il Maledetto alla morte istantanea e alla
conseguente perdita dell’anima –
- In cosa
consiste il metodo di riabilitazione? Incantesimi antichi, medicine,
terapie specifiche? –
- Pozioni
– replicò lui brevemente con amarezza.
In quel momento
capii la sua riluttanza nel voler tentare la sorte. Sapeva che se ci
fosse stato qualcuno capace di potersi caricare della
responsabilità della preparazione di una pozione
difficoltosa, quello sarebbe stato lui e nessun altro.
Sapeva che se io
l’avessi saputo, gli avrei chiesto di farmi quel grande
favore.
Lui sapeva,
perché mi conosceva troppo bene.
-
Severus… - mormorai con tono colpevole, cercando di non
metterlo sotto pressione - …sai che io mi fido di te, vero?
–
- Non ho alcuna
intenzione di mettere in gioco l’anima di Albus –
disse lui con tono incolore, guardando dritto davanti a sé.
- Severus, tu
sei l’unico che può farlo… -
- Questo non
è vero. Chiunque sia diplomato ad una scuola di Magia
può tentare la sorte –
Gli lanciai
un’occhiata scandalizzata, mentre la rabbia cresceva nel mio
corpo per colpa del suo secco rifiuto.
- Non si tratta
di tentare la sorte, ma di salvare una vita! – gli ricordai a
denti stretti, profondamente irritata dal fatto che stesse cercando
delle scuse.
- Non sono
disposto ad accollarmi il peso di un mio eventuale errore –
- Ma tu non
sbaglierai, Severus! – urlai d’istinto, battendo un
piede per terra.
- Come fai ad
esserne certa? La Cooman ti ha detto anche questo, oltre alla sciocca
profezia dell’uomo della tua vita? –
Mi portai la
mano al petto, come se mi avesse lanciato un pugnale tra una costola e
l’altra.
Non mi aspettavo
che potesse essere così stronzo con me.
- Severus, tu me
lo devi. Sai che me lo devi – sputai con tono aggressivo,
ancorandomi a tutto quello che potevo nel tentativo di convincerlo.
Mi
squadrò con gli occhi stretti a fessura, sibilò
le sue parole con una sorta di irritazione.
- E
perché dovrei essere in debito con te, di grazia? –
-
Perché tu mi ami – replicai semplicemente,
gettando alle ortiche tutta la modestia e la prudenza.
La mia baldanza
si spense però davanti al suo sorriso amaro, facendomi
capire che non era come pensavo io. Qualcosa era cambiato.
- Allora temo di
non doverti niente, Lauren Silente – mi informò
lui con uno strano brillio negli occhi – perché io
mi sono ufficialmente fidanzato due anni fa. E, come ben saprai, la mia
compagna non sei tu. –
***
Avevo bisogno di
respirare, di prendere dell’aria fresca, non volevo restare
nella Sala Grande per il pranzo.
Era tutto
così soffocante, così indiscreto, così
poco familiare.
Ero seduta tra
Minerva e Remus, fissata dagli alunni presenti che immaginavo si
stessero chiedendo chi fosse la donna depressa spuntata dal nulla, e
fissavo a mia volta i due piccioncini al centro del tavolo dei
professori.
Mi sporgevo
verso sinistra per prendere un pezzo di pane, del formaggio, la caraffa
del succo di zucca, solo per poter vedere l’immagine di
Pamela Creamy affiancata con aria deliziata a Severus.
Solo per potermi
fare del male.
Perché,
in fondo, sapevo da tempo di essere masochista.
- Non mangi,
Lauren? –
Sobbalzai
d’istinto nel sentire la domanda di Remus, feci cadere la
forchetta a terra attirando ulteriormente l’attenzione.
- Io…
no, non ho molta fame… - balbettai lentamente, chiedendomi
cosa mi avesse spinta a tornare in Inghilterra.
Ah, giusto, i
licenziamenti ingiustificati.
Peccato che
preferissi essere licenziata venticinquemila volte piuttosto che vedere
Severus in atteggiamenti affettuosi con quella donna.
Forse, se fosse
stata un’altra donna, avrei accettato la sua
felicità di buon grado.
Ma era quella
dannata Pamela Creamy, quella che avevo odiato a pelle senza nemmeno
sapere che fosse legata in quel modo a Piton.
-
Minerva… - sussurrai a fatica, sentendo un groppo stringermi
la gola - …credi che io possa uscire per qualche minuto?
–
- Ma certo,
Lauren, certo! – rispose lei con sollecitudine, aggrottando
la fronte con aria preoccupata – Non stai bene? Possiamo
chiedere a Madama Chips di… -
- No, no,
è solo un po’ di… malinconia, niente di
che… -
Mi alzai
rapidamente in piedi, sentii Hermione sussurrare qualcosa a Neville sul
fatto che dovevo essere rimasta davvero scossa dalla condizione di mio
nonno, avvertii gli occhi di Severus seguirmi fino all’uscita
dalla Sala Grande, corsi fuori nel giardino senza curarmi dei borbottii
curiosi degli studenti.
Corsi ancora,
fino a quando non mi sentii abbastanza lontana da tutto e da tutto,
corsi per stancarmi e lasciare che la mia mente si annebbiasse a dovere.
Era tutto
così ingiusto.
Stavo per
perdere mio nonno, mi era stato rubato Severus, e avevo tranciato di
netto i contatti con gli unici amici che io avessi mai avuto.
Perché
nella mia vita niente riusciva ad andare mai bene? Perché,
nonostante fossero passati già quattro anni, sembrava che
tutto fosse rimasto esattamente come prima?
- Una merda,
vero? – disse con tono sarcastico una voce alle mie spalle,
facendomi sobbalzare di nuovo.
Scoprii con
sorpresa che si trattava di Draco, d'impeto scattai in piedi e lo
strinsi in un abbraccio.
Solo dopo
qualche secondo mi resi conto del mio gesto da sprovveduta, ma per
fortuna lui non mi respinse bruscamente come sarebbe stato logico fare.
-
Come… come hai fatto a sapere che ero qui? E cosa ci fai
qui? –
Mi sorrise
debolmente, passandosi una mano tra i capelli come di consueto. Quel
suo gesto fece incrinare gli argini della mia resistenza emotiva.
- Sono venuto a
riportarti la bacchetta che ti ho sottratto ieri sera, in
qualità di Capo del Dipartimento Auror – rispose
lui, sedendosi con movimenti fluidi sul prato verde – E
naturalmente a controllare lo stato d’animo della mia
migliore amica –
Un altro
colpetto di sentimentalismo e la diga delle mie lacrime avrebbe
straripato.
Rimasi sorpresa
davanti alla naturalezza con cui disse quelle parole e alla nonchalance
con cui si accomodò per terra, sulla riva del lago, senza
curarsi del fatto che indossasse un elegante completo bianco.
A differenza
sua, io temevo di sporcare con la fanghiglia uno dei pochi indumenti da
strega che mi restavano, così mi appoggiai con la schiena ad
un albero di fronte a lui.
- Allora,
Silentina bella, cosa mi racconti? – esordì lui,
sottolineando con una sorta di piacere il soprannome che mi attribuiva
ai tempi della scuola.
Gli sorrisi
debolmente, senza riuscire più a sostenere il suo sguardo
con semplicità.
- Ormai tu sai
tutto della mia vita noiosa, dopo l’interrogatorio di ieri
sera – risposi lentamente, cercando di non fargli capire che
avrei voluto raccontargli la mia ultima terribile scoperta
perché avevo bisogno del suo sostegno – Io non so
niente di te, invece… sposato con tre figli, scommetto!
–
La risata
palesemente divertita di Draco mi scaldò il cuore, facendomi
ricordare quanto mi sentissi bene in sua compagnia. Aggrottai le
sopracciglia con fare interrogativo.
- Beh, vuoi
sapere perché rido? Sono scapolo e non ho neanche un figlio!
– confessò lui divertito, allargando il sorriso
davanti alla mia sorpresa.
- Non ci credo
che nessuna voglia accasarsi con te – replicai con decisione,
certa che mi stesse prendendo in giro.
- Infatti
è il contrario, cara Silente – rispose lui,
appoggiando anche la schiena a terra senza smettere di guardarmi
– Sono io che non voglio trovare compagna! –
Sorrisi
spontaneamente nel vederlo così spensierato e semplice,
faticavo davvero a credere che quel giovane uomo fosse a capo del
Dipartimento Auror dell’Inghilterra.
- Magari
è anche colpa del tuo lavoro… -
- Certamente lo
è, ma a me va bene così –
confermò Draco con leggerezza, prima di sfoderare un ghigno
lussurioso – E poi in questo modo sono libero di tenere
aperto il mio letto alle avvenenti aspiranti Auror…
–
Scoppiai a
ridere davanti a quella ammissione di colpa, non dubitavo del fatto che
il mio migliore amico potesse approfittare della sua posizione potente
per spassarsela un po’.
- Come mai hai
deciso di diventare Auror? –
Il suo sguardo
si adombrò un po’ davanti alla mia domanda, lo
vidi ritirarsi seduto e abbracciare le ginocchia con aria pensierosa.
- Sapevo che me
l’avresti chiesto… - commentò lui con
tono leggermente infastidito.
- Lo sapevi?
–
- E’
la domanda che ti ronza in testa da ieri sera… - rispose
lui, come se quella potesse essere una giustificazione.
- E da quando
sai cosa penso? –
- Da sempre,
più o meno. Naturalmente ora lo so con certezza, dato che la
Legilimanzia è diventata indispensabile per ricoprire il mio
ruolo… -
Lo studiai per
qualche secondo, in un tentativo di capire se si stesse inventando
tutto o meno. Emise uno sbuffo indispettito, guardandomi con un
sopracciglio alzato.
- Dico la
verità, stai tranquilla! –
Arrossii per
l’imbarazzo di essere stata scoperta a dubitare di lui. Era
però comprensibile avere dei dubbi, dopo quattro anni di
lontananza.
- Quindi,
perché hai deciso di farlo? –
- Colpa o merito
di mio padre, la cosa è piuttosto soggettiva… -
spiegò lui, mentre si tirava in piedi - Dopo la morte di
Voldemort è tornato alla base dai suoi cari amici
Mangiamorte, è stato catturato durante una missione e
l’hanno deportato ad Azkaban. Gli Auror non facevano che
torturarlo in modo disumano da mattina a sera, senza motivo…
-
Draco
sospirò, come se ricordare quelle cose gli facesse un male
terribile.
- Io dopo i
M.A.G.O. ero stato assunto al Ministero come Responsabile degli Affari
Interni, in quel periodo continuavano ad esserci dei sospetti sulle
numerose morti di detenuti ad Azkaban. Ai tempi non sapevo che
torturassero i prigionieri, avevo mandato degli ispettori per
verificare la situazione, ma loro avevano detto che non c’era
niente di illegale… - fece una breve pausa, strinse le dita
della mano in un pugno - …l’ho scoperto con
certezza solo pochi mesi dopo la morte di Voldemort, quando mi hanno
proposto di diventare Capo del Dipartimento Auror. Per farla breve, ho
accettato questo compito solo perché penso che, se noi siamo
i buoni, non possiamo permetterci di trattare i detenuti come degli
animali. Se io sono il Capo, nessuno oserà mai
più fare una cosa simile. -
Lo guardai
colpita, ma anche leggermente confusa. Se Draco aveva saputo delle
torture dopo aver accettato il compito, cosa lo aveva spinto ad
accettarlo?
- La morte di
mia madre – rispose lui automaticamente, forse sentendo di
nuovo i miei pensieri – E' stato mio padre ad ucciderla,
volevo prenderlo e fargliela pagare. All'inizio avevo accettato per
quello, perché credevo che da Auror mi sarebbe stato
concesso di fare tutto quello che ritenevo necessario per la sua
cattura. –
Annuii
lentamente, sentendo una leggera stretta al cuore al pensiero della
scomparsa di Narcissa.
Forse quella era
una delle cose che intendeva Severus quando aveva parlato di
“disgrazie accadute dopo la mia partenza”.
- Naturalmente,
come ti ho già detto, fare l’Auror è
anche molto utile per soddisfare diversi desideri… -
ripeté lui con tono malizioso, ammiccando al mio indirizzo -
…ma per te, anche se non ci tieni ad un lavoro, potrei anche
fare un’eccezione! -
Distolsi lo
sguardo, incapace di formulare una risposta a mio parere valida. Ero
imbarazzata dalla mia scelta, ma non volevo mentirgli.
- Ehi, Lauren!
– disse lui, richiamandomi alla realtà –
Stavo scherzando, naturalmente! Sai che non ti toccherei neanche con un
fiore… -
Fece un passo
verso di me, sorridendomi con fare rassicurante. Strinsi le labbra,
sentivo che era in mio dovere dirgli una cosa che non avevo mai
confessato a nessuno prima di quel momento.
- Hai
un’amica suora, Draco… - mormorai a sguardo basso,
cercando di buttarla sul ridere.
Percepii la sua
sorpresa, ma non la dimostrò all’esterno. Sentii
la sua mano spostare una ciocca dal mio viso, presi abbastanza coraggio
da guardarlo negli occhi.
- Vuoi dirmi che
tu, alla venerabile età di ventidue anni, sei ancora una
pura rosellina bianca? – scherzò
lui, senza prendersi gioco di me, solo per sdrammatizzare.
Sapevo che non
aveva alcuna intenzione di ferirmi o mortificarmi, ma mi ritrovai a
sospirare.
- Sì
– confessai brevemente, sentendo il sangue affluire alle mie
guance – Ecco perché non sarei mai stata bene in
Serpeverde… -
- Avrai i tuoi
motivi, immagino – osservò lui, dimostrando un
tatto che credevo fosse proprio solo di Blaise – Non
c’è niente di male! –
- L’ho
fatto per Severus, sai? Ci eravamo baciati, la sera prima della mia
partenza, e credevo che, in virtù dell’affetto che
provavamo uno per l’altro, sarebbe stato carino da parte mia
non consumare con altri uomini se non lui. Anche se non pensavo
l’avrei mai rivisto… anche se non è
servito a niente… -
Draco
sembrò per un attimo a disagio, forse per il mio discorso
troppo intimo, forse per qualcosa a me sconosciuto.
- Parli della
Creamy, immagino – mormorò lui con tono
contrariato, accompagnando il tutto con uno sbuffo.
- Non piace
neanche a te? – chiesi subito, speranzosa di un assenso.
- Non molto
–
Gli sorrisi
apertamente, confortata dal fatto che non fossi l’unica a non
sopportare quella donna. Allungai una mano esitante verso il mio amico,
la appoggiai sulla sua spalla per stringerla con affetto.
- Non mi
perdonerò mai il fatto di averti lasciato, Draco…
non so come ho fatto questi quattro anni senza la tua amicizia, senza
il tuo appoggio… -
Lui non rispose,
attese con pazienza che io finissi il mio discorso senza interrompere.
- E’
stato un periodo terribile, come ho raccontato anche ieri sera. Mi sei
mancato da morire, e con te anche gli altri, e ringrazio Merlino che tu
mi abbia riaccolta come prima, sei davvero un grande amico. Se posso
fare qualcosa per farmi perdonare, qualsiasi
cosa, basta dirlo… -
Il suo ghigno
malefico fece capolino sul suo viso angelico, dando vita a un contrasto
impareggiabile.
Avevo forse
detto “qualunque cosa”? Dannata me sentimentale.
- Dovendo
recuperare il tempo perduto, io voglio che tu venga a casa mia per un
lungo periodo di tempo – rispose lui, calcando sulle parole
con un certo gusto – Molto lungo, più di quanto
pensi! Voglio recuperare i quattro anni perduti!–
Se voleva farla
sembrare una minaccia, ci era quasi riuscito. Era il brillio di
compassione nei suoi occhi che mi faceva capire che era solo una scusa
per allontanarmi dalla coppia Creamy/Piton.
- Come lei
desidera, signor Malfoy – disse con tono servizievole,
abbozzando una riverenza.
Draco
scoppiò a ridere, scuotendo la testa. Certe cose, per
fortuna, non cambiavano mai.
- Non credere
che sarà una vacanza, eh! – mi minacciò
scherzosamente lui, agitandomi contro la mia bacchetta.
- No, signor
Malfoy – ripetei con lo stesso tono di prima, accentuando la
profondità del mio inchino e la larghezza del mio sorriso.
- Ah, stolta
ragazza! – sentenziò allora, fingendo di essere
irritato – Non hai ancora idea di quello che ti
farò per vendicarmi del tuo abbandono! –
Lo guardai con
una sorta di espressione di sfida, scatenando uno scintillio pericoloso
nei suoi occhi.
- E cosa
vorrebbe farmi, signor Malfoy? – chiesi spavalda, con un tono
sdegnoso alla Bellatrix.
Draco
avanzò con decisione verso di me, sembrando
all’improvviso un pericoloso predatore che aveva avvistato
qualcosa di molto prelibato. Per un soffio evitai di rabbrividire
automaticamente dalla paura.
Era sciocco
temere qualcosa dal mio migliore amico, no?
- Cosa vorrei
farle, signorina Silente? – sibilò lui,
bloccandomi i polsi con le sue mani contro il tronco
dell’albero a cui ero appoggiata, facendo scivolare una della
sue gambe in mezzo alle mie per costringermi a divaricarle –
Cose peggiori di quanto lei possa immaginare… -
I battiti del
cuore accelerarono d’istinto, la temperatura salì
improvvisamente mentre mi ritrovavo ad arrossire in modo più
che vistoso.
Chiusi gli
occhi, cercando di respingere il pensiero che mi aveva attanagliato la
testa.
- Rilassati,
Lauren – sussurrò allora Draco, con tono divertito
– Proprio non riesci a capire che ti puoi fidare di me
–
Mi
lasciò andare dandomi un buffetto sulla spalla.Dopo trenta
lunghi secondi riaprii gli occhi sentendomi le gambe come ricotta.
- Sei
uno… uno scemotto… - balbettai io, indispettita
dal fatto che fosse bastato così poco per sconvolgermi.
- Sono
irresistibile, eh? – replicò lui, senza smettere
il suo ghigno malizioso.
Aspettò
che mi riprendessi, poi mi fece cenno di seguirlo verso il castello.
Disse che sarebbe stato meglio chiedere a Severus se potessi essere
ospitata da lui per qualche giorno.
Per tutto il
discorso che intercorse tra lui e Piton, continuai a fantasticare sulla
strana sensazione che mi era stata donata dopo quattro anni dal mio
migliore amico.
Almeno fino a
qualche battuta prima della fine della loro conversazione.
|