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Mentre il fuoco cuoceva la carne, me ne stavo lì in trepidante
attesa che fosse cotta. Dalle mie parti, in Italia, era una carne
abbastanza conosciuta e prelibata, una specialità per alcune
massaie. Lì, la gente non sembrava apprezzarla e la mangiava
spesso di controvoglia. D’altra parte, o questo o niente.
Quando ebbi finito di riempirmi la pancia, mi allontanai dal gruppo per
finire di sistemare la roba: la frana aveva alzato tanta di quella
polvere che i miei vestiti dovevano essere lavati di nuovo.
L’acqua era molto fredda e tutte le mie magliette furono
sciacquate e strizzate in tempo record. Le stesi per l’ennesima
volta su un ramo e sperai che, almeno per la mattina successiva, si
fossero asciugate.
Le cose erano andate come sapevo: grazie ad una falena, Charlie aveva
trovato una via di uscita dalla caverna, ma anche dalla sua dipendenza.
Ero soddisfatta… forse non tutto il male veniva per nuocere.
Vidi Locke venire verso di me, sembrava volermi parlare.
“Come sapevi della falena?”
“L’isola chiede e da. Lo hai detto anche a Charlie.”
Lui sorrise, aveva capito il senso della mia frase.
“A te ha dato molto, vero?”, gli chiesi
“Più di quanto mi aspettavo. E a te?”
“Mi ha dato tante domande a cui non so dare una risposta.”
“Non è sempre detto che ci sia una risposta a tutto.”
“Infatti ho imparato a prendere senza discutere troppo.”
“Vuoi ancora del cinghiale?”
“No, sono già alla frutta.”, dissi, mostrandogli fiera la mia banana.
“Allora buona frutta.”
“E buonanotte!”
Lui se ne andò ed io mi misi in cerca di una penna e di un
foglio. Avevo in mente un modo per scusarmi con Charlie del mio
comportamento. Lo trovai seduto a suonare di nuovo la sua chitarra. Non
sembrava avermi sentito arrivare, così gli porti la biro e il
blocco che avevo trovato, senza dire niente.
“Cosa dovrei farci con quello?”, disse lui, sempre un po’ risentito.
“Come te la cavi con i disegni?”
“Non male… perché?”
“Voglio che tu disegni i miei tatuaggi su questo foglio.”
“Ok… ma per quale motivo?”
“Qualche giorno fa mi dicesti che avevi dei progetti… potrebbero essere delle idee, non credi?”
Posò la chitarra e prese il blocco. Mi sedetti di fronte a lui,
mi tolsi la maglia e gli mostrai la schiena. Lui prese a disegnare.
“Devo darti delle spiegazioni.”, disse, dopo un po’.
“Non importa.”, gli risposi.
“Adesso, se ne sono fuori, è anche grazie a te.”
“Accetto le tue scuse e ti porgo le mie. Non avrei mai dovuto sbatterti in faccia il tuo segreto.”
“Ancora mi chiedo come hai fatto a saperlo… mi hai visto?”
“No…”, dissi, sospirando. Era meglio tenerlo per me o dirglielo?
“Allora?”
“Senti, Charlie, non so come spiegarlo nemmeno a me stessa. Mi
succede che nella mia testa… Non trovo nemmeno le parole giuste
per dirlo… e poi, quei mal di pancia sono micidiali.”
“Ne hai parlato con Jack?”
“Si ma… non credo che sia qualcosa che lui possa risolvere…”
“In che senso?”
“Ogni volta che mi prendono è perché… sta per capitare qualcosa.”
“Qualcosa di brutto?”
“Non sempre… ma sentimi! Non senti le cazzate che sto dicendo? Sto diventando pazza.”
“Non sei pazza.”, disse lui, porgendomi il blocco con i disegni, “Allora, che ne dici? Sono bravo?”
Guardai a bocca aperta… i tatuaggi non nascevano da soli. Erano
come dei tribali, fatti intersecando delle linee curve; erano cinque,
sparsi sulla schiena, grandi circa sei centimetri.
“Posso dirti una cosa?”
“Certo…”, risposi.
“Non allarmarti ma… ce n’è uno che mi sembra
diverso da come me lo ricordavo… ma sicuramente mi sbaglio.
E’ impossibile che succeda una cosa del genere!”
“Se è possibile svegliarsi da un giorno all’altro
con dei tatuaggi del genere, allora è anche possibile che questi
cambino forma da soli…”, dissi.
“Cosa intendi dire?”
“Che prima dell’incidente aereo non ce li avevo.”
“Dai! Stai scherzando! Smettila!”, fece lui, ridendo.
“Non sto scherzando. Appena vedo un ago mi vengono le convulsioni dalla paura.”
Forse facevo bene a parlarne con Jack… d’altronde lui era il capo…
Oppure con Locke, sembrava conoscesse i segreti di quest’isola.
Charlie era rimasto un po’ spaventato quando gli avevo parlato
del mio segreto, ma aveva promesso che mi avrebbe aiutato a capire
quello che mi stava succedendo. Anche secondo lui quest’isola
aveva qualcosa di strano.
L’asma di Shannon, la biondina, distolse l’attenzione di
tutti sugli avvenimenti dei giorni prima: la ragazza era in condizioni
pessime e non c’era modo di trovare un rimedio. Suo fratello si
era preso anche delle sonore bastonate da un certo Sawyer, di cui tutti
sapevano solo che era uno sciacallo rompiscatole, perchè lo
aveva beccato a frugare tra le sue cose in cerca degli inalatori di
riserva.
Rividi con piacere anche l’iracheno, Sayid, che era tornato da
una specie di spedizione con la testa sanguinante. Avevo saputo
così che qualche giorno prima era stato captato con la radio un
segnale preoccupante, in cui una donna francese diceva che qualcosa o
qualcuno aveva ucciso i suoi compagni… al di là di
questo, la cosa che faceva rabbrividire tutti quanti era che questo
messaggio veniva trasmesso ininterrottamente da sedici anni.
Così Sayid, che doveva essere un mago della tecnologia o
giù di lì, era riuscito a costruire delle antenne di
fortuna per riuscire a captare e individuare la fonte del segnale, ma
era stato colpito alla testa durante la spedizione. Io ero estranea a
tutte quelle faccende, ma mi interessavano.
“Mi dispiace per la tua… cos’era, una radio, quello
che avevi costruito?”, gli dissi, porgendogli una tazza di
tè, quando oramai anche la sua storia era diventata passato e
tutti lo avevano lasciato solo per dedicarsi alla ricerca degli
inalatori per Shannon.
“Erano dei ricevitori, delle antenne per captare il segnale in
francese. Potevamo saperne di più su questo dannato posto.”
“Pensi che sia stato Sawyer?”
“No, sarebbe facile incolparlo ma era a due chilometri da me,
più o meno, con un’antenna in mano. Non saprei proprio chi
può essere stato… ma presto lo scoprirò.”
“Vuoi una mano?”
“No, grazie. Ma è gentile da parte tua.”
“Odio stare con le mani in mano.”, gli dissi sorridendogli, “Ma potrei tornarti molto utile!”
“Buono questo the.”, fece lui, dopo averne bevuto un sorso.
“Se c’è una cosa che non sai fare è mentire!”
“Hai ragione.”
“Deidra! Deidra!”, mi sentii chiamare. Era Kate e dal tono di voce sembrava abbastanza agitata.
“Cosa c’è?”, le chiesi.
“La situazione si sta facendo abbastanza tesa. Ti dispiacerebbe
cercare insieme a noi gli inalatori per Shannon prima che quei due si
picchino ancora?”, fece, indicando verso Jack e Sawyer.
Guardai un attimo Sawyer, che ricambiò il mio sguardo con un
gesto poco ambiguo: dovevo imparare a guardare altrove e non lui.
“Non ce l’ha lui gli inalatori.”, dissi sottovoce.
“Come dici?”
“Dico di cercare altrove e di lasciar stare Sawyer.”
“Ha sciacallato i nostri bagagli per una settimana intera. Avrà pure trovato qualcosa?”
“Fa’ come vuoi. Lui non ce l’ha.”, le dissi.
Non avevo proprio idea di dove potevano essere questi inalatori ma,
quando vedevo Shannon affogare mentre respirava, non potevo smettere di
cercare, dovevo aiutarla in tutti i modi. Una volta, ad una colonia per
bambini, avevo conosciuto una ragazza nelle sue stesse situazioni e,
quando non riusciva a trovare le sue medicine, bisognava massaggiarle
la testa e il collo. Non guariva, ma si calmava per un po’.
“Boone! E’ così che ti chiami?”, feci a suo fratello.
“Si… cosa ti serve?”
“So come far calmare tua sorella per un po’. Posso provare?”
“Certo! Certo!”, disse lui, che oramai non poteva fare
altro che starle accanto e parlarle di ogni cosa, per cercare di
distrarla.
Mi accomodai seduta dietro di lei e iniziai a toccarle i capelli, a
passarle la punta delle dita sulla cute. La ragazza sembrò un
po’ perplessa all’inizio, ma poi si accorse che il
massaggio la aiutava a rilassarsi e, anche se non poteva respirare
normalmente, incominciava a sentirsi meglio.
Mentre tutti gli altri erano agitati nel cercare quelle dannate
bombolette, vidi l’asiatica, con cui non avevo ancora parlato
prima, preparare qualcosa in una ciotola di plastica. Dopo qualche
minuto, arrivò con un miscuglio di acqua ed erbe, lo
spalmò sul petto della ragazza che, dopo qualche secondo,
tornò a respirare normalmente. Tutti esultarono dalla gioia e
Boone abbracciò la sorella con tutto l’amore che poteva
provare per lei. La donna asiatica, Sun, le aveva fatto respirare
dell’eucalipto. Ottima idea, pensai.
Tornai al mio giaciglio e ripresi in mano il disegno che mi aveva fatto
Charlie. Dovevo ammetterlo, era bravo! Poco prima di vederlo sparire
verso la spiaggia, mi aveva chiesto se avevo delle arachidi, per farne
del burro.
“Devo pensare che sei impazzito?”, gli chiesi,
“Ammesso che abbia le noccioline, mi dici come farai a ricavarne
del burro?”
“Beh… non lo so…”
“Cosa ci devi fare? Se me lo dici, forse ti posso aiutare.”
“E’… è una cosa stupida ma… hai presente Claire, la ragazza incinta?”
“Non la conosco ma… si, ho capito chi è.”
“Ecco… in cambio di burro di arachidi, lei mi ha promesso
che sarebbe venuta a vivere qui con noi. Al suo bambino non fa di certo
bene tutto quel caldo e il sale.”
“Ti sta a cuore la sua salute… eh?”, gli dissi, con occhi ammiccanti.
“Dai, smettila! E’ solo perché sono preoccupato per il suo bambino.”
“Tieni questo.”, gli dissi, lanciandogli delicatamente un
barattolo vuoto, “L’immaginazione ha un potere che va oltre
alla realtà.”
Mi ringraziò di cuore e lasciò l’accampamento. Che scemo che era!
Mi resi conto che Sayid era sparito da un bel po’… mi
guardai intorno e chiesi di lui: in diversi mi dissero che aveva
qualcosa da fare insieme a Jack. Avevo una strana sensazione, come se
il suo impegno con Jack fosse legato in qualche modo a Sawyer. Quando
incrociai Hurley nella giungla, indaffarato a cercare legna da ardere,
mi disse che lo aveva visto andare con Jack verso la spiaggia.
Il brivido freddo mi arrivò fin dentro al cervello. Aumentai
l’andatura e arrivai in spiaggia prima di quanto mi aspettassi.
Vidi Kate in riva al mare e andai verso di lei.
“Kate! Kate! Hai visto Sayid?”
“Si… ha appena lasciato il gruppo.”, rispose lei, con aria mesta.
“Dove è andato?”
“Di là… ha deciso di esplorare l’isola.”
“Da solo?!? Ma è pazzo!”
“E’ stata una sua decisione… non possiamo far altro
che rispettarla. Ha detto che disegnerà una mappa
dell’isola e che…”
A metà del suo discorso mi piegai in due, portandomi le mani allo stomaco.
“Oh mio Dio! Deidra! Deidra!”
Cercai di parlare ma riuscivo solo ad aprire e chiudere la bocca come
un pesce. Kate cercò di farmi stendere ma i miei muscoli erano
così tirati che era impossibile. Appena il dolore si fu calmato,
ripresi fiato e le parlai.
“E’ in pericolo…”
“Chi? Sayid?”
“Si…”
“Tornerà sano e salvo?”, mi chiese, sapendo che io le avrei detto la risposta giusta.
“Si… ma avrà brutte notizie per tutti noi.”
“In che senso?”
“Kate… tieni la bocca chiusa.”
Locke camminava trascinando diverse valige, recuperate durante una
spedizione di caccia. Mi fiondai da lui in cerca del mio bagaglio e lo
trovai. Ero così contenta di aver ritrovato la mia roba! La
aprii e tirai fuori tutti i miei vestiti, trovai anche una busta con
parte del mio rifornimento di medicine.
Quando Jack mi vide arrivare con i farmaci, mi chiese se fossi
un’altra degli ipocondriaci che lo assillavano giorno e notte.
“Sì, devo ammetterlo, sono terrorizzata dalle malattie, ma solo quando viaggio.”
“Sei il nostro angelo. Stavamo per finire le aspirine e tu ne hai
a sufficienza per curare un’epidemia di influenza!”
“E’ bello ogni tanto sentirsi utili alla
società!”, risposi ridendo. Poi mi feci seria e lui subito
lo notò.
“Cosa c’è?”, mi domandò.
“Devo parlarti un attimo in privato.”
Ci spostammo leggermente fuori dal gruppo e, quando fui sicura di non
essere ascoltata da orecchio indiscreto, gli parlai di quello che mi
era successo. Jack fu molto scettico all’inizio, dicendo che i
miei erano solo attacchi di ansia e che forse il mio inconscio era
venuto spesso in superficie.
“Jack, non sto scherzando… mi verrebbe quasi da dire che
ho delle premonizioni su quello che sta per accadere… ma forse
tu pensi solo che sia pazza o esaurita…”
“No, è solo che mi resta difficile credere a quello che dici.”
“Hai presente i miei tatuaggi?”
“Si, certo.”
“Non li ho mai avuti. Sono apparsi quando mi sono svegliata su quest’isola.”
“E’ impossibile.”
“Guarda.”, gli dissi, mostrandogli il disegno di Charlie.
“E cosa dovrei vedere?”
Mi voltai e mi alzai la maglietta. Lui confrontò il disegno e
poi disse che Charlie aveva fatto un errore, uno dei disegno che aveva
fatto era leggermente diverso.
“Si sarà sbagliato.”, fece.
“Potrebbe anche essere, ma pure Charlie ha avuto la sensazione
che non fossero i soliti che aveva visto la prima volta.”
“Beh… non so cosa dirti.”
“Nemmeno io. Comunque non farne parola con nessuno, non vorrei diventare l’emarginata di quest’isola.”
NdA: per adesso sono costretta a non scrivere altro, in quanto voglio
cercare di essere il più fedele possibile agli episodi del
telefilm. Riprenderò la storia solo quando avrò visto la
seconda stagione quindi... per adesso aspettate! (e recensite!)
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