Emma 6
CAPITOLO 6
Ianto fu svegliato nel cuore della notte dal suono del
telefono, lo afferrò di scatto senza dargli il tempo di squillare una
seconda volta
- Jack?
- Sì, sono io … scusa, ti ho svegliato
In
un’altra occasione la voce di Jack avrebbe fatto sorridere Ianto, lo
avrebbe fatto sentire al sicuro, quella voce che gli era mancata tanto
durante la sua assenza, anche se era stato per così poco tempo. Quella
sera però non era così, ormai conosceva abbastanza bene il suo capitano
da riuscire a comprendere i suoi stati d’animo anche solo ascoltandolo
per pochi secondi. No, non ci sarebbe stata nessuna buona notizia da
Glasgow, questo ormai era chiaro; ma non sentiva neanche quel guizzo di
eccitazione così tipico della voce di Jack quando si preparava alla
battaglia. Niente di tutto questo, solo una punta di malinconia e di
amarezza, ecco cosa aveva sentito in quel “Sì, sono io”. Poi cercò di
liberare la mente da tante supposizioni e ascoltò Jack con attenzione.
- Ianto … sei sempre lì?
- Sì. scusa, dimmi tutto, hai scoperto qualcosa di importante?
-
Sì, sto tornando a casa. Chiama Gwen, dille di venire a casa tua prima
di andare alla base, ho bisogno di parlare con entrambi e vorrei che tu
intanto l’aggiornassi sulla situazione.
- Certo, come vuoi … Jack - aggiunse con tono esitante - allora
per quanto riguarda Emma … dobbiamo preoccuparci di lei?
- Forse dovremmo preoccuparci per lei
Jack
riattaccò, mentre Ianto rimase alcuni minuti seduto sul letto,
rigirandosi il cellulare tra le mani; guardò l’orologio, le tre, si
dilettò per qualche secondo col pensiero di svegliare Gwen a quell’ora
assurda, poi decise che in fondo avrebbe potuto concederle ancora un
paio d’ore di sonno, considerando che con ogni probabilità ciò che li
aspettava non sarebbe stato piacevole. Si buttò all’indietro,
sprofondando con la testa nel cuscino e puntando gli occhi sul soffitto.
Niente da fare, sapeva benissimo che ormai non avrebbe avuto più
nessuna speranza di riaddormentarsi; lanciò uno sguardo verso il libro
di poesie che teneva sul comodino, più di una volta aveva fantasticato
immaginando Jack che mentre erano abbracciati sotto le coperte leggeva
per lui, ma ovviamente questo non era mai successo, dopotutto questo non
sarebbe stato da Jack.
Gwen con gli occhi ancora chiusi
cercò di afferrare il cellulare che squillava sul suo comodino mentre
Rhys con la voce impastata dal sonno si lamentava al suo fianco
- Ma non è ancora l’alba, che diavolo vogliono … maledetto Torchwood!
- Veramente è Ianto - lo corresse Gwen dopo aver letto il nome sul display
- Allora maledetto Ianto!
Gwen sorrise osservando Rhys che cacciava la testa sotto il cuscino cercando di riaddormentarsi
-
Buongiorno Ianto - disse rispondendo al telefono – è un’ ora un po’
insolita, siamo stati invasi dagli alieni durante la notte?
- Beh ad
essere sincero non mi sentirei di escluderlo, vista l’attività della
fessura dell’ultimo periodo. Comunque mi ha chiamato Jack, tra poco sarà
qui e mi ha chiesto …
- Oh è di ritorno dal suo segretissimo viaggio - lo interruppe Gwen
-
Già e ci sono delle cose che dovrei spiegarti prima che lui arrivi. Ti
dispiacerebbe venire a casa mia, non è il genere di conversazione che si
può fare a telefono.
Gwen continuò a guardare Jack con gli
occhi sgranati, le informazioni che le aveva dato Ianto prima del suo
arrivo l’avevano già frastornata, ma quello che le aveva rivelato in
seguito Jack era semplicemente inconcepibile.
- Non è possibile! Oh andiamo Jack quello che dici è semplicemente assurdo, io … io non capisco!
- Cos’è, vuoi che te lo spieghi di nuovo?
-
Sì, devi spiegarmelo ancora e ancora, finché tutta questa storia non
avrà un senso. Devi spiegarmi perché mai hanno fatto una cosa così
stupida e inutile che avrà delle conseguenze così crudeli per lei.
- Tecnicamente lei non …
-
Oh piantala Jack, me ne frego dei vostri tecnicismi! Per me Emma è e
resterà una persona e proprio per questo quello che ci hanno chiesto di
farle è inammissibile. Ci sto provando, ma non riesco a capire il perché
…
- Maledizione Gwen! – sbottò furioso il capitano – Perché questo è
Torchwood! È questo ciò che facciamo: vediamo un qualche stranezza
aliena e la studiamo, facciamo esperimenti finché non capiamo in che
modo possa risultare utile per l’umanità. Tutto qui, è sempre stato così
e quello che sta accadendo adesso non fa eccezione. Quindi adesso
voglio che te lo metti bene in testa, Emma non esiste, non è mai
esistita.
Gwen respirò a fondo, cercando di far sbollire la rabbia e
ripercorrendo con la mente quello che Jack le aveva detto, cercando di
dare un senso a tutta quella storia. Un esperimento, che assurdità!
Ancora non riusciva a credere a quello che le era stato raccontato:dopo
aver ritrovato questa specie di energia aliena gli agenti del Torchwood
di Glasgow avevano scoperto che non solo era in grado di interagire con
gli esseri umani, ma anche di sviluppare una sorta di empatia con loro,
stabilendo un rapporto di fiducia quasi immediato, potere che poi
riusciva ad esercitare anche su altri alieni. Da lì avevano sviluppato
varie teorie per capire come sfruttare la cosa a proprio vantaggio, dopo
mesi di lavoro erano riusciti a scoprire che con gli opportuni
interventi l’energia poteva essere plasmata sotto forma umana e senza
dubbio le sue capacità sarebbero state d’inestimabile valore se fossero
riusciti a trasformarla in un agente. La parte più difficile era stata
darle ricordi ed emozioni umane, in modo che neanche lei potesse avere
il minimo dubbio sulla sua reale natura, ma con l’ avanzata tecnologia
che avevano a disposizione niente era impossibile e così alla fine ci
erano riusciti. Per essere sicuri che la cosa funzionasse però c’era
bisogno di un test finale e così ecco il colpo di genio, perché non
farla lavorare con altri agenti del tutto all’oscuro del progetto e
vedere come se la sarebbe cavata e se poteva passare facilmente per
umana. Un piano perfetto, se non fosse stato per il piccolo
inconveniente della fessura che venendo a contato con lei aveva
scatenato un inferno in città, probabilmente non si sarebbero accorti di
niente. Eccolo lì, solo un piccolo imprevisto. Oh certo si erano
scusati per il disturbo che questo inconveniente aveva arrecato loro e
anzi si erano offerti di venire personalmente a ritirare il “progetto”
per non provocare ulteriori danni, bastava che loro si limitassero a
sedarla e poi i solerti agenti di Glasgow sarebbero venuti a prelevarla
per porre fine all’esperimento. Gwen rabbrividì al pensiero. No, non
c’era niente di buono in questo, nel manipolare una forma di vita aliena
solo per dimostrare che si hanno i mezzi per farlo, non c’era niente di
nobile o utile per l’umanità e lei non poteva sopportare di stare lì
con le mani in mano mentre il destino di quella che in così pochi giorni
era diventata una sua amica veniva deciso.
- Davvero Jack, non
possono farle questo, lei … lei è Emma, non un oggetto. Lo sai anche tu,
ti ricordi come parla della sua famiglia, del suo modo di canticchiare
mentre lavora o di quanto le piace fare colazione con la pizza fredda …
si sbagliano su di lei, non è solo una cosa che possono costruire e
rismontare a loro piacimento, è una persona reale.
Gwen uscì dalla
stanza sbattendo la porta infuriata, non aveva la forza di continuare
ancora quella discussione, voleva tornare a casa da Rhys e far finta che
niente fosse accaduto, mentre Jack rimase immobile in piedi con gli
occhi fissi sul pavimento. Rialzando lo sguardo vide Ianto appoggiato
alla parete, per tutto il tempo era rimasto in silenzio, ascoltato la
spiegazione di Jack e tutta la discussione tra lui e Gwen senza
intervenire.
- Cosa devo fare Ianto? – disse con un filo di voce –
cosa? Adesso che sappiamo quanto può essere pericoloso lasciarla andare
in giro per la città, in continuo contatto con la fessura non possiamo
permetterlo, ma rimandarla indietro sapendo che per loro è solo un
esperimento fallito a cui vogliono porre fine …
Ianto socchiuse gli
occhi, ripensò per un attimo al modo in cui Emma lo guardava dalla sua
scrivania, facendo scendere gli occhiali sul naso o al modo in cui i
ricci color mogano le ricadevano sul suo abito da sera blu scuro, a come
riusciva a parlare con lei di tutto. Come poteva non essere vera? come
poteva essere solo energia aliena resa umana dalla scienza? Anche i
sentimenti che lui aveva provato per Emma nell’ultimo periodo, quel
legame speciale che tutti avevano istaurato con lei, anche quello era
solo una finzione? Erano stati manipolati dal suo potere così come era
capitato agli weevil o all’alieno con cui si erano scontrati al teatro
dell’opera, una creature che per lui era stata così difficile da
affrontare ma che lei aveva fermato con facilità.
- Se anche ti
dicessi che Gwen ha ragione, che non possiamo rimandarla a Glasgow e che
dobbiamo trovare un altro modo per risolvere la situazione non
cambierebbe niente vero? Se anche ti pregassi di non farlo, di non
consegnargliela tu alla fine lo faresti lo stesso non è così Jack?
- Sai che non è una mia scelta, a questo punto non è più un caso di nostra competenza.
- Certo, le regole … eppure credevo che tu fossi uno che le infrange
- Forse mi hai sopravvalutato Ianto
-
Sì lo credo anch’io – rispose il ragazzo allontanandosi – comunque se
lo dobbiamo fare non sarà così, a tradimento – aggiunse – Emma ha
bisogno di una spiegazione e dobbiamo essere noi a dargliela
- Non sappiamo che reazione potrebbe avere, se diventasse pericolosa …
- Non accadrà, fidati di me, almeno per questo.
Jack
lo fissò di nuovo, avrebbe voluto andare verso di lui, abbracciarlo e
tenerlo stretto a sé, ma si sentì come se di colpo tutti i suoi anni gli
fossero piombati addosso impedendogli di muoversi. Sapeva quali erano
gli ordini, in realtà non stava a lui prendere nessuna decisione,
quell’incombenza spettava ad altri, ma nel suo cuore sentiva che tutto
ciò era profondamente ingiusto e che stava costruendo un altro muro tra
lui e Ianto.
continua...
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