Tschüss, Faust di My Pride (/viewuser.php?uid=39068)
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Tschuess_5
ATTO V: CHICAGO ›
LUGLIO 2010
EPILOGO
INASPETTATO
Il
filo di fumo azzurrognolo che si levava dalla sigaretta che reggevo con
due
dita mi dava una certa soddisfazione. Accanto al mio portatile, avevo
abbandonato un bicchiere di bourbon e un piatto contenente uva e
pesche, e
avrei consumato il tutto non appena finito di fumare per festeggiare la
notizia
ricevuta poche ore addietro. Il mio racconto, terminato non
più di due mesi
prima, era stato scelto per apparire in una raccolta di storie stese da
vari
scrittori esordienti, e la cosa non avrebbe potuto rendermi
più felice. Era dai
miei quindici anni che aspettavo un avvenimento simile, e adesso, a
ventiquattro anni compiuti, quasi non riuscivo a crederci. Era...
inverosimile,
accidenti. Un sogno diventato realtà.
Gettai un’occhiata veloce
verso la
cesta della mia gatta, posta esattamente sotto la finestra per far
sì che
stesse al fresco; acciambellata pigramente al suo interno, si muoveva
di tanto
in tanto per cambiare posizione, sbadigliando sonoramente. Lei
sì che non aveva
preoccupazioni, però era anche un piacere vederla
così tranquilla, dovevo
ammetterlo.
Trassi un’altra lunga boccata
e
sorrisi, reclinandomi all’indietro; stando attento che
non cascassi dalla sedia sulla quale ero accomodato, picchiettai
ritmicamente con
le dita
sul bordo della scrivania. Chissà cosa avrebbe detto Josh
non appena gliene
avessi parlato. Mi aveva seguito per tutta la durata di quella storia
in cui mi
ero gettato, facendomi da critico ed eliminando lui stesso gli errori
di
battitura che commettevo nel trascrivere al computer. Io e quello
stupido pezzo
di ferraglia non eravamo mai andati molto d’accordo - a
stento sapevo cosa
fosse quello che veniva chiamato “processore
grafico”, dannazione -, e l’aiuto
di Josh era stato una vera e propria manna dal cielo. Gli avevo
sì fatto
passare continue notti in bianco - e il poco dormire non
c’entrava per niente,
dovevo ammetterlo - per quasi tre settimane, ma non si era mai
lamentato,
sapendo quanto contasse per me riuscire a raggiungere
quell’obiettivo che mi
ero prefissato anni addietro. E adesso che ci ero riuscito volevo
festeggiare
in sua compagnia quella mia personale vittoria... magari con spicchi
d’arancia
e champagne a letto, perché no. In fin dei conti ce lo
meritavamo entrambi.
Non passò molto tempo prima
che
sentissi la porta dell’appartamento aprirsi, e subito dopo
fece la sua comparsa
in soggiorno Josh, completamente sudato nel suo vestito elegante. Per
il troppo
caldo si era tolto la giacca pesante e allentato la cravatta, che
adesso
pendeva come un serpente finto intorno al suo collo. Faceva
l’avvocato, e
quell’abbigliamento era praticamente d’obbligo.
Poco importava morire di caldo,
a quanto sembrava. «È un fottutissimo forno,
là fuori». Mi salutò così,
senza
tanti preamboli né normali “Ciao”.
Però ormai non mi stupivo più, anzi, sarebbe
stato strano se avesse cominciato a salutarmi con frasi stucchevoli da
coppia
sdolcinata.
Mi limitai ad alzare di poco lo
sguardo al soffitto, tirando un’altra boccata nociva.
«Tra poco ti
rinfrescherai come si deve, credimi», ironizzai, riuscendo
però a catturare la
sua più completa attenzione.
Si passò una mano fra i corti
capelli castani e arraffò un fazzoletto, tamponandosi la
fronte prima di avviarsi verso il divano; con ben
poca accortezza, scansò i fumetti di Spiderman e i manga che
avevo lasciato
proprio lì qualche ora addietro - per lui erano poco
più che cartastraccia e
non capiva perché sperperassi i miei soldi in quel modo -,
lasciandosi cadere pesantemente
a sedere. «A meno che tu non riesca a far apparire
magicamente un iceberg, c’è
davvero poco che possa rinfrescarmi, adesso».
Guardò la cesta con la coda
dell’occhio, sbuffando prima di arraffare distrattamente una
rivista sportiva
che era capitata nel mucchio chissà come. «Persino
quella palla di pelo sta
meglio di me».
Beh, su quello gli davo ragione.
La mia Robin [1]
stava
sicuramente più fresca di noi
due messi insieme, sotto quella finestra.
Con il tiraggio che c’era, sarebbe stato strano il contrario.
«Neanche una
doccia con me potrebbe rinfrescarti?» gli domandai
sarcastico, gettandogli
un’occhiata birichina per valutare la sua espressione.
Dapprima scettico e
confuso, l’aria stravolta che gli si era stampata in viso
lasciò ben presto
spazio ad un sorriso malizioso.
«Oh, Robert, una doccia con te
farebbe l’effetto opposto», rispose ammiccando. Poi
aggrottò le sopracciglia,
come se si fosse appena ricordato di qualcosa.
«Dov’è la fregatura?» chiese
difatti in tono guardingo. «E’ quasi un mese che
non mi proponi cose del
genere».
Mi ritrovai a ridacchiare.
«Di’
addio alle notti in bianco, Josh», lo presi in giro.
«Da oggi hai davanti a te
uno dei dieci scrittori esordienti selezionati per la raccolta
“Desideri
proibiti e sogni infranti”».
La sua bocca spalancata in una o muta fu una vera
soddisfazione.
Sembrava quasi che faticasse a credere a quel che aveva appena udito
con le sue
orecchie, e come dargli torto? Quella notizia, per quanto fosse felice
di
quella vittoria che avevo ottenuto con fatica e sudore - e
letteralmente, visto
il caldo che aveva investito la città negli ultimi mesi -,
per lui significava
innanzitutto niente più notti d’astinenza e
più sesso. Che pervertito di merda.
Diede libero sfogo alla sua
gioia, lanciando in aria la cravatta prima di venire verso di me per
afferrarmi, quasi rischiando di farmi cadere con tutta la sedia e di
farmi
ingoiare quel poco di sigaretta che mi era rimasta. «Ma
è meraviglioso!»
esclamò raggiante, prendendo la cicca con due dita per
spegnerla lui stesso nel
posacenere. Il suo grido disturbò Robin, che
aprì gli occhi e, soffiandoci contro con ben poco garbo,
miagolò, tornando però
ben presto ad acciambellarsi senza più prestarci attenzione,
decidendo di
lasciare noi poveri esseri umani alle nostre faccende.
Josh l’aveva appena degnata di
una
rapida occhiata, ignorandola immediatamente per guardare me negli
occhi. «E tu
che credevi che non sarebbe piaciuto a nessuno!»
Già, gli avevo riempito la
testa di preoccupazioni per timore della critica, giacché
non ero mai stato
pienamente convinto delle mie capacità. E non lo ero
tuttora, per quanto fosse
stato solo per merito di Josh se ero andato avanti nella stesura,
altrimenti
non avrei mai completato il racconto. Il suo incoraggiamento era
servito davvero
allo scopo. «Come hai deciso di chiamarlo?»
A quella sua domanda, sorrisi
radioso e mi sporsi per sfiorargli le labbra con le mie,
così che potesse
assaporare l’aroma della sigaretta, per quanto lo detestasse.
Gli cinsi poi i fianchi
con entrambe le
braccia prima di sussurrare al suo orecchio, con tono provocante e
vagamente
malizioso: «Tschüss,
Faust».
TSCHÜSS, FAUST
FINE
[1] Piccolo
omaggio - egoisticamente
voluto - a Nico
Robin, personaggio facente parte del manga “One
Piece” di Eiichiro Oda.
Non
viene tra l’altro
accennato nella storia da nessuna parte, ma è anche uno dei
manga gettati nel
mucchio insieme ai fumetti della Marvel.
_Note conclusive (E
inconcludenti) dell'autrice
Questa
storia è stata scritta per il contest
“Origami di
carta” indetto
da Fe85, e si
è
classificata Prima su
quattordici storie, il che è una vera soddisfazione, visto
che non me lo sarei mai aspettata.
È stato un vero piacere
scriverla, sul serio. I luoghi presenti nella storia,
comunque, non sono inventati proprio perché
ci tenevo ad essere il più precisa possibile su una
città realmente esistente.
Bar, pub, caffetterie e ospedali, dunque, sono frutto di parecchio
tempo speso
nel cercarli.
Mi auguro comunque che si sia
capita la fine, anche se per non rischiare la spiego lo stesso, visto
che in
questo periodo sono un tantino confusionaria. Allora, in parole povere
la
storia raccontata nei precedenti quattro capitoli - ed ambientata a St.
Louis -
altro non era che un racconto scritto da Robert, il reale protagonista
e scrittore.
Ma credo che si fosse capito anche senza spiegazione, no? Comunque sia,
Jacob era
l’unico a poter vedere Connor, in quanto frutto della sua
immaginazione per
quanto fosse in realtà una sorta di demonio con cui,
inconsapevolmente, aveva
stretto un accordo. E alla fine quel patto gli è costato per
l’appunto la vita.
Spero comunque che la storia sia in qualche modo
piaciuta, e ne approfitto per fare pubblicità alle storie Oceani
in burrasca e Karyūkai:
il mondo del fiore e del salice
Alla prossima. ♥
_My Pride_
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