Chap 14
“Vieni”,
cercò di convincermi a farmi entrare in un
locale che aveva le sembianze di una catapecchia
che sarebbe ceduta da un momento all’altro.
“Non mi
sembra sicura”
“Non
lasciarti ingannare dall’apparenza, all’interno
è
fantastica”, continuò a dirmi.
Più
guardavo quella casetta di legno costruita sopra al
mare e più mi rifiutavo di metterci piede dentro.
“Dico sul
serio, più avanti c’è
‘Frosted Robin Cupcakes’
è carino quel locale”, sbuffò al mio
ennesimo rifiuto.
“Fidati di
me”, disse prima di afferrarmi per mano e
trascinarmi all’interno del locale. “È
così tanto brutto?”, mi chiese una volta
entrati.
“No”,
dissi seccata. Non sopportavo quando aveva ragione.
“Un tavolo
per due”, disse a un cameriere che ci portò a
un tavolo vuoto davanti a una grande vetrata
che mostrava l’oceano sotto di noi. Una vista da lasciarti
senza fiato.
Mi guardai attorno e
vidi la gente che pranzava. C’erano
alcuni bambini che correvano attorno ai tavoli, altri che erano seduti
scomposti insieme alla propria famiglia e poi c’erano un paio
di coppiette
appartate a sussurrarsi chissà cosa.
“Di sera ce
ne sono molte di più, ti ci porterò anche a
cena”.
“Per vedere
le coppiette?”, gli chiesi ridendo.
“Mi diverto
a fare il guardone”
“E magari
possiamo infastidirle”
“Era quella
l’idea iniziale”, disse ridendo insieme con
me. “Anche se avevo in mente un’altra cosa... di
sera è stupendo, vedrai!”
Pranzammo
tranquillamente tra chiacchiere e risate finché non
arrivò il momento del
dolce.
“Ci porti
due ‘Pier’s
Chocolate Sinner’s Delight’”, disse
al cameriere. Questo si presentò poco
dopo con due piatti contenenti uno strato di brownie e mousse al
cioccolato
all’interno di una torta al cacao con della panna montata e
di fianco una
pallina di gelato alla vaniglia. Era una bomba di calorie che mi faceva
venire
l’acquolina alla gola. “Spero vivamente che tu non
sia a dieta perché devi
assolutamente assaggiarla se no mi toccherà mangiare anche
la tua”.
“Stai
scherzando vero?”, gli dissi guardandolo male.
“Prova a toccarla e vedi la fine che farai”, lo
minacciai ridendo.
Ci mettemmo a mangiare
quella prelibatezza continuando a
ridere.
“Tom?”,
la voce di una ragazza di fianco a noi li fece
alzare la testa di colpo. Gli comparve un sorriso che sembrava per lo
più finto
e si alzò ad abbracciarla.
“Ehi
Jen”
“Che ci fai
qui?”, disse guardando il locale. “È una
tua
amica?”, disse poi accorgendosi di me come se non mi avesse
visto.
“Sì,
lei è Mary”
“Ciao, io
sono Jennifer, la sua fidanzata”, mi disse
porgendomi casualmente la mano sinistra sulla quale era posato un
anello sul
quarto dito.
“Ciao”,
cercai di sorridere anch’io.
La situazione si era
fatta imbarazzante nei cinque
secondi in cui nessuno diceva niente. Poi lei ci chiese cosa facevamo
qui come
se ci fosse un’alternativa a stare seduti attorno a un tavolo
a mangiare.
“Pranzavamo,
Mary è qui da poco e gli stavo facendo
vedere un po’ San Diego”.
“E di dove
sei?”
“New
York” gli rispose.
“New
York?”, chiese lei sbalordita. “Deve essere bello
vivere lì”, continuò a sorridere.
“La ‘Grande Mela’, è
così che la chiamate,
vero?”, mi chiese e annuii. “Perché un
giorno non ci andiamo anche noi? Non
sono mai stata più di un giorno e mi piacerebbe
visitarla”, si rivolse a Thomas
posandoli una mano sul petto.
“In Autunno
è magnifica”, le suggerii. “Sentite, ho
dimenticato che oggi mi sarebbero arrivati gli scatoloni con il resto
delle mie
cose quindi è meglio che vada”, dissi prendendo la
borsa. “E Thomas, non c’è
bisogno che mi riaccompagni, posso prendere tranquillamente un
taxi”, mi rivoli
a lui prima che potesse dire qualunque cosa. “È
stato un piacere conoscerti,
Jennifer”
La salutai e mi avviai
verso la cassa. Con la cosa
nell’occhio vidi che lui le stava dicendo qualcosa e lei
annuii tranquillamente
continuando a sorridere e poco dopo lo vidi comparire al mio fianco.
“Lascia,
pago io”, disse porgendo una carta al signore
dietro al bancone.
“Grazie”
“Scusa, non
sapevo che fosse qui”, si portò il portafogli
nella tasca dietro ai pantaloni.
“Non ti
preoccupare”
“Aspetta, ti
posso accompagnare a casa, non è un
problema”
“Ma non puoi
lasciare la tua ragazza per portare a casa
me”
“Ma lei
è qui con le sue amiche”, disse indicando un
gruppo di ragazze con delle buste colorate in mano che avevano
raggiunto la sua
ragazza.
“Davvero,
non importa”, dissi uscendo dal locale seguita
da lui. “Ci vediamo Thomas”
Mi voltai e lo lasciai
sul piazzale del ristorante mentre
proseguivo verso l’uscita in cerca di un taxi.
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