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Autore: RubyChubb    31/08/2006    0 recensioni
Anche Deidra si trovava sul volo 815, anche a lei è accaduta la stessa sorte degli altri passeggeri... ma qualcosa in lei è cambiato... ha subito gli effetti di quello strano posto, di quell'isola persa nel mezzo dell'oceano... Che cosa le accadrà? Qual è il suo ruolo in tutta questa storia?
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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6 Mentre il fuoco cuoceva la carne, me ne stavo lì in trepidante attesa che fosse cotta. Dalle mie parti, in Italia, era una carne abbastanza conosciuta e prelibata, una specialità per alcune massaie. Lì, la gente non sembrava apprezzarla e la mangiava spesso di controvoglia. D’altra parte, o questo o niente.
Quando ebbi finito di riempirmi la pancia, mi allontanai dal gruppo per finire di sistemare la roba: la frana aveva alzato tanta di quella polvere che i miei vestiti dovevano essere lavati di nuovo. L’acqua era molto fredda e tutte le mie magliette furono sciacquate e strizzate in tempo record. Le stesi per l’ennesima volta su un ramo e sperai che, almeno per la mattina successiva, si fossero asciugate.
Le cose erano andate come sapevo: grazie ad una falena, Charlie aveva trovato una via di uscita dalla caverna, ma anche dalla sua dipendenza. Ero soddisfatta… forse non tutto il male veniva per nuocere. Vidi Locke venire verso di me, sembrava volermi parlare.
“Come sapevi della falena?”
“L’isola chiede e da. Lo hai detto anche a Charlie.”
Lui sorrise, aveva capito il senso della mia frase.
“A te ha dato molto, vero?”, gli chiesi
“Più di quanto mi aspettavo. E a te?”
“Mi ha dato tante domande a cui non so dare una risposta.”
“Non è sempre detto che ci sia una risposta a tutto.”
“Infatti ho imparato a prendere senza discutere troppo.”
“Vuoi ancora del cinghiale?”
“No, sono già alla frutta.”, dissi, mostrandogli fiera la mia banana.
“Allora buona frutta.”
“E buonanotte!”
Lui se ne andò ed io mi misi in cerca di una penna e di un foglio. Avevo in mente un modo per scusarmi con Charlie del mio comportamento. Lo trovai seduto a suonare di nuovo la sua chitarra. Non sembrava avermi sentito arrivare, così gli porti la biro e il blocco che avevo trovato, senza dire niente.
“Cosa dovrei farci con quello?”, disse lui, sempre un po’ risentito.
“Come te la cavi con i disegni?”
“Non male… perché?”
“Voglio che tu disegni i miei tatuaggi su questo foglio.”
“Ok… ma per quale motivo?”
“Qualche giorno fa mi dicesti che avevi dei progetti… potrebbero essere delle idee, non credi?”
Posò la chitarra e prese il blocco. Mi sedetti di fronte a lui, mi tolsi la maglia e gli mostrai la schiena. Lui prese a disegnare.
“Devo darti delle spiegazioni.”, disse, dopo un po’.
“Non importa.”, gli risposi.
“Adesso, se ne sono fuori, è anche grazie a te.”
“Accetto le tue scuse e ti porgo le mie. Non avrei mai dovuto sbatterti in faccia il tuo segreto.”
“Ancora mi chiedo come hai fatto a saperlo… mi hai visto?”
“No…”, dissi, sospirando. Era meglio tenerlo per me o dirglielo?
“Allora?”
“Senti, Charlie, non so come spiegarlo nemmeno a me stessa. Mi succede che nella mia testa… Non trovo nemmeno le parole giuste per dirlo… e poi, quei mal di pancia sono micidiali.”
“Ne hai parlato con Jack?”
“Si ma… non credo che sia qualcosa che lui possa risolvere…”
“In che senso?”
“Ogni volta che mi prendono è perché… sta per capitare qualcosa.”
“Qualcosa di brutto?”
“Non sempre… ma sentimi! Non senti le cazzate che sto dicendo? Sto diventando pazza.”
“Non sei pazza.”, disse lui, porgendomi il blocco con i disegni, “Allora, che ne dici? Sono bravo?”
Guardai a bocca aperta… i tatuaggi non nascevano da soli. Erano come dei tribali, fatti intersecando delle linee curve; erano cinque, sparsi sulla schiena, grandi circa sei centimetri.
“Posso dirti una cosa?”
“Certo…”, risposi.
“Non allarmarti ma… ce n’è uno che mi sembra diverso da come me lo ricordavo… ma sicuramente mi sbaglio. E’ impossibile che succeda una cosa del genere!”
“Se è possibile svegliarsi da un giorno all’altro con dei tatuaggi del genere, allora è anche possibile che questi cambino forma da soli…”, dissi.
“Cosa intendi dire?”
“Che prima dell’incidente aereo non ce li avevo.”
“Dai! Stai scherzando! Smettila!”, fece lui, ridendo.
“Non sto scherzando. Appena vedo un ago mi vengono le convulsioni dalla paura.”


Forse facevo bene a parlarne con Jack… d’altronde lui era il capo…
Oppure con Locke, sembrava conoscesse i segreti di quest’isola.
Charlie era rimasto un po’ spaventato quando gli avevo parlato del mio segreto, ma aveva promesso che mi avrebbe aiutato a capire quello che mi stava succedendo. Anche secondo lui quest’isola aveva qualcosa di strano.
L’asma di Shannon, la biondina, distolse l’attenzione di tutti sugli avvenimenti dei giorni prima: la ragazza era in condizioni pessime e non c’era modo di trovare un rimedio. Suo fratello si era preso anche delle sonore bastonate da un certo Sawyer, di cui tutti sapevano solo che era uno sciacallo rompiscatole, perchè lo aveva beccato a frugare tra le sue cose in cerca degli inalatori di riserva.
Rividi con piacere anche l’iracheno, Sayid, che era tornato da una specie di spedizione con la testa sanguinante. Avevo saputo così che qualche giorno prima era stato captato con la radio un segnale preoccupante, in cui una donna francese diceva che qualcosa o qualcuno aveva ucciso i suoi compagni… al di là di questo, la cosa che faceva rabbrividire tutti quanti era che questo messaggio veniva trasmesso ininterrottamente da sedici anni.
Così Sayid, che doveva essere un mago della tecnologia o giù di lì, era riuscito a costruire delle antenne di fortuna per riuscire a captare e individuare la fonte del segnale, ma era stato colpito alla testa durante la spedizione. Io ero estranea a tutte quelle faccende, ma mi interessavano.
“Mi dispiace per la tua… cos’era, una radio, quello che avevi costruito?”, gli dissi, porgendogli una tazza di tè, quando oramai anche la sua storia era diventata passato e tutti lo avevano lasciato solo per dedicarsi alla ricerca degli inalatori per Shannon.
“Erano dei ricevitori, delle antenne per captare il segnale in francese. Potevamo saperne di più su questo dannato posto.”
“Pensi che sia stato Sawyer?”
“No, sarebbe facile incolparlo ma era a due chilometri da me, più o meno, con un’antenna in mano. Non saprei proprio chi può essere stato… ma presto lo scoprirò.”
“Vuoi una mano?”
“No, grazie. Ma è gentile da parte tua.”
“Odio stare con le mani in mano.”, gli dissi sorridendogli, “Ma potrei tornarti molto utile!”
“Buono questo the.”, fece lui, dopo averne bevuto un sorso.
“Se c’è una cosa che non sai fare è mentire!”
“Hai ragione.”
“Deidra! Deidra!”, mi sentii chiamare. Era Kate e dal tono di voce sembrava abbastanza agitata.
“Cosa c’è?”, le chiesi.
“La situazione si sta facendo abbastanza tesa. Ti dispiacerebbe cercare insieme a noi gli inalatori per Shannon prima che quei due si picchino ancora?”, fece, indicando verso Jack e Sawyer.
Guardai un attimo Sawyer, che ricambiò il mio sguardo con un gesto poco ambiguo: dovevo imparare a guardare altrove e non lui.
“Non ce l’ha lui gli inalatori.”, dissi sottovoce.
“Come dici?”
“Dico di cercare altrove e di lasciar stare Sawyer.”
“Ha sciacallato i nostri bagagli per una settimana intera. Avrà pure trovato qualcosa?”
“Fa’ come vuoi. Lui non ce l’ha.”, le dissi.
Non avevo proprio idea di dove potevano essere questi inalatori ma, quando vedevo Shannon affogare mentre respirava, non potevo smettere di cercare, dovevo aiutarla in tutti i modi. Una volta, ad una colonia per bambini, avevo conosciuto una ragazza nelle sue stesse situazioni e, quando non riusciva a trovare le sue medicine, bisognava massaggiarle la testa e il collo. Non guariva, ma si calmava per un po’.
“Boone! E’ così che ti chiami?”, feci a suo fratello.
“Si… cosa ti serve?”
“So come far calmare tua sorella per un po’. Posso provare?”
“Certo! Certo!”, disse lui, che oramai non poteva fare altro che starle accanto e parlarle di ogni cosa, per cercare di distrarla.
Mi accomodai seduta dietro di lei e iniziai a toccarle i capelli, a passarle la punta delle dita sulla cute. La ragazza sembrò un po’ perplessa all’inizio, ma poi si accorse che il massaggio la aiutava a rilassarsi e, anche se non poteva respirare normalmente, incominciava a sentirsi meglio.
Mentre tutti gli altri erano agitati nel cercare quelle dannate bombolette, vidi l’asiatica, con cui non avevo ancora parlato prima, preparare qualcosa in una ciotola di plastica. Dopo qualche minuto, arrivò con un miscuglio di acqua ed erbe, lo spalmò sul petto della ragazza che, dopo qualche secondo, tornò a respirare normalmente. Tutti esultarono dalla gioia e Boone abbracciò la sorella con tutto l’amore che poteva provare per lei. La donna asiatica, Sun, le aveva fatto respirare dell’eucalipto. Ottima idea, pensai.
Tornai al mio giaciglio e ripresi in mano il disegno che mi aveva fatto Charlie. Dovevo ammetterlo, era bravo! Poco prima di vederlo sparire verso la spiaggia, mi aveva chiesto se avevo delle arachidi, per farne del burro.
“Devo pensare che sei impazzito?”, gli chiesi, “Ammesso che abbia le noccioline, mi dici come farai a ricavarne del burro?”
“Beh… non lo so…”
“Cosa ci devi fare? Se me lo dici, forse ti posso aiutare.”
“E’… è una cosa stupida ma… hai presente Claire, la ragazza incinta?”
“Non la conosco ma… si, ho capito chi è.”
“Ecco… in cambio di burro di arachidi, lei mi ha promesso che sarebbe venuta a vivere qui con noi. Al suo bambino non fa di certo bene tutto quel caldo e il sale.”
“Ti sta a cuore la sua salute… eh?”, gli dissi, con occhi ammiccanti.
“Dai, smettila! E’ solo perché sono preoccupato per il suo bambino.”
“Tieni questo.”, gli dissi, lanciandogli delicatamente un barattolo vuoto, “L’immaginazione ha un potere che va oltre alla realtà.”
Mi ringraziò di cuore e lasciò l’accampamento. Che scemo che era!
Mi resi conto che Sayid era sparito da un bel po’… mi guardai intorno e chiesi di lui: in diversi mi dissero che aveva qualcosa da fare insieme a Jack. Avevo una strana sensazione, come se il suo impegno con Jack fosse legato in qualche modo a Sawyer. Quando incrociai Hurley nella giungla, indaffarato a cercare legna da ardere, mi disse che lo aveva visto andare con Jack verso la spiaggia.
Il brivido freddo mi arrivò fin dentro al cervello. Aumentai l’andatura e arrivai in spiaggia prima di quanto mi aspettassi. Vidi Kate in riva al mare e andai verso di lei.
“Kate! Kate! Hai visto Sayid?”
“Si… ha appena lasciato il gruppo.”, rispose lei, con aria mesta.
“Dove è andato?”
“Di là… ha deciso di esplorare l’isola.”
“Da solo?!? Ma è pazzo!”
“E’ stata una sua decisione… non possiamo far altro che rispettarla. Ha detto che disegnerà una mappa dell’isola e che…”
A metà del suo discorso mi piegai in due, portandomi le mani allo stomaco.
“Oh mio Dio! Deidra! Deidra!”
Cercai di parlare ma riuscivo solo ad aprire e chiudere la bocca come un pesce. Kate cercò di farmi stendere ma i miei muscoli erano così tirati che era impossibile. Appena il dolore si fu calmato, ripresi fiato e le parlai.
“E’ in pericolo…”
“Chi? Sayid?”
“Si…”
“Tornerà sano e salvo?”, mi chiese, sapendo che io le avrei detto la risposta giusta.
“Si… ma avrà brutte notizie per tutti noi.”
“In che senso?”
“Kate… tieni la bocca chiusa.”



Locke camminava trascinando diverse valige, recuperate durante una spedizione di caccia. Mi fiondai da lui in cerca del mio bagaglio e lo trovai. Ero così contenta di aver ritrovato la mia roba! La aprii e tirai fuori tutti i miei vestiti, trovai anche una busta con parte del mio rifornimento di medicine.
Quando Jack mi vide arrivare con i farmaci, mi chiese se fossi un’altra degli ipocondriaci che lo assillavano giorno e notte.
“Sì, devo ammetterlo, sono terrorizzata dalle malattie, ma solo quando viaggio.”
“Sei il nostro angelo. Stavamo per finire le aspirine e tu ne hai a sufficienza per curare un’epidemia di influenza!”
“E’ bello ogni tanto sentirsi utili alla società!”, risposi ridendo. Poi mi feci seria e lui subito lo notò.
“Cosa c’è?”, mi domandò.
“Devo parlarti un attimo in privato.”
Ci spostammo leggermente fuori dal gruppo e, quando fui sicura di non essere ascoltata da orecchio indiscreto, gli parlai di quello che mi era successo. Jack fu molto scettico all’inizio, dicendo che i miei erano solo attacchi di ansia e che forse il mio inconscio era venuto spesso in superficie.
“Jack, non sto scherzando… mi verrebbe quasi da dire che ho delle premonizioni su quello che sta per accadere… ma forse tu pensi solo che sia pazza o esaurita…”
“No, è solo che mi resta difficile credere a quello che dici.”
“Hai presente i miei tatuaggi?”
“Si, certo.”
“Non li ho mai avuti. Sono apparsi quando mi sono svegliata su quest’isola.”
“E’ impossibile.”
“Guarda.”, gli dissi, mostrandogli il disegno di Charlie.
“E cosa dovrei vedere?”
Mi voltai e mi alzai la maglietta. Lui confrontò il disegno e poi disse che Charlie aveva fatto un errore, uno dei disegno che aveva fatto era leggermente diverso.
“Si sarà sbagliato.”, fece.
“Potrebbe anche essere, ma pure Charlie ha avuto la sensazione che non fossero i soliti che aveva visto la prima volta.”
“Beh… non so cosa dirti.”
“Nemmeno io. Comunque non farne parola con nessuno, non vorrei diventare l’emarginata di quest’isola.”


NdA: per adesso sono costretta a non scrivere altro, in quanto voglio cercare di essere il più fedele possibile agli episodi del telefilm. Riprenderò la storia solo quando avrò visto la seconda stagione quindi... per adesso aspettate! (e recensite!)
   
 
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