Cambiando visione di La Kurapikina (/viewuser.php?uid=102658)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nuovo arrivato ***
Capitolo 2: *** Neferet ***
Capitolo 3: *** La giornata peggiore della mia vita ***
Capitolo 4: *** Iniziamo a parlare amore mio? ***
Capitolo 5: *** Lasciati abbracciare ***
Capitolo 6: *** Inizio della fine ***
Capitolo 7: *** Sangue ***
Capitolo 8: *** Veleno ***
Capitolo 9: *** Marchio ***
Capitolo 10: *** Nyx ***
Capitolo 11: *** Male ***
Capitolo 12: *** Genitori ***
Capitolo 13: *** Silenzio ***
Capitolo 14: *** Confessioni ***
Capitolo 15: *** Afrodite. Sempre meglio di Elizabeth. ***
Capitolo 16: *** Dolore ***
Capitolo 17: *** Noi ***
Capitolo 18: *** Porta ***
Capitolo 1 *** Il nuovo arrivato ***
Jack
sorrise e capii che
finalmente si era calmato; strinsi fra le braccia quel ragazzo biondo
tanto
speciale sfiorando con le labbra il suo marchio bicolore. Ma questa non
è la
storia che conoscete voi: molte cose sono diverse, quindi,
affinché capiate tutto
ciò che ci è successo, è bene che io
parta dall’inizio.
***
“Eih
guardate, c’è un
ragazzo nuovo!”
Spostai
lo sguardo da
Stivie Rae alla porta appena in tempo per vedere entrare un biondino
rossiccio
con grandi occhi blu carichi di diffidenza.
Aveva
dei lineamenti
dolci, con labbra sottili ed un nasino perfetto;il fisico magro ed
esile
sembrava pronto a scattare al minimo segnale di pericolo e questo lo
faceva
sembrare ancora più spaventato, ma cazzo quant’era
bello!
Mi
ritrovai a fissarlo
quasi senza accorgermene e, perso com’ero a studiare la pelle
chiara, notai per
caso un livido violetto sul suo zigomo sinistro, semi coperto dai
capelli.
“Ragazze,
viene da questa
parte!” esclamai non appena mi accorsi che il biondino
puntava dritto verso di
noi.
“Speriamo
che non sia…”
cominciò Erin con una smorfia.
“…un
fissato con “miss
marchio completo”!” concluse per lei Shaunee con la
stessa espressione e vidi
Zoey e Stivie Rae irrigidirsi al pensiero di dover sopportare
l’ennesima serie
di domande su Zy, la novizia più potente di tutti i tempi.
Intanto
il biondo era
arrivato al nostro tavolo con tranquillità, e nel tragitto
doveva aver
accantonato la paura visto che ora sembrava solo terribilmente annoiato.
Ci
squadrò uno alla volta,
socchiudendo gli occhi blu ornati da lunghe ciglia chiare, ma quando
aprì la
bocca per parlare sentì la porta della mensa aprirsi alle
sue spalle e riprese
a camminare con tranquillità, come se non si fosse mai
fermato.
“Jack,
potresti venire un
momento?” Neferet era ferma sulla porta e, nonostante
cercasse di sembrare
calma, la sua voce era evidentemente incrinata dalla rabbia che
tratteneva a
stento.
Questa
proprio sembra
destinata ad essere una gran brutta giornata: Zoey ci ha appena detto
che
quella strega di Afrodite l’aveva invitata al rituale della
Figlie oscure di
questa sera e lei ha deciso di andarci per vedere se può
fare qualcosa per
togliere il potere dalle mani di quella stronza, ed ora, come se non
bastasse,
Neferet sembrava giusto un tantino arrabbiata.
Nel
mentre il ragazzo
biondo si era riavvicinato al nostro tavolo fino ad essere proprio
davanti a
me, dandomi le spalle: teneva fra le mani un cellulare, nascosto dietro
la
schiena, e lo lasciò cadere sulla mie gambe mentre chiedeva
sorridendo:
“Qualcosa non va?”
Ormai
gli sguardi di tutti
i ragazzi presenti nella mensa erano fissi su di lui e
anch’io stavo studiando
confuso la sua schiena quando Neferet gli disse che dovevano parlare.
Ancora
prima che il biondo
si allontanasse, qualcosa mi disse che dovevano nascondere il cellulare
bianco
che aveva sulle gambe, e così feci, quindi mi limitai a
fissare il nuovo
arrivato uscire con Neferet, sperando di non avere
un’espressione colpevole.
Dopo
nemmeno pochi secondi
il silenzio venne sostituito dal solito brusio dei ragazzi e Stivie Rae
ne
approfittò per chiedermi: “Ma cosa ti ha
dato?”
Tutte
le ragazze si
strinsero curiose intorno al tavolo mentre io facevo scivolare la mano
fino
alla tasca dei pantaloni, prendevo il cellulare e lo mostravo titubante.
“Un
cellulare?” sussurrò
Zoey sgranando gli occhi e io mi affrettai a rispondere: “Non
so cosa
significhi… certo che quel ragazzo è proprio
strano!”
Mi
misi a studiare il
piccolo telefonino bianco che tenevo in mano come se fosse un tesoro
mentre le
gemelle si scambiarono un’occhiata complice sussurrando:
“Però è così
cariiiino!”
Stivie
Rae alzò gli occhi
al cielo e le interruppe subito con il suo accento cento per cento
Oklahoma:
“Ragazze, fate le brave!”
Fra
le tre iniziò una
discussione sull’importanza della figaggine in un ragazzo,
discorso a cui
presto si unì anche Zoey.
Di
solito anch’io
discutevo con loro, visto che sono gay fino al midollo, ma in quel
momento ero
troppo preso a pensare al nuovo arrivato e a studiare il cellulare
chiedendomi
cosa avesse fatto quel biondino per far infuriare Neferet in quel modo.
“Proprio
non capisco cosa
ti sia successo!” proprio la voce della nostra somma
sacerdotessa mi riscosse
dai miei pensieri ed interruppe anche l’animata discussione
delle ragazze.
“Non
mi è successo un bel
niente!” ribatté con rabbia il biondo mordendosi
il labbro inferiore per non
piangere e lasciando l’intera mensa sbalordita: bisognava
essere completamente
folli per parlare in quel modo ad una donna potente come la somma
sacerdotessa
vampira.
Il
ragazzo si allontanò
dalla porta come se scottasse e Neferet lo squadrò a lungo
prima di chiedere
alla mensa, con uno sbuffo irritato: “Chi fa visitare la
scuola a Jack?”
Io e
il mio gruppo ci
alzammo ancora prima di pensare, tanto che Neferet ci lanciò
un’occhiata
sospettosa: “Bene Damien, allora dopo ci pensi tu a portarlo
alla stanza di
Erik Night? Avvisalo anche che se Jack gli darà problemi
provvederò
personalmente a risolvere la questione.” Detto
ciò, Neferet se ne andò.
Il
biondino rimase
impassibile e silenzioso al nostro fianco fin quando non fummo nel
corridoio
che portava alla biblioteca, completamente vuoto a quell’ora
Una
volta che si ritenne
al sicuro, mi studiò dall’alto in basso:
“Ok, ridammi il cellulare.”
So
che può sembrare
strano, ma io gli obbedii come un cagnolino, perso nei suoi occhi blu
ed
incredibilmente freddi; evidentemente la gemelle non approvarono il mio
comportamento visto l’occhiataccia che mi rifilarono,
così mi sentii in dovere
di chiedere al nuovo arrivato perché mi avesse dato quel
telefonino.
Il
biondino strinse la
palpebre fino a renderle una fessura, mi fissò serio e
tacque qualche istante,
perso in pensieri che non ci era ancora permesso conoscere. Ma non fu
quello a
farmi capire che dietro quell’atteggiamento da stronzo e
perfetto si nascondeva
molto di più: furono le sue labbra e le sue mani che
tremavano leggermente, ma
abbastanza per dargli un’aria spaesata e terrorizzata.
Mi
ritrovai a fissarlo
nuovamente come un perfetto idiota e furono di NUOVO le sue parole dure
a
distogliermi dai miei pensieri su quanto fosse bello: “Fatti
gli affari tuoi!”
detto ciò mi ordinò di portarlo alla
“fottutissima stanza dell’altrettanto
fottuto Erik qualcosa” sotto lo sguardo severo e semi furioso
delle ragazze.
Ma
era venuto il momento
per quel biondino di dirci la verità, al diavolo la sua
fottuta figaggine che
mi mandava in confusione!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Neferet ***
Ma
era venuto il momento
per quel biondino di dirci la verità, al diavolo la sua
fottuta figaggine che
mi mandava in confusione!
“Dimmi
cosa hai fatto per
far infuriare Neferet e perché mi hai dato quel cellulare ho
di butto fuori da
questa scuola a calci nel culo e ti lascio a crepare in mezzo alla
strada.” Sentii
lo sguardo di tutti puntarsi su di me, ma fui il primo a stupirmi:
avevo davvero
detto quello a un novizio appena arrivato? Da quando ero diventato
così
stronzo? Non era proprio da me…
Vidi
il biondino tremare e
chiudere gli occhi, ma non solo per quello che avevo detto io: sembrava
soffrire per qualcosa di molto più grosso, di molto
più importante e non erano
state le mie parole a risvegliare in lui quel terrore; era stato il mio
tono.
Avevo
parlato con calma
furia e con rabbia pacata, insomma, proprio il mio tono tranquillo era
la cosa
peggiore di quella minaccia, almeno per lui: strinse a aprì
i pugni più volte,
quindi scosse la testa e riaprì lentamente gli occhi.
Riaprì
lentamente gli
occhi e di colpo sembrò molto più dolce e timido
di prima: aveva abbandonato la
maschera da stronzo per far emergere la fragilità che lo
caratterizzava; non
era la prima volta che conoscevo una persona come lui e ormai avevo
imparato a
capire l’esuberanza dei timidi.
“Ascoltami,
non è facile
affrontare la trasformazione in vampiro, e devi cercare di partire con
il piede
giusto, soprattutto con Neferet.” La voce di Zoey mi
sembrò estremamente
lontana, come se provenisse da un’altra dimensione e percepii
che gli sguardi
delle ragazze si erano inteneriti anche se rimanevano ostili a Jack.
“Neferet.”
Sibilò quest’ultimo
assottigliando gli occhi blu, mentre il suo viso si irrigidì
nuovamente per la
diffidenza e la rabbia: “Proprio lei è il mio
problema…”
Rimanemmo
tutti
sconcertati: come poteva la nostra somma sacerdotessa essere un
problema? Lei era
sempre buona con noi novizi, ci capiva e ci aiutava ogni volta che noi
le
chiedevamo qualcosa…
“E
così sarei il tuo
problema, Jack? Ti ho salvato la vita…” ecco parli
del diavolo… oddio, no, perché
l’ho definita un diavolo??
Scossi
la testa cercando
di allontanare la brutta sensazione che la voce improvvisa di Neferet
mi aveva
provocato e mi concentrai su il biondino: si stava irrigidendo e prima
di
rispondere serrò la mascella, chiudendo gli occhi.
“Nyx
mi ha salvato la
vita, non tu.” Sibilò rabbioso.
Poi
successe tutto tanto
velocemente che né io né le ragazze lo capimmo
fino in fondo: Neferet scattò in
avanti, afferrò il ragazzo nuovo per i polsi e lo
piantò al muro, sbattendolo
con forza e sollevandolo da terra.
Sentii
le ragazze alle mie
spalle portarsi le mani alla bocca sconvolte e io non fui da meno,
indietreggiando con loro: non avevamo mai visto la somma sacerdotessa
così
furiosa e soprattutto lei non si era mai, e intendo proprio MAI,
permessa di
aggredire uno studente; vedeva Neferet sotto una luce nuova e devo
ammettere
che non mi piacque affatto.
Per
la prima volta mi
ritrovai a pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato in lei e nella
dittatura
indiretta che aveva creato su tutti noi novizi, perché,
infondo, tutti la
temevano e celavano quella paura dietro la devozione.
“Come
ha salvato la vita a
Mary?” aveva sibilato nel mentre la donna e quelle parole
sconvolsero Jack
molto più della mia minaccia: si afflosciò
completamente contro il muro e
lasciò cadere la testa in modo che gli occhi fossero coperti
da una fitta
cortina di capelli chiari.
Neferet
lo lasciò cadere e
lui si accucciò obbediente contro il muro, terrorizzato, ma
lei non aveva
ancora finito: gli afferrò il mento con una mano forte e lo
costrinse a
guardare nella nostra direzione; piangeva.
“Darai
ancora fastidio a
questi ragazzi?”
Lui
non rispose e fissò
gli occhi nei miei, come supplicandomi di salvarlo, ma io ero
completamente
paralizzato dalla sorpresa; Neferet spinse il viso di Jack contro il
muro, poi
si rivolse a noi, con voce pacata: “Mary, la sorella maggiore
di Jack, è morta
due settimane fa: aveva tradito Nyx e lei l’ha
punita.” Tornò a rivolgersi al
biondino e di colpo perse tutta la calma e la pazienza che aveva usato
con noi:
“E tu farai sicuramente la stessa fine, sciocco.”
In un
attimo, come era
arrivata, Neferet sparì lasciando il ragazzo a singhiozzare
contro il muro; diedi
una rapida occhiata alle ragazze e trovai Stivie Rae che piangeva
silenziosamente
abbracciata a Zoey, mentre le gemelle stava abbracciate con un sguardo
cupo e
triste; sapevo di non essere in uno stato migliore, ma mi mossi
comunque.
Camminai
lentamente verso
il biondo e sotto lo sguardo attento della mie amiche mi inginocchiai
davanti a
lui sfiorandogli una mano, piano, cercando di non spaventarlo.
Lui
alzò la testa di
scatto e mi fissò con i suoi occhi blu spalancati e
terrorizzati: piangeva e
lasciava che le lacrime gli rigassero le guance pallide, ma appena
incrociò il
mio sguardo riabbassò la testa; era diversissimo da come lo
avevo conosciuto
pochi minuti prima e la sua timidezza e riservatezza mi sorprendevano
sempre di
più.
Sollevai
istintivamente
una mano spostandogli dietro le orecchie ciocche dispettose di capelli
biondo
rossiccio e gli parlai dolcemente: “So che ciò che
ti ho detto prima non è
stato gentile e mi dispiace, ma ti puoi fidare di me… di
noi. Cosa ti
preoccupa? È Neferet? È Mary?”
Tacqui
aspettando una
risposta che non tardò ad arrivare: alzò
finalmente lo sguardo e sussurrò, a
voce tanto bassa che faticai a sentirlo: “Devi stare lontano
da me… lei è pericolosa
e io porto solo guai… merda, io porto solo
guai…”
Poggiò
la testa alla mia
spalla e io lo lasciai lì a piangere tenendolo stretto come
se lo conoscessi da
una vita e non come se si fosse comportato come un grandissimo stronzo
con me
fin dall’inizio. Ma era solo una maschera, perché
in realtà non avevo mai
incontrato un ragazzo tanto dolce.
Di
colpo, come se fosse
stato percorso da una scossa elettrica, si allontanò da me
ed afferrando il
cellulare mi sussurrò: “Ascolta questa.”
Premette
un paio di
pulsanti mentre le ragazze si stingevano intorno a noi per sentire,
quindi
partì un messaggiò registrato.
“Jack..”
disse la voce
roca e bassa di una ragazza e la voce del biondino registrata rispose
un
urletto agitato.
“Jack,
mi dispiace…”
riprese la voce della ragazza, sempre più bassa:
“Credevo che qui saremmo stati
al sicuro… a questo punto non so più se pregare
affinché tu rimanga a casa o
venga qui… non so più cosa è
peggio… sta
lontano da…”
La
voce della ragazza
venne interrotta da un’altra voce, di una donna:
“Mary, cosa stai facendo?”
Ci
irrigidimmo tutti: era
la voce di Neferet e suonava cattiva, irritata e perfida, molto diversa
dal
solito.
“Questa
chiamata mi è
arrivata questa mattina, dopo che Neferet mi ha portato in infermeria.
E avete
sentito tutti che
mia sorella Mary è
morta due settimane fa.”
Merda,
questo non aveva
senso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** La giornata peggiore della mia vita ***
Merda,
questo non aveva senso!!
Sentii
Zoey, Stivie Rae e le gemelle trattenere rumorosamente il fiato alle
mie spalle, mentre i miei occhi si spalancavano i dismisura; dovevo
sembrare un pesce satanico in quel momento; mi voltai verso le ragazze
e le trovai tutte quattro con la mia stessa espressione sconvolta,
quindi neanche loro ci avevano capito niente.
Tornai
a guardare Jack, che mi fissava con gli occhi blu semichiusi, come se
le palpebre fossero diventate improvvisamente pesanti: sembrava stanco,
stanco di vivere in quella continua follia che evidentemente stava
diventando la sua vita, o forse lo è sempre stata una
follia, non lo so.
“Stammi
lontano Damien.” Ripeté in un sussurro quasi
inudibile: “Statemi lontano tutti: finireste nei guai con
me… è sempre stato così, io porto
guai.”
Le
ragazze non si mossero di un millimetro e questo mi diede la certezza
del fatto che la pensavano come me, quindi mi decisi ad agire:
“Perché eri in infermeria appena arrivato
qui?”
Non
rispose.
“Stavi
male perché hai tardato ad arrivare?” chiese
timidamente Stivie Rae con il suo accento cento per cento Oki, ma Jack
non emise un suono, anzi, abbassò perfino lo sguardo,
agitandosi.
“Tesoro,
o parli o non possiamo aiutarti.” Ecco Shaunee.
“E
se non possiamo aiutarti ti troverai solo nei guai.”
Ovviamente, questa era Erin.
Zoey
rimase in silenzio, ma potevo percepire il suo sguardo nero pece
puntato sul nuovo arrivato e sulla mia schiena.
Jack
continuava a non parlare, come se non sentisse ciò che gli
dicevamo, poi, di colpo, la sua timidezza svanì e la fredda
maschera da perfetto stronzo tornò a nascondere il suo bel
faccino dolce; si allontanò di colpo da me, come se
scottassi, e si rimise in piedi, sotto i nostri sguardi attenti e
preoccupati: tutti lì sapevamo ciò che stava
succedendo.
“Allora,
la stanza di questo Night è nei paraggi o dobbiamo farci
altri otto kilometri a piedi prima di raggiungere ‘sto
stronzo.” Ovviamente, come sapevo, il suo tono freddo ed
insensibile era tornato e la sua espressione era così snob
che se non fosse stato per gli occhi arrossati non avrei mai
riconosciuto il ragazzo che pochi istanti prima mi piangeva sulla
spalla.
Vaffanculo.
Era l’unica cosa che riuscivo a pensare. Vaffanculo.
Non
mi resi conto veramente di ciò che feci subito dopo e so che
anche per le ragazze era così: ci stavamo muovendo tutti
come degli automi, persi nei nostri pensieri e quando raggiungemmo la
stanza di Erik lui non c’era.
“Oh,
lui non c’è, è a Londra per una gara di
monologhi… tornerà fra due giorni.” La
spiegazione di Zoey sfiorò appena le mie orecchie, quindi si
allontanò silenziosa; dopo c’è solo il
buio.
Forse
andai a lezione, forse no, ero completamente distratto: pensavo solo a
Jack, al suo viso terrorizzato, ai suoi occhi blu lucidi per le
lacrime, alla voce roca di sua sorella Mary e alla reazione violenta di
Neferet.
Capii
di essermi messo un enorme guaio, anche se ancora non sapevo quale
fosse: c’era, intorno, a Jack, un’aura di
affascinante mistero che mi aveva completamente rapito.
Ero
perso ogni volta che pensavo a lui e quando parlai con le ragazze, mi
dissero che erano così confuse che non capivano
più niente.
“Mi
ricorda terribilmente Afrodite quando fa lo stronzo.”
Commentò Stivie Rae con uno sbadiglio mentre cenavamo,
stranamente silenziosi; Jack non si vedeva da nessuna parte e per tutto
il giorno non lo avevamo più visto dopo che si era chiuso
nella sua nuova stanza, senza nemmeno salutare; non avevo avuto la
forza di reagire, di fermarlo, e ce ne eravamo andati mogi mogi.
“Ah,
cavolo!” esclamò di colpo Zy sollevando la testa
dal suo piatto di insalata dietetica: “Fra poco
c’è il rituale delle figlie oscure! Ho detto ad
Afrodite che sarei andata!”
Le
gemelle sbuffarono in contemporanea e Stivie Rae quasi si
strozzò con la sua forchettata di insalata, mentre io rimasi
completamente paralizzato.
Ci
mancava solo questa… vaffanculo. Non ne potevo
più, quella giornata era decisamente la peggiore di tutta la
mia vita!
Ero
perso nel mio sproloquio mentale di lamentale quando una voce alle mie
spalle mi fece sobbalzare: “Io aiuto voi e voi aiutate me, ci
state?”
Jack.
Scusate
il capitolo molto corto, ma quasi quasi non volevo nemmeno aggiornare
per la mancanza di recensioni… non mi sento ispirata senza
commenti, quindi perdonatemi se la ff sta diventando noiosa o scritta
male… PLEASE RECENSITE!!! ANCHE 1 COMMENTINO PICCOLO
PICCOLO!!!!
|
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Iniziamo a parlare amore mio? ***
Eravamo
tutti riuniti in
camera di Jack e da qualche minuto nessuno di noi parlava: non
staccavamo un
attimo gli occhi dal biondino che stava digitando febbrilmente qualcosa
sul suo
super PC nero e sottile; sembrava drogato di quel computer, me dovevo
ammettere
che era brava. Molto bravo. Sembrava avere un vero feeling con
quell’aggeggio…
bah.
Da
quando eravamo entrati
lì e ci eravamo seduti sul letto (di ERICK NIGHT, non so se
mi capite) quel
ragazzi non ci aveva più degnato di uno sguardo e si era
messo a scrivere come
un pazzo senza darci la minima spiegazione.
“Senti
un po’…” disse ad
un tratto Zoey fissando in nuovo arrivato con gli occhi semichiusi,
cosa che
fece risaltare ancora di più il suo marchio completo ed
articolato: “Come hai
detto che ti chiami?”
“Non
l’ho detto.” Rispose lui
senza staccare un attimo gli occhi dallo schermo luminoso.
“Beh,
dillo!”
Jack
si degnò finalmente
di guardarci e fissò Stivie Rae, che perse
all’improvviso tutta la sua
decisione ed arrossì sotto quello sguardo indagatrice ed
immobile.
“Jack
Twist.” Detto ciò
tornò a concentrarsi sul computer e digitò
qualcosa con una rapidità
preoccupante.
Sentii
le gemelle
trattenere rumorosamente il fiato e sussurrare qualcosa concitate alle
altre
ragazza, ma nemmeno cercai di capire il loro discorso: osservavo
stordito il
profilo delicato di quel ragazzo illuminato dalla luce azzurrina dello
schermo
che lo rendeva quasi etereo.
Aspettate
un attimo: JACK
TWIST????!!! Quante volte io e le gemelle avevamo guardato quel film
meraviglioso, Brokeback Mountain, prima dell’arrivo di Stivie
Rae??
Capii
d’improvviso di cosa
stavano parlando le ragazze: lui era gay quanto e più di me
per aver scelto
come nuovo nome quello del cowboy omosessuale protagonista di quel film.
Mi
illuminai di colpo e
non riuscii a trattenere un sorriso inebetito: allora avevo speranze
con lui…
sempre che Jack si decida a staccare quei suoi fottutissimi occhi blu
dal
computer!
Come
se avesse sentito i
miei pensieri il biondino chiuse di colpo il computer e prese dalla
scrivania
dei fogli che nel frattempo aveva stampato, avvicinandosi finalmente a
noi: “Allora,
Afrodite La Font è lei vero?”
Ci
mostrò il primo foglio
che teneva in mano e noi annuimmo trovandoci davanti ad una foto della
biondissima stronza strega infernale con tanto di didascalia che poteva
tranquillamente essere la storia della sua vita. Ma come aveva fatto a
trovare
in pochi minuti tutto quello su Afrodite??
“Qui
dice che Neferet in
persona la sta allenando per essere la futura Somma Sacerdotessa e che
Nyx le
ha dato il potere di prevedere catastrofi future. Sembrerebbe una brava
ragazza, ma che la conosce su Twitter sparla di lei approfittando
dell’anonimato
dicendo che è una troia, una stronza e che nasconde le sue
visioni perché odia
gli umani… che
ragazza interessante.”
Si
sedette al mio fianco
continuando a sfogliare e leggere qualche frase sulla vita di Afrodite;
per un
attimo temetti che potesse sentire il mio cuore battere
all’impazzata o la mia
pelle fremere per la sua vicinanza, ma Jack era talmente immerso nella
lettura
che forse non si sarebbe neanche accorto se gli avrei
parlato… forse era maglio
così: non ero pronto ad affrontare qualcosa che ancora non
capivo.
“Questa
sera devo andare
al rituale delle Figlie Oscure, che è praticamente un
circolo privato di
Afrodite: voglio fare qualcosa per vedere se riesco a toglierle il
potere… non
che io voglia prendere il suo posto, ma…”
cominciò Zoey, ma Jack la interruppe
con un sorrisetto furbo: “So tutto di te, su tutto su tutti
voi in realtà.”
Ci
mostrò dei fogli come
quelli di Afrodite, su cui c’erano la mia foto, quella di Zy,
di Stivie Rae e
delle gemelle, completato con la nostra storia e i commenti su di noi
di
Twitter; quanto avrei voluto leggerli!
“Ma
guarda te…” cominciò
Shaunee con un ringhio basso e rabbioso e, ovviamente, Erin concluse
per lei: “…
sto stronzo!”
Lui
sorrise nuovamente,
quindi si fece serio, si alzò e cominciò a
camminare nervosamente avanti ed
indietro, attraversando la stanza con passi brevi e rapidi.
“Tutto
bene?” gli chiesi
istintivamente e lui mi fissò per un lungo istante con i
suoi grandi e profondi
occhi blu zaffiro in perfetta sintonia con il suo Marchio appena
tracciato. Mi sentii
morire sotto quello sguardo penetrante e fu ancora peggio quando le mie
guancie
presero fuoco; Dio, che sfigato! Stavo facendo una terribile figura di
merda!
Finalmente
i suoi occhi si
staccarono dai miei, ma Jack non rispose continuando a camminare
nervosamente,
quindi si bloccò di colpo e ci rivolse un sorriso raggiante,
il primo vero
sorriso: “Ci sono! Afrodite cercherà sicuramente
di metterti in imbarazzo: il
tuo marchio è completo, quindi agli occhi di molti novizi le
sei superiore. Cercherà
in tutti i modi di screditarti e vorrà umiliarti
pubblicamente: non lasciarti
intimidire e non abbassare mai lo sguardo, non farle capire nemmeno per
un
istante che hai paura, o ti schiaccerà. Afrodite
è una stronza, ma credo che
se, in un modo o nell’altro, riuscirai a far sfuggire la
situazione dal suo
controllo e allora avrai una possibilità di fotterla.
È brava, ma non invincibile
e tu sei una ragazza intelligente. Se vuoi toglierle il potere devi
rendere
indirettamente pubblica la sua stronzaggine, anche ai professori, ma
non farlo
in prima persona: trova un sistema affinché sia lei e farsi
beccare, così non
potrà incolparti. Questa sera sarò lì
vicino e ti darò un piccolo auricolare:
quando le cose si metteranno male ti darò qualche consiglio
ok?”
Nessuno
di noi parlò e per
qualche momento rimanemmo a guardarlo fisso: i suoi occhi persero un
po’ di
lucentezza come se temesse di aver detto un’immane cazzata,
quindi vidi la sua
espressione passare dal dolce al rigido e duro: si era messo sulla
difensiva,
come se si aspettasse di essere attaccato.
“Ma
tu sei una macchinetta!
O un fottuto genio, vedi tu!” sbottò Zoey e
scoppiamo tutti a ridere, Jack
incluso: vidi il suo viso cambiare nuovamente e diventare dolce ed
ingenuo. Tornò
ad essere lo stesso ragazzo dolce e malinconico che avevo intravisto un
attimo
poche ore prima in corridoio dietro la sua maschera di stronzaggine.
Perché
faceva così? Era così
tenero quando si mostrava per ciò che era veramente: dolce,
spaventato, ancora
un po’ stordito e costantemente malinconico. Era perfetto.
Semplicemente perfetto.
Così
bello in tutti i
sensi, sia dentro che fuori, eppure si nascondeva dietro qualcuno che
non era…
c’era qualcosa che mi sfuggiva. Mi sfuggiva perché
Jack non lasciva che mi
avvicinassi abbastanza a lui per capire.
“E
noi cosa dobbiamo fare
per te?” chiesi, tanto per distogliere la mente da quei
pensieri che mi stavano
confondendo sempre più.
“Ogni
cosa a suo tempo…
prima vediamo come va questa sera… o mattina, quel che
è… poi parleremo del
favore che mi dovete. Tranquilli, non va farò fare niente di
impossibile.” Sorrise
di nuovo, timidamente.
Suonò
la campanella che
annunciava il re inizio delle ore di lezione ma io non mi mossi: aveva
ora
buca.
Le
ragazze invece scattarono
prontamente in piedi e, dopo averci salutati, sparirono rapidamente
verso le
loro classi; Jack non si mosse.
“Sono
stato in infermeria
per un giorno intero e Neferet vuole che io inizi la scuola solo
domani. Oggi mi
devo riposare…” rispose con un’alzata di
spalle alla mia occhiata
interrogativa, quindi tornò a sedersi al mio fianco.
Oh.
Mio. Dio. Avevo un’ora
intera da passare con Jack. SOLI.
“Senti
Damien scusa se mi
comporto così male.” Esordì lui
timidamente. Era così tenero in quel momento!
“E’
che… beh, ci sarebbero
tanto cose da spiegare… e noi neanche ci
conosciamo.”
“Tu
hai appena letto la
storia della mia vita.” Ribattei io sarcastico accennando con
il mento ai fogli
ancora stretti fra le mani di Jack, che sorrise tristemente:
“Pronto a sentire
la vita più pallosa di tutto il mondo?”
“Non
vedo l’ora.” Ed era semplicemente
la verità.
Il
prossimo capitolo si
concentrerà solamente su Jack e Damien, questo mi serviva
come introduzione all’inizio
della loro grande amicizia. Non solo amicizia direi… mi
scuso per il ritardo e
ringrazio di cuore Sgiach, che lascia sempre commenti adorabili^^^^
GRAZIE!!!!!!!!!! Baci a tutti, ciao!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Lasciati abbracciare ***
“Chiudi
la porta.” Disse riordinando
i fogli con le nostre vite e riponendoli in un cassetto dalla scrivania
accanto
al suo letto; io obbedii quindi tornammo entrambi a sederci.
Finalmente
Jack aprì la
bocca per cominciare a parlare, ma la richiuse subito dopo ridacchiando
imbarazzo e portandosi una mano al viso pallido e stanco: “Ho
paura di
annoiarti.” Ammise con lo sguardo basso. Si…
proprio non sapevo come rassicurarlo:
Jack doveva avere una doppia personalità perché
altrimenti non è umanamente
possibile che un ragazzo passi da stronzo in tutto e per tutto a
dolcissimo,
timido e tenero in meno di cinque secondi. Lo ammetto, nonostante io
sia il
secchione più secchione di tutta la Casa della Notte quel
ragazzo proprio non
lo capivo.
C’era
qualcosa in lui che
mi bloccava ed ogni volta che ero credevo di esser riuscito a
comprendere
almeno in parte quella mente contorta succedeva qualcosa che mi
costringeva a
ricredermi: scoppiava a ridere o a piangere, faceva sorrisi dolcissimi
o si nascondeva
dietro una maschere di indifferenza e freddezza; Jack Twist era una
creatura
che forse non avrei mai capito perché era TROPPO indeciso ed
insicuro, proprio
come in quel momento: avevo chiuso la porta, eravamo soli e sembrava
volesse
parlarmi, finalmente, un po’ della sua vita, ma poi si era
messo a ridacchiare
cercando di nascondere il nervosismo… no, dico, mi aveva
preso per cretino?
“Non
ti arrabbiare.” La sua
voce delicata e timida mi riscosse da quei pensieri e tornai
faticosamente a
mettere a fuoco il visetto che avevo davanti: sembrava quasi spaventato
da
fatto che non gli avessi risposto, come se temesse di avermi in qualche
modo
ferito, ma dopotutto la vita era la sua, no? Poteva anche non parlarne
se
voleva…
“Non
volevo offenderti né
prenderti in giro… è solo che…
io…” abbassò gli occhi sulle proprie
meni, ma
feci comunque in tempo a vedere una lacrima solitaria inumidirli le
folte,
chiare, ciglia e subito dopo quella stessa piccola gocciolina
solcava il suo zigomo sinistro,
violetto per un livido che stava ormai svanendo. Oh. Santi. Numi.
E
adesso perché piangeva? Avevo
forse detto qualcosa di sbagliato? Impossibile, visto che non ha
neanche
parlato! Vi prego, non esiste un traduttore del linguaggio segreto del
corpo di
Jack Twist???
Anche
senza avere una
risposta a tutte quelle domande mi mossi istintivamente verso di lui e
gli
sfiorai delicatamente una guancia, asciugando quell’unica
lacrima che era
riuscita a scappare dall’intrico della sue ciglia, piano:
avevo paura che se
avessi fatto una mossa sbagliata , forse troppo avventata e decisa per
lui,
avrebbe potuto spezzarsi sotto il mio tocco, come fragile porcellana;
fargli
male, anche se involontariamente, era l’ultima cosa che
volevo in quel momento.
Jack
mi guardo con occhi
gonfi ed umidi e mi si sciolse il cuore: la abbracciai stretto e, dopo,
un
attimo di tensione, sentii quel magro e fragile corpicino rilassarsi
fra le sue
braccia; nonostante io non sia uno di quei fisici da paura come Erik Night, avevo un
corpo e dei muscoli
tipici di un ragazzo di diciassette anni, mentre lui era magro come lo
stelo di
una rosa e sembrava potesse spezzarsi da un momento
all’altro, eppure era
bellissimo, semplicemente incantevole: perfettamente proporzionato, con
un
visino perfetto e un corpo da urlo nonostante la sua delicatezza,
più simile a
quella di una ragazza che di un maschio.
“Non
sei costretto a
parlarmene.” Sussurrai direttamente al suo orecchio mentre
lui singhiozzava con
il viso affondato nell’incavo fra il mio collo e la spalla:
“ma se posso
aiutarti… posso fare qualsiasi cosa per farti stare
meglio…”
Dopo
qualche secondo di
silenzio Jack mi guardò e nei suoi occhi vidi una profonda
riconoscenza: “Ho
paura, ma non per me, sono abituato a soffrire: ho paura che se ti
dicessi
troppo… finiresti nei guai.”
Lo
strinsi maggiormente
tirandomelo dietro quando mi appoggiai al muro e lui si
raggomitolò contro il
mio petto, come una gatto in cerca di coccole. Adoravo quel ragazzo e
la sua
tenerezza: “Non temere per me; ora ci siamo solo io e te: per
favore, aiutami a
capire… a capirti.”
Fu
così che entrai a far
parte del casino più incasinato del mondo, quasi senza
rendermene conto,
semplicemente ascoltando la parole di quel ragazzo biondo che aveva
cercato di
proteggermi anche se non mi conosceva. Non sarei più
riuscito a tirarmene
fuori, ma ancora non lo sapevo; non immaginavo neanche minimamente a
ciò che
stavo andando incontro.
Jack
iniziò finalmente a
raccontarmi la sua vita, sussurrando e io mi ripromisi che non lo avrei
interrotto mai, qualunque cosa avessi sentito: avevo paura che
così facendo non
avrebbe più ricominciato a parlare, temendo di star
sbagliando.
“Il
mio nome prima di
venire segnato era Jack Roberts e vivevo in una villa enorme: entrambi
i miei
genitori sono giudici importati e guadagnano molto bene.”
In
effetti avevo sentito
parlare molte volte dei giudici Roberts, stimati e famosi in tutto
l’ambito
giuridico, ma tacqui tenendo fede alla promessa che mi era fatto.
“Avevo
una sorella, Mary,
quella di cui hai sentito prima il messaggio
registrato…” riprese con voce
tremante e si raggomitolò maggiormente contro di me; da
parte mia io non lo
avevo ancora lasciato, continuando a tenerlo stretto: “Ma non
era una bella
vita, nonostante lo si possa pensare: i miei picchiavano in
continuazione sia
me che Mary e ci sfruttavano in tutti i modi, trattandoci come i loro
schiavi…
oggetti… puttanelle…” sussultai a
metà fra lo sconvolto e lo scandalizzato, ma
lui riprese subito, con un tono freddo e distaccato, come se la sua
mente
stesse cercando di estraniarsi da ciò che stava dicendo:
“ogni volta che
qualcuno aveva il fegato di denunciarli le accuse non erano nemmeno
rese
pubbliche e, stranamente, chi li aveva contraddetti veniva arrestato o
comunque
non si faceva più vedere; è proprio vero che il
potere e i soldi fanno tutto. Quattro
mesi fa mia sorella gemella Mary venne segnata, ma i miei genitori
decisero che
per nulla al mondo sarebbe venuta qui e così la segregarono
in casa, fino a
quando non venne, tre giorni dopo, Neferet in persona a prenderla: mia
madre si
mise ad urlare come una pazza, ma la Somma sacerdotessa fu irremovibile
e
quando nostro padre schiaffeggiò Mary, lei lo spinse contro
il muro e si mise
ad insultarli entrambi, quindi portò via con sé
Mary, che fece appena in tempo
a dirmi che avrebbe pregato affinché Nyx salvasse anche me,
perche il marchio
era l’unica cosa che ci avrebbe potuti allontanare da quei
pazzi dei nostri
genitori. Per questi quattro mesi loro sfogarono completamente la loro
frustrazione su di me e… non è affatto stato
piacevole, ma tre giorni fa, a
scuola, un ricercatore mi ha segnato e, ovviamente, i miei genitori
hanno sclerato
segregando in casa anche me; Neferet ieri mattina è tornata
e mi ha strappato
finalmente dalle grinfie dei miei genitori. Purtroppo però,
due mesi fa,
abbiamo ricevuto la notizia che Mary non aveva superato la
trasformazione e
Neferet aggiunse che era successo perché, accecata dal senso
di libertà, mia
sorella aveva voltato la spalle a Nyx, tradendola e segnando
così il suo
destino. Ieri mattina, dopo che Neferet mi lasciò solo in
infermeria mi Mary mi
ha chiamato; il messaggio lo hai sentito e io ho iniziato ad odiare la
Somma
Sacerdotessa. Era questo che intendeva quando mi ha chiesto cosa cazzo
mi fosse
successo in quell’infermeria. Tutto qui. Non so cosa sia
successo in realtà a
Mary, ma so che Neferet nasconde qualcosa. E poi
basta…”
Oh.
Mio. Dio. Non sapevo
cosa dire: già all’inizio del discorso di Jack mi
ero completamente
paralizzato, sconvolto. Non ci potevo credere, non poteva essere
vero… santi
numi se non mentiva tutta quella storia era un gran casino! Per non
parlare dei
suoi genitori! E io che mi lamentavo dei miei solo perché
non accettano il mio
essere gay!
“Cosa
c’è non parli più?”
Jack si era rapidamente allontanato da me ed ora mi fissava con occhi
illeggibili e vacui: sembrava di nuovo di verso e stanco. Stanco di
vivere. Non
potei continuare a vedere quell’espressione sul suo viso e lo
abbraccia
nuovamente, con forza: Jack si irrigidì e trattenne il
fiato, cosa che mi
permise di capire che non era abituato a gesti di affetto e
solidarietà così
evidenti.
Forse
fu proprio per
quella sorpresa che fece breccia nel suo cuoricini indurito da
diciassette anni
di sofferenza che scoppiò in lacrima, stringendosi a me con
tutta la forza che
aveva e singhiozzando terribilmente, come se fosse scosso dalle fiamme
dell’inferno.
Era
terribile sentirlo
piangere così e per un attimo le lacrime inumidirono anche i
miei occhi, ma
dovevo essere forte anche per lui.
Non
so dire esattamente
per quanto tempo rimanemmo così, abbracciati stretti, con
Jack che piangeva e
io che cercavo in tutti i modi di consolarlo, poi successe.
Tossì e continuò a
tossire.
Lo
allontanai subito da me
e lo fissai dritto negli occhi, spaventato: “Stai
bene?” gli chiesi con la voce
che si ridusse a un strilletto nervoso e lui annuì
passandosi una mano sulla
bocca e sugli occhi. Finalmente la tosse si era calmata, ma il panico
che mi
aveva attanagliato in quei pochi secondi non accennava a volersene
andare.
“Damien.”
Mi chiamò Jack e
io annuii per fargli capire che lo stavo ascoltando: “Sei
l’unico a parte
Neferet che sa questa storia e ti sarei grato se per un po’
non ne parlassi con
le tue amiche… non so se sono pronto a condividere con altri
questa storia… fa
ancora male, capisci?”
“Ti
prometto che starò
muto come una scarpa finché tu vorrai.” Risposi
subito io serio e lui scoppiò a
ridere: “Come una scarpa?”
Era
incantevole. Favoloso.
“Damien.”
Mi chiamò di
nuovo: “Grazie.”
Nel
momento stesso in cui
suonò la campanella che segnava l’inizio della
nuova ora le sua labbra pallide
si posarono sulle mie avvolgendomi con il loro delicato profumo e
facendomi
ribollire con il loro innato calore. Oh mio dio. Oh mio dio oh mio dio
oh mio
dio.
Stavo
rispondendo al bacio!
Angeli, signore, babbo natale, Nyx, chiunque ci sia lassù,
aiutatemi per non
farmi svenire!
Jack
si allontanò con un
sorrisetto compiaciuto stampato in faccia e mi prese per mano,
tirandomi verso
la porta: “Devi andare a lezione; ci vediamo questa sera per
aiutare Zy con
Afrodite.”
“Ce…
certo.” E me ne andai
accompagnato dal suo sorriso.
Grazie
a tutti e
specialmente a Sgiach^^ Un bacio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Inizio della fine ***
Era
sera. No, scherzo era
quasi l’alba, visto che per noi novizi e vampiri il giorno e
la notte sono
invertiti.
In
ogni caso, io, le
gemelle, Stivie Rae e Zoey eravamo in cortile ad aspettare Jack mentre
tutti
gli altri erano in mensa: il momento perfetto per agire indisturbati e
senza
attirare troppo l’attenzione.
Come
promesso, non avevo
parlato alle ragazze della storia di Jack anche se qualcosa mi diceva
che avrei
dovuto farlo visto che sembrava essere tutto un casino. Un gran casino,
ma
ancora non avevo idea di quello che mi aspettava: la mia vita da
novizio della
Casa della Notte di Tulsa era finita nel momento in cui quel biondino
nuovo
arrivato aveva varcato la porta della mensa. La nostra vita, in
realtà, visto
che anche i miei amici sarebbero stati coinvolti.
Comunque,
in quel momento
non immaginavo nulla di tutto ciò e riuscivo solo a pensare
al fatto che Jack
Twist mi aveva baciato. Di sua spontanea volontà.
Oh,
per inciso, non aveva
detto nemmeno quello alle ragazze e tutte le volte che loro mi
chiedevano cosa
mi succedesse o dove avessi lasciato la testa glissavo con eleganza e
riuscivo
sempre a cambiare discorso.
finalmente,
dopo cinque
minuti di attesa, vedemmo Jack scendere gli scalini del dormitorio
maschile ed
avvicinarsi a noi, immerso nella lettura dei fogli sulla vita di
Afrodite; si
era cambiato ed indossava dei leggins neri (si, proprio i pantaloni
tipici
delle ragazze) una felpa bordeaux semi slacciata e una canottiere
bianca a
corredare il tutto. Oh dea, ma quanto era bello quel ragazzo! Davvero,
non
riesco a descriverlo per quanto era stupendo… ma non aveva
freddo? No, era fine
novembre ed erano solo le quattro del mattino…
“Ciao
ragazzi…” disse con
un sorriso stanco, raggiungendoci e il mio sguardo si posò
nuovamente sul
livido violaceo all’altezza dello zigomo sinistro, ma questa
volta sapevo da
dove gli veniva. Poverino.
“Jack.”
salutarono in
stereo le gemelle mentre Stivie Rae e Zoey si limitarono a sorridergli
e
muovere il mento nella sua direzione, quindi io feci per salutarlo a
mia volta,
quando: “Ciao Damien.”
Oh
mia dea!
So
che può sembrare
stupido, ma il fatto che avesse salutato me personalmente e non mi
avesse
incluso nel saluto generico mi faceva battere il cuore
all’impazzata, cosa che,
ovviamente, non sfuggì alle ragazze e sentii subito i loro
sguardi curiosi
posarsi sul mio viso arrossato: “Ciao Jack.”
riuscii a dire sperando che la
voce non mi tradisse.
Certo
che se continuava a
sorridere così non rendeva certo la cosa più
facile!
“Allora,
fra quanto dovrai
andare al Rituale con Afrodite?” chiese quindi rivolgendosi e
Zoey, che gli
rispose con un flebile “mezz’oretta”;
evidentemente era un po’ preoccupata… eh
beh, un’intera sera con quella stronza e le sue amiche
streghe!
“Fantastico,
abbiamo tutto
il tempo che ci serve.”
Le
gemelle sbuffarono
leggermente e Stivie Rae si irrigidì: non credevano che in
trenta minuti quel
biondino potesse escogitare un modo per fregare Afrodite, visto che
loro non ci
erano riuscite per due lunghi anni.
Zoey,
da parte sua, non
sembrava molto convinta, ma preferì non commentare;
bell’intuito la ragazza!
nemmeno
io ero mai
riuscito a trovare il modo di fottere Afrodite, ma qualcosa mi diceva
che Jack
lo avrebbe fatto bagnando il naso a tutti noi.
certo
non centrava il
fatto che mi aveva baciato! ma che, scherziamo, io non farei mai una
cosa
simile… sono sempre oggettivo, quando serve e
chissà perché ma serve sempre
raramente.
“Tieni
il tuo auricolare,
attaccalo al vestito.” disse tranquillo Jack ignorando le
espressioni
sospettose delle gemelle e porgendo un affarino bianco e microscopico e
Zy, che
lo sistemo all’interno dell’ampia scollatura a V
del suo splendido abito nero
da cerimonia, quindi si porto all’orecchio un filo
trasparente invisibile se
non stavi proprio li a cercarlo che doveva servire a farle sentire i
consigli
di Jack in caso di bisogno.
“Ricorda:
Afrodite
cercherà di sputtanarti, ma tu mantieni la calma e manta a
catafascio i suoi
piani. così lei rischia di commettere un errore e se abbiamo
un po’ di fortuna
si farà beccare dai professori a fare qualche stronzata,
quindi si fotterà da
solo senza che tu passi per la spia e toglierai il potere della sua
stronzissime manine delicate. Capito?”
“Certo.”
disse Zoey
cercando di sembrare più sicura di quanto non fosse in
realtà: “Ma, se per caso
vado in panico tu mi aiuti vero piccolo genio?”
Jack
sorrise e la
rassicurò: era davvero straordinario perché io
potevo essere intelligente
quanto volevo ma era tutto diverso.
La
mia intelligenza si
basava sui libri e sullo studio, mentre lui aveva un intuito naturale,
una
logica straordinario. un talento innato, tanto che sembrava quasi un
affinità
della dea.
“Ok,
andiamo in mensa
prima che qualcuno si accorga della nostra assenza.” disse
Stivie Rae,
dimenticandosi che Zy avrebbe dovuto persino mangiare con il gruppo di
Afrodite, così quando lei glielo ricordò, vidi il
suo bel viso abbronzato
irrigidirsi.
“Se
hai bisogno ti basterà
sussurrare il mio nome, anche a bassissima voce, e io ti
aiuterò. Sentirò tutto
ciò che ti succede intorno, mentre tu sentirai me solo se lo
vorrò, così non ti
riempio il cervello con chiacchiere inutili.”
Zoey
guardò qualche
istante tutti noi, preoccupata, quindi prese un respiro profondo e si
avviò con
passo falsamente sicuro verso la stanza in cui forse Afrodite e il
resto delle
Figlie Oscure erano già riunite. Speriamo bene.
“Ok,
visto che qui non
possiamo fare niente e non vogliamo che qualcuno sospetti nulla,
andiamo in
mensa.”
Erin
e Shaunee si
incamminarono verso l’ingresso e Stivie Rae fece per
seguirle, bloccandosi
quando vide che io non le seguivo:aspettavo Jack, ma lui era talmente
preso con
cavetti vari che sembrava non essersi nemmeno accorto che ce ne stavamo
andando.
Stivie
Rae mi fece un gran
sorriso seguito da un occhiolino molto campagnolo, quindi si
affrettò a
raggiungere le gemelle le tre cominciarono, ovviamente, a spettegolare
di me.
Ovviamente.
Lascia
passare ancora
qualche secondo, quindi mi schiarii la voce ottenendo finalmente
l’attenzione
di Jack, che mi rivolse un gran sorriso imbarazzato: “Scusa,
ancora qualche
istante ed arrivo. Inizia ad andare se vuoi.”
Io
scossi la testa
sorridendo a mia volta e quando gli assicurai che lo avrei aspettato i
suoi
occhi blu zaffiro si illuminarono. In quel momento sembrava un vero
raggio di
sole.
“Eccomi!”
annunciò
finalmente avvicinandosi
con ancora il
suo bel sorriso stampato in faccia: “Scusa se ti ho fatto
aspettare dovevo
sistemare ancora un paio di cose.”
“Figurati.”
A
questo punto avremmo
dovuto entrare nella scuola e raggiungere le ragazze in mensa, ma per
qualche
strano motivo nessuno di noi due lo fece, al contrario restammo
immobili a
fissarci, come due perfetti cretini; poi successe: una mia mano si
alzò
istintivamente verso il suo viso sfiorando il profilo del suo marchio
con un
gesto naturale che ancora non immaginavo quante volte avrei ripetuto in
futuro,
quindi mi chinai a baciarlo abbastanza lentamente per dargli il tempo,
se lo
avesse voluto, di allontanarsi, ma lui non lo fece.
Di
nuovo il contatto con
le sue labbra morbide scatenò un tornado di emozioni che
mise KO tutti i miei
neuroni, per non parlare del momento in cui la sua lingua
cominciò a giocare e
danzare con la mia, prima lentamente poi con forza, poi di nuovo piano.
Ci
separammo entrambi a
corto di fiato e rimanemmo semi abbracciati: “Scusa per
quanto so essere
stronzo e grazie per tutto ciò che fai.”
sussurrò Jack con il viso affondato
nell’incavo fra il mio collo e spalla, quindi, prima di darmi
il tempo di
rispondere, sussultò e sussurrò nel piccolo
microfono che si era attaccato alla
felpa rossa: “Dimmi Zoey.”
Avvicinandomi,
anzi,
appiccicandomi completamente a Jack, sentii la voce di Zy sussurrare
preoccupata: “Temo che nel vino ci sia…
sangue.”
Ah,
cavolo! Afrodite era
proprio pazza!
“Bevi.
non mostrarti
spaventata. Fa vedere a quella bionda che non è
l’unica forte li dentro solo
perché ha più tette! Bevi.” La voce di
Jack suonò calma nonostante vidi
perfettamente il suo viso contrarsi e l’espressione farsi
seria.
“Bevi.”
ripetè, quindi la
voce di Afrodite provenne dal microfono: “Avanti Zoey, non
bevi?”
attendemmo
entrambi,
fremendo, poi Zoey bevve.
quella
forse, fu il vero
inizio della fine.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Sangue ***
Quello,
forse, fu il vero
inizio della fine.
Raggiungemmo
quasi di
corsa le ragazze in mensa e ci fiondammo al loro tavolo senza neanche
fermarci
a prendere un vassoio.
“Che
succede?” domandò
preoccupata Stivie Rae con la bocca piena di insalata e anche le
gemelle si fecero
attente leggendo l’agitazione sui nostri volti.
“Afrodite
ha fatto bere a
Zoey del vino con dentro sangue.” spiegai in un sussurro,
quindi ripresi subito
senza dare a nessuno di commentare: “Ora, però,
tutte le Figlie Oscure le danno
addosso perché è l’unica matricolo a
cui piace il sangue…”
“Le
piace il sangue?!”
sbottarono in stereo le gemelle strabuzzando gli occhi e Jack le
guardò male: “Certo
che le piace!” sibilò con rabbia, come se quella
domanda gli avesse fastidio: “E’
speciale, il suo Marchio è completo, quindi le piace come ad
un vampiro adulto.
Non è vostro compito giudicarla, sarà
già abbastanza confusa di per sé!”
“Non
la stavano
giudicando.” intervenne Stivie Rae aggrottando le
sopracciglia: “Dicono solo
che beh… è strano. Zy è nostra amica,
non sparliamo di lei alle sue spalle.”
Le
gemelle annuirono con
forza dicendo qualcosa, ma non le ascoltai, troppo preso a fissare
Jack: era
scattato come se si fosse scottato, quasi aggredendo le ragazze. Gli
aveva dato
veramente fastidio… perché? Oh dea, aiutami a
capirlo perché io da solo non ci
riesco! Cosa passava per la mente di quella testolina bionda?
“Coraggio,
andiamo. Zy è
scappata fuori e forse Erik qualcosa l’ha seguita.”
disse in quel momento la
testolina in questione, alzandosi, subito imitato dalle ragazze, che lo
precedettero correndo fuori dalla mensa spinte anche dalla
consapevolezza che
forse “Erik qualcosa”, tornato poche ore prima
vincitore dalla gara di
monologhi, era con la nostra Zoey.
“Ehi
Jack!” lo fermai,
trattenendolo per un braccio e lui si voltò a guardarmi, ma
non era affatto
confuso: “Lo so.” disse infatti: “Sono
praticamente saltato addosso alle
gemelle. Io… forse… non so. Parliamo
dopo.”
Annuii
chiedendomi perché alla
fine ero sempre io ad essere confuso, praticamente ogni volta che
parlavo con
lui… doveva essere una dote!
Raggiungemmo
in un attimo
le ragazze, che, ovviamente, ci lanciarono occhiate sospettose, quindi
ci
avviamo insieme verso la mura est doveva pensavamo potesse essere Zoey
ed
infatti la trovammo raggomitolata a terra, contro un albero. Ma non era
sola:
accanto a lei c’era nientemeno che lo strafigo Erik Night e
quei due stavano
parlando come se si conoscessero da una vita!
Io,
Stivie Rae e le
gemelle rimanemmo imbambolati con le bocche aperte, come un quartetto
di
cretini, ma Jack non perse tempo e si schiarì la voce
richiamando così l’attenzione
dei due neo-piccioncini.
“Ragazzi!”
esclamò
sorpresa Zoey: aveva gli occhi rossi e ancora umidi, ma sorrideva.
Evidentemente Erik aveva doti di consolatore…
“Erik,”
continuò la
ragazza alzandosi ed allungando la mano verso di noi:“Ti
presento i miei amici:
Damien, Stivie Rae e le gemelle, Erin e Shaunee.
Lui
invece è Jack, il tuo
nuovo compagno di stanza di cui ti parlavo poco fa.”
Night
ci rivolse un gran
sorriso, soprattutto a Jack, che lo squadrò con gli occhi
socchiusi: “Ciao,
Erik qualcosa.”
“Night.”
“Non
mi interessa.”
Gli
rifilai una gomitata
dedicando ad Erik, confuso, un sorriso angelico: “Fa lo
stronzo, ma in realtà è
molto gentile e simpatico. Solo, ha qualche difficoltà a
socializzare… sai è
nuovo, deve ambientarsi…”
Erik
sorrise con
gentilezza. Che bravo ragazzo! Speriamo che Jack non gli dia
problemi… avremmo
parlato anche di quello. Dopo.
Rimanemmo
solo pochi
minuti fuori, quindi rientrammo a scuola intenzionati ad andare a
dormire per
dimenticare quella giornataccia e Zoey aveva appena finito di dire che
domani
ci avrebbe spiegato tutto, quando: “Jack.”
Neferet
era comparsa alle
nostre spalle, praticamente dal nulla; tutti sobbalzammo, Zy inclusa
nonostante
la Somma Sacerdotessa fosse anche sua mentore. Mi sembrò
incredibilmente
sbagliato, ma anche il comportamento di Neferet verso Jack lo era: lo
aveva
preso di mira e quello era evidente a tutti.
“Vedo
che hai conosciuto
il tuo nuovo compagno di stanza. Erik, sappi che se ti darà
problemi provvederò
personalmente.”
Suonava
come una minaccia,
talmente tanto che rabbrividimmo, ma Jack le rispose subito, sollevando
il
mento affilato ed indossando la sua maschera da perfetto stronzo
insensibile: “Sta
tranquilla, Neferet, non sarà per i problemi che
creerò ad Erik Qualcosa che
dovrai occuparti di me: io, i problemi, ho intenzione di crearli solo a
te.”
Era
pazzo. Si, non poteva
esserci altra spiegazione: quel ragazzo era completamente pazzo. Folle.
Masochista. Irresponsabile, incosciente, arrogante, pazzo, bellissimo,
coraggioso, libero, pazzo.
Un
po’ complicato vero?
In
ogni caso, a quell’affermazione
Neferet scattò in avanti come una vipera arrabbiata per
affrontare e forse
picchiare di nuovo Jack, ma questa volta fui io a reagire
d’istinto, mettendomi
fra lei e lui.
“Levati
Damien!” sibilò la
mia Somma Sacerdotessa con voce talmente furiosa e cattiva che non la
riconobbi: c’era qualcosa di strano in Neferet, qualcosa di
cui tutti noi ci
stavamo lentamente rendendo conto grazie all’arrivo di Jack.
Lui risvegliava in
lei il suo lato che solitamente nascondeva a tutti, novizi e vampiri, e
la
costringeva a mostrarsi per chi era veramente, anche se sapeva di
mettersi in
pericolo.
“Lo
lasci stare. Sa che
può essere difficile ambientarsi, sono sicuro che quando si
sarà abituato alla
sua nuova casa non farà più così. Gli
dia tempo.” mi
opposi, cercando di apparire calmo, deciso
e ragionevole.
Dovetti
riuscirci perché all’improvviso
il viso di Neferet si tese in un sorrisetto forzato e lei
indietreggiò: “Hai
ragione, non so cosa mi sia preso. A domani. Ciao, Jack
Twist.” quindi sparì,
rapida come il vento, silenziosa come un’ombra. Come se non
ci fosse mai stata.
“Ragazzi,
che strizza che
mi ha messo… era strana!” commentò
Erik, ma noi ci limitammo ad annuire:
avevamo già visto poche ore prima quell’
“essere strana” in Neferet e
non ci piaceva affatto, quindi liquidammo Erik con qualche sorriso e
una buona
notte generale.
Le
ragazze si allontanarono
verso il loro dormitorio, bisbigliando, e noi rimanemmo soli, ma quando
Jack
fece per seguire Erik nella loro stanza comune lo trattenni per un
braccio
lasciando che Night lo precedesse con espressione confusa e curiosa.
“Allora?
Non credi di
dovermi spiegare un po’ di cose?” chiesi inarcando
un sopracciglio e
rifilandogli un’occhiataccia di rimprovero, ma lui si
limitò a prendermi per
mano per costringermi a seguirlo: uscimmo di nuovo in cortile e ci
sedemmo
sotto la stessa quercia sotto cui poco prima stavano Erik e Zoey, alla
mura
est.
“Avanti,
cosa ti succede?”
chiesi ancora, questa volta più dolcemente mentre lui si
raggomitolava contro
il mio petto. In quel momento mi ricordò un sacco Cameron,
la mia gattina,
quindi, quasi istintivamente, cominciai a carezzargli i capelli.
Lui
sospirò: “Non so cosa
mi prende, ma tu mi piaci.”
Rimasi
zitto, aspettando
che continuasse, ma proprio non mi aspettavo un inizio simile.
“Davvero,
mi piaci tanto.
Non avrei dovuto lasciare che succedesse, che mi innamorassi di te. Io
porto
solo guai, come ormai avrai capito e non voglio che ti ritrovi
immischiato nei
miei casini.”
“Non
provare nemmeno ad
allontanarmi da te: mi piaci troppo. Non te lo lascerei mai
fare.” mi tremava
la voce, ma ero davvero convinto di ciò che avevo detto:
“Ora dimmi che ti è
successo prima.”
“Non
volevo trattare male
le gemelle, ma… sai che ne ho passate di tutte con la mia
famiglia, quindi
credo che gli amici non debbano mai permettersi di dubitare o
giudicare. E’
sbagliato e può far molto male.”
Non
ci fu bisogno che
spiegò oltre perché avevo già capito:
aveva il terrore di essere tradito o
trattato male da chi amava.
“Le
gemelle sono brave
ragazze e io non ti ferirò mai, almeno non volontariamente.
Devi imparare a
fidarti delle persone. Ti aiuterò, è una
promessa. Sempre.”
Sentii
il suo sorriso
accompagnato dalle lacrime, quindi lui sollevò appena il
viso per baciarmi;
rimanemmo abbracciati per lunghi minuti, persi nei nostri pensieri, in
quell’
amore così giovane eppure così forte che ci stava
sommergendo.
Stavo
appunto pensando che
forse avremmo dovuto tornare dentro, per dormire un po’ e
poi, forse, saremmo
tornati sull’argomento domani, quando successe: Jack
tossì, ma questa volta,
contrariamente a poche ora fa, non si fermò.
“Jack?!”
esclamai
allontanandolo da me per poterlo guardare in faccia: era pallido,
tremava e
tossiva. Tossiva. Tossiva!! Oh, dea no!
“Sto
bene…” sussurrò lui e
la sua voce mi gelò sul posto: era un rantolò
basso, umido e gorgogliante.
“No,
non stai bene. Ti
porto in infermeria.”
“Ora
passa.” protestò
debolmente lui, quindi tossì di nuovo con un suono
terribilmente sbagliato e a
quel punto il mondo mi crollò in testa: sangue.
La
sua bocca, rosea,
delicata e morbida, era sporca di sangue.
Nyx,
perché? Perché a me? Perché
a lui? PERCHE’ A NOI?
Eccomi
finalmente!!
Scusate il ritardo.. un grande speciale e Sgiach, le tue recensioni
sono sempre
molto gradite! A presto, baci..!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Veleno ***
Nyx,
perché? Perché a me? Perché
a lui? PERCHE’ A NOI?
In
quel momento il mio
cervello, di solito sempre rapido e razionale, era completamente spento
e non
mi permetteva di fare altro se non limitarmi a fissare le mani che Jack
premeva
sulla bocca sporcarsi di sangue ad ogni rantolo: stava morendo.
Lui
stava morendo sotto i
miei occhi e io me ne stavo li impalato come un cretino; mi alzai di
scatto
afferrandolo per un braccio e trascinandolo di peso verso
l’ingresso della
scuola, poi mi resi conto di una cosa che mi costrinse a fermarmi e
guardarlo:“E’
impossibile…” sussurrai incrociando i suoi occhi,
perfettamente limpidi nel
loro straordinario blu mare: “I tuoi occhi non sono iniettati
di sangue, il tuo
viso non è gonfio e le tue lacrime non sono di sangue, ma
semplici… lacrime.”
“Damien…”
sussurrò
fissandomi di rimando e forse intuendo i miei pensieri: “Il
mio organismo non
sta rifiutando la trasformazione, non sono i soliti
sintomi…”
E lui
doveva essere un
esperto, visto che due mesi fa sua sorella era morta, per quei sintomi:
“Stai
male per un altro motivo…”
Sentii
quelle parole come
se le avesse dette un'altra persona, ma mi diedero una carica
improvvisa: se
non stava rifiutando la trasformazione in vampiro, forse allora
c’era qualche
possibilità che quel qualcosa che lo stava facendo star male
non lo uccidesse!
Afferrai
nuovamente il suo
braccio e ripresi a trascinarlo verso l’infermeria, ma fui
costretto a metà
corridoio quando sentii le sue gambe cedere e Jack cadde a terra
continuando a
tossire sangue; urlai sperando di attirare l’attenzione e,
fortunatamente, ci
riuscii: doveva aver sfondato i timpani a tutta la scuola,
perché in breve
praticamente tutti i professori e persino la gran parte dei novizi, si
affollarono
intorno a noi.
“Damien…
non si può fare
niente, solo aspettare che passi… che finisca
tutto.”
Le
gemelle, Stivie Rae,
Zoey e perfino Erik erano comparsi al mio fianco, ma, evidentemente,
non
avevano capito: “NO!” urlai accorgendomi solo in
quel momento di star
piangendo: “Non sta rifiutando la trasformazione, non sono
quelli i sintomi!”
Ero
inginocchiato in mezzo
al circolo dei presenti e Jack era semi sdraiato sulle mie gambe:
tremava e
nascondeva il viso fra le mani insanguinata, ma aveva smesso di tossire.
All’improvviso,
dopo
quella che mi parve un’eternità,
l’arrivo di Neferet sbloccò
l’immobilità in
cui tutti eravamo caduti: “In infermeria, subito! E chiamate
un medico esperto!”
urlò la nostra Somma Sacerdotessa che aveva notato ad una
prima occhiata la
stranezza della situazione e per un attimo sembrò la Neferet
di sempre, quella
potente, dolce e materna che accoglieva tutte le matricole, ma qualcosa
mi
diceva che era solo una stronzissima facciata che indossava
perché eravamo
circondati da mezza scuola.
Dopo
di che, successe
tutto talmente velocemente che fatico a ricordarlo: una vampira mi
tolse Jack
dalle braccia, sollevandolo senza fatica e portandolo immediatamente in
infermeria, subito seguita da Neferet e la maggioranza degli altri
professori,
mentre i novizi rimasero bloccati in corridoio, sussurrando e
parlottando fra
loro, ovviamente dando inizio ai pettegolezzi.
Io,
dopo un attimo di
esitazione, scattai a mia volta verso l’infermeria ignorando
i passi rapidi che
mi seguivano; come se in quel momento mi importasse di chi cavolo mi
stesse
seguendo! Mi importava solo di Jack… del MIO Jack, di quel
piccolo angelo
biondo che era entrato come un tornado nella mia vita, sconvolgendola
in meno
di un giorno… migliorandola.
Mi
ritrovai, quasi senza
sapere come, in infermeria dove vidi Jack steso su un letto e intorno a
lui
Lenobia, Dragone, Anastasia e la prof Garmy che stavano leggermente in
disparte
in disparte con due infermiere, mentre un vampiro che riconobbi come il
medico
specializzato era chino su Jackie, svenuto, insieme a Neferet.
Mi
voltai spaesato
incrociando lo sguardo delle ragazze ed Erik, che mi rivolsero veloci
sorrisi
spaventati: sapevamo che stava succedendo qualcosa di brutto e
sbagliato, ma
ancora non capivamo cosa.
“Damien,
cosa è successo?”
mi chiese bruscamente Neferet lanciandomi un’occhiata truce e
lo sguardo di
tutti si puntò su di me: cos’era successo? Avrei
dovuto saperlo? E perché mai??
“Non
lo so…” risposi
infatti sentendo che le lacrime erano tornate alla carica:
“Io… è stato tutto
troppo veloce!” cercai di giustificarmi senza neanche sapere
perché lo stessi
facendo: non era mica colpa mia! non lo avevo avvelenato!
“Avevate
ragione, il suo
organismo non sta rifiutando la trasformazione: è stato
avvelenato.”
Oh
cazzo… va bene che sono
sveglio, ma non pensavo di saper vedere il futuro!
“Ha
passato la maggior
parte del tempo con te!” ringhiò Neferet e a
nessuno sfuggì il fatto che mi
stesse palesemente accusando, cosa che mi fece perdere un battito al
cuore: “No!”
fu l’unica cosa che riuscii a strillare come un vero cretino,
ma quell’accusa
mi faceva venire il voltastomaco: MAI avrei fatto del male a Jack!
“Neferet,
non saltare a
conclusioni affrettate.” intervenne fortunatamente in mia
difesa Dragone, il
mio mentore, con una calma straordinario.
“Ha
ragione.” la voce del
medico ci fece sobbalzare tutti per la sua durezza che doveva servire,
secondo
le sue intenzioni, a mascherare l’agitazione, ma
fallì miseramente e quello mi
mise ancora più paura.
“Il
ragazzo è stato
avvelenato qualche ora prima di venire alla Casa della
Notte… è davvero ben
studiato: chiunque sia, sperava che avremmo creduto che fosse morto
perché il
suo organismo aveva rifiutato la trasformazione, così da
farla franca. Deve
essere stato qualcuno che conosce i vampiri e i
novizi…”
“Si
salverà?” chiese Zoey
alle mie spalle.
“Gli
ho dato un antidoto
per contrastare l’azione del veleno e Jack ha smesso di
tossire sangue… ma
forse morirà comunque: è fin troppo debole e,
anche se il veleno ha terminato il
suo effetto, ora il suo organismo rischia veramente di rifiutare la
trasformazione.”
“Diamogli
sangue.” propose
Anastasia, ma il medico scosse la testa: “In questo caso il
sangue umano
rischierebbe di peggiorare la situazione: sono riuscito a bloccare
l’azione del
veleno solo perché il fisico di un novizio è
più forte di quello umano, ma
ingerendo sangue umano il veleno potrebbe attaccare
quello…”
“Vampiro!”
tentò a quel
punto la Garmy facendo un passo avanti ma il medico, ‘sto
stronzo, scosse
nuovamente la testa: “Creerebbe troppo squilibrio fra il suo
fisico indebolito e
la scossa di energia che gli darebbe il sangue di un vampiro
adulto…”
Cadde
un attimo di teso
silenzio in cui ognuno cercava di accettare il fatto che forse per lui
era
veramente finita e che noi avevamo già fatto il possibile,
quando Erik sussurrò
una semplice parola che riuscì a ridarmi speranza:
“Novizio…”
Ma
certo! Come avevo fatto
a non pensarci io? Se il sangue umano era troppo debole e quello
vampiro troppo
forte, allora quello di un novizio sarebbe stato perfetto! Il mio
cervello
doveva essere proprio in palla per non riuscire a trovare nemmeno una
soluzione
così semplice!
Questa
volta, per grazia
di Nyx, il medico non ebbe nulla di ribattere, anzi, sembrò
apprezzare l’idea: “Potrebbe
funzionare…” disse infatti, annuendo.
“Per
dargli la forza
necessaria, sarà meglio che beva da un novizio a cui
è vicino… con cui ha già
un legame particolare.”
E, di
nuovo, lo sguardo di
tutti si posò su di me. Mi sentii avvampare: possibile che
fosse già così
evidente che fra me e Jack c’era qualcosa?
In
ogni caso, annui
convinto, assicurando che non avrei avuto il minimo problema.
“Ok,
allora lo sveglio…
poi vi lasciamo soli.” così dicendo il medico
iniettò qualcosa a Jack, quindi
tutti se ne andarono chiudendosi la porta alle spalle.
Ah,
cavolo! Stava
succedendo tutto decisamente troppo velocemente…
“Damien…”
la sua voce mi
fece sobbalzare per quanto era flebile, ma mi diede carica: chi se ne
importa
se era veloce, si trattava di aiutare Jack e lo avrei fatto a qualunque
costo! Quel ragazzo
mi piaceva davvero
tanto…
Mi
avvicinai a lui,
inginocchiandomi accanto al suo letto e carezzandogli i capelli:
“Dicono che
qualche stronzo ti ha avvelentato…”
Nonostante
la situazione,
ridacchiò, ma rimase in silenzio così io
continuai:“ Avevamo ragione, non stavi
rifiutando la trasformazione… ora, però, per
riprenderti definitivamente devi
bere sangue.”
“Umano?!”
“No,
sarebbe troppo debole…
e vampiro troppo forte…”
“NO!”
urlò. Credo che avesse
già capito tutto… chissà mai da dove
mi veniva quel pensiero!
“Jack…”
cominciai, ma lui
mi bloccò subito: “Non berrò il tuo
sangue! E se poi va male? Magari poi io mi
riprendo e tu stai male… poi magari ti indebolisci troppo!
Non me lo perdonerei
mai! Non voglio farti una cosa simile…”
Lo
guardai dolcemente, mi
alzai e lo baciai: “Sei così dolce… sei
il mio angioletto, Jackie! Non avere
paura, non mi succederà nulla: staremo bene
entrambi… per favore Jack, lascia
che ti aiuti!”
Rimanemmo
qualche istante
a fissarci senza parlare, ma il mio sguardo dovette convincerlo
perché annuì,
anche se con timidezza: sorrisi, mi avvicinai a lui e gli avvicinai il
braccio
alla bocca. Dopo un attimo di esitazione, successe: Jack Twist mi morse.
E
anche quello avrebbe
notevolmente cambiato le cose nella mia vita.
Ciao
a tutti!!!! Scusate
il ritardo, spero che questo capitolo vi piaccia! Ringrazio tutti
quelli che
leggono, anche silenziosamente, ma soprattutto ringrazio Sgiach e Elizabeth Blackbird
per le loro
recensioni!! Dedico questo capitolo a voi, anche perché da
qui la storia
diventerà sempre più incasinata^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Marchio ***
Jack
Twist mi morse.
Giuro
che in un primo
momento riuscii persino a pensare che forse il mio sangue gli avrebbe
fatto
schifo visto che era appena arrivato e non aveva ancora la brama di
sangue…
beh, neanche io avevo l’avevo mai sperimentata
a dir la verità…
Poi
di colpo anche l’ultima
piccola parte ancora funzionante del mio cervello si spense…
c’è non è che
proprio si spense, solo che fu occupato da altri
pensieri e altre sensazioni:
i
suoi dente affondati nel mio braccio erano, beh… erano.
In
realtà descrivere ciò
che provai mi riesce difficile: era come se ogni minima cellula del mio
corpo
si fosse all’improvviso risvegliata, tutte insieme, dando una
carica di energia
che non aveva mai provato prima; poi, l’energia
diventò piacere.
Lo
stomaco mi si aggrovigliò
e il cuore cominciò a battermi in gola con una
velocità inumana, mentre la mia
mente non riusciva a fare altro che pensare a quanto diavolo fossero
eccitanti
gli occhi chiusi di Jack, le sue guance arrossate e la sua lingua che
carezzava
e solleticava con insistenza la pelle già iper-sensibile del
mio braccio.
Alzai
istintivamente una
mano per accarezzargli i capelli, ma nel momento stesso in cui sfiorai
il suo
viso qualcosa scattò in me ed abbandonai di colpo ogni
delicatezza: afferrai
con forza quegli splendidi fili biondi-rossicci e lo allontanai dal mio
braccio
per poi avvicinare il suo viso al mio collo e questa volta non si
lascio
pregare nemmeno un attimo per mordermi, affondando quei bei dentini
perfetti in
me.
Gemetti
senza quasi
rendermene conto e lo spinsi sotto di me, coprendolo col mio corpo: la
parte
razionale di me sapeva che eravamo nell’infermeria della
scuola e che lui
doveva recuperare le forze, ma quel piccolo pensiero intelligente
andò a farsi
fottere nel momento stesso in cui le mani gentili e pallide di Jack si
infilarono sotto la mia maglietta, carezzandomi il petto e la schiena,
facendomi fremere e gemere ancora, più forte.
Lo
volevo. Lo volevo più di
qualsiasi cosa al mondo: mi poggiai sui gomiti per non pensarmi
completamente
su di lui mentre le sue mani scivolarono fino ai mie pantaloni,
sfiorando e
stuzzicando la mia vita, le mie cosce e, beh… non
solo quelle. Per quanto mi riguardava avevo resistito fin
troppo, poi non dite che lui non se l’era cercata!
***
Quando
mi svegliai ci misi
almeno un minuto buono a capire dov’ero: la luce era soffusa,
delicata come il
lenzuolo che si posava fin troppo leggero sulle mie gambe nude.
Aspettate,
fermi tutti: gambe nude??
Spalancai
gli occhi,
improvvisamente spaventato e mi ritrovai a fissare il mio corpo completamente nudo. Oh. Cavolo.
Il
ricordo della sera(ok,
intendevo mattina) precedente mi assalì facendomi tornare il
batticuore e anche
un sacco di ansia, ma tutto questo fu sostituito da una strana
sensazione di
pace e serenità non appena, voltando il viso, vidi Jack
sdraiato a pancia in
giù accanto a me, con i viso inondato da una massa di
capelli biondo-rossiccio incredibilmente
spettinati e sparanti: era la cosa più bella che avessi mai
visto.
Ed
era mio.
Si,
ora ne avevo la
certezza, Jack Twist era mio e non lo avrei lasciato andar via tanto
facilmente.
“Damien…”
sussurrò
facendomi sorridere maggiormente: stava ancora dormendo e
già pensava a me?
Speriamo solo che non mi stesse insultando nel suo sogno!
Poggiai
un leggero bacio
sulla sua tempia, quindi mi alzai, mi vestii nel buio più
totale e uscii dalla
sua stanza.
Le
gemelle, Stivie Rae,
Zoey, Erik, Neferet, Dragone e Lenobia erano riuniti poco dopo
l’infermeria e
non appena mi videro si precipitarono verso di me, sommergendomi di
domande.
“Sta
meglio…” fu tutto ciò
che dissi io, sbadigliando e dando sfoggio di incredibile
loquacità: non so
nemmeno come facevo ad esserne così sicuro visto che lo
avevo lasciato che
dormiva ma, beh, io ne ero più che sicuro.
Mi
allontanai verso la
mensa desiderando solo mettere qualcosa sotto i denti e cercai di
ignorare i commenti
delle gemelle sui miei occhi arrossati, i capelli spettinati e i
vestiti stropicciati
seguiti dai rimproveri di Stivie Rae e le risatine sceme di tutti,
professori
di tutti.
Entrai
in mensa trovandola
stranamente vuota, ma dando un’occhiata
all’orologio scoprii che l’ora della
colazione era passata da venti minuti, quindi i ragazzi dovevano
già essere in
classe.
Scrollai
le spalle,
stranamente stanco, ma proprio molto stanco, e mi avviai trascinando i
piedi
fino al banco mensa, ma quando il mio sguardo si posò sul
latte che bevo da
quando sono nato provai un improvviso senso di colpa: quante mucche
erano state
riempite di cibi dannosi per dare a me quel latte?
Ok,
fermi tutti: che
cavolo mi prendeva? Non ho mai avuto problemi nemmeno a mangiare la
carne e ora
mi venivano le paturnie per una sola tazza di latte??
“Damien,
stai bene?” mi
chiese Zoey
vedendomi impallidire ed
arretrare e di colpo tutti si fecero seri: ero messo così
male?
“Mi
sento… strano, tutto
qui.” spiegai reprimendo un altro, ennesimo, sbadiglio. Era
persino passata l’ora
di colazione e io avevo il coraggio di avere ancora sonno???? Ok,
iniziavo a
preoccuparmi veramente…
“Sei
sicuro che va tutto
bene? Mangia qualcosa, ti farà sentire meglio.” mi
consigliò Lenobia e io
annuii riavvicinandomi al bancone, ma evitando accuratamente il latte.
“Forse
la perdita di
sangue lo ha indebolito…”
“Damien,
sei vegano?”
domandò di colpo Neferet, facendomi sussultare mentre mi
riempievo la tazza di
cereali di soia.
“No,
perché?”
“Beh,
niente latte,
cereali di soia…”
“L’ho
detto, no, che mi
sento strano?” feci io sarcastico fissandola accigliato e lo
sguardo di tutti
si fissò su di me: avevo appena risposto male a Neferet!
Solo Jack, fino ad
allora, aveva avuto il coraggio di farlo…
Non
so perché ma in quel
momento odiavo intensamente Neferet, come se mi avesse fatto un torto
terribile…
come se mi avesse portato via qualcuno che amavo.
Si,
ok, avevo iniziato a
capire che la nostra Somma Sacerdotessa era una stronza, ma non la
odiavo così intensamente…
anche perché non mi aveva potato via nessuno!
Scossi
la testa e chiusi
gli occhi, quando: “Ragazzi è prestissimo, ecco
perché ho così sonno! Io devo
dormire almeno dieci ore!” La voce di Jack era
incredibilmente stanca e lo
sentii reprimere a fatica una sbadiglio, ma non aprii gli occhi.
“Che
giorno del cavolo, mi
sembra che ci sia qualcosa di strano in me… sarà
meglio che mangio qualcosa…
Damien, mi passi i cereali di soia?”
Oh,
che cavolo, no! ANCHE
lui era stanco, si sentiva strano e voleva i cereali di soia…
“Come
ti senti, Jack?”
chiese sospettosa Neferet, mentre gli altri non spiccicavano parola,
anzi,
avevano trattenuto rumorosamente il fiato.
“Come
se a te fregasse
qualcosa…” sibilò stronzo come tutte le
volte che parlava con lei il mio adorabile ragazzo,
poi lo sentii
sbottare: “Oh, ma che cavolo avete da fissarmi tutti
così? Va bene che sono
spettinato, ma non c’è un cavolo di specchio in
quell’infermeria!”
A
quel punto aprii a mia
volta gli occhi cercando il suo sguardo, ma non appena vidi il suo viso
mi
bloccai, trovandomi anch’io a fissarlo a bocca aperta come
un’idiota.
“Ti
ci metti pure tu? Mi
dite cos’ho??” Sbottò ancora lui,
irritato e per uno strano motivo anch’io mi
scaldai subito: “Che cazzo, non sappiamo se essere
più sconvolti per il fatto
che io e te pensiamo in contemporanea e condividiamo un cervello come
le
gemelle o per il tuo Marchio!” sbottai.
“Cos’ha
il mio Marchio?”
Shaunee
prese a frugare
nervosamente nella sua borsetta firmata da cui non si separava mai fino
a
quando non estrasse un piccolo specchietto ovale, porgendolo poi a Jack.
Lui
si specchiò pochi
secondi, poi, fissandoci sconvolto e impallidendo, riuscì
solo a sussurrare: “Ah,
cavolo!”
La
mezza luna sulla sua
fronte non era più un semplice contorno, ma era completa,
interamente colorata,
proprio come quella di Zoey, solo che non era zaffiro come quella della
nostra
ZY: la parte destra era blu, ma quella sinistra era di uno splendente
rosso
sangue e nel centro i due colori
si
mischiavano, alternandosi ed intrecciandosi proprio come il biondo e il
rossiccio dei suoi capelli.
Sullo
zigomo destro, fino
alla guancia e all’angolo della bocca scendevano complicati
disegni di riccioli,
come nastri, che si annodavano e sembravano splendere, circondati dai
fiocchi
tipici della nostra dea; sul lato sinistro del suo viso, invece, il
Marchio rappresentava
linee dure e rigide che vicino al lobo dell’orecchio
sembravano quasi delle
corna rosso sangue e grandi ali magiche. Quello non aveva a che fare
con la
nostra dea e sembrava più… cattivo.
Niente a che fare con il lato destro.
Come
se non bastasse sotto
i suoi occhi correvano due linee affusolate, sempre scarlatta a
sinistra e
zaffiro a destra, che si incontravano e si intrecciavano sul suo nasino
piccolino, formando una specie di strano nodo che univa le due parti.
“Direi
che abbiamo un
problema.” Commentò Dragone e io ero pienamente
d’accordo con lui, solo che a
quel pensiero se ne univa un altro: “Così
è persino più bello.”
Eccoooomi!!!!!
Spero che vi piaccia
questo nuovo capitolo
anche perché da qui la trama si farà sempre
più fitta. Questo è il vero inizio,
vedetela così.^^ Un grazie speciale Sgiach e Elizabeth
Blackbird, spero che continui
a piacervi la mia ff!!! Grazie anche a chi legge silenziosamente, ma
ricordate
che un commentino è sempre gradito!! Un bacio a tutti,
ciaoo!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Nyx ***
“Ho
detto che non lo so!”
sbottò Jack fissando Neferet con uno sguardo carico di odio:
“E’ la millesima volta
in due minuti che me lo chiedi!”
Calò
il totale silenzio:
non appena Jack si era specchiato e Dragone aveva decretato il suo
“Abbiamo un
problema” era scoppiato il finimondo: tutti i ragazzi si
erano messi a
strillare le loro ipotesi somigliando in modo incredibile ad un pollaio
in
rivolta mentre Dragone e Lenobia cercavano di farli stare zitti;
dall’altro
lato io, Jack e Neferet non avevamo spiccicato parola fino a quando la
nostra
Somma Sacerdotessa non gli era letteralmente saltata addosso, bloccando
Jack al
muro ed ordinandogli di confessare, perché a suo parere
doveva per forza
essersi votato a qualche divinità maligna per avere un
Marchio simile.
Jack
sembrava non essere
spaventato, ma solo arrabbiato e per uno strano motivo anche io lo ero,
anche
se riuscii in qualche modo e frenarmi: il fatto di provare le stesse
emozioni
del mio ragazzo mi faceva sentire strano; poi successe: Neferet,
esasperata, lo
schiaffeggiò e io lo sentii
nel senso
che percepii proprio lo schiaffo arrivarmi dritto sulla guancia anche
se in realtà
nessuno mi aveva toccato.
Il
presentimento più
brutto che avessi mai provato si impossessò di me e forse
sarei anche potuto
scappare strillando come una ragazzina se proprio in quel momento non
avessi
incrociato lo sguardo di Jack: anche lui sentiva, capiva e
sapeva… era fin
troppo evidente dal modo in cui mi fissò, a metà
fra lo spaventato e il curioso;
gli restituii lo sguardo, carico delle stesse emozioni.
“Neferet,
calmati… forse
il ragazzo non sa veramente niente.” stava dicendo in quel
momento Dragone,
avanzando verso la donna e tirandola indietro con forza.
“Come
può non sapere!?”
“Anche
io non capivo all’inizio:
ero arrivata qui con il semplice contorno del Marchio e il giorno dopo
mi sono
svegliata che era completo: nessuno sa cosa Nyx abbia in mente quando
fa certe
cose…” intervenne Zoey, e lei in effetti era una
vera esperta di stranezze
visto che era la prima novizia ad avere un Marchio completo, la brama
di sangue
anche se ancora matricola ed un’affinità con tutti
e cinque gli elementi; non
si era fatta mancare nulla, insomma…
“Io
sono la sua
Sacerdotessa, so come la dea agisce!” per un attimo temetti
che si sarebbe
messa a sputacchiare da
quanto era
arrabbiata e questa convinzione crebbe quando Lenobia
ribatté dicendo che, per
quanto fosse vicina alla dea, nemmeno lei leggeva nella sua mente;
andando
contro ogni mia aspettativa, però, Neferet tacque, forse
accusando il colpo e
non trovò più nulla da ridire.
A
quel punto tornò di
nuovo a regnare il silenzio, ma era terribilmente fastidioso
perché tutti si
lanciavano occhiate preoccupate, incuriosite e spaventate
contemporaneamente:
era fin troppo evidente che non solo la nostra dea aveva messo mano nel
Marchio
di Jack visto che il lato sinistro non aveva niente a che fare con
lei…
“Nessuno
di noi riesce a
capirci qualcosa?” fece il biondo sbuffando quando a
rispondergli fu solo il
silenzio.
“Allora
cercheremo in
biblioteca!” decretai io capendo i suoi pensieri, di nuovo.
Tutti,
professori inclusi,
annuirono e fecero per allontanarsi in direzione della biblioteca,
obbedienti
come cagnolini, quando: “Porca puttana!”
strillò Jack con un’adorabile vocetta
acuta che però mi perforò entrambi i timpani.
“Davvero
un bel modo per
essere accolti…” rimanemmo pietrificati al suono
di quella di voce, che, per
quanto nuova, riconoscemmo tutti,
forse
mossi da un istinto talmente profondo da essere per noi sia naturale
che
estraneo.
“Nyx…”
sussurrò
Zy, che, come ci aveva raccontato,
aveva già avuto a che fare con la dea, mentre tutti ci
voltavamo: lei era
veramente lì, fra noi, gruppo compatto, e Jack, solo.
Era
bellissima nella sua
semplicità, con la pelle diafana, bianca quasi come il
vestito di seta leggera
che indossava, i cappelli biondissimi, lunghi fino alla vita stretta e
i lineamenti
dolci, gentili.
Aveva
l’aspetto di donna,
ma c’era qualcosa in lei che faceva capire che era qualcosa
di più, perché una
creature simile non poteva essere solo umana…
Eravamo
lì tutti con le
bocche spalancate e decisamente sconvolti per il fatto che, alla sua
apparizione, Jack le aveva strillato dietro
“puttana”…
non
ci restava che sperare
che fosse comprensiva.
“Sono
molto comprensiva,
Damien,” fece lei ridendo con un suono cristallino:
“altrimenti non sarei qui!
sedetevi, per favore, perché ho deciso di spigarvi
ciò che è appena successo:
la situazione è sfuggita di mano persino a me e quindi ormai
è talmente
delicata che richiede il mio intervento. Con premesso però,
preferirei che
Neferet, Dragone e Lenobia lasciassero la stanza: non è
ancora tempo, per voi,
di sapere.”
Vidi
chiaramente le
espressioni deluse di Lenobia e Dragone, accompagnate da quella furiosa
e
frustrata di Neferet, me il trio di professori se ne andò
senza ribattere,
senza anzi spiccicare una sola parola e così rimanemmo solo
noi ragazzi con
Nyx.
Ci
sedemmo in cerchio come
bambini obbedienti intorno alla dea, che rimase dritta in tutta la sua
fierezza, reggendo uno scettro che poteva benissimo essere di diamante.
“Molto
bene ragazzi, so
che molto probabilmente ora sarete molto confusi, ma vi pregherei di
non
interrompermi.”
Noi
annuimmo tutti
(ammettiamolo, chi avrebbe avuto il coraggio di contrariarla?) e ci
preparammo
ad ascoltare quella che ancora non sapevamo sarebbe stata la storia che
ci
avrebbe cambiato la vita.
“Come
potete vedere, il
marchio di Jack è cambiato, ma in realtà la
spiegazione è molto più semplice di
quello che può sembrare: il veleno a quasi lo a quasi ucciso
e tu, Jack, ti sei
salvato solo grazie a Damien che ti ha offerto il suo sangue. In ogni
caso, tu
saresti comunque dovuto morire perché era destino che il tuo
organismo
rifiutasse la trasformazione.”
Ci
gelammo sul posto,
sconvolti, ma non aprimmo bocca e Nyx riprese, imperterrita:
“Bevendo da Damien
però, per la prima volta e per un motivo che va sopra alle
normali leggi della
natura fra voi due si è creato un Imprinting, cosa che
normalmente sarebbe
impossibili fra due novizi; questo nemmeno io me lo so spiegare con
certezza,
fatto sta che è successo. Ora, anche l’organismo
di Damien era destinato a
rifiutare la trasformazione, ma con il vostro Imprinting si
è creato un
precario equilibrio che fa in modo che finché
l’Imprinting ci sarà, entrambi
vivrete e non rifiuterete la trasformazione, ma non appena esso si
dovesse
spezzare, morirete entrambi, rifiutando istantaneamente la
trasformazione in
vampiri. Ecco spiegato il perché dei vostri pensieri in
contemporanea! Per
quanto riguarda il tuo Marchio, Jack, la spiegazione è
altrettanto facile: il
tuo fisico è stato fin troppo vicino alla morte, ma non per
cause naturali.
Sarebbe stata una morte data dal veleno, quindi dall’odio e
dal male; il tuo
corpo e la tua anima è quindi stato a contatto con la
Tenebra, con il male in
una delle sue forme più acute, ma dall’altra parte
a conosciuto anche il
profondo bene che il gesto di Damien ha portato nella tua vita: il lato
destro
del tuo Marchio rappresenta proprio questo, con i miei tipici simboli,
mentre
il sinistro ha il colore e i simboli del male. In centro poi i due
aspetti si
uniscono, proprio come sono legati con un nodo indissolubile nella tua
anima:
il bene e il male, in te, proprio in questo momento, stanno sostenendo
una
lotta all’ultimo sangue per avere la prevalenza sulla tua
anima ed hanno la
stessa identica forza; solo tu puoi decidere chi favorire…
questo è quanto. Ci
rivedremo, ragazzi.” così dicendo Nyx
scomparve rivolgendoci un sorriso dolce.
Noi
rimanemmo zitti,
immobili, pietrificati, fino a quando : “Ah,
cazzo!” sbottò Jack nello stesso
istante in cui Zy aprì la bocca per dire il suo tipico :
“Oh, cavolo!”
Ciaoooo!!!
Scusate il
ritardo per questo capitolo, ma ade la scuola è finita ad
avrò più tempo!!!
Spero vi piaccia!!! Un grazie speciale a Elizabeth Blackblood,
l’unica che ha
ancora il coraggio di recensire questo casino di ff!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Male ***
Silenzio.
Si,
può sembrare strano ma
dopo le parole di Nyx non sapevamo proprio cosa dire: in cinque minuti
scarsi
avevamo scoperto che io e Jack saremmo dovuti morire e che esattamente
in quel
momento nel mio ragazzo il Bene e il Male stavano combattendo una lotto
all’ultimo
sangue per prendere il controllo e che solo lui poteva decidere quale
delle due
parti far vincere. Ah, non dimentichiamo che avevamo un Imprinting
nonostante
fossimo entrambi novizi!
E
quello decisamente non
aiutava, infatti io, che già ero spaventato di mio, provavo
anche la paura di
Jack e quello non faceva che aumentare la mia fifa e sapevo che anche
per lui
era così.
“Imparerete”
disse Erik,
esperto di Imprinting, visto che una volta ne aveva avuto uno con la
sua ex
ragazza umana che si era spezzato quando lei lo aveva tradito (o almeno
quelle
erano le voci che avevano captato le gemelle con il loro super radar
per gli
scoop): “a dividere le vostre emozioni da quelle
dell’altro e creerete un
equilibrio.”
“E’
normale sentire anche
fisicamente gli schiaffi che riceve l’altro?”
domandai, anche se sapevo
perfettamente che non lo era, visto che lo aveva letto nel libro di
sociologia
Vampira.
Night
infatti sgranò gli
occhi, come tutti gli altri presenti tranne me e Jack, non riuscendo a
spiegarsi come quello fosse possibile: tutti gli Imprinting di solito
riguardavano empatia emotiva, non fisica. Anche in quello, eravamo
strani.
“Forse
è perché è un
Imprinting fra novizi, e poi, non dobbiamo dimenticare che è
solo per quello
che entrambi siete vivi, quindi deve essere di una forza
incredibile!” propose
Stivie Rae e, anche se l’idea non mi trasmetteva esattamente
sicurezza, anche
io dovetti ammettere che poteva benissimo avere ragione.
“Fa
sempre piacere sapere
che in un modo o nell’altro dovevo
crepare…” sussurrò Jack, ironico, e non
riuscii a trattenere un sorriso; e dire che all’inizio lo
consideravo solo un
bellissimo stronzo… ma chi avrebbe potuto leggere sotto
quella maschera
perfetta che si era costruito?
“Il
problema, ora…”
cominciò Erin, lasciando che, come sempre, Shaunee finisse
per lei: “E’ capire
chi voleva avvelenarti.”
“Potrebbe
benissimo esser
stata Neferet!” sbottò Zy mentre la rabbia per
quello che considerava un vero e
proprio tradimento da parte della sua mentore le arrossava le guancie:
“Cavolo,
deve essere immischiata in qualcosa di brutto! E poi abbiamo sentito
tutti il messaggio
registrato… per non contare che Jack tira fuori la vera lei:
una stronza
completa!”
“Mi
dite cosa avete contro
Neferet?” intervenne Erik, che non sapeva, aggrottando le
sopraciglia: “Anche
io ho percepito che odia Jack, anche se credo l’abbiano
capito tutti... ma cosa
avete tutti ora contro la Somma Sacerdotessa?”
Dopo
esserci scambiati
occhiate complici, decidemmo con gli sguardi che ci potevamo fidare di
lui e Zy
(che aveva grandi potenzialità per diventare la futura
ragazza del novizio più
bello della scuola) cominciò a raccontargli ciò
che avevamo scoperto e visto,
ma per convincerlo Jack dovette anche fargli ascoltare il messaggio
registrato
con la voce di sua sorella morta e Neferet.
Gli
faceva male, vedevo e
sentivo che soffriva mentre riascoltava, forse per la millesima volta,
quel
messaggio e trattenne a stento le lacrime; capii anche
perché prima avevo
risposto male a Neferet e da dove mi venisse la sensazione che lei mi
avesse
sottratto qualcuno che amavo: erano l’odio e la rabbia di
Jack, quelle, non le
mie. Solo in quel momento mi resi pienamente conto di quanto fortemente
quelle
brutte emozioni tormentassero l’anima del mio ragazzo e mi
sorpresi a
desiderare che non ne rimanesse sommerso.
Lui
si voltò e mi sorrise
dolcemente, con gli occhi lucidi, quindi si raggomitolò in
stile gatto (in
effetti mi ricordava un po’ Cameron, la mia micia) contro il
mio petto e lo
abbraccia carezza dogli istintivamente i capelli; la registrazione
finì.
Erik
se ne stava zitto,
diventando ogni secondo sempre più pallido: sembrava giusto
un tantino
sconvolto.
“Che
troia stronza!”
sibilò poi facendo scoppiare risatine generali per quella
risposta che
riassumeva in poche parole tutti nostri pensieri su Neferet:
“Oh, Jacky, mi
dispiace così tanto: prima i tuoi genitori, ora quella
pazza… ecco perché fai
così lo stronzo con chi non conosci… tenero
lui!!! Giuro che sarò un compagno
di stanza bravissimo con te! Ti tratterò sempre benissimo,
promesso!”
Per
un attimo temetti che
Night avesse intenzione di fregarmi il ragazzo, ma poi mi ricordai
tutti i “lui
non gioca nella tua squadra” delle gemelle e decretai che era
solo un bravo
ragazzo amico di un ragazzo problematico. Il mio ragazzo
problematico.
Jack
ridacchiò
stringendosi maggiormente a me, come per rassicurarmi… anzi,
era proprio quello
il suo scopo! Cavolo, ci avrei messo un po’ a ricordarmi che
lui sentiva quello
che pensavo!
Rimanemmo
qualche secondo in
silenzio, poi Jack sospirò e disse:“Secondo me non
è stata Neferet…”
Gli
occhi di tutti si
puntarono su di lui e nemmeno io capii, quindi riprese:“Non ricordate quello che a detto
il medico? Sono
stato avvelenato poco prima che venissi alla Casa della Notte e, anzi
chi lo ha
fatto ha programmato tutto affinché sembrasse che avessi
semplicemente rifiutato
la Trasformazione… Neferet è venuta a prendermi a
casa, ma subito dopo siamo
venuti qui: non avrebbe avuto il tempo di avellenarmi… e
poi, perché sprecarsi
lì quando entro poco sarei stato nel suo regno, nelle sue
mani? Qui, per lei, è
molto più facile agire.”
In
effetti, aveva senso:
Neferet non si sarebbe sprecata a cercare di farlo fuori mentre era
ancora
dalla sua famiglia umana visto che in poche ore lo avrebbe avuto a sua
completa
disposizione alla Casa della Notte, dove tutti pendevano dalle sue
labbra.
La
sua famiglia umana… mi
sentii gelare mentre un pensiero tremendo prendeva vita nella mia mente.
“L’hai
capito?” sussurrò
Jack con la voce che tremava: “Loro ne sarebbero stati
perfettamente in grado…”
“E’
spaventoso!” commentai
in tutta risposta.
“Mi
odiano più di quanto
odiassero Mary: io non solo sono un novizio, ma sono gay ed ho sempre
avuto la
brutta tendenza a rispondere male e a cercare di non farmi controllare.
Era più
facile usare Mary che me… ne sarebbero stati perfettamente
capaci.”
Ok,
anche i miei genitori
avevano qualche difficoltà ad accettare che fossi gay, ma
non gli sarebbe
passato nemmeno per l’anticamera del cervello il pensiero di
avvelenarmi!
Però
poteva aver ragione:
i suoi lo odiavano, di questo ne avevo avuto la prova, e sapevano come
funzionava il rifiuto della trasformazione visto che c’era
passata Mary, quindi…
dio, che cosa terribile!
“Non
penserete che siano
stati i tuoi genitori!” esclamò Stivie Rae mentre
l’orrore (lei aveva con sua madre
un rapporto che nemmeno il finimondo avrebbe potuto scalfire) rendeva
ancora
più evidente il suo accento perfettamente Oki.
Anche
gli altri sembravano
sconvolti da quell’idea, però, uno alla volta,
dovettero ammettere che quelli
era abbastanza folli da farlo e avrebbero avuto i mezzi per farlo.
Dopotutto,
erano pur sempre i giudici Roberts, chi avrebbe avuto il coraggio di
contraddirli?
“Jack
Twist.” la voce di
Dragone ci fece sobbalzare: da quanto tempo era lì? cosa
aveva sentito?
“Mi
dica professore!”
esclamò Jack schizzando in piedi con le guancie arrossate.
“La
polizia ha avvertito
in tuoi genitori: saranno qui in pochi minuti.” lo disse con
voce leggermente preoccupata
e quello ci fece capire che anche lui sapeva dei problemi di Jack in
famiglia,
quindi la risposta del mio ragazzo stupì anche lui:
“Perfetto!” lo disse con un
sorrisetto sbieco da perfetto stronzo e per un attimo potei giurare di
aver visto
una scintilla rossa illuminare quegli occhi di un blu perfetto: voleva
incastrarli.
“Perfetto…”
ripeté
mentre il ghigno
diventava sempre più
cattivo e gli occhi quasi vennero invasi dal rosso… rosso
come la parte
sinistra del suo Marchio, quella cattiva!
Nello
stesso istante in
cui quel pensiero prese vita nella mia mente reagii
d’istinto, afferrando Jack
per un braccio e lo tirai contro di me, stringendolo fino a quando non
percepii
il male calmarsi nel suo spirito e riprendere la stessa posizione a
parità del
bene.
sarebbe
stata più
difficile di quello che avevo creduto: il male era davvero ben radicato
in Jack
e lui sembrava faticare a tenerlo a bada.
“Scusami…”
sussurrò
rendendosi improvvisamente conto di quanto malvagia fosse stata la sua
reazione, tanto che perfino dragone era indietreggiato.
“Va
tutto bene…” mormorai
a mia volta io senza lasciarlo andare e cercando di trasmettergli tutte
le
migliori emozioni possibili; rimanemmo così per un tempo
indeterminato, fino a
quando non sentimmo la voce di Neferet provenire del corridoio fuori
dalla
mensa: “Vostro figlio ora sta bene, anche se ci sono diverse
cose da chiarire…”
“Arrivano!”
esclamò Jack
rialzandosi di scatto subito imitato da tutti: eravamo pronti a tutto.
Ciaooo!!!
Scusate il
ritardo ma sono stata davvero molto incasinata e non riuscivo
più a scrivere!
cmq spero che vi piaccia fatemi sapere per favore!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Genitori ***
Sentivamo
i passi
rimbombare nel corridoio, ogni secondo più vicini, ogni
secondo più pressanti.
Il
cure mi batteva
all’impazzata tanto che persino i miei pensieri erano
annebbiati; scossi la
testa, concentrandomi per separare le emozioni di Jack dalle mie: il
vero
problema stava nel fatto che io ero già agitato e sentendo
la sua paura mi
agitavo di più. Sapevo che per lui era lo stesso, quindi
cercai di calmarmi ed
infondergli sicurezza per aiutarlo; dovette riuscirci o almeno lui
percepì il
mio tentativo poiché si voltò a guardarmi
sorridendo dolcemente come pensavo
solo gli angeli sapessero fare, poi, contemporaneamente,
l’ombra di uno stesso
dubbio offuscò i nostri sguardi: ne io ne Jack avevamo
parlato agli altri del
casino con i giudici Roberts, quindi come facevano a sapere
ciò che avevano
fatto al mio ragazzo?
Ci
guardammo fissi per
qualche secondo, senza giungere ad una conclusione, ma non facemmo in
tempo a
chiedere spiegazioni ai nostri amici che la porta si
spalancò: erano arrivati
veramente.
Lei
indossava un abito
blu, corto, dello stesso colore degli occhi che erano veramente
identici a
quelli di Jacky ed aveva anche il suo stesso naso, le sue stesse
labbra… si
somigliavo moltissimo, tranne per i capelli che lei aveva neri, ma di
colpo
sapevo quanto quella somiglianza fosse dolorosa per il mio biondino
preferito:
non voleva somigliare così tanto a quella che considerava un
mostro.
Del
padre, invece, aveva
solo i capelli: una perfetta fusione di biondo e rosso. Per il resto,
l’uomo
aveva lineamenti duri e squadrati che non centravano niente con il
visino dolce
e un po’ effeminato del figlio.
Nel
momento stesso in cui
i due giudici entrarono, nella mensa calò
un silenzio che sapeva di paura: Jack era letteralmente
terrorizzato. E
pensare che vedendoli così, bellissimi nei loro abiti di
marca, non avremmo mai
pensato chi fossero veramente.
Dragone
si affiancò a Jack
con espressione leggermente protettiva e in quel momento capii: Neferet
doveva
aver informato i professori del passato di Mary e Jack, quindi i nostri
amici
potevano essere stati avvisati da loro.
Cercai
di trasmettere il
pensiero a Jack e rimasi sorpreso quando mi sentii arrivare in risposta
la
consapevolezza che anche lui aveva capito: non sentivo la sua voce ma
la percepivo.
Era
la sensazione più
strana del mondo, ma era anche molto piacevole.
“Jack.”
la voce della
donne mi distrasse dai miei pensieri: “Ci hanno detto
ciò che è successo. Ma,
infondo, non ne siamo sorpresi: non ti avevamo forse detto che saresti
stato
meglio a casa?” fece un sorrisetto sbieco che mi fece
incavolare non poco, ma
cercai nuovamente di calmarmi per aiutare Jack.
“Sei
sempre in tempo a
tornare.” continuò l’uomo con lo stesso
tono freddo della moglie: “Siamo sempre
i suoi genitori.”
Vidi
con la coda
dell’occhio il viso di Stivie Rae infiammarsi e, nonostante
la sua eterna
timidezza, la bionda campagnola non riuscì a trattenersi ed
esclamò: “Se gli
vorreste bene saresti corsi a rassicurarlo ed abbracciarlo invece di
starvene
lì tutti infighettati!”
Ci
voltammo tutti verso di
lei, sorpresi, tranne Zy, che sorrideva come se fosse orgogliosa di una
sua
opera: evidentemente stava dando qualche lezione di decisione alla
nostra
piccola amica.
Fu in
quel momento però,
che vedemmo quanto i genitori di Jack sapessero essere stronzi e
capimmo anche
da dove il nostro nuovo amico tirasse fuori tutta quella cattiveria,
quando
voleva: “ Cento per cento Oklahoma, la piccola
bionda.” cominciò lei con uno
sguardo che faceva sembrare Neferet un agnellino: “Non
sai,tesoro bello, che un
nostro progetto parla proprio di radere al suolo le abitazioni
campagnole per
renderle città?”
“Si,”
continuò lui
sibilando in perfetto stile vipera: “Siamo stanchi di tutti
questi bigotti che
credono ancora nella semplicità. Sono tanto fastidiosi come
quelle piccole
pulci che succhiano il sangue altrui… parassiti. Tu e la tua
famigliola non
siete altro che parassiti campagnoli, ma, fortunatamente, io e mia
moglie
stiamo conducendo un fruttuoso processo di disinfestazione.”
Stivie
Rae aveva gli occhi
gonfi di lacrime mentre si lasciava abbracciare dalle gemelle e Zoey,
che
avevano sguardi carichi di disprezzo e rabbia.
Erik
invece rimase come
imbambolato da tanto cattiveria e la stessa espressione
l’avevano Dragone e il
poliziotto che aveva accompagnato i giudici Roberts. Oh, io non ero da
meno, ma
all’improvviso sentii la rabbia montarmi nel cuore e mi sarei
alzato urlando se
solo Jack, da cui proveniva quell’odio intensissimo che mi
aveva travolto, non
mi avesse preceduto: “E’ amica mia!”
urlò con una strana voce stridula
frapponendosi fra e ragazze e i suoi genitori: “Potete
parlare di me come
volete, ma non vi permetto di dire cose simile ai miei amici!”
“Sei
stupido persino più
di tua sorella!” urlò in risposta la donna,
stringendo i pugni: “Lei non è mai
stata tanto sciocca da difendere altri ragazzi all’infuori di
te! Non sei altro
che un ragazzino egoista! Avanti, ammettilo: quante volte Mary ha
scontato la
pena al posto tuo? Lei stava zitta ed obbediva, tu, quando eri piccolo,
continuavi ad opporti, ma lei, per difendere il suo fratellino che era
ancora
un bambino, si faceva punire al posto tuo. So che hai
capito…”
Jack
indietreggiò, colpito
in un punto troppo fragile del suo cuore, ma suo padre riprese subito,
senza
dargli tregua: “Lei si sacrificava per te mentre tu non
faceva che procurarle
guai… era più docile di te e il cinquanta per
cento delle punizioni se le è
prese per difenderti! Ti sei mia fatto punire al posto suo?
NO!”
Le
parole che Jack mi
aveva detto qualche ora prima tornarono a rimbombarmi nella mente: “I miei picchiavano in continuazione sia
me
che Mary, trattandoci come i loro schiavi…
oggetti… puttanelle…”
Quelle
erano le punizioni
a cui si riferivano… oh dea, erano disgustosi! Ma come
avevano fatto a creare
una creatura dolce come Jacky?
Lui
si voltò con espressione
supplice negli occhi, chiedendomi di aiutarlo, ed io non esitati: mi
affiancai
subito a lui, stringendolo a me ed ignorando lo sguardo a
metà fra il furioso e
il disgustato dei giudici, quindi mi rivolsi direttamente a loro
cercando di
mostrare una decisione che in realtà non avevo:
“Evidentemente incontrare
vostro figlio non era fra le vostre priorità, quindi potete
benissimo
andarvene. A meno che voi non sappiate chi ha avvelenato Jack,
ovvio.” conclusi
assottigliando gli occhi e sapendo di somigliare terribilmente a Jack
quando
faceva lo stronzo.
“Cosa
stai insinuando,
piccolo coglione?!” strillò lei, ma io non feci
nemmeno in tempo a rispondere
che l’uomo mi raggiunse con due rapide falcate e, torcendomi
il braccio, mi
strattono con forza per allontanarmi da suo figlio, quindi mi butto a
terra,
faccia in giù.
“No!
Lascialo stare!”
sentii la voce distorta di Jack alle mie spalle e rimasi pietrificato
mentre
sentivo una vampata di Male invaderlo: mi voltai appena in tempo per
vedere i
suo splendidi occhi blu completamente sommersi da un rosso sangue,
mentre la
parte sinistra del suo Marchio si illuminava con una forza sinistra.
Cercai
di incrociare il
suo sguardo, inutilmente, mentre la consapevolezza di essere solo mi
spaventava
ulteriormente: nemmeno Dragone sembrava sapere come reagire ed era
rimasto
pietrificato come tutti gli altri.
Mi
alzai velocemente
correndo da Jack, afferrandole per entrambe le braccia ed impedendogli
di
scagliarsi contro i suoi genitori mentre il suo terribile desiderio di
vendetta
mi invadeva, ma dovevo mantenere la calma e non lasciarmi sommergere
dalle sue
emozioni.
Lo
spinsi all’indietro
fino a farlo scontrare contro il muro e lo fissai negli occhi:
“Calmati.”
sussurrai, ma non c’era traccia del mio angelo biondo in quel
viso contratto
dall’odio e dalla rabbia.
Cercai
quindi una
soluzione di emergenza: lo bloccai completamente fra il muro e il mio
corpo,
prendendogli il viso fra le mani e baciandolo, pensando intensamente a
quanto
lo amassi.
Lentamente
sentii il suo
corpo rilassarsi fra le mie braccia e quando ci separammo mi specchiai
finalmente nei suoi limpidi occhi blu: “Grazie.”
sussurrò lui sulle mie labbra,
ma sentivo ancora la sua rabbia e la sua paura.
“Andatevene!”
strillò
infatti contro i suoi genitori, che per la prima volta sembravano
veramente
spaventati: “Ora!”
I due
giudici non se lo
fecero ripetere e corsero via, seguiti a ruota dal poliziotto.
A
quel punto Jack,
ignorando completamente le ragazze, Night e Dragone, ancora immobili e
sconvolti, mi afferrò per un braccio e mi
trascinò senza parlare nella sua
stanza, chiudendo la porta a chiave.
“Come
stai?” chiesi
fissando i suoi occhi lucidi, ma lui non rispose, avvicinandosi
lentamente e
portandosi una mano al collo: “Cosa stai facendo?”
Non
rispose nemmeno questa
volta, conficcandosi un’unghia alla base del collo e
lasciando scorrere il
sangue.
“Jack…”
Mi si
avvicinò
ulteriormente e l’odore dolce del suo sangue mi colpi
immediatamente, dandomi
scosse di eccitazione che sapevo non sarei riuscito a controllare.
Lui
alzò una mano fino al
mio viso, baciandomi con forza e spingendo il suo corpo completamente
contro il
mio.
Il
suo sangue mi bagnò il
collo; mi separai di scatto dalle sue labbra per affondare i denti
nella sua
chiara pelle sottile, sentendo il dolce sapore del suo sangue
esplodermi in
bocca.
Ne
volevo sempre di più:
lo spinsi nuovamente contro il muro, sollevandolo per le cosce mentre i
suoi
gemiti mi riempivano la testa.
Non
sapevo perché lo aveva
fatto, ma sapevo che mi piaceva in modo quasi innaturale: gemevo sulla
sua
pelle mentre lui mi stringeva per rimanere in equilibrio contro il muro.
E di
nuovo, era lui che se
l’era cercata.
Scusate
il ritardo ma ero
in vacanza e non avevo il pc! Un bacio a tuttiJ
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Silenzio ***
“Jack…”
lo chiamai dopo
qualche minuto in cui eravamo rimasti sdraiati uno accanto
all’altro, in
silenzio: “Cosa…”
“Lo
so.” mi interruppe
senza lasciarmi finire: “Anzi, non lo so. Non so
perché l’ho fatto, ma imparerò
a controllare quest’ Imprinting. Devo solo…
prenderci la mano…”
Risi
al suono della sua
voce imbarazzata alzando una mano per affondarla subito dopo nei suoi
capelli e
la lasciai scivolare fino ad accarezzare il suo Marchio bicolore.
Rimanemmo
di nuovo in
silenzio, abbracciati, poi Jack si alzò tendendomi la mano
e, quando fui in
piedi a mia volta, ci rivestimmo e uscimmo per raggiungere gli altri,
il tutto
senza parlare. Non ne avevamo più bisogno.
“Ragazzi!”
esclamò Dragone
non appena tornammo in mensa: “Eccovi finalmente!”
Il
gruppo non era
cambiato, con la sola aggiunta di Lenobia, che disse a Jack:
“I tuoi genitori
sono con Neferet, che sta spiegando loro la tua situazione di forte
stress
giustificando il tuo comportamento.”
“Non
ho bisogno di nessuna
giustificazione!” ringhiò il mio ragazzo
stringendo i pugni e fissando
minaccioso la prof di equitazione.
“Cazzo!”
strillai a mia
volta con voce tendente all’isterico: “Lo volete
lasciare stare o mi devo fare
un culo quadro perché voi lo fate incazzare?”
Rise.
Jack rise. Lo fissai
senza capire e vide brillare nei suoi occhi la gratitudine, quindi
sorrisi
anch’io decidendo che forse era il caso di calmarmi.
“Senti
Jacky… noi… i
professori ci hanno detto dei tuoi genitori, per questo
sapevamo.” disse Zy,
improvvisamente timida.
“Si
avevo capito.”
Silenzio.
Di nuovo. Ma
questa volta era un silenzio imbarazzante perché nessuno di
noi sapeva come
affrontare ciò
che era appena successo.
Fortunatamente
Dragone
trovò qualcosa da dire: “La polizia
verrà a parlarti domani.”
Ok,
forse non era
esattamente la cosa più giusta da dire…
I
professori se ne
andarono.
“Cosa
dobbiamo fare in
cambio dell’aiuto con Afrodite?” chiese Shaunee
folgorata da un ricordo
improvviso.
“Semplicemente
aiutarmi a
liberarmi di Neferet e dei miei genitori.” rispose freddo
Jack, ma io sapevo
che aveva paura di starci chiedendo troppo.
“Tesoro,
lo avremmo fatto
comunque!” sbottò Erin infiammandosi al ricordo
degli insulti gratuiti dei
giudici Roberts nei confronti di Stivie Rae.
“Grazie…”
sussurrò Jack
riprendendo la sua espressione dolce.
***
Eravamo
svegli da poco
quando Neferet in persona venne a chiamare me, Jack ed Erik per
incontrare la
polizia.
Ci
guardammo sorpresi
senza capire perché eravamo convocati anche io e Night, ma
ci limitammo a
seguirla senza fare domande; la nostra sorpresa aumento quando
nell’ufficio
della Somma Sacerdotessa trovammo anche le ragazze già
riunite, giusto un
pochetto agitate.
Jack
tremava. Era terrorizzato.
La polizia non gli ispirava fiducia.
Gli
passai un braccio
intorno alle spalle stringendolo leggermente per rassicurarlo, ma mi
scontrai
subito con lo sguardo fredde e severo di Neferet.
“Non
aveva nulla contro il
mio essere gay quando mi liberò di Thor.” dissi io
senza pensare e ritrovandomi
ad odiare Neferet più intensamente del naturale, ovviamente
condizionato da Jacky.
Dovevo proprio imparare a dividere le nostre emozioni.
“Non
ho nulla contro il
tuo essere gay, Damien.” mi rispose lei con una freddezza che
la faceva
sembrare un calippo rosso ed affascinante sommerso da un lastrone di
ghiaccio
siberiano: “Ho molto, invece, contro il tuo attuale ragazzo
che sembra non
voler sottostare alle regole della Casa della Notte di
Tulsa.” concluse con un’occhiataccia
in stile mastino rabbioso a Jack, che ribatté subito con la
sua migliore voce
da perfetto stronzo: “Il tuo problema non è che
non rispetto le regole della
scuola, ma che non mi sottometto a te. Che non ti temo. Che non ti
corro dietro
come un cagnolino rincoglionito che sbava dietro al proprio
padrone.”
La
donna spalancò gli
occhi ed eravamo già tutti pronti ad assistere alla sua
ennesima sfuriata
causata dalla sfrontatezza di Jack quando venimmo fortunatamente
salvati dall’arrivo
del commissario della polizia accompagnato da un trio di agenti in
divisa.
“Buongiorno.”
Neferet, con
una rapidità inumana, aveva ripreso il controllo di
sé e sorrideva con
gentilezza.
I
quattro uomini si
bloccarono un istante, folgorati, come succedeva sempre,
dall’ bellezza che
mostrava tutto il potere di Neferet.
“Buongiorno.”
fece il commissario:
“Sono desolato signora ma sarebbe meglio se parlassimo in
privato con i
ragazzi.” parlò
con una tranquillità che
pochi riuscivamo ad avere al cospetto di una Somma Sacerdotessa Vampira.
Lei
si irrigidì appena un
secondo, quindi chiese con aria severa: “Potrei chiederle il
perché?”
“Sono
ragazzi signora.
Soli, forse, si sentiranno più a loro agio. I miei tre
agenti staranno con lei
e gli altri professori e, se vorrete, potrete spiegare nuovamente
ciò che
sapete sui giudici Roberts.”
Senza
più ribattere,
Neferet uscì seguita dagli agenti e noi rimanemmo soli con
il commissario.
“Avanti
sedetevi.” disse
dopo qualche istante di silenzio l’uomo con un sorriso dolce
e comprensivo,
abbandonando l’espressione severa che aveva mantenuto in
presenza di Neferet: “La
vostra Somma Sacerdotessa emana una leggera aurea di
pericolosità…”
“
Certo, è più stronza di
una biscia incazzosa!” sbottò Jack sbuffando e
lasciandosi sedere pesantemente
su una sedia.
Io
risi seguendolo a ruota
e, dopo un altro attimo di indecisione, anche gli altri si sedettero,
raccattando sedie da ogni angolo, quindi rimanemmo in attesa.
“Allora…
comprendo la
vostra tensione…” cominciò il
commissario, ma venne interrotto dal mio ragazzo,
che: “Già, essere avvelenati stressa.”
disse con un misto di ironia e presa per
il culo.
“Jack.”
lo sgridai io con
dolcezza: “Fa’ il bravo
bambino…”
Lui
mi fece la linguaccia
e tutti ridacchiammo. Eravamo uno più rimbambito
dell’altro, questa era l’unica
certezza di quel momento.
“Forse
siete meno tesi di
quello che penso.”
“O
forse siamo più tesi di
quello che sembra…” lo contraddisse Zoey chiudendo
gli occhi e rivolgendogli un
sorrisetto storto.
“Ragazzi,
che ne dite di
partire dall’inizio, con calma?”
“E’
un ottima idea.”
Questo
è un capitolo di
passaggio, quindi è un po’ vuoto, ma nel prossimo
ci saranno molte altre
scoperte su Zoey e soprattutto su Jack e la sua amorevole famigliolaJ Un
grazie speciale
soprattutto ad Elisabeth Blackbird che ha la pazienza di seguire ancora
qst mio
esperimentoJ
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Confessioni ***
“E’
un
ottima idea.”
Ci
voltammo tutti verso Jack, aspettando che cominciasse il racconto, ma
lui
sembrava completamente disinteressato a ciò che gli stava
succedendo intorno:
si fissava le unghie, impassibile, ignorandoci completamente.
“Jack…”
lo chiamò il commissario con voce piena di comprensione:
“Fidati capisco la tua
paura, ma…”
“Non
ho
paura.” Lo interruppe il biondino, che nel frattempo aveva
focalizzato il
proprio interesse sulle sue scarpe bianche: “Non ho voglio di
parlare con un
perfetto estraneo: chi mi dice che lei non mi voglia fregare? Come
faccio ad
essere sicuro che in realtà non lavori per i miei genitori e
il loro ordine sia
"Interrogalo e se prova a sputtanarci ammazzalo con
tutti i suoi
amichetti"?”
Sospirai:
il mio cuore batteva a velocità doppia condizionato dalla
paura che Jack
mascherava dietro la sua solita maschera di freddezza e, come se non
bastasse,
anche io ero agitato.
Presi
un
respiro profondo per calmarmi e schiarirmi le idee, quindi:
“Jack.” Chiamai,
riuscendo subito a farmi guardare da lui.
Anche
il
commissario mi fissò con un sorrisetto per il mio maggior
successo.
“Jack,”
ripetei incatenando i miei occhi ai suoi: “Siamo un gruppo di
sette novizi e,
anche se giovani, rimaniamo sempre più dotati e forti di un
umano. Senza
contare Zy con il suo Marchio: è evidente che Nyx ci
aiuterebbe in caso di
bisogno, visto che ci è anche comparsa davanti per spiegarci
la tua attuale
posizione.”
“In
bilico su un filo come un equilibrista.”
“Si,
sarai in bilico, ma finché resti in equilibrio va tutto
bene, no? Qualunque
cosa succeda, Jack, qualunque, qui dentro nessuno si farà
male.” Ero davvero
sicuro di ciò che stavo dicendo e questo, fortunatamente,
fece presa sul mio
ragazzo, che, dopo sfregato gli occhi arrossati, annuì
leggermente.
“Prima
di
entrare alla Casa della Notte mi chiamavo Jack Roberts ed ero figlio
dei
giudici Roberts…” cominciò con evidente
fatica, quindi scrollò la testa e
continuò con maggior decisione: “Avevo una sorella
maggiore, Mary, che è morta
due mesi fa. Io e Mary non siamo cresciuti come tutti gli altri
ragazzi: i
nostri genitori, che hanno fatto due figli solo perché sono
dei coglioni, non
ci hanno mai apprezzato e per loro eravamo solo degli oggetti da usare
e poi
buttare via. Fin da quando siamo bambini abbiamo dovuto lavorare e fare
di
tutto per accontentarli, altrimenti ci punivano picchiandoci
e…” si bloccò
chiudendo gli occhi e sfregandoli nuovamente.
Io
mi
agitai sulla sedia, sapendo ciò che Jack non riusciva a
dire: avrei tanto
voluto aiutarlo, proteggerlo, cancellare tutto il dolore della sua
anima
fragile, ma non potevo farlo. In quel momento non potevo fare niente
per lui.
“Coraggio
piccolo,” lo esortò dolcemente il commissario,
aggirando la scrivania di
Neferet per potersi inginocchiare davanti a Jacky: “Posso
solo immaginare
quanto ricordare sia difficile per te, soprattutto ora che hai trovato
degli
amici che ti amano, ma anche per questo ho voluto che loro fossero qui:
non
sarai mai più solo. Nessuno lo permetterà
più.”
Fissai
il
profilo dell’uomo e avrei davvero voluto abbracciarlo per la
sua gentilezza, ma
rimasi immobile aspettando che Jack continuasse.
“A
loro…
si, insomma, picchiarci dopo un po’ non bastò
più e… e presero prima Mary e poi
me e…” tremava, ma sembrava intenzionato a portare
a termine il discorso: “Loro
iniziarono ad usarci oltre che come oggetti e schiavi anche
come… come…” non
riusciva a dirlo, non così, davanti a tutti.
Si
voltò
a guardarmi con un implicita richiesta di aiuto che gli illuminava
tristemente
gli occhi lucidi; io sospirai, capendo che avrei dovuto dire almeno
quella
parte del racconto al posto suo visto che ero l’unico che
sapeva. Mi chiesi
perché Jack non riusciva a raccontarlo come aveva fatto con
me, estraniandosi
completamente dalle sue parole, ma capii quasi subito: aveva appena
rivisto i
suoi genitori e forse loro lo avevano avvelenato. Non riusciva
più a guardare
dall’esterno la sua vita.
“Loro
iniziarono ad usare anche il… corpo dei figli.”
Sussurrai abbassando lo
sguardo, mentre sentivo quello del commissario fisso su di me.
“Tutti
coloro che scoprivano che sono veramente i miei genitori o venivano
corrotti da
loro o, se avevano il coraggio di denunciarli, si trasferivano
improvvisamente,
scappavano ritirando tutte le accuse. I miei sono peggio della mafia,
signore.”
Jack riprese il racconto con voce leggermente tremante: “Io e
Mary non potevamo
ribellarci perché loro sono famosi, grandi, mentre noi siamo
solo due ragazzini
un po’ strani. Quattro mesi fa, poi, Mary venne segnata: era
contentissima
perché ricevere il Marchio significava andarsene finalmente
da quell’inferno,
ma i miei, non appena lo scoprirono, sclerarono un sacco rinchiudendo
Mary in
casa e dicendo che non le avrebbero mai permesso di venire alla Casa
della
Notte perché nessuno avrebbe dovuto sapere che loro figlia
era un mostro. Il
giorno dopo venne Neferet in persona a prendere Mary poiché,
in un modo o
nell’altro, aveva scoperto tutta la storia, ma nemmeno lei
poté fare nulla per
salvare anche me dai miei genitori. Comunque, prelevò Mary
praticamente con la
forza e mia sorella, prima di andarsene, disse che avrebbe pregato
tutti i
giorni affinché Nyx salvasse anche me. Due mesi fa ci
arrivò la notizia che
Mary, traditrice di Nyx, era stata punita dalla dea con la morte per
riappacificare il suo spirito. Non ho mai creduto che Mary avesse
tradito Nyx
perché la adorava letteralmente per averla concesso il
Marchio e quindi la
salvezza, ma cosa potevo fare? Pochi giorni a fa, mentre ero a scuola,
venni
segnato anche io e, ovviamente, i miei fecero la stessa identica
scenata che
avevano fatto con mia sorella. Neferet venne il giorno stesso e, dopo
un po’ di
casino portò via anche me.” Si portò
istintivamente una mano allo zigomo
sinistro su cui ormai si vedeva appena l’ombra di un livido:
“La Somma
Sacerdotessa mi porto in infermeria per assicurarsi che stessi bene e,
mentre
ero lì, solo, mi arrivò una chiamata. Da Mary.
Che è morta da due mesi. L’ho
registrata.” Così dicendo Jack prese il cellulare
bianco e fece partire il
messaggio che praticamente ci aveva fatto capire che Neferet era
stronza oltre
che zoccola e che in tutta quella storia c’era decisamente
qualcosa di strano.
La
voce
di Mary mi suonava quasi familiare: "Jack…
Jack, mi dispiace… credevo
che qui saremmo stati al sicuro… a questo punto non so
più se pregare affinché
tu rimanga a casa o venga qui… non so più cosa
sia peggio… sta lontano
da…" a quel punto la voce perfida di Neferet:
"Mary, cosa stai
facendo?"
Rimanemmo
per un attimo tutti in silenzio e il commissario sembrava non capire
più
niente, ma da quel momento Jack raccontò tutto molto
più velocemente,
descrivendo come, una volta capita la situazione, aveva iniziato a
scontrarsi
con Neferet, che si era rivelata essere veramente stronza, ci aveva
coinvolti
nella storia quasi per caso affidandomi per pochi minuti il cellulare
con la
prova che Mary, forse, era ancora viva, ci aveva aiutati con
“una ragazza molto
stronza di nome Afrodite La Font” e in cambio ci aveva
chiesto di aiutarlo con
Neferet e i suoi genitori; quindi Zy era andata al Rituale dove aveva
conosciuto Erik Night, io e lui ci eravamo messi insieme, ma lui era
stato
avvelenato. Fra noi si era creato l’Imprinting che ci teneva
in vita e, se si
fosse spezzato, saremmo morti entrambi, ma lui, poiché era
stato in bilico fra
vita e morte, morte terribile per di più, era praticamente
tornato con un
Marchio bicolore: parte rossa male, parte blu bene. Solo lui poteva
decidere da
che parte stare. Poi genitori, litigio ed ora polizia.
Giuro
che
non mi ricordavo che fosse tutto così incasinato.
Il
commissario era immobile, ancora in ginocchio, e sembrava che non
riuscisse più
a parlare.
“Tutto
bene, signore?” chiese Erin con espressione leggermente
preoccupata e: “Già,
sembra una statua…” concluse Shaunee con lo stesso
tono.
“Io…”
fece l’uomo: “Si sto bene, solo che siete in un bel
casino, ragazzi.
Ascoltatemi non posso aiutarvi con la Somma Sacerdotessa
perché va oltre i miei
poteri, ma giuro su quanto ho di più caro che
starò addosso con tutti gli
uomini disponibili ai giudici Roberts fino a quando riuscirò
a farli
capitolare. Non mi importa se sono peggio della mafia, devono pagare
per le
cose terribili che hanno fatto.”
“Davvero?”
chiese Jack con un filo di voce.
“Fosse
l’ultima cosa che faccio!”
Quel
bel
biondino buttò letteralmente le braccia al collo
dell’uomo, che per un attimo
barcollò rischiando di perdere l’equilibrio, e lo
strinse con tutta la forza
che aveva nelle sue belle braccia (anche se, ammetto, era davvero poca.)
“Grazie…”
sussurrò lasciando che le lacrime scorressero sul suo viso
pallido, fino a
posarsi sulle labbra.
Il
commissario lo scostò dolcemente da sé,
passandogli una mano fra i capelli:
“Non sei più solo piccolo…”
Pensammo
che
a quel punto l’uomo se ne sarebbe andato, ma ci sbagliavamo:
“So che vi
sembrerà strano, ma sono qui anche per un’altra
questione. Si tratta di alcuni
ragazzi umani morti, con evidenti segni di morsi sulla gola e altre
arterie.
Sono morti dissanguati.”
“Oh
Gesù…” sussurrò Jack, ma
invece di tornare alle propria sedia si avvicinò a me
e si sedette sulle mia gambe, raggomitolandosi nello stesso identico
modo di
Cammy, la mia gattina.
Io
gli
passai una mano sugli occhi per cancellare le lacrime e lo strinsi a
me, annusando
il buon profumo dei suoi capelli per allontanare almeno per qualche
secondo il
dolore, il tutto sotto lo sguardo amorevole e il sorriso dolce del
commissario.
Quando
anche noi ci fummo sistemati, l’uomo ci mostrò
alcune foto dei tre ragazzi che
erano stati uccisi.
“Oh
dea…”
lo voce improvvisamente roca di Zy ci spinse tutti a guardarla: era
sbiancata
di colpo e grossi lacrimoni le rigavano già gli zigomi
pronunciati.
“Zoey,
tu
li conosci?” il commissario usava con lei lo stesso tono
dolce che poco prima
aveva usato con Jack: “E’ importante. Questi
ragazzi meritano giustizia.”
“Io…
oddio, si, li conosco!” scoppiò a piangere
nascondendo il viso fra le mani, ma,
dopo pochi secondi, si fece coraggio e spiegò:
“Sono amici del mio ex ragazzo
umano, Heat Luck. Giocavano insieme nella stessa squadra di football.
Come
possono essere morti?”
“Non
sono
segni di morsi animali… la gente pensa sia colpa vostra,
colpa dei vampiri.”
“Cosa?”
strillò Stivie Rae, a metà fra lo sconvolto e il
disgustato: “Noi non siamo
mostri! Non siamo come quelli stupidi stereotipi che usano per
descriverci!”
“Infatti!”
concordò Erik, aggrottando le sopracciglia: “A
nessuno di noi verrebbe in mente
di fare una cosa simile, nemmeno ad una stronza come Afrodite!
E’ vero, abbiamo
la brama di sangue, ma non siamo dei rudi assassini!”
“A
proposito di questo…” intervenne Zy con voce
tremante: “Visto che siamo in vena
di confessioni, c’è una cosa che non ho detto a
nessuno di voi: quando al
rituale delle Figlie Oscure Afrodite mi ha costretta a bere vino e
sangue dal
calice a me è piaciuto, il che è una cosa strana
perché sono solo una matricola
e non dovrei ancora avere ola brama di sangue…”
“Il
tuo
Marchio è completo.” Intervenni io esponendo a
tutti le mie idee: “E questo può
aver velocizzato le cose nel cose nel tuo organismo. E poi, anche io e
Jack
abbiamo già sperimentato la brama di sangue.”
Jacky
annuì e rivolse un sorriso dolce e comprensibile e Zy, per
tranquillizzarla
almeno un po’.
“Prima
che arrivasse Erik…” riprese lei, ormai lanciata a
raccontarci tutto: “Sul muro
ad est dove mi ero rifugiata ho incontrato Heat e Kayla. Tralasciando
che lei è
diventata una vera zoccola li ho cacciati, ma prima di andarsene Heat
mi ha
baciata e io gli involontariamente graffiato il labbro con un
dente… e ho
bevuto un po’ del suo sangue. Ma proprio poco, poi lo ho
mandato via! Non si è
creato un Imprinting tra noi, vero?”
Nessuno
sapeva come rassicurarla veramente, quindi ci limitammo a commenti e
sorrisi di
circostanza.
A
quel
punto, mentre il commissario stava per andarsene, Neferet
spalancò la porta:
“Scusate l’interruzione, ma devo riferire una cosa
hai ragazzi: Elizabeth Niente
Cognome ha rifiutato la trasformazione. E’ morta.”
Un
grazie
a tutti e uno speciale ad Elizabeth BlackbirdJ
spero
che questo capitolo vi piaccia
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Afrodite. Sempre meglio di Elizabeth. ***
Era
morta. Era davvero morta.
Tutti
noi
novizi sapevamo che rischiavamo di fare la stessa fine da un momento
all’altro
e per questo i vampiri adulti volevano che superassimo la morte di un
nostro
compagno il più velocemente possibile e cercavano di non
farci pensare ad un
nostro possibile tragico destino, ma certo non era facile.
Elizabeth
era una delle migliori ragazze che avessi mai conosciuto: sempre dolce
e
gentile con tutti, aveva sempre una parola di conforto per chi stava
male. Di
certo non si meritava di morire.
Come
potevamo passare sopra ad una cosa simile?
Neferet,
veloce e indifferente come era arrivata, chiuse la porta senza
aggiungere null’altro
e ci lasciò soli con quel nuovo peso sul cuore.
Se
ci
fossimo pesati in quel momento, con tutto quel dolore ad opprimerci,
avremmo
raggiunto i massimi livelli di obesità.
“Mi
dispiace.” La voce del commissario mi fece trasalire mentre
Jack si stringeva
maggiormente a me, singhiozzando sommessamente: “La
conoscevate?”
Annuimmo
lentamente, tranne Jack, che spiegò: “Sono qui da
troppo poco per conoscere
tutti gli studenti…”
L’uomo
guardò le sue lacrime con un punto interrogativo stampato in
faccia e: “Percepisco
che Damien ritiene questa morte terribilmente ingiusta e, comunque,
nessuno,
nemmeno la stronza più stronza di questo pianeta, merita di
morire. E’ una cosa
tanto sbagliata.” Fece il mio ragazzo.
Il
mio
bellissimo, dolcissimo, splendido ragazzo. Come avrei fatto senza di
lui? Lo
strinsi maggiormente a me sfiorando con dita tremanti il suo Marchio
bicolore.
“Sei
davvero un bravo ragazzo, Jack. Troverò il modo di mettere
in scacco matto i
tuoi genitori. E’ una promessa.” Con queste parole
il poliziotto si congedò e
noi, dopo appena un attimo di esitazione, ci alzammo desiderando solo
di
dileguarci il più velocemente possibile: certo non sarebbe
stato bello se fosse
comparsa Neferet ed avesse deciso di chiudersi nel suo ufficio a fare
una “chiacchierata”
con noi.
Probabilmente,
in quel caso, i lutti alla Casa della Notte di Tulsa sarebbero
diventati
molteplici.
Sussultai
nel momento stesso in cui capii effettivamente ciò che avevo
pensato: sapevo
che Neferet era una stronza terribile e anche che, soprattutto da
quando avevo
un Imprinting con Jack, la mia valutazione di lei era scesa fin sotto i
piedi
del diavolo, ma era addirittura arrivato a ritenerla capace di
ucciderci?
“Se
non
ci avessero pensato i miei genitori, sarebbe senz’altro stata
lei ad
avvelenarmi.”
Mi
voltai
verso Jack incrociando il suo sguardo triste e contemporaneamente
arrabbiato: “Temo
che le tue emozioni m’influenzino troppo. Forse non ragiono
più lucidamente.”
Tutti
si
bloccarono e sentii chiaramente lo sguardo preoccupato delle gemelle
posarsi su
di noi.
All’inizio
non capii: cosa avevo fatto? Avevo forse detto qualcosa di sbagliato?
Poi,
nel
momento stesso in cui la mano di Jack si sfilò rabbiosa
dalla mia, tutti i
pezzi del puzzle andarono a posto: era un cretino. Un completo coglione.
“E’
così,
quindi? Pensi che io odi Neferet senza motivo? Dimmi, se non avessi un
Imprinting con me, cosa penseresti di lei?”
“Io…”
“Te
lo
dico io: penseresti che abbia momentaneamente perso la strada della
Dea, ma che
sicuramente è impossibile che arrivi a fare cose tanto
crudeli come uccidere
Mary e tenerla come soprammobile. Tu ti fidi ancora di lei. Almeno in
parte. E
questo significa che non ti fidi ancora completamente di me. Sai che ti
dico?
Fottiti, stronzo.” Con questo simpatico finale Jack si
voltò e si allontanò a
grandi passi, ma io, da bravo ragazzo pentito, gli corsi dietro
chiamandolo per
nome e afferrandolo per un braccio, seguito dai ragazzi.
Lo
avessi
mai fatto: quando lo costrinsi voltare mi scontrai con i suoi
bellissimi occhi blu
resi irriconoscibili dalla luce che li riempiva. Erano dello stesso
colore del
sangue.
Senza
avere la minima esitazione, Jack mi schiaffeggiò con tanta
forza da farmi
cadere a terra e: “Non mi toccare.” Mi
ringhiò contro. In senso letterale.
La
sua
voce, di solito così dolce e allegra era irriconoscibile
tanto quanto il suo
sguardo: suonava come un suono a metà fra il verso di un
cane furioso e un lupo
mannare affamato.
Ok,
so
che il paragone non è dei migliori, ma vi basti per capire
che faceva veramente
paura.
Ma
la mia
attenzione era concentrata soprattutto su altri due cose: il sangue che
gli
colava dai palmi delle mani in cui aveva conficcato le unghie e la
minacciosa
aurea scarlatta che lo circondava.
“No…”
sussurrai a me stesso rialzandomi veloce: “No, Jack, ora
calmati.” Parlai molto
lentamente, scandendo ogni singola parola per farle penetrare bene:
“Io so che
Neferet è una stronza. So che si merita le peggiori pene e
so che sei furioso
per quello che ha fatto a tua sorella.”
“Tu
non
sai niente!”
Ignorando
il fatto che la sua voce era salita di almeno tre ottave e che le ombre
intorno
a lui sembravano essere diventate improvvisamente vive, continuai, bene
attento
a non far trasparire minimamente la mia paura: “Quello che
intendevo prima è
che ho bisogno di pensare lucidamente per trovare le prove della sua
stronzaggine. Senza prove non si va da nessuna parte. Tutto
qui.” Non sapevo
nemmeno io se stessi dicendo la verità, ma, con una
capacità che non credevo di
avere, mi autoconvinsi al punto da riuscire a trasmettergli sicurezza.
“Tu…
mi
stai mentendo.” Le sue proteste si erano fatte di colpo
deboli, come la
sensazione di pericolosità che lo aveva circondato fino a
quel momento. L’aria
intorno a lui era di nuovo normale.
“Come
potrei mentirti?” risposi, per la prima volta sicuro di
ciò che dicevo, con un
sorriso dolce: “Io ti amo.” E questa era la
più assoluta e dannata verità.
Finalmente,
Jack mi corse incontro gettandomi le braccia al collo e mettendosi a
piangere
contro il mio collo: “Scusami. Sono tanto cretino da farmi
pena da solo. Devo
imparare a stare un po’ più calmo.”
“Tranquillo,
piccolo, va tutto bene.” Ma, mentre lo dicevo, cercai in
tutti i modi di
bloccare la mia mente e le mie emozioni: ero terrorizzato. Quelle ombre
si
erano davvero animate e si erano messe a vorticare fameliche intorno al
mio
ragazzo. Soprattutto intorno alle sue mani sanguinanti (che, fra
l’altro, in
quel momento mi rendevano veramente difficile concentrarmi, soprattutto
perché il
profumo del sangue di Jack mi faceva sentire
così… così… si. Beh,
insomma, si è
capito no?!)
Riordinando
i pensieri e continuando a stringere il corpicino del ragazzo biondo
che mi era
praticamente incollato addosso e non smetteva di singhiozzare, mi
voltai verso
i ragazzi e lessi nei loro occhi il più totale terrore.
Evidentemente
nemmeno a loro era sfuggita la presenza di quelle inquietanti ombre
viventi.
Quella non era di sicuro una manifestazione del potere di Nyx. Proprio
no.
Quello era male. Era davvero molto male.
“Ma
che
belle riunione di sfigati nerd. Oh, ma vedo che
c’è una nuova aggiunta. Ti sei
fatto il ragazzo, Damien.”
Oh,
no!
Tutti ma non lei.
“Vattene
Afrodite.” Zy fece un grande passo avanti fronteggiandola, ma
la stronzissima
bionda ribatte subito, con una scioltezza da brividi: “Tesoro
rilassati, non c’è
bisogno che mi sbrani. Anche se, beh, capisco che per te
l’idea non sarebbe poi
tanto male… è stata piuttosto evidente la tua
passione per il sangue. Sicura di
essere una matricola normale? Ho sentito di quei ragazzi umani morti.
Dissanguati, vero? Strano che tu non sia già accorsa a dare
una leccatina in
giro.”
Zoey
sbiancò e, per quanto avrebbe voluto trovare qualche
rispostaccia con cui
liquidarla, fu costretta ad incassare ed arretrare, sconfitta.
Ma
Jack,
che, quando voleva, sapeva essere stronzo come una vipera infuriata, si
allontanò da me raggiungendo a grandi passi quella bionda
platinata: “E tu,
Afrodite? Tu sei andata a dare una leccatina al sangue di quei poveri
ragazzi o
ti limiti al culo di Neferet?”
Fu
il turno
di Afrodite di sbiancare, ma fu solo un attimo: “Che
linguetta interessante… se
non fossi gay amico di sfigati saresti un buon candidato per entrare
nel mio
circolo. Certo, dovrei insegnarti le buone maniere, ma non saresti
male.”
“Preferisco
strapparmi i denti uno alla volta che passare un solo secondo con una
troia come
te. Ma, infondo, non ti meriti nemmeno che io sprechi il mio tempo con
te.
Evapora, spilungona bionda e rifatta.”
Giuro
che, difronte all’espressione furiosa e sconvolta di
Afrodite, dovetti trattenermi
dal ridere, cosa che invece le gemelle non si curaro minimamente di
fare
scoppiando in risatine evidentemente canzonatorie.
La
Font
se ne andò senza trovare niente da ribattere. Sculettava
persino meno del
solito.
“Cavolo,
Jack, l’hai stesa! Non è mica una cosa da tutti i
giorni zittire quella strega
infernale!” saltò su Stivie Rae mentre Erik quasi
si slogava il collo nella
foga di annuire.
Jackie
arrossì abbassando timidamente lo sguardo: “Ma,
non ho fatto niente di che.”
Quel
ragazzo era strano. Quel ragazzo aveva una molteplice
personalità.
Quel
ragazzo era il mio ragazzo e lo avrei tenuto il più stretto
possibile.
Visto
che
praticamente stavamo dormendo in piedi, decidemmo che era decisamente
ora di
andare a nanna, ma, prima che potessimo fare un solo passo, lo
strilletto semi
terrorizzato di Zy ci bloccò sul posto.
“Che
c’è!”
esclamarono contemporaneamente le gemelle, ma lei non rispose,
limitandosi ad
indicare la finestra alla nostra destra,
Una
davvero pessima copia di Elizabeth Niente Cognome ci stava fissando da
dietro
il vetro con la bava alla bocca e gli occhi spiritati.
“Che
cazzo!” sentii strillare Jack, che mi si appiccicò
addosso in stile cozza.
“Ah,
cavolo!” Ecco Zoey.
“Oh,
dea!”
Questo era Erik.
“Che
brutta cosa, che brutta cosa di merda…”
decisamente erano le voci delle
gemelle.
“Per
tutte le galline bollite!” Ok, ammetiamolo, chi avrebbe detto
una cosa simile
all’infuori di Stivie Rae.
E
così,
dopo che tutti avevano commentato più o meno volgarmente la
situazione, mi sentii
in dovere di aggiungere, a semplice scopo informativo:
“Questa è una cosa
strana.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Dolore ***
“Queste
è
una cosa strana.”
Ok,
so
che non era esattamente la cosa più intelligente da dire
quando una ragazza che
doveva essere morta ci stava osservando con occhi infuocati dalla
finestra
della nostra Casa della Notte, ma che ci posso fare se mi è
venuto in mente
solo questo?
“Ragazzi,
ditemi che quella non è Elizabeth…”
mormorò Jack che, anche se non la
conosceva, aveva intuito che quella non era una normale novizia e
nemmeno un’umana.
“Jacky,
Jacky è proprio lei…” cantilenarono le
gemelle con gli occhi sbarrati a fissare
quello che fino a mezz’ora prima era il bel visino di
Elizabeth; ora era solo
una maschera di crudeltà, confusione e… fame.
Sì,
ci
stava fissando come se fossimo il migliore degli spuntini…
“Ok,
ragazzi,
non facciamoci prendere dal panico…” intervenne
Erik, alzando le mani e
adottando la sua migliore espressione da attore va-tutto-perfettamente.
“Troppo
tardi…” sibilò in risposta Zy,
stringendosi al suo fianco e, se il momento
fosso stato anche solo un pochino migliore, nessuno di noi si sarebbe
astenuto
dal commentare. In quel caso, però, l’unica cosa
che seguì fu il più totale
silenzio.
Dopo
quella che parve un’eternità Stivie Rae, andando
contro ogni logica, si
avvicinò lentamente al vetro fino ad arrivare a pochi
centimetri da Elizabeth e
sussurrò: “Ragazzi è sempre lei. Certo
dovrebbe essere morta, ma è sempre lei.
Chi lo sa, magari in un modo o nell’altro si è
salvata e… forse le serve aiuto!”
Con
quella nuova convinzione Stivie Rae corse fino all’ingresso
della scuola, sotto
i nostri sguardi sconvolti, e stava per fiondarsi fuori quando,
fortunatamente,
Zy la raggiunse e la trattenne, afferrandola per un braccio:
“Sei impazzita?
Non hai visto i suoi occhi?”
“Cos’altro
posso fare? E se avesse veramente bisogno di aiuto? E se stesse
male?”
Cadde
di
nuovo il silenzio, quindi Jack si allontanò da me,
afferrò con forza la mano di
Stivie Rae e, con un sorriso titubante, disse: “Io vengo con
te.”
La
bionda
lo guardò un attimo confusa, poi sorrise a sua volta e i
due, ignorando le
nostre proteste uscirono in giardino, avvicinandosi lentamente al luogo
dove
pochi secondi prima avevamo visto Elizabeth.
Io
fui il
primo a seguirli, preoccupato per Jack fino alla nausea e ammetto di
essermi
sentito rassicurato non poco quando vidi che anche Erik, le gemelle e
Zy ci
venivamo dietro: più eravamo meno possibilità
c’erano che finisse male.
Quando
però raggiungemmo il vetro, Elizabeth si stava allontanando
lentamente verso il
muro ad est, sotto il grande albero.
“Elizabeth!
Aspetta!” chiamò Stivie Rae con voce che tremava
leggermente, ma non ottenne
risposta; ci scambiammo una rapida occhiata, quindi, dopo esserci
stretti l’un
l’atro tanto che avremmo potuto essere una persona sola, la
seguimmo.
Il
muro
est era il luogo più scuro di tutto il giardino, ma
c’era anche un grande potere,
quindi c’era sempre sicuro, ma in quel momento, nonostante la
nostra vista
notturna era quasi perfetta, ogni ombra ci faceva sussultare, ogni
scricchiolio
ci faceva venire i brividi e giuro che me la sarei data a gambe se
fossi stato
solo.
“Ragazzi
non mi piace…” sussurrò Shaunee dando
voce ai pensieri di tutti e, come al
solito, Erin finì per lei: “Concordo, gemella. E
poi, non vedo nemmeno più
Elizabeth.”
“State
zitte.” Intervenne duro Jack, allontanandosi di Stivie Rae
che, invece,
indietreggiò fino a scontrarsi con il mio petto: la strinsi
per istinto,
sentendola tremare leggermente.
“Sento
qualcosa.” Riprese quel pazzo del mio ragazzo:
“E’ vicino.”
“Jack,
andiamocene.” Lo supplicai cercando di trasmettergli quanta
paura avessi.
“Lo
so.
Avete paura. Ma sento qualcosa ed è sempre più
vicino…”
“Jacky…”
“Proprio
qui.” Si mise ad annusare l’aria come un cane in
cerca di tartufi e giuro che i
suoi occhi brillavano in modo strano: “Elizabeth è
vicina…”
“Errore.”
Una voce roca e spaventosa alle nostre spalle ci fece sobbalzare e ci
voltammo
di scatto, trovandoci difronte niente meno che il viso rotondo e
grassoccio di
Elliot, morto circa una settimana prima.
Ok,
quel
ragazzo non era mai stato una gran bellezza, ma il suo volto era reso
ancor più
spaventoso dal fatto che le guance si stessero incavando, gli occhi
rossi
sporgevano delle orbite e si muoveva come se nel suo corpo si fosse
rotto
qualcosa: “Qui vicino ci sono io, creatura semi
morta.”
“Noi
non
ci conosciamo.” Rispose subito Jack con una decisione che io
proprio non avrei
avuto in un momento simile: “Quindi non hai il diritto di
chiamarmi creatura
semi morta.”
“Il
tuo
Marchio è a metà: parte di te appartiene ancora
alla Dea, la parte blu, ma l’altra
parte è della Tenebra ora.”
Chissà
perché
ma quelle parole non mi sorpresero: sapevo già che le ombre
viventi chiamate da
Jack non potevano venire altro che da un grande male, ma non avevo
chiaro cosa
fosse esattamente questa “Tenebra”.
Mentre
parlava Elliot aveva alzato il braccio sinistro con un gesto lento e
meccanico
e aveva portato l’indice alla fronte: il suo Marchio era
ancora da novizio, ma
era completamente di un rosso scarlatto fin troppo simile al sangue.
“Tu
sei
come noi, solo che a metà.” Alla nostra sinistra
era comparsa Elizabeth e ci si
stava avvicinando lentamente, camminando in modo scomposto e fissandoci
con
sguardo famelico; anche sulla sua fronte pallida risaltava il Marchio
rosso.
Jack
indietreggiò non sapendo come reagire, quindi:
“Come? Perché voi, che dovreste
essere morti, siete qui? Perché avete un Marchio
rosso?”
Sembrava
arrabbiato, ma soprattutto confuso e spaventato, quindi mi avvicinai a
lui e lo
strinsi leggermente mentre Elizabeth ed Elliot, i loro fantasmi o quel
cavolo
che erano si lasciavano andare in risatine semi isteriche.
“Ho
fame.”
Mugugnò ad un certo punto Elizabeth e quella fu
l’ultima fra se che sentimmo
prima che tutto andasse a rotoli.
Di
colpo
sentii uno strattone e mi ritrovai a terra insieme a Jack mentre, sopra
di noi,
quelle due belve che erano stati nostri compagni, ci tenevano fermi
cercando di…
morderci.
Sì,
quelli volevano proprio morderci e puntavano dritti alla gola!
Sentii
le
ragazze urlare e Jack dibattersi, poi all’improvviso il peso
di Elliot che mi
schiacciava il petto fu sbalzato via ed io tornai finalmente a
respirare; alzai
lo sguardo scoprendo così che era stato Erik e liberarmi e
aveva fatto lo
stesso con Jack, allontanando di forza Elizabeth da lui.
Ci
rialzammo e cercammo di fuggire mentre le ragazze continuavano a
trillare
chiamando aiuto, ma non arrivava nessuno.
Mentre
cercavamo di correre per rifugiarci all’interno della Casa
della Notte alle mie
spalle Jack urlò e quando mi voltai vidi con disgusto Elliot
che lo trascinava
per i capelli verso la porticina segreta del muro est.
Lui
si
dibatteva ed urlava cercando di liberarsi in tutti i modi possibili, ma
sia
Elliot sia Elizabeth sembrava avere una forza ed una
velocità che non erano
naturali nemmeno in un vampiro adulto.
Poi,
la
situazione cambiò: intorno al mio ragazzo si accese la
solita spaventosa aurea
scarlatta e lui, in un modo o nell’altro, riuscì a
liberarsi, ma, invece di
scappare e raggiungerci si voltò e fronteggiò i
due ragazzi, ringhiando. Intendo
letteralmente.
“Vedi.
Tu
sei come noi.”
“Sta
zitto! Non hai il diritto di parlarmi!”
A
quelle
frasi seguì solo un groviglio di braccia, gambe e corpi
mentre Jack si
scontrava con Elizabeth ed Elliot sotto i nostri sguardi semi sconvolti.
Perché
in
quel momento lui era veramente come loro: ringhiava, cercava di mordere
e
colpiva alla cieca con una forza che credevo impossibile si trovasse in
quelle
braccina sottili.
Non
so
per quanto tempo quella specie di rissa continuò, ma ad un
certo punto sentii
Zoey strillare con voce tendente all’isterico: “Ora
basta! Fuoco caccia Elliot ed
Elizabeth o qualunque cosa siano!”
Nel
momento stesso in cui l’elemento rispose al richiamo di Zy e
portò a termine
perfettamente il suo compito (sia ringraziata la Dea!) Jack
urlò portandosi le
mani alla testa: “Fa male! Basta! Fa male!”
Si
lasciò
cadere a terra urlando e piangendo e in un attimo io gli fui accanto,
ma non
avevo la minima idea di cosa gli stesse succedendo.
“Ma
cosa
succede?” Ecco, buona domanda.
Neferet
era comparsa con un corteo di professori e alunni e ci fissava con aria
preoccupata.
“Adesso
arrivate, voi! Non le avete sentite, prima, le nostre urla!?”
sbottarono Erin e
Shaunee come cani pronti a mordere.
La
mia
attenzione era concentrata interamente su Jack: lo fece mettere seduto
e lo
strinsi a me, cercando di calmarlo, ma lui continuava ad urlare che
faceva
troppo male.
Poi,
improvvisamente, si calmò: mi voltai verso gli altri e vidi
che l’unica cosa
che era cambiata era che Zoey aveva congedato il fuoco; ci lanciammo
sguardi
preoccupati e confusi, senza capire.
“Va
portato immediatamente in infermeria!” decretò
Neferet e quella volta non
potevamo che essere d’accordo con lei.
Qualcosa,
in quella storia, era decisamente troppo strana.
Ciao
a
tutti^^ Spero che la storia continui a piacervi. Ringrazio specialmente
Elizabeth Balckbird, che ha sempre la pazienza di commentare i miei
scleri. J
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Noi ***
Quando
arrivammo in infermeria Jack era a dir poco euforico: il dolore di
pochi attimi
prima sembrava essersi trasformato in energia, ma la cosa non mi
piaceva.
Si
agitava, continuava a camminare in circolo scuotendo la testa e
ripetendo cosa
sussurrate troppo a bassa voce perché capissi. Gli tremavano
le mani ed era
pallido, tranne le labbra che avevano assunto un colorito molto
più scarlatto
del solito.
Anche
se
la cosa avrebbe dovuto preoccuparci eravamo tutti attratti da quel suo
aspetto
così turbato che aveva però una sfumatura di
potere, di sviluppo.
Era
un’attrazione sbagliata. Sentivo, attraverso
l’Imprinting con Jack, che quel
cambiamento si muoveva nella direzione sbagliata.
“Rifallo.”
Ordinò lui a Zy, senza preavviso o una vera motivazione.
I
suoi
occhi brillavano di luce scarlatta amara e pericoloso, dello stesso
colore
delle ombre che lo aveva circondato quando si era arrabbiato con me e
ormai
avevo imparato a capire che quello era male, soprattutto
perché avevo iniziato
ad associarlo alla parte malvagia del suo marchio, quella rossa.
“Co-cosa?”
mormorò Zoey, senza capire, ma io, che invece avevo intuito,
mi inserii nella
conversazione attirando l’attenzione di Jacky su di me:
“Perché lo vorresti? Ti
ha fatto male.”
A
quel
punto sapevo che anche il resto del gruppo aveva capito a cosa ci
stavamo
riferendo, ma quel bel biondino di cui sono innamorato mi
impedì di rivolgere
loro nemmeno un’occhiata. Si avvicinò con passi
rapidi a me, afferrandomi il
viso con entrambe le mani e fissandomi con gli occhi spalancati ed
un’espressione quasi folle.
“Come
puoi capire, tu? Non lo hai provato, ti è arrivato solo il
riflesso di ciò che
ho sentito io, ma se ci ripensi capirai che è stato
così… così…” si
allontanò
da me senza finire la frase e quasi fece una giravolta per quanto era
entusiasta.
“Jack,
io
ho sentito solo il tuo dolore…” risposi, senza
capire da dove gli venisse tutta
quella malsana energia.
“Esatto!”
urlò lui tornando verso di me e tendendo le labbra in un
sorriso che lo fecero
solo sembrare ancor più folle: “Anch’io
in quel momento sentivo solo dolore, ma
ora ripensaci, non è stato fantastico? Era potere, Damien,
potere allo stato
puro, ed era così forte ed intenso… hai idea di
cosa potremmo fare con quel
potere dalla nostra parte: a quel punto anche il dolore
svanirà e… e… dio,
sì!”
Si
stava
per allontanare di nuovo, ma lo afferrai con forza costringendolo a
guardarmi
negli occhi: infondo a quella luce rossa vedevo ancora i grandi occhi
dolci del
mio Jack.
Mi
trasmetteva una serie infinita di emozioni: euforia, piacere,
soddisfazione,
follia, desiderio di potere, rabbia… decisamente troppe per
distinguerle tutte,
ma quelle in cui lui si stava crogiolando a me sembravano solo
terribilmente
sbagliate, così distanti dall’amore di
Nyx…
“Ti
ascolti mentre parli?” nonostante tutto non riuscii a non
usare un tono dolce
con lui,
perché rimaneva sempre il mio
ragazzo: “A che noi ti stai riferendo?”
“Non
lo
capisci?” per un attimo pensai che fosse arrabbiato, ma
invece sembrava solo un
bambino deluso: “Credevo che con te sarebbe stato
diverso… va beh, non importa
ora ti spiego: tu, io, Elizabeth, Elliot, Neferet e tutti i novizio
rossi con
Tenebra prenderemo senza difficoltà il potere di Nyx!
Sì, forse Zoey dovrà
morire, ma i suoi poteri ci servono!”
Diedi
un’occhiata
a Zy e vide che non si era mossa di un millimetro: si limitava a
fissare Jack
come se avesse davanti qualcuno con un grande bisogno di aiuto, ma
infondo
capivo che un po’ era risentita per la naturalezza con cui
Jacky aveva parlato
di ucciderla.
“Ehi,
piccolo…” mormorai, consapevole che in quel
momento i miei amici mi avrebbero
volentieri disconosciuto per la dolcezza con cui stavo trattando il
biondo, ma
qualcosa mi diceva che in quel momento la rabbia o qualsiasi altro
sentimento
negativo non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.
E
poi,
nemmeno lui si stava comportando male, infondo: non c’era la
cattiveria della
prima volta in cui lo avevo circondato dalle ombre viventi, ma era come
se
quella strana esperienza lo avesse reso un bambino euforico ed ingenuo.
Forse
per
gli altri era sbagliato, ma io non potevo far altro che stringerlo a me
e
cercare di fargli capire che stava sbagliando completamente per
ritrovare il
mio dolce Jacky: lo amavo davvero troppo. Ma ne ero felice.
“Piccolo,
ora ascoltami per favore: io non voglio far parte di questo
noi…” Jack cercò di
allontanarsi, stizzito, ma lo tirai ancor più contro di me,
guardandolo fisso
negli occhi: “E quello non è il noi di cui nemmeno
tu vuoi far parte.”
“Non
mi
dire ciò che voglio!” il suo tono stava cambiando,
avvicinandosi sempre più a
quello arrabbiato e pericoloso che usava quando la sua parte malvagia
prendeva
il sopravvento, ma ero pronto: “Non sono io a dirti
ciò che vuoi, è solo che ti
conosco, Jacky. Conosco il vero te, quello che ama i suoi amici, quello
dolcissimo che si fida di me, quello che ha solo tanto bisogno di
essere amato…
ci sono ancora così tante cose che devo chiederti, che devo
sapere…” mano a
mano che parlavo sentivo il mio piccolo tesoro rilassarsi sempre
più contro di
me e contemporaneamente però sentivo la parte malvagia di
lui spegnersi e a sua
mente farsi sempre più confusa: “Lo sai che ti amo
vero?” mormorai direttamente
contro il suo orecchio, carezzandogli i capelli per poi sfiorargli il
Marchio
bicolore con due dita. A quel punto Jack mi svenne fra le braccia.
Sospirai,
sollevandolo ed adagiandolo delicatamente sul lettino
dell’infermeria,
sedendomi poi su uno sgabello che posizionai lì accanto,
rimanendo a fissarlo
con un sorriso ebete.
Pochi
istanti dopo Neferet entrò insieme a Lenobia, Anastasia e
Dragone, seguiti a
ruota dall’infermiera.
“So
che
avete chiesto di stare un attimo fuori ad aspettare, ma ora era
decisamente il
momento di entrare.” Decretò Neferet con la sua
solita calma decisione: “Come
sta?”
“Bene,
se
ne vada.” Risposi secco io ancor prima di pensare: cavolo,
dovevo proprio imparare
a stare zitto. E dire che prima di conoscere Jack mi veniva benissimo!
Sorrisi
nuovamente guardando il suo visino delicato, un po’ pallido e
stanco, con le
labbra leggermente dischiuse e il petto che si solleva ed abbassava a
ritmo del
respiro.
“Come
scusa?” sibilò la Somma Sacerdotessa, ma
fortunatamente intervenne Lenobia con la sua stoica calma:
“Il ragazzo sta
bene. Io propongo di lasciarlo riposare: può fargli solo
bene.”
La
donna
annuì lentamente, soffocando a stento la rabbia, quindi i
professori e l’infermiera
se ne andarono nuovamente. Pochi secondi dopo, senza dire nulla, anche
Zoey se
ne andò e il resto del gruppo la seguì in
silenzio, quindi rimasi solo con
Jack.
***
Lentamente
aprii gli occhi sentendo una mano gentile carezzarmi i capelli.
Nemmeno
mi ero accorto di essermi addormentato, ma sapevo di essere molto
stanco quindi
la cosa aveva senso… sorrisi riconoscendo il tocco di Jack
in quella carezza
gentile e avrei davvero potuto rimanere così per sempre, con
lui.
“Guarda
che lo so che sei sveglio…” sussurrò
dolcemente senza però spostare la mano dai
miei capelli.
Rimasi
immobile ancora qualche istante, ispirando a fondo il suo profumo,
quindi sollevai
lentamente la testa incatenando i
miei occhi al suo sguardo blu intenso.
“Ciao,
piccolo…”
“Ben
svegliato Damien.” Mormorò sorridendomi
dolcemente, ma, nonostante la sua
innata bellezza, non potei fare a meno di notare la stanchezza sul suo
viso: “Come
stai?” chiesi quindi, sollevando una mano fino a sfiorare il
suo marchio
bicolore.
“Confuso…
l’ultima cosa che ricordo è Zy che evocava il
fuoco e poi solo troppo dolore…”
Non
volevo raccontargli la verità, non volevo dirgli cosa aveva
fatto, ma sapevo
che dovevo farlo. Glielo dovevo. Lo
amavo troppo per nascondergli la verità su lui stesso: gli
avrebbe fatto male,
questo era vero, ma almeno avrebbe avuto una base da cui partire per
imparare a
combattere quella parte di lui.
Così,
pazientemente, gli raccontai tutto, vedendo il suo viso contrarsi
sempre più
mano a mano che procedevo con la narrazione.
Quando
gli disse della naturalezza con cui aveva nominato la possibile morte
di Zy,
scoppiò a piangere, mettendosi a sedere di scatto sul
lettino e nascondendo il
viso fra le mani: “Ora ricordo…”
mormorò fra un singhiozzo e l’altro:
“Ora
ricordo tutto! Davvero ho anche solo considerato l’ipotesi di
preferire quel
gruppo di pazzi al seguito di Neferet al tuo? Sono un mostro!”
“No…
amore mio, piccolo, no!” mi sedetti accanto a lui,
stringendolo piano e
cullandolo: “Non devi nemmeno pensarci! E’ la
più grande stupidaggine che io
abbia mai sentito! Sei
la creatura più
dolce e gentile e perfetta che io abbia mai incontrato…
solo, come fai a sapere
che oltre ad Elizabeth ed Elliot esistono altri novizi con il Marchio
rosso?”
“Non
lo
so, ma quando tutto quel dolore è passato ha avuto la
certezza che esistano
novizi rossi, che dietro a tutto ciò ci sia Neferet e una
qualche strana entità
chiamata Tenebra, ma non ho la minima idea di come io faccia a
saperlo…”
Passai
qualche lungo, infinito minuto a coccolarlo, stringerlo, sussurrargli
che
sarebbe andato tutto bene e che lui era fantastico, perfetto, stupendo
e che lo
amavo da morire.
“Ti
amo
come non ho mai amato nessuno… sei l’unica persona
veramente importante ora.
Sei tutto ciò che amo…” per qualche
strano motivo tutto il mio infinito
dizionario mentale sembrava in grado di sfoderare solo queste e frasi
simili.
“Oh,
ma
quanto siete carini!”
“Porca
troia!” urlò Jack sobbalzando.
Scusate
tutti quanto per l’infinito, tremendo ritardo con cui
aggiorno! Avrei davvero
voluto farlo prima, ma spero mi crederete se vi dico che non ho avuto
un
secondo di tempo in questo momento! Ora riprenderò ad
aggiornare con
regolarità, spero che lasciate qualche commento!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Porta ***
“Porca
troia!”
Ci
voltammo entrambi verso la voce femminile e rimanemmo paralizzati
quando
capimmo chi avevamo davanti: Nyx. Di nuovo. E di nuovo Jack si era
lasciato
sfuggire un gentil “troia” nel momento in cui lei
si manifestava. Che splendido
inizio.
“Hai
intenzione di accogliermi sempre così tesoro?”
mormorò la dea con un sorriso
dolce avanzando verso di noi e guardando con amore Jack.
Nel
frattempo, io la osservai con attenzione: era una creatura effimera,
una figura
eterea senza lineamenti precisi, come se si integrasse con
l’aria intorno a
lei. Nonostante quello la sua bellezza riluceva come un diamante
colpito dal
sole: il viso dolce che emanava potere, i capelli morbidi che si
agitavano
nell’aria intorno a lei come agitati da una continua brezza
in perfetta
sincronia con i vestiti candidi e leggeri.
Era
lì
per noi. Ed era strano: Nyx lasciava sempre il libero arbitrio ai suoi
figli
senza intervenire mai nelle loro questioni terrene. Ci lasciava liberi
di
sbagliare senza però sottrarci il suo amore. Invece, quella
era la seconda
volta che la dea ci si manifestava.
Ok,
la
prima era stato per aiutarci a capire cosa stesse succedendo a Jack
poiché lei
stessa aveva ammesso che la situazione le era sfuggita di mano, ma ora?
Cosa
stava succedendo? Voleva parlarci forse dei novizi rossi? Di Neferet?
Del
dolore di Jacky?
“Figli,
questa volta il mio compito è persino più
sgradevole del precedendo che mi ha
spinto a manifestarmi la prima volta.” Cominciò la
dea con un tono per nulla
rassicurante: “Ciò che sta succedendo non rispetta
i normali rapporti fra bene
e male, Luce e Tenebra. Jack, tu stai portando una rivoluzione, una
nuova
tipologia di Vampiro. Ma non sarà tuo compito guidarli:
qualcun altro, fra voi,
avrà questo onore.”
“Non
capisco.” Intervenne Jack fissando la dea come se stesse
cercando di leggerle
dentro con i suoi occhi blu notte.
“Capirai
a tempo debito, figlio. Ogni cosa accadrà quando
sarà il suo momento di
accadere.”
“Visto
che sei qui potresti anche evitare gli indovinelli, ti pare?”
interruppe di
nuovo lui e io sobbalzai: “Jack!” esclamai,
rimproverandolo.
“Che
c’è?
Perché fare lo sforzo di manifestarsi per poi parlarci per
rime ed enigmi? Non
puoi dire le cose come stanno e farla finita?”
“Hai
ragione, figlio.” Nyx stava mantenendo una calma stoica che
io, fossi stato al
suo posto, non avrei avuto. Insomma, Jack stava sfidando e criticando
una Dea!
Misericordiosa quanto vuoi, ma dopo un po’ ti girano i
co… ecco avete capito.
Lei
rivolse un’occhiata dolce ad entrambi, molto probabilmente
leggendo i nostri
pensieri, ma ancora prima di darci il tempo di vergognarcene aveva
ripreso il
suo discorso: “Vorrei potervi dire finalmente chiaramente
come stanno le cose,
ma il problema e che io non lo so.”
Sì,
quella fu una vera e propria pugnalata per entrambi: insomma se nemmeno
Nyx
sapeva in che casino ci stavamo cacciando che speranze avevamo di
tirarcene
fuori?
“Jack,
Damien, figli miei, voi dovrete intraprendere un viaggio misterioso e
pieno di
insidie, pericoli e sofferenze”
“E
ti
pareva…” borbottò il biondino al mio
fianco e, nonostante l’espressione
terribilmente seria di Nyx, nonostante la pessima situazione in cui
sentivo ci
trovavamo, nonostante tutto, mi ritrovai a sghignazzare come un idiota.
Adoravo
l’ironia di Jack: non risparmiava niente e nessuno, nemmeno
me, se stesso o
Nyx.
Anche
la
Dea si lasciò sfuggire un sorrisetto, prima di riprendere
con un leggero tono
di rimprovero: “Purtroppo Neferet, come avete capito, sta
abbandonando la mia
via per intraprendere quella della Tenebra. Tenebra e Luce sono la
quinta
essenza di bene e male e si manifestano sotto forma di tori che, anche
se sono
l’opposto l’uno dell’altro, non possono
esistere a meno che esista anche
l’altro. Questo è l’equilibrio fra bene
e male che da sempre esiste e Neferet sta
cercando di romperlo per portare la Tenebra al potere assoluto. Per
fare ciò ha
iniziato a utilizzare una pratica terribile con la quale impedisce ai
novizi
che rifiutano la Trasformazione di trovare rifugio nel mio giardino: li
fa
tornare in vita sotto la protezione della Tenebra, ma così
facendo la loro
anima va perduta e i novizi rossi sono mossi esclusivamente dalla brama
di sangue
e sono sotto il controllo di Neferet e della Tenebra, cosa che li porta
ad
essere come lo stereotipo classico del vampiro. Non possono uscire al
solo o
vengono bruciati vivi, uccidono pur di avere del sangue umano fresco ed
hanno
forza sovraumana. Anche i loro poteri mentali sono accresciuti dalla
Tenebra
che così li lega maggiormente a sé.”
Jack
aveva portato una mano alla sua fronte, sfiorando la metà
scarlatta del suo
Marchio.
“Sì,
figlio.” Riprese Nyx guardandolo dolcemente e sorridendo per
rassicurarlo: “Tu
saresti morto se non avessi instaurato l’Imprinting con
Damien e, come sai,
eravate entrambi destinati a rifiutare la Trasformazione se non vi
foste uniti
con questo legame molto speciale. Il problema è che la tua
semi morte è stata
portata dall’odio profondo di chi in realtà
dovrebbe amarti e per questo la tua
anima ha conosciuto la Tenebra e si è spezzata fra questa e
la Luce. Il tuo
Marchio, seguendo la tua anima, si è diviso in due parti.
Questo però, dopo
aver visto ciò che è successo oggi, ho capito che
ha portato conseguenze ancor
più gravi e pericolose della tua lotta interiore.
Solo
tu
puoi decidere che strada imboccare, ma per ora non sei in grado di
controllare
nessuna delle due parti. La tua anima, quando si è spezzata,
ha cercato di
rimettere insieme i pezzi come meglio ha potuto, ma è
rimasto un buco. Una spazio vuoto
dove Luce e
Tenebra si combattono continuamente senza pietà. Dove il
loro potere scorre.
Sei diventato una porta.”
Rimanemmo
entrambi in silenzio per pochi secondi che però sembrarono
un’eternità.
Il
cuore
mi batteva nel petto che se volesse fuggire, almeno lui che poteva.
Sentivo la
mia agitazione crescere, alimentata da quella di Jack e, sapendo che
per lui
era lo stesso, cercai di calmarmi con un paio di respiri profondi.
Lui
si
strinse maggiormente al mio fianco, tenendo la mia mano fra le sue
più piccole
a pallide, quindi mormorò: “Una porta?”
La
dea ci
si avvicinò, inginocchiandosi davanti a noi e fissando i
suoi occhi celesti in
quelli blu notte di Jack: “Sì tesoro, una porta.
Questo significa che in te,
nella tua anima spezzata, il potere di Luce e Tenebra scorrono
liberamente, con
forza e violenza. Entrambe cercano in ogni modo di prevalere per
prendere il
controllo su di te. Attraverso lo strappo della tua anima che non si
è richiuso
questi poteri fluiscono all’esterno, soprattutto quando
evocati. Quando Zoey
Redbird ha evocato il Fuoco il potere della Luce è fluito
attraverso la tua
anima, ma in te pulsa anche il potere della Tenebra, che ha cercato di
impedire
alla Luce di aiutare Zoey. Questo ti ha provocato il dolore. Il potere
di bene
e male passa attraverso la tua anima per arrivare nel mondo umano
quando
evocata da qualcuno che ti è vicino, o fisicamente o
sentimentalmente. Chi è
come te, viene chiamato porta. Quando la tua anima avrà
scelto che strada
seguire, il doloro svanirà. Se seguirai la via bene, quando
la Luce3 verrà
evocata il suo potere fluirà liberamente in te senza
provocarti alcun dolore, e
viceversa. La scelta è tua, figlio.”
“Sarò
una
porta per sempre?” la voce di Jack tremò
leggermente, mentre la presa sulla mia
mano si faceva più stretta, quasi disperata.
Sentivo
che era terrorizzato: significava che finché la sua anima
non avesse scelto da
che parte stare il dolore lo avrebbe seguito senza posa. Jacky temeva
che, pur
di smettere di soffrire il prima possibile, avrebbe preso la decisione
sbagliata. Lo strinsi a me con il braccio libero e lui
affondò il viso nell’incavo
fra il mio collo e la mia spalla per nascondere i propri occhi lucidi
di cui,
sapevo, si vergognava.
“Sì,
figlio, sarai sempre una porta.” Mentre parlava Nyx aveva
allungato una mano
fino a posarla dolcemente sulla spalla di Jack; sobbalzammo entrambi.
Era una
creatura così eterea e spirituale che nessuno di noi aveva
preso in
considerazione la dea anche su un piano fisico.
“Qualcuno
del vostro gruppo dovrà affrontare una grande
responsabilità: guidare i novizi
rossi. Ma questo compito non è affidato a voi. Voi due,
insieme ai vostri
amici, aiuterete questa nuova tipologia di vampiri
a ritrovare la pace. Vostro compito è impedire
che Neferet porti la Tenebra al potere assoluto. Il problema
è che la tua
decisione non è ancora presa Jack e la tua anima rimane in
bilico, per questo
nemmeno io so come la situazione potrà evolvere.”
“Io
non
voglio seguire il male… voglio stare con i miei amici, con
Damien… con te, Nyx.”
La
voce
di Jack era ovattata e delicata, come se temesse di sbagliare, ma la
Dea gli
sorrise carezzandogli una guancia:” Andrà tutto
bene: il tuo cuore è forte.” Mormorò
in tono materno.
“Ma
perché
se voglio tutto questo la Tenebra ancora non lascia la mia anima.
E’ una mia
scelta.”
“Figlio,
la Tenebra è molto tenace ed agguerrita, lotterà
prima di lasciarti libero. Ora
la tua anima è scossa e tormentata: sei stato avvelenato da
chi dovrebbe amarti,
tua sorella è morta ma la sua voce è registrata
in un messaggio arrivato a te
dopo la sua morte, la tua famiglia vi ha sempre tormentati ed ora qui,
con
Neferet e i novizi rossi. La Tenebra si alimenta della sofferenza del
tuo cuore
e finché non sarà completamente curata
dall’amore, dall’affetto e dall’amicizia,
la tua anima rimarrà in bilico.” Nyx si
rialzò e si allontanò di qualche passo,
fissandoci ora dall’alto: “Molte cose devono ancora
succedere, figli miei.” Riprese
con tono severo ed austero, ma sempre con la solita sfumatura dolce:
“Molte
cose cambieranno. A voi la scelta del vostro destino. La mia via
sarà sempre
aperta e luminosa per voi, qualunque cosa succeda.”
Così dicendo, la dea si
dissolse in un esplosione di silenziosa luce, lasciando me e Jack a
stringerci
l’n l’altro, ancora troppo confusi e stupiti da
quelle rivelazioni per parlare.
UN GRAZIE SPECIALE ED ELIZABETH BLACKBIRD, CHE ANCORA SOPPORTA QUESTA
INCASINATA FF:)
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=890979
|