Premessa
Non so cosa vi possiate
aspettare da questo… picasso (?), ma so solo che mi
sono svegliata una mattina e l’ho scritto… per tutti i fan della KotaDore. Quindi chi non lo è, non si metta a scrivere cose
tipo “no… blablabla… Akatsuki
è meglio… blablabla” perché tanto non mi farete
cambiare idea.
Questa “demenzialità” è
stata ideata solo per far ridere ovviamente (o sorridere). Non è volta a
convertire gli AkaDorers e non è una critica verso
quel pairing, quindi… keep calm and read it,
if you want.
;D
Con ciò vi saluto,
sperando che non risulti proprio una schifezza questa fic.
Bye, bye!
Vale
~
Verdetto finale
Una
donna dall’aria convinta, con degli occhiali sul naso che le luccicano per la
determinazione ed una parrucca bianca, di quelle tutte boccoli che erano soliti
indossare i giudici in tempi remoti, si alza dalla poltrona su cui era comodamente
stravaccata e successivamente agita un martelletto per aria a mo’ di scettro.
‹‹Signori
e signore, siamo qui oggi per mettere sotto torchio, una volta per tutte, e
condannare i qui presenti colpevoli Harukaze Doremi e
Kotake Tetsuya›› annuncia
in maniera piuttosto battagliera quella che ormai abbiamo definitivamente
identificato come Giudice, mentre un paio di riflettori si vanno a posizionare
sui due poveretti.
‹‹Ma…››
borbotta Doremi, indicando poi Tetsuya con un cenno
della testa, ‹‹Potrei capire lui, però io che cosa ho fatto di male?››.
L’imputato
Kotake cerca di risponderle a tono, ma il Giudice
torna ad agitare il martelletto, il che fa temere al ragazzo che l’oggetto gli
possa venire lanciato appresso, perciò tace, allorché la donna efferata sbatte
con foga l’arnese sulla superficie della sua scrivania.
‹‹Silenzio!››
esclama, ‹‹Siete stati accusati da mezza Misora e
mezzo fandom per l’esaurimento nervoso dei
suddetti!››.
‹‹Eh!?››
‹‹Volete
negarlo?!!››
La
donna punta il martelletto contro i due poveri teenagers, mentre questi ultimi
risultano terrorizzati dall’espressione della stessa. È allora che con occhi
sbarrati si affrettano a fare di no con la testa, per poi attendere con ansia
la loro sorte.
‹‹Dunque,
ascolteremo cos’hanno da dire i vari teste e solo allora vi condanneremo,
sebbene la vostra colpevolezza sia ormai provata!››.
Doremi,
a quel punto, alza una mano per aria, titubante, come per chiedere il permesso
di parlare.
‹‹Mi
dica!›› le concede il Giudice.
‹‹Non
dovremmo avere un avvocato?›› domanda la rossa, e Tetsuya
si illumina alle sue parole ed annuisce con la testa per sostenere la sua idea.
‹‹Giusto!
Entrino i difensori degli imputati!›› risponde la donna, puntando il
martelletto verso un punto impreciso della stanza. Un altro riflettore va a
puntarsi proprio lì ed un grosso portone di legno viene illuminato. Questo si
spalanca e fanno il suo ingresso due persone.
Da
un lato vi è Hazuki Fujiwara,
che sembra abbastanza terrorizzata dagli avvenimenti.
‹‹D-dove
mi trovo?››
Dall’altro
vi è Masaru Yada, che al
contrario risulta indifferente alla situazione.
‹‹Mmh?››
I
due entrano e i colpevoli sembrano alquanto preoccupati dalla loro venuta.
‹‹Ci
difenderanno loro?›› chiede Doremi.
‹‹Allora
siamo messi male›› deduce Tetsuya con una nota
depressa nella voce.
Masaru si accomoda al fianco
del suo protetto e mugugna qualcosa come: ‹‹Questo passa al convento››.
‹‹Veniamo
al dunque!›› strilla il Giudice, martellando un po’ sul tavolo e facendo, di
conseguenza, sobbalzare i nostri eroi, ‹‹Siamo giunti da poco nel 2012 e sono
passati esattamente dieci anni dalla vostra prima apparizione nelle televisioni
di tutto il mondo. Ho detto giusto, avvocato Yada?››.
‹‹Uhm…
Suppongo di sì›› risponde lui, con un certo disinteresse.
‹‹Bene.
La convinzione è il primo passo per la vittoria, avvocato Yada!››
lo incalza il Giudice, ma il giovane non recepisce la frecciatina, quindi la
donna si rivolge all’altro difensore, ‹‹Avvocato Fujiwara,
lei conosce entrambi gli imputati fin dall’asilo, vero?››.
Hazuki annuisce tremante.
‹‹Quindi
concorderà con me che Harukaze e Kotake,
da tempo immemorabile, hanno cercato di occultare, agli spettatori, ai loro
compagni di classe o a chicchessia, i loro quanto mai ovvi sentimenti,
ingaggiando litigi assurdi e debilitanti per la sanità mentale delle persone
circostanti››.
La
ragazza dalla chioma castana boccheggia un paio di volte, senza riuscire a
proferire parola alcuna.
‹‹Chi
tace acconsente›› interrompe il Giudice, proprio quando un suono indistinto
stava per fuoriuscire dalla bocca dell’avvocatessa. Gli occhi di quest’ultima
diventano lucidi, conscia della sua mancanza di competenza, e si va a
rannicchiare in un angolo.
Doremi
osserva l’amica con delusione, mentre Tetsuya segue
con lo sguardo Masaru che si è andato ad accovacciare
anche lui accanto ad Hazuki ed ora le sta dando
qualche colpetto dolce sulla schiena per consolazione.
‹‹Ma
non dovevano difenderci?›› domanda il ragazzo dai capelli blu, più a sé stesso
che alla sua complice.
‹‹Forse
sarebbe stato meglio se fosse stata Aiko il nostro
avvocato›› borbotta Doremi in risposta al compagno.
Il
Giudice martella di nuovo con foga: ‹‹Detto fatto! Chiamiamo allora il primo
teste: Aiko Senoo!››.
La
figura della ragazza dai capelli blu viene illuminata dal riflettore che prima
era puntato su Hazuki e Masaru.
È seduta a qualche metro dal giudice, dietro il banco dei testimoni. Doremi la
guarda speranzosa, scoccandole qualche occhiata eloquente. Aiko
sorride e con le dita della sua mano destra forma un okay.
‹‹Signorina
Senoo, siamo davanti alla Corte quindi, da questo
momento in poi, la pregherei di rispondere dicendo solo e soltanto la verità››
le dice il Giudice, al che lei annuisce.
‹‹Non
si preoccupi. Io sono sempre schietta e sincera›› fa lei.
‹‹Allora
mi parli un po’ di cosa pensa del rapporto tra i due imputati. A parer suo, il
loro è solo un odio incondizionato verso l’altro, oppure c’è dell’altro
dietro?››.
‹‹Ovvio
che c’è dell’altro!›› dichiara Aiko, con una certa
naturalezza.
A
Doremi e Tetsuya casca la mascella a terra. In
quattro parole, la sportiva è riuscita a far alzare un polverone, infatti il
Giudice è particolarmente interessato al suo punto di vista.
‹‹Si
spieghi meglio›› la induce a proseguire.
‹‹Ha
detto lei stessa che quei due si conoscono da un sacco di tempo, quindi è ovvio
che dietro ogni litigio vi sia sempre preoccupazione per lo stato d’animo
dell’altro. Ricordo quando Tetsuya intraprese quella
gita in bici. Io e l’avvocato Fujiwara eravamo certe
al cento per cento che Doremi sarebbe stata in ansia e quindi…››
Mentre
Aiko continua a raccontare a raffica tutta una serie
di avvenimenti, Doremi ha la bocca spalancata, le mani aperte, come se stesse
pregando, e gli occhi fuori dalle orbite. Tetsuya
invece ha le guance colorite di rosso. Anche se la sua espressione risulta
scioccata, il Giudice, nell’osservarlo, è quasi sicuro di notare una scintilla
di contentezza nei suoi occhi blu oceano.
‹‹Il
loro rapporto è talmente forte da non lasciarli indifferenti ai loro reciproci
problemi…›› conclude Aiko, ma all’improvviso
quest’ultima sembra essere consapevole di aver detto troppo.
‹‹Beh…
Come amici…›› aggiunge la sportiva con un sorrisino di circostanza e ben poca
convinzione nella voce.
‹‹Aaahà…›› borbotta la donna imparruccata, prendendo appunti
su un block notes di uno spessore notevole. La
suddetta, infatti, è sicuramente convinta del fatto che quella sia solo una
delle moltissime prove contro i nostri beniamini.
‹‹Può
andare›› le dice sventolando una mano per aria, come per scacciare una mosca.
Doremi
scocca alla sportiva uno sguardo da far venire la fifa perfino ad un animale
carnivoro affamato e la ragazza dai capelli blu sembra demoralizzarsi. Di
fatti, va a fare compagnia alla sua amica Hazuki,
portandole un braccio attorno alle spalle, quasi volesse dirle ‹‹Siamo nella
stessa barca, amica mia››.
‹‹Chiamiamo
il secondo teste! Entri, signorina Tamaki!›› esclama
il Giudice, ora su di giri.
Chissà
perché poi…
‹‹No,
Reika no!›› urla Tetsuya
scattando in piedi, ancora più rosso di prima.
‹‹Ha
qualcosa da nascondere?›› lo pressa il rappresentante della giustizia con un
sorrisino sarcastico.
Kotake nega con un cenno
della testa e si risiede, sotto lo sguardo preoccupato di Doremi.
Reika intanto fa la sua apparizione
con la sua solita risata stridula.
‹‹Signora
Giudice, mi permetta di esprimere il mio più forte fastidio per il
comportamento infantile dei due imputati›› afferma la bionda, prima ancora di
essersi seduta al banco del testimone.
‹‹Prego,
mi riferisca tutto›› le concede il Giudice, mentre i suoi occhi iniziano a
sfavillare per l’emozione. Sembra quasi che le due si siano già messe d’accordo
su cosa dire e forse anche Tetsuya ha intuito le
intenzioni delle due villane, visto il comportamento che ha ostentato
precedentemente.
‹‹La
ringrazio del permesso. Come ben sa, non possiedo nessun tipo di rancore nei
confronti della mia amica, nonché colpevole di questo caso, Doremi Harukaze. Mi ha aiutato in molte occasioni. Ma essendo
stata convocata qui per dire esclusivamente cose veritiere, non posso sostenere
la causa della mia cara compagna›› espone Reika,
fingendo dispiacere e commozione.
‹‹Mi
dica quel che sa, signorina Tamaki›› insiste il
Giudice.
‹‹Parlerò
di un episodio della terza elementare. In quell’occasione, Doremi e le altre
sue amiche furono sorprese dal Preside mentre lavoravano nel loro negozio senza
permesso e senza che nemmeno i genitori lo sapessero››.
Doremi
sbuffa: ‹‹Ma se è stata lei a dirlo al Preside›› borbotta.
‹‹Faccia
silenzio, Harukaze!›› la ammonisce il Giudice, poi
torna a rivolgersi cordialmente a Reika, ‹‹Continui››.
‹‹Quella
volta, Tetsuya Kotake mi
confessò senza esitazioni di essere
innamorato della mia cara amica Doremi›› decreta la bionda.
‹‹Cosa!?››
esclamano il Giudice, Doremi e Tetsuya all’unisono,
la prima con finta sorpresa e gli imputati realmente esterrefatti.
‹‹Fu
una scena davvero toccante›› conclude Reika,
portandosi teatralmente una mano sul cuore ed un fazzoletto candido ad
asciugarsi gli occhi.
‹‹Ma
non è vero!!›› protesta il ragazzo, scattando di nuovo in piedi, ormai col viso
quasi violaceo dall’imbarazzo, mentre le persone radunate in quel salone
iniziano a bisbigliare tra loro.
‹‹Ordine,
ordine, ordine!›› strilla il Giudice a suon di martellate.
‹‹L-le
hai detto davvero così?›› gli chiede Doremi con le guance in fiamme, al che lui
arretra di qualche passo, sempre più imbarazzato.
‹‹O-ovvio
che no…››.
Le
martellate continuano a risuonare nel salone, finché il silenzio non torna a
coronare la sala e gli imputati ai loro posti.
‹‹Obbiezione,
Vostro Onore›› esclama, a quel punto, una voce.
È
Masaru, che d’un tratto sembra essersi immedesimato
nel suo ruolo.
Il
Giudice lo guarda male, per qualche secondo, in quanto potenziale nemico del pairing.
Probabilmente sperava in un certo grado di incompetenza da parte del ragazzo
dai capelli verdi, ma così non è stato. La suddetta parruccona sospira e poi
lascia cadere con forza la mano col martello sul banco, facendo echeggiare il
rumore nella stanza. Poi esclama: ‹‹Obbiezione accolta›› permettendo ai due
colpevoli di espirare con una punta di sollievo.
‹‹Quel
giorno ero presente›› rivela l’avvocato Yada, ‹‹Tamaki insinuò che il mio compagno di classe fosse
innamorato di una di loro, vale a
dire Doremi, Hazuki oppure Aiko,
ma non precisò chi di loro fosse. Inoltre Tetsuya non
svelò nulla in proposito. Certo, si limitò a diventare rosso come un peperone,
ma non disse nulla››.
‹‹Beh,
grazie, Masaru…›› gli dice sarcasticamente Tetsuya, al che l’avvocato scrolla le spalle.
‹‹Perdonami,
ma sono anche io pro KotaDore›› fa lui per poi
tornare nel suo cantuccio insieme ad Hazuki ed Aiko, lasciando basito il suo protetto.
Il
Giudice, dopo quella rivelazione, punta un indice contro Reika.
‹‹Perché
ha tralasciato tutti questi dettagli? Lei sa che è sotto giuramento?›› la
ammonisce con falsa severità, tant’è che le lancia un palese occhiolino.
‹‹Lo
so benissimo, ma a me era sembrata una perfetta dichiarazione›› risponde la
teste e il Giudice annuisce comprensivo.
‹‹Quanto
la capisco… Passiamo al terzo teste!››.
Reika Tamaki
si alza dal suo posto con fare altezzoso e si va ad accomodare su una delle
tante panche dietro gli imputati, mentre la rappresentante della giustizia
appunta velocemente sul suo taccuino le ultime informazioni apprese.
‹‹Come
in, Momoko Asuka›› afferma
una voce diversa da quella del Giudice.
Infatti
adesso al suo fianco si trova Seki-sensei, la maestra
delle elementari di Doremi e di tutti gli altri.
‹‹Seki-sensei mi farà da interprete, in modo tale da poter
fare tranquillamente le domande alla teste›› annuncia il Giudice.
Momoko si siede al banco dei testimoni.
Pare tranquilla e pronta a rispondere a qualsiasi domanda.
‹‹Momo-chan›› bisbiglia Doremi dal suo posto, ‹‹Mi raccomando, non
dire cose inopportune››.
La
straniera inarca un sopracciglio, poi all’improvviso sembra capire cosa vuole
dire Doremi ed esclama: ‹‹Sure!››.
‹‹Signorina
Asuka, mi dica. Secondo lei, il signor Kotake prova una qualche sorta di affetto nei confronti
della signorina Harukaze?››.
La
domanda del Giudice è formulata in maniera così complessa e articolata che Momoko fa fatica a comprendere e rivolge uno sguardo a Seki-sensei, affinché le venga in aiuto. Quest’ultima
sembra pensarci su, poi domanda: ‹‹Miss Asuka, according to you, does Kotake love Doremi?››.
‹‹Yes, he loves Doremi.
He said it at our graduation›› esclama Momoko, senza pensarci
due volte.
Il
Giudice non ha bisogno di traduzioni. Ha già capito tutto, ma lascia che anche
gli altri sentano la versione di Seki-sensei.
‹‹Sì,
lui ama Doremi. Lo ha detto al nostro diploma››.
La
rappresentante della giustizia fa un gesto eloquente agli imputati, i quali
stanno per avere un ictus.
‹‹Aspetti››
irrompe l’avvocatessa Fujiwara dal suo angolino, gli
occhi che sprizzano sapienza da tutti i pori, ‹‹Obbiezione. Il verbo “love” in
inglese può significare anche “voler bene”. Infatti fu proprio questo che disse
Kotake il giorno del diploma: disse “ti voglio bene”››.
‹‹Obbiezione
respinta. Dei bambini delle elementari non si dicono “ti amo”, avvocato Fujiwara!›› replica il Giudice agguerrito, ‹‹Quindi il
sentimento in questione non cambia››.
Hazuki torna a rintanarsi nel
suo angolino, vittima del suo ultimo insuccesso.
‹‹Ma
Kotake non era innamorato di me!›› ribatte Doremi
convinta, poi si rivolge al ragazzo dai capelli blu, ‹‹Vero che non lo eri?››.
Il
ragazzo non ha il tempo di rispondere, in quanto il Giudice torna a martellare
sfrenato.
‹‹Ordine!
Ringraziamo il teste! Thank you,
Asuka-san››.
La
bionda fa un mezzo inchino e poi va via.
‹‹E
adesso entri il quarto teste!››.
Fa
il suo ingresso nella sala un signore. Doremi scatta in piedi.
‹‹Papà!
Anche tu…›› dice.
‹‹Prego,
signor Harukaze. Si accomodi››.
Il
signor Keisuke Harukaze
avanza verso il banco dei testimoni senza mai togliere gli occhi, stretti in
due fessure, di dosso a Tetsuya, il quale si
irrigidisce, preso dall’ansia più totale. Doremi, dal canto suo, esamina il
comportamento dei due, mentre torna a sedersi sulla sua sedia, con un certo
stupore.
‹‹Signor
Harukaze, le farò una domanda molto semplice. Lei è
un fan della KotaDore?›› chiede il Giudice senza
preamboli.
I
presenti, tra cui gli imputati, trattengono il fiato, attendendo con agitazione
la risposta del teste.
‹‹Assolutamente
no›› risponde.
‹‹No?››
fa il Giudice, meditando su se usare il suo martelletto a mo’ di manganello,
poi la suddetta si tranquillizza e fa un cenno verso il pubblico. Tra di esso,
si alza Nishizawa-sensei, che successivamente avanza
verso il Giudice, con un mangiacassette in mano. Lo appoggia sulla scrivania
del Giudice e preme play.
‹‹Sarei stato preoccupato se Doremi fosse
stata da sola, ma con lei c’è Tetsuya››.
Nishizawa-sensei ferma
la registrazione, che si è scoperta essere proprio della voce del signor Harukaze.
‹‹Può
sedersi, Nishizawa-sensei. Grazie›› dice cordialmente
il Giudice.
Il
padre di Doremi è scioccato.
‹‹Come
vede, questa frase è stata una palese benedizione di matrimonio da parte sua››.
‹‹Che?!!››
esclamano padre e figlia all’unisono, mentre Tetsuya
riflette sul metodo meno doloroso per suicidarsi all’istante.
‹‹Papà,
come hai potuto dire una cosa simile?›› gli chiede Doremi.
‹‹Signor
Giudice, non intendevo quello che lei ha capito. Ero soltanto tranquillizzato dal
fatto che mia figlia non fosse sola nella foresta›› si giustifica Keisuke.
‹‹Tsk, tsk… Tutte scuse›› replica
il Giudice, in una palese imitazione di una bimba capricciosa, poi alza il
martelletto al cielo, ‹‹Portatelo via!››.
Majorin si materializza dietro
il signor Harukaze, lo prende sottobraccio e lo
trascina fuori dalla sala.
‹‹Aspetti!››
tenta di fermarla invano lui.
‹‹Passiamo
al quinto teste: Majorika!››.
La
strega appare dal nulla e si siede accanto al Giudice.
‹‹La
signorina Rika è uno degli esempi più palesi
dell’esaurimento nervoso che hanno provocato i due imputati. Ci dica tutto, Rika›› la esorta il Giudice.
‹‹Per
quattro lunghe serie, senza contate gli OVA, ho dovuto sopportare una bambina
senza morale, capace di lamentarsi di quanto fosse sfortunata in amore ad ogni
minuto della giornata›› borbotta sofferente Rika.
‹‹Deve
essere stato veramente terribile, signorina strega››.
Doremi,
ormai rassegnata, non ha più la forza di ribattere. In fondo, è vero che non ha
fatto altro che lamentarsi per tutti gli anni delle elementari, quindi non può
dar torto a Majorika.
‹‹E
tutto ciò è accaduto, quando la suddetta imputata aveva il suo grande amore a
portata di mano!›› prorompe la strega furente, al che Tetsuya
e Doremi spalancano increduli le loro bocche.
‹‹Quindi
anche lei è convinta del fatto che i due imputati siano colpevoli?››.
‹‹Certo,
considerando che ogni volta che Kotake veniva in
negozio dovevano intraprendere una battaglia di insulti da far uscire di senno
chiunque››.
Il
Giudice sembra molto soddisfatto delle informazioni ricevute, di fatti congeda
all’istante Majorika e proprio quando sta per
chiamare l’ennesimo teste, Tetsuya la interrompe
alzandosi in piedi.
‹‹Adesso
basta, signor Giudice. Non le sembra il caso di finirla qui? È alquanto
imbarazzante questa messa in scena›› esclama il ragazzo.
Anche
il Giudice, a quel punto, si alza, il martelletto sempre stretto in mano e uno
strano fuoco negli occhi.
‹‹Non
mi arrenderò mai! Guardate! Quelle sono tutte persone che avete illuso negli
anni!››.
La
parruccona indica una marea di gente mai vista prima, alle spalle degli
imputati. La maggior parte di essi indossa magliette con sopra scritto “Io shippo KotaDore”. Doremi e Tetsuya sono inorriditi dalla quantità di gente che può
compromettere i loro alibi e che, con molta probabilità, conoscono i loro passi
falsi meglio di loro stessi.
‹‹Ma…
è assurdo. Che ci fanno qui tutte queste persone?›› domanda Doremi, ora
parecchio impaurita.
Il
Giudice sogghigna.
‹‹Sono
qui per sentire, una volta per tutte, una vera dichiarazione!›› annuncia.
La
folla inizia ad urlare cose incomprensibili, a fischiare e a tirar fuori
striscioni con cuoricini e scritte sdolcinate.
‹‹Ma…?››
‹‹E
va bene…›› si arrende infine Kotake, dopo di che
lancia uno sguardo a Doremi e le porge una mano. Il pubblico trattiene il
respiro, elettrizzato. Lei gli offre la sua mano e poi abbandona la sedia su
cui era seduta.
‹‹Doremi››
dice il ragazzo, prima di deglutire nervoso.
‹‹Dimmi››
gli risponde lei, mentre la tensione fa la sua apparizione tramite una morsa
allo stomaco.
‹‹Ecco…
io…››
‹‹Sì…?››
Una
serie di martellate li interrompe. Il Giudice è impaziente.
‹‹Su,
cavolo! Non ci vuole una laurea per confessare!›› strilla.
Tetsuya fulmina con lo sguardo
la rappresentante della giustizia e, con lui, anche tutti i fan che assistono
sembrano molto infastiditi dal suo intervento. Il Giudice allora diventa
piccolo piccolo per la vergogna e borbotta qualche
scusa.
Dunque
Tetsuya torna a rivolgere la sua attenzione a Doremi.
‹‹Doremi,
mi dispiace per il comportamento che ho avuto nei tuoi confronti in questi
anni. La verità è che tu…››
Il
momento è solenne. Tutti tacciono e tendono il collo verso gli imputati.
Perfino Hazuki, Masaru ed Aiko hanno smesso di fare gli asociali e sono concentrati
sul discorso del giovane.
Tetsuya si avvicina
all’orecchio di Doremi e le bisbiglia qualcosa, al che la suddetta diventa
completamente rossa.
‹‹Oh,
Tetsuya…››
È
questa la sua risposta, mentre la delusione più totale si fa strada nei cuori
di tutti i presenti. Non sono riusciti a carpire nessuna frase di senso
compiuto dai due ragazzi e questo li segnerà per sempre.
Tetsuya le stringe una mano e
rivolge uno sguardo speranzoso al Giudice.
‹‹Ora
ci lascerà andare?›› domanda.
‹‹Mmh… Potrei…›› fa il Giudice pensieroso.
Tra
la folla tornano ad alzarsi urla di protesta, tra cui qualche ‹‹Bacio, bacio,
bacio››. Ma nemmeno il tempo che il Giudice abbia finito di parlare, che gli
imputati son spariti.
‹‹Oh,
no. Volevo anche io un bacio tra loro›› piagnucola il Giudice.
Masaru intanto si avvicina
alla rappresentante della giustizia e le strappa il martelletto di mano. Batte
due colpi sul banco ed esclama: ‹‹Così è deciso, l’udienza è tolta››.
‹‹Che?!››
urla il Giudice, ‹‹No, non vale! Non abbiamo ancora finito!››.
Ma
la gente ormai si sta fiondando fuori dalla sala, molti intenzionati a seguire
i due imputati per coglierli in flagrante ed imprimere nella mente il loro
primo bacio e le loro prime effusioni.
In
un battibaleno, la stanza si è svuotata. Non sono rimasti nemmeno gli avvocati.
Pure il martelletto è sparito.
‹‹Uffa…
Sono il Giudice più sfortunato del mondo…››
Fine
~