non posso crederci.
9. The truth is..
Una volta uscito dall'ospedale,
presi il secondo taxi della giornata, conscio che non sarebbe
certamente stato l'ultimo. Arrivai con dieci minuti di ritardo per
colpa del maledetto traffico. Dieci precisi. Quando uscì
dall'auto, quindi, non persi tempo. Distrattamente rilessi il
messaggio, avendo già dimenticato il numero del binario da dove
sarebbe partito il suo treno. Adesso non avevo veramente più
scuse. Feci un respiro profondo e mi avviai a destinazione come uno che
va al patibolo. Solita sensazione del cazzo: le gambe pesanti ed il
respiro un po' accelerato, anche per colpa della corsa che stavo
facendo, schivando gente qui e lì. Dopo qualche secondo che mi
sembrò un secolo, scorsi la sua inconfondibile capigliatura fra
quelle di tutte le altre persone che sarebbero partite con lei. Avevo
paura, ma sapevo che non mi sarei pentito di quello che stavo per fare.
Le corsi incontro, e appena la raggiunsi, le picchiettai sulla spalla
per farla girare.
-Ehi..- Ansimai, poggiando il palmo
della mano sulla sua spalla quasi nel tentativo di sorreggermi. -Sono
fuori allentamento!- Ridacchia fra me e me, nervosamente.
-Oh, eccoti!- Sbuffò, ma si
vedeva che non era poi così scocciata dal mio ritardo. -Pare che
ci sia un guasto.. non risolveranno prima di altri dieci minuti.. in
pratica abbiamo recuperato il tempo del tuo ritardo.- Sorrise,
continuando. -Ti va se andiamo a prendere un caffè?-
Tossì, nervoso. Ci mancava solo questa!
-Emily, no..- Sospirai, tornando
finalmente nel pieno delle mie capacità fisiche. -Devo dirti una
cosa importante, ma poi devo scappare.- Aggrottò le
sopracciglia, cosa piuttosto comprensibile. Cosa ci si poteva aspettare
da uno che ti dice di doverti parlare? Annuì, ancora con lo
sguardo perso.
-Okay, dimmela..- Falsificò
un mezzo sorriso, guardandomi. Presi un respiro profondo, motivato a
dire quello che dovevo durante uno di quei piccoli deliri di
onnipotenza che ci fanno sentire particolarmente coraggiosi.
-Emily, dovremmo smettere di
vederci.- Tutto d'un fiato. Senza balbettii, finti colpi di tosse,
esitazioni.. senza nemmeno addolcire la pillola, perché la
verità era quella. Quando i suoi occhi incrociarono i miei,
però, cedetti. Abbassai il capo, nel tentativo di non osservare
la sua espressione.. forse un giorno l'avrei dimenticata.
-E' per quella ragazza..-
Sospirò appena. Alzai il capo: forse quella tortura me la
meritavo.. ero stato uno stronzo anche solo a pensare di poterla usare
per non pensare a lui. Si stropicciò gli occhi, attenta a non
farsi sfuggire nemmeno una lacrima.
-No, non è per quell..- Mi
tappai la bocca, renendomi conto solo in quel momento di quello che
stavo per dire. Maledetta sincerità. Ora che cazzo mi sarei
inventato, se non la verità? Aggrottò le sopracciglia,
guardandomi.
-E allora per che cos'è?- Sbattè le palpebre più volte.
-Sarò sincero con te..
è un ragazzo.- A giudicare dalla sua espressione, era fra
l'incazzato, il ferito e il deluso. Sgranò gli occhi, fissando
il pavimento. -'Dah, non fare l'omofoba. Sei una persona intelligente,
troppo intelligente, per queste stronzate.- Sbuffai, abbassando il capo.
-No, non è questo. Per me
ognuno può stare con chi vuole, è chiaro.. il problema
sorge quando tu uscivi con me, mi dicevi che ti piacevo, e in
realtà ti.. ti piacciono i ragazzi, ecco.- Chiaramente
esitò un po' sull'ultima frase. Fu difficile accettare la
verità, sia per lei, che si era illusa che sarebbe potuta
durare, sia per me, che mi rendevo conto solo in quel momento di essere
stato tremendamente falso.
-Ems, io non ho mai detto di essere
gay.- Sospirai, calciando una cartaccia che c'era a terra e buttandola
fra le rotaie. -E' strano, perché..- Esitai. Quasi cominciai a
singhiozzare. -E' l'unico ragazzo che mi piace. Non mi è mai
successo che.. ecco.. fossi attratto da altri. Per il resto sono..
normale.- Mentre io cercavo di non arrossire, lei non riuscì a
trattenere una lacrima.
-Va bene, è ok.. almeno me
l'hai detto in tempo.- Fece un sorriso amaro fra sé e sé.
-E pensare che mi piacevi veramente..- Sospirò, voltandosi,
intenta a salire sul treno. Magari avrebbe aspettato la risoluzione del
guasto seduta e al caldo, invece di rimanere in quella imbarazzante
situazione con me.
-Ehi, te ne vai così?- La fermai, poggiandole una mano sulla spalla.
-Bhè? che ti aspettavi?-
Scosse il capo, confusa. Incrociò le braccia all'altezza del
petto, con la stessa espressione con cui mia madre mi sgridava quando
rompevo un vetro giocando in casa.
-Il "bacio d'addio", non so.. cose così..- Mi strinsi nelle spalle, mimando addirittua le virgolette.
-No, quella è una stronzata.
Perché dovremmo baciarci quando mi hai appena detto che non ti
piaccio?- Sospirò. Okay, mi aveva effettivamente chiuso.
Annuì, dandole ragione.
-Hai ragione, scusami.- Le sorrisi,
facendole un cenno con la mano in segno di saluto. Oh, e anche lei mi
salutò.. ma con un solo dito, quello medio. Annuì fra me
e me, allontanandomi, certo comunque di aver fatto la cosa giusta. Per
una volta.
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-Scusatemi, ma credo che oggi vi
ruberò cinque minuti!- Esclamò Gerard rivolgendosi al
pubblico non appena salimmo sul palco. Stavamo per attaccare con gli
strumenti, ma fermò tutto. Io avevo la chitarra già a
tracolla, stessa cosa per Ray, che però la posò. Mikey
non aveva nemmeno preso il basso in mano. Aveva praticamente ammazzato
l'adrenalina, ma quando si voltò verso di me, il microfono in
mano con una stretta che sembrava quasi impacciata e le ginocchia
visibilmente deboli, dall'adrenalina di prima, passai all'infarto.
Cercò di sorridere, ma era nervoso.
-Mi dispiace un.. un casino,
giurò.- Sospirò, in maniera un po' troppo imbarazzata
rispetto alle altre volte in cui era sul palco e si dimenava/faceva il
parco come un pazzo. Prese un respiro profondo.
-Ma io mi comporto così
perché.. bhè.. sono completamente innamorato di te.- Mi
si sgranarono involontariamente gli occhi. Cominciai a non ricordare
nemmeno cosa fosse l'aria, e, se non fossi stato sicuro che aveva in
serbo uno dei suoi discorsi strappalacrime (e se ne avessi avuto la
forza), gli sarei corso incontro e l'avrei fatto tacere con un bacio.
-Non starò qui a fare la
lista della spesa con tutte le cose belle di te, blablabla,
perché.. non lo so nemmeno io.- Si strinse nelle spalle
abbassando il capo. Regnava uno strano silenzio. -Non c'è un
motivo. Siamo esseri umani, no? E siamo fatti di.. di passione.
Sentimento, incoscienza.. amore. La ragione è l'ultima cosa,
davvero.- Si morse il labbro, mentre io continuavo a dubitare che sarei
potuto essere più felice di così. -Ero un ragazzo
normale, e poi boom. All'improvviso arriva il giorno in cui ti innamori
di una persona ed è tutto diverso. Perché è
difficile.. o meglio, per me lo è stato. Mi ha preso una paura
assurda del fatto che eri un ragazzo. Ed eri il mio migliore amico,
anche..- Annuì fra sé e sé. Per mia sorpresa,
sembrava quasi che non avesse un vero e proprio discorso pronto.
-E non è stato facile
accettarlo, sul serio. Io ci ho messo anni. Proprio per questo ho
cominciato a comportarmi come uno stronzo.. andavo a letto con tutte e
ti trattavo come uno zerbino proprio perché volevo punirti. E
volevo dimenticarti. E credimi, non avrei voluto arrivare a tanto..
addirittura sposarmi per poi dover divorziare. Però sai, era
arrivata lei, ed io ero completamente infatuato, e..- Sospirò,
gesticolando nervosamente. -Pensavo fosse amore. Non essendolo,
però, è passato.- Si diede una bottarella in testa quando
si rese conto che stava divagando. Mi fece sorridere.
-Scusami, ma il punto è..-
Si fermò lì con le gambe che tremavano. Così
impaurito di quello che lo aspettava, sembrava quasi.. indifeso. -Che
ti amo.- Si strinse nelle spalle. -E se tu fossi pronto a perdonarmi
tutti questi anni in cui non sono stato pronto a dimostrartelo, io
vorrei.. ecco.. hai capito, no?- Mi guardò sorridendo. In quel
momento sentì il boato della folla, che sembrava tutto meno che
contrariata dalla sua scelta. Poggiai la chitarra controlo
l'amplificatore e, fra farfalle nello stomaco, una voglia matta di
cominciare a piangere (questa volta per ben altri motivi, però)
e le gambe pesanti, mi avvicinai a lui.
Lo strinsi fortissimo a me, e riuscivo a sentirlo sorridere.. così come sorridevo anche io, fra una lacrima e l'altra.
-Sssh, non piangere.- Mi sussurrò all'orecchio, non perdendo occasione per rifilarmi un bacetto sul collo.
-Non piango perché sono
triste..- Singhiozzai, sorridendo. Ci guardammo negli occhi e ci
baciammo. Ecco, non era una cosa nuova.. ma in quel momento si
presentava più nuova che mai. Per quanto quella sensazione, il
suo profumo e tutto il resto mi fossero familiari, ora era tutto nuovo.
Tutto. E per quanto questo spaventasse entrambi, sapevamo che saremmo
stati più forti.
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Non mi sembra cazzovero. E'..
finita? çWç Finitafinita? ç_______ç Okay,
okay. Mi ero affezionata particolarmente a questa storia, forse
perché.. la ideavo da settembre e solo qualche mese dopo sono
riuscita a cominciarla e portarla a termine. :')
Un grazie specialeenormeereornoreom a tutti quanti!
Selene, Francesca, Rossella, Kathy
G, Party_Poison, xlikeoxygen, LifYeah, SassyUnicorn, Old Whatshername
per essersi fermati, una volta o più, a recensire o leggere.
Un grazie anche a tutti questi
lettori fantasma. A chi ha messo la storia nei preferiti, nei seguiti,
nei ricordati.. sarebbe carino se, almeno a quest'ultimo capitolo, vi
fermaste a scrivere anche solo due miseri righi, giusto per farmi
sapere che ci siete. :3
E un grazie generale a tutti
quanti, perché se scrivere per me è una passione, voi mi
date la motivazione di farla diventare una realtà! (:
Comincerò ad ideare il
seguito di cui ho parlato prima verso fine gennaio. Chi vorrà
seguirlo, lo seguirà.. porrò un annuncio all'inizio della
descrizione, per questo lo riconoscerete. ;)
Un saluto enorme a tutti, e grazie ancora. Ah, e buon anno nuovo. :3 <3
E per l'ultima volta in questa storia.. *sigh*
Baci, xMN.
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