La verità - il tredicesimo apostolo

di NeverMe
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Non era mai stata una di quelle donne che si abbandonano alla sofferenza, che si buttano sul letto e piangono per amore, non era da lei, ma ora non lo sapeva più.
Non sapeva cosa le stesse succedendo, era al lavoro e ascoltava le parole del suo paziente con lo sguardo perso nel vuoto.
Non era in quella stanza, lei era con Gabriel, era a villa Antinori e lo stava baciando, lo stava baciando ancora, l'avrebbe baciato all'infinito.
La voce del poverino che, seduto accanto a lei, le raccontava i suoi timori le giungeva quasi ovattata, da lontano, eppure le sue parole la scossero.
"Sa dotteressa, ogni tanto mi sento come se la mia vita mi soffocasse, le persone che frequento, la scelte che faccio..."
Anche lei si sentiva soffocare. Il pensiero di non poter più rivedere Gabriel la faceva sentire vuota. Lui aveva scelto, lei no, lei non aveva potuto scegliere niente, era rimasta schiacciata da una decisione che non le apparteneva.
A quel pensiero il dolore si fuse con la rabbia dando vita a una reazione chimica che lei stessa non seppe spiegarsi.
Fece una cosa che non si sarebbe mai sognata di fare: si alzò in piedi e chiese al paziente di poter rimandare la seduta e poi disse alla sua segretaria di voler cancellare tutti gli appuntamenti della settimana.
Non lo sapeva ancora cosa volesse fare, ma doveva fare qualcosa, doveva fare qualcosa che la facesse sentire viva perchè sentiva che stava morendo dentro.




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