I'll miss you.

di LotOfLove_
(/viewuser.php?uid=178853)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Forever. ***
Capitolo 3: *** Party time, yeah. ***
Capitolo 4: *** Lost. ***
Capitolo 5: *** Sisters. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***




Ehilà! Eccomi qui, di nuovo con una nuova storia, bello, eh?
Allora sarà un po' 'particolare' perchè ci saranno cambi di punti di vista e, soprattutto, due situazioni distinte: il presente(caratteri normali) e il passato(caratteri che deciderò a cazzo, poi hahahah).
La protagonista è Beky Faith Allen, la sua migliore amica(non so bene ancora se darle un ruolo da protagonista in seconda, ma credo di sì) Dakota Catherine Clifford.
Poi bè, poi, prima di leggere posate tutti i pomodori, le bottiglie di vetro e le seghe elettriche(?) che avete in mano e buona lettura u.u




La porta sbattè, un passo, poi un altro e un altro ancora si diressero verso il mio letto. “Hai intenzione di mangiare qualcosa oggi?”-chiese mia madre, ironica. Non ero in vena di ironia ma, in fondo, lei non aveva nessuna colpa, sapeva anche lei cos’era giusto e me l’aveva ricordato molte volte prima che io partissi, sei mesi prima.

L’aereo era atterrato da ben venti minuti. Dakota, alla mia destra, sorrideva entusiasta guardando oltre le porte automatiche di vetro che erano l’unica cosa a separarci in quel momento dalla città dei sogni: Londra.
”Londra, Londra, Londra!”-inziò ad urlare correndo per il marciapiede ed affacciandosi sulla strada. Provai a trattenerla stringendola in un abbraccio e sussurrandole di smetterla perchè, dietro di lei, stava passando un ragazzo biondo, dagli occhi blu, il suo tipo, insomma.
Gonfiò i capelli ricci con un movimento della mano, sorrise e si girò verso la strada. Inizò a cercare con lo sguardo il ragazzo e, non trovandolo, mi inseguì, arrabbiata per il 'pessimo scherzo', così l'aveva definito.
Era davvero una bella ragazza. La tipica irlandese: alta, magra, due occhi azzurri come l'oceano, pelle chiara e capelli biondi con riflessi rossi, peccato che avesse passato la maggior parte delle sua vita in Italia.
"Sei una stronza."-concluse, dopo avermi persa fra i cespugli del cortile nel retro dell'aeroporto. Ecco, appunto, la tipica irlandese con la finezza di una ragazza italiana pensai.
La verità era che amavo l'Italia e ci sarei rimasta anche per le vacanze, se ero lì, era solo per colpa di quella ragazza che mi aveva presa il cuore con la sua simpatia e che era diventata, ormai, la mia migliore amica.
Iniziò a correre verso la pista trascinandomi con lei e facendomi cadere a terra. Alzai lo sguardo guardandola lei sorrise dispiaciuta e scoppiai a ridere. Mi tese la mano cercando, ancora una volta, di trascinarmi accanto a un grosso aereo. "E se, per esempio-andò sul vago- facessimo uno scherzo a qualcuno?"-"Che scherzo?"-la fissai per qualche secondo. Sorrise e si avvicinò a un piccolo aereo verniciato di rosso con delle scritte nere sui fianchi. Non so come, in pochi secondi, riuscì a trovare una di quelle bottigliette di schiuma con cui si proteggeva durante Carnevale, a scuola.
Rimase qualche secondo lì, mi avvicinai e mi diede un'altra bottiglietta. Passò qualche secondo e poi sentì il suo gomito nelle mie costole, di nuovo la sua delicatezza. Guardai nella sua direzione. Aveva appena coperto di schiuma un ragazzo biondo, dagli occhi azzurri e, probabilmente, se ne stava pententdo perchè vidi il suo sguardo abbassarsi e, poi, risalire verso gli occhi del biondo, quasi imbarazzata. Non durò molto però: nel giro di pochi secondi iniziò a spruzzare anche i suoi compagni. Uno era riccio, dagli occhi verdi. Un altro, poco lontano, era castano chiaro, con una piccola voglia color caffè sul collo.
Ci guardarono confusi e iniziai a ridere guardando le loro facce, poi mi unii agli spruzzi. Ci avrebbero odiato, sicuramente, dopo quello sfregio dei loro vestiti e dei capelli quasi perfetti ma, in fondo, ne valeva la pena.
Dopo qualche secondo quella falsa bionda che si definiva la mia migliore amica alzò lo sguardo e si fermò di scatto. La guardai perplessa mentre i tre cercavano di toglier via dalle giacche la schiuma.
"Merda."-disse il riccio. "Perchè l'avete fatto?"-chiese invece il biondo che, essendo più lontano, era quello più pulito. Lanciai uno sguardo a Dakota. Ancora scioccata. Ci volle solo un altro sguardo interrogativo del biondo a farmi entrare in panico. "Ehm...ecco...-iniziai a balbettare- Dakota -la indicai- ama fare scherzi e, bè -abbassai la testa, poi la rialzai incontrando i loro occhi- scusate"-sorrisi. Mi guardarono per qualche istante poi, per fortuna, anche loro allargarono le labbra in un sorriso e iniziarono a ridere gettandosi il resto della schiuma caduta a terra.
Dakota aveva ancora quello sguardo perso, poi, in un momento, si riprese ed iniziò a ridere. "E ora? Come farete per l'esibizione?"-chiese-"Ce la caveremo -disse color cioccolato, sì, 'color cioccolato', proprio come i suoi occhi- allora ci conosci?"-"Bè, sì, ma non vi avevo riconosciuti.-rise- Se l'avessi fatto non sareste bianchi."-rise ancora-"Amiamo gli scherzi."-intervenne il biondo. "Già, anche noi"-dissi ridendo. "Oh, bene, allora non vi darà fastidio."-disse il riccio sorridendo.
Meno di tre millesimi di secondo dopo la mia maglia, fra l'altro uno dei pochi capi firmati del mio armadio, era completamente bagnata. I jeans erano diventati neri talmente tanta era l'acqua e, le scarpe, erano pesanti il doppio delle valigie. La peggio, però, la ebbe Dakota. Il suo vestito giallo, sopra le ginocchia, estivo e largo, che amava tanto e che metteva solo perchè metteva in risalto poco, se non nulla, della sua pelle chiara, era diventato arancione e contrastava il candido della pelle e dei capelli rigorosamente tinti la sera prima, col mio aiuto, ovviamente.
Ci girammo di scatto e diedi, quasi automaticamente, un pugno a uno dei due ragazzi che avevano ancora in mano un secchio verde, ormai vuoto.
"Ahi-urlò-è stato lui!"-indicò l'amico. Era alto, la sua pelle era ambrata e, gli occhi spalancati per 'l'indignazione', verdi. Sorrise e, rispondendo all'accusa dell'amico cambiò espressione e sussurrando un 'ops' con le labbra. "Grazie, eh."-dissi. "Perchè non gli dai un pugno come quello che hai mollato a me?"-chiese l'altro. Lui era alto, forse anche più del moro, i suoi occhi erano verdi, un verde diverso più chiaro e lucente, e il suo sorriso era uno dei più belli che io avessi mai visto. "No, a lui no."-dissi ferma. Rise e mi tese la mano. "Louis-disse-Louis Tomlinson."-"Beky-risposi-Beky Allen." Poi si presentarono uno a uno: il moro che aveva rovinato, probabilmente per sempre, la mia amata maglia, si chiamava Zayn, il riccio alquanto strafottente Harry, quello con la risata sempre pronta Niall e, infine, scoprì che 'color cioccolato', in realtà si chiamava Liam e che, insieme, erano i 'One Direction', lo dissero quasi come se fosse una frase fatta e, subito dopo Dakota iniziò a ridere.
"Cazzo, è tardi!"-esclamò Louis, facendo letteralmente saltare la povera Cate-sì, Catherine era il secondo nome di Dakota, col quale avevo il permesso di chiamarla solo io e nessun'altro- che finì fra le braccia di Niall e, subito, diventò più colorata del suo vestito mentre, il biondo sembrava sorridere sotto i baffi. Presero in fretta un piccolo zaino dall'elicottero e salutandoci corsero verso una macchina nera, in lontananza.
"Bè, sono carini"-dissi mentre correvamo verso un taxi all'entrata dell'aeroporto. "Carini? Sono magnifici-disse Cate- anche di persona."


Sia che vi faccia tanto schifo sia che vi piaccia siete pregati di recensire, un bacio DreamingIsNotSoHard_

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Forever. ***


Eccomi qui, ancora.
Come va? Spero bene...allora, iniziamo(?) come sempre allontanate oggetti appuntiti, spille, penne, matite, coltelli e ogni genere di possibile arma dal PC e vi prego di non uccidermi o, addirittura, uccidervi dopo aver letto questa penosità(?)çwç.
OK, seriamente, spero vi piaccia :3
AH! FAITH E BEKY SONO LA STESSA PERSONA O:


Sistemai i capelli in una lunga coda, indossai una di quelle maglie larghe e lunghe che, nonostante ne avessi a migliaia, indossavo pochissimo, infilai i jeans e un paio di scarpe da ginnastica bianche.
Scesi di corsa e, una volta al fianco di mia cugina, la salutai e iniziammo a camminare lungo un piccolo marciapiede.
"Beky-disse lei all'improvviso -hai un tatuaggio?-sembrava scioccata ed effettivamente aveva i suoi motivi per esserlo. Solo pochi giorni prima di partire avevamo litigato poichè aveva deciso, da un momento all'altro, di tautuare sul collo il nome del ragazzo della settimana. Odiavo i tatuaggi e amavo lei quasi più di ogni altra cosa al mondo, dopo Cate, così l'avevo obbligata a rinunciare all'idea.
Continuò a guardarmi attraverso le lenti scure degli occhiali. "Rebecca Faith Allen, hai un tatuaggio-quasi urlò il mio nome-, sul serio?"-Continuò a guardarmi e io continuai a fissarla cercando di trovare un modo per spiegarle quanto contasse per me e quanto me ne pentissi, allora.
"Sì-risposi secca-l'ho fatto a Londra. Nulla di particolare.-mentii-Ti piace?". Continuò a spostare lo sguardo dai miei occhi al piccolo simbolo tatuato sulla nuca. Era l'infinito. Di quelli che tutti hanno ma a cui, in realtà, pochi davano un significato. Io facevo parte dei pochi.

"Faith...-sussurrò accarezzandomi il braccio con un piccolo fiore color lavanda-Credi durerà per sempre?"-mi chiese-"Cosa?"-Tutto questo.-rispose continuando ad accarezzarmi la pelle.
'Tutto questo'. Già. Avrei voluto che quel momento non finisse mai. Continuava a fissarmi, serio poi iniziò a sorridere continuando ad aspettare una risposta che non arrivava. Ero troppo presa dai suoi occhi per concentrarmi, invece, sulle sue parole. Poi, in un momento, pensai a come sarebbe stato tornare a casa, alla mia solita routine, ai soliti amici, alle solite cose e, soprattutto, come sarebbe stato tornare a vivere senza lui? Scossi leggermente la testa cercando di scacciare i pensieri e lo guardai negli occhi. "Lo spero davvero."-dissi. Mi prese la mano e si avvicinò al mio volto. Cavolo, era davvero splendido. I suoi occhi, le sue labbra…"Possiamo sperarlo…-la sua voce-o possiamo crederlo."-"Che vuoi dire?"-sorrise- cavolo, il suo sorriso- e iniziò a correre verso la macchina. Ci vollero pochi secondi per ritrovarci in un piccolo vicolo, davanti a una scritta che, probabilmente, era più grande del negozio stesso: “Tatooworld”, dava davvero spazio alla fantasia quell’insegna. Forse era una salumeria, o forse no. Zayn si guardò intorno, poi mi rivolse uno sguardo interrogativo. "Allora?"-disse-"Che intenzioni hai?"-gli chiesi ridendo-"Indovina.-mi fissò per qualche secondo mentre io continuavo a fissare l’insegna-Se non vuoi basta dirlo-sorrise. Non si rendeva conto di quanto mi facesse male vederlo così felice e dovergli dire di no?-…o anche se hai paura.-sorrise ancora, cavolo. "No, cioè…-iniziai a balbettare-okay.-quella volta, sorrisi anch’io.
"Quel piccolo simbolo -aveva detto indicando il piccolo otto girato sul collo-ci ricorderà sempre questa giornata e di quanto ci amavamo…"-"Perché?-lo guardai-Credi possa finire?"-”Come ho detto, se crediamo non finirà sarà così." Io non credevo sarebbe finita, mai.
Non avevo mai avuto il coraggio di far poggiare un ago sulla mia pelle, forse perché non ne avevo avuto motivo, forse perché credevo fosse stupido ma, in quel momento, nulla mi sembrava più stupido o inutile che evitare che l’inchiostro nero rimanesse per sempre lì, sul collo, a ricordarmi -come se ce ne fosse stato bisogno- l’amore che, quell’estate aveva deciso di colpirmi.
Sarebbero stati i due minuti peggiori della mia vita se non fosse stato per il fatto che, lui, era lì a tenermi la mano e, subito dopo, ad asciugarmi la lacrima che aveva deciso, contro la mia volontà, di cadere proprio mentre il tatuatore completava la sua ‘opera’.
"Tutto a posto?"-mi chiese quasi preoccupato dalla mia espressione che, probabilmente, doveva sembrare ancora terrorizzata. "Tutto benissimo."-risposi accennando a un sorriso. Mi strinse i fianchi ridendo e, insieme, raggiungemmo i ragazzi che già c’aspettavano dall’altro lato della strada. Ora sarà per sempre, pensai.



Bene, finito di leggere? Com'è? Recensite? *occhi dolciosi*
No, vabbene, non recensite, lo so già çwç
So che è abbastanza confusionario ma, presto, capirete :3
Grazie mille a chi ha letto il primo capitolo e sta leggendo questo...poi, bè, poi grazie a Giulia e Mirella che mi spingono a scrivere tanto tanto O:
saluto quelle fighe che fanno parte degli IC, vi amuz(?)
Bene, un bacio DreamingIsNotSoHard_

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Party time, yeah. ***


La verità era che non avevo mai avuto bisogno di staccare, di cambiare vita, di trovare un modo per star bene perchè non avevo ragione di non essere felice.
Avevo sempre avuto qualcuno che mi guidasse, consigliasse ciò ch'era meglio per me, ciò ch emi avrebbe resa tranquilla e felice, sempre. C'erano i miei, per esempio, oppure c'era la mia Cate. Già, Cate. Era sempre stata la mia ancora ora che mancava mi sentivo sola. Lei stava bene. Probabilmente in quel momento era seduta al fianco 'dell'amore della sua vita', così come amava definirlo lei. in quel momento, in quel preciso istante, non avevo nulla. Solo l'unica cosa che non avrei voluto avere: la memoria.
Era duro tirare fuori il passato, non perchè fosse stato triste ma, al contrario, i mesi precedenti avevo sorriso più di quanto avessi mai fatto nella mia vita, più di quanto avessi voluto fare.
Il mio letto sembrava sempre troppo stretto. Cercai di svincolarmi dalle lenzuola celesti per arrivare al mio lettore mp3, quello vecchio, di quando ero bambina che era rimasto per mesi in quel piccolo cassetto accanto al letto della mia camera vuota.
Riproduzione casuale: non avevo voglia di fare nulla, nemmeno di scegliere che, probabilmente, era l'ultima cosa che sapessi fare.
Shut the door, turn the light off...-ecco, appunto, pessima scelta anche quella casuale ma non avevo voglia nemmeno di premere quel piccolo bottone, sarebbe stato comunque inutile: ormai era andata-i wanna be with you, I wanna feel your love.... la musica continuava a scorrere e ogni nota -ogni singola nota- ad entrare nel cuore e ogni parola a ferirlo. Chiusi gli occhi. Piangere era triste sì, ma liberatorio.
Il cellulare iniziò a tremare in tasca, passai il dito sullo schermo e aprii il messaggio. "Auguri. Lo sai che qui manchi tu, non è più lo stesso, ci stiamo male. Torna." Era l'ultima cosa che avrei voluto sentirmi dire(o scrivere).
Louis era sempre stato bravo a tirarmi su il morale ma, quella volta almeno, era riuscito solo a bagnare, un'altra volta, il cuscino asciutto per miracolo. Sarebbe stato un lungo e triste periodo quello, pensai tornando nei miei ricordi.

Due giorni, erano passati solo due giorni, dalla comparsa di quei cinque nella mia vita e, d'allora, non erano più voluti uscire o meglio, Cate non aveva dato loro modo di farlo.
Appena messo piede nella nuova casa sistemò i suoi vestiti nel piccolo armadio, fra l'altro unico in tutta la casa, e tirò fuori dalla borsa un CD.
"Tada! Ecco la mia sacra, sacrissima-lo disse con più enfasi-copia di 'Up all night' che è..."-"E' il primo album degli One Direction. Ci sono, Cate." Sorrise soddisfatta inserendo nel piccolo stereo il disco rosso e facendolo partire. Lo ascoltai probabilmente per ore, prima di andare a dormire chiuse per poi riaprire alle otto e sei precise della mattina. Quella ragazza era terribile.
"Ho una proposta.-disse mentre, sedute sul piccolo -in casa era tutto piccolo, perfino la porta- divano-ricordi Harry? Bene. Mi ha invitata a una festa, stamattina.-"Gli hai dato il tuo numero?"-sorrise guardando il pavimento e poi tornò a fissarmi negli occhi. Odiavo quando si comportava così, non riuscivo a dirle di no, nessuno ci riusciva."Va bene."
Alla fine, fui costretta a cedere.
Sentii un rumore proveniente dal bagno, mi affacciai. Cate, con la sua solita e ormai famosa delicatezza, era riuscita a rovesciare la maggior parte dei prodotti da bagno che avevo sistemato pochi minuti prima, accanto alla vasca. La guardai e, come risposta, ricevetti solo un appena sussurrato 'Scusa.', ma mi accontentai.Indossava un tubino, corto più che mai -ovviamente- nero. Aveva lasciato le gambe scoperte e aveva aggiunto qualche centimetro alla sua altezza con un paio di tacchi argento. Era splendida, ovviamente. Lo era sempre stata.
Arrivai davanti alla porta, davanti al piccolo specchio rettangolare che tanto stavo amando in quel periodo. Un vestito blu, leggermente scollato, lasciava le spalle scoperte arrivando fino alla vita dove una cintura nera dava inizio alla gonna, sempre blu ma leggermente più scura e più lucente. Arrivava fino a sopra le ginocchia e, da lì -odiando ogni genere di calze- avevo preso la decisione di imitare Cate e indossare solo un paio di tacchi neri, in tinta con la cintura.
"Su, non fare storie.-disse mentre entravamo in macchina- Ti divertirai, lo sai. I ragazzi sono simpatici e, al massimo, passerai una serata un po' noiosa, no?" La guardai nervosa. "Volevo dire...-si corresse-non hai nulla da temere, quindi sorridi e goditi la serata.-poi aggiunse-It's party time, yeah!"-per poi partire a tutta velocità in autostrada, diretta in una piccola villa sperduta nel mezzo delle campagne inglesi.


Bene, allora è corto, è di transizione O: Da oggi solo ricordi, dimenticate il presente per un po': solo passato.
Inizierà la vera storia, il 'party hard'(?) quindi, non so, datemi qualche consiglio recensendo, no? u.u
Grazie mille a chi ha recensito, chi segue e anche solo a chi da un'occhiata alle mie storie, sul serio, grazie *w*
Un bacio, LotOfLove_(Ah, ho cambiato nome)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lost. ***


Past.

Guardai l'orologio. Tre ore e ventuno minuti prima eravamo partite da casa, dirette verso una festa 'splendida', data da alcuni dei 'migliori cantanti della storia' per colpa di una 'scorciatoia' che chi avrebbe dovuto portare davanti a una villa, invece che fra i campi inglesi dove ci trovavamo.
"Non preoccuparti, arriveremo"-aveva continuato a ripetere fino alle undici inoltrate, poi -dopo averle ricordato che le feste di solito per le due finiscono e che era inutile cercare di trovare la villa- aveva cercato la strada di casa continuando a ripetere a ogni incrocio: "Oh, dev'essere qui che abbiamo sbagliato.". Abbiamo, poi. Era lei a guidare e a prendere 'la strada sbagliata' ogni volta.
Avevamo sbagliato a partire così tardi, è vero ma contavamo di arrivare in venti minuti, così avevano detto a Cate e, invece, alle due precise ci ritrovammo con il serbatoio a secco, una ruota bucata, nel mezzo del nulla.
«Hai intenzione di chiamare qualcuno, ora?» le chiesi annoiata.
«Già, forse è il caso...» mi porse il cellulare. La guardai confusa, lei sorrise. «Niall è in rubrica.»-«Ah sì?-sorrisi-Bene! Allora chiamalo.» Le lanciai il cellulare sorridendo forzatamente, ormai stanca.
Compose il numero, si allontanò verso un piccolo lampione. La sentii borbottare qualcosa, evidentemente qualcuno le aveva risposto, tornò nella mia direzione. «Ci vengono a prendere.» disse contenta.
Non avevo mai avuto tanta voglia di saper guidare un auto per poter scappare via, o anche semplicemente investire Cate. Entrai in auto. La luce fioca del lampione, poco lontano, illuminava un piccolo cespuglio e, in lontananza, si intravedeva della boscaglia e, dopo quella c'era solo il buio.
era ridicolo quanto fosse stupida quella situazione: odiavo i lunghi viaggi in macchina, stavo iniziando ad odiare quella band di montati, odiavo il buio, mi faceva sentire persa, sola, odiavo perdermi e odiavo sempre di più quel paese. Chiusi gli occhi, cercando di avvistare qualche stella e, in pochi secondi, i miei occhi non riuscirono più a rispondere ai miei comandi e si chiusero senza il mio permesso.


_______



Un odore di birra iniziò a stuzzicarmi il naso, mi rigirai sul cuscino...cuscino?
Aprii gli occhi. Una grande tenda rossa ricopriva parte di una grande finestra, nella parte opposta della camera.
Scesi di corsa per le scale e arrivai al primo piano. Sentii borbottare, poi ridere, poi di nuovo chiacchiere, riconobbi la risata di Cate e mi sentii meglio.
«Buongiorno bellezza.» Zayn mi sbucò alle spalle, sorridendo. Aveva davvero un sorriso splendido...anche degli occhi davvero belli...«Ben sveglia!» Niall interruppe i miei pensieri stampandomi un bacio sulla guancia, e offrendomi un pezzo di torta.
Quindi quella doveva essere casa loro ma questo non spiegava perchè l'ultima cosa che ricordassi fosse essermi addormentata sul vecchio sedile della vecchia, anzi vecchissima, auto di Cate, persa nel buio.
«Quando siamo arrivati ieri stavate entrambe dormendo, quindi abbiamo pensato di portarvi da noi...avremmo dovuto comunque svegliarvi.» Liam rispose alla mia domanda prima ancora che la porgessi. «Capisco.» dissi.
Cate era seduta sul divano al centro della camera, al fianco di Harry. Non sembrava poi così dispiaciuta dall'essersi persa la sera prima, probabilmente.
«Hai intenzione di cambiarti o...?»-«Sì, quando arriverò a casa mia.» risposi ovvia alla domanda del moro. «Già, peccato che voi non possiate tornare a casa...» rispose Zayn-«...almeno fino a quando qualcuno non verrà ad aggiustare la nostra auto...» sì intromise poi, Niall.
Sembrava, infatti, che oltre ad aver distrutto la nostra auto la campagna avesse distrutto anche la loro riuscendo a malapena a portarla fino al garage e che, fra l'altro, quel giorno ci fosse uno 'sciopero generale', perfetto, insomma.


_______



Infilai la t-shirt porpora; mi stava larga.
I jeans? Mi stavano ancora più larghi della t-shirt.
Il problema? Potevo indossare solo quello. Avevo sempre odiato mettere i panni di mia sorella e ora mi ritrovavo a dover indossare una t-shirt e un jeans di un perfetto sconosciuto, perfetto.
Scesi ancora una volta le scale. Era vero, non ero contenta di essere bloccata con quel gruppo di ragazzini ma, in fondo, scoprii non fossero tanto male, o così inetti, come sembrassero.
Il sole, che quella mattina era così lucente, iniziò a calare velocemente, il giardino dietro la casa era enorme e, al contrario di quanto pensasse Liam, il momento più bello da passare lì non era il mattino, ma la sera. Nel preciso istante in cui il sole iniziava a sparire dietro l'orizzonte, in cui il cielo diventava rosa, e le nuvole formavano un velo, quello era il momento più bello.
«Adoro l tramonto.» Zayn comparve dal nulla, doveva essere una sua abitudine, e si sedette accanto a me, sul prato.
«Già, anche io.» risposi ancora presa dal cielo poi abbassai lo sguardo verso lui.
I suoi occhi verdi, o forse marroni, brillavano; il suo sorriso era più acceso che mai e risaltava sopra la pelle color ambra. Era sempre stato così bello?
Scossi leggermente la testa cancellando quei pensieri e tornai al mio tramonto.
«Zayn!» sentimmo urlare e, in pochi secondi Harry era dietro le nostra spalle col fiatone, ed evidentemente scioccato.
«Camille. Viene a stare da noi, fino alla settimana prossima.»




Bene, bentornate con noi a questo nuovo capitolo, yo(?)
Mentre Dj Malik e Dj Tommo si facevano un giro per l'assolata Sidney(?), io scrivevo.
Spero vi sia piaciuto il capitolo e, bè, nulla, vi adorerei ancora di più se recensiste
e mi fareste sentire un po' meno *forever alone,*, che ne dite? *^*
Bene, null'altro da dirvi, un grosso bacio,
LotOfLove_

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sisters. ***


Non sarà così facile, stronze.
Perdonatemi, sto vedendo Pretty Little Liars, sono alle quinta puntata della prima serie, sono indietro lo so HAHAHAH
Coooooooomunque ci ho messo tanto a scirvere questo capitolo, godetevelo :'3





Sister.
past



«Passerà domani a prendervi, così tornerete finalmente a dormire sul vostro letto di rose.» annunciò Liam, ironizzando sulle lamentele ricevute quella mattina da parte mia così chiuse la telefonata con Camille.
«E intanto?»Chiesi.«Intanto a Niall e Zayn toccherà stringersi in un solo letto, in camera di Zayn e a te e Cate lo stesso, in camera di Niall però.»
Un'altra notte lì non avrebbe cambiato di molto la situazione già abbastanza tragica ma decisi, comunque, di provare ad accorciare quella serata addormentandomi alle otto precise. Entrai nella camera. Una testa bionda spuntava dall'armadio, mi avvicinai posandogli una mano sulla spalla, probabilmente troppo in fretta. Niall, infatti dopo aver emesso un urlo capace di assordarmi si era ritrovato seduto per terra, accanto all'armadio.
Risi guardando la sua espressione straniata e mi appoggiai al suo fianco.
«Cercavo un paio di pigiami; per te e Cate.» Spiegò.
Era davvero tenero, almeno tanto quanto era dolce, simpatico e, a quanto pareva, romantico. Una delle sue migliori qualità, forse, era essere riuscito a farsi adorare in meno di ventiquattr'ore dalla sottoscritta, un record mondiale, praticamente.
Probabilmente Niall con i suoi occhi azzurri e la risata sempre pronta avrebbe potuto tranquillamente impersonare il principe delle fiabe che, da bambina, mio padre amava tanto leggermi.
Sorrise, porgendomi due buste di plastica trasparenti contenenti due pigiami: uno blu e uno verde. «Vanno bene?»Chiese. «Sì, sono perfetti, grazie.-dissi-Quello verde credo lo darò a Cate, sai è il suo colore preferito.»Sorrise.«Si vede davvero tanto che siete migliori amiche. Insomma -spiegò-, parlate sempre l'una dell'altra, siete sempre unite, vi conoscete benissimo...»-«Già. Ci vogliamo molto bene, probabilmente anche perchè siamo cresciute insieme. I nostri si sono sposati quando eravamo bambine...»-«Aspetta. -mi interruppe- I vostri sono sposati?»-«Sì. -sorrisi al ricordo di quanto fosse bella mia madre in quell'abito pesca che aveva sempre amato tanto-Mia madre e suo padre sono sposati da circa dieci anni, quindi, teoricamente siamo sorelle.»-«E i vostri altri genitori? Non vi sono mai mancati?»-«La madre di Cate è rimasta in Irlanda, per lavoro, ma la vede spesso ed è un po' come una zia per me. Riguardo a mio padre, bè, è morto tempo prima del matrimonio, mi manca ma non ci sarebbe modo di tornare indietro, comunque.» Niall sembrò cambiare espressione. Odiavo vedere la gente dispiacersi per me o aver pietà. «Ma comunque sono cresciuta con Mat e lo adoro come un padre, davvero. E poi bè, è stato fantastico trovare una nuova sorella come Cate, è splendida, no?» Mutò ancora una volta espressione e, quando notò che lo stavo guardando divenne rosso. «Già, ehm, sì, davvero splendida. -evidentemente, Cate aveva fatto colpo ancora una volta- Sai per caso se, bè, ecco...frequenta qualcuno?»-«No, ma penso che tu le interessi.»Dissi convinta. «Sul serio?» Chiese e io annuii. Niall era davvero perfetto, per Cate ovviamente.

-Zayn.

Harry, disteso sul divano, ancora russava segno che, probabilmente, nessuno aveva ancora osato svegliarlo quella mattina e, se ciò era accaduto, sicuramente Lou dormiva ancora beato nel suo letto, al piano di sopra.
«Ben sveglio». Sbagliavo: Louis, ancora in pigiama, era già alle pree con i fornelli cercando di preparare quelli che, probabilmente, sarebbero dovuti essere biscotti o qualcosa di simile; senza buoni risultati, ovviamente.
Sorrisi. «Perché tutto questo?»Mi guardò e rispose ovvio «Sarà una lunga, lunga settimana Zayn, meglio prepararci al meglio.»-«Perché? Louis, lo sai bene, Camille non porterà più casini fra noi.»-«Ne sei così convinto?»-«Ovvio. In fondo a nessuno interessa più, dopo quel che è successo…--Non ne sono così sicuro.»-disse-«Bè, almeno io e te siamo esclusi dal ‘giro’-mimò delle virgolette con le dita-, giusto?»-«Giusto»risposi.
Pochi sguardi di quella ragazza, mesi prima, erano riusciti a far crollare un’amicizia che, credevamo, fosse ormai indissolubile come cemento. Invece era ghiaccio e, il ghiaccio, era stato sciolto dal sole che fu per noi.
Ah, Camille.
Una delle tante fans, una delle tante ragazze su questo pianete, una delle tante rosse del mondo era stata ‘l’oggetto del desiderio’, se così vogliamo chiamarlo, di cinque dei ‘ragazzi più famosi d’Inghilterra’, se così possiamo definirci.
Era bella, dolce, simpatica. I suoi occhi erano caldi come il sole e i suoi capelli le contornavano il volto, la rendevano luminosa, brillante. Era tutto ciò che avessi potuto desiderare, era perfetta, semplicemente. Ma la perfezione a volte è solo un’illusione, come lei.
Così come il nostro amore nei suoi confronti era nato, così era crollato, in pochi attimi. In uno sguardo dispiaciuto, ma rilassato era crollato il nostro mondo e lei ne era scomparsa. La verità, però era una: Camille era rimasta nei pensieri e nel cuore di tutti noi e lo sarebbe stata sempre, e Lou lo sapeva bene e in fondo anch’io sapevo che aveva ragione. Quella sarebbe stata una lunga, lunga settimana.
La mora scese in fretta le scale, già pronta a partire. Aveva legato i capelli in una coda fermata da un codino blu. Indossava una maglia blu e rossa, uno shorts e un paio di converse rosse.
Aveva portato con se la valigia, evidentemente non vedeva l'ora id andarsene.
«Buongiorno.» Annunciò, per poi gettarsi sulla poltrona accanto alla finestra in attesa, probabilmente, di sentire il rombo del motore di un'auto.
A quel punto era la mia volontà, la nostra anzi, contro la sua e quella dell'amica.
Ancora sperando che Camille si fosse persa, non fosse potuta venire magari per colpa del volo annullato o del traffico gettai Harry giù dal divano e presi il suo posto praticando un po' di zapping col telecomando.
«Giorno anche a te.» Disse ironico mentre io soddisfatto continuavo a sorridere.
Furono le due ore peggiori della mia vita: Cate sembrava star male, non voler scendere, Harry continuava a lamentarsi della pessima dormita, Lou continuava a cucinare le sue pessime frittelle, Liam cercava di chiamare, senza risultati, Danielle che probabilmente era alle prese con qualche coreografia e Niall dormiva.
Beky mancava all'appello, decisi di cercarla.
Ovviamente era in giardino. Adorava quel posto e ci aveva passato la maggior parte degli ultimi due giorni guardando il cielo, persa nei suoi pensieri. Una volta, due sere prima, avevo chiesto a Cate perchèle piacesse tanto il cielo e lei mi aveva risposto che non era solo il cielo a piacerle ma l'aria fresca, il venticello, l'umidità dell'erba perchè la facevano sentire bene, rilassata, al sicuro.
Scostai leggermente l'anta della porta e mi avvicinai a lei.
«Ancora qui?» Chiesi«Sì-rispose-Ti devo sembrare davvero strana, ma questo è uno dei pochi posti in questa casa in cui mi sento a mio agio»-sorrise continuando a guardare il cielo. «Non è che mi sembri strana, semplicemente non capisco il perchè. Siete state le benvenute, no?»-«Sì, ma Zayn, sii sincero: ti sentiresti a tuo agio nella casa di qualcuno che conosci da due giorni, in un paese che non è il tuo paese con l'impossibilità di tornare a casa?»-«No, sicuramente no.»-dissi.
In fondo aveva ragione.«Comunque -continuò-non ti fare tanti complessi: di solito mi sento a mio agio con poche, pochissime persone.»-«Per esempio?»-«Cate.»-«Solo Cate?»-Sorrise. «Sì, solo con lei. Mi è difficile fidarmi delle persone. Lei è l'unica a riuscire a farmi sorridere sempre, a farmi spingere oltre il limite qualche volta, a farmi fare pazzie come rovinare il guardaroba di ragazzi mai visti prima in vita mia o a trascinarmi nel mezzo della cmpagna inglese senza benzina. So che di lei posso fidarmi e mi posso aprire tranquillamente.»-«Ora ti stai aprendo con me però, giusto?» Alzò lo sguardo verso di me fissandomi per qualche secondo, poi rise.«Sembra di sì.»-«Non tutti sono male come pensi Beky, vedrai. Per esempio di me ti puoi fidare. Non ti sembro un bravo ragazzo?»Le sorrisi e lei scoppiò a ridere. «Grazie, bravo ragazzo.»-disse alzandosi e tornando in soggiorno.
Il pomeriggio passò in fretta fra film, popcorn, risate e giochi. Quella era la nostra vacanza, dovevamo godercela, no?
Il sole iniziò a calare lentamente. Mi aspettavo che Beky lasciasse il gioco per entrare nel suo angolo di serenità e, invece, rimase con noi continuando a giocare serena.
«Ragazzi, è arrivata!»-annunciò Liam che si era accampato sulla porta due ore prima in attesa di Camille.
Entrò; come se fosse casa sua appese il giubbino e la borsa, sorrise e iniziò a salutarci uno ad uno.
I ricci rossi le scedevano lungo le spalle, gli occhi color nocciola erano più lucenti che mai, come il suo sorriso. Indossava una camicia color pesca e una giacca di pelle su cui brillava una collana d'argento, un paio di jeans le correvano lungo le gambe, fino alle ginocchia, i tacchi, rigorosamente a spillo, la rendevano più alta di quanto già non fosse.
Com'era che l'avevo definita? Perfetta, e così era rimasta.


Vi è piaciuto? Recensite? Vi pregoooo çwç *si mette in ginocchio e prega*(?)
A parte gli scherzi, vi prego, recensite e ditemi che ve ne pare u.u
Vado a vedere Titanic, (credo di essere l'unica a non averlo ancora visto), baci :3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1011806