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Autore: Amber Cat    16/01/2012    2 recensioni
Emma guardò con preoccupazione l’orologio, non poteva certo arrivare tardi il suo primo giorno di lavoro. Mentre camminava con passo svelto ripensò a quando il suo capo le aveva comunicato che per un breve periodo sarebbe stata trasferita al Torchwood di Cardiff.
Genere: Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma 6 CAPITOLO 6

Ianto fu svegliato nel cuore della notte dal suono del telefono, lo afferrò di scatto senza dargli il tempo di squillare una seconda volta
- Jack?
- Sì, sono io … scusa, ti ho svegliato
In un’altra occasione la voce di Jack avrebbe fatto sorridere Ianto, lo avrebbe fatto sentire al sicuro, quella voce che gli era mancata tanto durante la sua assenza, anche se era stato per così poco tempo. Quella sera però non era così, ormai conosceva abbastanza bene il suo capitano da riuscire a comprendere i suoi stati d’animo anche solo ascoltandolo per pochi secondi. No, non ci sarebbe stata nessuna buona notizia da Glasgow, questo ormai era chiaro; ma non sentiva neanche quel guizzo di eccitazione così tipico della voce di Jack quando si preparava alla battaglia. Niente di tutto questo, solo una punta di malinconia e di amarezza, ecco cosa aveva sentito in quel “Sì, sono io”. Poi cercò di liberare la mente da tante supposizioni e ascoltò Jack con attenzione.
- Ianto … sei sempre lì?
- Sì. scusa, dimmi tutto, hai scoperto qualcosa di importante?
- Sì, sto tornando a casa. Chiama Gwen, dille di venire a casa tua prima di andare alla base, ho bisogno di parlare con entrambi e vorrei che tu intanto l’aggiornassi sulla situazione.
- Certo, come vuoi … Jack - aggiunse con tono esitante - allora per quanto riguarda Emma … dobbiamo preoccuparci di lei?
- Forse dovremmo preoccuparci per lei
Jack riattaccò, mentre Ianto rimase alcuni minuti seduto sul letto, rigirandosi il cellulare tra le mani; guardò l’orologio, le tre, si dilettò per qualche secondo col pensiero di svegliare Gwen a quell’ora assurda, poi decise che in fondo avrebbe potuto concederle ancora un paio d’ore di sonno, considerando che con ogni probabilità ciò che li aspettava non sarebbe stato piacevole. Si buttò all’indietro, sprofondando con la testa nel cuscino e puntando gli occhi sul soffitto. Niente da fare, sapeva benissimo che ormai non avrebbe avuto più nessuna speranza di riaddormentarsi; lanciò uno sguardo verso il libro di poesie che teneva sul comodino, più di una volta aveva fantasticato immaginando Jack che mentre erano abbracciati sotto le coperte leggeva per lui, ma ovviamente questo non era mai successo, dopotutto questo non sarebbe stato da Jack.


Gwen con gli occhi ancora chiusi cercò di afferrare il cellulare che squillava sul suo comodino mentre Rhys con la voce impastata dal sonno si lamentava al suo fianco
- Ma non è ancora l’alba, che diavolo vogliono … maledetto Torchwood!
- Veramente è Ianto - lo corresse Gwen dopo aver letto il nome sul display
- Allora maledetto Ianto!
Gwen sorrise osservando Rhys che cacciava la testa sotto il cuscino cercando di riaddormentarsi
- Buongiorno Ianto - disse rispondendo al telefono – è un’ ora un po’ insolita, siamo stati invasi dagli alieni durante la notte?
- Beh ad essere sincero non mi sentirei di escluderlo, vista l’attività della fessura dell’ultimo periodo. Comunque mi ha chiamato Jack, tra poco sarà qui e mi ha chiesto …
- Oh è di ritorno dal suo segretissimo viaggio - lo interruppe Gwen
- Già e ci sono delle cose che dovrei spiegarti prima che lui arrivi. Ti dispiacerebbe venire a casa mia, non è il genere di conversazione che si può fare a telefono.


Gwen continuò a guardare Jack con gli occhi sgranati, le informazioni che le aveva dato Ianto prima del suo arrivo l’avevano già frastornata, ma quello che le aveva rivelato in seguito Jack era semplicemente inconcepibile.
- Non è possibile! Oh andiamo Jack quello che dici è semplicemente assurdo, io … io non capisco!
- Cos’è, vuoi che te lo spieghi di nuovo?
- Sì, devi spiegarmelo ancora e ancora, finché tutta questa storia non avrà un senso. Devi spiegarmi perché mai hanno fatto una cosa così stupida e inutile che avrà delle conseguenze così crudeli per lei.
- Tecnicamente lei non …
- Oh piantala Jack, me ne frego dei vostri tecnicismi! Per me Emma è e resterà una persona e proprio per questo quello che ci hanno chiesto di farle è inammissibile. Ci sto provando, ma non riesco a capire il perché …
- Maledizione Gwen! – sbottò furioso il capitano – Perché questo è Torchwood! È questo ciò che facciamo: vediamo un qualche stranezza aliena e la studiamo, facciamo esperimenti finché non capiamo in che modo possa risultare utile per l’umanità. Tutto qui, è sempre stato così e quello che sta accadendo adesso non fa eccezione. Quindi adesso voglio che te lo metti bene in testa, Emma non esiste, non è mai esistita.
Gwen respirò a fondo, cercando di far sbollire la rabbia e ripercorrendo con la mente quello che Jack le aveva detto, cercando di dare un senso a tutta quella storia. Un esperimento, che assurdità! Ancora non riusciva a credere a quello che le era stato raccontato:dopo aver ritrovato questa specie di energia aliena gli agenti del Torchwood di Glasgow avevano scoperto che non solo era in grado di interagire con gli esseri umani, ma anche di sviluppare una sorta di empatia con loro, stabilendo un rapporto di fiducia quasi immediato, potere che poi riusciva ad esercitare anche su altri alieni. Da lì avevano sviluppato varie teorie per capire come sfruttare la cosa a proprio vantaggio, dopo mesi di lavoro erano riusciti a scoprire che con gli opportuni interventi l’energia poteva essere plasmata sotto forma umana e senza dubbio le sue capacità sarebbero state d’inestimabile valore se fossero riusciti a trasformarla in un agente. La parte più difficile era stata darle ricordi ed emozioni umane, in modo che neanche lei potesse avere il minimo dubbio sulla sua reale natura, ma con l’ avanzata tecnologia che avevano a disposizione niente era impossibile e così alla fine ci erano riusciti. Per essere sicuri che la cosa funzionasse però c’era bisogno di un test finale e così ecco il colpo di genio, perché non farla lavorare con altri agenti del tutto all’oscuro del progetto e vedere come se la sarebbe cavata e se poteva passare facilmente per umana. Un piano perfetto, se non fosse stato per il piccolo inconveniente della fessura che venendo a contato con lei aveva scatenato un inferno in città, probabilmente non si sarebbero accorti di niente. Eccolo lì, solo un piccolo imprevisto. Oh certo si erano scusati per il disturbo che questo inconveniente aveva arrecato loro e anzi si erano offerti di venire personalmente a ritirare il “progetto” per non provocare ulteriori danni, bastava che loro si limitassero a sedarla e poi i solerti agenti di Glasgow sarebbero venuti a prelevarla per porre fine all’esperimento. Gwen rabbrividì al pensiero. No, non c’era niente di buono in questo, nel manipolare una forma di vita aliena solo per dimostrare che si hanno i mezzi per farlo, non c’era niente di nobile o utile per l’umanità e lei non poteva sopportare di stare lì con le mani in mano mentre il destino di quella che in così pochi giorni era diventata una sua amica veniva deciso.
- Davvero Jack, non possono farle questo, lei … lei è Emma, non un oggetto. Lo sai anche tu, ti ricordi come parla della sua famiglia, del suo modo di canticchiare mentre lavora o di quanto le piace fare colazione con la pizza fredda … si sbagliano su di lei, non è solo una cosa che possono costruire e rismontare a loro piacimento, è una persona reale.
Gwen uscì dalla stanza sbattendo la porta infuriata, non aveva la forza di continuare ancora quella discussione, voleva tornare a casa da Rhys e far finta che niente fosse accaduto, mentre Jack rimase immobile in piedi con gli occhi fissi sul pavimento. Rialzando lo sguardo vide Ianto appoggiato alla parete, per tutto il tempo era rimasto in silenzio, ascoltato la spiegazione di Jack e tutta la discussione tra lui e Gwen senza intervenire.
- Cosa devo fare Ianto? – disse con un filo di voce – cosa? Adesso che sappiamo quanto può essere pericoloso lasciarla andare in giro per la città, in continuo contatto con la fessura non possiamo permetterlo, ma rimandarla indietro sapendo che per loro è solo un esperimento fallito a cui vogliono porre fine …
Ianto socchiuse gli occhi, ripensò per un attimo al modo in cui Emma lo guardava dalla sua scrivania, facendo scendere gli occhiali sul naso o al modo in cui i ricci color mogano le ricadevano sul suo abito da sera blu scuro, a come riusciva a parlare con lei di tutto. Come poteva non essere vera? come poteva essere solo energia aliena resa umana dalla scienza? Anche i sentimenti che lui aveva provato per Emma nell’ultimo periodo, quel legame speciale che tutti avevano istaurato con lei, anche quello era solo una finzione? Erano stati manipolati dal suo potere così come era capitato agli weevil o all’alieno con cui si erano scontrati al teatro dell’opera, una creature che per lui era stata così difficile da affrontare ma che lei aveva fermato con facilità.
- Se anche ti dicessi che Gwen ha ragione, che non possiamo rimandarla a Glasgow e che dobbiamo trovare un altro modo per risolvere la situazione non cambierebbe niente vero? Se anche ti pregassi di non farlo, di non consegnargliela tu alla fine lo faresti lo stesso non è così Jack?
- Sai che non è una mia scelta, a questo punto non è più un caso di nostra competenza.
- Certo, le regole … eppure credevo che tu fossi uno che le infrange
- Forse mi hai sopravvalutato Ianto
- Sì lo credo anch’io – rispose il ragazzo allontanandosi – comunque se lo dobbiamo fare non sarà così, a tradimento – aggiunse – Emma ha bisogno di una spiegazione e dobbiamo essere noi a dargliela
- Non sappiamo che reazione potrebbe avere, se diventasse pericolosa …
- Non accadrà, fidati di me, almeno per questo.
Jack lo fissò di nuovo, avrebbe voluto andare verso di lui, abbracciarlo e tenerlo stretto a sé, ma si sentì come se di colpo tutti i suoi anni gli fossero piombati addosso impedendogli di muoversi. Sapeva quali erano gli ordini, in realtà non stava a lui prendere nessuna decisione, quell’incombenza spettava ad altri, ma nel suo cuore sentiva che tutto ciò era profondamente ingiusto e che stava costruendo un altro muro tra lui e Ianto.


continua...
  
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