Capitolo
5
Leggera
come una nuvola.
Una
cosa che Matteo non sopportava era aspettare e non sapere che cosa
sarebbe successo dopo.
In
quel caso non sapere che cosa fosse successo dopo lo faceva
stare se possibile ancora più male. Specialmente se il dopo
poteva mettere a repentaglio la vita stessa di Greta.
Dopo
la chiacchierata con suo padre, infatti, le cose cambiarono. Greta
venne a scuola solo il giorno dopo, poi sparì.
Né
un messaggio, né una mail, né una lettera.
Una
settimana prima delle vacanze di Natale, Greta Balestrieri non venne
più a scuola e nel banco vicino a Matteo rimasero solo i suoi
tagli che aveva inciso, le nuvole sul cielo terso quando il sole
faceva capolino per sciogliere un po' di neve e il suo silenzio che
sembrava quasi mancare al resto di tutta la classe.
Per
la prima volta, infatti, tutti cominciarono a chiedersi che fine
avesse fatto Greta e cominciarono perfino ad usare il suo nome quando
parlavano di lei.
Disgustato,
Matteo tenne i denti stretti fino al 22 Dicembre, quando le scuole
chiusero per le vacanze natalizie.
E
nonostante tutto, nonostante l'aria di festa che si respirava anche
in casa Zanin, Matteo non riuscì ad essere tranquillo. Più
volte provò a chiamare Greta al cellulare, ma risultava sempre
irraggiungibile. Aveva chiesto anche a suo padre, ma lui aveva
risposto che Greta e sua madre erano al sicuro, che non doveva
cercare Greta e quindi non doveva preoccuparsi.
Le
vacanze cominciarono a passare.
Poi
un giorno le cose cambiarono. Come le nuvole che si allontanano e
mostrano il sole, qualcosa di inaspettato colse la vita di Matteo.
Accadde il giorno prima di Capodanno che il Mostro apparve in TV.
Era
perfetto, impeccabile. Stretto in un abito scuro, con una cravatta
chiara. Era a lavoro quando i poliziotti lo andarono a prelevare. Non
sorrideva, cercava di coprirsi il volto dalle telecamere che
riprendevano il nuovo mostro della piccola città, l'uomo
insospettabile che violentava la figlia minorenne della sua compagna.
Non
fecero nessun cenno su Matteo o sulla sua famiglia. Dissero solo che
la ragazza era stata aiutata da un generale dell'esercito, padre di
un amico della ragazza, che si era assicurato che sia la ragazza che
la madre fossero al sicuro prima che le manette scattassero ai polsi
del mostro.
Matteo
seguì la notizia con rabbia e rassegnazione. Rabbia verso il
padre che sapeva e non gli aveva detto nulla. Rassegnazione perché
dentro di sé sentiva che la vita di Greta da quel momento
sarebbe cambiata per sempre, finalmente in meglio. M nonostante
questo la loro amicizia sarebbe stata in serio pericolo.
Nella
vetrina della panetteria difronte il Liceo Galilei ancora si
accendevano e spegnevano le luci intermittenti, quasi desiderassero
prendere in giro gli studenti che quel 7 Gennaio rientravano a
scuola. La neve era scesa quella sera, ma non abbastanza da
permettere alle scuole di rimanere chiuse. Così, come
succedeva qualche settimana prima, motorini, sciarpe e cuffie
colorate coloravano e riempivano la strada difronte al Liceo Galilei,
dove gli studenti si raccontavano più o meno sguaiatamente le
loro avventure, i regali, la noia e i divertimenti delle vacanze di
Natale.
Matteo
Zanin era agitato quella mattina. La neve ai lati della strada
cominciava a diventare una poltiglia grigiastra che gli altri ragazzi
si lanciavano contro, ma Matteo Zanin non pensava a questo mentre
saliva le scale che lo avrebbero introdotto nell'enorme atrio del suo
liceo.
Alcuni
degli alunni, come al solito quando cominciava l'inverno, affollavano
già gli androni troppo infreddoliti per stare in cortile o nel
parcheggio delle moto. Matteo non si curò di loro, salì
le scale a tre a tre ed arrivò al terzo piano. Corse verso la
porta, ignorando le lamentele della bidella isterica e trovò
la classe vuota.
Un
peso gli piombò nel cuore. Aveva letto tutti i giornali locali
e no durante le vacanze, cercando notizie di Greta e sospirando di
sollievo quando non ne trovava. Ma non vederla lì, quella
mattina lo riempì di paura.
Si
mise a sedere al suo posto, guardando con aria sconsolata quello
vuoto vicino alla finestra:
“Ehy,
Zanin! Non ti sarai mica innamorato della pazza dell'ultimo banco?”
gridò Mattioli che almeno aveva avuto l'accortezza di non
cambiare le vecchie abitudini e aveva continuato a chiamare Greta
come sempre.
Matteo
sorrise forzatamente e guardò il banco vuoto, con ansia.
Attese
il suono della seconda campanella, guardò riversarsi i
compagni in classe, aspettò che entrasse il professore di
matematica e con aria afflitta, persa ormai ogni speranza, spostò
lo zaino e si mise a sedere nel posto della ragazza. Come per magia
lo stesso torpore di Greta colpì Matteo, che accarezzò
con il dito le parole da lei incise, quasi che facendolo riuscisse a
richiamarla a sé, a farla tornare ad essere di nuovo la
ragazza dell'ultimo banco, quella che doveva proteggere.
L'attese
tutta la mattina del sette. E anche quella dell'otto e del nove. Poi,
il 10 Gennaio, mentre suonava la seconda campanella, una ragazza con
un taglio di capelli corto dietro e lungo davanti entrò nella
classe. Aveva due occhi azzurri bellissimi, arricchiti dall'eye-liner
nero e da un ombretto chiaro. Le gote erano rosate dal phard e la
bocca laccata dal lip-gloss. Indossava un cappottino corto, nero che
doveva tenere aperto perché dalla maglietta elasticizzata si
notava una piccola pancia, segno di una gravidanza che cominciava
inesorabilmente a mostrare la sua presenza al mondo.
Tutti
si voltarono a guardare quella giovane, non riconoscendola subito,
additando la pancia, mormorando 'ma allora è vero', 'lo
avevano detto al TG, il patrigno la violentava', 'non ci posso
credere, quella è Balestrieri!', 'oh Dio! Ma è
incinta!'.
Le
voci cominciarono a diventare mormorii sempre più alti, sempre
più forti, fino a diventare il frastuono che si sente in ogni
classe quando tutti parlano a voce alta, con l'unica differenza che
quel cicaleccio continuo era rivolta solo ad una persona, senza
pudore, senza curarsi se quella persona potesse sentirli o no. Ma a
quanto pareva Greta non si curava di loro. Passava tra i banchi
guardando fissa il suo posto, quell'ultimo banco vicino alla finestra
dove stava seduto quel suo amico dagli occhi e i capelli scuri che,
anche se non lo vedeva chiaramente, era cambiato molto dopo quelle
vacanze di Natale.
Matteo
si illuminò e sorrise guardando Greta entrare, con le cuffie
dell'Ipod ancora alle orecchie.
La
guardò in silenzio, senza dire nulla. La guardò
avvicinarsi e quando la ragazza poggiò la borsa su quello che
era sempre stato il banco di Matteo, si avvicinò all'amico e
serena disse:
“Manco
un paio di giorni e ti prendi il mio posto?”
Matteo
sollevò un sopracciglio e rispose:
“Sarebbe
carino che magari mi dicessi perché sei sparita per tutti
questi giorni!”
Greta
sollevò un angolo della bocca in un sorrisino divertito e
replicò:
“Fammi
sedere al mio posto e te lo dico...” e mettendosi in piedi
aggiunse: “Sono una donna incinta. Un po' di rispetto!”
Il
mormorio cessò. Che Greta fosse incinta era una cosa evidente.
Ma sentirglielo dire era una cosa differente. Matteo sorrise e si
alzò scuotendo la testa riprendendo quello che fino a prima
delle vacanze di Natale era stato il suo posto. Poggiò lo
zaino per terra e guardando Greta, avvicinandosi a lei le chiese:
“Allora?
Come mai sei sparita e non mi hai fatto sapere nulla? E non dirmi che
papà ti ha detto di stare in un posto sicuro...”
“Ero
a casa di mia zia... Tuo padre mi ha consigliato di andare da lei
fino a che non si sistemavano le cose... Svelato l'arcano!” lo
interruppe sorridendo Greta.
Matteo
la guardò stupito e un po' risentito dal sapere di essere
sempre a conoscenza del posto in cui era stata nascosta la sua amica.
Pensavano forse che avrebbe avuto la straordinaria idea di andarlo a
dire al Mostro? Ma lo avevano preso per un bambino stupido?
“Non
prendertela!” disse Greta prendendogli la mano. “Non ho
voluto che nessuno lo sapesse perché avevo paura che quel
porco potesse seguire le persone che mi stavano vicino per sapere che
fine avevo fatto io e la mamma... Non siamo state sempre dalla zia...
Prima abbiamo passato un po' di tempo in un albergo in città.
Poi siamo andate da lei, dopo Natale...”
Matteo
annuì in silenzio e Greta continuò:
“Io
e mia madre ce ne siamo andate da casa il giorno della Befana.
Abbiamo dovuto sistemare le nostre cose e io nelle mie condizioni non
posso essere di grande aiuto. Così sono potuta tornare a
scuola solo oggi. E ieri, io e mamma siamo state al comando dei
Carabinieri!”
“Ti
hanno chiamata a deporre?” chiese Matteo incredulo.
Greta
annuì e Matteo la strinse forte. Lei rispose un po' fredda
all'abbraccio e sorridendo divertita disse:
“Mi
hai aiutata tu. Se tu non avessi preso coraggio, un mese fa e non mi
avessi detto di sapere tutto, io non avrei avuto il coraggio di
parlare con mia madre e di chiederle di andare a denunciarlo quando
tuo padre mi ha detto che mi avrebbe protetto a costo della sua
stessa vita!”
Matteo
arrossì. Non era abituato a sentirsi elogiare. E gli piaceva.
Come gli piaceva sentirsi orgoglioso di suo padre che, a quanto
dicevano tutti, si era comportato da vero eroe.
E
scrollando le spalle rispose.
“Ho
fatto quello che doveva essere fatto. Niente di più!” e
poggiando la sua mano su quella di Greta, le domandò: “Ed
ora? In cosa posso esserti utile?”
Greta
lo guardò di sottecchi e divertita disse:
“Una
cosa ci sarebbe...”
20
Gennaio 2012...
Gioia
corse ridendo felice verso Matteo.
Non
la vedeva da un anno ormai ed era veramente diventata grande.
Matteo
quasi non ci credeva. Erano passati due anni da quando Greta gli
aveva chiesto di accompagnarla a fare l'ecografia, la mattina del suo
rientro a scuola dopo l'arresto del patrigno.
L'anno
della sua maturità classica. L'anno in cui tutto cambiò.
In cui lui diventò un uomo capace di volare da solo. Fu
quell'anno che decise di farsi coraggio e chiedere a Claudia Landolfi
di uscire con lui. Si misero assieme e dopo l'estate cominciarono
anche a vivere assieme.
In
quello stesso anno, poco dopo l'esame orale, nacque Gioia
Balestrieri.
Matteo
non partecipò al parto, ma attese fuori che qualcuno le
annunciasse che la bambina era nata. Quando la dottoressa uscì
dalla sala parto Matteo pianse. Non seppe mai perché. Sapeva
che la piccola era nata e dal sorriso della dottoressa sapeva che
tutto era andato bene. Si sentiva commosso, come mai gli era successo
prima di allora. E allo stesso tempo si sentiva triste.
Lo
sapeva dal Natale passato che la vita di Greta dopo l'arresto del
patrigno sarebbe cambiata per sempre. E sapeva che dopo il parto, per
cancellare i brutti ricordi, le brutture della vita, Greta e Nadia
avrebbero lasciato per sempre la loro vecchia città, per
trasferirsi in una nuova.
Lontano
da quel mostro che ora stava chiuso in una cella. E a quanto si
diceva non aveva nemmeno una vita facile.
Il
12 Giugno 2010 Matteo Zanin ebbe la certezza che Greta Balestrieri
sarebbe volata in cielo leggera, come Remedios la Bella, senza le
lenzuola di donna Fernanda, ma con un piccolo esserino che le avrebbe
reso la vita meno difficile da vivere, lasciando nella sua personale
Macondo il suo ricordo.
E
così fu infatti. Dopo il parto Greta attese un mese prima di
battezzare la piccola Gioia, chiedendo a Matteo di farle da padrino.
Non ci fu una grande festa. Alcuni compagni di classe parteciparono
più per curiosità che per reale affetto verso Greta e
sua figlia.
Poi,
quando il sole di Agosto lasciò il posto alle nubi di
Settembre che cantavano il requiem all'estate che stava passando,
casa Balestrieri venne svuotata da dei camion di traslochi e la borsa
di Greta si chiuse su di una foto di lei, Matteo e Gioia che
capeggiava sulle sue cose.
Non
ci furono lacrime, ma solo la promessa di rivedersi spesso e le
solite frasi fatte:
“Tanto
non sto andando in America...”
“Poi
ci sono le mail...”
“E
anche i cellulari...”
“E
vuoi che non ti faccia vedere tua figlioccia!”
“Certo!
Ci sentiamo tutti i giorni su Skype!”
E
in effetti Skype fu la loro risorsa, quello che gli permise di
sentirsi tutti i giorni, di confidare la paure reciproche. A Matteo
di chiedere consigli sulla sua storia con Claudia; Greta per
confidare le sue paure sulla crescita della piccola Gioia.
Passò
un anno e mezzo.
E
solo quel 20 Gennaio 2012 Matteo e Greta si incontrarono di nuovo.
O
meglio...
Gioia
corse ridendo felice verso Matteo. O almeno corse per quello che
poteva riuscire a fare una bambina di quasi due anni.
Impacciata
nei movimenti. Ma leggera come una nuvola.
Come
Remedios la Bella. Come sua mamma quando la sua vita cambiò
radicalmente, mentre una macchina la portava via dal suo migliore
amico.
Di
quell'incontro, oltre la piccola Gioia che era una bellissima copia
di Greta, solo in miniatura, un'altra cosa sarebbe rimasta impressa
nella mente di Matteo per sempre: la mano che stringeva quella di
Greta. E non era una mano qualunque. Era quella di un ragazzo.
Si
chiamava Lorenzo e aveva un anno in più di Matteo e Greta.
Era
uno studente di Lettere e aveva conosciuto Greta ad un'assemblea
studentesca che si era tenuta nella Facoltà di Giurisprudenza
dove Greta stava studiando.
L'amore
tra di loro era spuntato giorno dopo giorno, tra un comizio e
l'altro, scaldato dal sole tiepido dell'autunno, quello che comincia
a far seccare la clorofilla dentro le foglie e le fa seccare.
E
sotto quel sole triste, anticipo della stagione della morte, Lorenzo
corteggiò Greta, in maniera semplice, senza essere invadente.
Cominciarono
ad uscire. Si frequentarono e scoprirono di piacersi.
Lorenzo
felice per la fortuna di aver conosciuto una ragazza meravigliosa e
di una bellezza sconvolgente; Greta perché cominciava a
conoscere quella normalità che il suo silenzio, le sue parole
appena sussurrate quando era ancora una studentessa del liceo non le
avevano permesso di vivere.
Arrivò
Natale di nuovo. E fu allora che Lorenzo conobbe Gioia.
Per
Greta fu una sorta di banco di prova. La possibilità di vedere
se Lorenzo fosse l'uomo adatto a lei. Forse meschinamente la giovane
pensava che conoscendo la bambina il ragazzo sarebbe scappato, ma
dovette ricredersi.
Tra
Gioia e Lorenzo si creò da subito un ottimo feeling. Entrarono
in sintonia e cominciarono da subito a piacersi. Forse perché
Lorenzo non era poi così simile a tutti gli altri ragazzi che
Greta aveva conosciuto. O semplicemente perché era semplice
amare Gioia, una bambina nata dal più grande dei dolori,
venuta fuori dallo sporco del mondo ma bella e splendente come una
stella.
Matteo
di una cosa era certo. Vedere Greta camminare per mano con quel
ragazzo alto, con folti cappelli ricci, la barba rossiccia incolta e
gli occhi dello stesso azzurro del cielo lo rese felice. Perché
infondo, quando qualcuno entra nella tua vita, anche se non ne ha
fatto parte da sempre, può diventarne un tassello importante.
E
Greta lo era diventata per tutta la famiglia Zanin. Perfino la nonna
che ricordava solo i personaggi di Beautiful con precisione,
ricordava perfettamente la giovane ragazza silenziosa, quella dei
maglioni larghi e dagli occhi spaventati e chiedeva sempre come
stava.
Perché,
per quanto potesse dire la gente, Matteo sapeva che il suo affetto
per la giovane amica era incondizionato. Anche se il mondo pensava il
contrario, Matteo sapeva che l'amicizia che lo legava a Greta era
pura ed era rimasta immutata. Forte e robusta come un albero
secolare. Pura come le nuvole che la ragazza dell'ultimo banco
osservava in silenzio una mattina di settembre, quando il destino li
fece incontrare. Un regalo delle nuvole stesse e delle ali delle
rondini che volavano verso il caldo del sud.
Ed
era per questo motivo che sapere Greta felice, rendeva Matteo, se
possibile, ancora più contento.
“Allora
hanno bocciato Molinari?”
Greta
beveva il suo succo di frutta alla pesca e guardava l'entrata del
Liceo Galilei.
“Sì!
Lui e Mattioli. Sono andati completamente impreparati all'esame...”
rispose Matteo sorseggiando la sua birra.
“Forse
pensavano di poter leggere dal libro come facevano quando erano
all'interrogazione!” rispose quasi infastidita Greta poggiando
il bicchiere e facendo girare la cannuccia.
Matteo
rise e Lorenzo, passando le mani sulle gambe per scaldarsi, domandò:
“E
tu come hai fatto per l'esame?”
Greta
sospirò e rispose: “Come ho fatto... Ho semplicemente
fatto l'esame scritto assieme agli altri. L'orale sono venuti a
farmelo in ospedale. Ricordo che stavo allattando Gioia...
Assurdo...”
Matteo
sorrise e rispose:
“Però
è andata bene dopotutto. Eri preparata e ricordo che non ti
hanno fatto nessuno sconto nonostante la gravidanza!”
“La
Castelli ha detto che era tutto merito tuo se son riuscita a prendere
il diploma. E che dovresti fare l'insegnante. Le ho detto che era
molto meglio di no!” replicò Greta tranquilla, volgendo
di nuovo lo sguardo verso la scuola.
Gioia
stava in piedi davanti ad una sedia, giocherellando con delle cose
che aveva recuperato dalla borsetta della mamma. Di tanto in tanto
diceva qualche parolina non bene articolata, rivolta ai giochi più
che agli adulti che le stavano attorno.
I
tre ragazzi stettero in silenzio per un po', poi Matteo disse:
“E
tua madre?”
Greta
sospirò e mettendosi a sedere meglio disse:
“Credo
che abbia smesso di darsi colpe per tutto. O almeno è quello
che sta cercando di fare. So che è riuscita dopo tutti questi
anni ad ammettere che se suo fratello è morto quando era un
bambino non era per colpa sua ma per colpa degli eventi... E per il
suo ex compagno... Beh! Per lui le cose sono diverse. Di quello
dobbiamo parlarne assieme. Almeno per quello che le ha detto lo
psicologo!”
“Ah!
Va dallo psicologo? Non me lo avevi detto!” replicò
Matteo prendendo il cellulare da tasca che trillava forte annunciando
l'arrivo di un messaggio. Matteo lo lesse, sorrise e ripose il
telefonino in tasca.
“Sì!
Da un annetto ormai. Credo che sia perché stava andando in
depressione dopo tutto quello che è successo. È stata
la nonna a dirle di andare. E sono felice che ci sia riuscita...”
rispose Greta.
Anche
quel piccolo passo per la nuova vita di Greta era davvero importante.
La mamma di Greta aveva avuto una vita difficile. Tutto era
cominciato un'estate di molti anni prima quando il suo fratellino più
piccolo morì annegato quando lei lo aveva ancora in custodia.
Matteo aveva saputo da Greta che quella colpa aveva sempre tormentato
Nadia e che non si era mai ripresa completamente dal lutto.
Sapere
che aveva cominciato ad andare da uno psicologo rendeva un nuovo
inizio qualche cosa di concreto e non un semplice miraggio.
Greta
sbuffò e disse:
“Andiamo
al Galilei? Voglio vedere la nostra vecchia classe...”
Matteo
la guardò titubante e chiese:
“Sei
sicura?”
Greta
finì in un solo sorso il suo succo e annuendo rispose:
“Certo!
Ho voglia di sapere chi sta all'ultimo banco!”
Matteo
sospirò. Qualche cosa gli diceva che non era indicato per
Greta andare nella vecchia scuola, specialmente in un momento così
delicato.
Greta
lo guardò e quasi leggesse i suoi pensieri disse:
“Matteo...
Per nessuno la dentro sarò la ragazza dell'ultimo banco. Sarò
solo Greta Balestrieri, una vecchia alunna che ha deciso di andare a
salutare i suoi vecchi professori e vedere la classe dove ha passato
la sua adolescenza...”
“Non
puoi portare Gioia!” cercò di temporeggiare Matteo.
Lorenzo
sorrise e rispose:
“Tranquillo.
Sta con me. Andate se volete. Noi vi aspettiamo qua...” e
prendendo in braccio la bambina baciandole una guancia aggiunse: “...
vero piccola?”
Gioia
abbracciò Lorenzo ridendo divertita. Matteo spostò lo
sguardo dalla bambina e Lorenzo, a Greta.
Tre
contro uno... Aveva perso!
La
voce della Castelli arrivava chiara a forte da dietro la porta:
“Franceschini...
Ti avevo detto che dovevi assolutamente portare la traduzione oggi
oppure ti avrei messo due... Se non ce l'hai, come la mettiamo!”
“Io
un'idea ce l'avrei per Franceschini, professoressa...” gridò
la voce di un ragazzo.
Tutta
la classe rise. Matteo e Greta sorrisero sotto i baffi mentre la
Castelli gridava:
“Bosio.
Smetti immediatamente di fare lo stupido e chiedi scusa alla tua
compagna...”
Greta
scosse la testa e sollevando il pugno picchiò l'uscio. Il
silenzio calò di botto e la Castelli disse:
“Avanti!”
Fu
Greta ad aprire la porta. E fu Matteo l'unico dei due a sentirsi
agitato dal tornare nella vecchia classe dove aveva compiuto gli
studi di terza liceo e che ora ospitava una quarta ginnasio.
Ma
quando la Castelli li vide e spalancò la bocca per la
sorpresa, un po' dell'ansia andò via e Matteo, anzi, quasi si
aspettava una ramanzina per aver fatto tardi.
“Balestrieri!
Zanin!” e sollevandosi andò a baciare i suoi due ex
alunni, calorosamente.
“Come
state?” chiese la donna.
“Bene!”
sorrise nervoso Matteo.
Greta
invece guardava verso il suo banco. Una piccola fitta al cuore la
prese quando vide al posto suo e di Matteo due ragazze che parlavano
fitto tra di loro, indicando Matteo e guardandolo con occhi famelici.
“E
tu Balestrieri? Che cosa studi adesso?”
Greta
si voltò, sorrise e rispose:
“Faccio
giurisprudenza... Sono al passo con gli esami e ho la media del
ventotto!”
Gli
occhi della Castelli si riempirono di orgoglio guardando Greta e
Matteo e indicando la classe che li osservava curiosa disse:
“Qua
invece non cambia nulla!” e sorridendo continuò a
parlare con Matteo, mentre gli occhi chiari di Greta rimasero
poggiati sull'ultimo banco.
Con
un cenno della mano Greta si allontanò dalla professoressa che
la guardò per un attimo confusa. Matteo rimase in silenzio,
guardando l'amica che come un fantasma si avvicinava all'ultimo
banco, quello vicino alla finestra.
“Ti
dispiace se mi metto a sedere?” chiese alla nuova occupante del
banco una volta che lo ebbe raggiunto.
La
ragazza con i capelli neri e gli occhi appesantiti dall'eye-liner,
giocherellò con il piercing che aveva sotto il labbro al lato
sinistro e annuendo di alzò e lasciò il posto a Greta
senza dire una sola parola.
Greta
sorrise, la ringraziò e si mise a sedere. E quando lo fece
quasi sentì un nodo salire in gola. Un nodo difficile da
mandare giù.
Le
dita della giovane corsero sui vecchi tagli che aveva impresso nel
banco.
La
sporcizia e la polvere di quei due anni sembrava quasi li avessero
guariti.
Un
dito indugiò sulla parola PAURA e la vicina della ragazza che
occupava il suo posto chiese:
“Questo
era il tuo banco?”
Greta
sollevò gli occhi lucidi e guardò la ragazza, poi volse
lo sguardo del suo migliore amico e sorrise:
“No!”
rispose: “La ragazza che occupava questo banco non c'è
più!” e una lacrima scese veloce bagnando le labbra di
Greta Balestrieri.
Claudia
sorrise e abbracciò Greta dicendo:
“Mi
spiace quasi che non ci siamo potute conoscere a fondo quando stavamo
nella stessa classe. Ero proprio una stupida...”
Greta
scosse la testa e prendendo meglio la mano di Gioia rispose:
“Non
c'è problema. Vuol dire che ci conosceremo meglio adesso!”
Claudia
annuì con un sorriso e abbracciò Greta sussurrandole:
“Torna
presto a trovarci!”
“Ci
puoi contare...” rispose l'altra.
Matteo
la guardò staccarsi dalla sua ragazza e quando Greta le fu
vicina sentì una strana sensazione di vuoto riempirgli il
petto. La sua migliore amica stava già andando via. E chissà
per quanto non l'avrebbe vista.
“Tranquillo.
Torno per il matrimonio di Michele...” sorrise Greta commossa
quasi rispondendo ai pensieri dell'amico.
“A
Giugno mancano ancora cinque mesi!” replicò Matteo.
Greta
sorrise e rispose:
“So
che aspetterai... Ci conto Zanin!” ribatté Greta con gli
occhi sempre più lucidi.
Matteo
chinò la testa per non guardare Greta negli occhi. Se lo
avesse fatto sarebbe sicuramente scoppiato a piangere come un
bambino. E non voleva farlo davanti a Claudia anche se un nodo alla
gola stringeva sempre più forte, quasi volesse strozzarlo.
Greta
lo abbracciò, cogliendo Matteo di sorpresa. E piangendo disse:
“Voglio
conoscere questa Daria di cui mi avete parlato tanto. E poi i
matrimoni sono una cosa meravigliosa. Lo sai che li adoro...” e
asciugando le lacrime con il palmo della mano aggiunse: “Arrivederci
piccolo grande migliore amico...” e baciandogli una guancia
scappò sul treno, con la testa china e la piccola Gioia per
mano che voltata verso Matteo lo salutava muovendo la piccola manina
avvolta nel guantino colorato.
Matteo
rispose al saluto con gli occhi lucidi, stringendo Claudia.
Lorenzo
seguì le due poco dopo, salutando a sua volta.
Poi
il capotreno fischiò e l'intercity partì.
Greta
era di nuovo volata via, verso la sua nuova vita, verso le nuvole
come Remedios la Bella.
A
vivere la sua nuova vita dove era solo Greta Balestrieri e non più
la ragazza dell'ultimo banco.
FINE.
Bene!
Eccoci
all'ultimo capitolo.
Come
ho già detto la storia non sarebbe stata
lunghissima,
essendo
nata da una one shot
scritta
per il concorso di EFP di questa estate.
Ringrazio
chiunque abbia letto questa storia. E ringrazio chi
l'ha
aggiunta tra i preferiti, ricordati e seguiti in questo lunghissimo
periodo.
Ringrazio chi ha recensito i capitoli:
OurThirteen,
-Velvet-, maudsunrise, Pinkstuds ed elliepotter.
e
Chiara e Irene che hanno letto la mia storia
e
mi hanno fatto sapere il loro giudizio.
Spero
che sia piaciuta a tutti.
Fatemelo
sapere. Anche con una recensione che non fa mai male...
un
bacio e grazie a tutte.
Niniel82.
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