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Autore: Lady Lynx    14/12/2011    6 recensioni
Esci di casa, cancelli con un colpo di spugna i pensieri che ti legano al passato, ostinata e concreta come sempre. Non cederai mai, vero?
Ricordati che i residui restano, piccola.
Sono quelli a ricostruire tutto quando meno te lo aspetti.

Seguito di Weight of the World.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie di una Silente'
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Cap4
Everything fades to gray

4. Luci e scottature


- Albus è stato colpito da una Maledizione detta “Illustre” – iniziò a spiegarmi Severus, evidentemente contrariato – Il nome deriva dalla potenza che questa assume quando il soggetto colpito viene esposto a qualsiasi tipo di luce, naturale e non. L’unico tipo di illuminazione che non porta problemi consiste in quello di una sfera che tiene racchiusa in sé la scaglia iridescente di un Drago Vinaceo della Provenza… ma questo non credo che abbia molto a che fare con quello che tu desideri sapere. Dicevo, la Maledizione può essere curata ma il metodo di riabilitazione è piuttosto rischioso e alquanto impreciso. Inoltre…  –
- Arriva al punto – lo interruppi ansiosa, conscia del fatto che si stesse dilungando solo per annoiarmi e costringermi a pregarlo di smetterla di tediarmi con spiegazioni inutili.
- Ci sto arrivando – replicò lui con tono acido – se non hai pazienza, allora significa che non ti sta poi così a cuore sapere i miei motivi –
Touché. Tacqui pacificamente, continuando a fissarlo con insistenza.
- Inoltre, chi si offrisse per iniziare la riabilitazione si troverebbe sulle spalle un peso non indifferente – continuò Severus, come se non lo avessi mai interrotto – Dato che un solo errore, anche minimo, porterebbe il Maledetto alla morte istantanea e alla conseguente perdita dell’anima –
- In cosa consiste il metodo di riabilitazione? Incantesimi antichi, medicine, terapie specifiche? –
- Pozioni – replicò lui brevemente con amarezza.
In quel momento capii la sua riluttanza nel voler tentare la sorte. Sapeva che se ci fosse stato qualcuno capace di potersi caricare della responsabilità della preparazione di una pozione difficoltosa, quello sarebbe stato lui e nessun altro.
Sapeva che se io l’avessi saputo, gli avrei chiesto di farmi quel grande favore.
Lui sapeva, perché mi conosceva troppo bene.
- Severus… - mormorai con tono colpevole, cercando di non metterlo sotto pressione - …sai che io mi fido di te, vero? –
- Non ho alcuna intenzione di mettere in gioco l’anima di Albus – disse lui con tono incolore, guardando dritto davanti a sé.
- Severus, tu sei l’unico che può farlo… -
- Questo non è vero. Chiunque sia diplomato ad una scuola di Magia può tentare la sorte –
Gli lanciai un’occhiata scandalizzata, mentre la rabbia cresceva nel mio corpo per colpa del suo secco rifiuto.
- Non si tratta di tentare la sorte, ma di salvare una vita! – gli ricordai a denti stretti, profondamente irritata dal fatto che stesse cercando delle scuse.
- Non sono disposto ad accollarmi il peso di un mio eventuale errore –
- Ma tu non sbaglierai, Severus! – urlai d’istinto, battendo un piede per terra.
- Come fai ad esserne certa? La Cooman ti ha detto anche questo, oltre alla sciocca profezia dell’uomo della tua vita? –
Mi portai la mano al petto, come se mi avesse lanciato un pugnale tra una costola e l’altra.
Non mi aspettavo che potesse essere così stronzo con me.
- Severus, tu me lo devi. Sai che me lo devi – sputai con tono aggressivo, ancorandomi a tutto quello che potevo nel tentativo di convincerlo.
Mi squadrò con gli occhi stretti a fessura, sibilò le sue parole con una sorta di irritazione.
- E perché dovrei essere in debito con te, di grazia? –
- Perché tu mi ami – replicai semplicemente, gettando alle ortiche tutta la modestia e la prudenza.
La mia baldanza si spense però davanti al suo sorriso amaro, facendomi capire che non era come pensavo io. Qualcosa era cambiato.
- Allora temo di non doverti niente, Lauren Silente – mi informò lui con uno strano brillio negli occhi – perché io mi sono ufficialmente fidanzato due anni fa. E, come ben saprai, la mia compagna non sei tu. –

***
Avevo bisogno di respirare, di prendere dell’aria fresca, non volevo restare nella Sala Grande per il pranzo.
Era tutto così soffocante, così indiscreto, così poco familiare.
Ero seduta tra Minerva e Remus, fissata dagli alunni presenti che immaginavo si stessero chiedendo chi fosse la donna depressa spuntata dal nulla, e fissavo a mia volta i due piccioncini al centro del tavolo dei professori.
Mi sporgevo verso sinistra per prendere un pezzo di pane, del formaggio, la caraffa del succo di zucca, solo per poter vedere l’immagine di Pamela Creamy affiancata con aria deliziata a Severus.
Solo per potermi fare del male.
Perché, in fondo, sapevo da tempo di essere masochista.
- Non mangi, Lauren? –
Sobbalzai d’istinto nel sentire la domanda di Remus, feci cadere la forchetta a terra attirando ulteriormente l’attenzione.
- Io… no, non ho molta fame… - balbettai lentamente, chiedendomi cosa mi avesse spinta a tornare in Inghilterra.
Ah, giusto, i licenziamenti ingiustificati.
Peccato che preferissi essere licenziata venticinquemila volte piuttosto che vedere Severus in atteggiamenti affettuosi con quella donna.
Forse, se fosse stata un’altra donna, avrei accettato la sua felicità di buon grado.
Ma era quella dannata Pamela Creamy, quella che avevo odiato a pelle senza nemmeno sapere che fosse legata in quel modo a Piton.
- Minerva… - sussurrai a fatica, sentendo un groppo stringermi la gola - …credi che io possa uscire per qualche minuto? –
- Ma certo, Lauren, certo! – rispose lei con sollecitudine, aggrottando la fronte con aria preoccupata – Non stai bene? Possiamo chiedere a Madama Chips di… -
- No, no, è solo un po’ di… malinconia, niente di che… -
Mi alzai rapidamente in piedi, sentii Hermione sussurrare qualcosa a Neville sul fatto che dovevo essere rimasta davvero scossa dalla condizione di mio nonno, avvertii gli occhi di Severus seguirmi fino all’uscita dalla Sala Grande, corsi fuori nel giardino senza curarmi dei borbottii curiosi degli studenti.
Corsi ancora, fino a quando non mi sentii abbastanza lontana da tutto e da tutto, corsi per stancarmi e lasciare che la mia mente si annebbiasse a dovere.
Era tutto così ingiusto.
Stavo per perdere mio nonno, mi era stato rubato Severus, e avevo tranciato di netto i contatti con gli unici amici che io avessi mai avuto.
Perché nella mia vita niente riusciva ad andare mai bene? Perché, nonostante fossero passati già quattro anni, sembrava che tutto fosse rimasto esattamente come prima?
- Una merda, vero? – disse con tono sarcastico una voce alle mie spalle, facendomi sobbalzare di nuovo.
Scoprii con sorpresa che si trattava di Draco, d'impeto scattai in piedi e lo strinsi in un abbraccio.
Solo dopo qualche secondo mi resi conto del mio gesto da sprovveduta, ma per fortuna lui non mi respinse bruscamente come sarebbe stato logico fare.
- Come… come hai fatto a sapere che ero qui? E cosa ci fai qui? –
Mi sorrise debolmente, passandosi una mano tra i capelli come di consueto. Quel suo gesto fece incrinare gli argini della mia resistenza emotiva.
- Sono venuto a riportarti la bacchetta che ti ho sottratto ieri sera, in qualità di Capo del Dipartimento Auror – rispose lui, sedendosi con movimenti fluidi sul prato verde – E naturalmente a controllare lo stato d’animo della mia migliore amica –
Un altro colpetto di sentimentalismo e la diga delle mie lacrime avrebbe straripato.
Rimasi sorpresa davanti alla naturalezza con cui disse quelle parole e alla nonchalance con cui si accomodò per terra, sulla riva del lago, senza curarsi del fatto che indossasse un elegante completo bianco.
A differenza sua, io temevo di sporcare con la fanghiglia uno dei pochi indumenti da strega che mi restavano, così mi appoggiai con la schiena ad un albero di fronte a lui.
- Allora, Silentina bella, cosa mi racconti? – esordì lui, sottolineando con una sorta di piacere il soprannome che mi attribuiva ai tempi della scuola.
Gli sorrisi debolmente, senza riuscire più a sostenere il suo sguardo con semplicità.
- Ormai tu sai tutto della mia vita noiosa, dopo l’interrogatorio di ieri sera – risposi lentamente, cercando di non fargli capire che avrei voluto raccontargli la mia ultima terribile scoperta perché avevo bisogno del suo sostegno – Io non so niente di te, invece… sposato con tre figli, scommetto! –
La risata palesemente divertita di Draco mi scaldò il cuore, facendomi ricordare quanto mi sentissi bene in sua compagnia. Aggrottai le sopracciglia con fare interrogativo.
- Beh, vuoi sapere perché rido? Sono scapolo e non ho neanche un figlio! – confessò lui divertito, allargando il sorriso davanti alla mia sorpresa.
- Non ci credo che nessuna voglia accasarsi con te – replicai con decisione, certa che mi stesse prendendo in giro.
- Infatti è il contrario, cara Silente – rispose lui, appoggiando anche la schiena a terra senza smettere di guardarmi – Sono io che non voglio trovare compagna! –
Sorrisi spontaneamente nel vederlo così spensierato e semplice, faticavo davvero a credere che quel giovane uomo fosse a capo del Dipartimento Auror dell’Inghilterra.
- Magari è anche colpa del tuo lavoro… -
- Certamente lo è, ma a me va bene così – confermò Draco con leggerezza, prima di sfoderare un ghigno lussurioso – E poi in questo modo sono libero di tenere aperto il mio letto alle avvenenti aspiranti Auror… –
Scoppiai a ridere davanti a quella ammissione di colpa, non dubitavo del fatto che il mio migliore amico potesse approfittare della sua posizione potente per spassarsela un po’.
- Come mai hai deciso di diventare Auror? –
Il suo sguardo si adombrò un po’ davanti alla mia domanda, lo vidi ritirarsi seduto e abbracciare le ginocchia con aria pensierosa.
- Sapevo che me l’avresti chiesto… - commentò lui con tono leggermente infastidito.
- Lo sapevi? –
- E’ la domanda che ti ronza in testa da ieri sera… - rispose lui, come se quella potesse essere una giustificazione.
- E da quando sai cosa penso? –
- Da sempre, più o meno. Naturalmente ora lo so con certezza, dato che la Legilimanzia è diventata indispensabile per ricoprire il mio ruolo… -
Lo studiai per qualche secondo, in un tentativo di capire se si stesse inventando tutto o meno. Emise uno sbuffo indispettito, guardandomi con un sopracciglio alzato.
- Dico la verità, stai tranquilla! –
Arrossii per l’imbarazzo di essere stata scoperta a dubitare di lui. Era però comprensibile avere dei dubbi, dopo quattro anni di lontananza.
- Quindi, perché hai deciso di farlo? –
- Colpa o merito di mio padre, la cosa è piuttosto soggettiva… - spiegò lui, mentre si tirava in piedi - Dopo la morte di Voldemort è tornato alla base dai suoi cari amici Mangiamorte, è stato catturato durante una missione e l’hanno deportato ad Azkaban. Gli Auror non facevano che torturarlo in modo disumano da mattina a sera, senza motivo… -
Draco sospirò, come se ricordare quelle cose gli facesse un male terribile.
- Io dopo i M.A.G.O. ero stato assunto al Ministero come Responsabile degli Affari Interni, in quel periodo continuavano ad esserci dei sospetti sulle numerose morti di detenuti ad Azkaban. Ai tempi non sapevo che torturassero i prigionieri, avevo mandato degli ispettori per verificare la situazione, ma loro avevano detto che non c’era niente di illegale… - fece una breve pausa, strinse le dita della mano in un pugno - …l’ho scoperto con certezza solo pochi mesi dopo la morte di Voldemort, quando mi hanno proposto di diventare Capo del Dipartimento Auror. Per farla breve, ho accettato questo compito solo perché penso che, se noi siamo i buoni, non possiamo permetterci di trattare i detenuti come degli animali. Se io sono il Capo, nessuno oserà mai più fare una cosa simile. -
Lo guardai colpita, ma anche leggermente confusa. Se Draco aveva saputo delle torture dopo aver accettato il compito, cosa lo aveva spinto ad accettarlo?
- La morte di mia madre – rispose lui automaticamente, forse sentendo di nuovo i miei pensieri – E' stato mio padre ad ucciderla, volevo prenderlo e fargliela pagare. All'inizio avevo accettato per quello, perché credevo che da Auror mi sarebbe stato concesso di fare tutto quello che ritenevo necessario per la sua cattura. –
Annuii lentamente, sentendo una leggera stretta al cuore al pensiero della scomparsa di Narcissa.
Forse quella era una delle cose che intendeva Severus quando aveva parlato di “disgrazie accadute dopo la mia partenza”.
- Naturalmente, come ti ho già detto, fare l’Auror è anche molto utile per soddisfare diversi desideri… - ripeté lui con tono malizioso, ammiccando al mio indirizzo - …ma per te, anche se non ci tieni ad un lavoro, potrei anche fare un’eccezione! -
Distolsi lo sguardo, incapace di formulare una risposta a mio parere valida. Ero imbarazzata dalla mia scelta, ma non volevo mentirgli.
- Ehi, Lauren! – disse lui, richiamandomi alla realtà – Stavo scherzando, naturalmente! Sai che non ti toccherei neanche con un fiore… -
Fece un passo verso di me, sorridendomi con fare rassicurante. Strinsi le labbra, sentivo che era in mio dovere dirgli una cosa che non avevo mai confessato a nessuno prima di quel momento.
- Hai un’amica suora, Draco… - mormorai a sguardo basso, cercando di buttarla sul ridere.
Percepii la sua sorpresa, ma non la dimostrò all’esterno. Sentii la sua mano spostare una ciocca dal mio viso, presi abbastanza coraggio da guardarlo negli occhi.
- Vuoi dirmi che tu, alla venerabile età di ventidue anni, sei ancora una pura rosellina bianca? – scherzò lui, senza prendersi gioco di me, solo per sdrammatizzare.
Sapevo che non aveva alcuna intenzione di ferirmi o mortificarmi, ma mi ritrovai a sospirare.
- Sì – confessai brevemente, sentendo il sangue affluire alle mie guance – Ecco perché non sarei mai stata bene in Serpeverde… -
- Avrai i tuoi motivi, immagino – osservò lui, dimostrando un tatto che credevo fosse proprio solo di Blaise – Non c’è niente di male! –
- L’ho fatto per Severus, sai? Ci eravamo baciati, la sera prima della mia partenza, e credevo che, in virtù dell’affetto che provavamo uno per l’altro, sarebbe stato carino da parte mia non consumare con altri uomini se non lui. Anche se non pensavo l’avrei mai rivisto… anche se non è servito a niente… -
Draco sembrò per un attimo a disagio, forse per il mio discorso troppo intimo, forse per qualcosa a me sconosciuto.
- Parli della Creamy, immagino – mormorò lui con tono contrariato, accompagnando il tutto con uno sbuffo.
- Non piace neanche a te? – chiesi subito, speranzosa di un assenso.
- Non molto –
Gli sorrisi apertamente, confortata dal fatto che non fossi l’unica a non sopportare quella donna. Allungai una mano esitante verso il mio amico, la appoggiai sulla sua spalla per stringerla con affetto.
- Non mi perdonerò mai il fatto di averti lasciato, Draco… non so come ho fatto questi quattro anni senza la tua amicizia, senza il tuo appoggio… -
Lui non rispose, attese con pazienza che io finissi il mio discorso senza interrompere.
- E’ stato un periodo terribile, come ho raccontato anche ieri sera. Mi sei mancato da morire, e con te anche gli altri, e ringrazio Merlino che tu mi abbia riaccolta come prima, sei davvero un grande amico. Se posso fare qualcosa per farmi perdonare, qualsiasi cosa, basta dirlo… -
Il suo ghigno malefico fece capolino sul suo viso angelico, dando vita a un contrasto impareggiabile.
Avevo forse detto “qualunque cosa”? Dannata me sentimentale.
- Dovendo recuperare il tempo perduto, io voglio che tu venga a casa mia per un lungo periodo di tempo – rispose lui, calcando sulle parole con un certo gusto – Molto lungo, più di quanto pensi! Voglio recuperare i quattro anni perduti!–
Se voleva farla sembrare una minaccia, ci era quasi riuscito. Era il brillio di compassione nei suoi occhi che mi faceva capire che era solo una scusa per allontanarmi dalla coppia Creamy/Piton.
- Come lei desidera, signor Malfoy – disse con tono servizievole, abbozzando una riverenza.
Draco scoppiò a ridere, scuotendo la testa. Certe cose, per fortuna, non cambiavano mai.
- Non credere che sarà una vacanza, eh! – mi minacciò scherzosamente lui, agitandomi contro la mia bacchetta.
- No, signor Malfoy – ripetei con lo stesso tono di prima, accentuando la profondità del mio inchino e la larghezza del mio sorriso.
- Ah, stolta ragazza! – sentenziò allora, fingendo di essere irritato – Non hai ancora idea di quello che ti farò per vendicarmi del tuo abbandono! –
Lo guardai con una sorta di espressione di sfida, scatenando uno scintillio pericoloso nei suoi occhi.
- E cosa vorrebbe farmi, signor Malfoy? – chiesi spavalda, con un tono sdegnoso alla Bellatrix.
Draco avanzò con decisione verso di me, sembrando all’improvviso un pericoloso predatore che aveva avvistato qualcosa di molto prelibato. Per un soffio evitai di rabbrividire automaticamente dalla paura.
Era sciocco temere qualcosa dal mio migliore amico, no?
- Cosa vorrei farle, signorina Silente? – sibilò lui, bloccandomi i polsi con le sue mani contro il tronco dell’albero a cui ero appoggiata, facendo scivolare una della sue gambe in mezzo alle mie per costringermi a divaricarle – Cose peggiori di quanto lei possa immaginare… -
I battiti del cuore accelerarono d’istinto, la temperatura salì improvvisamente mentre mi ritrovavo ad arrossire in modo più che vistoso.
Chiusi gli occhi, cercando di respingere il pensiero che mi aveva attanagliato la testa.
- Rilassati, Lauren – sussurrò allora Draco, con tono divertito – Proprio non riesci a capire che ti puoi fidare di me –
Mi lasciò andare dandomi un buffetto sulla spalla.Dopo trenta lunghi secondi riaprii gli occhi sentendomi le gambe come ricotta.
- Sei uno… uno scemotto… - balbettai io, indispettita dal fatto che fosse bastato così poco per sconvolgermi.
- Sono irresistibile, eh? – replicò lui, senza smettere il suo ghigno malizioso.
Aspettò che mi riprendessi, poi mi fece cenno di seguirlo verso il castello. Disse che sarebbe stato meglio chiedere a Severus se potessi essere ospitata da lui per qualche giorno.
Per tutto il discorso che intercorse tra lui e Piton, continuai a fantasticare sulla strana sensazione che mi era stata donata dopo quattro anni dal mio migliore amico.
Almeno fino a qualche battuta prima della fine della loro conversazione.
  
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