Chap 29
Quella fu una giornata
come tante, avevo ricominciato a
lavorare da poco e finalmente potevo avere la testa occupata in
qualcosa che mi
piaceva.
Eravamo a Settembre e
la cosa incredibile è che c’era
ancora il sole che splendeva e non faceva freddo. Iniziavo ad amare San
Diego.
Da quando eravamo
tornate da Los Angeles era successo di
tutto. Avevo cercato in tutti i modi di evitare Jennifer cosa che non
aveva
funzionato visto che eravamo uscite diverse volte nell’ultimo
mese e mezzo a
bere un caffè insieme o andare al cinema a vedere un film
nuovo oppure restava
a cena da noi, cosa che accadeva spesso. Nicole si era arresa al fatto
di
essere scorbutica con lei e aveva ammesso che non era così
male tanto che
quella sera l’aveva invita a cenare da noi, cosa che mi aveva
fatto rimanere
senza parole.
Quel pomeriggio era
vuoto, gente ancora non ce ne era più
di tanta e decisi, allora, di dare un’occhiata ai CD che
avrei dovuto far
ascoltare ai clienti. Ne scelsi uno in particolare. Aveva uno sfondo
nero con
una striscia viola sfumata in centro che alludeva a una nebulosa che
vagava
nello spazio. Al centro era raffigurata la Terra all’interno
di un cubo di
cristallo e il sole che nasceva su un vertice di questo. Era di un
gruppo a me
sconosciuto, gli Angels And Airwaves.
Lessi il titolo, We
Don't Need to Whisper.
Faceva molto riflettere. Non abbiamo bisogno di
sussurrare.
Lo rigirai tra le mani
e mi chiesi il motivo di tutta
l’attenzione che avevo per quell’album, era come
una forza magnetica che mi
spingeva a studiarlo. Lessi le tracce e ne scelsi una in particolare.
La 9, ‘Good
Day’.
La canzone
iniziò lentamente come se fosse un bisbiglio e
piano aumentava una musica dolce seguita dalla voce del cantante che mi
sembrava così famigliare, ma era diversa, aveva qualcosa di
mieloso e di tranquillizzante. “I should of turned back. I shouldn't
know
better than to walk away defeated”. La musica poi era cambiata,
diventava
più solenne per poi scomparire e lasciare solamente la voce
del cantante “I
think I like today. I think it's good. It's
something I can get my head around”.
Presi la custodia del
CD in mano e la girai sul retro,
sotto le tracce lessi Producer Tom DeLonge. Dei brividi mi percorsero.
Era
incredibile come un ragazzo del genere potesse scrivere dei testi
così
magnifici.
“Ehi Mary
ancora qui?”, mi chiese Gary raggiungendomi
dietro al bancone e chiudere la cassa.
Lanciai
un’occhiata all’orologio e mi accorsi che era
tardi. “Non ho proprio visto l’ora”,
dissi prendendo la borsa e uscendo da
dietro il mobile. “Gary, posso chiederti un favore?”
“Dimmi?”
“Non
è che posso portare a casa questo CD?”, gli provai
a
chiedere. “Lo riporto domani come nuovo”
“Tranquilla,
prendilo pure” , mi disse sorridendo. “Un CD
non mi farà cadere in rovina”
“Grazie, sei
un tesoro ci vediamo domani”
Uscii di fretta dal
negozio e m’intrufolai nella mia
auto, accesi il motore e premendo sull’acceleratore mi
indirizzai verso casa.
Mi ero completamente
dimenticata che quella sera sarebbe
venuta a cenare Jen da noi e avevo promesso a Nicole che le avrei dato
una
mano.
“Scusami,
sono in un terribile ritardo, mi puoi perdonare?
Jen è già arrivata? Hai già preparato
qualcosa?”, le esposi una raffica di
domande.
“Prendi
fiato, non sei in ritardo e Jennifer non è ancora
arrivata e sì, ho iniziato a preparare qualcosa ma
tranquilla”, mi rispose
dolcemente.
“Ok”,
tirai un sospiro.
“Sabato prossimo comunque sono a casa, Gary ha una
commissione e tieni
di nuovo il negozio chiuso”
“Potremmo
andare in spiaggia”
Dalla borsa che avevo
appoggiato sul piano che divideva
la cucina dal salotto tirai fuori il CD che avevo preso al lavoro.
“Hai mai
sentito parlare de degli Angels And Airwaves?”,
le chiesi infilando il disco nello stereo.
“Certo che
gli ho sentiti ed è incredibile la
percettibilità dei testi”
“Quello che
ho pensato io appena li ho sentiti”
Iniziai ad
apparecchiare la tavola mentre le tracce
uscivano dalle casse, una dopo l’altra ma
all’improvviso suonarono al
campanello, doveva essere arrivata.
Istintivamente tolsi
via il disco e lo nascosi dentro un
cassetto lì vicino e come se non fosse nulla la saluta
quando si presentò sull’uscio
della cucina.
“Ehi Jen
tutto bene?”, le dissi sorridendo.
Passammo una serata
tranquilla tra una chiacchiera e
l’altra.
“Ehi Jen ti
va se sabato prossimo andiamo in spiaggia?”,
propose Nicole. “Mary ha la giornata libera”
“Mi
piacerebbe ma torna Tom e volevo organizzare qualcosa
di speciale”, potei sentire lo sguardo di Nicole posarsi su
di me e cercando di
far finta di niente guardai Jennifer.
“Capisco,
beh sarà per la prossima volta”
“Certo,
magari possiamo invitare anche Tom e Mark e
Travis, quei tre insieme sono peggio dei bambini di cinque
anni”
“Non vedo
l’ora”, continuai a sorridere. Un sorriso falso
ma che negli ultimi tempi mi usciva piuttosto bene.
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