Ho già una storia in corso nel fandom di Twilight, ma ho pensato di cominciare a postare anche questa piccola flash che avrà CINQUE CAPITOLI! Premetto che non è un'idea nuova, in quanto la trama è un insieme della meravigliosa favola Disney "La Sirenetta", ma avrà anche qualcosa della sua originale scritta da Christian Andersen. Ovviamente, il tutto, sarà contornato da qualche cambiamento di mia invenzione! Adoro prendere ispirazione, ma mi piace sempre inserire qualche chiave nuova nella narrazione.
Detto ciò vi lascio al capitolo e buona lettura!
.
Il canto della Sirena
Il mio
slancio è infinito come il mare, e non meno profondo
è il mio amore;
più te ne
dono più ne posseggo, perché entrambi sono
infiniti.
In
C’era
una volta, tanto tempo fa, un regno fatto completamente di cristallo.
Questo
impero non si trovava sulla Terra, bensì in fondo al mare.
Tutti,
laggiù, vivevano in pace, governati da un sovrano saggio e
giusto: Re Tritone,
meno conosciuto come Charlie. Il Re aveva tre figlie: Rosalie, la bella
sirena
dalla lunga chioma bionda, nonché sorella maggiore; Alice,
la piccola sirena da
una sbarazzina capigliatura nera; e, per finire la più
giovane delle sue tre
figlie, Isabella.
Bella,
così si faceva chiamare da tutti i suoi amici del mare, era
la più sognatrice
delle sirene. Due occhi color cioccolato, incorniciati in un pallido
viso a
cuore; capelli lunghi, castano scuro, e un sorriso limpido come il
cielo
d’estate.
Il
cielo…, pensava spesso Bella.
Come avrebbe voluto, un giorno, nuotare fino in superficie e vedere il
sole.
Vederlo davvero. Sapeva,
però, che
questo era proibito dalle leggi marine, in quanto a nessuna sirena era
concesso
di entrare in contatto con gli umani. Bella aveva sempre trovato questa
legge
molto, molto stupida.
Mentre
nel castello di cristallo si stava tenendo un grande ricevimento,
Bella,
accompagnata dal suo fidato pesce palla Emmett, stava scorrazzando per
l’oceano
alla ricerca di oggetti preziosi. Adorava quelle cianfrusaglie; quegli
oggetti
talmente terrestri e strani di cui non aveva la minima idea di cosa
fossero
realmente.
―
Bella, guarda qui! ― disse Emmett, trovando un grazioso oggetto
luccicante. La
sirena non se lo fece ripetere due volte. Agirò la cosa e,
in men che non si
dica, fu affianco al suo grassoccio amico.
―
È fantastico! ― strillò lei, emozionata ― Ma che
cos’è?
―
E lo chiedi a me? Forse Jazz lo sa! ― rispose Emmett, agitando la sua
pinna.
Era
un pesce molto carino: totalmente azzurro, eccezion fatta per pinne e
rifiniture nere. Ma il dettaglio che più piaceva a Bella
erano i suoi grandi occhi
dorati.
―
Ma Jasper è sempre bisbetico, Emmett! ― sbuffò la
piccola sirena, continuando a
guardare il suo nuovo oggetto ―
Assomiglia al tridente di papà! Solo che questo ne ha di
più e tutti uguali!
―
Magari è il simbolo di qualche sovrano umano! ―
tentò di indovinare il piccolo
pesce.
L’oggetto
che entrambi avevano trovato, altri non era che una semplice forchetta
d’argento pregiato.
―
Guarda lì! ― urlò Bella, sbattendo la coda e si
direzionò verso il relitto di
una vecchia nave ― Sai quante cose bellissime ci saranno? Non vedo
l’ora!
Andiamo, Emmett!
―
Bella, ma non ci staremo dimenticando qualcosa? ― chiese Emmett, mentre
seguiva
la sua migliore amica.
***
Intanto
a casa di Bella, tutto il mondo marino era radunato per i grandi
festeggiamenti.
Il
Re Tritone sedeva sul suo trono d’oro, annoiato come sempre;
Rosalie ed Alice
chiacchieravano tra loro, cercando di allontanare giovani tritoni
invadenti.
―
Te ne sei accorta, sorella? ― domandò la sirena bionda, con
fare distratto.
―
Certo che sì, spero solo che non se ne accorga nostro padre!
Darebbe di matto,
questa volta. ― rispose Alice, scuotendo la testa sconsolata.
―
Quella sirena è davvero una piccola peste! ―
strillò Rosalie, giocherellando
con il suo drink ― Questa feste è in suo onore. È
il suo compleanno e lei
dov’è?
―
Sai com’è fatta, Rose. ― sospirò Alice
― Bella è diversa da noi… Lei sogna
―
Che idiozie! ― strillò la bionda, con aria stizzita ― Non la
capisco proprio.
Qui ha tutto ciò che chiunque, esseri umani compresi,
desidererebbe! Ma lei non
è mai contenta! ― uno squillo di trombe attirò
l’attenzione, interrompendo il
discorso di Rosalie.
Tutti
gli invitati alla festa si voltarono, affinché i loro occhi
fossero puntati sul
Re. Charlie, il sovrano Tritone, si alzò con un dolce
sorriso stampato in
volto. Era un uomo molto bello: notevolmente muscoloso, capelli lunghi
castani
– come i lunghi baffi che possedeva –, il tridente
reale sempre in mano e, per
finire, la sua lunga coda blu e azzurra.
―
Vi ringrazio per essere venuti tutti qui! ― disse, con tono imperiale ―
Questa
feste è molto importante per me e per la mia famiglia. Oggi,
Isabella, la mia
terza figlia compie diciassette anni. Tutti noi abbiamo voluto rendere
questo
giorno speciale.
Tutti
gli invitati cominciarono ad applaudire, entusiasti. Nel frattempo,
Alice e
Rosalie, si scambiarono un’occhiata preoccupata. Non appena
loro padre avrebbe
chiamato il nome di Bella, lei non sarebbe apparsa.
―
Jasper! ― lo chiamò Alice, afferrandolo per le chele. Il
piccolo granchio rosso
sgranò gli occhi, due occhietti neri come il petrolio, e si
immobilizzò
all’istante.
―
Cosa posso fare per lei, signorina Alice?
―
Bella è sparita!
―
Che cosa?! ― urlò Jasper, cominciando con le sue solite
recite drammatiche ― Ma
perché quella ragazza deve comportarsi così? E
adesso cosa dirò al Re? Oddio,
mi ucciderà! E avrebbe anche ragione… Isabella,
Isabella, Isabella! Ah! Cosa
combini, ragazza mia! Per colpa sua adesso diventerò i resti
di un granchio!
―
Continuerai ancora per molto, Jasper? ― lo interruppe Rosalie,
fulminandolo.
―
No, ho finito, Miss.
―
Bene, adesso possiamo escogitare qualcosa prima che…
―
ISABELLA! ― tuonò il Re Tritone ― Dov’è
mia figlia?!
―
Troppo tardi. ― parlò Alice ― Papà lo ha appena
scoperto.
***
Più
tardi, quello stesso giorno, la piccola quiete di Bella fu interrotta
da una
furibonda strigliata di suo padre.
―
Cosa ti è saltato in mente, Isabella!? ― tuonò
Charlie, quando ormai tutti gli
invitati avevano lasciato il regno. La festa, purtroppo, era stata un
vero
disastro.
―
Me ne sono dimenticata…
―
Dimenticata!? ― gridò suo padre, furente ― Sono mesi che ti
sto dicendo di
questa festa, Isabella. MESI! Cosa avevi di più importante
da fare?
―
Ehm ecco io…
―
Sì?
―
Ero in giro, papà.
―
A fare cosa, Isabella? ― domandò ancora suo padre, senza
ottenere risposte
precise. Bella sapeva che non poteva rispondere; sapeva che se Charlie
avesse
saputo che era andata ancora alla ricerca di un contatto con i
terrestri si
sarebbe infuriato. Il silenzio, però, si rivelò
un’arma a doppio taglio. Gli
occhi scuri del Tritone si allargarono, trasformandosi in due voragini
nere. Il
fondale marino tremò, mentre il tridente – nelle
sue mani – vibrò, esplodendo
con tutto il suo potere.
―
Di nuovo!? Sei andata di nuovo alla ricerca di un contatto con gli
umani?
Isabella, RISPONDI! Subito!
―
Non ho fatto niente di male! Non sono tornare sulla superf…
― la sirena ti
tappò la bocca, ma era troppo tardi.
― Superficie!? ― le
domandò ruggente ― Sei
stata in superficie? Ma cosa devo fare con te, cosa! Non puoi davvero
cercare
un contatto con quei… quei… con quegli esseri!
―
Sono come noi, papà! Ma tu non capisci, non puoi capire! Tu
li disprezzi, senza
neanche un motivo!
―
Noi apparteniamo agli abissi, Isabella! Non alla Terra! E questo non
cambierà
mai, capito? Mai! ― gli occhi
castani
della sirena si riempirono di lacrime. Così,
voltò le spalle a suo padre e si
diresse nella sua stanza.
―
Bella! ― la chiamarono all’unisono le sue sorelle, ma lei non
voltò. Al
contrario, non le degnò di uno sguardo e continuò
a nuotare senza tregua.
Le
tre sirene erano molto diverse l’una dall’altra.
Rosalie, la primogenita, aveva
i capelli biondi e gli occhi azzurri – esattamente come sua
madre. La lunga
coda era viola, di una tonalità molto chiara, abbinata per
colore al suo
reggiseno di conchiglie. Alice, la figlia di mezzo, era una fanciulla
un po’
pazza, ma con le “pinne sul fondale”, totalmente il
contrario di sua sorella
minore. Il suo sbarazzino caschetto nero, incorniciava il suo chiaro
incarnato,
facendo risaltare i suoi grandi occhi celesti. La coda era un tenue
arancio,
abbinata al suo piccolo reggiseno di conchiglie. E poi c’era
Isabella, la più
fantasiosa, romantica, ingenua e sognatrice delle tre sirene. Lunghi
capelli
castani, simili ai suoi grandi occhi; una lunga coda verde smeraldo,
che non
c’entrava niente col suo piccolo reggiseno di conchiglie
lilla. Anche in
questo, Bella, doveva farsi riconoscere.
―
Lui non capisce! ― diceva, singhiozzando sul suo grande letto
– una gigante
conchiglia rosa, il posto in cui era nata.
―
Sai com’è fatto tuo padre… ― cercava di
consolarla Emmett ― Lui è il Re, ha il
compito di proteggere i suoi sudditi.
―
Ma io sono sua figlia, Emmett! E lui non mi capisce.
―
Cercare di mettersi in contatto con gli esseri umani non è
una grande mossa,
Isabella. ― intervenne Jasper, con il suo solenne tono.
―
Ma sta’ zitto, tu! ― lo ammonì Emmett,
schiacciandolo con una pinna.
―
Come, prego? ― domandò Jasper, rimettendosi in piedi dopo la
spinta.
―
Dovremmo consolarla, non darle addosso!
―
Se tu fossi un pesce palla più responsabile tutto questo non
succederebbe!
―
Non vorrai dire che è colpa mia, adesso!
―
È esattamente quello che sto dicendo, invece!
―
Smettete voi due! ― intervenne Bella, ridendo ― Siete riusciti a farmi
ridere,
adesso basta però.
Jasper
la guardò stralunato, mentre Emmett sorrideva. Siete riusciti a farmi ridere?,
pensò il granchio confuso, ma io
le pensavo davvero quelle cose!
―
Quando voi, principessina. ― disse Emmett, strizzandole
l’occhio. Jasper si
diede una chela sulla faccia e tentò di dirigersi
all’uscita.
―
Aspetta, Jasper! ― strillò Bella, richiamandolo.
Lasciò la sua conchiglia e
nuotò fin dove nascondeva la preziosa forchetta ― Sapresti
dirmi cos’è questa?
―
Dove l’hai trovata? ― domandò Jasper, guardando
l’oggetto argenteo incuriosito.
―
Poco lontano dal palazzo, era dalle parti del vecchio relitto
abbandonato. ―
spiegò Bella ― Avanti, tu sai cos’è? Me
lo dici?
―
Non è nulla di che. ― rispose il granchio, gonfiando il
petto con l’aria di chi
ne sapeva troppo ― Gli esseri umani usano questo aggeggio per
pettinarsi i
capelli.
―
Quindi è un pettine? ―
chiese Bella,
con un sorriso brillante e sincero ― Forte!
I
tre amici restarono nella graziosa camera di Bella tutta la notte,
affinché
Jasper desse un nome a tutti gli oggetti che Isabella aveva trovato in
quelle
ore.
***
Era
passata una settimana dalla tremenda litigata tra Bella e suo padre, ma
le cose
sembravano essersi chiarite. Finché le idee di Bella fossero
rimaste tali, il
Tritone non si sarebbe più arrabbiato. Il problema,
però, era che nonostante la
sirena non ne parlasse, la sua fissazione per la terra ferma restava
sempre là,
nella sua mente e nel suo cuore.
―
A cosa stai pensando? ― domandò Alice, notando sua sorella
affacciata alla
grande finestra marina.
―
A nulla di particolare. ― rispose Bella, guardandosi intorno ―
Dov’è andata
Rosalie?
―
A cercarsi marito! ― rispose allegra Alice ― Sai
com’è fatta. È più grande di
noi e si domanda ancora perché mai ancora nessun tritone sia
venuto a chiedere
la sua mano! ― concluse, scoppiando a ridere.
―
Ma non ci si dovrebbe sposare… per amore?
― domandò, timida, Bella.
Alice
smise all’istante di ridere e fissò Isabella negli
occhi. Restarono in silenzio
per minuti interi, senza che nessuna delle due emettesse un suono.
―
Sei proprio strana, Bella. ― sussurrò Alice, sospirando ―
L’amore… Ci credi
davvero?
―
Papà si è sposato con la mamma per amore! ―
rispose ferma, sua sorella minore ―
Quindi, perché sarei strana?
―
Papà è papà, Bella. Lui ha avuto la
fortuna di trovare la sirena del suo
destino. Ma sai cosa si dice degli abitanti del mare: i loro cuori sono
freddi
come le acque in cui vivono. ― concluse e nuotò lenta, verso
la porta.
―
Cosa significa? ― gridò Bella, pregando di ricevere una
risposta ― Che per noi
non è possibile innamorarsi? ― Alice, però, non
rispose.
Tra
tutti gli oggetti che Bella aveva trovato sul fondale marino, quello
che più le
piaceva era un vecchio carillon. Da esso partiva una dolce melodia:
melanconica
all’inizio, più dolce e serena alla fine. Due
statuette, incastrate su di esso,
ruotavano – danzando – a ritmo di quelle note. La
ragazza era molto bella,
slanciata e con lunghi capelli mossi dal vento; il ragazzo era
affascinante, con
aria risoluta e forte. Lui teneva la sua compagna stretta a
sé, mentre i loro
piedi poggiavano su una superficie solida. La piccola sirena
sospirò,
tristemente, sedendosi all’entrata di una caverna molto
antica.
―
Cosa ti prende, Bella? ― domandò Emmett che, in silenzio,
stava nuotando con
lei.
―
Nulla, Emmett. Stavo pensando alla conversazione avuta con Alice.
―
Quella sull’amore? ― domandò il rotondo pesce, e
la sirena annuì sconsolata.
―
Credi che sia come dice lei?
―
Non lo so, Bella. L’unica cosa di cui sono certo è
che il tuo cuore è grande. ―
rispose lui. Sorrise e le lasciò un piccolo bacio sulla
guancia.
―
Grazie, Emmett! ― disse Bella, avvolgendo il pesce in un soffocante
abbraccio ―
Ti voglio bene!
Emmett
non poté rispondere, perché proprio in quel
momento, entrambi, sentirono un
sordo boato.
―
Cos’è stato? ― domandò Bella,
guardandosi intorno.
―
Veniva da sopra… Oh no, Bella! No! ― ma era troppo tardi. La
piccola sirena
stava già nuotando verso la superficie.
Quando
portò la testa fuori dall’acqua si rese conto che
era notte. La luna – quel
cerchio bianco o argenteo che tanto amava – era
già sorta, ed era totalmente
piena. Nel cielo, però, non vi erano solo le stelle.
Tantissimi colori,
preceduti da grandi frastuoni, rendevano il cielo magico e brillante.
―
Emmett! Hai mai visto niente di così spettacolare?
―
No, ma se tuo padre ci scopre…
―
Oh al diavolo mio padre! Uh, guarda lì! ― disse, indicando
una nave ― Stanno
festeggiando qualcosa, andiamo a vedere! ― non attese che il suo amico
rispose.
Si tuffò in acqua e notò verso il veliero.
Quando
vi fu vicina, si arrampicò senza troppi sforzi e si
fermò ad un oblò aperto.
Ciò che vide la lasciò senza fiato. La sala era
fantastica: il pavimento era di
un colore rosso acceso; il lampadario in cristallo era enorme e faceva
risplendere l’intera sala. Al centro, moltissime coppie
stavano ballando, sotto
le note di un’allegra musica.
―
Andiamo, Edward! ― sentì dire da un uomo. Era molto bello:
alto, capelli biondi
e occhi chiari ― Non vorrai stare qui, seduto al tavolo, tutta la sera!
―
Non mi va di ballare, papà. ― rispose, quello che doveva
chiamarsi Edward.
―
Figliolo è Capodanno! Divertiti un po’! ― Bella
non poteva vedere il suo viso,
né tanto meno l’espressione truce che fece il
ragazzo ― E va bene! ― si arrese
il padre ― Fa’ ciò che vuoi, ma se cambi idea io e
tua madre siamo lì! ― Edward
annuì, riprendendo a sorseggiare il suo cocktail di frutta e
vodka.
Troppo
assorta nella discussione, la sirena, non si rese conto che davanti
alla sua
faccia c’era un cane. Era enorme! Il pelo corto e rossiccio,
il muso lungo e
gli occhi nocciola. Più che un cane poteva passare per un
lupo. Bau!, sentì dire
dall’animale, prima che
egli le passasse la lingua sulla faccia. Bella restò
interdetta, ma continuò a
sorridere.
―
Jacob! ― urlò il ragazzo, chiamando il cane ― Dove sei
finito? Vieni qui,
bello! Su! ― e fu allora che Bella lo vide.
Edward
era bellissimo, anche meglio di tutti i tritoni che abitavano
l’oceano. Il viso
era perfetto, dritto e spigoloso. I capelli erano sbarazzini, di uno
strano
colore bronzeo; gli occhi, invece, erano due gemme verdi. Il cuore
della sirena
cominciò a battere all’impazzata.
―
Cosa stavi facendo lì, eh? ― chiese Edward, giocando con il
cane che abbaiò in
risposta ― Vediamo! ― a quell’espressione, Bella si
spaventò e si ributtò
velocemente in acqua.
―
Allora? ― domandò Emmett, notando lo sguardo sognante della
sua amica ― Cos’hai
visto? Cosa c’era? Dai, racconta!
―
Per tutti i pesci del mare! ― disse lei, improvvisamente ― È
la creatura più
bella che abbia mai visto!
―
Quello che ti ha lavato la faccia? ― chiese confuso, Emmett ― Non era
troppo
peloso? Poi, oh, i gusti sono gusti…
―
Ma non quello, scemo! Il ragazzo era, era… ―
sospirò sognante ― Più bello di
tutti i coralli esistenti! Più bello di ogni singola stella
marina! ― Emmett non
rispose, ma formò una graziosa “o” con
le labbra.
―
Cosa farai, adesso? ― domandò Emmett, notando lo sguardo
pericoloso di Bella.
―
Devo rivederlo! ― rispose lei, all’istante.
Mentre nuotavano silenziosi,
Emmett sapeva benissimo che tutta quella faccenda si sarebbe
trasformata in una
grossa bomba pronta ad esplodere, da un momento all’altro.
Il prossimo aggiornamento, se vi incuriosisce sapere come proseguirà, è per Lunedì prossimo!
Per chi volesse rimanere in contatto con me, questo è il mio blog: Violet Moon (Blog).