(Piccola
Premessa: Essendo il capitolo pieno di termini in
francese, se non volete fare su e giù per scorrere in
continuazione le note, potete aprire questo file: e averlo davanti a voi
tutto il tempo, per sapere cosa c'è scritto nel testo ^ ^)
Capitolo 25
“Oncle
Albert”… il nuovo arrivato aveva tutta
l’aria di essere francese e se ricordavo
bene (che sia benedetta la mia decisione d’imparare quella
lingua), aveva
chiamato Alberto “zio”… Quel ragazzo
doveva essere figlio di qualche fratello o
sorella di Claudine! Ma cosa ci faceva lì?
«Cosa
ti porta qui, Lucien?»
Alberto
fece da eco ai miei pensieri e tesi le orecchie in attesa della
risposta.
«Scusa
se arrivo senza preavviso… Sono venuto a trovare voi e a
salutare la Tante
Claudine… Je peux entrer?»
Rimasto
di sasso per la sorpresa, Alberto non aveva nemmeno fatto accomodare
suo nipote
e appena si rese conto di quell’errore, fece un sorriso e
abbracciò felice
Lucien…
«Ma
certo che puoi entrare! Sei il benvenuto ragazzo mio!»
…che rimase un po’
interdetto da quel benvenuto così espansivo e non
ricambiò l’abbraccio, ma vidi
l’ombra di un sorriso sul suo volto.
«Merci
beaucoup.»
«Vieni,
accomodati, dev’essere stato un lungo viaggio… oh!
Che maleducato, stavo per
dimenticare le presentazioni, bambina vieni qui!»
Ero
rimasta ad osservare tutta la scena ai piedi delle scale e quando
Alberto si
accorse di me, mi resi conto di aver fatto la parte di una statua: mi
avvicinai
a loro due e sorrisi al nuovo arrivato.
«Lucien
questa deliziosa fanciulla è Pasi, la ragazza di Emile;
Pasi, lui è , mio
nipote Lucien, il figlio di Odette, la sorella di Claudine.»
«Bonsoir
Pasi, è un piacere conoscerti! Hai un nome
particolare…»
«Piacere
mio Lucien… sì, beh, in verità sarebbe
Pasifae, è un nome greco…»
«Masi
oui, come la moglie del re Minosse!»
«Sì…
purtroppo… ma io preferisco Pasi, quindi chiamami
così!»
«Mi
sono sempre chiesto che tipo di nome fosse il tuo bambina, ora ho
capito
finalmente!»
Sentii
il mio viso diventare color rubino, mentre due paia di occhi mi
osservavano con
un’aria tra lo stupito e il divertito!
«Sì
ma non facciamone un caso, eh? Io sono PASI, solo PASI, ok?»
Sperai
con tutta me stessa che il sempre odioso discorso sul mio nome fosse
terminato
e solo quando non sentii repliche inopportune,
osservai meglio il nuovo venuto.
Il
figlio di Odette… questo faceva di lui un cugino, o meglio
cuginastro, di
Emile… Era il primo familiare che conoscevo, che non fosse
un abitante di quella
casa… ed era sorprendentemente somigliante al mio Pel di
Carota! Lucien aveva i
capelli biondi e mossi, portati un po’ lunghi sul capo e
degli occhi verdi
luminosi, ma la forma del viso era la stessa di Emile, così
come il taglio
degli occhi, nonostante fossero di un altro colore. Il naso di Lucien
non aveva
la stessa delicatezza di quello di Emile ma era molto simile e
nell’insieme
poteva essere preso tranquillamente per un fratello del mio Pel di
Carota! Il
sorriso era aperto e sincero e mi dava l’impressione che
fosse una persona
abituata a quel gesto: probabilmente le somiglianze tra lui ed Emile
erano solo
fisiche perché avevo l’impressione che Lucien
avesse tutt’altro carattere.
«Venite
ragazzi, accomodiamoci in cucina.»
Il
nuovo venuto appoggiò la sua valigia all’ingresso
e seguì Alberto verso la
stanza in cui il padre di Emile amava ricevere gli ospiti.
«Sono
senza parole, ragazzo! Pensavo che avremmo ricevuto la visita di tuo
zio
Jacques, ma non credevo minimamente che potessi giungere tu o uno dei
tuoi
fratelli!» Alberto mise immediatamente Lucien a suo agio,
presentandogli un thè
freddo accompagnato da qualche biscotto, mentre si accingeva a
preparare la
cena.
«Oui,
Oncle Jacques mi ha detto che avrebbe voluto venire a trovare Tante
Claudine,
ma ha avuto qualche problema… Così ho pensato di
venire io. Non mi è piaciuto
il modo in cui si è comportata maman e vi chiedo scusa per
lei, ancora non
riesce a comportarsi da persona adulta!»
«Odette
ha vissuto tutta la vita odiando Claudine e non riesce a fare
diversamente… ma
sono felice che tu non la pensi allo stesso modo!»
«Oh
no! E poi io nemmeno sapevo di avere un cousin! Maman non parla mai di
Tante
Claudine, solo quando sei venuto a casa nostra, ho scoperto della
vostra
famiglia! Ne ho parlato con Oncle Jacques che mi ha raccontato quello
che
sapeva, così quando lui non è potuto
più venire, ho deciso di farlo io.»
Alberto
mi aveva detto che nella famiglia di Claudine c’erano persone
davvero valide e
ascoltando le parole di Lucien mi resi conto che aveva pienamente
ragione: quel
ragazzo era venuto dalla Francia senza annunciarsi, solo ed
esclusivamente per
conoscere una parte della sua famiglia, senza nemmeno sapere se fosse
benvenuto
o meno, visto l’atteggiamento ostile che sua madre aveva
sempre riservato loro.
Sentii una grande ammirazione nei suoi confronti.
«È
una cosa meravigliosa quella che hai fatto, Lucien! Sono davvero
ammirata!» Lo
vidi volgere lo sguardo in mia direzione: il verde dei suoi occhi era
incredibilmente intenso e unito a quella chioma bionda e voluminosa,
gli donava
il volto di un angelo: Lucien era un ragazzo davvero bello!
«Merci
beaucoup Pasi, ma non sento di aver fatto granché, voglio
solo conoscere la mia
famiglia, soprattutto perché mi è stata negata
per vent’anni.»
Sì,
mi stava decisamente simpatico, ero più che felice che fosse
giunto da Emile e
Alberto per conoscerli, era un segno di speranza, una luce nel
buio… e magari
avrebbe convinto quel testardo del mio ragazzo che i suoi parenti non
erano
tutti delle belve! A quel pensiero m’incupii: come avrebbe
reagito il mio Pel
di Carota davanti all’arrivo improvviso di suo cugino?
L’avrei
scoperto presto, poiché nel momento in cui stavo formulando
quel pensiero,
sentii la porta di casa aprirsi.
Andai
ad accogliere Emile alla porta: ero terribilmente ansiosa e preoccupata
della
sua reazione e in qualche modo del tutto inconscio, sperai di riuscire
ad
addolcirlo, prima che incontrasse suo cugino.
«Pasi!
Che ci fai qui?»
«Perché
hai sempre l’aria preoccupata ogni volta che mi vedi qui? Mi
nascondi qualcosa,
forse?» Abbozzò un sorrisetto, ma quando
notò la valigia di Lucien all’ingresso,
gli morì sul viso, facendo spazio ad
un’espressione cupa e sospetta:
«E
questa di chi è?»
«Ehm,
poco fa è arrivata una persona… è
venuta appositamente per conoscervi, ha avuto
un pensiero bellissimo!» Gli mostrai il mio sorriso
più sincero, sperando che
riuscisse a rasserenarlo… ma ovviamente ero
un’illusa: Emile aggrottò le
sopracciglia più adirato di prima e si diresse a passo
svelto in cucina, da cui
si sentiva parlare:
«Oh
finalmente sei arrivato! Abbiamo ospiti, ragazzo! È venuto a
trovarci tuo
cugino Lucien!»
«Bonsoir
Emile, sono fel…»
«Cosa
vuoi da noi? Non abbiamo nulla che possa interessarti, qui!»
Lo
sapevo… non c’era nulla da fare, il suo rancore lo
faceva agire con i
paraocchi, non si era nemmeno fermato a salutare Lucien, non gli aveva
nemmeno
dato la possibilità di farsi conoscere, che
l’aveva già rifiutato… sarebbe
stata una dura lotta, quella! Alberto non sembrava affatto contento di
quella
reazione:
«Emile!
Ti sembra questo il modo di rivolgerti a tuo cugino? Chiedigli
immediatamente
scusa!»
«Cugino?
E da quando ho un cugino? Perché mai in vent’anni
non ho mai avuto il piacere
di conoscerlo? Non voglio niente da loro! Non m’interessa
nulla di tutto ciò
che riguarda quella gente!»
«Ti
stai comportando come un bambino capriccioso, ragazzo! Non è
questo il modo di
accogliere un familiare!»
«Puoi
anche fingere che sia tutto tranquillo, papà, puoi anche
farti calpestare da
loro, se ci tieni, ma io non ho alcuna intenzione di farlo! Non voglio
avere
nulla a che fare con quella gente!»
L’atmosfera
si era fatta incredibilmente tesa e per la prima volta in vita mia,
vidi
Alberto davvero arrabbiato.
«Chiedi
immediatamente scusa a Lucien! »
«E
chi chiederà scusa a mamma per averla ignorata per
ventitré lunghi anni? Non ho
proprio nulla per cui scusarmi!»
Alberto
era furente e diede un sonoro schiaffo sul viso di Emile:
«Prima
di mettere in mezzo tua madre, pensa al dolore che le stai infliggendo
ora!
Avrebbe dato l’anima per vedere la sua famiglia che le
dimostrava affetto ed
ora che sta accadendo, tu ci sputi sopra! Chiedi immediatamente scusa a
tuo
cugino o sparisci da questa stanza!»
Lo
sguardo di Emile si fece affilato e furente, i suoi occhi erano una
lastra di
ghiaccio, stava trattenendo tutta la rabbia dentro di sé per
non riversarla sul
padre, che l’aveva sonoramente umiliato. Con uno scatto
repentino girò le
spalle ed uscì dalla cucina.
Era
andata proprio come temevo!
Guardai
Lucien che era rimasto esterefatto davanti a quell’ira
travolgente e gratuita e
mi scusai con lui…
«Ti
chiedo scusa Lucien, devo assentarmi per un po’, torno
presto.»
…
prima di correre dietro Emile, il cui stato emotivo mi preoccupava
particolarmente.
*****
Il
mio Pel di Carota aveva preso la porta di casa ed era uscito a piedi,
per
sfogare la sua rabbia: lo raggiunsi in breve tempo, nonostante le sue
falcate
fossero molto più ampie delle mie (dannate gambe lunghe!) e appena fui ad una distanza
minima, gli presi
una mano per farlo rallentare.
«Emile
calmati, rallenta!»
«Lasciami
stare, Pasi!»
La
sua voce era minacciosa, mi ricordò immediatamente la
sfuriata in saletta
davanti al suo gruppo e mi preparai al peggio.
«Emile
calmati, dove pensi di andare in questo stato?»
«Non
lo so, voglio andare lontano da quella casa, non voglio avere niente a
che fare
con quel tizio e con l’ottusità di mio
padre!»
«Sei
troppo adirato ora per ragionare, devi darti una calmata.»
Si
fermò all’improvviso: «Non iniziare a
dirmi che ho sbagliato, io non cambio
idea!»
«Non
sto dicendo questo! Ho solo detto che devi calmarti un po’,
perché in questo
stato non puoi nemmeno attraversare la strada!» Emile si
fermò e mi guardò per
qualche momento, sondando le mie parole e ne approfittai per cercare di
calmarlo:
«Andiamo
a fare una passeggiata al parco?»
«D’accordo.»
*****
Eravamo
nel pieno della stagione estiva e la vicinanza degli alberi del parco,
costituiva di giorno un’oasi di ombra e di aria fresca da cui
era difficile
staccarsi, ma anche di sera stare nei pressi delle piante, donava
quella
sensazione di fresco (anche se decisamente umido) che era sempre la
benvenuta
dopo una giornata all’insegna del sole rovente.
«Che
meraviglia! Avrei voglia di piantare una tenda qui e restarci a vivere
per
tutta la durata dell’estate!» Volevo portare Emile su un terreno neutro,
per farlo calmare
prima di affrontare con lui il discorso spinoso, ma girandomi in sua
direzione,
mi resi conto di stare fallendo miseramente: il mio Pel di Carota era
seduto
sulla panchina con aria cupa e lo sguardo assorto… non
sarebbe stata un’impresa
facile, la mia!
«Pasi,
è inutile che ci giri intorno, dimmi ciò che devi
e facciamola finita.» Ok, era
un’impresa impossibile! Emile, come tutti coloro che mi
conoscevano,
leggeva sul mio
viso ciò che pensavo e
non c’era verso di nascondergli le mie reali intenzioni:
abbassai le spalle
sconfortata e mi sedetti accanto a lui, cercando di trovare il tono
più
conciliante di cui fossi mai stata capace.
«Non
voglio farti alcuna ramanzina.»
«Ah
no? Sarebbe la prima volta da quando ti conosco!»
Oddio
quel tono acido e sarcastico! Quello che era capace di mandarmi in
bestia in
pochi secondi… Resisti Pasi,
resisti…
sopporta ancora un po’ e vai avanti.
«Io
capisco come ti senti e non posso darti torto.» fece un mezzo
sorriso amaro di
chi non crede affatto a ciò che ha sentito
«Davvero Emile, io non voglio
giudicare proprio nessuno! Volevo solo dirti che
Lucien…»
«Non
nominarlo nemmeno!»
La
sua voce si fece minacciosamente bassa e sibilante: sembrava un
serpente in
procinto di colpire… feci un sospiro, consapevole che la mia
scarsa pazienza
stava raggiungendo il suo limite.
«Quella persona
che si è presentata oggi
a casa tua, non sapeva della tua esistenza finché non ha
incontrato tuo padre
due settimane fa… e nel momento in cui ha scoperto di avere
un cugino, si è
precipitato qui perché voleva conoscere la famiglia che gli
era stata negata…»
Emile guardava davanti a sé, muovendo ritmicamente una
gamba: era il ritratto
del nervosismo «… perciò volevo solo
dirti di riflettere su questo, sul fatto
che si sia precipitato qui senza preavviso, senza nemmeno sapere che
tipo di
accoglienza avrebbe ricevuto, mosso solo dal desiderio di
conoscerti… Non
chiudergli le porte in faccia, prima di avergli parlato almeno una
volta o
due.»
Smisi
di parlare, in attesa della sua reazione: la gamba terminò
la sua danza
schizofrenica e dopo qualche momento d’immobilità,
Emile volse finalmente lo
sguardo in mia direzione:
«Cosa
ti fa credere che sia così sincero? Potrebbe aver inventato
questa storia di
sana pianta, solo per impietosire ed evitare l’accoglienza
che lui e tutti
quelli della sua razza si meritano!»
«E
a quale scopo, scusa? Cosa ci ricaverebbe a fare una cosa del
genere?»
«Magari
è venuto solo a spiarci, per riportare la nostra situazione
a quella gente, che
non vuole sporcarsi le regali scarpe scendendo dal piedistallo, per
venire tra
noi reietti!»
«Emile,
ti rendi conto che questa teoria sfiora la paranoia?»
«E
allora sono uno stupido paranoico! Aggiungi pure questo a idiota,
arrogante e
saccente!»
«Stai
facendo la vittima?! Lo sai che è del tutto fuori luogo,
vero? Non c’è alcun
motivo per assumere un simile atteggiamento, cerca di essere
ragionevole!» Iniziai
ad esasperarmi , quel suo modo di fare mi stava dando davvero ai nervi.
«Pasi,
lasciami stare qui da solo, finirei per dire qualcosa di spiacevole e
litigheremmo e non ne ho la benché minima voglia!»
Poggiò la testa all’albero
accanto alla panchina e chiuse gli occhi: aveva l’aria stanca
e solo in quel
momento mi resi conto che, con il momentaccio che stava attraversando,
non
doveva aver avuto modo di riposare molto. Guardato
dal suo punto di vista, l’arrivo di
Lucien era un ennesimo grattacapo da affrontare che continuava a minare
la sua
serenità psicologica.
«Vuoi
venire a casa mia? Non ti dirò nulla, ok? Anzi, se vuoi
farti una dormita, ti
lascio lì da solo e in pace.»
«Non
preoccuparti, vai pure, resto qui.»
Sì
certo, come no… Sarebbe rimasto sicuramente tutta la notte
su quella panchina,
pur di non dover rivedere suo cugino!
«Ok,
allora restiamo insieme.»
«No
Pasi, che fai, non puoi trascorrere la notte qui…»
«E
tu sì? Con quest’umidità ti prenderai
un bel mal di gola, per buona pace delle
tue corde vocali!»
Asso
nella manica sganciato in grande stile: le mie carte le avevo giocate
ormai,
dovevo solo sperare di averlo convinto…
«Quando
vuoi, sai essere dannatamente convincente, piccola strega!»
Fece un mesto
sorriso e si alzò da quella panchina.
«Andiamo
a casa tua.»
*****
Arrivati
a destinazione, Emile si stese sul divano con aria stanca, prima ancora
che
avessi chiuso la porta di casa:
«Perché
non vai su? Il letto sarà di sicuro più
comodo.»
«Ci
vado dopo… ora sto bene qui.»
Il
mio Pel di Carota aveva gli occhi chiusi e l’aria
terribilmente esausta, mi
avvicinai a lui per dargli un po’ di conforto e
d’improvviso mi prese le spalle,
bloccandomi in quella posizione:
«Pensi
anche tu che sia uno stupido ingrato, vero?»
In
quel momento vidi nei suoi occhi il timore di non essere capito, la
solitudine
del bambino che era stato e mi fece tenerezza: mi stava chiedendo
comprensione,
non voleva sentirsi solo e lasciato a se stesso. Avvicinai una mano al
suo
viso: «No, non lo penso. Penso solo che ora sei troppo stanco
e che non devi fare altro
che non sia dormire.»
Chiuse
gli occhi e fece un debole cenno d’assenso, prima di
lasciarmi andare e
adagiarsi in preda al sonno.
*****
«Pronto?»
«Alberto?
Sono Pasi.»
«Bambina,
dove siete? È tutto ok?»
«Sì,
sì, stai tranquillo… Emile è qui con
me… a casa mia…»
«Ho
capito. Sta facendo il bambino fino in fondo.»
«Ora
dorme, era davvero stanco e non ho voluto infierire, ma spero di farlo
ragionare domani… Lucien è lì con
te?»
«Sì
è qui, sarà nostro ospite, non è
minimamente plausibile che vada in albergo,
quando casa nostra è piena di stanze vuote!»
«Salutamelo
e fagli le mie scuse, domani cercherò di rimediare e di
essere una buona
ospite.»
«Stai
tranquilla bambina, stiamo facendo un po’ di chiacchiere tra
zio e nipote,
dobbiamo recuperare vent’anni di lontananza!» Colsi
il sorriso di Alberto
dietro quelle parole «Dai la buonanotte da parte mia a quella
zucca vuota di
figlio che mi ritrovo!»
«Senz’altro.
Buonanotte, Alberto.»
«Buonanotte,
piccola mia.»
*****
Quando
mi svegliai, Emile se n’era andato, lasciandomi un biglietto:
Torno a casa. Sono
stato davvero un bambino
capriccioso; prima o poi dovrò affrontarlo e tanto vale
farlo subito. Grazie di
tutto, streghetta.
Sorrisi
leggendo quelle poche frasi, in cui ammetteva velatamente di essersi
comportato
male verso suo cugino. Di certo non gli avrebbe aperto il cuore una
volta
tornato a casa, ma già tollerare la sua presenza, sarebbe
stato un grande passo
in avanti.
Leggendo
quel messaggio ricordai i nostri tentativi di comunicare tramite
biglietti…
quando era accaduto? Mi sembrava fosse passato un secolo! Quante cose
erano
accadute da allora e il nostro legame era cambiato
radicalmente… Conservai quel
biglietto come una sciocca sentimentale, amavo la sua grafia e mi
piaceva avere
qualche pezzo di Emile conservato nei libri.
Mi
preparai per andare a lavoro, ripromettendomi di andare a casa Castoldi
a fine
turno.
*****
Da
quando Claudine ci aveva lasciato, non ero mai andata a visitare il
luogo in
cui riposava, così colsi l’occasione per andarci
quando Lucien manifestò il
desiderio di farlo.
«Tante
Claudine era una bella persona?»
Emile
non aveva dato segni di vita e Alberto lavorava, quindi
l’unico cicerone per
lui ero io, così ci trovammo soli a parlare di Claudine.
«Io
l’ho conosciuta per breve tempo e già non era
più se stessa, ma nonostante le
sue condizioni di salute, ho percepito la sua dolcezza e il grande
amore che
aveva per Alberto ed Emile.»
«Oncle
Albert mi ha parlato di Tante Claudine tutta la sera, mi ha fatto
vedere le
loro foto, mi ha fatto ascoltare le sue chansonnes … mi
sarebbe piaciuto
conoscerla.»
«Anche
io avrei voluto conoscerla prima, mi manca tanto e so di averla persa
per
sempre… Lucien, non arrabbiarti con Emile. So che
è stato davvero scortese
con te e che non meritavi un simile
trattamento, ma cerca se puoi di comprenderlo: sta soffrendo tantissimo
per sua
madre e ad essere precisi è da quando è nato che
soffre per quel motivo… Ha
sentito su di sé il peso di ciò che è
accaduto a Claudine e non riesce a vedere
le cose con obiettività…»
«Non
preoccuparti Pasi, Oncle Albert mi ha detto qualcosa e sono consapevole
di
quanto ma mère e tutta la nostra famiglia, abbia trattato
male Tante Claudine.
Ieri ero sorpreso perché non riuscivo a capire del tutto
cosa diceva Emile, ma
non per la sua reazione, quella me l’aspettavo.»
La
mia ammirazione per quel ragazzo, crebbe in quel momento: Lucien non
era
affatto uno snob pieno di rancore, come Emile amava dipingere i membri
della
famiglia di sua madre e ancora di più sentii il desiderio
che il mio Pel di
Carota aprisse il cuore a suo cugino.
Avevo
detto ad Alberto che l’avrei aiutato a far ragionare suo
figlio e ne ero ancora
più convinta, perché Lucien meritava una
possibilità.
«Lo
farò riflettere Lucien, gli farò capire che non
sei suo nemico.»
«Merci
beaucoup Pasi, sei una cara fille.»
Quando
tornammo a casa Castoldi, ad aprirci fu proprio Emile: la sua
espressione era
rigida ma non vidi sguardi ostili nei miei confronti, anche se avevo
trascorso
del tempo in compagnia dell’ “intruso”.
«Bonsoir
Emile.»
«Lucien.»
Presi
la mano di Emile per dargli sostegno e conforto e per sondare il suo
umore: non
mi respinse per cui andai avanti…
«Ho
portato Lucien da Claudine, avevamo entrambi voglia di andare a
trovarla.» …ma
mi guardò in silenzio, incupendosi.
Stavo
per continuare i miei tentativi di far dialogare i due cugini, quando
squillò
il mio cellulare: era Stè. Staccai la telefonata: in quel
momento sentii che
l’equilibrio precario nell’atmosfera sarebbe dipeso
tutto dalla mia presenza,
temevo che se mi fossi allontanata sarebbe scoppiato il finimondo, ma
Emile si
accorse del mio gesto.
«Non
rispondi?»
Mi
guardò sorpreso e gli risposi minimizzando: «Non
è nulla d’importante.»
Ma
come a voler confutare le mie parole, Stè aveva ripreso a
chiamare…
«Rispondi
Pasi, non preoccuparti, non farò scenate.»
mi guardò con quel suo sorriso amaro di
derisione verso se stesso:
doveva aver riflettuto sul suo comportamento e compreso quanto fosse
risultato
infantile… Osai fidarmi delle sue parole e risposi al
telefono:
«Testarossa,
quanto ti ci vuole a rispondere?!»
«Scusa
Stè, ero in un brutto momento.»
«Ah,
il solito tempestivo… ti chiamo dopo?»
«No,
no, ormai ci siamo, dimmi tutto.»
«Sono
al centro con Fede e stavamo
pensando di
andare al mare domani, sei dei nostri?»
Una
giornata al mare: sarebbe stato un ottimo diversivo e avrei offerto
anche a
Lucien delle ore di divertimento.
«Sì
Stè, ci sono eccome! Metti in conto anche altre due
persone.»
Dubitavo
fortemente che Emile si unisse alla festa, ma non abbastanza da non
sperare che
volesse fare un passo verso suo cugino… e verso
Stè.
Staccata
la conversazione con Testa di Paglia mi affrettai a raggiungere Emile e
Lucien:
sapere di averli lasciati soli mi aveva messo addosso una certa ansia,
nonostante le rassicurazioni del mio Pel di Carota. Arrivata nei pressi
della
cucina, sentii le loro voci che conversavano: Emile stava dicendo
qualcosa e
per fortuna, il suo non era un tono minaccioso, anche se non potevo
definirlo
amichevole:
«Non
posso guardarti senza provare rancore: tu rappresenti tutto
ciò che odio, voi
ed io insieme l’abbiamo uccisa e come non riuscirò
mai a perdonare me stesso
per questo, altrettanto non riuscirò a perdonare voi per
quello che le abbiamo
fatto.»
Emile
era in piedi, appoggiato al mobile della cucina a distanza da Lucien
che,
seduto, lo osservava; al sentire quelle dure parole che non meritava
abbassò lo
sguardo:
«Capisco
la tua rabbia, cousin… Io sono il primo ad essere furente
con ma mère, per come
ha trattato Tante Claudine… Non dev’essere stato
facile per voi, Oncle Albert
mi ha raccontato qualcosa… Ma io
sono
ottimista cousin, io credo che il tempo aiuti a capire il valore delle
cose e
delle persone e spero che un giorno tu ti ricreda, almeno su di me. In
te c’è
molta rabbia ed è quel sentimento che ti fa agire e
reagire… aspetterò di
vedere cosa c’è in te sotto quel cumulo
d’ira, quando se ne sarà andato.»
Alle
parole di Lucien, Emile scoppiò in una risata amara:
«E tu davvero credi che ci
sia qualcos’altro? Credi che possa disfarmi davvero di questa
rabbia, che è
cresciuta in me in ventidue anni di vita? Senza rabbia, mio caro
cugino, sono
niente! Senza rabbia sarei solo una persona nata per sbaglio, che
è riuscita
unicamente a far del male a chi l’ha messo al mondo! Se non
avessi questa
rabbia in corpo, mia madre non avrebbe la minima speranza di essere
ricordata;
sarei uguale a tua madre Lucien, avrei seppellito una volta di troppo
Claudine
Flaubert!»
Lucien
stava osservando attentamente Emile e dopo averlo ascoltato
replicò in tutta
calma: «Cousin io sono felice di averti conosciuto e appena
tornerò en France
dirò a tutta la mia… la nostra
famiglia, di quanto rispetto vi deva e di quanto debba vergognarsi per
il
proprio comportamento… E se c’è
qualcosa che posso fare per aiutarti a far
ricordare Tante Claudine, io lo farò con piacere.»
L’atteggiamento
di Lucien mi commosse: nonostante Emile gli stesse riversando addosso
tutta la
sua rabbia, era rimasto impassibile, aveva assorbito tutte le critiche,
tutte
le offese e le aveva trasformate in un messaggio d’affetto
incondizionato: era
davvero una bella persona!
In
quel momento Emile si accorse della mia presenza e non rispose al
cugino,
preferendo rivolgere la sua attenzione sulla sottoscritta:
«È tutto ok?»
«Sì,
era Stè… lui e gli altri hanno pensato di andare
al mare domani e ci hanno
invitato… Che ne dite? Farebbe bene a tutti una giornata di
svago.»
«Mais
oui! È davvero una splendida idea! Io ci sarò
certamente, adoro il mare.»
«Non
contate su di me.»
Il
sorriso che mi era salito sulle labbra alle parole di Lucien, mi
morì sul colpo
dopo aver sentito Emile… Come volevasi dimostrare, non aveva
la minima
intenzione di socializzare.
«Uhm…
ora che ci penso, mi manca il costume. Devo proprio andare a prenderne
uno!»
così dicendo, Lucien fece per uscire dalla stanza e lo
bloccai:
«Ti
accompagno, se mi aspetti, non sai dove andare!»
«Stai
tranquilla Pasi, hai ben altro da fare ora, non preoccuparti per me, ho una
mappa!»
Mi
sorrise conciliante, facendomi capire che il suo era un modo per
lasciare a me
ed Emile il tempo di parlare a quattr’occhi.
«D’accordo,
ma se dovessi avere qualche problema chiamami, ok?»
«Certamente!
À plus tard cousin…» Salutando entrambi
uscì dalla cucina, lasciandoci soli e
colsi la palla al balzo per parlare con Emile:
«Non
vuoi proprio ripensarci? Saremo in gruppo, non dovrai parlare con lui,
se non
vuoi…»
«Certo,
così avrò modo di litigare con
Stefano!» Fece un sorriso amaro «Non sono nelle
condizioni adatte a trascorrere una giornata in compagnia, finirei col
rovinare
tutto, come l’altra sera a casa tua.»
Vedendo
l’amarezza e la stanchezza sul suo viso, mi avvicinai a lui
abbracciandolo:
«Hai
parlato con Claudio?»
«Ne
ho parlato ai ragazzi e loro mi hanno detto che avrebbero atteso la mia
decisione… Ironico, vero? Per una volta che chiedo il loro
parere, tutto
dipende da me! Ma era chiaro sul loro volto, il desiderio di continuare
a
suonare e del resto Claudio non ha fatto nulla di scorretto, nei loro
confronti.»
«Allora
non indugiare più, parla a quello zotico e reintegralo nel
gruppo.» sentii le
sue braccia stringermi di più a sé «Non
sono sicuro di riuscire a sopportare di
fare una cosa simile… spero davvero di avere la forza di
farcela.»
«Certo
che l’avrai, Emile, pensa solo ad andare avanti, pensa al tuo
obiettivo, pensa
a Claudine e troverai la forza.»
«E
non dovrei pensare a te? Al torto che ti farei?»
«Non
mi fai alcun torto, ti sto appoggiando pienamente amore mio, vai avanti
senza
alcun dubbio o remora.»
«Sei
proprio un’adorabile strega, guarda cosa ne hai fatto di me!
Sei riuscita
persino a farmi parlare con quel tipo.»
«Facciamo
progressi, eh? Lucien ora non è più un diavolo,
ma è risalito al rango di
essere umano!»
«Non
scherzare col fuoco! Devo iniziare a preoccuparmi per questo tuo
attaccamento a
lui? Siete particolarmente in sintonia a quanto
vedo…»
«Qualcuno
dovrà pur fare gli onori di casa, stupido! Non
può mica restare in attesa che
tu gli conceda la parola.»
«E
perché no? Così magari si stanca di aspettare e
se ne va via.»
«EMILE!»
A quella reazione, il mio Pel di Carota fece un sorrisetto ironico
prima di
aggiungere: «Divertitevi domani.» e comprendendo
che il discorso era terminato
lì, adagiai la mia testa su di lui sconfortata.
«Non
sarà lo stesso, senza di te.» Emile
portò
una mano alla mia testa e iniziò ad accarezzarla:
«Ci
rifaremo Pasi, sarà per un’altra volta.»
*****
La
giornata che scegliemmo per la nostra gita a mare, si rivelò
perfetta meteorologicamente:
il sole era alto e caldo, il cielo limpido, senza nemmeno una nuvola e
la
temperatura estiva, invitava a tuffarsi in acqua per avere un dolce
refrigerio.
Lucien
non ebbe alcuna difficoltà ad ambientarsi e dopo
un’ora era diventato già il
miglior amico di Stè, che lo volle con lui in squadra per la
partita di beach
volley…
«Sei
un traditore Testa di Paglia!» … a discapito della
sottoscritta!
«E
dai Testarossa, per una volta che non facciamo squadra non muore
nessuno…
dobbiamo imparare a variare.» Stè fece una delle
sue risate più belle, mentre
la sottoscritta accusava il colpo: con Testa di Paglia in squadra, la
vittoria
in campo era quasi assicurata: non era una cima a basket, ma per quanto
riguardava la pallavolo e sport annessi, se la cavava egregiamente ed
io ero
fiera di essere in squadra con lui, perché odiavo perdere!
Cosa che temevo di
fare con l’assetto di squadra che mi ritrovai…
«È
gratificante essere accettati in questo modo come compagni di squadra,
gioverà
di sicuro alla nostra cooperazione.»
«Uff,
Sofi non fare la vittima, nemmeno tu mi volevi nel team!»
I
capisquadra sorteggiati furono Stè e Sofi: avevo dato per
scontato che Testa di
Paglia mi scegliesse, invece la sua prima chiamata fu per Lucien, a cui
seguì la
scelta di Fede da parte di Sofi, per non restare a corto di ragazzi
(una
partita maschi contro femmine non sarebbe stata affatto bilanciata, ad
iniziare
dall’altezza mancante, che ci avrebbe punito nelle alzate) e
la seconda e
ultima scelta di Stè a sorpresa fu Rita, lasciandomi del
tutto sbalordita e
costringendo Sofi a prendermi in squadra.
«Ragazze,
smettetela di fare le bambine capricciose e concentratevi, oppure quei
tre ci
faranno a fette.» la Voce della Saggezza: Fede ci
riportò al problema
impellente e ci concentrammo per non dargliela vinta.
La
partita finì in parità, anche se Stè
obiettò su un fuoricampo che non avevamo
contato e per calmare gli animi (ed evitare una seconda partita che ci
stracciasse), Fede c’invitò a farci un bel bagno,
dimenticando gli attriti.
Lucien si era rivelato un ottimo giocatore e si rivelò anche
un bravo
nuotatore: doveva essere una di quelle persone predisposte per nascita
all’attività
fisica!
«C’è
qualcosa che non sappia fare, quel ragazzo?»
La
considerazione ammirata di Rita fece da eco ai miei pensieri, ma Sofi
fu più
veloce di me nel
rispondere: «Entrare
nelle grazie del cugino, presumo… Anche se questo accomuna un po’
tutti.»
«Sofi!»
La
reazione di Rita, mi fece pensare che quell’idea fosse comune
e che per non
inquietarmi, nessuno aveva osato esternarla… A quel pensiero
mi agitai.
«Lo
so che Emile non si è comportato bene l’altra
sera, ma non è sempre così. Sta
attraversando un periodo davvero pessimo e non è facile per
lui restare
sereno.»
«Calmati
Pasi, lo sappiamo, non c’è bisogno che ti
arrabbi.» Rita rivolse un’occhiata
piena di rimprovero verso Sofi, che si difese senza problemi.
«Non
ho detto nulla di male, Rita, è chiaro come il sole che quel
tipo non riesce a
stare in mezzo alla gente: l’ho visto in tre occasioni e
senza contare il funerale,
nelle altre due ha solo aperto la bocca per offendere e
sentenziare.»
«Questo
non lo rende diverso da te, allora!» Le risposi stizzita e
questo non fece che
inacidire di più la mia interlocutrice.
«Ancora
continui ad associarmi a lui? Io non ferirei mai una persona cara per
il mio
compagno, invece quel tipo sembra trovare gusto ad infierire su
Stefano. Sarà
pure superficiale, buonista e terribilmente irritante a volte, ma non
merita di
essere trattato in quel modo in pubblico!»
«Ma
se tu sei la prima ad offenderlo!»
«Ma
lui mi conosce, Pasi! Fino a prova contraria, tra me e Stefano
c’è più
confidenza e se vuole rispondermi per le rime, può farlo
quando vuole! Cosa che
non farebbe mai con il tuo lunatico ragazzo! Non ti metterebbe mai in
imbarazzo
come fa lui!»
Non
avevo mai pensato che i miei amici vedessero Emile sotto
un’ottica diversa
dalla mia, ero sempre stata convinta che comprendessero i motivi che lo
rendevano poco incline a socializzare e invece le parole di Sofi mi
stroncarono
del tutto!
Stè
come viveva quella situazione? Si era reso conto del malcelato astio
negli
occhi di Emile, ogni volta che si vedevano? E se sì, ne
soffriva?
Al
pensiero che il mio ragazzo fosse causa di malumori
e insofferenza all’interno del mio gruppo di
amici, iniziai a sentirmi spaccata in due, totalmente impossibilitata a
prendere una posizione tra le persone più importanti della
mia vita e talmente
scossa dall’idea di aver causato sofferenza a Stè,
che solo in un secondo
momento, mi resi conto di aver visto per la prima volta quanto Sofi
tenesse a
Testa di Paglia… Dovevo affrontare il discorso con lui,
dovevo sapere come
vivesse quella situazione, se fosse grave come mi aveva fatto notare
Sofi, o se
Stè non gli desse tutta questa importanza. Non avrei mai
tollerato tensioni
all’interno del mio gruppo, non con loro, non dopo tutto
quello che avevo
vissuto con i miei genitori!
«Posso
intromettermi nel discorso?»
A
distogliermi dai miei pensieri, fu la voce di Lucien, che doveva essere
ritornato da poco dalla nuotata senza che me ne fossi resa conto, presa
dal battibecco
con Sofi: doveva aver sentito parte della nostra discussione su Emile.
«Sì,
certo Lucien, parla pure.»
«Ecco…
non volevo origliare, ma vi ho sentito mentre tornavo qui sulla
spiaggia e ho
capito che si parlava di mon cousin… n’est-ce
pas?»
«Sì,
è così.»
«Beh,
io forse sono la persona che meno lo conosce tra voi, però
per quel poco tempo
trascorso con lui, ho notato una somiglianza con ma famille…
Mi odierebbe
ancora di più se mi sentisse, ma Emile somiglia a ma
mère… e anche a mon frère.
Maman è aggressiva come lui, attacca chiunque e si chiude in
se stessa e solo
raramente mostra di essere in realtà fragile e insicura. Mon
frère è un caso a
parte, ma anche lui si nasconde dietro atteggiamenti che non mostrano
la sua
vera personalità.
Io
penso che mon cousin, debba solo capire che di voi può
fidarsi, per potersi
lasciarsi andare un po’ e smetterla di essere così
aggressivo… Purtroppo non
dipende da lui, c’è l’ha nel
sangue.»
Lucien
fece un sorriso amaro che lo rese ancora più somigliante ad
Emile; mi chiesi
che vita facesse quel ragazzo e quale fosse il rapporto con sua madre e
suo
fratello, per parlare in quel modo così
rassegnato… Lo guardai con gratitudine,
mentre Sofi continuava la sua arringa: «Questo non lo
giustifica ad agire come
se tutto gli fosse dovuto!»
«Sofia
ora basta, non mi sembra il caso di fare il processo ad Emile quando
non ha
modo di difendersi, attendi di averlo davanti per dirgli tutto
ciò che pensi di
lui, almeno potrà darti la sua versione, senza dover mettere
in mezzo Pasi, che
ne soffre solo.»
Fede
era senza ombra di dubbio il mio Salvatore, la voce paterna del gruppo
e anche
l’unico che riuscisse a mitigare
l’acidità di Sofi, che dal canto suo, lo
guardò risentita prima di rispondergli.
«Difendilo
anche tu, certo… Ma che parlo a fare, tanto nessuno mi
ascolta!»
Si
ritirò in un mutismo risentito e il discorso spinoso
morì sul colpo, proprio al
sopraggiungere di Stè, che per fortuna non aveva sentito una
parola di ciò che
avevamo detto. Grazie all’intervento di Fede, riuscimmo a
goderci ancora quella
giornata, ma le parole di Sofi mi rimbombavano nelle orecchie e mi
ripromisi di
affrontare l’argomento sia con lei che con Stè.
___________________________________________________________
Oncle
= Zio
Je
peux entrer? = Posso entrare?
Tante
= Zia
Merci
beaucoup = Grazie mille
Bonsoir
= Buonasera
Mais
oui = Ma sì
Maman
= Mamma
Cousin
= Cugino
Chansonnes
= Canzoni
Ma
mère = Mia madre
Fille
= Ragazza
En
France = In Francia
À
plus tard = A più tardi
N’est-ce pas?
=
Non è così?
Ma famille = La mia
famiglia
Mon frère
= Mio
fratello
____________________________________________________________________________________________________
NDA
Ave gente,
com'è stato il vostro Capodanno?
Dato che siamo appena
entrati nel 2012, non potevo non postare il primo giorno di questo
nuovo anno ^ ^
E spero che come
primo capitolo del 2012, sia stato di vostro gradimento, nonostante
tutti quei termini francesi (Sorry sisterina, ma non potevo fare
altrimenti!)
Inizio subito
col dirvi che ho deciso di non fare più pronostici: la
settimana scorsa è stata alquanto stressante per me
perchè mi sono avvicinata spesso al mio amato file di Word
per continuare questa storia e in più occasioni non sono
riuscita a scrivere nemmeno un rigo! Non vi dico quanto sia frustrante
aver voglia e il tempo di dedicarsi alla scrittura e non riuscire a
farlo! >:(
Ma per fortuna
dopo tanto penare, all'improvviso è tornata l'ispirazione e
anche più forte di prima, dato che sono riuscita a
continuare anche il mio esperimento con lo spin-off concludendo un
primo embrionale capitolo, ma è ancora presto per dirvi se
sarà pubblicato o meno :P
Il capitolo 26 a
sua volta finalmente ha visto la luce *gioia e gaudio in me*, ma come
volevasi dimostrare, mi sono persa in altre descrizioni e sono ancora
lontana dalla fine, per cui non vi dirò più
quanti capitoli ho in progetto, dato che puntualmente vado oltre! *me
non vuole proprio staccarsi dai suoi bambini e dalle sue lettrici*
Come vi sembra questo Lucien? Che idea vi siete fatte di lui, rispetto
al capitolo scorso? Attendo le vostre reazioni ^ ^
Angolo dei
Ringraziamenti
Anche nel 2012 non dimentico tutte voi, che da mesi
ormai mi sostenete e m'incoraggiate, perché siete il mio
tesoro più grande *_*
Grazie all'infinito alle mie sorelline: Iloveworld/Fiorella Runco,
Vale, Saretta, Niky, Concy, Cicci, Ana-chan
ed Ely semplicemente
perchè ci sono <3
Grazie a Kira1983, la mia adorata admin, che ha
letteralmente divorato questi capitoli diventando una delle mie
sostenitrici più forti (attendo il capitolo, mi raccomando!
^ ^ )
Grazie a ThePoisonofPrimula, e Dreamer_on_heart, che sono
sostenitrici altrettanto forti e ancora più gradite
perchè non mi conoscevano affatto prima di capitare da
queste parti; non sapete quanta gioia mi danno i vostri
apprezzamenti!
(A proposito, Piccolo
Spazio Pubblicitario: Dreamer_on_heart sta scrivendo una storia
originale davvero carina tra una ragazza
iper-super-mega-chiusa verso il mondo, Violet e il ragazzo che, a
piccoli passi, la sta facendo cambiare, Nathan. Se avete
voglia di leggere qualcosa di dolce ma non al diabete, se amate gli
incontri tra caratteri totalmente opposti, o se siete dei ricci
arrotolati su se stessi, questa storia vi coinvolgerà di
sicuro:
As Light and Shadow: they belong to each other)
Grazie un milione di volte e sempre di più a tutte voi che
avete aggiunto questa storia tra le preferite, le ricordate e le
seguite:
Ai_line, DISORDER, gigif_95, kiki0882, lorenzabu,
samyolivieri,
Tattii,
Thebeautifulpeople,
Aly_Swag,
ArchiviandoSogni_,
green apple,
incubus life, princy_94, Ami_chan,
Camelia Jay, cara_meLLo,
cris325,
nickmuffin, Origin753, petusina, roxi, sel4ever, smokeonthewater, Veronica91,
_Grumpy, _Calypso_
Siete una fonte inesauribile di soddisfazione e orgoglio per me! :D
ARIGATOU GOZAIMASU
a tutte!!!!!!!
E, Last but not Least
*-*-*-*
BUON 2012!!!
*-*-*-*
che sia un anno pieno di sole
dentro di voi! ^ ^
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