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Autore: NiNieL82    14/02/2012    3 recensioni
'Da un po' di tempo la ragazza dell'ultimo banco era strana. Anche se parlare di stranezza quando si trattava di lei era una cosa ordinaria. Lei era sempre strana. Lei era sempre silenziosa e assente.'
Gli alunni della sezione D della terza del Liceo Classico Galilei hanno già la testa impegnata a programmare le vacanze natalizie, ignari che la ragazza silenziosa, quella dell'ultimo banco con cui nessuno ha mai osato parlare, nasconda dentro di se un terribile segreto che presto la porterà ad un bivio che la costringerà a prendere una decisione importante che le cambierà la vita, facendole perdere quello che ha di più caro. Matteo Zanin frequenta la classe da solo da tre mesi. Lui il nuovo arrivato, non è spaventato dalla ragazza misteriosa, sua vicina di banco, anzi ne è affiscinato al punto che comincia ad osservarla di nascosto, capendo quello che è il problema della giovane leggendo le frasi che lei incide nel suo banco. Così, dopo mesi di silenzi, in un'uggiusa mattina di Dicembre, prende coraggio e parla con lei, deciso ad aiutarla. Non sa che con quel gesto inaspettato cambierà la vita di entrambi per sempre.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

Leggera come una nuvola.


Una cosa che Matteo non sopportava era aspettare e non sapere che cosa sarebbe successo dopo.

In quel caso non sapere che cosa fosse successo dopo lo faceva stare se possibile ancora più male. Specialmente se il dopo poteva mettere a repentaglio la vita stessa di Greta.

Dopo la chiacchierata con suo padre, infatti, le cose cambiarono. Greta venne a scuola solo il giorno dopo, poi sparì.

Né un messaggio, né una mail, né una lettera.

Una settimana prima delle vacanze di Natale, Greta Balestrieri non venne più a scuola e nel banco vicino a Matteo rimasero solo i suoi tagli che aveva inciso, le nuvole sul cielo terso quando il sole faceva capolino per sciogliere un po' di neve e il suo silenzio che sembrava quasi mancare al resto di tutta la classe.

Per la prima volta, infatti, tutti cominciarono a chiedersi che fine avesse fatto Greta e cominciarono perfino ad usare il suo nome quando parlavano di lei.

Disgustato, Matteo tenne i denti stretti fino al 22 Dicembre, quando le scuole chiusero per le vacanze natalizie.

E nonostante tutto, nonostante l'aria di festa che si respirava anche in casa Zanin, Matteo non riuscì ad essere tranquillo. Più volte provò a chiamare Greta al cellulare, ma risultava sempre irraggiungibile. Aveva chiesto anche a suo padre, ma lui aveva risposto che Greta e sua madre erano al sicuro, che non doveva cercare Greta e quindi non doveva preoccuparsi.

Le vacanze cominciarono a passare.

Poi un giorno le cose cambiarono. Come le nuvole che si allontanano e mostrano il sole, qualcosa di inaspettato colse la vita di Matteo. Accadde il giorno prima di Capodanno che il Mostro apparve in TV.

Era perfetto, impeccabile. Stretto in un abito scuro, con una cravatta chiara. Era a lavoro quando i poliziotti lo andarono a prelevare. Non sorrideva, cercava di coprirsi il volto dalle telecamere che riprendevano il nuovo mostro della piccola città, l'uomo insospettabile che violentava la figlia minorenne della sua compagna.

Non fecero nessun cenno su Matteo o sulla sua famiglia. Dissero solo che la ragazza era stata aiutata da un generale dell'esercito, padre di un amico della ragazza, che si era assicurato che sia la ragazza che la madre fossero al sicuro prima che le manette scattassero ai polsi del mostro.

Matteo seguì la notizia con rabbia e rassegnazione. Rabbia verso il padre che sapeva e non gli aveva detto nulla. Rassegnazione perché dentro di sé sentiva che la vita di Greta da quel momento sarebbe cambiata per sempre, finalmente in meglio. M nonostante questo la loro amicizia sarebbe stata in serio pericolo.


Nella vetrina della panetteria difronte il Liceo Galilei ancora si accendevano e spegnevano le luci intermittenti, quasi desiderassero prendere in giro gli studenti che quel 7 Gennaio rientravano a scuola. La neve era scesa quella sera, ma non abbastanza da permettere alle scuole di rimanere chiuse. Così, come succedeva qualche settimana prima, motorini, sciarpe e cuffie colorate coloravano e riempivano la strada difronte al Liceo Galilei, dove gli studenti si raccontavano più o meno sguaiatamente le loro avventure, i regali, la noia e i divertimenti delle vacanze di Natale.

Matteo Zanin era agitato quella mattina. La neve ai lati della strada cominciava a diventare una poltiglia grigiastra che gli altri ragazzi si lanciavano contro, ma Matteo Zanin non pensava a questo mentre saliva le scale che lo avrebbero introdotto nell'enorme atrio del suo liceo.

Alcuni degli alunni, come al solito quando cominciava l'inverno, affollavano già gli androni troppo infreddoliti per stare in cortile o nel parcheggio delle moto. Matteo non si curò di loro, salì le scale a tre a tre ed arrivò al terzo piano. Corse verso la porta, ignorando le lamentele della bidella isterica e trovò la classe vuota.

Un peso gli piombò nel cuore. Aveva letto tutti i giornali locali e no durante le vacanze, cercando notizie di Greta e sospirando di sollievo quando non ne trovava. Ma non vederla lì, quella mattina lo riempì di paura.

Si mise a sedere al suo posto, guardando con aria sconsolata quello vuoto vicino alla finestra:

Ehy, Zanin! Non ti sarai mica innamorato della pazza dell'ultimo banco?” gridò Mattioli che almeno aveva avuto l'accortezza di non cambiare le vecchie abitudini e aveva continuato a chiamare Greta come sempre.

Matteo sorrise forzatamente e guardò il banco vuoto, con ansia.

Attese il suono della seconda campanella, guardò riversarsi i compagni in classe, aspettò che entrasse il professore di matematica e con aria afflitta, persa ormai ogni speranza, spostò lo zaino e si mise a sedere nel posto della ragazza. Come per magia lo stesso torpore di Greta colpì Matteo, che accarezzò con il dito le parole da lei incise, quasi che facendolo riuscisse a richiamarla a sé, a farla tornare ad essere di nuovo la ragazza dell'ultimo banco, quella che doveva proteggere.

L'attese tutta la mattina del sette. E anche quella dell'otto e del nove. Poi, il 10 Gennaio, mentre suonava la seconda campanella, una ragazza con un taglio di capelli corto dietro e lungo davanti entrò nella classe. Aveva due occhi azzurri bellissimi, arricchiti dall'eye-liner nero e da un ombretto chiaro. Le gote erano rosate dal phard e la bocca laccata dal lip-gloss. Indossava un cappottino corto, nero che doveva tenere aperto perché dalla maglietta elasticizzata si notava una piccola pancia, segno di una gravidanza che cominciava inesorabilmente a mostrare la sua presenza al mondo.

Tutti si voltarono a guardare quella giovane, non riconoscendola subito, additando la pancia, mormorando 'ma allora è vero', 'lo avevano detto al TG, il patrigno la violentava', 'non ci posso credere, quella è Balestrieri!', 'oh Dio! Ma è incinta!'.

Le voci cominciarono a diventare mormorii sempre più alti, sempre più forti, fino a diventare il frastuono che si sente in ogni classe quando tutti parlano a voce alta, con l'unica differenza che quel cicaleccio continuo era rivolta solo ad una persona, senza pudore, senza curarsi se quella persona potesse sentirli o no. Ma a quanto pareva Greta non si curava di loro. Passava tra i banchi guardando fissa il suo posto, quell'ultimo banco vicino alla finestra dove stava seduto quel suo amico dagli occhi e i capelli scuri che, anche se non lo vedeva chiaramente, era cambiato molto dopo quelle vacanze di Natale.

Matteo si illuminò e sorrise guardando Greta entrare, con le cuffie dell'Ipod ancora alle orecchie.

La guardò in silenzio, senza dire nulla. La guardò avvicinarsi e quando la ragazza poggiò la borsa su quello che era sempre stato il banco di Matteo, si avvicinò all'amico e serena disse:

Manco un paio di giorni e ti prendi il mio posto?”

Matteo sollevò un sopracciglio e rispose:

Sarebbe carino che magari mi dicessi perché sei sparita per tutti questi giorni!”

Greta sollevò un angolo della bocca in un sorrisino divertito e replicò:

Fammi sedere al mio posto e te lo dico...” e mettendosi in piedi aggiunse: “Sono una donna incinta. Un po' di rispetto!”

Il mormorio cessò. Che Greta fosse incinta era una cosa evidente. Ma sentirglielo dire era una cosa differente. Matteo sorrise e si alzò scuotendo la testa riprendendo quello che fino a prima delle vacanze di Natale era stato il suo posto. Poggiò lo zaino per terra e guardando Greta, avvicinandosi a lei le chiese:

Allora? Come mai sei sparita e non mi hai fatto sapere nulla? E non dirmi che papà ti ha detto di stare in un posto sicuro...”

Ero a casa di mia zia... Tuo padre mi ha consigliato di andare da lei fino a che non si sistemavano le cose... Svelato l'arcano!” lo interruppe sorridendo Greta.

Matteo la guardò stupito e un po' risentito dal sapere di essere sempre a conoscenza del posto in cui era stata nascosta la sua amica. Pensavano forse che avrebbe avuto la straordinaria idea di andarlo a dire al Mostro? Ma lo avevano preso per un bambino stupido?

Non prendertela!” disse Greta prendendogli la mano. “Non ho voluto che nessuno lo sapesse perché avevo paura che quel porco potesse seguire le persone che mi stavano vicino per sapere che fine avevo fatto io e la mamma... Non siamo state sempre dalla zia... Prima abbiamo passato un po' di tempo in un albergo in città. Poi siamo andate da lei, dopo Natale...”

Matteo annuì in silenzio e Greta continuò:

Io e mia madre ce ne siamo andate da casa il giorno della Befana. Abbiamo dovuto sistemare le nostre cose e io nelle mie condizioni non posso essere di grande aiuto. Così sono potuta tornare a scuola solo oggi. E ieri, io e mamma siamo state al comando dei Carabinieri!”

Ti hanno chiamata a deporre?” chiese Matteo incredulo.

Greta annuì e Matteo la strinse forte. Lei rispose un po' fredda all'abbraccio e sorridendo divertita disse:

Mi hai aiutata tu. Se tu non avessi preso coraggio, un mese fa e non mi avessi detto di sapere tutto, io non avrei avuto il coraggio di parlare con mia madre e di chiederle di andare a denunciarlo quando tuo padre mi ha detto che mi avrebbe protetto a costo della sua stessa vita!”

Matteo arrossì. Non era abituato a sentirsi elogiare. E gli piaceva. Come gli piaceva sentirsi orgoglioso di suo padre che, a quanto dicevano tutti, si era comportato da vero eroe.

E scrollando le spalle rispose.

Ho fatto quello che doveva essere fatto. Niente di più!” e poggiando la sua mano su quella di Greta, le domandò: “Ed ora? In cosa posso esserti utile?”

Greta lo guardò di sottecchi e divertita disse:

Una cosa ci sarebbe...”


20 Gennaio 2012...


Gioia corse ridendo felice verso Matteo.

Non la vedeva da un anno ormai ed era veramente diventata grande.

Matteo quasi non ci credeva. Erano passati due anni da quando Greta gli aveva chiesto di accompagnarla a fare l'ecografia, la mattina del suo rientro a scuola dopo l'arresto del patrigno.

L'anno della sua maturità classica. L'anno in cui tutto cambiò. In cui lui diventò un uomo capace di volare da solo. Fu quell'anno che decise di farsi coraggio e chiedere a Claudia Landolfi di uscire con lui. Si misero assieme e dopo l'estate cominciarono anche a vivere assieme.

In quello stesso anno, poco dopo l'esame orale, nacque Gioia Balestrieri.

Matteo non partecipò al parto, ma attese fuori che qualcuno le annunciasse che la bambina era nata. Quando la dottoressa uscì dalla sala parto Matteo pianse. Non seppe mai perché. Sapeva che la piccola era nata e dal sorriso della dottoressa sapeva che tutto era andato bene. Si sentiva commosso, come mai gli era successo prima di allora. E allo stesso tempo si sentiva triste.

Lo sapeva dal Natale passato che la vita di Greta dopo l'arresto del patrigno sarebbe cambiata per sempre. E sapeva che dopo il parto, per cancellare i brutti ricordi, le brutture della vita, Greta e Nadia avrebbero lasciato per sempre la loro vecchia città, per trasferirsi in una nuova.

Lontano da quel mostro che ora stava chiuso in una cella. E a quanto si diceva non aveva nemmeno una vita facile.

Il 12 Giugno 2010 Matteo Zanin ebbe la certezza che Greta Balestrieri sarebbe volata in cielo leggera, come Remedios la Bella, senza le lenzuola di donna Fernanda, ma con un piccolo esserino che le avrebbe reso la vita meno difficile da vivere, lasciando nella sua personale Macondo il suo ricordo.

E così fu infatti. Dopo il parto Greta attese un mese prima di battezzare la piccola Gioia, chiedendo a Matteo di farle da padrino. Non ci fu una grande festa. Alcuni compagni di classe parteciparono più per curiosità che per reale affetto verso Greta e sua figlia.

Poi, quando il sole di Agosto lasciò il posto alle nubi di Settembre che cantavano il requiem all'estate che stava passando, casa Balestrieri venne svuotata da dei camion di traslochi e la borsa di Greta si chiuse su di una foto di lei, Matteo e Gioia che capeggiava sulle sue cose.

Non ci furono lacrime, ma solo la promessa di rivedersi spesso e le solite frasi fatte:

Tanto non sto andando in America...”

Poi ci sono le mail...”

E anche i cellulari...”

E vuoi che non ti faccia vedere tua figlioccia!”

Certo! Ci sentiamo tutti i giorni su Skype!”

E in effetti Skype fu la loro risorsa, quello che gli permise di sentirsi tutti i giorni, di confidare la paure reciproche. A Matteo di chiedere consigli sulla sua storia con Claudia; Greta per confidare le sue paure sulla crescita della piccola Gioia.

Passò un anno e mezzo.

E solo quel 20 Gennaio 2012 Matteo e Greta si incontrarono di nuovo.

O meglio...

Gioia corse ridendo felice verso Matteo. O almeno corse per quello che poteva riuscire a fare una bambina di quasi due anni.

Impacciata nei movimenti. Ma leggera come una nuvola.

Come Remedios la Bella. Come sua mamma quando la sua vita cambiò radicalmente, mentre una macchina la portava via dal suo migliore amico.


Di quell'incontro, oltre la piccola Gioia che era una bellissima copia di Greta, solo in miniatura, un'altra cosa sarebbe rimasta impressa nella mente di Matteo per sempre: la mano che stringeva quella di Greta. E non era una mano qualunque. Era quella di un ragazzo.

Si chiamava Lorenzo e aveva un anno in più di Matteo e Greta.

Era uno studente di Lettere e aveva conosciuto Greta ad un'assemblea studentesca che si era tenuta nella Facoltà di Giurisprudenza dove Greta stava studiando.

L'amore tra di loro era spuntato giorno dopo giorno, tra un comizio e l'altro, scaldato dal sole tiepido dell'autunno, quello che comincia a far seccare la clorofilla dentro le foglie e le fa seccare.

E sotto quel sole triste, anticipo della stagione della morte, Lorenzo corteggiò Greta, in maniera semplice, senza essere invadente.

Cominciarono ad uscire. Si frequentarono e scoprirono di piacersi.

Lorenzo felice per la fortuna di aver conosciuto una ragazza meravigliosa e di una bellezza sconvolgente; Greta perché cominciava a conoscere quella normalità che il suo silenzio, le sue parole appena sussurrate quando era ancora una studentessa del liceo non le avevano permesso di vivere.

Arrivò Natale di nuovo. E fu allora che Lorenzo conobbe Gioia.

Per Greta fu una sorta di banco di prova. La possibilità di vedere se Lorenzo fosse l'uomo adatto a lei. Forse meschinamente la giovane pensava che conoscendo la bambina il ragazzo sarebbe scappato, ma dovette ricredersi.

Tra Gioia e Lorenzo si creò da subito un ottimo feeling. Entrarono in sintonia e cominciarono da subito a piacersi. Forse perché Lorenzo non era poi così simile a tutti gli altri ragazzi che Greta aveva conosciuto. O semplicemente perché era semplice amare Gioia, una bambina nata dal più grande dei dolori, venuta fuori dallo sporco del mondo ma bella e splendente come una stella.

Matteo di una cosa era certo. Vedere Greta camminare per mano con quel ragazzo alto, con folti cappelli ricci, la barba rossiccia incolta e gli occhi dello stesso azzurro del cielo lo rese felice. Perché infondo, quando qualcuno entra nella tua vita, anche se non ne ha fatto parte da sempre, può diventarne un tassello importante.

E Greta lo era diventata per tutta la famiglia Zanin. Perfino la nonna che ricordava solo i personaggi di Beautiful con precisione, ricordava perfettamente la giovane ragazza silenziosa, quella dei maglioni larghi e dagli occhi spaventati e chiedeva sempre come stava.

Perché, per quanto potesse dire la gente, Matteo sapeva che il suo affetto per la giovane amica era incondizionato. Anche se il mondo pensava il contrario, Matteo sapeva che l'amicizia che lo legava a Greta era pura ed era rimasta immutata. Forte e robusta come un albero secolare. Pura come le nuvole che la ragazza dell'ultimo banco osservava in silenzio una mattina di settembre, quando il destino li fece incontrare. Un regalo delle nuvole stesse e delle ali delle rondini che volavano verso il caldo del sud.

Ed era per questo motivo che sapere Greta felice, rendeva Matteo, se possibile, ancora più contento.


Allora hanno bocciato Molinari?”

Greta beveva il suo succo di frutta alla pesca e guardava l'entrata del Liceo Galilei.

Sì! Lui e Mattioli. Sono andati completamente impreparati all'esame...” rispose Matteo sorseggiando la sua birra.

Forse pensavano di poter leggere dal libro come facevano quando erano all'interrogazione!” rispose quasi infastidita Greta poggiando il bicchiere e facendo girare la cannuccia.

Matteo rise e Lorenzo, passando le mani sulle gambe per scaldarsi, domandò:

E tu come hai fatto per l'esame?”

Greta sospirò e rispose:
“Come ho fatto... Ho semplicemente fatto l'esame scritto assieme agli altri. L'orale sono venuti a farmelo in ospedale. Ricordo che stavo allattando Gioia... Assurdo...”

Matteo sorrise e rispose:

Però è andata bene dopotutto. Eri preparata e ricordo che non ti hanno fatto nessuno sconto nonostante la gravidanza!”

La Castelli ha detto che era tutto merito tuo se son riuscita a prendere il diploma. E che dovresti fare l'insegnante. Le ho detto che era molto meglio di no!” replicò Greta tranquilla, volgendo di nuovo lo sguardo verso la scuola.

Gioia stava in piedi davanti ad una sedia, giocherellando con delle cose che aveva recuperato dalla borsetta della mamma. Di tanto in tanto diceva qualche parolina non bene articolata, rivolta ai giochi più che agli adulti che le stavano attorno.

I tre ragazzi stettero in silenzio per un po', poi Matteo disse:

E tua madre?”

Greta sospirò e mettendosi a sedere meglio disse:

Credo che abbia smesso di darsi colpe per tutto. O almeno è quello che sta cercando di fare. So che è riuscita dopo tutti questi anni ad ammettere che se suo fratello è morto quando era un bambino non era per colpa sua ma per colpa degli eventi... E per il suo ex compagno... Beh! Per lui le cose sono diverse. Di quello dobbiamo parlarne assieme. Almeno per quello che le ha detto lo psicologo!”

Ah! Va dallo psicologo? Non me lo avevi detto!” replicò Matteo prendendo il cellulare da tasca che trillava forte annunciando l'arrivo di un messaggio. Matteo lo lesse, sorrise e ripose il telefonino in tasca.

Sì! Da un annetto ormai. Credo che sia perché stava andando in depressione dopo tutto quello che è successo. È stata la nonna a dirle di andare. E sono felice che ci sia riuscita...” rispose Greta.

Anche quel piccolo passo per la nuova vita di Greta era davvero importante. La mamma di Greta aveva avuto una vita difficile. Tutto era cominciato un'estate di molti anni prima quando il suo fratellino più piccolo morì annegato quando lei lo aveva ancora in custodia. Matteo aveva saputo da Greta che quella colpa aveva sempre tormentato Nadia e che non si era mai ripresa completamente dal lutto.

Sapere che aveva cominciato ad andare da uno psicologo rendeva un nuovo inizio qualche cosa di concreto e non un semplice miraggio.

Greta sbuffò e disse:

Andiamo al Galilei? Voglio vedere la nostra vecchia classe...”

Matteo la guardò titubante e chiese:

Sei sicura?”

Greta finì in un solo sorso il suo succo e annuendo rispose:

Certo! Ho voglia di sapere chi sta all'ultimo banco!”

Matteo sospirò. Qualche cosa gli diceva che non era indicato per Greta andare nella vecchia scuola, specialmente in un momento così delicato.

Greta lo guardò e quasi leggesse i suoi pensieri disse:

Matteo... Per nessuno la dentro sarò la ragazza dell'ultimo banco. Sarò solo Greta Balestrieri, una vecchia alunna che ha deciso di andare a salutare i suoi vecchi professori e vedere la classe dove ha passato la sua adolescenza...”

Non puoi portare Gioia!” cercò di temporeggiare Matteo.

Lorenzo sorrise e rispose:

Tranquillo. Sta con me. Andate se volete. Noi vi aspettiamo qua...” e prendendo in braccio la bambina baciandole una guancia aggiunse: “... vero piccola?”

Gioia abbracciò Lorenzo ridendo divertita. Matteo spostò lo sguardo dalla bambina e Lorenzo, a Greta.

Tre contro uno... Aveva perso!


La voce della Castelli arrivava chiara a forte da dietro la porta:

Franceschini... Ti avevo detto che dovevi assolutamente portare la traduzione oggi oppure ti avrei messo due... Se non ce l'hai, come la mettiamo!”

Io un'idea ce l'avrei per Franceschini, professoressa...” gridò la voce di un ragazzo.

Tutta la classe rise. Matteo e Greta sorrisero sotto i baffi mentre la Castelli gridava:

Bosio. Smetti immediatamente di fare lo stupido e chiedi scusa alla tua compagna...”

Greta scosse la testa e sollevando il pugno picchiò l'uscio. Il silenzio calò di botto e la Castelli disse:

Avanti!”

Fu Greta ad aprire la porta. E fu Matteo l'unico dei due a sentirsi agitato dal tornare nella vecchia classe dove aveva compiuto gli studi di terza liceo e che ora ospitava una quarta ginnasio.

Ma quando la Castelli li vide e spalancò la bocca per la sorpresa, un po' dell'ansia andò via e Matteo, anzi, quasi si aspettava una ramanzina per aver fatto tardi.

Balestrieri! Zanin!” e sollevandosi andò a baciare i suoi due ex alunni, calorosamente.

Come state?” chiese la donna.

Bene!” sorrise nervoso Matteo.

Greta invece guardava verso il suo banco. Una piccola fitta al cuore la prese quando vide al posto suo e di Matteo due ragazze che parlavano fitto tra di loro, indicando Matteo e guardandolo con occhi famelici.

E tu Balestrieri? Che cosa studi adesso?”

Greta si voltò, sorrise e rispose:

Faccio giurisprudenza... Sono al passo con gli esami e ho la media del ventotto!”

Gli occhi della Castelli si riempirono di orgoglio guardando Greta e Matteo e indicando la classe che li osservava curiosa disse:

Qua invece non cambia nulla!” e sorridendo continuò a parlare con Matteo, mentre gli occhi chiari di Greta rimasero poggiati sull'ultimo banco.

Con un cenno della mano Greta si allontanò dalla professoressa che la guardò per un attimo confusa. Matteo rimase in silenzio, guardando l'amica che come un fantasma si avvicinava all'ultimo banco, quello vicino alla finestra.

Ti dispiace se mi metto a sedere?” chiese alla nuova occupante del banco una volta che lo ebbe raggiunto.

La ragazza con i capelli neri e gli occhi appesantiti dall'eye-liner, giocherellò con il piercing che aveva sotto il labbro al lato sinistro e annuendo di alzò e lasciò il posto a Greta senza dire una sola parola.

Greta sorrise, la ringraziò e si mise a sedere. E quando lo fece quasi sentì un nodo salire in gola. Un nodo difficile da mandare giù.

Le dita della giovane corsero sui vecchi tagli che aveva impresso nel banco.

La sporcizia e la polvere di quei due anni sembrava quasi li avessero guariti.

Un dito indugiò sulla parola PAURA e la vicina della ragazza che occupava il suo posto chiese:

Questo era il tuo banco?”

Greta sollevò gli occhi lucidi e guardò la ragazza, poi volse lo sguardo del suo migliore amico e sorrise:

No!” rispose: “La ragazza che occupava questo banco non c'è più!” e una lacrima scese veloce bagnando le labbra di Greta Balestrieri.


Claudia sorrise e abbracciò Greta dicendo:

Mi spiace quasi che non ci siamo potute conoscere a fondo quando stavamo nella stessa classe. Ero proprio una stupida...”

Greta scosse la testa e prendendo meglio la mano di Gioia rispose:

Non c'è problema. Vuol dire che ci conosceremo meglio adesso!”

Claudia annuì con un sorriso e abbracciò Greta sussurrandole:

Torna presto a trovarci!”

Ci puoi contare...” rispose l'altra.

Matteo la guardò staccarsi dalla sua ragazza e quando Greta le fu vicina sentì una strana sensazione di vuoto riempirgli il petto. La sua migliore amica stava già andando via. E chissà per quanto non l'avrebbe vista.

Tranquillo. Torno per il matrimonio di Michele...” sorrise Greta commossa quasi rispondendo ai pensieri dell'amico.

A Giugno mancano ancora cinque mesi!” replicò Matteo.

Greta sorrise e rispose:

So che aspetterai... Ci conto Zanin!” ribatté Greta con gli occhi sempre più lucidi.

Matteo chinò la testa per non guardare Greta negli occhi. Se lo avesse fatto sarebbe sicuramente scoppiato a piangere come un bambino. E non voleva farlo davanti a Claudia anche se un nodo alla gola stringeva sempre più forte, quasi volesse strozzarlo.

Greta lo abbracciò, cogliendo Matteo di sorpresa. E piangendo disse:

Voglio conoscere questa Daria di cui mi avete parlato tanto. E poi i matrimoni sono una cosa meravigliosa. Lo sai che li adoro...” e asciugando le lacrime con il palmo della mano aggiunse: “Arrivederci piccolo grande migliore amico...” e baciandogli una guancia scappò sul treno, con la testa china e la piccola Gioia per mano che voltata verso Matteo lo salutava muovendo la piccola manina avvolta nel guantino colorato.

Matteo rispose al saluto con gli occhi lucidi, stringendo Claudia.

Lorenzo seguì le due poco dopo, salutando a sua volta.

Poi il capotreno fischiò e l'intercity partì.

Greta era di nuovo volata via, verso la sua nuova vita, verso le nuvole come Remedios la Bella.

A vivere la sua nuova vita dove era solo Greta Balestrieri e non più la ragazza dell'ultimo banco.



FINE.




Bene!

Eccoci all'ultimo capitolo.

Come ho già detto la storia non sarebbe stata

lunghissima,

essendo nata da una one shot

scritta per il concorso di EFP di questa estate.

Ringrazio chiunque abbia letto questa storia. E ringrazio chi

l'ha aggiunta tra i preferiti, ricordati e seguiti in questo lunghissimo

periodo. Ringrazio chi ha recensito i capitoli:

OurThirteen, -Velvet-, maudsunrise, Pinkstuds ed elliepotter.

e Chiara e Irene che hanno letto la mia storia

e mi hanno fatto sapere il loro giudizio.

Spero che sia piaciuta a tutti.

Fatemelo sapere. Anche con una recensione che non fa mai male...

un bacio e grazie a tutte.

Niniel82.






















   
 
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