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Autore: cheekbones    09/01/2012    8 recensioni
"Anche tu mi sei mancato" si guardarono complici, per poi abbracciarsi.
"Ehi, ehi, ehi, McGuardone, le mani a posto!" si irritò Tony, facendoli separare.
"Per favore, evita" Ziva incrociò le braccia al petto e lo guardò male. "Ho sempre la mia pisto..."
Tony, divertito, alzò le braccia in segno di resa. "Bene, dobbiamo raccontarti un sacco di cose!" si illuminò McGee, prendendola per mano. Abby le afferrò l'altra: "Oh, si, proprio tante!" la trascinarono lungo il corridoio, mentre l'israeliana guardava implorante Tony.
Quest'ultimo ridacchiò e scosse la testa, mimando con le labbra pistola. Ziva gli mostrò la lingua.
Nonostante fosse accerchiata dai due amici, la ragazza notò subito il professor Gibbs che, caffè in mano, veniva verso di loro. Si fermò di poco, in tempo per poterle tirare un sonoro scappellotto.
"Hai studiato, David?" Bentornata, Ziva.
"Si, prof!" Grazie, Gibbs.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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17 capitolo
[Dedicato a due lettrici particolarmente... particolarmente... particolari xD hahah che sono riuscite dove nessuno ha mai neanche tentato u.u]








"Ti va di rendere tutto molto più semplice?"
"Ch- Che vuoi dire?"

sdsdsgdfgdf
Ziva: Well then, I am... grateful to have someone in my life who is as...
romantically dysfunctional as I am.
Tony: Agent David, do you really consider me to be in your life?

9x12



"... anche se così non vale!" ridacchiò Ziva, mentre saltellava per vincere la staffetta olimpica contro Tony alla Wii.
"Si, lo so!" si vantò il ragazzo, mentre vinceva miseramente contro la sopracitata.
"Il livello Easy è troppo facile per me!" disse Ziva.
"Bè, il livello Champions è troppo difficile per me!" le fece il verso il ragazzo.
La ragazza scosse la testa divertita; con Tony era sempre come avere a che fare con un bambino troppo cresciuto, troppo pestifero e troppo ruffiano. Le aveva detto con l'aria tutta seria di rendere le cose più semplici e lei già stava andando nel panico – per poi scoprire, non senza un sorriso, che intendeva la difficoltà del videogame. Ma Tony doveva piacere così, prendere o lasciare. In realtà, aveva lasciato che lui la superasse, per sentirlo solo un pò vantarsi. In fondo, se lo meritava, lo aveva battuto tutto il santo giorno.
Lui aveva addossato le solite scuse – questo cosa non funziona!, tu sei più allenata di me, è naturale!, le ragazze biologicamente sono più agili degi uomini. Lo trovava estremamente dolce e divertente. Per lo meno, non sentiva più il peso di tutto il mondo sulle spalle. Presa da questi pensieri, gli occhi le si inumidirono di gratitudine e l'aria le mancò di nuovo, ma per un motivo diverso – era emozione, sentimenti positivi.
"Che c'è?" Tony si era accorto che lo stava fissando, perchè aveva smesso di saltare gli ostacoli. Si fermò anche lui, col fiatone e, preoccupato, la guardò mentre si apriva in un sorriso. "Che c'è?" ripetè, infastidito, come sempre quando non sapeva cosa le passava per la testa. Effettivamente Ziva David era pericolosa.
"Pensavo"
"A cosa?"
"A quanto sono fortunata ad averti nella mia vita" la risposta stupì Tony e la stessa Ziva, che si portò una mano alla bocca, stupita per averlo detto ad alta voce.
"Ah" il ragazzo sbattè le palpebre, poi sembrò riprendersi. Sorrise sornione: "Oh bè. Ti capisco. Insomma, chi è che non sarebbe felice? Sono simpatico e bello e..."
"Ma smettila" Ziva gli tirò una spallata, ridendo.
"Dico davvero!" le prese il mento tra due dita. "E, per inciso: sono io quello fortunato, guanciotte dolci. Certo, potresti migliorare un pò quel caratteraccio che ti ritrovi...". Gomitata. "Ahia... ehi!, non ho detto che il tuo caratteraccio non mi piace!" fece una pernacchia.
Ziva scoppiò a ridere, di nuovo.
Tony, con un sorrisone che mai si era visto sul suo bel viso, saliva le scale per andare in camera sua a prendere il pigiama. Quel giorno passato con Ziva l'aveva decisamente rinvigorito e si sentiva pieno di energie – anche se, per nulla al mondo, avrebbe rinunciato a dormire nello stesso letto della ragazza. Erano rimasti in piedi fino all'una di notte, tra qualche chiacchiera e qualche tramezzino preparato di sfuggita.
Ancora si stupiva di come fosse semplice vivere di lei: non era semplicemente stare insieme nella stessa stanza, era proprio respirare attraverso Ziva. Non si era mai sentito in quel modo ed era tutto su di giri – o semplicemente era innamorato.
Mentre saliva le scale, però, una serie di dubbi che non si era mai posto, cominciarono a salirgli prepotentemente al cervello: se dormivano insieme, doveva sicuramente riempirsi di deodorante; e doveva assolutamente lavarsi i denti (peccato che la nuova donna di casa avesse preso possesso del bagno); e se le avesse dato fastidio, mentre dormiva?

Anthony DiNozzo Junior, sembri una donnicciola! Non è la prima volta che dormi con una... ragazza. Ma Ziva non era una ragazza qualsiasi e lui era intenzionato a fare bella figura.
Corse in camera e cominciò a mettere velocemente a posto i vestiti sparsi un pò dappertutto. Aprì la finestra per far arieggiare e mosse freneticamente le braccia come se l'aria potesse vagare meglio per l'intera stanza. Poi corse al letto, che rifece alla bell'e meglio, guardando contemporaneamente la porta per paura che Ziva entrasse. Credette di aver finito e sorrise soddisfatto, quando vide l'arma del delitto: un calzino di un pessimo color ocra, appeso alla sponda del letto. Lo guardò con astio e vi si lanciò contro: peccato per lo zaino abbandonato tra lui e la puzzolente calza, poichè Tony inciampò a finì dritto sul pavimento.
"Ma che diavolo...?"
Il suo naso era a pochi centimentri da un paio di piedini infreddoliti, che si arricciavano.
"Tony!" strillò Ziva.
Il ragazzo alzò lo sguardo e, probabilmente, il suo colorito divenne di un viola prugna. La ragazza era avvolta in una ascigamano umidiccia e teneva le gambe strette tra loro. Aveva i capelli ancora bagnati e gli occhi sconvolti. Non si aspettava di trovarlo in camera.
"Alzati subito, maniaco!"
Tony si alzò barcollando, gli occhi pieni della visione celestiale di Ziva mezza nuda e bagnata. Certo, lo sguardo assassino che aveva messo su non era dei migliori e di certo non era adatto al momento, ma lui la trovava sexy da morire. Deglutì invano, la saliva lo aveva abbandonato facendo armi e bagagli, mentre qualcos'altro aveva raggiunto le sue parti basse.
"Ciao Zee!" salutò con una terribile voce in falsetto. Poteva quasi vedere le vene che pulsavano di rabbia sulla fronte della ragazza.
"Esci subito!"
"Vado... vado!"
Gesù, che gambe favolose!

"Ti posso raccontare una cosa?" sussurrò Ziva contro il suo collo. Un brivido di piacere percorse Tony e lui si limitò ad annuire, alzando la coperta che avvolgeva entrambi sul suo letto: come aveva previsto, stavano dolcemente stretti; aveva fatto bene a non prepararle la camera degli ospiti, si sarebbe perso tutto quello splendore. Il suo dito continuava ad attorcigliarle i capelli.
"Ari è sempre stato un buon fratello" la sentì sorridere e il sospiro arrivò chiaro alle sue orecchie. "Picchiò selvaggiamente il bambino che mi aveva dato il mio primo bacio! Anche con Tali era protettivo però... sai, lei non era affatto il tipo di persona che necessitava protezione. Era adorata da tutta la famiglia e spesso mi sentivo gelosa di lei" tirò sul col naso e Tony la attirò maggiormente a sè con le braccia.
"Cioè lei era... perfetta. Era bella e intelligente, mio padre non si sarebbe mai sognato di destinarla al Mossad: Tali doveva diventare un famoso avvocato, un chirurgo di fama mondiale, una giornalista affermata. Erano tutti stranamente disposti a realizzare ogni suo desiderio, non so come facesse. Anche io la adoravo, cosa credi? Le davo tutto quello che voleva, prima i giocattoli, poi i vestiti. Tali era così"
Tony pensò che era esattamente l'effetto che Ziva aveva su di lui.
"Poi è morta. E' stato... devastante. Insomma, tu accetti la morte di un parente se la morte arriva già preannunciata ma... un attacco terroristico. Come fai ad accettare che la tua sorellina è morta per una bomba? Mio padre non l'ha mia fatto credo. Era un membro di spicco del Mossad e non è riuscito ad evitare che la sua bambina morisse. In quel momento ho pensato che era meglio che la mamma fosse morta prima: forse non sarebbe riuscita ad accettarlo nemmeno lei. Di colpo tutto in casa mia si è spento" tacque, come se risentisse le sue stesse parole. Era da tanto che Ziva non parlava con qualcuno della sua vita in Israele.
"La perdita di qualcuno che ami è... tremenda" disse Tony, accarezzandole un fianco. "Davvero tremenda"
"Lo so" Ziva rise, di una risata amara, contro il suo collo. "Ma io... volevo che la vita andasse avanti, capisci? Tutto quello che è successo dopo, non ha fatto altro che ricordare a me ed Ari che noi eravamo solo i sopravvissuti a nostra sorella, non dei figli. E' orribile" Respirò più velocemente. "Mi mancano mia madre e le sue storie della mezzanotte, anche se papà si arrabbiava da morire perchè mi svegliavo tardi. Mi mancano mia sorella e le sue chiacchiere infinite. Mi manca mio fratello... sai perchè? Era l'unico che, in ogni circostanza, mi capiva"
"Non posso ridarti tutto quello che hai perso, Zee. Nessuno può... però forse posso affittarmi un posto da qualche parte, così da farti sentire almeno meglio. Non ti prometto miracoli, eh!" sorrise tra i suoi capelli e la sentì annuire.
"Sai..." Tony si schiarì la voce. "quando tu mi hai mollato per Ari..."
Ziva arrossì, consapevole di essere arrivata al giorno prima, quando aveva baciato - era stata baciata da Tony. Non riusciva a capire se voleva affrontare l'argomento o se voleva ignorarlo per sempre: non hai più molta scelta Ziva!
"Io mi sono sentito... male, ok? Era tuo fratello però... io ero io. E poi pensavo che lui ti avrebbe portata via e non potevo credere che stesse succedendo un'altra volta" arricciò il naso.
"Un'altra volta?"
"Dopo mia madre"
"Oh. Mi dispiace Tony"
"E' tutto il giorno che lo dici" alzò gli occhi al cielo e sorrise, senza che lei potesse vederlo.
"Non mi sembra mai abbastanza" affondò il viso nell'incavo tra collo e spalla, in un mezzo abbraccio.
"Lo è. Non ti devi scusare, non hai fatto niente di male. Hai solo cercato di fare la cosa giusta e l'hai fatta. Perchè, alla fine, nessun attacco terroristico colpirà gli Stati Uniti e Israele, e tu sei tornata da me. Non è perfetto?" Eccetto per quel piccolo particolare del fratello morto!, sei un idiota Tony DiNozzo, davvero un idiota! si morse la labbra colpevole, ma non la sentì dire niente.
"Sono tornata da te. E' vero" sospirò poco dopo.
"Te lo ricordi il primo giorno in cui sei piombata alla Woodrow?" il corpo di Tony venne scosso dai singhiozzi per il forte ridere.
Ziva si unì a lui. "Oh mio dio! L'avevo rimosso: sei stato pessimo quel giorno!"
"Ehi!, volevo solo fare amicizia. Sei tu che mi ha fulminato col tuo super sguardo ninja!" la accusò, ridendo.
"Sono cambiate un sacco di cose" disse Ziva, sbadigliando. "Non credevo sarebbe stato possibile"
"Già. Neanche io. Fino a qualche mese fa ero un promettente giocatore di basket" Ziva gli fece una pernacchia. "avevo come ragazza la più popolare della scuola" rise al finto conato di vomito di Ziva. "... e pensavo a cose come il Ballo, la prossima partita e infilare McGee nell'armadietto" ridacchiò. "Sembra una vita fa"
Estremamente seria, Ziva si alzò su un gomito. "E adesso cos'hai?"
Anche Tony si alzò su un gomito e la guardò sorridendo. "Ho un nuovo amico, con cui vado in giro ad affittare smoking e limousine. Ho i pomeriggi liberi senza gli allenamenti e, forse, posso pensare a qualcosa di diverso per la mia vita, finalmente!. Ho un pessimo voto in Letteratura e ho... te. Ti pare poco?"
"Non mi sembra abbastanza" ripetè Ziva. "Non ti manca la tua vita tranquilla di prima?"
"Nah. Mi hai sconvolto l'Universo, Ziva David. Ma non è stato un male, anzi. Se non ti avessi incontrata, la mia vita sarebbe stata anonima" alzò le spalle "Se non ti avessi incontrata, Zee... probabilmente non mi sarei mai innamorato"
Ziva spalancò gli occhi scuri e lo guardò sorpresa. Tony fece una smorfia di scuse, per essersi fatto scappare più del dovuto: l'ultima cosa che voleva era metterla in difficoltà, anche perchè sapeva che Ziva e sentimenti non erano un binomio perfetto.
"Sul serio?" disse invece Ziva, stupita.
"Sul serio! Cos'è che ti stupisce, esattamente?" ridacchiò.
"La gente non si innamora di me, Tony" arrossì. "Non sono quel tipo di persona che piace alla gente"
"Sbagliato" scosse la testa, divertito. "Tu piaceresti a tutti, Zee. Attualmente piaci ad un sacco di persone. Me compreso" la guardò dolce.
"Sei davvero innamorato di me?"
"Si"
"Ma sei sicuro?"
"Se me lo chiedi di nuovo, ti butto fuori casa" la prese in giro.
Ziva deglutì, tremendamente pallida: non era mai stata brava con i ragazzi, nè tantomeno con le dichiarazioni, visto che non le era mai capitata una; non sapeva come dire a Tony che lei provava proprio le stesse cose: anzi, se ne vergognava da morire. "Io..." balbettò.
"Ecco! E' esattamente per questo che non volevo dirtelo" sbuffò. "Puoi anche darmi un due di picche, eh"
"Un due di picche?" Ziva alzò un sopracciglio, non capendo il riferimento.
"Cioè... scaricarmi" cercò di spiegare Tony. "Io non ci rimango male. Ti terrò lo stesso appiccicata a me, tranquilla. Anche se non lo..."
Ziva si sporse lievemente e lo baciò solo una volta, premendo piano le labbra sulle sue.
Tony aprì gli occhi confuso, mentre lei ghignava divertita. "Che faccia buffa!"
"Mi... mi hai... colto alla sprovvista! Mi aspettavo uno schiaffo! E, comunque, non puoi baciare la gente così!" la rimproverò.
Ziva impallidì di nuovo. "Perchè?"
"Perchè si fa così, razza di ingrata!" la attirò a sè e la baciò con foga, facendola crollare sul cuscino. Non era il bacio triste e salato del giorno prima, Tony lo capì immediatamente: era intriso di qualcos'altro, eccitazione e arrendevolezza. Sentì il corpo di Ziva rilassarsi sotto i suoi tocchi come non era mai successo e le sue labbra combaciare perfettamente con le sue, come se fossero state plasmate per fare quello tutta la giornata - non che a lui dispiacesse, ma se ne stupiva. Gli sembrava tutto così semplice, così naturale, che si ritrovò senza maglietta, con Ziva sulle ginocchia e fanculo! tutto il mondo fuori da quella camera da letto.



Buongiorno, guanciotte dolci!
Rimani a letto e non alzarti per nessun motivo valido
(se devi andare al bagno urgentemente, puoi alzarti, però!)
Torno presto.
Tony



Ziva lesse il bigliettino sul cuscino con l'occhio sinistro chiuso. Non capì subito cosa c'era scritto - sebbene consapevole che il biglietto era stato lasciato da Tony DiNozzo Jr. Di scatto, Ziva si mise a sedere e posò le mani fredde sulle guance accaldate.
Oddio. Abbassò gli occhi sul suo corpo e, grazie all'unica presenza della biancheria intima, vide i segni rossi sparsi un pò dappertutto, in particolare nell'interno coscia. Oddio. Una mano passò tra i suoi capelli annodati e sparati in tutte le direzioni. Oddio.
Ricordava con sicurezza di non essere andata oltre, ma di certo ricordava i sospiri, i baci e le carezze accurate di Tony. Arrossì e si tuffò con la testa sotto il cuscino, imbarazzata oltre ogni dire. Che vergogna! Che gli dico quando rientra?
Poi riflettè: ma dove cavolo è andato?
Non seguì il consiglio del bigliettino, ma si alzò, si fece una doccia veloce, lavò i denti e infilò la tuta della sera prima. Si rituffò velocemente sotto le coperte, aspettando con impazienza che lui tornasse. Era su di giri, a modo suo.
E si sentiva in colpa. Perchè suo fratello era morto e lei era felice con Tony, per la prima volta dopo anni. Allungò una mano per prendere il cellulare e cominciò a scorrere tutte le foto che aveva, dei suoi fratelli e di sua madre.
L'unica cosa che desidero è saperti felice, Ziva. Nient'altro mi importa le diceva sempre Ari, le stesse parole che ripeteva sua madre prima di andare a dormire. Era una tradizione che suo fratello non aveva voluto spezzare.
"Lo sono, Ari. Finalmente sono felice" non pianse, si limitò a sorridere al volto del fratello che aveva amato, che a sua volta le sorrideva dallo schermo del display. Ziva sapeva che non sarebbe stato facile per lei, i primi tempi, sentire che Ari non c'era.
Sapeva anche, però, che poteva sopravvivere anche a quello e che non doveva sentirsi una sopravvissuta: il sentimento che le aveva corroso l'anima per tutto quel tempo. Chiuse velocemente la foto e riposò il telefono sul comodino.
Dopo qualche minuto, sentì la porta d'ingresso che si apriva e si richiudeva altrettanto dolcemente. Qualcuno salì piano le scale e sporse la testa oltre la porta aperta. Vedendola sveglia sorrise: "Buongiorno! Letto il mio biglietto?" Tony si lanciò a peso morto accanto a lei, porgendole una busta color panna.
"Cos'è?" annusò incuriosita Ziva.
"Sono andato da Starbucks e ti ho preso la cioccolata calda al caramello, come piace a te. Qui ci sono due muffin, ma scordati che te li faccio mangiare entrambi, uno è per me!" le mostrò la lingua. "Poi mi sono preso un caffè, sai com'è... dopo stanotte..."
La ragazza arrossì e si coprì il volto con le mani: "Tony!"
"Dai, non abbiamo neanche fatto sesso. Inutile che ti imbarazzi, cara mia" le prese le mani e gliele scaldò con le sue, ridendo del suo imbarazzo. "Non baciavo così tanto qualcuno dalle medie!" confessò, sovrappensiero.
"Non ho mai baciato così tanto qualcuno" confessò Ziva, addentando ferocemente il muffin, con sguardo limpido.
Tony la osservò mangiare leggermente divertito, senza dire niente. "Certo che..." accennò, togliendole il dolce di mano. "Manco il buongiorno, mi dai! Ti ho portato la colazione, sono uscito presto per arrivare da Starbucks! Mi merito qualcosina" sorrise in modo accattivante.
"Oh! Hai ragione" Ziva si battè una mano sulla fronte e si sporse per dargli un casto bacio sulla guancia. "Grazie e buongiorno!" riprese il suo dolce, mentre infilava prepotentemente le dita nella busta per afferrare la sua cioccolata.
"Cosa?!" strillò Tony. "Un... bacio sulla guancia? Sai quanta strada ho fatto? Vuoi che te la dica, eh?"
"Tanta strada per un bacio?" Ziva alzò gli occhi al cielo. "Te l'avrei dato anche senza colazione, Tony"
"Ma... ma..." Non volevo di certo un bacio sulla guancia. Si imbronciò, osservandola mentre tranquillamente continuava a fare colazione.
Ziva finse di non averlo notato, ma dopo un pò dovette accontentarlo. "Sei tremendo!" rise e, afferrandolo per la nuca, lo baciò come il ragazzo chiedeva ardentemente. Non se lo fece ripetere due volte, Tony, e socchiuse la bocca per approfondire il bacio.
"Sai di cioccolata" sospirò quando si separarono e si leccò le labbra. "Dovremmo farlo più spesso!" rise, afferrando il suo caffè.
"Non ci sperare" lo prese in giro Ziva.
"Infatti... confido che questo fosse solo un assaggio di ciò che mi aspetterà dopo"

"Hai fatto?"
"No"
"E ora?"
"No"
"Per quanto ne hai!?"
"Tanto, Tony! Non mettermi ansia, ok?"
Il ragazzo si era seduto di fronte alla porta del bagno, sulla moquette del corridoio. Ziva era dentro da quasi un'ora, mentre lui era già vestito per andare alla stazione di polizia. Suo padre passava ogni tanto e rideva a crepapelle nel vederlo seduto per terra.
"E' così che ti riducono le donne" commentava, scuotendo la testa di tanto in tanto. Tony gli rispondeva con una smorfia, pensando che se per stare con Ziva doveva vivere su un pavimento, gli andava bene comunque. Però non voleva fare lo sdolcinato, anche perchè non era da lui, nè dalla... sua ragazza? Lo poteva dire? Non era molto sicuro, ma la sera erano arrivati molto vicini alla Casa Base.
Tossicchiò leggermente e sentì la stanza farsi improvvisamente calda.
Aveva un bisogno assoluto di lei, quasi fosse una droga.
"Ora hai finito?" urlò per distrarsi.
"Si" brontolò Ziva, uscendo dal bagno vestita e preparata. Tony si alzò dalla moquette e la raggiunse con due falcate. Riconosceva da chilometri di lontananza lo sguardo fuso e preoccupato di Ziva. Purtroppo l'aveva visto spesso.
"Che c'è?"
"Niente... solo che..." si grattò la cute. "Ho solo paura di ripetere tutto ai federali. Rivivere tutto"
alzò lo sguardo perso nel vuoto verso Tony.
"Sarò dietro la porta" le sorrise lui, baciandola lievemente sulla fronte, sul naso e poi sulle labbra. "Sarò lì. Te lo prometto"
"Sono una ragazza fortunata"
"Puoi scommetterci!" le porse la mano. "Andiamo?"
Ziva sorrise e la afferrò con decisione. "Andiamo!"

















Maia says:


e.e stavolta non ho... mh... nulla da dire.
ç.ç PANICO. Fatemi sapere!








  
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