All you need is..

di Rosie Bongiovi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** What I see through this pay phone ***
Capitolo 3: *** Who said it would last forever? ***
Capitolo 4: *** Hey man, I'm alive ***
Capitolo 5: *** Everybody needs somebody to love, everybody needs somebody to hate ***
Capitolo 6: *** No, this ain't a love song ***
Capitolo 7: *** Tell me why love is war ***
Capitolo 8: *** Once Upon A Time.. ***
Capitolo 9: *** Don't let me down ***
Capitolo 10: *** Can't trust you ***
Capitolo 11: *** Like the past ***
Capitolo 12: *** I had a wish ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


"Ho chiuso con quelle cose.

Ho dovuto difendermi con le unghie e con i denti e lo so perfettamente che quelle tentazioni torneranno a tormentarmi, probabilmente per il resto dei miei giorni.

Devo aspettarmelo da quelle piccole bastarde.

E' una vera e propria battaglia e spero di continuare ad uscirne vincitore. Alla fin fine, non ci sono molte alternative, devo farlo per la mia salute, in primis, e poi per tutte le persone che mi vogliono bene.

Non potrò mai cancellare dalla mia mente quella terribile sensazione di bisogno che mi tormentava di giorno e di notte.

Bisogno di cosa, ti chiederai.

Hai presente quell'alcool schifoso? Quello capace di farti andare la gola in fiamme ma anche in grado di sostituire immediatamente quella robaccia sgradevole con un senso di appagamento e soddisfazione, esattamente come quello che suscita una bella donna che ti sorride.

Ecco la causa di tutti i miei problemi: le donne e l'alcool.

Non so dire bene quale delle due cose mi abbia rovinato maggiormente. Beh, ora che ci penso, non ci ho aggiunto la mia stupidità e completa mancanza di autocontrollo. Non ho mai saputo esercitare quella cosa con il sottoscritto, ma tant'è..

Mio Dio, Jon ha ragione, parlo tanto e non riesco mai ad arrivare al nocciolo della questione. D'altronde non so nemmeno io che cosa diamine sto facendo, quando sono da solo e penso mi perdo nei meandri della mia mente. Probabilmente c'è sufficiente spazio libero perché io riesca a viaggiare per ore là dentro. Ho sempre immaginato la mia scatola cranica come il parcheggio di un parco di divertimenti durante la stagione invernale; non c'è nessuno, solo una sorta di balla di fieno stile film western che passa indisturbata.

Ed ecco che la mia coerenza ha di nuovo preso il sopravvento, sono un qualcosa di vergognoso.

Sono qui, immobile sul mio letto, a fissare il soffitto. E' bianco, insopportabilmente bianco. Mi innervosisce, quasi quasi ora mi sposto sul fianco.

Ecco fatto.

Ora osservo una delle mie chitarre, ebbene sì, sono un chitarrista. (Capitan Ovvio non è nessuno al mio confronto).

E' una meravigliosa Martin, l'ho comprata non mi ricordo quando in un negozio non ho ben presente dove, pagata forse.. No, non credo. Non ne ho idea.

Ma la mia memoria fa veramente così schifo?

Proviamo a dormire.. Non deve essere così difficile, sono le 2 di notte.

Ti piacerebbe avere... La capacità di addormentarti di botto.... Come quando eri piccolo.... Vero?.....".

E dopo quel lungo monologo interiore, Richie Sambora, chitarrista dei Bon Jovi, si strinse al cuscino e cadde inesorabilmente nel mondo dei sogni, dopo aver combattuto con l'insonnia e la tentazione che lo spingeva a bere a canna dalla bottiglia di whiskey, messa in bella vista nella vetrinetta del soggiorno.

 

Nota dell'autrice:

Saaaaaaaaaaaaaaaaaalve a tutto il popolo bonjoviano! *grilli* okay ehm, sì ecco..

Eccomi qui, stavolta con una storia e non più con una one-shot! Purtroppo mi dovrete sopportare per qualche altro capitolo, chiedo scusa per eventuali:

1)Crisi isteriche

2)Dolori intercostali

3)Attacchi di depressione improvvisi

4) eccetera eccetera

Magari la smetto di blaterare e vi chiedo gentilmente di lasciare una recensioncina, tanto per farmi sapere se devo migliorare qualcosa o simili. 

Grazie a tutti coloro che decideranno di non segnalarmi per danni morali, alla prossima!


Rosie

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Capitolo 2
*** What I see through this pay phone ***


Doveva essere una giornata come un'altra, la sveglia sarebbe suonata, come al solito, troppo presto per i suoi gusti.

“E' una calda, calda giornata a Los Angeles, oggi! Siete pronti a cominciare la settimana? Ci pensiamo noi a farla cominciare come si deve! Ecco a voi l'ultimo singolo di..”.

La donna castana spense di scatto la radiosveglia, come un gesto pressoché automatico da quando aveva trovato il suo primo lavoro. Decise di tenere gli occhi chiusi per un altro po', mentre cercava di fare pace con il mondo e di rassegnarsi al fatto che fosse sveglia e avrebbe dovuto rimanere così per le prossime 15 ore.

“Chi me l'ha fatto fare?” bofonchiò, grattandosi la nuca e sospirando. Nel suo immenso letto matrimoniale pareva come una lunga lince intenta a stiracchiarsi.

Il cellulare cominciò a suonare; partì una canzone piuttosto moderna, quel genere non faceva per lei. Era una donna di quarantacinque anni nel 2012 e mai e poi mai avrebbe smesso di amare il rock, il genere con il quale era cresciuta.

Eppure quella fastidiosa suoneria non l'aveva scelta lei. Ma per spiegare per bene le cose, forse, bisognerebbe aspettare un pochino..

Rispose e abbandonò controvoglia il suo 'stretching' mattutino.

“Pronto?”. La sua voce somigliava vagamente a quella di un presentatore televisivo del sabato sera, su un canale sconosciuto che probabilmente solamente la sua televisione visualizzava. Fatto sta che l'uomo aveva una voce particolarmente roca, provocata da un'operazione alle corde vocali qualche anno prima.

-Autostima a manetta come sempre -, si disse, dopo aver pensato quella strana similitudine.

“Chelsea, buongiorno! Come stai, tesoro?”.

“Mi sono appena svegliata, dovresti sapere che sono parecchio irritabile non appena apro gli occhi” rispose con una punta velenosa. Non ci poteva fare niente, era fatta così, tutti i suoi amici lo sapevano perfettamente quindi non si offendevano più di tanto di fronte al suo caratteraccio di prima mattina.

L'uomo dall'altro capo della cornetta ridacchiò.

“Oggi Ava va a scuola con Charlie.. Quindi, che ne dici di passare da me appena perdi le sembianze e l'atteggiamento del Grinch?”.

Chelsea strinse i denti.

“Ci vediamo tra poco” sbottò, chiudendogli il telefono in faccia, nella maniera più sgarbata possibile. L'avrebbe insultato altrimenti.. Beh, in ogni caso non le importava più di tanto, si sarebbe vendicata a breve.

 

Forse i lettori si stanno domandando tre cose:

1)Quale sia il lavoro di Chelsea

2)Chi sia Ava

3)Chi abbia dato del Grinch alla nostra protagonista

Rispondiamo in ordine.

Chelsea adorava la musica e, per non allontanarsi da essa, aveva deciso di lavorare in una casa discografica. Il suo sogno era sempre stato quello di fare la critica ma, per un qualche strano motivo, da un giorno all'altro aveva repentinamente cambiato idea.

Nel 1988 era entrata in contatto con una famosa rock band, in circolazione già da 5 anni buoni. Erano i Bon Jovi. Jon Bongiovi, il cantante, Richie Sambora, il chitarrista, e Desmond Child, produttore discografico e compositore, per scrivere una canzone avevano chiesto la partecipazione di Diane Warren (ebbene sì, la famosissima e stimata Queen of the Ballad) alias una delle migliori amiche di Chelsea in quegli anni. Diane, però, aveva avuto un impegno improrogabile e aveva scongiurato Chelsea di prendere il suo posto per comporre il brano. La ragazza non se l'era fatto ripetere due volte: i quattro scrissero una canzone che ebbe un discreto successo e che poi finì nel primo album da solista del chitarrista.

Da quel momento in poi continuarono a rimanere in contatto; tra i Bon Jovi e Chelsea nacque una meravigliosa amicizia che andava avanti da uno sproposito di tempo ormai. Le erano stati vicini anche nel momento in cui aveva deciso di fondare una sua casa discografica ma, ahimè, aveva fallito nell'intento.

Aveva tutte le carte in regola per poterci riuscire perfettamente, ma il suo ex capo aveva messo una brutta parola su di lei praticamente ad ogni artista che osava chiedere la sua collaborazione; si era licenziata in malo modo e non glielo avrebbe mai perdonato.

Vi chiederete ora che cosa faccia Chelsea nel periodo in cui è ambientata questa storia..

E' diventata una tournista dei Bon Jovi, nei panni di seconda chitarra.

Speriamo di aver chiarito tutti i dubbi inerenti al punto 1.

Ora, parlando di Ava..

Ava era la primogenita di Richie, nata dal suo primo ed unico matrimonio con l'attrice Heather Locklear, con la quale aveva divorziato qualche anno prima. Subito dopo aveva dovuto affrontare spiacevoli inconvenienti con l'alcool e la relazione con Denise Richards, una delle donne più false che Chelsea avesse mai incontrato nella sua vita, di certo non aveva migliorato la sua condizione. Grazie al cielo, però, quella storia poteva essere tranquillamente messa nell'archivio della sua lunga lista da degno Don Giovanni.

Ava era un'adorabile ragazzina dai lunghi capelli biondi, dagli occhi azzurri – presi dalla madre – e i lineamenti del viso identici a quelli del padre, ovviamente in versione femminile.

Chelsea, essendo la migliore amica del noto chitarrista americano, passava molto tempo con Ava e in quei giorni in cui stava con il padre, spesso la povera musicista si ritrovava a doverle fare da baby sitter, nonostante la ragazza avesse già 14 anni.

Richie d'altronde, un po' come tutti i padri del mondo, era eccessivamente protettivo. Se era impegnato con lo scrivere canzoni – come in quel momento -, pur di non lasciare da sola la figlia, chiedeva a Chelsea di accompagnarla a scuola, di venirla a prendere e poi, eventualmente, di portarla da lui.

Mettiamola così, quando la band non andava in tour, la nostra protagonista era una sorta di manager.

Tutti i dubbi e le perplessità riguardanti il punto 3 dovrebbero essere svanite nel nulla dopo la spiegazione ai due punti precedenti. Dite di no? Beh, allora continuate a leggere..

 

Chelsea, come ogni essere umano che si rispetti, aveva dei vizi. Tra questi ce n'era uno immancabile, se non succedeva quella determinata cosa era convinta che la sua giornata potesse essere pessima.

Lei doveva assolutamente, categoricamente, incondizionatamente, tassativamente prendere il caffè da Starbucks.

Sempre per una questione di abitudine decideva quasi sempre di prenderne due, anche se spesso e volentieri si beccava del Grinch dalla persona alla quale era destinato il secondo caffè.

Dopo essersi vestita in fretta e furia con un tailleur bianco di Gucci, aver indossato delle decolleté nere insieme ai suoi immancabili Ray Ban, e essere passata dal suo locale di fiducia, salì sulla sua adorata Bmw z4 cabrio, rossa, in direzione 'Casa Sambora'.

 


Richie era seduto a tavola, con il giornale sulle gambe e gli occhiali da vista ben posizionati sul suo naso. Non che ne avesse molto bisogno, ci teneva semplicemente alla sua vista; non poteva permettersi di perderla siccome leggeva spartiti un giorno sì ed uno sì.

La pagina della politica non lo lasciò particolarmente colpito, così come quella dell'economia, davanti alla quale si limitò a storcere il naso.

Erano solo brutte notizie, che senso aveva acquistare il giornale se poi l'unica cosa che era in grado di suscitare era depressione e avvilimento?

Scrollò le spalle, diede un'occhiata alla parte inerente lo sport e infine lasciò cadere il quotidiano sulla sedia di fianco alla sua.

Aveva una cosa da dire a Chelsea, non l'avrebbe presa per niente bene.

No, decisamente.

Si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro, nel vano tentativo di darsi una calmata, senza sapere che in realtà stava ottenendo l'effetto contrario.

“Quindi ecco.. Ho ricevuto una telefonata e.. No. Allora Chelsea io.. Ci siamo riavvicinati e.. No. Oh Dio, perché è così difficile?!”. Non voleva farsi prendere dallo sconforto, ma era quasi inevitabile.

Aveva paura di ferire la sua migliore amica e l'unica persona che conoscesse veramente ogni sua minima sfaccettatura, il suo modo di meditare e di prendere decisioni.

Il suono del campanello interruppe il suo dialogo con una Chelsea invisibile. Quella non avrebbe reagito, non come quella in carne ed ossa.

Quella vera l'avrebbe picchiato e steso a terra dopo un bel pugno sul naso. Ehi, non era ironico, era già capitato una volta.

Fatto un respiro profondo aprì la porta, fissò intensamente la donna dagli occhi azzurri e la carnagione chiara. Aveva i due bicchieri di caffè tra le mani e i lunghi capelli ondulati le ricadevano sulle spalle. Era impeccabile e bellissima, come al solito.

Richie non sarebbe riuscito a rimanere in silenzio per ulteriore tempo. Voleva maledire la sua incapacità di nasconderle qualcosa ma, prima che potesse pensare agli insulti da auto infliggersi, la sua lingua si era mossa permettendo alle parole di uscire dalla sua bocca, consapevolissimo del fatto che avrebbe scatenato l'ira funesta di Chelsea e avrebbe messo a repentaglio la sua stessa vita.

“Io e Denise siamo tornati insieme”.

 

Nota dell'autrice:

Buongiorno a tutti! Congratulazioni, siete sopravvissuti al prologo e anche al primo capitolo. Allora non sono una persona così cattiva O.o

Coooooooooomunque, bando alle ciance, alle quisquilie e ai pinzillaccheri (come diceva il mio professore di religione) spero che vi sia piaciuto il capitolo e che vogliate continuare a seguire questa storia. 

Come vi siete resi conto, Chelsea ha un bel caratterino.. Ne succederanno di tutti i colori, purtroppo per Richie.. Non vi dico altro, rischio di spoilerare ._.

Ringrazio le persone che hanno avuto il coraggio di recensire, ovvero:

_ _lullaby e

_barbara83,

i lettori silenziosi e tutti quelli che decideranno di continuare a seguire la mia ff.. Un bacione, alla prossima!

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Capitolo 3
*** Who said it would last forever? ***


“Chelsea, ti senti bene?”. Richie era visibilmente preoccupato per la salute della donna, immobile. Pareva che non stesse nemmeno respirando, ogni suo muscolo era teso.

“Togliti da davanti” biascicò, a voce troppo bassa perché l'uomo sentisse.

“Che hai detto?” chiese, avvicinandosi a Chelsea che, senza nemmeno pensarci due volte, gli aveva dato un sonoro schiaffo. Richie spalancò gli occhi e arrossì violentemente.

Lo sapeva bene che avrebbe reagito in quella maniera, non doveva stupirsi.

“Chelsea, posso provare a spiegarti?” provò a dire il chitarrista, mentre l'amica, senza dargli il minimo ascolto, era avanzata nel soggiorno, dopo aver gettato a terra la borsa.

“Che diamine ti è passato per quella cavolo di testa?!”. Era furiosa, letteralmente furiosa, e ne aveva anche tutti i motivi.

Che cosa voleva quella donna da Richie?

Chelsea ricordava perfettamente ogni minimo particolare della storia di Denise. Era la migliore amica di Heather, ma chiamarla migliore amica è un insulto per tutte le persone che ne possiedono una. Era la vicina di casa dei coniugi Sambora. Un giorno, come se niente fosse, aveva sedotto Richie e l'aveva addirittura portato a tradire la moglie. La situazione era degenerata vorticosamente, Heather aveva chiesto il divorzio perché si sentiva profondamente umiliata.

 

Perché l'hai fatto?”.

Io.. Non lo so Chelsea, non lo so. Ma credo di avere una grandissima abilità nel mandare tutto a quel paese”.

Dimmi perché l'hai fatto, ci sarà un motivo. Non accetto un 'non lo so' come risposta. Tu e Heather eravate perfetti. Mi stai ascoltando? Metti giù quella bottiglia e guardami negli occhi!”.

Poco dopo il divorzio, Richie era entrato in contatto con la sua condanna, con l'alcool.

Lasciò sul tavolino la bottiglia di vodka e rivolse a Chelsea uno sguardo stanco, quello che possiede un perdente o un uomo ferito mortalmente.

Sono stato un idiota. Adesso, se non ti dispiace, io ho smesso di combattere. Se devo morire, allora morirò”.

Chelsea non riusciva a trattenere la rabbia che possedeva dentro se stessa.

Perché non voleva combattere? Cosa diamine stava dicendo? Perché non riusciva a dargli la forza che ruggiva come un leone dentro di lei?

Mi stai prendendo in giro, vero? Tu NON devi morire, non ti deve nemmeno passare per l'anticamera del cervello! Non fare cazzate, Richie. Non è il momento di giocare. Hai appena iniziato a combattere, non devi smettere sul più bello”. Non voleva parlargli con un tono arrabbiato, ma non poteva evitarlo. In un certo senso, se fosse successo qualcosa di male a Richie, prima si sarebbe innervosita come si innervosisce una madre se un estraneo tocca i suoi cuccioli, e poi avrebbe pianto, perché si sarebbe sentita inutile, tanto inutile..

Non faccio cazzate, Chelsea. Non mi resta più niente..” mormorò con voce estremamente stanca e con le lacrime agli occhi.

E io chi sono? Io non ti lascio per nulla al mondo. Poi c'è la band. Vuoi veramente abbandonare Jon con quattro figli? David con i suoi mille boccoli e Tico con le sue infinite mazze da golf? E poi c'è Ava.. Lei pende dalle tue labbra, Richie. Ti vuole bene, sei il suo papà.. Non ricordi la canzone che le hai scritto? Diceva 'Ain't no me, without you'. Non credi che per lei valga la stessa medesima cosa?”.

L'uomo abbozzò un sorriso. Il nome di Ava cominciò a rimbombare nella sua testa, l'immagine della band era stampata nella sua mente e anche quella di Chelsea, che in quel momento lo scrutava e gli teneva le mani. Non se n'era nemmeno accorto..

Cosa dovrei fare? Hai visto come mi sono ridotto. Non riesco a farne a meno, quando bevo nulla può farmi del male.. Ogni rimorso tace, ogni paura si spegne.. E' così dannatamente facile..”.

Chelsea non poteva sentire quelle parole, le stavano letteralmente lacerando il cuore.

Finirai con l'ucciderti così. Ti prego, smetti di farti del male in questa maniera. Dammi l'illusione che io sia utile...”.

Richie sospirò, stava osservando un punto non ben precisato. Forse il divano, forse il camino. La vista era così sfocata..

Credo che.. Ci penserò su..” rispose, arrendendosi per l'ennesima volta. 
“Non mi devi deludere, non accetto nulla di simile” disse infine Chelsea, stringendolo a sé con tutte le forze che possedeva in quel gracile corpicino, così minuto di fianco al metro e ottantacinque di Richie.

Potresti iniziare con una cosa..” aggiunse la donna, impaurita nel pronunciare le parole che stavano per uscire dalla sua bocca. “Cerca di.. Allontanare Denise, per il momento. Questa storia ti fa solo stare peggio..”.

L'uomo fece spallucce.

Una cosa alla volta” rispose facendola breve. Non era interessato a quel consiglio ma Chelsea decise di non insistere più di tanto.

Aveva raggiunto un grande traguardo quel giorno, aveva fatto ragionare Richie. Aveva fiducia in lui, prima o poi avrebbe capito che autodistruggersi non serviva a nulla.

Doveva solo aspettare che se ne rendesse conto, rimanendogli al fianco, in silenzio..

 

“Beh, abbiamo parlato, siamo rimasti in contatto in tutto questo tempo e.. Ch-che stai facendo con quel vaso? Chelsea?!”.

La donna aveva preso in mano un grosso vaso indiano, acquistato a Delhi qualche anno prima, da Richie.

“Sei un cretino!” esclamò, tirandolo verso di lui che, grazie al cielo, riuscì a schivarlo.

“Ma che diavolo?! Chelsea, ne possiamo parlare da persone civili??”.

“Io e te? Parlarne da persone civili?? Richie, ti pare che ti sia servito a qualcosa, in passato? Risposta? No! Quindi ora vediamo se così lo capisci!”.

Chelsea era completamente fuori di sé.

Se qualche anno prima si era limitata ad innervosirsi di fronte allo stato pietoso in cui si era ridotto il suo migliore amico, in quel momento era furiosa, pronta a scatenare l'inferno ad una sola parola del chitarrista.

Prese in mano una Les Paul dorata, a mo di mazza da baseball.

“CHELSEA STRAITS, METTI IMMEDIATAMENTE GIU' QUELLA O SAREMO IN DUE A MORIRE OGGI!” urlò Richie, avvicinandosi velocemente alla donna, rossissima in viso. Poggiò la chitarra sul divano, e iniziò a dare inutilmente pugni sul petto dell'uomo. Sembrava una bambina intenta a combattere con un gigante.

Richie ridacchiò, prima di prenderle i polsi e bloccarle le mani.

“Puoi, gentilmente, darmi ascolto, ora?” chiese, a bassa voce, dopo averla messa a spalle al muro.

Per quanto si sforzasse, Chelsea non riusciva a fare il minimo movimento. Si sentiva impotente e debole come non mai. Non sembrava nemmeno la stessa bambina che picchiava i maschietti per avere una merenda decente, non come il tramezzino al tonno che sua madre si ostinava a rifilarle ogni giorno.

“Sentiamo che cosa hai da dire” sbottò infine. Richie sorrise, la caricò sulle spalle e cominciò a salire le scale. “Mi puoi lasciare? Non è il momento per scherzare questo!” esclamò, dandogli una serie di pacche sulla schiena che, per lui, avevano la stessa intensità di una puntura di zanzara.

“Ti porto in un posto dove non ci sono oggetti taglienti da lanciarmi addosso” rispose, lasciandola cadere malamente sul letto di camera sua. L'unica cosa che avrebbe potuto lanciargli sarebbe stata un cuscino.

Chelsea sbuffò scocciata.

“Non sono una bambina di dieci anni!” replicò, incrociando le braccia al petto.

“Appunto, è questo che mi preoccupa” rispose Richie, ridendo e sedendosi di fianco a lei. “Ha semplicemente detto che potremmo riprovarci, che stavolta ha meno cose a cui pensare e che sappiamo entrambi quali errori non commettere. Tutto qui. Siamo ancora nella zona prova, non è nulla di ufficiale..”.

“Se non la ritenessi una cosa ufficiale non mi avresti detto quel che mi hai detto” controbatté Chelsea, squadrandolo.

“Non ti ho mai mentito però, lo sai bene questo” rispose, mostrando un sorrisetto furbo.

“Come faccio a sapere che non mi hai mai mentito? Magari sei così bravo che non me ne sono nemmeno accorta”. Chelsea sapeva bene che quello sarebbe stato solo un modo per stuzzicarlo, non pensava realmente quelle cose.

“Ti accorgi perfettamente quando mento..” mormorò. "Il caffè si sta raffreddando nel sacchetto che hai lasciato in soggiorno, andiamo a fare colazione?" propose, come se non fosse successo nulla.

La donna era poco convinta di tutta quella storia. Dovette lasciar perdere a malincuore, Richie non le avrebbe detto altro, avrebbe rischiato di peggiorare le cose e basta. 

"Andiamo a fare colazione" rispose, arrendendosi.

 

Nota dell'autrice:

Bonjorno a tutti!

Ebbene sì, siamo arrivati anche al secondo capitolo! *applausi scroscianti e grida, provenienti dal mio cellulare, dall'applicazione ICrediInTe*. Okay, sono deficiente e questa non è per niente una novità!

Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno recensito ovvero:

_ _lullaby

_barbara83

_HarryJo

_VaVa_95, 

la mia migliore amica, VaVa_95, che oltre a recensire mi sopporta e continua a credere in me, e quei pazzi chiamati Bon Jovi che mi ispirano tutte queste genialate.

Alla prossima! 


Rosie

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Capitolo 4
*** Hey man, I'm alive ***


A colazione c'era uno strano, fastidioso, maledetto silenzio. Chelsea aveva la netta e terribile sensazione che si fosse spezzato qualcosa tra lei e Richie. Nel contempo, però, una parte di lei sapeva che nulla sarebbe mai intervenuto a loro sfavore. Se lo sentiva da quando si erano conosciuti lei, Richie, Jon, David, Tico e Alec, l'ex bassista che, purtroppo, non faceva più parte della band a causa di un incidente in moto, avvenuto intorno al 1992.

“Sei pensierosa” constatò il chitarrista, squadrando Chelsea e cercando di leggerle dentro, come era solito fare con lei e con Jon, in maniera particolare. Anche con Ava, certo, ma lei non era complicata come lo sono gli adulti; raccontava i suoi problemi e le sue paure senza troppi giri di parole.

“E' tutto okay” rispose Chelsea, mentendo spudoratamente e in maniera così palese da far scoppiare a ridere Richie. - Bravo, ridi ridi, mentre io ho una voglia immensa di prenderti a bastonate -. quel pensiero malvagio attraversò la mente di Chelsea che si tratteneva da un'ora dall'alzarsi e ricominciare a cercare di colpirlo.

Rich si schiarì la voce per dire qualcosa, ma fu interrotto dal suono del campanello di casa ancor prima di cominciare .

“Sarà la band, credo” disse l'uomo, alzandosi da tavola. Chelsea si passò le mani sulla faccia.

E se fosse stata Denise?

La donna deglutì rumorosamente, preparandosi psicologicamente nel caso in cui si trovasse di fronte a lei.

Ancora non sapeva il motivo, ma quella persona le dava un cattivo, cattivissimo presentimento.

Paranoia? Si, no, forse.

“Come volevasi dimostrare” esclamò Rich, mentre rientrava in stanza seguito da un uomo biondo con degli occhi di un azzurro e di una bellezza disarmanti. Aveva una sicurezza innata che mostrava fieramente con quel suo sorriso quasi beffardo. La corporatura era atletica, apparentemente non c'era nessuna imperfezione su quel corpo appartenente ad un cinquantenne.

“Buongiorno Jon”. Chelsea sorrise, tirando un sospiro di sollievo nel vedere che comparvero nel suo campo visivo altri due uomini, uno alto poco più di Jon con dei capelli biondi e riccioluti, lunghi fino alle spalle, e un altro, il più basso del gruppo, con capelli brizzolati ed un pizzetto nero, presente su quel mento da uno sproposito di tempo ormai.

Nessuna traccia di Denise.

“David, Tico, come state?” chiese la donna. Dave, il riccio, le scoccò un grosso bacio sulla guancia.

“Bene bimba, bene!” esclamò con il suo solito entusiasmo.

La band non si riuniva più così frequentemente, essendo in pausa ciascun membro aveva i suoi impegni personali.

Jon squadrò Chelsea per qualche istante, poi distolse lo sguardo. Qualcosa non lo convinceva..

“Beh, a cosa devo la vostra visita?” domandò il padrone di casa, incrociando le braccia al petto.

“Così, non possiamo venire a trovare Mr.Bluesman?” chiese David, fingendosi stupito e offeso nel contempo.

Chelsea doveva ammettere che non erano cambiati di una virgola da quando si erano conosciuti..

 

Chelsea scusa il disordine, da quando abbiamo avuto la pazza idea di abitare insieme.. beh, bisogna imparare a nuotare tra cartoni di pizza e bottiglie di birra” spiegò Jon, aprendo la porta della villa nella quale vivevano i cinque ragazzi. Non era molto spaziosa ma in compenso c'era una grande sala di registrazione, perfetta per le demo.

Non ti preoccupare” disse Chelsea, mostrando un ampio sorriso. Il soggiorno era spazioso, davanti ad un grande divano di pelle c'era un tavolino pieno zeppo di lattine di coca-cola e birra.

Pensavo peggio” mormorò la ragazza, ridendo.

Daveeeeeeeeeeeeeeee! Giuro che ti ammazzooooooo!!”. Una voce grave e graffiante provenne improvvisamente dalla cucina. Un ragazzo biondo scuro dai capelli gonfi sfrecciò davanti a Jon, Richie e Chelsea, alla velocità della luce.

Era la prima volta che quella povera ragazza li incontrava, Diane le aveva chiesto di collaborare con loro giusto la sera precedente.

Seguito dal tastierista, ecco arrivare un altro ragazzo di corporatura leggermente tozza, dai lunghi capelli neri, legati con un laccio bianco.

"Ragazzi!" esclamò Jon, esasperato. Probabilmente facevano sempre così, non avevano esattamente delle facce angeliche.

I due non ascoltarono il cantante che entrò in soggiorno e parlò rivolto ad un altro ragazzo, l'unico con capelli corti, neri, di corporatura gracile.

"Alec che accidenti è successo?".

"Dave ha spruzzato della panna montata sui capelli di Tico, appena lavati e si è arrabbiato perché a quanto pare stasera ha un appuntamento" spiegò brevemente, prima che la sua attenzione si spostasse su Chelsea. "Lei è..".

"Chelsea, ci aiuterà a scrivere un pezzo. Diane ha avuto dei problemi, lavoreremo con questa sua amica" spiegò Richie, sorridendole.

"Le avete già detto quanto siamo estremamente adorabili, meravigliosi, fantastici, bellissimi e unici?".

"Alec, perché avremmo dovuto mentirle? Sono io quello bellissimo!" replicò Rich, inizialmente serio, poi scoppiò a ridere. Anche Chelsea fece altrettanto, le piaceva stare in compagnia di quei rockettari dalle criniere indomabili.

"Andiamo in sala di registrazione.. Tu Alec vai a recuperare quei due?" chiese Jon, cominciando a immaginarsi il peggio per la sorte di David. Il bassista annuì divertito e uscì chiudendo la porta alle sue spalle.

"Okay, pace finalmente" mormorò Jon sospirando.

"Tiiiicoooooo lascia stare Daaaaveee!". Quella era l'inconfondibile delicatissima voce di Alec. Il cantante si passò una mano sul viso, farfugliando qualcosa.

"Fanno sempre così?" domandò Chelsea, perplessa.

"No" rispose subito Richie.

"Fanno anche peggio" concluse Jon.

 

"Certo che potete venirmi a trovare, ma di solito avete secondi fini" replicò il chitarrista divertito.

"Effettivamente c'era una cosa che volevamo chiedere". Tico prese un articolo di un giornale dalla tasca del jeans.

 

'Sambora-Richards di nuovo insieme?'

 

A Richie bastò leggere il titolo prima di restituire il foglio al batterista. Chelsea sospirò mentre Jon guardava il suo migliore amico.

"Non è niente di ufficiale, non potete fidarvi di un giornale di gossip". L'ironia presente nell'aria si era volatilizzata.

"E quindi dobbiamo credere al fatto che esci con la tua ex che ti ha fatto separare dalla donna della tua vita ma non è niente di ufficiale. Ovvio" mormorò David.

"Richie, per favore.. Voglio un pochino di sincerità”. Jon non voleva perdere la pazienza anche se il suo carattere non era mai stato particolarmente pacato.

“Sono sincerissimo. Che c'è di strano in tutta questa storia?” replicò Richie.

Chelsea e il cantante biondo si scambiarono uno sguardo di intesa; nessuno dei due intendeva lasciare il Re dello Swing nelle grinfie di Denise.

“Fa nulla, ci fidiamo di te. Che ne dici di farci sentire qualche pezzo del tuo nuovo album?” propose Tico che pensò bene di cambiare argomento; non sarebbe venuto fuori nient'altro. Rich annuì, il momento spiacevole simile ad un interrogatorio si era concluso ma solo temporaneamente, e lo sapeva benissimo.

“Io avrei bisogno di prendere il mio cellulare, mi sono resa conto di averlo lasciato sul sedile della mia auto!” esclamò Chelsea, interpretando perfettamente la parte di una donna in astinenza da tecnologia.

“Oh, anche io” disse Jon, toccandosi le tasche dei jeans e assumendo un'espressione tra il perso ed il preoccupato.

“Andate, tanto le avrete già sentite mille volte le tracce del cd, no?”. David aveva capito che i due avrebbero dovuto parlare.

“Infatti” risposero all'unisono e uscirono dalla casa Sambora senza lasciare al proprietario la possibilità di replicare.

Si ritrovarono in un giardino di dimensioni modeste. Sul retro c'era anche una piscina, con tanto di materassini e vasca idromassaggio.

Jon e Chelsea si sedettero sul prato, ai piedi di un melo.

“Lei si fa sentire quando lui è appena uscito dalla rehab ed ha perso dieci anni, esteticamente parlando. Guarda caso sta scrivendo il suo terzo album, ciò significa soldi”. Per Chelsea quella situazione era insostenibile, il ribrezzo per quella donna stava salendo vertiginosamente.

“Me ne sono accorto. Ma sai com'è fatto Richie, a volte è impossibile fargli cambiare idea se si è impuntato su qualcosa..”. Ed era vero, quell'uomo dalle mille sfaccettature sapeva essere particolarmente determinato e caparbio. Per qualche strano motivo quei due pregi andavano a braccetto per la maggior parte delle persone.

Chelsea e Jon si guardarono per qualche istante. Si era accesa una lampadina.

“Stai pensando quello a cui..”.

“Credo proprio di sì.”.

 

“Questa mi piace parecchio” sentenziò il tastierista, dopo aver ascoltato il brano appena cantato da Richie. Questo poggiò la chitarra sull'apposito poggia strumenti e sorrise soddisfatto del suo lavoro.

“Chissà che ne penseranno i fans” rispose pensieroso. “Ma Chelsea e Jon?”. Senza nemmeno farlo a posta, subito dopo aver pronunciato i loro due nomi, Chelsea e Jon entrarono nella stanza in cui c'era il resto della band. La donna, senza farsi vedere, fece scivolare un foglietto di carta nelle mani di David, che lo nascose dietro la schiena.

“Trovati i cellulari?” domandò Rich, poco convinto. Jon annuì, rivolgendo uno sguardo verso Chelsea. “Voi state architettando qualcosa” aggiunse il chitarrista, inarcando un sopracciglio e scrutando gli amici.

“Lascia a Sherlock Holmes il suo lavoro e torna a scrivere canzoni” concluse il suo migliore amico, ridacchiando e dandogli una pacca sulla spalla. Lo aveva convinto, ma solo per il momento..

 

Nota dell'autrice:

Saaaaaaaaaaaaaaaaaalve! Innanzitutto, grazie per aver letto questo capitolo, spero che sia stato di vostro gradimento! In caso contrario chiedo scusa, per eventuali minacce potete scrivermi una mail. Mi piacerebbe anche ricevere qualche recensione, tanto per farmi capire se è il caso che continui o meno o se devo aggiustare qualcosa.. 

Grazie a tutte le persone che hanno avuto la pazienza di recensire e un grazie particolare alla mia migliore amica, la povera vittima che mi sopporta 24 ore su 24. Alla prossimaaaaaaa!

 

Rosie

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Capitolo 5
*** Everybody needs somebody to love, everybody needs somebody to hate ***


“Credi che sarà d'accordo con noi?”.

“Io credo di sì. Lo sarei se fossi nei suoi panni..”.

“Sai che dovremo aspettarci di tutto, vero? E' pur sempre giovane..”.

“Ehi sta arrivando”. Un'adolescente dai lunghi capelli lisci e biondi si avvicinò a due figure vestite di nero da testa a piedi. Li squadrò con i suoi enormi occhi azzurri, presi dalla madre.

“Si può sapere per quale motivo sembrate due guardie del corpo?” chiese arcuando le sopracciglia. Jon e Chelsea risero.

“Lunga storia. Sali in macchina con noi? Ti va di fare un giro?” chiese il cantante. Richie quel giorno avrebbe dovuto occuparsi di qualche faccenda. Non aveva specificato bene di cosa e ciò aveva fatto venire innumerevoli dubbi all'intera band e a Chelsea. Comunque, a causa dei suoi impegni, aveva chiesto ai suoi due migliori amici di occuparsi di Ava per qualche ora. Avrebbero sfruttato questa situazione a loro favore.

“Papà ha problemi?” domandò la ragazza, allarmata.

“No no, è tutto okay” rispose subito Chelsea, scompigliandole i capelli e invitandola a salire sull'automobile di Jon, una Chevrolet Camaro acquistata giusto l'anno precedente. La ragazza prese posto sul sedile posteriore, per niente convinta di tutta quella messinscena.

“Che mi nascondete?”.

“Non appena saremo a casa mia ti spiegherò tutto per bene” rispose Jon, imboccando la tangenziale per arrivare nell'appartamento che aveva acquistato piuttosto vicino a Richie. Non era particolarmente spazioso, però gli andava benissimo per passarci un paio di settimane, prima di tornare nel New Jersey da moglie e figli.

Ava sospirò e appoggiò la testa al sedile, mettendosi nelle orecchie entrambe le cuffie dell'Ipod e cominciando ad ascoltare musica.

“E se stessimo per fare una sciocchezza?” chiese Chelsea, a bassa voce. Jon rispose facendo spallucce.

“Tentar non nuoce.. Ora scopriremo che ne pensa” concluse, iniziando a rallentare; l'automobile era di fronte al palazzo in cui c'era il suo quadrilocale. Parcheggiata la macchina, i tre salirono fino all'ultimo piano, il sesto. Ava mostrava in continuazione segni di incertezza, le unghie della mano sinistra erano tutte mangiucchiate. Sapeva che quel qualcosa riguardava suo padre, non avrebbero avuto altri motivi per volerle parlare così.

L'entrata dell'appartamento era semplice, c'erano uno specchio, un tavolino di vetro con su un portacenere, un appendiabiti di ferro ed una piccola scarpiera. Il soggiorno invece era illuminato da un'immensa finestra affacciata su un balcone di due metri per tre. C'era una televisione con tanto di lettore dvd ed una pila di cd al suo fianco.

Ava si lasciò cadere sul sofficissimo divano giallo oro, perfetto con quelle tende di un giallo scuro e il tappeto davanti alla libreria pressoché vuota.

"Hai sentito che cosa.. Sta combinando tuo padre..".
"Con quella strega di Denise?" replicò Ava, sbuffando. Se parlava così c'erano 2 opzioni: o era nervosa per problemi personali o non sopportava Denise. Jon e Chelsea decisero di credere alla seconda opzione.

"Ava, abbiamo bisogno di te per fare una cosa che ci toglierà dai piedi quella bionda ossigenata". Forse Chelsea si stava facendo prendere la mano..

"E cioè?" domandò subito Ava, della quale avevano completamente conquistato la fiducia e l'attenzione. Chissà, forse in fondo sperava che il padre e la madre tornassero insieme..

"Oggi usciranno insieme. Dobbiamo fare in modo che sia un appuntamento a dir poco catastrofico" spiegò Jon, forse con eccessivo entusiasmo.

"Ma ce ne saranno altri..". mormorò la ragazza, con un velo di sconforto.

"Ava, guardami bene negli occhi". Chelsea si sedette sul divano, accanto alla ragazzina bionda. "Renderemo loro le cose così difficili, che non solo saranno costretti a rimandare l'uscita, ma anche a non vedersi mai più. Allora, ci stai?" chiese infine, porgendole la mano. Ava la scrutò, per poi stringerla vigorosamente.

"Eccome se ci sto" concluse, con la determinazione di un Sambora.

 

"Come volevasi dimostrare.." mormorò Jon, osservando Richie mentre parcheggiava l'auto fuori dalla casa di Denise. Il biondo aveva tra le mani un binocolo, recuperato gentilmente da Ava, perplessa ma anche a disagio.

"Come pensiamo di agire?" mormorò la ragazza, attenta a non muoversi; erano tutti e tre dietro ad un cespuglio, le probabilità che Richie potesse vederli sarebbero state alte se non avessero fatto attenzione. Il chitarrista scese dalla sua Ferrari grigia, pronto a citofonare. La strada era in discesa, parecchio lunga.

"Oh, ma abbiamo già agito tesoro.." rispose Chelsea, con un pizzico di cattiveria. La ragazza inarcò un sopracciglio; cosa avevano architettato in così breve tempo? 

Non fece nemmeno in tempo a pensarlo, che l'auto di Richie cominciò ad andare in discesa alla velocità della luce.

"Ops, qualcuno ha manomesso il freno a mano.." commentò il cantante, con una finta aria innocente, trattenendosi a mala pena dall'emettere un ghigno malefico. 

Richie, non appena se ne accorse, cominciò a rincorrere la sua adorata Ferrari, urlando inutilmente parole come 'Ti prego, fermatiiiii'.

"Siete perfidi!" disse Ava, ridacchiando.

"E non hai ancora visto niente!” replicò Chelsea, estraendo dalla tasca un telecomando nero e premendo un pulsante. "Allora, se lo conosco bene, il signor Sambora ora farà finta che non sia successo nulla e quindi tornerà davanti alla casa di Denise per citofonarle e spiegarle del suo ritardo. Farebbe di tutto pur di non fare brutta figura. Dopo averle chiesto di scendere chiamerò il carro attrezzi. Ma...".

"Ma?" domandò Ava, curiosa come non mai. Chelsea le fece segno di osservare il padre.

Richie continuava invano a citofonare, ma non c'era nulla da fare; Chelsea aveva messo KO il citofono con quel telecomando.

"Non avete pensato a tutto però, ha comunque il cellulare per avvisarla.." osservò Ava.

"E se la scheda fosse stata come dire.. Smagnetizzata?".

"Siete dei geni!" esclamò, contenta come non mai.

Intanto Rich imprecava inutilmente contro la tecnologia a lui avversa.

“Tra la sua auto abbandonata e mezza sfasciata, e Denise, cosa sceglierà il nostro eroe?”. La domanda posta da Jon era evidentemente retorica: Richie aveva una grossissima passione per le automobili, in quel momento la priorità era la sua Ferrari. Denise non sarebbe scappata, insomma, si sarebbe fatto perdonare in qualche maniera.

L'uomo, come avevano già predetto Jon e Chelsea, aveva recuperato il cellulare dalla tasca dei suoi jeans. Compose il numero tre volte prima di sbuffare, nervoso come non mai, e di dirigersi a grandi passi verso il parco; a cento metri circa c'era un negozio di auto addetto anche al recupero dei mezzi dopo gli incidenti.

“Ora andiamo, non c'è bisogno di assistere a tutta la scenetta” sussurrò Chelsea, alzandosi lentamente dopo essersi accertata che Richie non li avrebbe visti.

“Dobbiamo assolutamente rifarlo!” esclamò Ava. Era felice e piena di adrenalina, si sentiva potente perché era convinta al cento per cento, di stare aiutando suo padre. Ed era così, quella relazione non avrebbe mai fatto del bene. D'altronde è risaputo: le minestre riscaldate non sono mai un granché.

“Tu però devi prometterci che non dirai niente a tua madre e che se ti chiede dove vai in giro, rispondi con le tue amiche oppure in biblioteca.. Altrimenti addio zia Chelsea e zio Jon” disse la donna, togliendosi dai capelli una foglia.

“Sì certo, non c'è nessun problema! Lo prometto. Ma voi dovete promettere a me che non mi lascerete mai fuori da questa storia. Io.. Io non voglio che mio padre stia di nuovo male..”. I pensieri più nascosti di quella ragazza cominciavano a tornarle in mente molto frequentemente da quando era venuta al corrente di quella 'minestra riscaldata'.

“Te lo promettiamo” rispose immediatamente Jon, con una mano sul cuore. Chelsea fece altrettanto, scompigliando i capelli della ragazzina.

“Adesso la riaccompagni tu, Jon? La casa che hai qui è abbastanza vicina a quella di Heather..”.

“Sì, nessun problema. Ci sentiamo più tardi” rispose il biondo, scoccando un bacio sulla guancia di Chelsea. Ava fece altrettanto, accompagnando il bacio ad un sorriso carico di gioia.

I due si diressero verso la Camaro del cantante. Chelsea era tornata ad essere sola, con i suoi mille pensieri e le sue preoccupazioni. Poteva sembrare una sciocchezza, il suo migliore amico era grande, adulto e vaccinato, di certo non necessitava di una baby-sitter. -Oh, invece sì che ne ha bisogno! Guarda come si comporta! - pensò, dando un calcio ad un sassolino sul bordo del marciapiede, diretta verso casa. Era giusto a cinque minuti da lì, quella era la zona migliore di Los Angeles, la più tranquilla ma al contempo anche quella più abitata dai vip.

Con le mani in tasca, la giacca di pelle nera, i jeans neri ed un paio di scarpe decolleté con il tacco, sembrava una vera e propria rockettara. Le pareva di essere tornata indietro negli anni '80.

“Bei tempi” mormorò, continuando a camminare e a fissare il marciapiede grigio.

Giunse finalmente a casa sua. Aveva bisogno di un bagno, uno di quelli completamente rilassanti e capaci di far smettere di pensare alle eventuali preoccupazioni.

Era stata una giornatina niente male, la sua mente traboccava di idee che, automaticamente, mettevano a tacere la sua coscienza: era giusto o meno quello che stava facendo per Richie? E se l'avesse scoperto? Si sarebbe arrabbiato, ovviamente. Dato che si sarebbe arrabbiato, allora stava facendo una cosa sbagliata. O no?

“Chelsea sei diventata una noia con l'età” farfugliò, lasciando cadere a terra gli abiti che indossava. Sciolse i capelli, fino a qualche minuti prima raccolti in una coda di cavallo. Si mise davanti allo specchio; era cambiata. Aveva quarantacinque anni. E pensare che, a 30, credeva di aver raggiunto ogni traguardo. Invece.. Invece no, nel giro di breve tempo aveva distrutto ogni obbiettivo che si era prefissata di raggiungere. Si era sposata con un uomo apparentemente perfetto.

Apparentemente.

Si conoscevano da due anni, erano fidanzati da uno e mezzo. Chelsea era una di quelle persone fermamente convinte nell'esistenza di quella magica e strana cosa chiamata amore. Decise quindi di sposarsi, non le importava il fatto che conoscesse quel Ross da un tempo relativamente breve. Lei era convinta di saperne più di sua madre.

Con il passare delle settimane, però, le sue certezze erano svanite nel nulla più totale: Ross la tradiva. Aveva cominciato quando Chelsea si tratteneva al lavoro fino a tardi per ultimare tracce o per sistemare contratti. Si sentiva messo da parte, era una persona fondamentalmente molto insicura e sua moglie non lo aiutava per niente.

Non avevano avuto tempo di avere figli; dopo sette mesi di matrimonio, Chelsea si presentò da Ross con i documenti del divorzio, a pezzi. Ne uscì devastata, aveva smesso di credere in quella bella menzogna che inizia con la lettera “a”.

Mise un piede nella vasca da bagno, poi anche l'altro. Si adagiò lentamente nella calda acqua, piena di sali all'arancia, il suo aroma preferito.

Sarebbe rimasta lì a tempo indeterminato, non aveva nessuna intenzione di uscire da quel silenzio quasi paradisiaco.

“Richie.. Chissà che diamine stai combinando ora..”. 

 

 

Nota dell'autrice:

Buongiorno! O meglio, buonasera. Siamo giunti anche a questo capitolo, spero che vi sia piaciuto!

Grazie mille a tutti quelli che non si sono stufati di seguirla, alle persone che hanno recensito e, come sempre, alla mia migliore amica *faccina che manda baci a destra e a manca come quella qui sotto* 

 

 

Alla prossima! :D

 

Rosie

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Capitolo 6
*** No, this ain't a love song ***


“Buongiorno!! Dormito bene? Spero di sì, oggi abbiamo parecchio lavoro da sbrigare, ti voglio attiva!”.

“Jon, ma tu non hai un pulsante per spegnerti come faccio con la mia radiosveglia?” farfugliò Chelsea, ancora mezza addormentata. Detestava essere svegliata, finiva sempre per dimenticare i sogni che faceva.

“Purtroppo no” replicò il biondo, accennando una risata. Chelsea sbuffò per poi aprire un occhio.

“Come hai fatto ad entrare?” chiese poi, tra il perplesso e il sorpreso.

“Sono un uomo dalle mille risorse.. E poi c'era la chiave di scorta sotto il tappeto” disse sarcasticamente. La donna rispose con un altro sospiro.

“Forza, che cosa hai in mente per oggi?”. Jon ci dovette pensare per qualche secondo. Si distese accanto a lei, incrociando le braccia e poggiando la testa su un cuscino rosso.

A Chelsea, senza un ragione ben precisa, venne subito in mente un episodio..

 

Non è molto.. Virile quello che stiamo per fare”.

Concordo. Non possiamo andare, che so.. In un bel pub?”.

Tacete, non andremo a bere birre la notte di San Lorenzo!”. Chelsea riportò il silenzio nella 7 posti di Tico. Erano andati a Barcellona per trascorrere una misera settimana di vacanze. Non potevano permettersi molte pause, ciascuno di loro era pieno zeppo di impegni.

Colpa del rock.

Ma certo, noi tutti preferiamo di gran lunga vedere le stelle cadenti ed esprimere desideri per rendere migliore il nostro meraviglioso futuro!” disse Alec, con una finta aria sognatrice. Chelsea gli diede una gomitata nello stomaco.

Alec, vuoi smetterla?”. Il bassista rivolse gli occhi verso il cielo, ridacchiando. Quei cinque erano nati per rendere la vita di Chelsea un inferno, questo era poco ma sicuro.

Chel, va bene se parcheggiamo qui?” domandò il batterista. La ragazza annuì.

Perfetto, si vedranno benissimo da qua..” constatò, osservando una grande spiaggia dalla sabbia bianca, resa ancor più chiara dal sole che stava tramontando. Non c'era nessuno, solo un'immensa distesa di granellini sottili di fronte ad un mare azzurro e limpido.

Hey, è bellissimo qui” commentò Jon, sorridendo. Il resto della band annuì concorde.

Ve l'avevo detto io!” replicò Chelsea, scendendo dall'auto e prendendo un grosso cestino da picnic, nel quale aveva messo dei teli da mare, varie vivande e bevande di ogni genere.

Ve l'avevo detto io” replicò Richie, facendole il verso. La povera futura martire decise di far finta di niente, con lui si sarebbe vendicata più tardi.

I sei ragazzi si diressero verso quel magnifico Paradiso terrestre. Alec e David si occuparono di stendere a terra gli asciugamani, prima di cominciare e gettarsi addosso dell'acqua; tipico. Anche Tico e Jon si unirono.

Chelsea non era dell'umore. Francamente non si spiegava nemmeno il motivo, pochi minuti prima sembrava così felice e del tutto beata.

Mentre gli amici nuotavano al largo, lei preferì distendersi, ad osservare il cielo, pronto a riempirsi di stelle comete. Non poteva costringere quegli scatenati a rimanere lì ad esprimere desideri, Alec aveva ragione.

A che cosa pensi?” domandò Richie, stendendosi accanto a lei. Chelsea fece spallucce e sospirò, senza distogliere lo sguardo da un paio di nuvole, intente ad allontanarsi lentamente.

A tutto e a niente”.

Mh..”. Rich non sapeva bene cosa dire. Eppure era sempre stato particolarmente logorroico e spontaneo. “C'è qualcosa che non quadra. Dai, dimmi che ti succede”. Un milione di cose sfiorarono la mente di Chelsea, che si costrinse a fare un po' di ordine per rispondere a Richie.

Ti arrabbi se ti dico che sto pensando a Ross?”.

I due si frequentavano da un paio di mesi e a Rich questo fantomatico 'Ross' non andava per niente a genio. In realtà non avevano avuto modo di parlare molto, anzi: i giudizi del chitarrista si basavano solo ed esclusivamente su una vigorosa stretta di mano.

Non era geloso, si rifiutava di pensare ad una cosa simile.

Perché dovrei arrabbiarmi? Voglio sapere che cosa ti preoccupa, però..” mormorò, cominciando a prendere della sabbia nella mano destra e a farla scivolare lentamente tra le dita.

Beh.. Sembra che tu non lo sopporti. Sbaglio?”.

No, non sbagliava.

Richie però non poteva confessarlo così, su due piedi. Sarebbe passato per possessivo, non voleva una cosa simile.

Ehi, sei maggiorenne e in pieno delle tue facoltà mentali, sei completamente in grado di decidere cos'è meglio per te” ribatté, cercando di auto convincersi delle sue parole.

Sì.. Hai ragione” rispose Chelsea, dopo un momento di esitazione.

Nella voce di entrambi c'era una grande insicurezza, ma tutti e due cercarono di far finta di niente.

Quel 'sesto senso' di Richie non lo avrebbe mai abbandonato. Quel Ross nascondeva scheletri nell'armadio, se lo sentiva. Eppure.. Eppure pur di non ferire e perdere Chelsea avrebbe messo a tacere ogni sua impressione, senza sapere che avrebbe fatto bene a parlargliene, visti gli esiti del loro rapporto..

Guarda! La prima stella cadente!” esclamò Rich, puntando l'indice verso il cielo.

Esprimi un desidero!” disse Chelsea, sorridendo emozionata. Rimasero in silenzio solo per qualche secondo.

Che cosa hai desiderato?” domandò la ragazza, curiosa.

Non te lo dico, altrimenti non si avvera” replicò Richie, facendole la linguaccia.

Insopportabile di un Sambora..”.

 

“Hey? Terra chiama Chelsea! Hai sentito quel che ho detto?”.

La voce di Jon riportò alla realtà Chelsea, immersa nei suoi ricordi più belli.

“Come? Ah no.. Scusami non, non ho sentito” disse in tono di scusa. Il cantante la squadrò con i suoi occhi blu.

“Ho detto che forse dovremmo parlare con Richie..” propose il biondo.

“Scherzi? Non ci dirà mai niente” replicò la donna, alzandosi dal letto. Indossava una camicetta da notte di un rosa antico. Copriva il suo corpo sottile e ancora in ottime condizioni, nonostante i quarantacinque anni, fino a metà coscia. Sciolse i capelli, lunghi e mossi, che ricaddero con innata leggerezza sulle spalle e sulla schiena.

“No però.. Potremmo chiedergli di vederci. Se uscirà con Denise, allora dirà di essere impegnato”.

Effettivamente Chelsea non aveva pensato a quell'opzione. Annuì vigorosamente, dopo aver aperto l'armadio e scelto gli abiti da indossare.

“Sai, credo che mi sia venuta in mente una bella idea..” mormorò, rivolgendo a Jon un sorrisetto malizioso. L'uomo assunse un'espressione confusa.

“Di che si tratta, Strega di Biancaneve?”.

Chelsea rise e si diresse verso il separé per cambiarsi. L'aveva acquistato in Cina, se n'era innamorata subito. Era di vetro, bianco, con dei disegni di camelie rosa.

“Sai che il nostro caro amico Richie vuole essere impeccabile. Insomma, per lui la seduzione è una vera e propria arte..” commentò, sfilando la vestaglia e indossando una morbida maglia di cotone, grigia, con una modesta scollatura.

“Sì.. Continua”.

“E sai anche quanto possa arrabbiarsi una donna nel momento in cui le dai buca addirittura per due volte di seguito..” aggiunse, mettendosi un paio di pinocchietti aderenti, bianchi. Le stavano a pennello.

“Lo so eccome” rispose accennando una risatina divertita.

“Ecco, quindi..”. Chelsea tornò nel campo visivo di Jon, che si era alzato dal letto e si era messo a camminare per la stanza. “Quindi passami il cellulare e preparati ad avvisare Ava”. Il cantante annuì, senza smettere di sorridere. Probabilmente quella strana, assurda e divertente situazione, lo faceva sentire come una sorta di spia. Passò il cellulare a Chelsea che compose velocemente il numero di Richie.

Ormai lo sapeva a memoria, l'avrà chiamato un miliardo di volte.

“Pronto?”.

“Ehi Bluesman, come stai?”. Doveva essere spontanea e non risultare troppo diversa dal solito.

“E' tutto okay. E tu invece?” rispose l'uomo, con la sua naturalezza di tutti i giorni.

“Si, tutto benissimo.. Non è che ci potremmo vedere in giornata?”. Jon era in un religioso silenzio. Richie ebbe un attimo di esitazione.

“Veramente no.. Oggi ho da finire qualche pezzo che non mi convince..”. Si sentiva l'inconfondibile suono di dita che scivolano sugli specchi.

“D'accordo, non ti preoccupare. Beh, allora vedrò di trovarmi qualcos'altro da combinare, buon lavoro Re dello Swing!” esclamò Chelsea, prima di riattaccare. Guardò Jon. “Come volevasi dimostrare, è 'impegnatissimo'. Chiamo Ava. Inferno, parte 2”.

 

 

Buongiorno bonjoviani, grazie a tutti quelli che hanno letto anche questo capitolo, spero che vi sia piaciuto! Ne capiteranno ancora di tutti i colori al povero Richie, preparatevi a leggere di tutto nel prossimo capitolo! Un bacione a tutti quelli che hanno deciso di seguire questa storia e recensirla:

 

E un bacio alla mia migliore amica che, dato che fa la schizzinosa e i baci da Jon non li vuole, ora si becca questa immagine:

 

 


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Capitolo 7
*** Tell me why love is war ***


Jon e Chelsea arrivarono velocemente davanti alla casa in cui abitavano Heather e Ava. La ragazza aveva detto di doversi preparare e che ci avrebbe impiegato solo dieci minuti, vista la situazione particolarmente delicata.

“La prossima volta guido io” borbottò Chelsea, sistemandosi la cintura di sicurezza.

“Che c'è che non va con il mio modo di guidare?” replicò Jon, prima spalancando i suoi occhioni azzurri e poi aggrottando la fronte.

“Non lo so, chiedilo alla signora che stavi per investire” disse la donna, ridacchiando. Il cantante era pronto a vendicarsi con del solletico, un'arma da sempre efficace sulla povera Chelsea; non appena i Bon Jovi scoprirono questo suo punto debole, non smisero mai di ottenere vendetta in quella maniera, con lei. Non poté passare all'azione: nel suo campo visivo apparve una donna bionda di cinquant'anni che ne dimostrava parecchi di meno.

Heather.

“No dannazione, ora che ci ha visti che cosa le diciamo?” mormorò Chelsea, pronta a prepararsi un centinaio di scuse da utilizzare con una madre protettiva come lei. Era vero, erano in buoni rapporti, nonostante fosse la migliore amica dell'uomo che l'aveva tradita.

Il problema era Jon..

 

No, no e ancora no. Io non ci salgo sul pullman con quella iena”.

Jon, santissimo Paradiso, qual è il problema?”.

Lei è il problema, la sua voglia di comandare, di fare la prima donna e la sua incredibile capacità nel rompere le scatole a tutti. Non è mica il manager!”.

La band doveva partire per New York, si sarebbero dovuti esibire la sera successiva. Era il 1995, Richie e Heather si erano sposati da solo 6 mesi e Jon non riusciva a sopportarla.

Ci sono alternative?” chiese Chelsea, sbuffando. Francamente non riusciva a capire quale fosse il problema del ragazzo biondo nei confronti della signora Sambora.

Sì. Lei rimane a casa, staccata da Richie. Tanto le faranno compagnia le sue manie di protagonismo!” sbottò incrociando le braccia. Chelsea non poté fare a meno di ridere, stava facendo tutti quei capricci per una sciocchezza.

Sei forse geloso del tuo Rich?” azzardò, inarcando un sopracciglio e mostrando un sorrisetto furbo.

Jon non rispose, sbuffò nuovamente, scocciato come prima, e si diresse a passi lunghi e ben distesi verso il conducente del pullman.

Sbaglio o è un tantino nervoso?” chiese David, osservando il cantante.

Tanto per cambiare” rispose Tico accennando una risata amara.

E si può sapere il motivo?” continuò il tastierista, osservando Jon mentre litigava animosamente con il povero conducente.

Lei” disse Chelsea, facendo un gesto allusivo con la mano verso Heather. Stava accarezzando la guancia di Richie, mentre lui la guardava con due occhi a forma di cuore.

Era una bella immagine..

Ahi-ahi-ahi” dissero tastierista e batterista all'unisono e seguì una risata.

Oh, grazie! Visto? Non è stato così difficile!” esclamò Jon, tornando da Chelsea. “Viaggeremo su due pullman differenti. Ringraziatemi!” disse infine, rivolgendo loro un grosso sorriso soddisfatto.

Non commenteremo Bongiovi. Tu viaggi sul tuo pullman, noi ce ne andiamo con il nostro” dissero i tre, allontanandosi e lasciando solo il cantante.

Grazie mille eh!” strillò, avvilito.

Heather gli lanciò uno sguardo poco raccomandabile, mentre Richie lo squadrava perplesso, domandandosi per quale motivo non stesse salendo con il resto della band sul pullman.

Ah, lui e il suo orgoglio..

 

“Jon, da quanto tempo che non ci vediamo” disse Heather, dopo che fu costretto da Chelsea ad abbassare il finestrino della sua auto.

“Hetty.. Già, non sei cambiata di una virgola. Purtroppo”. Farfugliò, cercando di non far sentire l'ultima parola.

“Noto che la vecchiaia sta cominciando ad avere la meglio anche sul tuo bel faccino. Guarda un po' questi zigomi ed il collo. Ti danno un'espressione così.. Anziana e particolarmente vissuta. Ti ricordavo più giovane, Jon caro”.

Una vena cominciò a pulsare sul collo del biondo, segno di grandissimo nervosismo. Chissà per quale motivo tra i due non era mai scorso buon sangue.

“Io invece ti ricordavo più formosa, invece noto che i fianchi si sono allargati e beh, del resto te ne accorgi anche da sola” replicò l'uomo. Heather chiuse velocemente la vestaglia che aveva indosso, coprendosi dal collo fino alle ginocchia.

“Ava avrà da fare, stamattina” replicò stizzita. Chelsea rivolse uno sguardo killer al biondo: avevano bisogno di Ava e lui, con la sua solita 'simpatia' spassionata per Heather, aveva rovinato tutto.

“E lei se la sente a passare tutto il giorno con te? Wow, che coraggio!”.

“Buona giornata, Chelsea” concluse la donna bionda, allontanandosi dopo aver incenerito Jon con lo sguardo.

“Altrettanto, Hetty..” mormorò in risposta. Il cantante, ovviamente, non rispose. Si mise gli occhiali da sole e riaccese il motore, imboccando quella strada che l'avrebbe portato a casa di Richie.

Chelsea continuava a guardarlo scuotendo la testa.

“Beh, che c'è? Hai visto come ha fatto??” sbottò.

“Sei peggio di un bambino. Muoviti ad andare a casa di quel disgraziato e non voglio sentire altri commenti su Heather” concluse la donna, poggiando la testa sul sedile e sbuffando.

“Tanto so di avere ragione io..” borbottò Jon, assumendo un'espressione offesa, alla quale Chelsea non fece il minimo caso.

In quel momento stava pensando a come distruggere l'appuntamento tra Richie e Denise e, soprattutto, ad una maniera per entrare a casa del chitarrista senza destar sospetti e far scattare i vari allarmi.

Non sarebbe stata un'impresa molto semplice, questa volta si trattava di dover intrufolarsi in una villa e, senza Ava, sarebbe stato ancor più difficile.

“Eccoci” annunciò Jon, interrompendo il flusso dei pensieri di Chelsea. Si ritrovarono di nuovo davanti a quella casa ormai vista mille volte.

“Abbiamo bisogno di un piano ben organizzato, sappiamo come comportarci all'interno di casa sua. Il problema ora sta nel disattivare gli allarmi alla porta principale e alle finestre e..”. Entrambi sobbalzarono: nel silenzio più totale, qualcuno aveva bussato sul vetro dell'auto di Jon. Si voltarono di scatto alla loro sinistra, il suono proveniva da quel finestrino.

“Ava! Che ci fai qui?” domandò Chelsea, respirando profondamente per riprendersi dallo spavento, dopo essere scesa dalla Camaro.

“Mia madre è convinta che io stia facendo un bel bagno rilassante” rispose con nonchalance per poi salutare Jon con un sorrisetto.

“Bene, ora che c'è Ava è tutto sistemato. Immagino tu sappia cosa devi fare” mormorò il cantante, mentre la ragazza annuiva.

“Distrarre mio padre?”.
“Esattamente” risposero i due adulti, in coro.

“Un gioco da ragazzi” replicò, prendendo il cellulare e componendo il numero di Richie. Avrebbe dovuto sfruttare al meglio le sue doti di attrice tramandatele dalla madre. “Papà, scusami se ti disturbo ma volevo parlare un po' con te.. Sono qui fuori casa, potresti scendere dieci minuti? Sì sì, non voglio rubarti tanto tempo.. Un gelato? Sì, non sarebbe una cattiva idea. Grazie, ti voglio bene anch'io” riattaccò, pienamente soddisfatta di se stessa. “La casa di mio padre sarà a vostra completa disposizione tra dieci minuti” concluse, facendo un piccolo inchino.

“Ti meriteresti l'Oscar” commentò Chelsea, scoccandole un grosso bacio sulla guancia.

Era arrivato il momento di mettere in atto il piano A.

 

“Ava è stata chiara, abbiamo a disposizione un quarto d'ora, non un minuto di più. Dobbiamo darci una mossa” disse Jon, allarmato, mentre saliva velocemente le scale insieme a Chelsea.

I due si ritrovarono nella camera di Richie, collegata direttamente ad un ampio bagno dal pavimento di marmo ed i muri rigorosamente bianchi, senza una minima imperfezione, nessuna ombra di muffa o di crepe. C'era poi un mobile di dimensioni modeste, sul quale c'erano una decina di asciugamani, ognuno di un colore differente. Sembravano estremamente soffici, facevano venire voglia di lavarsi le mani solo ed esclusivamente per poterli utilizzare.

Alla destra dei due c'era una grande doccia, parecchio spaziosa e con tutti i comfort possibili e immaginabili, dalla possibilità di sedersi e godersi l'acqua calda, alla presenza di una radio sintonizzata sulla propria stazione preferita.

Chelsea entrò nella doccia e prese la confezione di shampoo che Richie teneva nel portaoggetti azzurro.

“Jon, ora” disse rivolta al cantante, che aveva appena sfilato dalla sua tasca un colorante per capelli azzurro.

“C'è scritto che dura una settimana, indipendentemente dal contatto con l'acqua o con altri prodotti” aggiunse il cantante, leggendo quel che c'era scritto sulla boccetta di vetro che teneva tra le mani.

“Perfetto direi” esclamò Chelsea, rovesciando nello shampoo tutto il contenuto.

“Questo annullerà ogni suo impegno per i prossimi sette giorni. Dici che c'è bisogno di fare altro?” domandò Jon, pensieroso.

Chelsea ci rifletté su qualche istante.

“Direi che tutte le idee che abbiamo avuto potremo utilizzarle quando i suoi capelli torneranno ad essere castani. Ora dobbiamo solo sperare che Ava faccia ciò che le abbiamo consigliato di fare..” rispose infine. Jon annuì.

“Direi che possiamo andare” concluse, dirigendosi verso l'uscita.

 

“Allora piccola, che cos'è successo?”. Richie osservava la figlia, mentre guardava un punto non ben precisato del parco nel quale erano andati.

“No, nulla papà.. Sono solo un po' pensierosa per la scuola e.. Per un ragazzo..” rispose, sedendosi su una panchina e incrociando le gambe. Rich non fece in tempo a fare lo stesso, che una figura vestita di nera e con un passamontagna in testa, prese in fretta e furia la borsa di Ava, strappandogliela dalle mani, e cominciando a correre alla velocità della luce.

“Papà, papà! La mia borsa! C'è il portafoglio di mamma, le chiavi!” esclamò la ragazzina. Richie non ci pensò più di due secondi. Si alzò di scatto e cominciò a inseguire il ladro per due minuti buoni, prima che questo lasciasse cadere a terra la borsetta firmata Valentino e si dileguasse tra i ragazzi presenti dal lato opposto del parco. Ava prese il cellulare che aveva nella tasca del jeans grigio chiaro che indossava.

Scrisse un messaggio a Chelsea e lo inviò non appena vide il padre tornare con la borsa tra le mani e mille goccioline di sudore sul viso.

- Missione compiuta. Ora ha decisamente bisogno della doccia. -.  

 

Salveeeeeeeeeee! Grazie a tutti per aver letto questo capitolo! Vi invito a lasciare una recensioncina, tanto per farmi sapere se faccio tanto schifo o se la storia vi sta piacendo :') Mando il solito bacio a tutti i miei lettori e recensori! 

 

Alla prossimaaaaaaaaa!!!!

 

Rosie

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Capitolo 8
*** Once Upon A Time.. ***


Forse Chelsea in quel momento avrebbe dovuto provare un pochino di pentimento, o quanto meno pietà per quel povero uomo.

- Povero? Mi prendi in giro? E' tutto tranne che povero! - pensò tra sé e sé Chelsea, dopo una lunga sessione di imprecazioni da parte di Richie, alla quali lei, Jon e Ava avevano assistito, fuori dalla casa del chitarrista. In effetti non era stato per niente piacevole, per lui, scoprire di avere i capelli azzurri.

- E poi perché mai avrei fatto una cattiva azione? L'ho fatto a fin di bene.. Sì, non c'è niente di sbagliato in tutto ciò. Lei non è quella giusta per lui, fine della storia -.

Non sapeva se l'auto-convincimento, in quel momento, l'avrebbe realmente aiutata, ma la sua coscienza aveva bisogno di essere zittita in una maniera o nell'altra. Dopo aver salutato i suoi 'complici', decise che l'unica cosa da fare era andare a casa. Non aveva voglia di girovagare per la città, di andare a fare una nuotata, di acquistare qualcosa, nemmeno di prendere un caffè. Si sentiva in colpa, per quanto si stesse impegnando a negarlo a se stessa. Forse l'ennesimo bagno rilassante avrebbe fatto il suo effetto.

- Sambora, perché diamine ti sei inserito nella mia vita? -. Cominciò a pensare al destino e, inevitabilmente, al passato, quella parte della sua esistenza in cui era entrato Richie, con la stessa potenza di un uragano.

 

Erano passati due anni, ormai. Per Chelsea erano arrivate le meritatissime vacanze. Ai Bon Jovi, invece, toccava ancora lavorare fino alla fine del tour.

Non ce la faccio più con questi concerti” mormorò Richie, lasciandosi cadere sul divanetto di pelle, con tutto il suo peso. Chelsea, seduta di fianco a lui, scosse la testa divertita.

Già, immagino.. E' veramente una sofferenza stare su quel palco suonando, cantando, facendo quello che hai sempre desiderato fare, mentre uno sproposito di ragazze fantasticano su di te e ti sbavano dietro. Una vera seccatura, hai proprio ragione”. Il chitarrista le fece la linguaccia, per poi chiudere gli occhi e passarsi una mano tra i capelli. Mancava un'ora alla loro esibizione e, dai camerini, si sentiva già il pubblico applaudire ritmicamente per richiamare l'attenzione della band, nella speranza che uscisse prima e ponesse fine alla loro agitazione mista a euforia.

Perché riesci sempre a smontarmi, qualsiasi cosa dica o faccia? Sei insopportabile” replicò, tirando un lungo sospiro. Stava iniziando la fase che Chelsea aveva scherzosamente chiamato 'non sono terrorizzato da 10 000 fans ed è tutto sotto controllo'.

Uhm.. Non lo so, ma lo considero un dono” rispose la ragazza, sorridendo beffardamente. Nello stesso istante entrò anche Jon nella stanza. Era intento ad accordare la sua chitarra elettrica, una semplice Fender che lo aveva accompagnato per tutte le tappe del "New Jersey Syndicate Tour".

Che fate? Hey Sambora, la siesta più tardi, mi servi per il concerto!” esclamò, lasciando la chitarra sulla valigia di Dave e saltando sul divano, vicino a Chelsea.

Bongiovi, lo so che sono fondamentale e che senza di me non saresti nulla, non avresti tutti questi fans e nessuno ti apprezzerebbe realmente, non serve mettere sempre in evidenza la tua totale mancanza di autostima e la tua giustissima subordinazione al sottoscritto, ma stai tranquillo, ti aiuterò anche questa sera”. Jon si passò una mano sulla faccia. Fece per replicare, poi decise di reggergli il gioco.

Grazie Richie! Sapevo che avresti capito al volo! Oh, tu si che sei una grazia venuta dal cielo!” disse, con un tono di voce da attore drammatico professionista.

Che? 'Richie', il verbo 'capire' e la parola 'grazia' non possono stare nella stessa conversazione” esclamò Alec, bevendo un sorso di coca-cola dalla bottiglia e assumendo un'espressione divertita.

Certo che con amici del genere, che cosa me ne faccio di nemici?” chiese il chitarrista, ridacchiando.

Quello che abbiamo sempre detto noi!” confermò il cantante mentre si alzava, per strappare la bottiglia dalle mani del bassista e recuperare un bicchiere di plastica.

Comunque io già ci vedo tra vent'anni... Insomma, credete che tutti i problemi che avremo non saranno causati da un certo Richard Stephen Sambora? E poi.. Povera Chelsea che ha accettato di lavorare con lui e Jon!  Il suo è un chiaro esempio di masochismo” osservò David, che aveva ascoltato la conversazione dalla stanza di fianco, dalla quale provenne l'inconfondibile risata grassa di Tico.

State esagerando.. Non creo così tanti problemi! Forza, ditemi che cosa ho fatto di così terribile in questi anni!” replicò sedendosi di scatto e guardando in finto cagnesco i compagni di avventure.

Ti dobbiamo rispondere in ordine cronologico o alfabetico?” chiese Alec, aggrottando la fronte.

Iniziamo dalla tua relazione assurda con Cher?” propose il tastierista.

No, io partirei dalla cotta che si era preso per quella ballerina di danza classica.. Come si chiama? Jane, Janet, Julia.. Jennifer!” rispose Jon, soddisfatto dall'essersi ricordato uno dei tanti nomi delle ragazze frequentate dall'amico.

Stendiamo un velo pietoso. Mi ha chiamata alle tre di notte perché non riusciva a non pensare 'ai suoi movimenti leggiadri come un passerotto di montagna', citazione” disse Chelsea, iniziando a ridere istericamente.

Movimenti leggiadri come un passerotto di montagna?? Ma che diamine... Richie?!”. Jon era sul punto di cadere a terra per le risate, esattamente come il resto del gruppo.

Ero ubriaco, avevo bevuto mezza bottiglia di whiskey quella sera! E tu!" aggiunse, indicando Chelsea "Avevi giurato di non dirlo a nessuno!” replicò, caricandosela sulle spalle e portandola nel bagno, sbattendo la porta. Inarcò un sopracciglio dopo averla riportata con i piedi per terra e incrociò le braccia al petto, cercando di sembrare veramente offeso. Si chiedeva se ci sarebbe mai riuscito; con Chelsea era davvero difficile essere severi. Perlomeno lo era per lui.

Scusami, mi sono lasciata coinvolgere da loro”. Tentò di difendersi, mantenendo comunque un sottile filo di ironia nell'intonazione della sua voce. Richie sorrise. Come volevasi dimostrare il suo broncio si dissolse nell'arco di pochi secondi.

Certo che perdo veramente la testa quando ci sono di mezzo le donne” osservò, sedendosi su una pila di asciugamani. "Non me la ricordavo questa". Chelsea annuì concorde.

Che ci vuoi fare.. Fa parte dell'innamoramento. Intendo il rimbecillirsi d'un tratto e riuscire a vedere solo i pro. Siamo esseri umani, reagiamo in questa maniera.. Meno male che ci sono gli amici che ci aprono gli occhi”.

Se mai un giorno dovessi comportarmi di nuovo come mi sono comportato con la ballerina.. Ti prego, prendimi a mazzate, fammi soffrire, fammene di tutti i colori.. Ma salvami dal mio stato di ameba”. La ragazza scoppiò a ridere, poi tornò seria.
“Promesso. Però anche tu devi fare altrettanto. Non voglio finire single a quarant'anni solo perché ho sbagliato scelte e tu me l'hai permesso!”. Richie le porse la mano, stringendo la sua.

Sarà fatto. Anzi, inizio subito: lascia Ross”. Chelsea rivolse gli occhi verso il soffitto.

Escluso lui!”.

Ma hai appena promesso!”.

Ma io non sono accecata dall'amore e non ti chiamo nel cuore della notte per dirti che il mio fidanzato 'si muove come un uccellino di montagna'!” esclamò, rimanendo sempre sarcastica nel suo modo di fare. Richie, però, non troppo.

Inizia a correre, mi sono stufato del fatto che tu continui a rinfacciarmi questa cosa!”. Si alzò e aprì l'acqua della doccia. Chelsea non aspettò un secondo: corse verso la porta per uscire dalla stanza. Non era riuscita a scampare totalmente alla 'vendetta' di Richie; la sua schiena si era riempita di acqua ghiacciata.

Era proprio vero.. Ne avrebbe dovute subire di tutti i colori fino alla fine dei loro giorni. D'altronde c'era da aspettarselo.. Stiamo parlando di Richard Stephen Sambora.

 

Chelsea cercò le chiavi di casa nella sua borsa. Dopo averle trovate, aprì la porta e sobbalzò, ritrovandosi tra il terrorizzato e lo smarrito. Francamente si aspettava di tutto tranne quello che c'era davanti a lei.

Anzi, la persona c'era davanti a lei.

“Ciao Chelsea” esordì, Ross, con una tranquillità immane, rispetto al battito del cuore della nostra protagonista, che si portò una mano al petto e deglutì.

“Che cosa ci fai tu qui?” chiese, lasciando cadere a terra la borsetta e le chiavi. Non si sentiva più padrona del suo corpo, che veniva schiacciato dai pensieri del passato, dalla sofferenza, dalle paure e da tutti gli avvenimenti spiacevoli che la sua mente aveva legato a Ross, azzerando completamente ogni episodio felice vissuto con lui. E poi perché mai avrebbe dovuto conservare attimi di gioia con una persona che era stata capace di farglieli provare solo con le bugie? Ma, si sa, mentire non porta mai a nulla di buono. E' un po' come costruire un castello di carte: prima o poi la bugia distrugge tutto, inevitabilmente, distruggendo anche la persona che ha mentito o alla quale è stata raccontata una verità mascherata.

E' una specie di legge della natura.

“Passavo da queste parti.. Ho un colloquio di lavoro a un paio di chilometri da qui, perciò mi sono detto 'Ehi, perché non..'”.

“Perché non fare un salto dalla donna che ho tradito, alla quale ho distrutto la vita e mentito spudoratamente, recitando meglio di George Clooney?”. Chelsea si prese la briga di concludere la sua frase, con una voce sprezzante e con uno sguardo altrettanto arrogante. Perché biasimarla? L'odio e la rabbia sono le due cose che vengono subito dopo la tristezza e le lacrime. E queste ultime due avevano smesso di tormentarla da tempo.

Ecco un altro circolo vizioso della vita.

Ross rimase in silenzio, divenendo paonazzo in viso. Mentre lui osservava ammutolito la donna con la quale aveva passato una piccola frazione della sua vita, Chelsea stava facendo di tutto per non essere trascinata via dai ricordi. Stava impiegando tutte le forze a sua disposizione, ma invano..


Nota dell'autrice:

Chiedo umilmente perdono a tutti coloro che seguivano questa ff, è stato un periodo terrificante a scuola, pieno di verifiche e interrogazioni.. E purtroppo, come molti di voi sanno, sotto tensione non spesso si riesce a scrivere qualcosa di sensato (beh, non che questo capitolo lo sia, ma dettagli). Perciò chiedo scusa per questo ritardo immane, prometto che non succederà più, salvo emergenze particolari.

Spero che avrete ancora voglia di recensire o di farmi sapere se quello che la mia mente malata mi suggerisce di scrivere continua a essere di vostro gradimento.

Un bacio grossissimo a tutte le persone che hanno recensito, in particolar modo a Valentina e a Erica, che hanno sempre la pazienza o di lasciare un commento o di darmi suggerimenti in privato (questo vale più per la prima citata). 

Un abbraccio fortissimo e un enorme bacio! Alla prossima! 

 

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Capitolo 9
*** Don't let me down ***


Quel lungo abito bianco iniziava a sembrarle troppo stretto. Non si sentiva a suo agio; tutto le pareva fuori posto e inspiegabilmente sbagliato. Aveva la sensazione di non riuscire più a respirare. In quel momento ogni suo singolo pensiero avrebbe dovuto essere felice, ma qualcosa glielo impediva. 

Sapeva benissimo quale fosse la causa di quell'inquietudine, purtroppo lo sapeva perfettamente. 

"Richie.. Ho bisogno di Richie" mormorò Chelsea, sistemandosi il corpetto, costellato da perle e ricami. 

"Chelsea non so dove sia.. Credo che stia aspettando il tuo arrivo, come tutti.." rispose sua madre, mentre tentava di calmare la figlia e di sistemarle i capelli. Aveva organizzato tutto, meticolosamente; la sua unica figlia si sarebbe sposata e non ci sarebbe stato un giorno più importante di quello. La donna non riusciva a smettere di sorridere, soddisfatta di quel suo capolavoro che aveva messo al mondo più di vent'anni prima. 

Chelsea si alzò di scatto, iniziando a camminare avanti e indietro, dopo essersi liberata delle scarpe, insopportabilmente bianche, come l'insopportabile bellezza del vestito, come quei gioielli anch'essi insopportabilmente perfetti e quell'insopportabile pettinatura tirata, causa del suo mal di testa.

"Ho bisogno di lui" replicò, lasciandosi cadere sul letto, insopportabilmente soffice e comodo.

"Così si rovinerà tutto il vestito. Oh avanti tesoro.. La zia ha lavorato tanto per renderlo più che perfetto, che cosa c'è che non va? Richie lo potrai vedere più tardi, dopo la cerimonia, al ricevimento. Ora devi sorridere, fare le foto e essere bellissima. Coraggio!". 

Tentata dal rispondere con un secco "Mamma, finiscila", Chelsea tirò un lungo sospiro.

Era sul punto di scoppiare a piangere.  

"Richie non mi ha più rivolto la parola da quando gli ho detto delle nozze. Sto male, io ho bisogno di parlargli o non ci sarà nessun matrimonio, oggi". Reva, la madre di Chelsea, si passò una mano sulla fronte. Ormai, dopo tutto quel tempo, sapeva che di fronte al carattere della figlia bisognava arrendersi.

"Dammi un minuto" concluse, prima di lasciare la stanza. 

Chelsea si impegnò a tornare a respirare in maniera controllata. Il suo migliore amico, con quell'odioso silenzio, l'aveva riempita di dubbi, di perplessità, di paure, di insicurezze. Ogni sua convinzione era scomparsa; la sua opinione, quella di Richie, valeva mille volte più di quella del resto del pianeta. Senza la sua approvazione ed il suo appoggio, iniziava a domandarsi se stesse facendo la cosa giusta. E nella sua testa c'era una vocina, dello stesso timbro di quella di Richie, che le rispondeva sempre con un 'no' secco. Perché doveva complicarle così tanto la vita?

Si sentì bussare alla porta.
"Ti prego mamma, dimmi che sei riuscita a trovare R.." ma nell'esatto momento in cui pronunciò quelle parole, Richie comparve nel suo campo visivo. Indossava uno smoking nero, estremamente elegante, ed una camicia azzurra. Chelsea gli aveva detto che era il colore che gli stava meglio di tutti. Niente cravatta, sempre dietro un vecchio consiglio della sua migliore amica (poteva ancora definirsi tale?). I capelli erano stranamente pettinati, lunghi sino alle spalle e con una frangia che arrivava a un centimetro sopra delle sopracciglia. Lo guardò intensamente per qualche istante, per recuperare il tempo in cui non l'aveva visto.

Era insopportabilmente perfetto, esattamente come Chelsea. 

"Richie..". La futura sposa si alzò dal materasso. Non ci pensò due volte: corse tra le braccia di Richie, stringendosi al suo petto. 

"Non piangere eh, tua madre potrebbe uccidere entrambi.." mormorò, mettendole una mano sulla schiena una sul fianco. 

"Mi hai fatto passare la settimana peggiore della mia vita!" esclamò, dandogli un pugno sulla spalla. Il chitarrista le mostrò un sorrisetto amaro.

"A chi lo dici" borbottò, senza sciogliere la stretta. Chelsea tentò di liberarsi, poi decise di tornare a lasciarsi cullare e di mettere da parte quel risentimento per la sua assenza, alla quale non era abituata. 

"Che cos'è successo? Richie deve esserci un motivo se hai reagito così..". Dalla finestra si sentiva una musica leggera; l'orchestra stava intrattenendo gli ospiti, tutti radunati nel giardino dell'hotel a cinque stelle, nel quale si sarebbe svolta la cerimonia.

Il moro le prese la mano destra e iniziò a danzare lentamente, tenendo Chelsea stretta a sé.

"Forse.. Forse sono preoccupato.." rispose, accarezzandole il fianco. Chelsea appoggiò la testa sulla sua spalla, quella alla quale aveva tirato un pugno poco prima.

"Per che cosa?" domandò, sottovoce, confusa.

"Perché.. Sono una specie di fratello maggiore.. E sai di cosa hanno paura i fratelli?". Le fece fare un giro su se stessa, per poi riprenderla tra le sue braccia. Chelsea continuava a scrutarlo. "Hanno paura di perdere le proprie sorelle.. Di essere messi in secondo piano dopo che loro se ne sono andate via di casa..". 
"E se io ti dicessi che non devi avere paura di una cosa simile, perché sei il fratello migliore che potessi avere?". I loro occhi si incrociarono e sul viso di Richie comparve un sorriso. Portò una mano sulla sua guancia, accarezzandola con il pollice. Poi poggiò le labbra sulla sua fronte.

"Se mai dovesse farti del male, sappi che non me ne starò con le mani in mano.. Mi fido di te, non mi deludere".

"Non lo farò".



"Non volevo disturbarti, semplicemente chiederti come stai". 

"Sto bene, è tutto sotto controllo e la mia vita è una meraviglia". Risposta secca, scocciata, diretta. Chelsea non aveva nessuna intenzione di ascoltare Ross né tanto meno di tenere una conversazione con lui. L'uomo annuì, come per farle capire di aver recepito il messaggio.

"Volevo chiederti scusa. Non è stata tutta colpa mia, avevo bisogno di te e invece non hai mai saputo darmi quello di cui avevo bisogno. Ma anche io ho fatto la mia parte, perciò.. Ecco tutto" disse Ross, tutto d'un fiato. 

"Non ho saputo darti quello di cui avevi bisogno? Ross, io lavoravo fino a tardi per portare a casa lo stipendio, di certo non per andare a fare scommesse e a divertirmi. Tu, invece, mi hai tradita. Hai la vaga idea di quello che significhi? Sai quello che si prova? No, certo che no, perché io non ho mai fatto una cosa schifosa come questa. E non ne sarei mai stata capace" rispose, sputando astio. Le sembrava di stare sognando; le parole pronunziate da Ross erano ai limiti dell'inimmaginabile. 

"Perché non c'eri mai e perché avevo paura che tu avresti fatto soffrire me" replicò, come se fosse una risposta più che scontata.

"Quindi hai fatto la prima mossa prima che ti facessi stare male io?" domandò Chelsea, stupita. L'uomo rimase in silenzio e, si sa, chi tace acconsente.

Chelsea scoppiò a ridere di gusto. Una risata sguaiata e fastidiosa, che la donna non era riuscita a trattenere di fronte all'ex marito e alla sua espressione, alla sua teoria, alla sua convinzione nell'aver avuto ragione per tutti quegli anni e di non aver sbagliato con l'averla tradita. 

Ross la squadrò, non riuscendo a capire cosa le fosse preso.

"Esci da questa casa, se vorrò farmi due risate, accenderò la televisione e guarderò uno show comico". Il biondo di fronte a lei tentò di dire qualcosa, per poi rendersi conto che scomparire, forse, sarebbe stato decisamente meglio, visti gli occhi di Chelsea che si stavano riempiendo di lacrime. Mormorò qualcosa di incomprensibile, prima di varcare la soglia e raggiungere la sua automobile, parcheggiata nel vialetto. 

Le mani di Chelsea composero, quasi in automatico, il numero di telefono di Richie. Portò il cellulare all'orecchio.

"Chelsea, dimmi tutto". 

"Ho bisogno che tu venga qui.. A casa mia. E'.." ma le lacrime presero il sopravvento. Le maledì: doveva parlare con Richie e loro le stavano bloccando la gola, privandola della capacità di articolare le parole che aveva bisogno di dire.

"Non me lo faccio ripetere due volte. Sono subito da te".




Nota dell'autrice:


*si guarda attorno per controllare se ci sono morti o feriti nella pagina* Okay, a quanto pare siete sopravvissuti anche a questo capitolo. Fiuff.

Bene bonjoviani, che dire.. Mi è piaciuto immensamente scrivere la prima parte di "Don't let me down", per ovvi motivi! Spero che vi sia piaciuto.. Fatemelo sapere lasciando una recensione. Mi accontento di due righe, mi basta sapere cosa posso fare per migliorare (o per suicidarmi e darmi all'ippica).


Un bacio a tutte le persone che hanno recensito:

_KeepSmiling (<3)

_barbara83

_HarryJo (<3)

_VaVa_95 (<3)

_ _lullaby


E un abbraccio a tutte quelle che la seguono:

_BrianneSixx

_chiaretta78

_DodoBJ
_erika_rose

_KeepSmiling

_VaVa95


Stavolta il bacio ve lo faccio mandare da Dave :P

 

Alla prossima! Have a nice day!

 

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Capitolo 10
*** Can't trust you ***


Eccomi qui, ho cercato di fare più veloce che potevo” disse Richie, dopo aver varcato la soglia di casa e essersi precipitato sul divano, sul quale era seduta Chelsea, con gli occhi rossi e le mani tremolanti. Si era spaventata e non aveva tutti i torti; Ross, ai tempi, non sempre era rimasto con le mani a posto. Si ricordava di quanto fosse brutto vederlo arrabbiato e non avrebbe mai potuto cancellare i ricordi di certe sue reazioni durante le discussioni, anche le più banali.

Richie si avvicinò alla donna, mettendosi al suo fianco e aspettando una sua reazione. Chelsea non alzò lo sguardo, lo abbracciò affondando il viso nel suo petto e lo strinse a sé, come se fosse un tesoro così prezioso da non poter essere lasciato incustodito. Il chitarrista le accarezzò i capelli, confuso e nel contempo spaventato: cosa le era successo? Perché era così triste?

Va tutto bene, ci sono io ora..” sussurrò, baciandole la testa e tenendola a sé. Mentre mille domande e dubbi gli frullavano per la mente, cercava di guardare il viso e il corpo di Chelsea, per controllare che non ci fossero ferite. Nessun danno fisico, erano solo morali a quanto pare.. E in un certo senso, pensava, era peggio. Passarono pochi secondi, poi Chelsea parlò, dopo un lungo respiro.

Mi sono solo spaventata.. Ross è venuto qui e..”.

Cosa ti ha fatto? Io giuro che lo ammazzo, che cosa vuole da te?”. Non riusciva a non reagire in quella maniera, era più forte di lui. Quella sgradevolissima sensazione nei confronti di quell'uomo non l'aveva mai abbandonato.

Calmati..” mormorò Chelsea, accarezzandogli il braccio e cercando di farlo rimanere seduto: Richie, infatti, stava per alzarsi in piedi per il nervoso. “Voleva solamente dirmi che non è stata solo colpa sua se mi ha tradita, anzi. Sciocchezze simili. Sembrava molto nervoso.. Mi sono spaventata quando dopo averlo cacciato di casa.. Ha iniziato a bussare alla porta in maniera abbastanza violenta. Voleva che lo facessi entrare, diceva che non voleva essere trattato come avevo fatto io, che non ero capace ad affrontare una discussione e che non avevo mai avuto spina dorsale. Poi ha iniziato a tirare calci contro la porta, finché non gli ho detto che stavo chiamando la polizia. Allora se n'è andato..”. L'espressione di Richie era disgustata, non c'erano altri modi per descriverla. Mentre, incredulo, teneva ancora tra le braccia Chelsea, scuoteva la testa.

Dovresti denunciarlo..” mormorò. La donna fece spallucce.

Non servirebbe a nulla. Adesso andrà ad un colloquio di lavoro o ad una riunione o non ne ho idea. Se si rifarà vivo.. Gli lancerò addosso un vaso come quanto te ne ho tirato uno io” rispose, sorridendo. Con quel sorriso, Richie si tranquillizzò.

Non ricordarmelo, ti prego” replicò, ridendo. “Che cavolo ti era passato per la testa, lo sai solo tu”.

A proposito di teste.. Come mai quel cappello da cowboy? Non avevi deciso di indossarlo solo per i concerti e di non girarci più per strada come una volta?” domandò, dimenticandosi la ragione per cui il chitarrista era stato costretto a coprire i suoi capelli, ovvero la tinta azzurra.

Veramente.. Un motivo... Ci sarebbe” disse tra i denti. A Chelsea si accese la lampadina e realizzò che il motivo era ovviamente collegato con quel che aveva combinato poco prima. “Prometti di non ridere”. La donna, iniziando a provare un senso di colpa, annuì. Richie si tolse il cappello, mostrando una folta chioma.. Azzurra.

Era venuta proprio bene, meglio di quanto Chelsea si aspettasse.

Le scappò una risatina, che smorzò immediatamente.

Ti.. Ti donano, sai?”. Il chitarrista le rivolse uno sguardo inceneritore.

Adesso come faccio? Mi sono lavato i capelli e mi sono ritrovato di questo colore. Dammi un paio di giorni e denuncio la ditta di shampoo” replicò, con voce arrabbiata.

In fondo, dopo la corsa che aveva fatto per raggiungerla e calmarla, Chelsea era nuovamente in debito con lui (che novità).

Richie, forse potrei darti una mano.. Tra gli innumerevoli prodotti che ho in bagno, magari qualcosa per rimuovere quella tinta dovrebbe esserci..”. La donna si alzò, rendendosi conto solo in quel momento di essere rimasta tra le braccia di lui per tutta la durata della conversazione.

Sei un angelo” commentò Richie, sorridendo. Chelsea ricambiò il sorriso.

Aspettami un secondo solo”. Salì velocemente le scale che l'avrebbero condotta al piano superiore. Entrò nel bagno, cercando tra i tanti shampoo, balsamo e creme che teneva nella cassettiera di fronte alla vasca.

No, questo no.. Questo no a meno che non voglia farsi la ceretta.. Eccolo” disse, prendendo una sorta di sapone che aveva acquistato insieme a quella specie di tinta temporanea; avere una parrucchiera come amica aveva i suoi vantaggi. “Ecco la tua salvezza!” esclamò, arrivata in soggiorno.

Posso sapere che cosa ci fa questa qui?”. Chelsea vide, tra le mani di Richie, la boccetta che conteneva la tinta azzurra. Sentì, d'un tratto, che la terra era scomparsa sotto di sé. Cosa poteva inventarsi? Se avesse detto che era solo un colorante alimentare, ci sarebbe cascato? No, certo che no. La scritta non mentiva. “Allora?”. La sua voce, arrabbiata, richiamò la sua attenzione. Era rimasta praticamente a bocca aperta.

Io..”.

E questa, non è la sim del mio cellulare?” chiese, dopo averla vista appoggiata in bella vista accanto al vaso che conteneva una felce. “Potrei avere delle spiegazioni?”.

Sì.. Quella è la tua sim e.. Richie, io volevo..”.

: - Ma sì, ormai, peggio di così non può andare. Forse è meglio raccontare la verità -.

Volevo sabotare.. I tuoi appuntamenti con.. Con Denise..” bisbigliò, quasi incomprensibilmente. Le sue guance erano diventate rosse come pomodori. Voleva sotterrarsi all'istante. La testa aveva iniziato a girare, a girare vorticosamente. Sentiva un buco alla bocca dello stomaco e una grande paura di aver distrutto, con una grande onda, un castello di sabbia costruito anni e anni prima. Fino a quel momento era rimasto intatto, allargandosi sempre più e diventando inspiegabilmente sempre più prezioso e ben fatto.

Ti prego.. Dimmi che non hai detto quello che ho sentito” disse Richie, sorpreso e al contempo deluso. Chelsea non rispose. Di fatto, non avendo mai litigato con lui, non sapeva come comportarsi in quella situazione. Il chitarrista scosse la testa, si avvicinò a Chelsea, le prese di mano lo shampoo per poi allontanarsi verso la porta. “Mai sentita quella voce riguardo alle persone egoiste? Finiscono sempre per fare del male e per rimanere sole. Non sapevo che fossi entrata in quella categoria, francamente non me lo aspettavo”. Mise il cappello sulla testa e, prima che Chelsea potesse replicare, varcò la soglia, uscendo. La donna si passò una mano tra i capelli e sospirò.

L'ho combinata grossa stavolta..”.

 

Hai intenzione.. Di.. Camminare ancora.. Per molto?”.
“Ancora una ventina di metri e ci siamo”. Richie diede la mano a Chelsea, aiutandola a salire su un grosso sasso e ad arrampicarsi su un ramo, dal quale scesero entrambi, per poggiare i piedi sull'ennesimo sentiero di montagna percorso quella mattina.

Venti metri? Io non mi sento più il corpo dal collo in giù!” replicò la ragazza, portandosi una mano sul fianco e tirando un lungo respiro.

Siamo arrivati, Miss Agilità 1993” disse, ridacchiando.

Non c'è niente qui, a parte il bellissimo panorama che si vedeva anche trecento metri fa”.

Ah-ah, non è vero. Dai un'occhiata su quella roccia”. Chelsea soffiò indietro un ciuffo che si era appoggiato sulle sue labbra, poi si avvicinò. Rimosse dalla roccia dell'edera e delle foglie. Si rese conto di trovarsi di fronte ad una scritta, che lesse ad alta voce.

“ 'Lo splendore dell'amicizia non è la mano tesa né il sorriso gentile né la gioia della compagnia: è l'ispirazione spirituale quando scopriamo che qualcuno crede in noi ed è disposto a fidarsi di noi. Ralph Waldo Emerson'. E tu come facevi a sapere che qui c'era questa frase?”.

Quando avevo 10 anni, mio padre mi portò qui.. Mi mostrò la scritta, dicendomi che l'aveva incisa il suo migliore amico quando erano parecchio giovani. Ritienilo una sorta di.. Portafortuna? Ovviamente non possiamo portarcelo dietro, però mio padre e il suo migliore amico non hanno mai litigato, mai un'incomprensione, mai uno scontro. Francamente credo che sia un legame fortissimo, il loro. E, a dirla tutta, penso che la stessa cosa valga anche per noi” disse, sorridendo. Chelsea fece altrettanto.

Siamo così fuori di testa, che non riuscirei mai e poi mai a trovare una persona come te.. Quindi, caro Richie, credo proprio che non avrai altra scelta: dovrai sopportarmi fino alla fine dei tuoi giorni”.

Lo stesso vale per me. Non c'è nessun'altra che sa minacciarmi meglio di te” rispose, ridendo.

Oh, modestamente il mio lo considero un dono” commentò.

Torniamo a casa ora, insopportabile che non sei altro” concluse Richie, dandole una spinta e tornando sul sentiero. “Il primo che arriva giù non guida e dorme in macchina!” esclamò, iniziando a correre.

Non vale, l'hai detto quando eri in vantaggio!” replicò Chelsea, prendendo la rincorsa e saltandogli sulla schiena. Il chitarrista si ritrovò a terra, dolorante, mentre l'amica lo stava seminando.

Questa me la paghi, me la paghi eccome!”. 



Nota dell'autrice:


Eccomi qui! Manca poco, anzi, pochissimo alla conclusione di questa mia FF.. Ahimè. Però, dato che sono sadica e voglio vedervi soffrire, ho iniziato anche un'altra storia sempre sui nostri amatissimi Bon Jovi (qui prologo e primo capitolo, se volete dare un'occhiata.. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1049638&i=1 ).

Ringrazio, come al solito, tutte le persone che hanno recensito e che seguono "All you need is.." ovvero:

_KeepSmiling (<3)

_barbara83

_HarryJo (<3)

_VaVa_95 (<3)

_ _lullaby

_BrianneSixx

_chiaretta78

_DodoBJ

_erika_rose

 

Un bacione (stavolta del Sambo). Alla prossima (che sarà presto, promesso!)

 

 

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Capitolo 11
*** Like the past ***


Seduta nella sua fidata vasca da bagno, Chelsea non aveva voglia di fare nulla se non di rimanere nel completo silenzio. Ormai non sentiva Richie da tre settimane e, per i loro standard, era sicuramente un record. Ogniqualvolta che le succedeva qualcosa di nuovo, automaticamente faceva per prendere in mano il cellulare per comporre il suo numero. Poi realizzava quel che era successo e lasciava perdere, sentendosi improvvisamente presa dallo sconforto e dal dispiacere. Però non poteva piangersi addosso, era colpa sua. Se si fosse fidata di Richie non sarebbe arrivata a quel punto e sapeva che non era produttivo piangere sul latte versato.

Si tappò il naso con la mano destra e si lasciò scivolare sul fondo della vasca. Riemerse dopo pochi secondi e tirò un lungo respiro. Ormai era là dentro a rimuginare da mezz'ora. Era arrivato il momento di uscire e trovare qualcosa da fare, qualsiasi cosa che non la facesse riempire di ragnatele.

Nell'esatto momento in cui mise piede fuori dalla vasca, sentì suonare il telefono di casa. Mise ai piedi le sue infradito rosse e indossò velocemente l'accappatoio multi-color, per poi correre verso la camera da letto, prendendo il telefono che squillava sul suo comodino.

“Pronto?” rispose, tuffandosi sul materasso.

“Buongiorno, ti disturbo?”. Jon. Anche lui non si era fatto vedere per un po'. Era tornato dalla sua famiglia nel New Jersey. Si sentiva profondamente in colpa per quello che era successo tra Chelsea e Richie, soprattutto perché lei non aveva fatto il suo nome, per salvaguardare la loro amicizia. Era stato un bel gesto, da una parte apprezzato dal cantante.

“Non disturbi mai, lo sai” rispose la donna, aprendo un cassetto e scegliendo uno smalto che andasse bene con i vestiti che aveva scelto per uscire la sera. Ancora non sapeva bene dove andare, ma non aveva intenzione di rimanere chiusa in casa.

“Strano, qualche anno fa avresti risposto in un'altra maniera” osservò Jon, ridacchiando.

“E' normale! Devo ricordarti quella telefonata in piena notte solo perché volevi andare a farti un tatuaggio?”. L'uomo dall'altro capo della cornetta rimase in silenzio per qualche istante.

“Dettagli dettagli” replicò, facendo sorridere Chelsea, che nel frattempo aveva iniziato a mettersi sulle unghie dei piedi uno smalto turchese.

“Forza, dimmi per quale motivo hai chiamato interrompendo uno stupendo e rilassante bagno”.

“Oggi che giorno è?” domandò il biondo.

“Un normalissimo mercoledì di luglio” rispose con naturalezza.

“Sì, è l'11 luglio. Ovvero?”.

“Il compleanno di Richie, lo so” disse, schietta.

“Ecco.. E io, Dave e Tico siamo qui a Los Angeles per organizzargli una festa. Anzi, ormai è quasi tutto pronto. Comunque, immagino che tu voglia unirti a noi”. Chelsea sospirò.

“Non posso, gli rovinerei il compleanno” replicò, alzandosi dal letto e fermandosi ad osservare il panorama che si presentava fuori dalla finestra.

“Allora mettiamola così: tu verrai alla festa e non sono ammesse risposte negative né congiunzioni né avverbi”. Jon sapeva essere estremamente autoritario quando voleva. Cioè il 99% delle volte, da quando aveva iniziato a prendere seriamente anche l'essere una rockstar.

“Jon ma io”.

“Tra mezz'ora nel mio appartamento. Sayonara” esclamò, prima di chiudere la chiamata.

“E va bene, andiamo a questa festa. Tanto lui non mi vuole vedere, non capisco per quale motivo dovrei trascinarmi fin là. Finirò in un angolino mentre lui mi lancerà occhiatacce e dirà 'Ecco l'amica egoista'”. Borbottò Chelsea, dopo aver buttato il telefono sulla poltrona di camera sua. Si mise davanti all'armadio.

La festa di compleanno di Richie e quindi della persona con cui aveva condiviso un quarto di secolo.

Prese in mano un abito turchese con una chiusura lampo laterale. Era piuttosto delicato, nonostante metà schiena fosse nuda. Una cintura leggermente più scura, stringeva il vestito, di per sé già attillato, appena sotto il seno. Le spalline erano costituite da due coppie, una che teneva su il vestito appoggiandosi tra collo e spalle, l'altra, più morbida, che andava portata leggermente più giù delle spalle. Per quanto riguardava le scarpe, Chelsea optò per un paio di sandali praticamente della stessa tinta del vestito. Dato che tra lei e Richie c'erano più di venti centimetri di differenza, come al solito doveva girare con dei considerevoli tacchi ai piedi, per evitare di sentirsi eccessivamente a disagio.

Si asciugò i capelli, per poi piastrarli e sistemarli in una coda che lasciasse libero un ciuffo, in modo tale che potesse arrivare a toccare la mandibola. Optò per un po' di ombretto, color acquamarina e per un rossetto di un rosa chiaro.

Era pronta.

Si guardò allo specchio e notò che mancava qualcosa. Iniziò a cercare freneticamente nel portagioie. Aveva bisogno di trovare quello che le serviva..


10 orizzontale, 9 lettere: serve a misurare la pressione. Ce l'ho sulla punta della lingua. Alec, aiutami, come si chiama?!”.
“Cosometro?”.

Oh, come sei spiritoso” commentò David, chiudendo il giornale dei cruciverba e cambiando posizione sul divano, sul quale era steso da circa un'ora. Alec era più o meno nelle stesse condizioni pietose: era spaparanzato sulla poltrona del loro appartamento, con il telecomando in mano e la televisione accesa su qualche canale pubblicitario. L'apoteosi della noia.

Tico guardava il soffitto mentre giocherellava con le bacchette della batteria, canticchiando “What a wonderful world”. Jon aveva gli occhi contornati da occhiaie e fissava insistentemente il foglio che aveva davanti, sul quale era semplicemente riuscito a disegnare una margherita ma nessuna parola di qualche canzone. Richie era a testa in giù sul divano di fronte a quello su cui era disteso David e, ogni trenta secondi, diceva quanto fosse divertente sentirsi andare il sangue al cervello.

Questo fu lo spettacolo davanti al quale si era trovata Chelsea, dopo aver aperto la porta dell'appartamento.

Sapete.. Ho fantasticato molto sulle rock band e su cosa facessero. Mi immaginavo tutto fuorché questo” commentò, ridacchiando. I cinque ragazzi farfugliarono un “Ciao Chelsea” per poi tornare a fare quello che stavano facendo. O meglio, quello che NON stavano facendo.

Posso sapere se avete intenzione di rimanere in queste condizioni per molto altro tempo?” chiese, facendosi strada tra fogli e foglietti, accartocciati e gettati a terra da Jon.

Ma il divano è così comodo” esordì David.

E la poltrona è così.. Poltrona” aggiunse Alec.

E il soffitto è estremamente interessante” commentò Tico.

E io sto battendo un record. Ed è veramente..”.

Divertente sentirsi andare il sangue al cervello. Sì Richie, è la centesima volta che lo dici” dissero tastierista, bassista e batterista all'unisono. Il chitarrista fece loro il verso, per poi alzarsi e tornare a vedere il mondo nella solita maniera.

Jon è in stato catatonico e sembra che gli sia apparso qualche santo con il quale sta conversando da più di.. Tre ore attraverso quel foglio” spiegò Alec, cambiando canale.

Non riesco a scrivere. Ho un blocco allucinante. La band si scioglierà e io andrò a fare il cameriere in un bar” disse il cantante, senza sbattere le palpebre. I suoi amici iniziarono a pensare che si fosse creato uno spesso strato di polvere su quegli occhi, ormai. 
“Come sei melodrammatico! Sapete che cosa ci serve?” chiese Richie, con voce forse troppo alta, dopo tutto quel silenzio in cui erano immersi. David lo squadrò perplesso. “Ci serve una pizza! E io e Chelsea andremo a prenderla”.

Io sono venuta qui per lavorare e..”.

Domani il lavoro, oggi è il giorno di riposo” replicò il chitarrista, togliendo a Chelsea gli spartiti che aveva in mano.

E perché nessuno mi aveva detto che il martedì è il vostro giorno di riposo?” chiese, divertita.

Perché la Bon Jovi band è così disorganizzata e degenere che non abbiamo neanche il nostro calendario di feriali e festivi” rispose Alec, mentre litigava con il telecomando.

Guarda che Jon potrebbe innervosirsi con commenti simili” osservò Tico.

Ma ti prego, è così concentrato che non sentirebbe nemmeno un carro armato” disse il tastierista, ridendo.

Aspettami un secondo Chelsea” mormorò Richie, dopo aver riso a quell'ennesimo particolare scambio di battute, che solo loro erano in grado di fare.

La ragazza annuì. In men che non si dica, il chitarrista tornò con una nuova maglia, dei classici blue-jeans, degli stivali e un cappello da cowboy in testa. Aprì la porta, invitando Chelsea a uscire.

Torneremo presto con i rifornimenti. Sopravvivete!” esclamò con tono eroico, prima di seguire la ragazza.

Certo che siete dei pazzi” commentò la ragazza, ridendo e scuotendo la testa. Li conosceva da poco più di due mesi, ma si era già accorta di quella loro strana attitudine a fare sciocchezze e soprattutto a dirne.

Beh, era una prerogativa che bisognava avere per far parte dei Bon Jovi” rispose Richie, sorridendole.

Mi ridurrò anche io così?”. Chelsea ricambiò il sorriso, guardandolo negli occhi. Erano castani, non se n'era ancora accorta. E fu lì che scattò una specie di scintilla, che li avrebbe legati indissolubilmente per chissà quanto altro tempo.

E' probabile” commentò poi Richie, senza distogliere lo sguardo. “La.. La pizzeria è quella” disse, indicando un negozio dall'altro lato della strada. Ecco per quale motivo avevano deciso di acquistare quell'appartamento, praticamente attaccato ad un ristorante-pizzeria.

I due fecero per attraversare la strada, quando una signora anziana, forse indiana, si avvicinò.

Voi due..”. Chelsea si aspettava qualcosa tipo 'Tu sei Richie Sambora, giusto? Mia nipote va pazza per te' o qualcosa di simile. Ma rimase sbalordita, quando la donna pronunciò queste parole: “Voi due avrete un legame che durerà per tutta la vita. Giro per questo posto da tre anni, alla ricerca di qualcuno che abbia l'intesa che avete voi, dimostrata dal sorriso che avete fatto poco fa. Teneteli” disse, lasciando nella mano di Chelsea e in quella di Richie, un ciondolo. Quello di Richie era a forma di triangolo, nero, con il contorno argentato. Quello di Chelsea, invece, era pressoché identico, se non fosse stato per il colore, blu, e la forma, più ridotta. Prima che i due potessero dirle qualcosa, la donna era scomparsa. Si scambiarono uno sguardo stranito e si guardarono ancora una volta attorno.


“Eccolo”. Chelsea prese tra le mani quel ciondolo. Lo mise al collo. Ora era veramente pronta per uscire.

 


Nota dell'autrice:

Gente, ci siamo quasi.. Un capitolo e l'epilogo e questa storia è destinata a giungere al termine. Mi dispiacerà immensamente, perché mi ci sono veramente affezionata a Chelsea e a Richie.. Beh, spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo!

Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno recensito, che hanno messo la storia tra i preferiti o tra le seguite, ovvero:

alisiablack

barbara83 

BrianneSixx

chiaretta78 

DodoBJ

erika_rose 

GiadiX_McKagan

KeepSmiling

HarryJo

VaVa_95 

_lullaby


E un grazie particolare alla mia migliore amica, che mi sopporta costantemente ma, allo stesso tempo, mi incoraggia e sostiene sempre, qualsiasi cosa io faccia e scriva. 

 

Vi lascio una foto di Richie. Al collo potete notare il ciondolo di cui ho parlato in questo capitolo..

Alla prossima!


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Capitolo 12
*** I had a wish ***


Chelsea rimase per qualche istante con la mano all'altezza della spalla, pronta a bussare alla porta dell'appartamento di Jon. Non sapeva se dovesse realmente farlo, se Richie avrebbe voluto vederla o se per lui non avrebbe fatto alcuna differenza. Insomma, c'erano i suoi migliori amici, probabilmente c'era anche Ava, magari un mucchio di altre persone. Più pensava a questa ipotesi, più si sentiva motivata a bussare. E così fece, pentendosi amaramente subito dopo. Jon aprì la porta, rivolgendole un sorriso di quelli che le sue fans definivano 'killer'.

"Entra pure" disse, dandole un bacio sulla guancia. Chelsea si sforzò di ricambiare il sorriso ed entrò nel soggiorno, addobbato in maniera un po' 'particolare': c'erano palloncini bianchi con su scritto "Buon anniversario di matrimonio". La donna assunse un'espressione confusa.

"Non guardare me" esordì Tico. "Li ha comprati David".

"Sulla confezione non diceva che cosa c'era scritto, non è mica colpa mia!" replicò. Il cantante si passò una mano sulla faccia e farfugliò qualcosa.
"Almeno per il cibo è tutto perfetto" disse Alec, uscendo dalla cucina e pulendosi le mani, piene di farina, sul grembiule che aveva indosso. Chelsea non poteva credere ai suoi occhi.
“Alec!” esclamò, correndogli incontro e abbracciandolo con tutte le forze che aveva in corpo. Dopo quell'orribile giorno dell'incidente in moto del bassista, erano cambiate molte cose. Aveva perso la voglia di combattere e di suonare; il dolore da affrontare, sia fisico che morale, era diventato insostenibile. Lasciare la band gli era sembrata l'unica opzione a sua disposizione.. O quanto meno la più semplice.

Da quel giorno, vedere Alec era diventato prima abbastanza frequente, poi raro, molto molto raro. Aveva aperto un negozio di moto a New York e meritava una grandissima stima, perché non solo aveva superato una paura, ma l'affrontava ogni giorno in quella rivendita.

Chelsea! Come sei cresciuta!” commentò, facendo ridere la donna. Non era cambiato, non era cambiato di una virgola.

Non posso dire lo stesso di te” replicò divertita. Si sentì bussare alla porta.

Vado io” annunciò Jon, sistemandosi la camicia bianca che indossava e dirigendosi verso l'entrata.

Puoi spiegarmi che significa che su casa tua è atterrata una navicella spaziale e una razza aliena vuole rapirti?” domandò Richie, mostrando il cellulare al cantante.

Mi serviva una scusa per farti venire..” rispose ridendo e si voltò verso gli amici che, all'unisono, urlarono “Sorpresaaa!”. Eccezion fatta per Chelsea, che lo stava osservando in silenzio. Il suo sguardo e quello del chitarrista si incrociarono per un istante, poi l'uomo si mise a ridere e abbracciò Jon.

Grazie ragazzi” mormorò, dandogli una pacca sulla spalla. “Ma.. Posso farvi una domanda?” chiese, guardando la stanza.

Dicci pure” disse il biondo, sciogliendo l'abbraccio.

Chi si è sposato?” domandò, indicando i palloncini.

Colpa di Dave” replicò Tico, di nuovo.

Oh sentite, non c'era scritto niente su quella confezione, non è colpa mia!” esclamò, incrociando le braccia al petto. Dopo ciò, calò il silenzio. Alec osservò Richie e Chelsea, che guardavano in giro per la stanza. Rivolse uno sguardo confuso a David, che rispose facendo spallucce. Si voltò quindi verso Tico; il batterista gli fece un segno che stava a significare che glielo avrebbe spiegato più tardi. Il bassista sbuffò e rivolse la stessa espressione a Jon, che roteò gli occhi verso il cielo.

Okay, mi volete dire che sta succedendo?” domandò infine, dopo che la sua curiosità aveva annientato la pazienza.

Oh, non sentite odore di bruciato?” esordì il tastierista.

Oh mio Dio, è vero! Vieni Alec, andiamo in cucina e vediamo che cosa hai combinato col forno!”. Tico gli resse il gioco e prese per le spalle il bassista, indirizzandolo verso la stanza di fronte al soggiorno, seguito da David.

Forse è meglio se vado a controllare che cosa combinano di là..” osservò Jon, andando in cucina e chiudendo la porta. Chelsea, lanciando agli amici un'occhiata assassina che non si sarebbero mai dimenticati, guardò un'ulteriore volta Richie. Il chitarrista si toccò le tasche e tossì, per poi passarsi una mano sulla fronte.

Fa caldo qui..” commentò la donna. Ormai era diventata una specialista nel dire cose a caso. Detto ciò scosse la testa e uscì sul balcone. “Sei contenta ora? Guarda che hai combinato” mormorò, appoggiando i gomiti sulla ringhiera.

Hai fatto di peggio” replicò Richie, facendola sobbalzare. Si mise vicino a lei, appoggiando la schiena contro la balaustra e osservando Chelsea.

Ti riferisci al tatuaggio dietro la spalla quando avevo bevuto un bicchiere di troppo a quella festa con gli Skid Row? O al graffito che abbiamo fatto io e Alec di fronte a quello stadio?”.

Quale?” chiese l'uomo, grattandosi la nuca in modo pensieroso.

Quello con scritto 'Uncle Richie was here'” rispose, scuotendo la testa. Erano giovani e immaturi e.. Okay, cercare giustificazioni non sarebbe servito a nulla. Durante il 99% delle follie che avevano combinato erano sobri e in pieno delle loro facoltà mentali.

Giusto, giusto. Vi volevo ammazzare” mormorò, con un sorriso dipinto sulle labbra. Chelsea notò con piacere che non aveva più il broncio; poteva sfruttare la cosa a suo vantaggio.

Se ti chiedessi scusa credi che servirebbe a qualcosa?” gli chiese, senza smettere di guardare un punto imprecisato di fronte a lei. Si vedeva una lunga fila di alberi, che precedeva la spiaggia e il mare. Il sole stava tramontando ed era l'unica cosa che si poteva vedere sull'acqua, oltre ad una piccola barca di legno vicino agli scogli.

Solo se lo pensi veramente” rispose, con naturalezza.

In realtà.. Non me ne pento di quello che ho fatto. Cioè, in parte sì, ma solo perché ho rischiato di non poterti più parlare per il resto dei miei giorni. E magari mi avresti evitata anche in Paradiso. Sto cominciando a divagare” disse, facendo un lungo respiro per fare ordine nella sua mente. Perché in momenti simili diventava insopportabilmente loquace? Riprese: “Mi dovevo fidare di te.. Però se ti avessi detto di smettere di frequentare Denise.. Beh, mi avresti mandata a quel paese, col rischio di sentirmi un bel 'Fatti gli affari tuoi' o qualcosa di simile. Mi sbaglio?”. Richie rimase in silenzio per un paio di secondi, dopo aver soppesato le parole della sua interlocutrice.

Forse.. Non con quelle parole ma.. Sì. E' stata un po' la stessa cosa che mi hai detto tu con Ross” le fece notare. Chelsea annuì e, finalmente, concentrò la sua attenzione sul viso di Richie, anziché guardare altrove. Tornò ad immergersi nei suoi occhi e riafferrò la calma di cui aveva bisogno per tenere quella conversazione.

Se tu ti senti bene con lei.. Prometto di non intromettermi più. Ma ricordati che, se dovesse farti del male, non me ne starò con le mani in mano”.

Citazione?”.

Già” confermò la donna, sorridendo. Prese tra le mani il ciondolo che portavano entrambi al collo. “Quella donna indiana aveva detto che il nostro legame sarebbe durato per tutta la vita. Non intendo fare nient'altro per metterlo a rischio” mormorò. Il chitarrista le sorrise dolcemente e le scostò dal viso una ciocca di capelli.

Io, invece, intendo fare qualcosa che mi dia la certezza che non finirà davvero mai..” sussurrò, azzerando la distanza che li divideva e posando le labbra su quelle di Chelsea.

Il forno e la cucina sono salv.. S-scusate” disse Jon, indietreggiando. Il contatto tra Richie e Chelsea si interruppe.

Tranquillo biondo.. Sono ancora in tempo per mettere del veleno nel tuo vino”. Il cantante rise.
“Usi questa minaccia da quando abbiamo vent'anni, ma non l'hai mai messa in pratica”.

Sì e infatti mi sono sempre pentito di ciò” replicò ridendo.

Ma qualcuno vuole dirmi che cosa diavolo sta succedendo? Non vi vedo da anni e quando torno voi due evitate di guardarvi in faccia, Tico sembra che fumi più sigari di prima a giudicare dalla voce, Jon scrive sms sugli alieni e David è il solito idiota che non legge niente di quello che scrivono sulle confezioni!” esclamò Alec, facendo scoppiare a ridere tutti i presenti.

Per la terza volta: non c'era scritto niente su quei dannati palloncini!” replicò il tastierista, mettendosi le mani sulla faccia.

E tu ti aspetti che io ti creda?” chiese il bassista, inarcando il sopracciglio destro.

Beh, dopo tutti questi anni!”.

David, sono invecchiato e sono caduto da una moto, non sono impazzito” gli ricordò Alec.

Ti do tre secondi di vantaggio per correre, dopodiché preparati a subire l'ira del signor Rashbaum”.

Ragazzi, ma quanti anni avete?” domandò Jon ridendo.

3, 2, 1”. Con uno scatto felino, che non tutti i cinquantenni possiedono, David cominciò a rincorrere il bassista, che nel frattempo era uscito dall'appartamento e aveva raggiunto il pianterreno.

Beh..” mormorò Tico con le mani in tasca. “Mangiamo?”.

Ma sì” risposero i tre in coro, sedendosi a tavola.

 

 

Nota dell'autrice:

Non ci posso credere.. E' l'ultimo capitolo.. E manca solo l'epilogo *scoppia a piangere* Beh, prima o poi doveva succedere '-' 

Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno seguito questa FF, quelle che l'hanno messa tra i preferiti e quelle che l'hanno recensita, alias:

alisiablack

barbara83 

BrianneSixx

chiaretta78 

DodoBJ

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GiadiX_McKagan

KeepSmiling

HarryJo

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Pubblicherò l'epilogo domani quindi.. Stay tuned ;)


 

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


Quel lungo abito bianco iniziava a sembrarle troppo stretto. Aveva la sensazione di non riuscire più a respirare. In quel momento ogni suo singolo pensiero avrebbe dovuto essere felice.. E lo era.

Sì.. Lo voglio. No no, con più convinzione. Sì. Lo voglio. Oppure..”. Chelsea si ritrovò di fronte alla navata, che avrebbe dovuto percorrere dopo nemmeno dieci secondi. Ava le diede l'okay per cominciare a seguirla, mentre gettava a terra petali di rose. Deglutì ed espirò, aggrappandosi con tutte le sue forze al bouquet che aveva tra le mani. Doveva semplicemente mettere un piede dopo l'altro. Non era così difficile nonostante quel lungo e gonfio abito bianco, particolareggiato ma al contempo semplice e estremamente delicato alla vista.

Ogni passo che faceva riusciva a mettere a fuoco il viso dello sposo, in piedi su quell'altare, di fronte al parroco.

Vedeva i suoi capelli castani, che aveva fatto crescere con suo grande piacere, ricordando la pettinatura che aveva nel 2005.

Vedeva il suo naso, spesso fonte di ispirazione per le loro prese in giro. Non poté fare a meno di sorridere, mentre si avvicinava sempre di più.

Vedeva le sue labbra rosee e carnose, esattamente come vent'anni prima, sulle quali era dipinto un sorriso, un bellissimo sorriso, contagioso come sempre.

Vedeva le sue braccia, il posto in cui avrebbe abitato finché avrebbero vissuto, e nelle quali era già stata in passato, senza rendersi conto che quello era il posto giusto per lei.

: - Ci siamo – pensò, tremando. Diede il bouquet ad Ava, che sorrise commossa alla coppia.

La donna prese la mano di Richie, che la aiutò a salire due gradini. Il tremore era scomparso, scomparso nel nulla. Come al solito, quando interveniva lui.

Siamo qui riuniti oggi, per celebrare le nozze tra Chelsea Natalie Star e Richard Stephen Sambora”.

Per tutta la durata della cerimonia, nella testa di Chelsea continuarono a rimbombare le parole pronunciate dal parroco al suo arrivo all'altare, subito dopo la marcia nuziale.

Era sicura di quello che stava per fare, non come il precedente matrimonio. Allora lei era spaventata, insicura, incerta. Aveva impiegato tutte le forze a sua disposizione per convincersi di essere innamorata e di stare per fare la cosa giusta. Solo che le sembrava così perfetta l'illusione che era stata in grado di crearsi, da non riuscire a rendersi conto di quanto fosse sbagliato quello che stava per fare. Però, come biasimarla.. Come si fa a capire quando una persona è quella giusta? Quella con cui passare la propria vita, condividendo ogni attimo, felice o triste che sia? Non c'è un corso che te lo insegni, né un manuale di istruzioni da acquistare..

E il cuore fa brutti scherzi. E anche la paura di rimanere soli fa la sua sporca parte.

Commettendo mille e mille errori, cercando in ogni parte del pianeta, confrontando le proprie passioni e le proprie ideologie, alla fine si capisce quale sia la persona in grado di completarci, sostenerci, aiutarci, comprenderci, amarci, difenderci.

Per i poteri conferitimi dalla Santa Chiesa”.

Chelsea l'aveva trovata.

Io vi dichiaro marito e moglie”.

E la stessa cosa valeva per Richie.

Può baciare la sposa”.

: - Tutto ciò di cui ho bisogno.. Sei tu - pensarono entrambi, sigillando la promessa di amore eterno con un bacio.

 

 

There's nothing you can do that can't be done. 
Nothing you can sing that can't be sung. 
Nothing you can say but you can learn how to play the game. 

Nothing you can make that can't be made. 
No one you can save that can't be saved. 
Nothing you can do but you can learn how to be you in time

Nothing you can know that isn't known. 
Nothing you can see that isn't shown. 
Nowhere you can be that isn't where you're meant

All you need is.. Love



 


Non ci posso credere che sia finita.. Mi ero affezionata a questi due disgraziati '-'

Beh, chiaretta78 mi ha dato un'ottima idea: sono intenzionata a scrivere un piccolo seguito per questa storia *partono finti applausi da una folla immaginaria*. Credo di pubblicarlo entro una settimana, massimo due.. Perciò date un'occhiata alla sezione Bon Jovi se siete interessati ;)

Colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone che hanno avuto la pazienza di recensire o di seguire questa storia fino alla sua conclusione:

alisiablack

barbara83 

BrianneSixx

chiaretta78 

DodoBJ

erika_rose 

GiadiX_McKagan

KeepSmiling

HarryJo

VaVa_95 

_lullaby


Grazie di cuore a tutti quanti.. Alla prossima! 

Rosie

 

 

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