17 capitolo
[Dedicato
a due lettrici particolarmente... particolarmente... particolari xD
hahah che sono riuscite dove nessuno ha mai neanche tentato u.u]
"Ti
va di rendere tutto molto più semplice?"
"Ch-
Che vuoi dire?"
Ziva:
Well then, I am...
grateful to have someone in my life who is as...
romantically
dysfunctional as I
am.
Tony:
Agent David, do you
really consider me to be in your life?
9x12
"...
anche se così non vale!" ridacchiò Ziva, mentre
saltellava per vincere la
staffetta olimpica contro Tony alla Wii.
"Si,
lo so!" si vantò il ragazzo, mentre vinceva miseramente
contro la
sopracitata.
"Il
livello Easy è troppo facile per me!"
disse Ziva.
"Bè,
il livello Champions è troppo difficile
per me!" le fece il verso
il ragazzo.
La
ragazza scosse la testa divertita; con Tony era sempre come avere a che
fare
con un bambino troppo cresciuto, troppo pestifero e troppo ruffiano.
Le
aveva detto con l'aria tutta seria di rendere le cose più
semplici e lei già
stava andando nel panico – per poi scoprire, non senza un
sorriso, che
intendeva la difficoltà del videogame. Ma Tony doveva
piacere così, prendere o
lasciare. In realtà, aveva lasciato che lui la superasse,
per sentirlo solo un
pò vantarsi. In fondo, se lo meritava, lo aveva battuto
tutto il santo giorno.
Lui
aveva addossato le solite scuse – questo cosa non
funziona!, tu sei più
allenata di me, è naturale!, le ragazze biologicamente sono
più agili degi
uomini. Lo
trovava estremamente dolce e divertente. Per lo meno, non sentiva
più il peso
di tutto il mondo sulle spalle. Presa da questi pensieri, gli occhi le
si
inumidirono di gratitudine e l'aria le mancò di nuovo, ma
per un motivo diverso
– era emozione, sentimenti positivi.
"Che
c'è?" Tony si era accorto che lo stava fissando,
perchè aveva smesso di
saltare gli ostacoli. Si fermò anche lui, col fiatone e,
preoccupato, la guardò
mentre si apriva in un sorriso. "Che c'è?"
ripetè, infastidito, come
sempre quando non sapeva cosa le passava per la testa. Effettivamente
Ziva
David era pericolosa.
"Pensavo"
"A
cosa?"
"A
quanto sono fortunata ad averti nella mia vita" la risposta
stupì Tony e
la stessa Ziva, che si portò una mano alla bocca, stupita
per averlo detto ad
alta voce.
"Ah"
il ragazzo sbattè le palpebre, poi sembrò
riprendersi. Sorrise sornione:
"Oh bè. Ti capisco. Insomma, chi è che non
sarebbe felice? Sono simpatico
e bello e..."
"Ma
smettila" Ziva gli tirò una spallata, ridendo.
"Dico
davvero!" le prese il mento tra due dita. "E, per inciso: sono io
quello fortunato, guanciotte dolci. Certo, potresti migliorare un
pò quel
caratteraccio che ti ritrovi...". Gomitata.
"Ahia... ehi!, non ho detto che il tuo caratteraccio non mi piace!"
fece una pernacchia.
Ziva
scoppiò a ridere, di nuovo.
Tony,
con un sorrisone che mai si era visto sul suo bel viso, saliva le scale
per
andare in camera sua a prendere il pigiama. Quel giorno passato con
Ziva
l'aveva decisamente rinvigorito e si sentiva pieno di energie
– anche se, per
nulla al mondo, avrebbe rinunciato a dormire nello stesso letto della
ragazza.
Erano rimasti in piedi fino all'una di notte, tra qualche chiacchiera e
qualche
tramezzino preparato di sfuggita.
Ancora
si stupiva di come fosse semplice vivere di lei: non
era semplicemente stare
insieme nella stessa stanza, era proprio respirare attraverso Ziva. Non
si era
mai sentito in quel modo ed era tutto su di giri – o
semplicemente era
innamorato.
Mentre
saliva le scale, però, una serie di dubbi che non si era mai
posto,
cominciarono a salirgli prepotentemente al cervello: se dormivano
insieme,
doveva sicuramente riempirsi di deodorante; e doveva assolutamente
lavarsi i
denti (peccato che la nuova donna di casa avesse preso possesso del
bagno); e
se le avesse dato fastidio, mentre dormiva?
Anthony
DiNozzo Junior, sembri una donnicciola! Non è la prima volta
che dormi con
una... ragazza. Ma
Ziva non era una ragazza qualsiasi e lui era intenzionato a fare bella
figura.
Corse
in camera e cominciò a mettere velocemente a posto i vestiti
sparsi un pò
dappertutto. Aprì la finestra per far arieggiare e mosse freneticamente le
braccia come se l'aria potesse vagare meglio per l'intera stanza. Poi
corse al
letto, che rifece alla bell'e meglio, guardando contemporaneamente la
porta per
paura che Ziva entrasse. Credette
di aver finito e sorrise soddisfatto, quando vide l'arma del delitto:
un
calzino di un pessimo color ocra, appeso alla sponda del letto. Lo
guardò con
astio e vi si lanciò contro: peccato per lo zaino
abbandonato tra lui e la
puzzolente calza, poichè Tony inciampò a
finì dritto sul pavimento.
"Ma
che diavolo...?"
Il
suo naso era a pochi centimentri da un paio di piedini infreddoliti,
che si
arricciavano.
"Tony!"
strillò Ziva.
Il
ragazzo alzò lo sguardo e, probabilmente, il suo colorito
divenne di un viola
prugna. La ragazza era avvolta in una ascigamano umidiccia e teneva le
gambe
strette tra loro. Aveva i capelli ancora bagnati e gli occhi sconvolti.
Non
si aspettava di trovarlo in camera.
"Alzati
subito, maniaco!"
Tony
si alzò barcollando, gli occhi pieni della visione
celestiale di Ziva mezza
nuda e bagnata. Certo, lo sguardo assassino che aveva messo su non era
dei
migliori e di certo non era adatto al momento, ma lui la trovava sexy
da
morire. Deglutì invano, la saliva lo aveva abbandonato
facendo armi e bagagli,
mentre qualcos'altro aveva raggiunto le sue parti basse.
"Ciao Zee!" salutò con una terribile voce in falsetto.
Poteva
quasi vedere le vene che pulsavano di rabbia sulla fronte della ragazza.
"Esci subito!"
"Vado... vado!"
Gesù, che
gambe favolose!
"Ti posso raccontare una cosa?" sussurrò Ziva
contro il
suo collo. Un brivido di piacere percorse Tony e lui si
limitò
ad annuire, alzando la coperta che avvolgeva entrambi sul suo letto:
come aveva previsto, stavano dolcemente
stretti;
aveva fatto bene a non prepararle la camera degli ospiti, si sarebbe
perso tutto quello splendore. Il suo dito continuava ad attorcigliarle
i capelli.
"Ari è sempre stato un buon fratello" la sentì
sorridere
e il sospiro arrivò chiaro alle sue orecchie.
"Picchiò
selvaggiamente il bambino che mi aveva dato il mio primo bacio! Anche
con Tali era protettivo però... sai, lei non era affatto il
tipo
di persona che necessitava protezione. Era adorata da tutta la
famiglia e spesso mi sentivo gelosa di lei" tirò sul col
naso e
Tony la attirò maggiormente a sè con le braccia.
"Cioè lei era... perfetta. Era bella e intelligente, mio
padre
non si sarebbe mai sognato di destinarla al Mossad: Tali doveva
diventare un famoso avvocato, un chirurgo di fama mondiale, una
giornalista affermata. Erano tutti stranamente disposti a realizzare
ogni suo desiderio, non so come facesse. Anche io la adoravo, cosa
credi? Le davo tutto quello che voleva, prima i giocattoli, poi i
vestiti. Tali era così"
Tony pensò che era esattamente l'effetto che Ziva aveva su
di lui.
"Poi è morta. E' stato... devastante. Insomma, tu accetti la
morte di un parente se la morte arriva già preannunciata
ma...
un attacco terroristico. Come fai ad accettare che la tua sorellina
è morta per una bomba? Mio padre non l'ha mia fatto credo.
Era
un membro di spicco del Mossad e non è riuscito ad evitare
che
la sua bambina morisse. In quel momento ho pensato che era meglio che
la mamma fosse morta prima: forse non sarebbe riuscita ad accettarlo
nemmeno lei. Di colpo tutto in casa mia si è spento" tacque,
come se risentisse le sue stesse parole. Era da tanto che Ziva non
parlava con qualcuno della sua vita in Israele.
"La perdita di qualcuno che ami è... tremenda" disse Tony,
accarezzandole un fianco. "Davvero tremenda"
"Lo so" Ziva rise, di una risata amara, contro il suo collo. "Ma io...
volevo che la vita andasse avanti, capisci? Tutto quello che
è
successo dopo, non ha fatto altro che ricordare a me ed Ari che noi
eravamo solo i sopravvissuti a nostra sorella, non dei figli. E'
orribile" Respirò più velocemente. "Mi mancano
mia madre
e le sue storie della mezzanotte, anche se papà si
arrabbiava da
morire perchè mi svegliavo tardi. Mi mancano mia sorella e
le
sue chiacchiere infinite. Mi manca mio fratello... sai
perchè?
Era l'unico che, in ogni circostanza, mi capiva"
"Non posso ridarti tutto quello che hai perso, Zee. Nessuno
può... però forse posso affittarmi un posto da
qualche
parte, così da farti sentire almeno meglio. Non ti prometto
miracoli, eh!" sorrise tra i suoi capelli e la sentì
annuire.
"Sai..." Tony si schiarì la voce. "quando tu mi hai mollato
per Ari..."
Ziva arrossì, consapevole di essere arrivata al giorno
prima,
quando aveva baciato - era stata baciata da Tony. Non riusciva a
capire se voleva affrontare l'argomento o se voleva ignorarlo per
sempre: non hai
più molta scelta Ziva!
"Io mi sono sentito... male, ok? Era tuo fratello
però...
io ero io. E poi pensavo che lui ti avrebbe portata via e non potevo
credere che stesse succedendo un'altra volta" arricciò il
naso.
"Un'altra volta?"
"Dopo mia madre"
"Oh. Mi dispiace Tony"
"E' tutto il giorno che lo dici" alzò gli occhi al cielo e
sorrise, senza che lei potesse vederlo.
"Non mi sembra mai abbastanza" affondò il viso nell'incavo
tra collo e spalla, in un mezzo abbraccio.
"Lo è. Non ti devi scusare, non hai fatto niente di male.
Hai
solo cercato di fare la cosa giusta e l'hai fatta. Perchè,
alla
fine, nessun attacco terroristico colpirà gli Stati Uniti e
Israele, e tu sei tornata da me. Non è perfetto?" Eccetto per quel piccolo
particolare del fratello morto!, sei un idiota Tony DiNozzo, davvero un
idiota! si morse la labbra colpevole, ma non la
sentì dire niente.
"Sono tornata da te. E' vero" sospirò poco dopo.
"Te lo ricordi il primo giorno in cui sei piombata alla Woodrow?" il
corpo di Tony venne scosso dai singhiozzi per il forte ridere.
Ziva si unì a lui. "Oh mio dio! L'avevo rimosso: sei stato
pessimo quel giorno!"
"Ehi!, volevo solo fare amicizia. Sei tu che mi ha fulminato col tuo
super sguardo ninja!" la accusò, ridendo.
"Sono cambiate un sacco di cose" disse Ziva, sbadigliando. "Non credevo
sarebbe stato possibile"
"Già. Neanche io. Fino a qualche mese fa ero un promettente
giocatore di basket" Ziva gli fece una pernacchia. "avevo come ragazza
la più popolare della scuola" rise al finto conato di vomito
di
Ziva. "... e pensavo a cose come il Ballo, la prossima partita e
infilare McGee nell'armadietto" ridacchiò. "Sembra una vita
fa"
Estremamente seria, Ziva si alzò su un gomito. "E adesso
cos'hai?"
Anche Tony si alzò su un gomito e la guardò
sorridendo.
"Ho un nuovo amico, con cui vado in giro ad affittare smoking e
limousine. Ho i pomeriggi liberi senza gli allenamenti e, forse, posso
pensare a qualcosa di diverso per la mia vita, finalmente!. Ho un
pessimo voto in Letteratura e ho... te. Ti pare poco?"
"Non mi sembra abbastanza" ripetè Ziva. "Non ti manca la tua
vita tranquilla di prima?"
"Nah. Mi hai sconvolto l'Universo, Ziva David. Ma non è
stato un
male, anzi. Se non ti avessi incontrata, la mia vita sarebbe stata
anonima" alzò le spalle "Se non ti avessi incontrata, Zee...
probabilmente non mi sarei mai innamorato"
Ziva spalancò gli occhi scuri e lo guardò
sorpresa. Tony
fece una smorfia di scuse, per essersi fatto scappare più
del
dovuto: l'ultima cosa che voleva era metterla in difficoltà,
anche perchè sapeva che Ziva e sentimenti non erano un
binomio
perfetto.
"Sul serio?" disse invece Ziva, stupita.
"Sul serio! Cos'è che ti stupisce, esattamente?"
ridacchiò.
"La gente non si innamora di me, Tony" arrossì. "Non sono
quel tipo di persona che piace alla gente"
"Sbagliato" scosse la testa, divertito. "Tu piaceresti a tutti, Zee.
Attualmente piaci ad un sacco di persone. Me compreso" la
guardò
dolce.
"Sei davvero innamorato di me?"
"Si"
"Ma sei sicuro?"
"Se me lo chiedi di nuovo, ti butto fuori casa" la prese in giro.
Ziva deglutì, tremendamente pallida: non era mai stata brava
con
i ragazzi, nè tantomeno con le dichiarazioni, visto che non
le
era mai capitata una; non sapeva come dire a Tony che lei provava
proprio le stesse cose: anzi, se ne vergognava da morire. "Io..."
balbettò.
"Ecco! E' esattamente per questo che non volevo dirtelo"
sbuffò. "Puoi anche darmi un due di picche, eh"
"Un due di picche?" Ziva alzò un sopracciglio, non capendo
il riferimento.
"Cioè... scaricarmi" cercò di spiegare Tony. "Io
non ci
rimango male. Ti terrò lo stesso appiccicata a me,
tranquilla.
Anche se non lo..."
Ziva si sporse lievemente e lo baciò solo una volta,
premendo piano le labbra sulle sue.
Tony aprì gli occhi confuso, mentre lei ghignava divertita.
"Che faccia buffa!"
"Mi... mi hai... colto alla sprovvista! Mi aspettavo uno schiaffo! E,
comunque, non puoi baciare la gente così!" la
rimproverò.
Ziva impallidì di nuovo. "Perchè?"
"Perchè si fa così, razza di ingrata!" la
attirò a
sè e la baciò con foga, facendola crollare sul
cuscino.
Non era il bacio triste e salato del giorno prima, Tony lo
capì
immediatamente: era intriso di qualcos'altro, eccitazione e
arrendevolezza. Sentì il corpo di Ziva rilassarsi sotto i
suoi
tocchi come non era mai successo e le sue labbra combaciare
perfettamente con le sue, come se fossero state plasmate per fare
quello tutta la giornata - non
che a lui dispiacesse, ma
se ne stupiva. Gli sembrava tutto così semplice,
così
naturale, che si ritrovò senza maglietta, con Ziva sulle
ginocchia e fanculo! tutto
il mondo fuori da quella camera da letto.
Buongiorno,
guanciotte
dolci!
Rimani a letto
e non alzarti per nessun motivo valido
(se devi
andare al bagno urgentemente, puoi alzarti, però!)
Torno presto.
Tony
Ziva
lesse il bigliettino sul cuscino con l'occhio sinistro chiuso. Non
capì subito cosa c'era scritto - sebbene consapevole che il
biglietto era stato lasciato da Tony DiNozzo Jr. Di scatto, Ziva si
mise a sedere e posò le mani fredde sulle guance accaldate.
Oddio. Abbassò
gli
occhi sul suo corpo e, grazie all'unica presenza della biancheria
intima, vide i segni rossi sparsi un pò dappertutto, in
particolare nell'interno coscia. Oddio.
Una mano passò tra i suoi capelli annodati e
sparati in tutte le direzioni. Oddio.
Ricordava con sicurezza di non essere andata oltre, ma
di certo ricordava i sospiri, i baci e le carezze accurate di Tony.
Arrossì e si tuffò con la testa sotto il cuscino,
imbarazzata oltre ogni dire. Che
vergogna! Che gli dico quando rientra?
Poi riflettè: ma dove cavolo è
andato?
Non seguì il consiglio del bigliettino, ma si
alzò, si
fece una doccia veloce, lavò i denti e infilò la
tuta
della sera prima. Si rituffò velocemente sotto le coperte,
aspettando con impazienza che lui tornasse. Era su di giri, a modo suo.
E si sentiva in colpa. Perchè suo fratello era morto e lei
era
felice con Tony, per la prima volta dopo anni. Allungò una
mano
per prendere il cellulare e cominciò a scorrere tutte le
foto
che aveva, dei suoi fratelli e di sua madre.
L'unica cosa che desidero
è saperti felice, Ziva. Nient'altro mi importa le
diceva sempre Ari, le stesse parole che ripeteva sua madre prima di
andare a dormire. Era una tradizione che suo fratello non aveva voluto
spezzare.
"Lo sono, Ari. Finalmente sono felice" non pianse, si limitò
a
sorridere al volto del fratello che aveva amato, che a sua volta le
sorrideva dallo schermo del display. Ziva sapeva che non sarebbe stato
facile per lei, i primi tempi, sentire che Ari non c'era.
Sapeva anche, però, che poteva sopravvivere anche a quello e
che
non doveva sentirsi una sopravvissuta: il sentimento che le aveva
corroso l'anima per tutto quel tempo. Chiuse velocemente la foto e
riposò il telefono sul comodino.
Dopo qualche minuto, sentì la porta d'ingresso che si apriva
e
si richiudeva altrettanto dolcemente. Qualcuno salì piano le
scale e sporse la testa oltre la porta aperta. Vedendola sveglia
sorrise: "Buongiorno! Letto il mio biglietto?" Tony si
lanciò a
peso morto accanto a lei, porgendole una busta color panna.
"Cos'è?" annusò incuriosita Ziva.
"Sono andato da Starbucks e ti ho preso la cioccolata calda al
caramello, come piace a te. Qui ci sono due muffin, ma scordati che te
li faccio mangiare entrambi, uno è per me!" le
mostrò la
lingua. "Poi mi sono preso un caffè, sai com'è...
dopo
stanotte..."
La ragazza arrossì e si coprì il volto con le
mani: "Tony!"
"Dai, non abbiamo neanche fatto sesso. Inutile che ti imbarazzi, cara
mia" le prese le mani e gliele scaldò con le sue, ridendo
del
suo imbarazzo. "Non baciavo così tanto qualcuno dalle
medie!"
confessò, sovrappensiero.
"Non ho mai baciato così tanto qualcuno" confessò
Ziva, addentando ferocemente il muffin, con sguardo limpido.
Tony la osservò mangiare leggermente divertito, senza dire
niente. "Certo che..." accennò, togliendole il dolce di
mano.
"Manco il buongiorno, mi dai! Ti ho portato la colazione, sono uscito
presto per arrivare da Starbucks! Mi merito qualcosina" sorrise in modo
accattivante.
"Oh! Hai ragione" Ziva si battè una mano sulla fronte e si
sporse per dargli un casto bacio sulla guancia. "Grazie e buongiorno!"
riprese il suo dolce, mentre infilava prepotentemente le dita nella
busta per afferrare la sua cioccolata.
"Cosa?!" strillò Tony. "Un... bacio sulla guancia? Sai
quanta strada ho fatto? Vuoi che te la dica, eh?"
"Tanta strada per un bacio?" Ziva alzò gli occhi al cielo.
"Te l'avrei dato anche senza colazione, Tony"
"Ma... ma..." Non
volevo di certo un bacio sulla guancia. Si
imbronciò, osservandola mentre tranquillamente continuava a
fare colazione.
Ziva finse di non averlo notato, ma dopo un pò dovette
accontentarlo. "Sei tremendo!" rise e, afferrandolo per la nuca, lo
baciò come il ragazzo chiedeva ardentemente. Non se lo fece
ripetere due volte, Tony, e socchiuse la bocca per approfondire il
bacio.
"Sai di cioccolata" sospirò quando si separarono e si
leccò le labbra. "Dovremmo farlo più spesso!"
rise,
afferrando il suo caffè.
"Non ci sperare" lo prese in giro Ziva.
"Infatti... confido che questo fosse solo un assaggio di ciò
che mi aspetterà dopo"
"Hai fatto?"
"No"
"E ora?"
"No"
"Per quanto ne hai!?"
"Tanto, Tony! Non mettermi ansia, ok?"
Il ragazzo si era seduto di fronte alla porta del bagno, sulla moquette
del corridoio. Ziva era dentro da quasi un'ora, mentre lui era
già vestito per andare alla stazione di polizia. Suo padre
passava ogni tanto e rideva a crepapelle nel vederlo seduto per terra.
"E' così che ti riducono le donne" commentava, scuotendo la
testa di tanto in tanto. Tony gli rispondeva con una smorfia, pensando
che se per stare con Ziva doveva vivere su un pavimento, gli andava
bene comunque. Però non voleva fare lo sdolcinato, anche
perchè non era da lui, nè dalla... sua ragazza? Lo
poteva dire? Non era molto sicuro, ma la sera erano arrivati molto
vicini alla Casa Base.
Tossicchiò leggermente e sentì la stanza farsi
improvvisamente calda.
Aveva un bisogno assoluto di lei, quasi fosse una droga.
"Ora hai finito?" urlò per distrarsi.
"Si" brontolò Ziva, uscendo dal bagno vestita e preparata.
Tony
si alzò dalla moquette e la raggiunse con due falcate.
Riconosceva da chilometri di lontananza lo sguardo fuso e preoccupato
di Ziva. Purtroppo l'aveva visto spesso.
"Che c'è?"
"Niente... solo che..." si grattò la cute. "Ho solo paura di
ripetere tutto ai federali. Rivivere
tutto"
alzò lo sguardo perso nel vuoto verso Tony.
"Sarò dietro la porta" le sorrise lui, baciandola lievemente
sulla fronte, sul naso e poi sulle labbra. "Sarò
lì. Te
lo prometto"
"Sono una ragazza fortunata"
"Puoi scommetterci!" le porse la mano. "Andiamo?"
Ziva sorrise e la afferrò con decisione. "Andiamo!"
Maia says:
e.e stavolta non ho... mh... nulla da dire.
ç.ç PANICO. Fatemi sapere!
|