Il canto della Sirena.

di Mia Swatt
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'sera a tutti! Qualcuno mi conoscerà, altri si staranno chiedendo chi diavolo io sia XD
Ho già una storia in corso nel fandom di Twilight, ma ho pensato di cominciare a postare anche questa piccola flash che avrà CINQUE CAPITOLI! Premetto che non è un'idea nuova, in quanto la trama è un insieme della meravigliosa favola Disney "La Sirenetta", ma avrà anche qualcosa della sua originale scritta da Christian Andersen. Ovviamente, il tutto, sarà contornato da qualche cambiamento di mia invenzione! Adoro prendere ispirazione, ma mi piace sempre inserire qualche chiave nuova nella narrazione.
Detto ciò vi lascio al capitolo e buona lettura!
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Il canto della Sirena

Il mio slancio è infinito come il mare, e non meno profondo è il mio amore;
più te ne dono più ne posseggo, perché entrambi sono infiniti.

William Shakespeare.

1.
In
principio

Cera una volta, tanto tempo fa, un regno fatto completamente di cristallo. Questo impero non si trovava sulla Terra, bensì in fondo al mare.
Tutti, laggiù, vivevano in pace, governati da un sovrano saggio e giusto: Re Tritone, meno conosciuto come Charlie. Il Re aveva tre figlie: Rosalie, la bella sirena dalla lunga chioma bionda, nonché sorella maggiore; Alice, la piccola sirena da una sbarazzina capigliatura nera; e, per finire la più giovane delle sue tre figlie, Isabella.
Bella, così si faceva chiamare da tutti i suoi amici del mare, era la più sognatrice delle sirene. Due occhi color cioccolato, incorniciati in un pallido viso a cuore; capelli lunghi, castano scuro, e un sorriso limpido come il cielo d’estate.

Il cielo…, pensava spesso Bella. Come avrebbe voluto, un giorno, nuotare fino in superficie e vedere il sole. Vederlo davvero. Sapeva, però, che questo era proibito dalle leggi marine, in quanto a nessuna sirena era concesso di entrare in contatto con gli umani. Bella aveva sempre trovato questa legge molto, molto stupida.
Mentre nel castello di cristallo si stava tenendo un grande ricevimento, Bella, accompagnata dal suo fidato pesce palla Emmett, stava scorrazzando per l’oceano alla ricerca di oggetti preziosi. Adorava quelle cianfrusaglie; quegli oggetti talmente terrestri e strani di cui non aveva la minima idea di cosa fossero realmente.
― Bella, guarda qui! ― disse Emmett, trovando un grazioso oggetto luccicante. La sirena non se lo fece ripetere due volte. Agirò la cosa e, in men che non si dica, fu affianco al suo grassoccio amico.
― È fantastico! ― strillò lei, emozionata ― Ma che cos’è?
― E lo chiedi a me? Forse Jazz lo sa! ― rispose Emmett, agitando la sua pinna.
Era un pesce molto carino: totalmente azzurro, eccezion fatta per pinne e rifiniture nere. Ma il dettaglio che più piaceva a Bella erano i suoi grandi occhi dorati.
― Ma Jasper è sempre bisbetico, Emmett! ― sbuffò la piccola sirena, continuando a guardare il suo nuovo oggetto ― Assomiglia al tridente di papà! Solo che questo ne ha di più e tutti uguali!
― Magari è il simbolo di qualche sovrano umano! ― tentò di indovinare il piccolo pesce.
L’oggetto che entrambi avevano trovato, altri non era che una semplice forchetta d’argento pregiato.
― Guarda lì! ― urlò Bella, sbattendo la coda e si direzionò verso il relitto di una vecchia nave ― Sai quante cose bellissime ci saranno? Non vedo l’ora! Andiamo, Emmett!
― Bella, ma non ci staremo dimenticando qualcosa? ― chiese Emmett, mentre seguiva la sua migliore amica.

***

Intanto a casa di Bella, tutto il mondo marino era radunato per i grandi festeggiamenti.
Il Re Tritone sedeva sul suo trono d’oro, annoiato come sempre; Rosalie ed Alice chiacchieravano tra loro, cercando di allontanare giovani tritoni invadenti.
― Te ne sei accorta, sorella? ― domandò la sirena bionda, con fare distratto.
― Certo che sì, spero solo che non se ne accorga nostro padre! Darebbe di matto, questa volta. ― rispose Alice, scuotendo la testa sconsolata.
― Quella sirena è davvero una piccola peste! ― strillò Rosalie, giocherellando con il suo drink ― Questa feste è in suo onore. È il suo compleanno e lei dov’è?
― Sai com’è fatta, Rose. ― sospirò Alice ― Bella è diversa da noi… Lei sogna la Terra e tutto ciò che ne fa parte…
― Che idiozie! ― strillò la bionda, con aria stizzita ― Non la capisco proprio. Qui ha tutto ciò che chiunque, esseri umani compresi, desidererebbe! Ma lei non è mai contenta! ― uno squillo di trombe attirò l’attenzione, interrompendo il discorso di Rosalie.
Tutti gli invitati alla festa si voltarono, affinché i loro occhi fossero puntati sul Re. Charlie, il sovrano Tritone, si alzò con un dolce sorriso stampato in volto. Era un uomo molto bello: notevolmente muscoloso, capelli lunghi castani – come i lunghi baffi che possedeva –, il tridente reale sempre in mano e, per finire, la sua lunga coda blu e azzurra.
― Vi ringrazio per essere venuti tutti qui! ― disse, con tono imperiale ― Questa feste è molto importante per me e per la mia famiglia. Oggi, Isabella, la mia terza figlia compie diciassette anni. Tutti noi abbiamo voluto rendere questo giorno speciale.
Tutti gli invitati cominciarono ad applaudire, entusiasti. Nel frattempo, Alice e Rosalie, si scambiarono un’occhiata preoccupata. Non appena loro padre avrebbe chiamato il nome di Bella, lei non sarebbe apparsa.
― Jasper! ― lo chiamò Alice, afferrandolo per le chele. Il piccolo granchio rosso sgranò gli occhi, due occhietti neri come il petrolio, e si immobilizzò all’istante.
― Cosa posso fare per lei, signorina Alice?
― Bella è sparita!
― Che cosa?! ― urlò Jasper, cominciando con le sue solite recite drammatiche ― Ma perché quella ragazza deve comportarsi così? E adesso cosa dirò al Re? Oddio, mi ucciderà! E avrebbe anche ragione… Isabella, Isabella, Isabella! Ah! Cosa combini, ragazza mia! Per colpa sua adesso diventerò i resti di un granchio!
― Continuerai ancora per molto, Jasper? ― lo interruppe Rosalie, fulminandolo.
― No, ho finito, Miss.
― Bene, adesso possiamo escogitare qualcosa prima che…
― ISABELLA! ― tuonò il Re Tritone ― Dov’è mia figlia?!
― Troppo tardi. ― parlò Alice ― Papà lo ha appena scoperto.

***

Più tardi, quello stesso giorno, la piccola quiete di Bella fu interrotta da una furibonda strigliata di suo padre.
― Cosa ti è saltato in mente, Isabella!? ― tuonò Charlie, quando ormai tutti gli invitati avevano lasciato il regno. La festa, purtroppo, era stata un vero disastro.
― Me ne sono dimenticata…
― Dimenticata!? ― gridò suo padre, furente ― Sono mesi che ti sto dicendo di questa festa, Isabella. MESI! Cosa avevi di più importante da fare?
― Ehm ecco io…
― Sì?
― Ero in giro, papà.
― A fare cosa, Isabella? ― domandò ancora suo padre, senza ottenere risposte precise. Bella sapeva che non poteva rispondere; sapeva che se Charlie avesse saputo che era andata ancora alla ricerca di un contatto con i terrestri si sarebbe infuriato. Il silenzio, però, si rivelò un’arma a doppio taglio. Gli occhi scuri del Tritone si allargarono, trasformandosi in due voragini nere. Il fondale marino tremò, mentre il tridente – nelle sue mani – vibrò, esplodendo con tutto il suo potere.
― Di nuovo!? Sei andata di nuovo alla ricerca di un contatto con gli umani? Isabella, RISPONDI! Subito!
― Non ho fatto niente di male! Non sono tornare sulla superf… ― la sirena ti tappò la bocca, ma era troppo tardi.
Superficie!? ― le domandò ruggente ― Sei stata in superficie? Ma cosa devo fare con te, cosa! Non puoi davvero cercare un contatto con quei… quei… con quegli esseri!
― Sono come noi, papà! Ma tu non capisci, non puoi capire! Tu li disprezzi, senza neanche un motivo!
― Noi apparteniamo agli abissi, Isabella! Non alla Terra! E questo non cambierà mai, capito? Mai! ― gli occhi castani della sirena si riempirono di lacrime. Così, voltò le spalle a suo padre e si diresse nella sua stanza.
― Bella! ― la chiamarono all’unisono le sue sorelle, ma lei non voltò. Al contrario, non le degnò di uno sguardo e continuò a nuotare senza tregua.
Le tre sirene erano molto diverse l’una dall’altra. Rosalie, la primogenita, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri – esattamente come sua madre. La lunga coda era viola, di una tonalità molto chiara, abbinata per colore al suo reggiseno di conchiglie. Alice, la figlia di mezzo, era una fanciulla un po’ pazza, ma con le “pinne sul fondale”, totalmente il contrario di sua sorella minore. Il suo sbarazzino caschetto nero, incorniciava il suo chiaro incarnato, facendo risaltare i suoi grandi occhi celesti. La coda era un tenue arancio, abbinata al suo piccolo reggiseno di conchiglie. E poi c’era Isabella, la più fantasiosa, romantica, ingenua e sognatrice delle tre sirene. Lunghi capelli castani, simili ai suoi grandi occhi; una lunga coda verde smeraldo, che non c’entrava niente col suo piccolo reggiseno di conchiglie lilla. Anche in questo, Bella, doveva farsi riconoscere.
― Lui non capisce! ― diceva, singhiozzando sul suo grande letto – una gigante conchiglia rosa, il posto in cui era nata.
― Sai com’è fatto tuo padre… ― cercava di consolarla Emmett ― Lui è il Re, ha il compito di proteggere i suoi sudditi.
― Ma io sono sua figlia, Emmett! E lui non mi capisce.
― Cercare di mettersi in contatto con gli esseri umani non è una grande mossa, Isabella. ― intervenne Jasper, con il suo solenne tono.
― Ma sta’ zitto, tu! ― lo ammonì Emmett, schiacciandolo con una pinna.
― Come, prego? ― domandò Jasper, rimettendosi in piedi dopo la spinta.
― Dovremmo consolarla, non darle addosso!
― Se tu fossi un pesce palla più responsabile tutto questo non succederebbe!
― Non vorrai dire che è colpa mia, adesso!
― È esattamente quello che sto dicendo, invece!
― Smettete voi due! ― intervenne Bella, ridendo ― Siete riusciti a farmi ridere, adesso basta però.
Jasper la guardò stralunato, mentre Emmett sorrideva. Siete riusciti a farmi ridere?, pensò il granchio confuso, ma io le pensavo davvero quelle cose!
― Quando voi, principessina. ― disse Emmett, strizzandole l’occhio. Jasper si diede una chela sulla faccia e tentò di dirigersi all’uscita.
― Aspetta, Jasper! ― strillò Bella, richiamandolo. Lasciò la sua conchiglia e nuotò fin dove nascondeva la preziosa forchetta ― Sapresti dirmi cos’è questa?
― Dove l’hai trovata? ― domandò Jasper, guardando l’oggetto argenteo incuriosito.
― Poco lontano dal palazzo, era dalle parti del vecchio relitto abbandonato. ― spiegò Bella ― Avanti, tu sai cos’è? Me lo dici?
― Non è nulla di che. ― rispose il granchio, gonfiando il petto con l’aria di chi ne sapeva troppo ― Gli esseri umani usano questo aggeggio per pettinarsi i capelli.
― Quindi è un pettine? ― chiese Bella, con un sorriso brillante e sincero ― Forte!
I tre amici restarono nella graziosa camera di Bella tutta la notte, affinché Jasper desse un nome a tutti gli oggetti che Isabella aveva trovato in quelle ore.

***

Era passata una settimana dalla tremenda litigata tra Bella e suo padre, ma le cose sembravano essersi chiarite. Finché le idee di Bella fossero rimaste tali, il Tritone non si sarebbe più arrabbiato. Il problema, però, era che nonostante la sirena non ne parlasse, la sua fissazione per la terra ferma restava sempre là, nella sua mente e nel suo cuore.
― A cosa stai pensando? ― domandò Alice, notando sua sorella affacciata alla grande finestra marina.
― A nulla di particolare. ― rispose Bella, guardandosi intorno ― Dov’è andata Rosalie?
― A cercarsi marito! ― rispose allegra Alice ― Sai com’è fatta. È più grande di noi e si domanda ancora perché mai ancora nessun tritone sia venuto a chiedere la sua mano! ― concluse, scoppiando a ridere.
― Ma non ci si dovrebbe sposare… per amore? ― domandò, timida, Bella.
Alice smise all’istante di ridere e fissò Isabella negli occhi. Restarono in silenzio per minuti interi, senza che nessuna delle due emettesse un suono.
― Sei proprio strana, Bella. ― sussurrò Alice, sospirando ― L’amore… Ci credi davvero?
― Papà si è sposato con la mamma per amore! ― rispose ferma, sua sorella minore ― Quindi, perché sarei strana?
― Papà è papà, Bella. Lui ha avuto la fortuna di trovare la sirena del suo destino. Ma sai cosa si dice degli abitanti del mare: i loro cuori sono freddi come le acque in cui vivono. ― concluse e nuotò lenta, verso la porta.
― Cosa significa? ― gridò Bella, pregando di ricevere una risposta ― Che per noi non è possibile innamorarsi? ― Alice, però, non rispose.

Il mare era immenso e freddo, per chi nuotava in quei profondi abissi. Essere una sirena, però, ti impediva di sentirne il gelo. A differenza degli umani, tutto il popolo del mare, poteva respirare benissimo sott’acqua! E parlare, cantare… L’unica che cosa che una sirena non sarebbe mai riuscita a fare, era ballare. O almeno, ballare come facevano gli esseri umani. Stare in piedi, l’uno di fronte all’altra, e muoversi dolcemente assecondando la musica.
Tra tutti gli oggetti che Bella aveva trovato sul fondale marino, quello che più le piaceva era un vecchio carillon. Da esso partiva una dolce melodia: melanconica all’inizio, più dolce e serena alla fine. Due statuette, incastrate su di esso, ruotavano – danzando – a ritmo di quelle note. La ragazza era molto bella, slanciata e con lunghi capelli mossi dal vento; il ragazzo era affascinante, con aria risoluta e forte. Lui teneva la sua compagna stretta a sé, mentre i loro piedi poggiavano su una superficie solida. La piccola sirena sospirò, tristemente, sedendosi all’entrata di una caverna molto antica.
― Cosa ti prende, Bella? ― domandò Emmett che, in silenzio, stava nuotando con lei.
― Nulla, Emmett. Stavo pensando alla conversazione avuta con Alice.
― Quella sull’amore? ― domandò il rotondo pesce, e la sirena annuì sconsolata.
― Credi che sia come dice lei?
― Non lo so, Bella. L’unica cosa di cui sono certo è che il tuo cuore è grande. ― rispose lui. Sorrise e le lasciò un piccolo bacio sulla guancia.
― Grazie, Emmett! ― disse Bella, avvolgendo il pesce in un soffocante abbraccio ― Ti voglio bene!
Emmett non poté rispondere, perché proprio in quel momento, entrambi, sentirono un sordo boato.
― Cos’è stato? ― domandò Bella, guardandosi intorno.
― Veniva da sopra… Oh no, Bella! No! ― ma era troppo tardi. La piccola sirena stava già nuotando verso la superficie.
Quando portò la testa fuori dall’acqua si rese conto che era notte. La luna – quel cerchio bianco o argenteo che tanto amava – era già sorta, ed era totalmente piena. Nel cielo, però, non vi erano solo le stelle. Tantissimi colori, preceduti da grandi frastuoni, rendevano il cielo magico e brillante.
― Emmett! Hai mai visto niente di così spettacolare?
― No, ma se tuo padre ci scopre…
― Oh al diavolo mio padre! Uh, guarda lì! ― disse, indicando una nave ― Stanno festeggiando qualcosa, andiamo a vedere! ― non attese che il suo amico rispose. Si tuffò in acqua e notò verso il veliero.
Quando vi fu vicina, si arrampicò senza troppi sforzi e si fermò ad un oblò aperto. Ciò che vide la lasciò senza fiato. La sala era fantastica: il pavimento era di un colore rosso acceso; il lampadario in cristallo era enorme e faceva risplendere l’intera sala. Al centro, moltissime coppie stavano ballando, sotto le note di un’allegra musica.
― Andiamo, Edward! ― sentì dire da un uomo. Era molto bello: alto, capelli biondi e occhi chiari ― Non vorrai stare qui, seduto al tavolo, tutta la sera!
― Non mi va di ballare, papà. ― rispose, quello che doveva chiamarsi Edward.
― Figliolo è Capodanno! Divertiti un po’! ― Bella non poteva vedere il suo viso, né tanto meno l’espressione truce che fece il ragazzo ― E va bene! ― si arrese il padre ― Fa’ ciò che vuoi, ma se cambi idea io e tua madre siamo lì! ― Edward annuì, riprendendo a sorseggiare il suo cocktail di frutta e vodka.
Troppo assorta nella discussione, la sirena, non si rese conto che davanti alla sua faccia c’era un cane. Era enorme! Il pelo corto e rossiccio, il muso lungo e gli occhi nocciola. Più che un cane poteva passare per un lupo. Bau!, sentì dire dall’animale, prima che egli le passasse la lingua sulla faccia. Bella restò interdetta, ma continuò a sorridere.
― Jacob! ― urlò il ragazzo, chiamando il cane ― Dove sei finito? Vieni qui, bello! Su! ― e fu allora che Bella lo vide.
Edward era bellissimo, anche meglio di tutti i tritoni che abitavano l’oceano. Il viso era perfetto, dritto e spigoloso. I capelli erano sbarazzini, di uno strano colore bronzeo; gli occhi, invece, erano due gemme verdi. Il cuore della sirena cominciò a battere all’impazzata.
― Cosa stavi facendo lì, eh? ― chiese Edward, giocando con il cane che abbaiò in risposta ― Vediamo! ― a quell’espressione, Bella si spaventò e si ributtò velocemente in acqua.
― Allora? ― domandò Emmett, notando lo sguardo sognante della sua amica ― Cos’hai visto? Cosa c’era? Dai, racconta!
― Per tutti i pesci del mare! ― disse lei, improvvisamente ― È la creatura più bella che abbia mai visto!
― Quello che ti ha lavato la faccia? ― chiese confuso, Emmett ― Non era troppo peloso? Poi, oh, i gusti sono gusti…
― Ma non quello, scemo! Il ragazzo era, era… ― sospirò sognante ― Più bello di tutti i coralli esistenti! Più bello di ogni singola stella marina! ― Emmett non rispose, ma formò una graziosa “o” con le labbra.
― Cosa farai, adesso? ― domandò Emmett, notando lo sguardo pericoloso di Bella.
― Devo rivederlo! ― rispose lei, all’istante.

Mentre nuotavano silenziosi, Emmett sapeva benissimo che tutta quella faccenda si sarebbe trasformata in una grossa bomba pronta ad esplodere, da un momento all’altro.

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Eccoci qui con il primo capitolo di questa storia! Come già detto, essa, è ispirata alla favola della sirenetta. Cosa ne pensate? Fatemi sapere, se vi va! :D
Il prossimo aggiornamento, se vi incuriosisce sapere come proseguirà, è per Lunedì prossimo!


Per chi volesse rimanere in contatto con me, questo è il mio blog: Violet Moon (Blog).





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